#saggio storico
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" Non ho mai visto in mano a un contadino un libro popolare sull'unità italiana: ho visto spesso, insieme ai Reali di Francia, la rapsodia dell'abate Cesare e la bellissima istoria di Angiolillo, e tuttavia il dramma di Peppe Mastrilli appassiona ed esalta le menti. Ancora adesso, nelle lunghe sere d'inverno, nelle notti vegliate, nelle soste del lavoro, trasformate e ingigantite dalla leggenda si ripetono con compiacenza le storie dei briganti. È tutto questo un male? lo non vorrei dire e non saprei. Le cause che hanno prodotto per tanti secoli il brigantaggio non sono ancora del tutto rimosse e il male è che esistano, non che esistendo operino e, scomparso il brigantaggio, producano effetti di altra natura, ma sempre egualmente dolorosi. "
———
Brano tratto dal saggio breve Briganti (1899) raccolto in:
Francesco Saverio Nitti, Eroi e briganti, Edizioni Osanna (collana Biblioteca Federiciana n° 3), Venosa (PZ), 1987¹; p. 34.
#leggere#letture#citazioni#saggio storico#Francesco Saverio Nitti#saggistica#filosofia della Storia#Storia del Risorgimento#patriottismo#Regno delle Due Sicilie#Unità d'Italia#patria#questione meridionale#Italia meridionale#Mezzogiorno d'Italia#meridionalismo#libertà#vendetta#giustizia#rivolte#ribellismo#contadini#plebi#Giuseppe Garibaldi#Camillo Benso#Cavour#Vittorio Emanuele II di Savoia#Regno d'Italia#Giuseppe Mazzini#20 Settembre 1870
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Presentazione del Saggio “Villa Doria Pamphilj: Il Parco Più Grande di Roma” al Punto Touring di Roma. Michela Zanarella racconta la storia e la bellezza del parco più grande di Roma in un evento imperdibile il 24 ottobre 2024
Il prossimo giovedì 24 ottobre 2024, alle ore 17:00, il Punto Touring di Roma in Piazza dei Santi Apostoli 62/65 ospiterà la presentazione del saggio “Villa Doria Pamphilj: Il Parco Più Grande di Roma” scritto da Michela Zanarella e pubblicato da Readacti
Il prossimo giovedì 24 ottobre 2024, alle ore 17:00, il Punto Touring di Roma in Piazza dei Santi Apostoli 62/65 ospiterà la presentazione del saggio “Villa Doria Pamphilj: Il Parco Più Grande di Roma” scritto da Michela Zanarella e pubblicato da Readaction Editrice. L’autrice dialogherà con lo storico Filippo Neri e il giornalista Giuseppe Lorin, mentre gli attori Chiara Pavoni e Corrado Solari…
#architettura romana#Arte e Cultura#Arte Italiana#autori italiani#Chiara Pavoni#Corrado Solari#Cultura#eventi culturali Roma#eventi in biblioteca#Eventi letterari#famiglia Pamphilj#Filippo Neri#Galleria Doria Pamphilj#giardini storici#Giuseppe Lorin#Letteratura#Libri#Michela Zanarella#Michela Zanarella saggio#ottobre 2024#paesaggi romani#parchi di Roma#patrimonio storico#Presentazione libro#presentazioni libri#Punto Touring Roma#Readaction Editrice#Roma#saggio storico#Storia di Roma
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Il 19 gennaio 1459, Roberto Sanseverino tornò a Milano dopo un viaggio in Terra Santa.
La cronaca "Viaggio in Terrasanta fatto e descritto per Roberto da Sanseverino" racconta il ritorno epico.
Nel libro "Roberto Sanseverino. Condottiero del Rinascimento italiano tra arte militare e politica", il capitolo "Il pellegrinaggio in Terra Santa" svela i dettagli di questo affascinante viaggio.
https://www.robertosanseverinocondottiero.com/2024/01/il-ritorno-del-sanseverino-dal-viaggio.html
#Eugenio larosa#robertosanseverino#medioevo#libro storico#biografia#15th century#condottieri#enionline#pellegrinaggio#pilgrim#pilgrimage#medieval#libridaleggere#saggio#storia medievale
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"Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà"
Oswald Spengler, “Il tramonto dell'Occidente”
"Il tramonto dell'Occidente" di Oswald Spengler è un'opera monumentale che si pone come uno dei pilastri della filosofia della storia del XX secolo. Pubblicato in due volumi tra il 1918 e il 1923, il saggio esplora la ciclicità delle civiltà umane attraverso una "morfologia della storia universale".
Spengler propone una visione pessimistica del futuro dell'Occidente, paragonando le civiltà a organismi viventi che attraversano cicli di nascita, crescita, declino e morte. Secondo lui, ogni civiltà possiede un'anima, un ethos che ne guida lo sviluppo e il destino. La civiltà occidentale, caratterizzata da un impulso "faustiano" verso l'espansione e la conquista, si troverebbe, secondo Spengler, nella fase di decadenza, o "Zivilisation", dove i valori culturali e spirituali vengono sostituiti dal dominio del denaro e della tecnica.
La profondità di Spengler sta nella sua capacità di intrecciare filosofia, storia, arte e scienza per creare un quadro complessivo delle dinamiche storiche. Egli non si limita a descrivere il declino dell'Occidente, ma fornisce anche una critica acuta della modernità, evidenziando come la perdita di valori autentici porti a una civiltà vuota e senza scopo.
L'opera di Spengler è stata oggetto di molteplici interpretazioni e controversie, soprattutto per il suo fatalismo e il suo determinismo storico. Tuttavia, non si può negare l'impatto che "Il tramonto dell'Occidente" ha avuto sul pensiero contemporaneo, stimolando riflessioni sul significato della storia e sul destino delle società umane.
La sua opera rimane un testo fondamentale per chiunque sia interessato alla filosofia della storia e alle grandi domande sul futuro dell'umanità. La sua lettura richiede un impegno non indifferente, ma offre in cambio una prospettiva unica e provocatoria sulla storia mondiale e sul nostro posto in essa.
Oswald Spengler è stato un filosofo tedesco nato il 29 maggio 1880 a Blankenburg, Germania. È noto principalmente per il suo lavoro "Der Untergang des Abendlandes" (Il tramonto dell'Occidente), pubblicato tra il 1918 e il 1922, che è considerato un importante contributo alla teoria sociale. Dopo aver conseguito il dottorato all'Università di Halle nel 1904, Spengler lavorò come insegnante fino al 1911, per poi dedicarsi alla scrittura della sua opera principale. Nonostante il successo iniziale, visse in isolamento dopo l'ascesa al potere di Hitler nel 1933 e morì a Monaco il 8 maggio 1936.
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In Vogue
Norberto Angeletti, Alberto Oliva
Prefazione di Franca Sozzani
Rizzoli, Milano 2007, 411 pagine, 23,8x31cm, ISBN 978-88-17-01 29-9
euro 100,00
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Un libro con la storia della rivista di moda più prestigiosa al mondo nella prima edizione del 2007. Centinaia di copertine e immagini d'archivio raccontano il percorso di Vogue a partire dai suoi inizi come gazzetta mondana fino alla sua evoluzione come icona delle riviste di stile. In queste pagine sono riprodotti i lavori di alcuni fra gli artisti, gli illustratori e i fotografi più importanti del ventesimo secolo: Edward Steichen, Toni Frissel, Erwin Blumenfeld, Irving Penn, Richard Avedon, Helmut Newton, Annie Leibovitz, Mario Testino, Steven Klein, Bruce Weber e Herb Ritts. Grazie a una meticolosa ricerca, gli autori hanno raccolto i commenti di personaggi come Anna Wintour, attuale direttrice di Vogue, Grace Mirabella, direttrice dal 1971 al 1988, Kohle Yohannan, scrittore e storico di arte e design, oltre a interviste con editor e fotografi. Il libro è inoltre arricchito da un saggio di Susan Sontag, che collaborò a lungo con la rivista, e da articoli scritti da molti personaggi di fama mondiale, fra i quali Truman Capote, Aldous Huxley, Richard Burton e Federico Fellini.
14/05/24
#Vogue#Franca Sozzani#Steichen#Blumenfeld#Irving Penn#Avedon#Testino#Bruce Weber#Leibovitz#Helmut Newton#HerbRitts#first edition#fashion books#fashionbooksmilano
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Pietro Cappellari
L’INVENZIONE DELL’ANTIFASCISMO
La nascita di un instrumentum regni che impedisce la pacificazione nazionale, genera odio e produce violenza
Nel 1948, con la vittoria della DC e la sconfitta dell’asse PCI-PSI, si conclusero le convulsioni scaturite dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La ricostruzione nazionale – però – dovette fare i conti con il Movimento Sociale Italiano, pronto a raccogliere i primi successi elettorali e ad impedire nei fatti l’applicazione della XII Disposizione della Costituzione voluta dagli Angloamericani.
Negli anni ’50, poi, si pensò che il contesto politico italiano fosse pronto per superare gli strascichi dell’odio antifascista: ciò sembrò concretizzarsi nel 1960, quando il MSI appoggiò solitario il Governo Tambroni. A questo punto, il PCI e il PSI si mobilitarono massicciamente, inscenando manifestazioni violente in tutta Italia e lanciando un inconsistente allarme sul ritorno del fascismo. In realtà, sobillando la piazza, la sinistra sbarrò la porta alla possibilità di un’apertura a “destra” della DC, costringendola al “compromesso storico”: venne così resuscitata la “epopea” dei Governi dei Comitati di Liberazione Nazionale e venne riscritta la storia della Resistenza, prontamente epurata delle pagine compromettenti e magicamente posta a base fondante della Repubblica Italiana. Il MSI venne definitivamente “ghettizzato” e diventò il bersaglio di un antifascismo militante organizzato e spietato, che porterà alla stagione di sangue degli anni ’70.
Ancora oggi, il sistema ciellenista – completato anche a destra – non smette di utilizzare l’antifascismo in assenza di fascismo come spauracchio per mascherare il proprio fallimento e perpetuare il proprio potere, scatenando allucinanti “cacce alle streghe” e diffondendo un livore inutile e pericoloso. Questo breve saggio, coraggioso e controcorrente, analizza la nascita e la creazione di uno instrumentum regni – quello dell’antifascismo – la cui retorica attesta la bassezza di un dibattito politico stagnante e incapace di proiettarsi in avanti.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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Non Solo Erté Not Only Erté
Angelo Luerti
Saggio introduttivo di Vittoria Crespi Morbio
Costume Desogn for the Paris Music Hall 198-1940
Guido Tamoni Editore, Schio (Vi) 2006, 288 pagine, 24,5x34,5, ril. in cofanetto
euro 95,00
email if you want to buy [email protected]
Il volume intende illustrare l'attività di quei numerosi disegnatori per le riviste dei grandi music-hall di Parigi che, per snobismo artistico ed intellettuale, sono stati a lungo negletti a causa dell'impiego secondario cui erano destinati i loro modelli. Tra questi, Gesmar, un formidabile genio della grafica che impresse all'arte del costume un impulso pari a quello prodotto da Bakst pochi anni prima per i Balletti Russi; Ranson e Zinoview, due grandi eredi di quella tradizione, Czettel, allievo unico di Bakst divenuto più tardi capo disegnatore all'Opera di Vienna; Zig, degno successore di Gesmar anche nell'arte del manifesto; l'ungherese Gyarmathy, autore d'invenzioni sceniche adottate da molti teatri; l'olandese Wittop divenuto in seguito il primo disegnatore di Broadway; Halouze creatore dello "Stile 1925", l'inglese Dolly Tree, uno dei grandi talenti dell'epoca d'oro della creatività, Dessés divenuto più tardi un noto stilista e maestro di Guy Laroche e di Valentino, il milanese Montedoro subentrato in seguito a Vincente Minnelli come capo disegnatore del Radio City Music Hall, per citare solo alcuni. Lo stesso Erté fu vittima per 30 anni di questa tendenza all'emarginazione. Riscoperto nel 1965 in occasione del più generale recupero dell'Art Déco, ora è universalmente apprezzato per la qualità dei suoi disegni, nel frattempo assurti, per il loro valore storico, artistico ed estetico, al rango di vere opere d'arte. L'opera si propone di rendere omaggio ai suoi non meno creativi e qualificati contemporanei, che per obiettive carenze informative sul loro percorso e contributo artistico (ora in gran parte colmate), non furono pur meritandolo oggetto di analoghi studi e altrettanti onori. Va detto che nessuno di costoro visse a lungo quanto Erté, morto nel 1990 all'età di 98 anni: quando giunse il gran momento, il suo archivio era l'unico ricco di disegni originali e documenti a disposizione dei critici teatrali e degli storici. Degli altri grandi artisti, selezionati tra i migliori disegnatori europei, si era persa quasi ogni traccia essendo scomparsi quasi tutti prima della fine della Seconda Guerra Mondiale; di alcuni era noto solo l'acronimo, di altri s'ignorava persino la nazionalità e assai poco si sapeva sui teatri e sulle riviste cui avevano collaborato. A poco valse lo sforzo dei "volontari" ingaggiati da Charles Spencer, nota autorità in materia, e di altri, per saperne di più su questi fantasiosi creatori di scene e costumi. Pur prive di un adeguato supporto informativo molte delle opere dei citati artisti affiancano quelle di Erté nei principali musei, Metropolitan, Victoria & Albert Museum, Arsenal, nelle università di tutto il mondo e nelle collezioni di molti appassionati. Nuove e approfondite ricerche condotte per oltre sei anni hanno permesso di raccogliere un gran volume di dati sul percorso e sul contributo artistico di molti di questi artisti sino a ieri per nulla, o quasi, conosciuti. Il tutto è corredato da un ricco repertorio di opere (oltre 400 immagini a colori), così da permettere a storici e critici una più ampia valutazione dell'arte per il teatro del Novecento e del Déco in generale, periodo in cui si colloca la più parte dei disegni. Il volume comprende inoltre una ampia panoramica sulla storia del music-hall, dalle origini al suo declino, sui principali teatri e riviste in scena negli anni tra le due guerre e sui suoi protagonisti.
Tra gli illustratori, oltre naturalmente a Erté, Georges Barbier, Dany Barry, Umberto Brunelleschi, Fabio Lorenzi, Endré, Eduard Halouze, Dolly Tree, Jose De Zamora, Zig ...
07/09/24
#Paris Music Hall#Erté#costumi music hall#theatrical costumes#Georges Barbier#Brunelleschi#fashion nooks#fashionbooksmilano
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What were my 2023 favourite books?
Grazie a @transaeneas per il tag!
Molto rumore per nulla, William Shakespeare Avendo avuto occasione di interpretare Beatrice per il saggio teatrale di Natale ed essendomi piaciuta molto come personaggio, non potevo non leggere tutta l'opera in cui compariva. Giustamente, essendo una commedia, mi sono molto divertita! Ho adorato i personaggi (secondari) di Beatrice e Benedetto e i loro graffianti scambi di battute, così come non ho disprezzato la sottotrama di Dogberry e Verges. Forse l'antagonista e la trama principale sono un po' deboli, ma nonostante tutto una lettura gradevolissima! (Senza contare che ho avuto modo di vedere la trasposizione teatrale con David Tennant e Catherine Tate, che mi ha fatta spaccare dal ridere.)
Trotula, Pietro Greco Un saggio super interessante, dalla scrittura che scorre via come acqua, su una figura altrettanto interessante: la prima medica della Scuola di Salerno. Si tratta della sua vita, delle sue (presunte) opere, del contesto storico-geografico in cui ha operato, della sua ricezione, ed ho imparato tantissimo. Mai sottolineato così tanto un libro.
Il cognome delle donne, Aurora Tamigio Sarò sincera, non sono una grande fan delle saghe familiari, e generalmente neanche di quelle storiche. Eppure, sarà stata l'ambientazione abbastanza vicina temporalmente (il Novecento), sarà stata la costruzione dei personaggi o la scrittura, ma ho divorato questo romanzo. Aurora Tamigio descrive la storia di una famiglia dal punto di vista delle sue donne (nonna, madre e tre nipoti), creando personaggi memorabili e tutti distinti, evitando anche (secondo me) di cadere in cliché fastidiosi. Una lettura che mi ha tenuta incollata e piacevolmente intrattenuta durante le vacanze.
Preludio alla Fondazione, Isaac Asimov In realtà è una rilettura, anche abbastanza dilatata nel tempo visto che avevo letto questo romanzo durante il mio secondo anno di università. Ma quest'estate ho rispolverato un po' della collezione asimoviana di mio padre, e Preludio è senza dubbio il mio preferito. Adoro la dinamica tra i due protagonisti, Hari e Dors (lei in particolare, è uno dei miei personaggi femminili preferiti in assoluto), l'esplorazione del pianeta-ecumenopoli di Trantor, le sue diverse culture, i vari capitoli dal punto di vista dell'antagonista e il colpo di scena finale. Alla fine, è diventato un vero e proprio comfort book e lo rileggo sempre volentieri!
Taggo a mia volte @hercorrupterofwords, @moi-ennepe, @headofmars, @anniegamgee e @dakovas-basette, ma non sentitevi obbligat*!
#tag game#fla speaks#much ado about nothing#william shakespeare#trotula#il cognome delle donne#aurora tamigio#foundation series#isaac asimov#prelude to foundation
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Cimabue
L'ha detto il Vasari, che oltre a pittore fu anche uomo rinascimentale dai molti ingegni e primo storico della pittura "moderna" con Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, che tutto inizia con Cimabue, maestro di Giotto. Siamo nella seconda metà del ducento quando a Firenze tale Cenni di Pepo, questo il suo vero nome, inizia a innovare l'arte bizantina cercando di sfuggirne l'usuale fissità.
In particolare sui crocifissi, dicono, Cimabue diede saggio del suo nuovo stile: inarcò ancora di più la curva del corpo, definì meglio i muscoli attraverso un uso più sapiente della sfumatura, iniziò a far risaltare ancor di più i tratti drammatici del volto. Ecco un raffronto fra lo stile di Giunta Pisano (a sinistra) e quello di Cimabue (a destra).
Lentamente la pittura si stava spostando verso un maggiore realismo della figura contro il simbolismo dell'arte bizantina classica, un realismo di cui fu riconosciuto come primo maestro Giotto (e Cimabue come suo precursore).
[nota: che la pittura andasse verso un maggiore realismo non significava che fosse conseguentemente migliore di quella precedente, come se il valore di un pittore si misurasse dall'abilità di copiare meglio la realtà. Si tratta semplicemente di un concetto nuovo che si svilupperà via via fino ai giorni nostri, almeno fino alla nuova rivoluzione dell'arte astratta]
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L'alto concetto del progresso umano è stato privato del suo senso storico e degradato a mero fatto naturale, sicché il figlio è sempre migliore e più saggio del padre e il nipote più libero di pregiudizi del nonno. Alla luce di simili sviluppi, dimenticare è diventato un dovere sacro, la mancanza di esperienza un privilegio e l'ignoranza una garanzia di successo.
Hannah Arendt
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“ Noi dobbiamo cessare di attendere in ogni occasione l'uomo provvidenziale: ci dobbiamo convincere che quest'uomo provvidenziale è in tutti, e dobbiamo considerare gli altri uomini non già come il mezzo, ma come lo scopo. L'uomo provvidenziale non esiste: e se a un uomo è dato di far più che agli altri, non bisogna nemmeno esagerare ciò che un uomo può. Quei grandi politici o finanzieri che noi invidiamo spesso agli altri, se si potessero trasportare da noi non farebbero se non ciò che i nostri fanno: infatti essi sono grandi perché imperniano movimenti che in realtà esistono. Questa contemplazione buddistica, per cui in ogni partito ci asteniamo da ogni opera attiva di bene e aspettiamo che venga l'uomo forte, l'uomo provvidenziale, è quanto di più dissolvente si possa immaginare, ed è il risultato della nostra concezione eroica della storia. Le società umane in tanto valgono in quanto valgono non alcuni uomini, ma tutti gli uomini che le compongono. I popoli che prevalgono durevolmente sono quelli di cui la educazione intellettuale e materiale delle masse è più alta e dove la solidarietà è più grande. Dove l'anima collettiva vibra di più, dove più grande è l'unione, ivi la forza è maggiore. Pensate invece quale effetto debba avere sopra menti incolte, in cui fermentano l'odio e la superstizione, l'insegnamento che noi diamo. Noi siamo gli eredi dei meriti e delle colpe dei nostri padri, e noi già scriviamo con le opere nostre la storia dei nostri figliuoli. Facciamo che questa storia sia meno faziosa; insegnamo che il lavoro umano è sacro; che la violenza comunque adoperata è male; infondiamo quel rispetto della libertà umana da cui purtroppo ci allontaniamo; evitiamo anche di ripetere, ciò che non è vero, che il passato è più grande del presente. “
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Brano tratto dal saggio breve Eroi (1898) raccolto in:
Francesco Saverio Nitti, Eroi e briganti, Edizioni Osanna (collana Biblioteca Federiciana n° 3), Venosa (PZ), 1987¹; pp. 28-29.
#leggere#letture#eroismo#citazioni#saggio storico#Storia#filosofia della Storia#saggistica#fatalismo#civismo#politica#uomo della provvidenza#civiltà#società umane#Risorgimento#Francesco Saverio Nitti#politici italiani#patriottismo#Lucania#Storia d'Italia del XIX secolo#Basilicata#educazione#libertà#questione meridionale#solidarietà#Meridione#futuro#Sud#Mezzogiorno d'Italia#meridionalismo
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“L'alto concetto del progresso umano è stato privato del suo senso storico e degradato a mero fatto naturale, sicché il figlio è sempre migliore e più saggio del padre e il nipote più libero di pregiudizi del nonno. Alla luce di simili sviluppi, dimenticare è diventato un dovere sacro, la mancanza di esperienza un privilegio e l'ignoranza una garanzia di successo.”
Hannah Arendt - “Ebraismo e modernità”
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Roberto Sanseverino condottiero del rinascimento italiano tra arte militare e politica un libro di Eugenio Larosa su un condottiero attraverso la storia del quattrocento, tra vittorie e disfatte, tra alleanze e tradimenti, un personaggio che è specchio stesso del periodo in cui ha vissuto.
INDICE DEL LIBRO
Prefazione dell'Autore
Nascita e infanzia
Il paggio che diventa condottiero
Dalla repubblica Ambrosiana al Ducato
La guerra tra Milano sforzesca e Venezia
Il pellegrinaggio in Terra Santa
La campagna aragonese contro i baroni ribelli
Al servizio di Firenze
La condotta sforzesca a Bologna
A far guerra in Savoia
Il tradimento milanese
La fuga francese
Il ritorno in Italia
Al governo del Ducato
La condotta veneziana e la guerra del sale
A caccia di una Signoria
Il condottiero del pontefice
Un’ultima occasione
Della morte del Sanseverino
Postfazione
Ringraziamenti
Appendice
Bibliografia Generale
Bibliografia per capitolo
Archivi Consultati
Edizioni Chillemi
#condottieri#15th century#medioevo#rinascimento#xv century#libro storico#saggio#storico#medievale#Roberto#sanseverino#storia medievale#libro medievale
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Madre: "Cosa leggi?"
Jade: "Un saggio storico sulla comunità LGBT+"
Madre: "Ah, leggero. E perché ti interessa?"
Jade:
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Stardust David Bailey
Con un saggio di Tim Marlow
Skira, Milano 2015, 272 pagine, 26x33,8cm, Inglese, ISBN 9788857227795
euro 58,00 - 50% €29,00
email if you want to buy [email protected]
Catalogo Mostra PAC 1 marzo 2 giugno 2015
Oltre 300 fotografie, alcune delle quali inedite, selezionate personalmente da David Bailey dal suo immenso archivio, ripercorrono più di mezzo secolo di carriera del grande artista.
Francis Bacon, Salvador Dalí, Johnny Depp, Bob Dylan, Mick Jagger, Man Ray, Bob Marley, Jean Shrimpton: una straordinaria galleria di attori, scrittori, musicisti, politici, registi, modelle, artisti, ma anche persone incontrate durante i suoi viaggi in Australia, India, Sudan e Papua Nuova Guinea; molti famosi, alcuni sconosciuti, tutti assolutamente coinvolgenti e memorabili. Nato a Londra nel 1938, negli anni Sessanta David Bailey si è affermato nella fotografia di moda come collaboratore di Vogue, divenendo uno dei più popolari esponenti del mondo della fotografia d’autore; la creazione di ritratti, geniali e spesso provocatori, è sempre stata un interesse centrale nella sua attività. Pubblicata in occasione della grande mostra milanese (co-prodotta da Comune di Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e Tod’s) proveniente dalla National Portrait Gallery di Londra, la monografia è suddivisa per temi, con immagini iconiche affiancate da ritratti meno noti e inediti, ed è introdotta da un saggio dello storico dell’arte Tim Marlow. David Bailey, membro onorario della Royal Photographic Society, è considerato uno dei più grandi fotografi viventi. Nel 2001 è stato insignito del titolo di Commander of the Order of the British Empire, come riconoscimento per il suo impegno artistico. Ha recentemente pubblicato Bailey’s East End (2015). Tim Marlow, storico dell’arte inglese, autore di numerosi libri e presentatore di programmi radiofonici e televisivi, è direttore delle mostre della galleria londinese di arte contemporanea
18/01/24
#David Bailey#Stardust#photography exhibition catalogue#PAC Milano 2015#Francis Bacon#Mick Jagger#Joseph Beuys#Anna Piaggi#Jean Shrimpton#Salvador Dalì#Bob Dylan#Man Ray#Bob Marley#Jerry Hall#Jack Nicholson#Diana Vreeland#Grace Jones#Kate Moss#Vivienne Westwood
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