#Storia del Medioevo
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" La globalizzazione ha compromesso la stabilità di numerosi regimi autoritari, dalla Libia alla Siria all’Iraq, facendo prendere coscienza ai popoli delle proprie condizioni politiche. La caduta di Gheddafi nel 2011 si è tradotta in un vuoto politico che milizie tribali rivali – dai liberali agli islamisti della linea dura – hanno riempito con la paura. La violenta reazione alla Primavera araba siriana e alla sollevazione dei sunniti iracheni ha creato un vuoto analogo. L’obiettivo comune dei tanti gruppi armati che l’hanno riempito è la conquista del potere politico ed economico in vista di uno sfruttamento, non della creazione di uno stato democratico né di una nuova nazione nel senso moderno della parola. Al contrario, l’anarchia è il terreno più fertile per il saccheggio delle risorse e lo sfruttamento delle persone. Il processo di degenerazione e crollo dello stato è quindi la causa ultima del carattere premoderno dei conflitti odierni, ed è un fenomeno sempre più legato a fattori economici, al drastico impoverimento di vaste regioni e popoli. La globalizzazione ha portato la prosperità in alcune aree, come la Cina o il Brasile, e la povertà in molte altre, come il Medio Oriente e parti dell’Africa. La crisi dello stato in Africa è legata in parte agli allarmanti mutamenti climatici, in parte alla corsa dei paesi ricchi per accaparrarsi le risorse del continente. In Medio Oriente altri fenomeni hanno contribuito a questo impoverimento."
Loretta Napoleoni, ISIS - Lo Stato del terrore. Chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo, traduzione di Bruno Amato, Feltrinelli, 2014¹; pp. 109-110.
[Edizione originale: The Islamist phoenix : The Islamic State and the redrawing of the Middle East, Seven Stories Press, New York, 2014]
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850 Anni della Diocesi di Alessandria: un Convegno per Esplorare le Radici della Città.Un viaggio storico tra fede, politica e cultura medievale il 21 e 22 febbraio 2025
In occasione del 850° anniversario della Diocesi di Alessandria (1175-2025), il 21 e 22 febbraio2025 si terrà il convegno “Fondare una Città, fondare una Chiesa. Alle origini di Alessandria”, presso il Palatium Vetus della Fondazione Cassa di Risparmio di
In occasione del 850° anniversario della Diocesi di Alessandria (1175-2025), il 21 e 22 febbraio2025 si terrà il convegno “Fondare una Città, fondare una Chiesa. Alle origini di Alessandria”, presso il Palatium Vetus della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria (Piazza della Libertà 28). Un evento di grande rilevanza storica e culturale, che offrirà uno sguardo approfondito sulla nascita…
#850 anni Diocesi Alessandria#Alessandria e il Barbarossa#Alessandria medioevo#Alessandria today#Barbarossa#celebrazioni Alessandria#celebrazioni storiche#Chiesa e politica#Chiesa medievale#conferenze storiche#convegno storico#cultura e religione#Diocesi di Alessandria#eventi accademici#eventi culturali Alessandria#eventi storici 2025#Fondazione Cassa di Risparmio Alessandria#fondazione di Alessandria#Google News#Istituto Storico Italiano per il Medioevo#italianewsmedia.com#Palatium Vetus#Pier Carlo Lava#Pontificio Comitato di Scienze Storiche#potere comunale medievale#ricerca storica#riforme ecclesiastiche#storia Alessandria#storia del Piemonte#storia della chiesa
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Corporali
Gli ultimi tre libri che ho letto avevano due caratteristiche in comune: la prima, che erano tre saggi piuttosto particolari, l'altra che avevano tutte e tre a che fare con l'idea di un corpo.
Sono stati in serie
Nel primo, Vittorio Lingiardi, medico e psichiatra, analizza il corpo con un viaggio attraverso i suoi organi, raccontati dal punto di vista biologico, psichico e simbolico; nel secondo la storica dell'arte Laura Pasquini tratteggia l'evoluzione dell'iconografia del Diavolo nella storia dell'arte occidentale dall'alto medioevo ai giorni nostri; nel terzo, Serena Vitale parte invece da un corpo morto, quello di Vladimir Majakovskij, trovato senza vita il 14 Aprile del 1930, per un viaggio incredibile tra i documenti di quella vicenda.
Il corpo medico, il corpo simbolico, il corpo poetico, e politico in tutte e tre le vicende, che sia per l'appropriazione di sé, o per differenziarlo dal male, oppure per farne simbolo patriottico (desunto). Li ho scelti tra l'altro per caso, nella scorta libraria che gli sconti di inizio anno mi spingono ad accumulare. Dai tre ho imparato tantissimo, come per esempio che l'elettroshock, per meglio dire la Terapia elettroconvulsivante, che dal punto di vista del suo significato di massa equivale a barbarie, fu messa a punto da due medici italiani e che oggi è comunemente usata, con ottimi risultati, per alcune forme di depressione. Oppure che una delle più languide e misteriose rappresentazioni del Diavolo è femminile, e nasconde una leggenda napoletana. O che il mistero del suicidio di Majakovskij deriva in parte da ciò che il poeta voleva ma soprattutto doveva rappresentare per l'URSS di Stalin, e da misteriose pistole.
Il corpo non traduce, ma molto sa, indovina se non intende.
João Guimarães Rosa
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Ursula von der Leyen nomina Peter Strohschneider, professore di storia medioevale perché supervisioni un importante rapporto sull’agricoltura; il professore guadagnerà 973,79 € al giorno.
se credevate che l’amichettismo fosse un fenomeno solo italico, vi siete sbagliati, prima la Metsola nomina il cognato come capo di gabinetto (“La Meloni si e io no?”), adesso la Ursula che nomina Peter.
In molti hanno trovato esagerato il compenso per questo studioso, molto meno ha stupito che un medioevalista si interessi di agricoltura, noi per fortuna siamo abituati a gente che non c’entra niente con l’incarico che ottiene, Lollobrogida è “laureato” (Università Cusano) telematicamente in giurisprudenza ed è ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare (qualunque cosa sia, Dio ci perdoni tutti) e delle Foreste (quelle che sono rimaste).
Molto probabilmente i contadini da ora in poi andranno al lavoro a piedi o su un carro di buoi, periodicamente metteremo una parte di terreno a maggese e faremo la rotazione delle colture, reintrodurremo l’aratro a versoio trainato da buoi o cavalli e ricorreremo al “debbio” (no a Paolo Del Debbio), cioè all’utilizzo delle ceneri delle erbacce estirpate come fertilizzante.
Un ritorno al medioevo insomma, pensate che io stia scherzando? Neanche per idea, Francesco Lollobrigida ha proposto il “servizio civile agricolo”, cioè l’idea di offrire ai giovani l’opportunità di poter lavorare quasi a titolo gratuito (i rimborsi previsti coprono appena le spese) nelle aziende agricole in cambio del 15% di posti riservati nei concorsi pubblici.
Insomma, stanno reintroducendo la servitù della gleba, dove il nobile proprietario delle terre obbligava i suoi contadini a prestare gratuitamente lavoro per le courvée che desiderava effettuare.
Prossimamente è prevista anche la reintroduzione dello jus primae noctis.
E allora, cosa state aspettando? Tirate fuori zappe, roncole e falcetti e iniziate ad affilarle.
#ursula von der leyen#francesco lollobrigida#metsola#servi della gleba#Peter Strohschneider#medioevo#jus primae noctis
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IL PONTE SUL PASSO DEL TEMPO
Questa mattina mi sono riempito per sbaglio lo zoccolo sanitario di un flacone intero di lattulosio, che - per chi non lo sapesse - è una roba sciropposissima e appiccicosissima che si usa per contrastare l'encefalopatia epatica ma spiegarvene bene i meccanismi risulterebbe noioso e non pertinente a quanto sto per raccontare.
Il fatto è che nell'attimo in cui il mio piede ha sciaguattato fastidiosamente nello zoccolo ho avuto una reminescenza di un qualcosa che probabilmente da lì a qualche anno sarebbe stato spazzato via nella perdita continua delle cellule cerebrali che avviene quotidianamente e invece sono rimasto lì, quasi fulminato, a fare ciccheciac col piede come un bambino in stivali e impermeabile in una pozzanghera dopo il primo acquazzone autunnale.
Il fatto è che mi sono sentito come un emerito professore di storia di una prestigiosissima univesità che scopre in modo inconfutabile che lo stesso identico oggetto - non simile... proprio lo stesso - è stato tenuto in mano da un uomo di Cromagnon, da un faraone e da un cavaliere del basso medioevo.
L'oggetto era un paio di banalissime birkenstock.
Solo che quelle birkenstock erano un qualcosa fuori dal tempo perché collegavano tre mondi, anzi, tre ere geologiche lunghe millenni.
Nel primo flash ho 18 anni e sto lavando la macchina di mio padre nel polveroso cortile del condominio dove sono nato e da dove, l'anno dopo, saremmo andati via per traslocare in un appartamento finalmente di proprietà.
La canna dell'acqua mi sfugge di mano e mi si incastra tra il piede e la suola della birkenstock destra, allagandola completamente e inscurendo il cuoio.
Fine di un'era che chiameremo onirica.
Nella nuova casa, quella dove i miei genitori abitano ancora, sto realmente per poco tempo a causa di università e militare, ma nella mia memoria emotiva il tempo si dilata in decenni, perché stringo indissolubili e potenti legami con gli amici che mi resistono ancora accanto.
Sono a malapena cinque anni, finché non decido di raggiungere la ragazza che ancora adesso mi resiste accanto (nessuno dei due sapeva che aveva una bambina nella pancia ma vabbe'... così nessuno ha potuto dire che si era trattato di un trasferimento coatto riparatore).
Mio padre mi regala la sua macchina, per il viaggio e per cominciare la mia nuova vita, così decido di lavarla per arrivare in gran stile.
La canna dell'acqua mi sfugge di mano e mi si incastra tra il piede e la suola della birkenstock sinistra, allagandola completamente e inscurendo il cuoio.
Fine di un'era che chiameremo frenetica.
In un altro luogo, lontano mille anni luce nello spazio e nel tempo, una bambina piccola coi capelli rossi dice 'Papà... laviamo la macchina che è sporca!' e quindi usciamo insieme nel cortile illuminato da un sole primaverile. Insaponiamo la macchina e, ridendo, la sciacquiamo schizzandoci con la canna dell'acqua.
A un certo punto lei guarda le ciabatte che porto ai piedi, vecchie e annerite, che oramai uso solo per curare il giardino... e me le bagna col getto della canna dell'acqua urlando 'Sono brutte! Buttale!'
E io, a distanza di 27 anni, ricordo ancora il sacco nero della spazzatura, appeso alla ringhiera della scala, e le birkenstock che hanno viaggiato attraverso le ere di tre vite intere scomparirci dentro.
Allora non avevo capito ma nel momento in cui è entrata l'infermiera con sguardo interrogativo, fissando la pozza di lattulosio a terra, mi sono reso conto che continuavo a non capire.
Ma che alla fine andava bene così.
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Ho deciso di parlare di Ang Mutya Ng Sezione E anche se la serie è ancora in corso e molte cose possono cambiare. Ma avevo bisogno di buttar giù qualche parola.
Premessa:
Essendo una serie adolescenziale, ci sono tutti gli elementi tipici del genere: primi amori, amicizie, litigi, drammi scolastici… tutto materiale che mi rende terribilmente nostalgica.
Ma ahimè—o per fortuna—quegli anni sono ormai lontani, e il mio sguardo su certe dinamiche è inevitabilmente "fuori tempo". Oggi, se un ragazzo mi trattasse di merda senza un motivo valido, lo catalogherei come un idiota immaturo e non gli dedicherei né tempo né cuore. Ma a 15 anni, con gli ormoni a mille, tutto prende un'alta piega.
Detto questo, la serie mi piace parecchio.
Cosa funziona:
La protagonista è sicuramente il personaggio più affascinante. Il suo carattere e la sua personalità mi intrigano, così come il mistero che la circonda. È stata espulsa dalla sua vecchia scuola per aver accoltellato un compagno—a dir poco un'accusa pesante—ma il suo modo di essere non sembra affatto quello di una persona capace di un gesto del genere.
Inoltre, nella seconda puntata, quando viene colpita in faccia, ha una reazione isterica che lascia intendere un passato traumatico, forse legato ad abusi. Questo dettaglio aggiunge profondità al suo personaggio. Mi piace anche come si inserisce in una classe composta solo da ragazzi e come, gradualmente, riesca a conquistare la loro simpatia e a stringere amicizie. È solare, socievole, divertente, di buon cuore… insomma, impossibile non tifare per lei.
Anche Yuri è un personaggio interessante, soprattutto perché ha un suo spazio e un background che lo rendono più sfaccettato. Mi incuriosisce, inoltre, la dinamica tra Jay Jay e il suo cugino Aries: c'è una tensione evidente, ma il motivo rimane oscuro.
Infine, la sottotrama della rivalità tra Aries e Keifer, scatenata dal fatto che Aries gli ha "rubato" la ragazza, aggiunge quel giusto tocco di dramma che tiene viva l'attenzione.
E allora, qual è il problema?
Kaiser.
Capisco che sia ferito e deluso, ma il modo in cui tratta Jay Jay è semplicemente inaccettabile. Farla soffrire solo perché è la cugina di Aries? Seriamente? Cosa siamo, nel Medioevo? Le colpe dei cugini devono ricadere sulle cugine? Vendetta per osmosi??!
E qui arriviamo a uno dei momenti più surreali della serie. La classe cerca di far sentire Jay Jay indesiderata lanciandole palline di carta e spalmando colla sulla sua sedia. Ora, scusate, ma se questa ha accoltellato qualcuno nella sua vecchia scuola, forse non è il caso di provocarla?
E poi c'è il piano geniale di Keifer, che merita una menzione speciale.
Keifer, con lo sguardo serio e convinto, annuncia a Yuri la sua strategia infallibile: farà innamorare Jay Jay per poi spezzarle il cuore. #CringeAnni90.
Secondo lui, questo servirà a raggiungere due obiettivi:
Costringerla a lasciare la classe, perché evidentemente un cuore spezzato è la cosa peggiore delle palline di carta.
Far soffrire Aries, perché, a quanto pare, vedere una parente soffrire per amore è un tormento inimmaginabile.
E mentre io ero lì, basita di fronte a questa brillante strategia, ecco che Yuri—che credevo il più maturo del gruppo—risponde con serietà e convinzione: "Sì. Può funzionare."
Senza parole.
Il problema principale:
Keifer non è un personaggio complesso. È infantile, vendicativo, gode nel tormentare Jay Jay: le fa gli sgambetti, le tira pallonate in faccia rompendole il naso, le urla addosso, la obbliga a pulire la classe.
Ora, voci di corridoio dicono che in realtà sia innamorato di Jay Jay e che questi atteggiamenti derivano dal suo essere un cattivo ragazzo incapace di esprimere i sentimenti. Ok, capisco il concetto. Ma il risultato è che la sua caratterizzazione sembra più un festival di red flag che un protagonista romantico.
Ed è proprio questo che mi disturba nella loro "storia d'amore": è costruito sul nulla. Perché dovrebbero essere attratti l'uno dall'altro? Per cinque episodi si sono insultati una vicenda. Non hanno mai avuto momenti di complicità, conversazioni profonde o connessioni reali.
Quello che vediamo è una relazione basata solo su attrazione fisica, sguardi languidi e frasi da cioccolatino. Prima Keifer la tratta malissimo, poi la fissa intensamente e sussurra parole dolci. Boh.
E nel frattempo, sullo sfondo, c'è Yuri che—ok, non sarà il miglior partito dell'anno—ma almeno una conversazione decente con Jay Jay l'ha avuta. Se devo sorbirmi altre scene di Keifer che alterna bullismo e poesie da Baci Perugina, giuro che potrei non farcela.
Conclusione:
A oggi, Keifer mi sembra la grande bandiera rossa della serie. E se questa relazione continuerà a sviluppare questi binari, soffrirò nel vederlo venduto come l' interesse amoroso principale.
Ma la speranza è l'ultima a morire. La serie è ancora in corso e chissà, magari riuscirà a ribaltare tutto. Io ci spero ancora.
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Via dei Cimatori, una delle strade più caratteristiche del centro storico di Firenze, ha una lunga storia che si intreccia con il passato medievale della città. Situata a pochi passi dal Duomo e da Piazza della Signoria, il nome della via deriva dal termine "cimatori", artigiani specializzati nel rifinire tessuti, un'attività molto diffusa a Firenze durante il periodo delle corporazioni.
Oggi, la via non conserva più gran parte del suo fascino storico, con edifici che risalgono al Medioevo e scorci che oramai non ci riportano indietro nel tempo, ricordando una Firenze popolata da mercanti e artigiani che hanno contribuito alla sua grandezza economica e culturale.
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Quando l'asino non vuol camminare, raglia!
La disinformazione neotemplarista su San Giorgio Martire.
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Care lettrici e cari lettori, come alcuni di voi sapranno, in questo lungo periodo ho ben altre cose serie a cui pensare, però sapete bene anche, quanto io mi fomenti nel momento in cui dei complottisti o negazionisti, imperversanti nel mondo "storico", si mettono ad emanar sentenze su argomenti che non dovrebbero toccare nemmeno con un bastone da rabdomante.
Questa volta tocca alla splendida chiesa di San Giorgio Martire, nel centro urbano di Petrella Tifernina in alto Molise, una cittadella che, tutta intorno, si sviluppa a guisa di quella veglia basilica, in cui, per molto tempo, ho passato periodi della mia adolescenza, quando mio padre, circa 16 anni fa, svolse numerosi sopralluoghi e studi di ricerca in compresenza del parroco Don Domenico, della sua associazione e di tanti accademici, archeologi, storici dell'arte e dell'architettura, molisani e d'oltre Regione.
Ora, come da tempo accade, è presa di mira anche da alcuni neo-templaristi, che purtroppo hanno visto troppi film d'azione sul medioevo, e soprattutto, troppi sulle leggende dei cavalieri Templari e delle crociate nella fattispecie, che vedono l'ordine come fautore di cose con le quali mai era stato legato, in tal caso, l'arrivo del culto per San Giorgio Martire nella penisola italiana, che a detta di talune pagine ed "eruditi", sarebbe sopraggiunto solo nel basso medioevo, al seguito delle crociate.
Vogliate concedermi una riflessione a riguardo, poiché affermazioni di questo tipo, ricopiate e ricalcate dalle pagine sensazionalistiche ed esoteriste, ed anche da parte di alcuni storici "non addetti ai lavori", sono assolutamente false e in evidente contrasto con la storia del nostro paese, seguendo un'ottica primitiva, oggi superata ampiamente dal mondo universitario e più propriamente storiografico.
Passerò pertanto a discutere su due punti salienti di questa lunga riflessione:
1) l'icona di San Giorgio
2) la lunetta del Magister Alferio.
Nel primo caso, viene asserita da taluni individui, la datazione della formella di San Giorgio Martire, al XIII secolo inoltrato, una cosa che assolutamente stride con qualsiasi nozione di storia dell'arte esistente, soprattutto per l'inesistente plasticità e tridimensionalità del bassorilievo, che nelle proporzioni ed irregolarità delle forme, nonché staticità dei corpi, si accosta al gran numero di produzioni di scalpellini di ambito centromeridionale tra la fine del X e la prima metà del XII secolo, con una netta evoluzione graduale tra gli stilemi arcaici preromanici di epoca longobarda/bizantina, e quelli romanici d'epoca normanna/sveva, che con la seconda fase sfocieranno nel protogotico svevo-angioino, seguendo una ripresa sempre più marcata di elementi classici, elaborazione nelle proporzioni, espressività e plasticità degli elementi, che si noterà principalmente in cantieri come quello di Santa Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo, Santa Maria della Purificazione a Termoli, San Giovanni in Venere a Fossacesia, Santa Maria e San Leonardo a Siponto, San Clemente a Casauria e tante altre località tra Abruzzo, Lazio, Campania, Molise, Puglia ed anche Basilicata e nord della Calabria.
Per delucidazioni aggiuntive consiglio vivamente la lettura del libro: Molise medievale cristiano, Edilizia religiosa e territorio (secoli IV - XIII),di Federico Marazzi, Manuela Gianandrea, Francesco Gangemi, Daniele Ferraiuolo, Paola Quaranta, and Alessandra Tronelli.
Sulla rarità di icone preromaniche occidentali, che raffigurino il santo nell'atto di uccidere il drago, vorrei preventivamente chiarificare non sia esattamente così, la rarità è circoscritta quasi unicamente per il territorio italiano, e rarità non è sinonimo di inesistenza se il vocabolario me lo consente.
Si rammenti che nella penisola, già nel VI e nel secolo successivo si attesta la presenza del culto di San Giorgio Martire, escludendo in toto la teoria di una giunta dell'agiografia georgiana solo al seguito della sua Legenda Aurea, ma già attestata da fonti indirette ed apocrife, precedenti di molto ai secoli delle crociate, che vedrebbero la componente del mostro o drago, giungere nei territori dell'Est Europa e dell'Occidente, a cavallo tra il X e l'XI secolo, ed addirittura, essere postulata proprio in "territorio europeo" con una evoluzione graduale, che vede l'aggiunta, nella sua agiografia, del salvataggio della principessa dal drago, simbolo del demonio, una dicotomia tra bene e male che incarna tutta la storia della teologia stessa e dei santi martiri, che null'ha a che fare con le crociate, se non essere parte di esse, tanto che nel corso della prima crociata, troviamo informazioni che ci fanno capire in Occidente fosse già ben nota l'iconografia cavalleresca di Giorgio, tanto che più tardivamente, addirittura, sarebbe sviluppatasi in Oriente, adottando il mostro dall'icona di San Teodoro.
L'imago del cavaliere che sconfigge il maligno in realtà, ivi si riferiva all'imperatore Costantino, come ci riporta il biografo Eusebio da Cesarea, una icona imperiale diffusa in molte aree mediorientali, ma che principalmente era posta sulla facciata del suo palazzo imperiale, tanto da ipotizzare che in realtà i crociati furono indotti ad indentificarla come icona del santo, solo tramite una loro conoscenza di essa, già appurata e radicalizzata tra l'est Europa, l'area costantinopolitana, e naturalmente altre regioni e nazioni dell'Europa occidentale, in cui non poteva mancare certamente l'Italia, cuore pulsante delle vie pellegrinali, di commercio ed anche delle crociate stesse ed ancor prima, delle milizie d'ogni tipo, la storia della Longobardia Minor dovrebbe aver già insegnato molto.
Tornando al San Giorgio di Petrella, la sua figura trova un riscontro iconografico, molto vicino a quello delle icone ancora primitive, che precedono lo sviluppo pieno del suo programma simbologico-agiografico, fiorito in maniera solida dopo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Che però già esisteva tra il X e l'XI secolo.In special modo, queste icone sono caratterizzate dalla assenza di elementi come la principessa, dove gli unici individui sono Giorgio, il cavallo e il drago/mostro-serpente alato, trafitto dalla lancia del soldato.
Questi elementi iconografici sono diffusissimi nelle pitture rupestri della Cappadocia (XI sec.), ed anche negli affreschi di San Marzano in provincia di Taranto (X-XI sec.), e nel bassorilievo della Cattedrale di San Paolo ad Aversa (X-XI sec.), e l'elenco di esempi su San Giorgio ed il drago possono proseguire per molto, ma mi fermerò a questi per il momento.
A fare da contorno in tutto ciò, vi è lo stile che caratterizza la scultura petrellese, una formella con caratteri iconografici bizantini, ma dalle proporzioni incoerenti e scarsa plasticità, una costante delle produzioni lapidarie che hanno toccato vari insediamenti come Santa Maria della Strada a Matrice, Ma anche altri come a Guardialfiera, Roccavivara, Guglionesi, Petacciato, Cercemaggiore e così via, tutti edifici integri alternati a resti erratici o di reimpiego, databili tra una più antica manualità dell'VIII e IX secolo, ed una lieve evoluzione tra X ed XI, con un cambiamento ulteriore nel XII ed infine un distacco abissale con le produzioni dei secoli XII-XIII e XIII-XIV, che agli antipodi posseggono la Fraterna di Isernia da un lato, e la Cattedrale di Larino dall'altro.
L'arretratezza negli attributi e nello stile figurativo, fanno retrocedere presumibilmente la datazione come di consueto, tra il termine del decimo secolo e l'anno mille, come parte di uno dei primi cantieri che videro l'evolversi dell'impianto basilicale tra stadio pre-romanico e romanico "normanno", una doppia fase che si sposerebbe bene con la successiva ulteriore trasformazione del complesso, al seguito di un cataclisma, forse uno smottamento del terreno di fondazione o un sisma, che comportò un drastico cambiamento nell'assetto impiantistico, ed un enorme riuso dei resti del precedente tempio, per approfondimenti in merito, consiglio la lettura del volume: "Medioevo in Molise: Il cantiere della chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina" dello storico dell'arte Francesco Gandolfo, che a suo tempo avemmo il piacere di conoscere nel corso delle ricerche sul campo.
Da qui ci si sposta alla questione invece di altri elementi, come il portale maggiore, che si mostra con uno pseudoprotiro e facciata che rientra nelle caratteristiche del pre-romanico e romanico locale (vedi Matrice), con una lunetta che presenta un evidente caso di rimontaggio, come in altri punti dell'edificio, forse proprio nel corso della trasformazione dell'intero orientamento della struttura, pur presentandosi nel complesso, al suo stato originale, con stilemi a girale, fitomorfi, scene apocalittiche e creature zoomorfe inscritte dentro cornici tipiche dei cantieri, specialmente benedettini, dell'XI-XII secolo, come appunto chiarisce un ulteriore dettaglio della lunetta maggiore, la firma dell'esecutore, tal "ALFERIO DISC(IP)OLO GEO(RGI)", come si può leggere tramite una attenta analisi ravvicinata dell'incisione (e non da fotografie sbiadite, tra l'altro, che permettono egualmente di leggervi quanto detto poc'anzi).
La tradizione locale (che tradizione non è), vuole attribuire la lunetta ad un tale MAG(ISTER) EPIDIDIVS, che in realtà nasce da una approssimativa lettura dei pochi caratteri esistenti, da parte del Carandente, presa per buona da alcuni eruditi ma priva di fondamento, specie se si considera che il nome Epididio sia quasi totalmente inesistente persino per alto e basso medioevo, e per trovarvi una spiegazione, dovrebbe quantomeno essere posto in teoria come una abbreviazione, ma al momento resta una fantasiosa ricostruzione del secolo scorso, già accantonata dalla comunità accademica.
Altro strafalcione del Carandente si riporta nella data incisa al lato destro della lunetta, "MDECIM", per il quale, secondo una idea di attribuzione tarda, doveva leggersi (Anno Domini) Millesimo Duecentesimo Undicesimo (1211), non potendo però constatare per l'epoca, che nessuno dei fregi e bassorilievi della basilica, potesse essere avvicinabile a questi anni, privi di ogni caratteristica sopracitata.
Il suo errore è da contestualizzarsi nella mentalità locale di almeno uno o due secoli fa, dove il territorio molisano venne circoscritto, dal punto di vista artistico e culturale, ad una terra con "produzioni di ambito locale, o minore", con delle eccezioni senza alcun nesso, prima dei contributi che hanno permesso, da 30-40 anni, ad oggi, di sfatare tutto ciò, ed anzi, di riscoprire l'alveo culturale quale era il Molise, un territorio tra Abruzzo Citeriore, Terralaboris, Capitanata e così via, più comunemente territorio che possiamo definire proprio centro della Longobardia Minor, e successivamente, parte del Regno di Sicilia settentrionale.
Un cuore pulsante di "scuole", botteghe e cantieri ecclesiastici ed anche nobiliari, che hanno permesso l'evoluzione e il proliferare, di queste componenti artistiche, esattamente come dei movimenti, ove era cruciale il ruolo delle vie di comunicazione, per esempio la Via Francigena, le sue arterie meridionali, i tratturi e così via, che hanno permesso soprattutto, di capire negli anni passati, il motivo di una espansione di medesimi archetipi, stilemi e caratteristiche culturali riscontrabili nello stesso tempo in più parti dell'Europa, dall'Italia all'Est, al Medio-Oriente fino ad arrivare in Francia, Spagna e naturalmente Regno Unito, tante realtà che, ovviamente, si sono fuse con quanto era già presente in questi paesi.
Le componenti estere sono sempre state il fondamento base della storia dell'arte, sia in età longobarda, con influenze bizantine, occidentali ed arabe, sia con i normanni, ed ovviamente sotto Federico II di Svevia, dove si può dire fosse nata l'architettura gotica italiana (e non solo), ereditata ed espansa sotto il dominio angioino e perfezionata dai motivi orientaleggianti catalani con gli aragonesi, mentre non va trascurata la parentesi di ambito veneziano trecentesco/quattrocentesco, e anche quella del gotico abruzzese (XIII-XIV sec.).
Dopo aver riportato questo grande aneddoto sul conto del Molise, per il quale ampiamente ha dibattuto e pubblicato la professoressa Maria Stella Calò Mariani, seguita da Francesco Aceto e da Giuseppe Basile, ma anche dallo stesso Bertaux e molti prima e dopo di loro, ritorniamo alla epigrafe di Petrella.
Più semplicemente, questa attestazione in caratteri latini, di per sé in contrasto con quelli evidenziati in tutto il territorio centro-italiano del '200, (vedi la data sul campanile di Santa Maria della Strada), non si riferirebbe affatto al 1211, bensì al 1010, (AD) M(illesimo)DECIM(o), semanticamente più accurata e meno costrittoria della versione del Carandente, avvicinandosi perciò alle scene cavalleresche del campanile di Petacciato, forse ascrivibili per stile ai medesimi fregi della lunetta, che troverebbe riferimento nella vicenda della Battaglia di Canne del 1018, con la presenza forse della più antica immagine di un cavaliere normanno e di due cavalieri bizantini in lotta.
Questa lettura non solo trova riscontro nei caratteri, ma anche nello stile arcaico che compone interamente la basilica ed i suoi bassorilievi, taluni di epoca precedente, ed altri del cantiere d'appartenenza, al quale sarebbe dovuto seguire un altro cantiere come si può evincere da un unico elemento duecentesco (o trecentesco) presente nella navata destra della chiesa, un semicapitello piatto, con motivo di foglie di acanto molto plastiche ed estruse, poggiato su un’acquasantiera in disuso, mai impiegato, ma che nel suo stile sembra essere ascrivibile ai cantieri di Santa Maria e San Pardo a Larino e di Sant'Emidio ad Agnone, ma per quanto riguarda il complesso, pare in realtà esserci una totale assonanza con i cantieri delle basiliche di San Giorgio, San Bartolomeo e San Mercurio a Campobasso (IX-X-XI sec.), alcuni elementi di Sant'Andrea a Jelsi (XI sec.), San Giovanni Rotobonis a Oratino (La Rocca) (IX-X sec.), e così via.
Senza contare che, per rievocare momentaneamente le questioni del culto per San Giorgio, nella Longobardia Minor e nei territori circostanti, sono attestate molteplici ecclesie dedicate al Santo Martire, tutte tra VII-VIII e IX secolo, che farebbero già intendere quanto non sia assolutamente fondata la supposizione sul suo culto giunto solamente dopo i risvolti della prima crociata, alla fine dell'XI secolo, ricordando ulteriormente a chi legge, che stessa sorte capitò per il vescovo di Myra, Nicola, detto anche San Nicola di Bari almeno dal 1087 in poi, ma che già era ampiamente venerato dal VI secolo, persino nella nostra regione, con chiese e badie risalenti al X secolo, la più vicina alla mia posizione proprio a Petacciato, presso il luogo di sepoltura dell'abate Adamo di Tremiti, poi Sant'Adamo confessore.
La verità di tutto ciò è molto diversa, spesso dei gruppi neotemplaristi, pur di mettere i Templari al di sopra di ogni argomento storico, finiscono per affidargli la paternità di cose che non gli sono appartenute, o meglio, che non hanno creato loro ma che essi possono solo aver sposato successivamente alla loro nascita.
Quest'anno per esempio sono già dovuto intervenire dopo un convegno neotemplarista al Cinema Sant'Antonio di Termoli, in cui si sono susseguiti una marea di sproloqui nei confronti dell'Agnus Dei (Agnello di Dio, o Agnello Crucifero), presente in una moltitudine di forme nelle facciate delle nostre chiese antiche, che un "meneghino" ha definito come simbolo templare, e che queste chiese fossero state costruite perciò dai Templari, nonostante questi stesse mostrando dei fregi dell'VIII e del IX-X secolo, ed uno della prima metà dell'XI, tutti elementi che sono antecedenti sia all'ordine di San Giovanni Gerosolimitano (Ospitalieri), sia ai cavalieri Templari, con una forte affinità di carattere evangelico invece, ispirazione ancestrale di tutte le maestranze che che hanno costruito "i pilastri della terra" in cui noi veneriamo i nostri idoli.
Ecco perché non smetterò mai di ripetere una sola cosa:Studiate, studiate e STUDIATE!!!
Bibliografie di riferimento.
•San Giorgio e il Mediterraneo, in Atti del II Colloquio internazionale per il XVII Centenario (Roma, 28-30 novembre 2003), a cura di G. De' Giovanni-Centelles, Città del Vaticano, 2004.
•La Storia di Varzi, Vol. II, di Fiorenzo Debattisti, 2001.
•Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, Einaudi, Torino 1995.
•Eduardo Ciampi, Mino Freda, Paolo Palliccia, Paolo Velonà, San Giorgio e il Drago: l'indispensabile mito. Storia, Metastoria, Arte e Letteratura, Roma, Ed. Discendo Agitur, 2023.
•Medioevo in Molise, il cantiere della Chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina, Di Walter Angelelli, Manuela Gianandrea, Francesco Gandolfo, Francesca Pomarici, 2012.
•Bianca Maria Margarucci Italiani, San Giorgio Martire fra Oriente e Occidente, 1987.
•Pagani e Cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia, XI, 2012.
•San Giorgio e il drago riflessioni lungo un percorso d'arte, Di Sebastiano Giordano, 2005.
•Il Molise medievale e moderno, storia di uno spazio regionale, Giovanni Brancaccio, 2005.
•Italian Romanesque Sculpture, An Annotated Bibliography, Di Dorothy F. Glass, 1983.
•Gycklarmotiv i romansk konst och en tolkning av portalrelieferna på Härja kyrka, Di Jan Svanberg, 1970.
•Molise, appunti per una storia dell'arte, Luisa Mortari, 1984.
•Carlo Ebanista, Alessio Monciatti, Il Molise medievale, archeologia e arte, 2010.
•Federico Marazzi, Molise medievale cristiano, edilizia religiosa e territorio (secoli IV-XIII), 2018.
•L'arte georgiana dal IX al XIV secolo, A cura di Maria Stella Calo' Mariani, Volume 1, 1986.
•L'arte del duecento in puglia di maria stella calo mariani. fotografie di paolo monti u.a, Di Maria Stella Calò Mariani, 1984
#italia#medioevo#storia#archeologia#arte#cultura#storia dell'arte#San Giorgio Martire#San Giorgio#iconografia#iconografiabizantina#iconografiacristiana#Normanni#longobardi#Arte#heritage#Molise#Petrella Tifernina#Magister Alferio
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Storia, curiosità e ricetta: Il Pandoro
Il Pandoro è uno dei dolci natalizi più amati in Italia, una delizia soffice e profumata che fa parte della tradizione culinaria delle festività. Con il suo caratteristico impasto lievitato e la superficie ricoperta di zucchero a velo, il Pandoro ha conquistato i cuori di molti durante il periodo natalizio. In questo articolo, esploreremo la storia del Pandoro, alcune curiosità interessanti e, infine, condivideremo una ricetta tradizionale per prepararlo in casa.
Storia del Pandoro
Il Pandoro ha origini antiche e affonda le radici nella città di Verona, nel Nord Italia. La sua storia inizia nel lontano Medioevo, quando il dolce era noto con il nome di "pane de oro" o "pane di lusso", a causa degli ingredienti pregiati utilizzati nella sua preparazione. Tuttavia, il Pandoro come lo conosciamo oggi ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli. La versione moderna del Pandoro è stata creata nel XIX secolo dal pasticcere veronese Domenico Melegatti. L'inventore aggiunse burro, uova, zucchero e vaniglia all'impasto originale, trasformando così il dolce in una prelibatezza soffice e aromatica. Il Pandoro divenne rapidamente popolare durante il periodo natalizio e ottenne il riconoscimento internazionale.
Curiosità sul Pandoro
- La Stella di Natale: Il Pandoro è spesso servito su un piatto a forma di stella, che simboleggia la Stella di Natale. Questo tocco decorativo aggiunge un elemento festivo alla presentazione del dolce durante le celebrazioni natalizie. - Il Re delle Feste: In molte famiglie italiane, il Pandoro è considerato il "Re delle Feste". La sua forma alta e slanciata, ricoperta di zucchero a velo, contribuisce a creare un'atmosfera regale sulla tavola delle festività. - Tradizione Veronese: Il Pandoro è strettamente legato alla città di Verona, tanto che il Consorzio Verona Tutela Pandoro è stato creato per preservarne la tradizione e garantirne la qualità. Solo i prodotti che rispettano rigorosi standard possono ottenere il marchio di autenticità. - Il Pandoro nel Mondo: Oltre ai confini italiani, il Pandoro ha conquistato il palato di molte persone in tutto il mondo. È diventato un simbolo delle festività natalizie e un elemento caratteristico dei menu durante le celebrazioni di fine anno.
Ricetta Tradizionale del Pandoro
Ecco una ricetta tradizionale per preparare il Pandoro in casa. Gli ingredienti sono semplici, ma la pazienza è la chiave per ottenere un risultato perfetto. Ingredienti: - 500 g di farina - 150 g di burro - 150 g di zucchero - 3 uova - 200 ml di latte - 1 bustina di lievito di birra - Scorza grattugiata di un'arancia - Vaniglia (in polvere o estratto) Procedimento: - In una ciotola, sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido e lasciare riposare per circa 10 minuti. - In una ciotola più grande, setacciare la farina e aggiungere lo zucchero, il burro fuso, le uova, la scorza d'arancia e la vaniglia. - Aggiungere il lievito attivato al composto e mescolare bene fino a ottenere un impasto omogeneo. - Coprire l'impasto con un canovaccio umido e lasciar lievitare in un luogo caldo per almeno 2 ore, o fino a quando raddoppia di volume. - Imburrare e infarinare uno stampo per Pandoro e versarvi l'impasto. - Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 30-40 minuti, o fino a quando il Pandoro è dorato e cotto all'interno. - Una volta raffreddato, spolverare il Pandoro con abbondante zucchero a velo prima di servirlo. Preparare il Pandoro in casa può essere una gratificante tradizione natalizia che unisce la famiglia nella gioia della cucina e del gusto. Con la sua storia affascinante, le curiosità divertenti e il suo irresistibile sapore, il Pandoro continua a essere un simbolo di festa e condivisione durante le festività. Read the full article
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" Giunto quasi alla fine della sua vita, malatissimo, [Francesco d'Assisi] sapeva di non poter più rivedere quelle terre lontane verso cui si era mosso con tanto entusiasmo; la rinuncia non chiude interamente in negativo i suoi sogni di evangelizzazione ecumenica, perché porta a un ripensamento e a un diverso recupero di quel grandioso progetto. Non ci sono luoghi o interlocutori privilegiati: il presepio di Greccio spegne il bisogno del viaggio verso la Terrasanta e della sua difesa; non c'è bisogno di attraversare il mare per vibrare d'emozione né di imporre la fede, ritenuta la vera, con le armi e la violenza. Betlemme è ovunque, anche a Greccio, perché deve essere prima di tutto nei cuori: «Quasi nova Bethlehem de Graecio facta est», Greccio è divenuta una nuova Betlemme.
Tommaso [da Celano] insiste sulla gioia mai provata prima, né dai fedeli, né dal sacerdote, evidentemente incapace anche lui, prima della predica di Francesco, di intendere profondamente il mistero che sta celebrando. Di fronte alle carenze del clero, alla tiepidezza della fede dei cristiani, gli uni e gli altri immemori del sacrificio divino, il Bambino ha gli occhi chiusi, dorme di un sonno prossimo alla morte. Se gli infedeli non hanno conosciuto Cristo, i cristiani lo hanno dimenticato. "
Chiara Frugoni, Vita di un uomo: Francesco d'Assisi, introduzione di Jacques Le Goff, Einaudi (collana ET Saggi n° 824), 2006⁶; pp. 113-114.
[Prima edizione: 1995]
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Un Film tra Calcio e Medioevo: Il Viaggio nel Tempo che Cambia Tutto. La Storia di un Giovane Calciatore che Tenta di Correggere una Partita e Finisce nel Medioevo
Il cinema ha esplorato innumerevoli volte il tema del viaggio nel tempo, spesso mescolandolo a storie inaspettate e affascinanti.
Il cinema ha esplorato innumerevoli volte il tema del viaggio nel tempo, spesso mescolandolo a storie inaspettate e affascinanti. Immaginate un film in cui un giovane appassionato di calcio, desideroso di rivivere una partita persa, utilizza una macchina del tempo, ma un errore tecnico lo catapulta nel medioevo! Un mix di avventura, commedia e riflessione su come il passato e il presente possano…
#Alessandria today#calcio e medioevo#cinema e viaggi temporali#comicità storica#commedia avventura#commedia di malintesi#commistione storia e sport#conflitti temporali#conflitto epocale#connessione tra epoche#cultura medievale#desiderio cambiare passato#epoche a confronto#errore teletrasporto#errori del passato#errori temporali#film crescita personale#film di avventura#film educativi#film fantasy#film per appassionati di calcio#film per ragazzi#film sportivo#film storici e comici#film storico comico#film su teletrasporto#film viaggi nel tempo#filosofia del tempo#giovane calciatore medioevo#Google News
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La Piramide Cestia è una tomba romana a forma di piramide di stile egizio costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C. Si trova nelle immediate adiacenze di porta San Paolo ed è inglobata nel perimetro del posteriore cimitero acattolico, costruito tra il XVIII e il XIX secolo.
Molti visitatori che visitano Roma restano stupiti nel vedere una piramide in stile egizio alta 36 metri, con una base quadrata di circa 30 metri per lato. In realtà questo monumento è testimone di una storia molto antica e leggende misteriose.
Fu costruita per essere il mausoleo di Gaius Cestius Epulo, un facoltoso romano. La forma del monumento funebre deriva da una moda molto in voga all'epoca romana, infatti, nel 30 A. C., l'Egitto divenne una provincia romana e si iniziarono ad erigere costruzioni piramidali nella capitale dell'Impero Romano. Caio Cestio decise così di farsi costruire la propria tomba a forma di piramide al di fuori della città, lungo la via Ostiense.
La Piramide Cestia è l'unica sopravvissuta fino alla nostra epoca di quelle costruite a Roma, oltre all'obelisco di Piazza Montecitorio. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano.
In realtà, a ben vedere la Piramide Cestia presenta una struttura leggermente diversa dalle piramidi egizie. In particolare la punta è più acuta rispetto alle piramidi originali, probabilmente a causa dei materiali utilizzati dai romani. La differenza di forma potrebbe derivare anche dal fatto che i costruttori romani presero come modello di riferimento le piramidi nubiane, più appuntite rispetto a quelle di Giza.
Intorno a questo luogo, così suggestivo, si sono create delle leggende misteriose. Nel Medioevo si pensava, infatti, che i due mausolei fossero le tombe dei due fondatori, Romolo e Remo. Questa credenza è andata avanti fino a quando, nel 1600, all'interno della Piramide di Cestia è stata rinvenuta un'iscrizione che faceva riferimento a Gaius Cestius Epulo.
La Piramide Cestia è visitabile nel suo interno solo con un permesso speciale.
(Fonte, Angela Di Francesca ,Foto e Notizie storiche)
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Ho fatto ricerche e:
ibri/Storie/Racconti per bambini
*"Il cavaliere inesistente" di Italo Calvino**
- Una storia surreale e affascinante che esplora il concetto di identità attraverso le avventure di un cavaliere medievale che non esiste fisicamente.
*"Il Medioevo raccontato ai bambini" di Carlo Scataglini**
- Un libro che introduce i bambini alla storia e alla cultura del Medioevo in modo semplice e coinvolgente.
*"Storie della buona notte per bambine ribelli - Il Medioevo" di Elena Favilli e Francesca Cavallo**
- Parte della serie di "Storie della buona notte per bambine ribelli", questo volume include racconti di donne straordinarie del Medioevo.
👋🏻
Grazie mille 🥰
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L’#ALMANACCO DEL GIORNO
Il 10 Settembre, nel possibile anniversario della sua morte ad Evesham, in veneranda età, si ricorda Lady Godiva (990-1086?), — nome latinizzato dell'anglosassone Godgifu, cioè "dono del Signore" — vedova del conte Leofrico di Mercia (968-1057).
I. LA LEGGENDA
Secondo la tradizione popolare, in gioventù la bellissima Godiva aveva preso a cuore il destino della popolazione di Coventry, che pativa le tasse oppressive imposte dal conte suo marito. La contessa gli aveva chiesto più volte di ridurle, ma il marito aveva sempre rifiutato, finché — stanco delle sue suppliche — le aveva scherzosamente garantito che, se avesse cavalcato nuda nelle vie della città, avrebbe dato ascolto alla sua richiesta. La buona contessa, prese invece alla lettera le sue parole, aveva cavalcato nuda per le vie di Coventry.
II. ALTRE VERSIONI
Secondo una versione del XIII Secolo della storia, ella aveva attraversato la città durante il mercato, sotto gli occhi di tutti, scortata da due guardie.
Versioni successive della leggenda avrebbero invece riferito che il conte avrebbe emesso proclama dove si ordinava a tutti di chiudersi in casa, tenendo chiuse porte e finestre, mentre i lunghi capelli della contessa l'avrebbero coperta come un vestito. Soltanto una persona in città, un sarto detto Peeping Tom, avrebbe disobbedito, praticando un foro in una persiana per poter vedere il passaggio di Godiva, ma rimanendone cieco.
In ogni caso, alla fine, il conte aveva mantenuto la sua parola e abolito le tasse più onerose.
III. LA VECCHIAIA
Secondo quanto riportato nel "Domesday Book", una sorta di registro censorio voluto nel 1085 dal nuovo Re d'Inghilterra Guglielmo I il Conquistatore (1022-1087), sembrerebbe che Lady Godiva fosse tra i pochi anglosassoni e l'unica donna a rimanere un'importante proprietaria terriera anche dopo la conquista normanna del 1066.
IV. LE FONTI PRIMARIE
Oltre al citato "Domesday Book", le principali fonti primarie sulla vita di Lady Godiva sono il "Chronicon ex chronicis" di Fiorenzo di Worchester (†1118), i "Flores Historiarum" di Ruggero di Wendover (†1236) e le "Chronica majora" di Matteo di Parigi (1200-1259).
V. I TESTI CONSULTATI
Per la redazione di questo articolo sono state consultate varie fonti, tra cui si menzionano la voce "Lady Godiva" dell'Enciclopedia "Britannica", "Countess Godiva", di Cecilia Parsons, "The historical Godiva", di Octavia Randolph, e la voce "Lady Godiva" della "Encyclopædia Romana" di James Grout.
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[Nell'immagine: Lady Godiva in un dipinto del pittore inglese John Collier (1850-1934)]
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#storia #Medioevo #feudalesimo #almanacco1009
#LadyGodiva #LeofricoDiMercia #PeepingTom #Godiva #Leofrico #Mercia #Coventry
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𝙲𝚘𝚖𝚎 𝚍𝚒𝚌𝚎𝚟𝚘, 𝚕'𝚊𝚝𝚝𝚞𝚊𝚕𝚎 𝚙𝚘𝚙𝚘𝚕𝚘 𝚒𝚜𝚛𝚊𝚎𝚕𝚒𝚊𝚗𝚘, 𝚗𝚘𝚗 𝚎̀ 𝚕𝚘 𝚜𝚝𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝙼𝚘𝚜𝚎́ 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚘̀ 𝚟𝚒𝚊 𝚍𝚊𝚕𝚕'𝙴𝚐𝚒𝚝𝚝𝚘. 𝙰𝚗𝚍𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚊 𝚟𝚎𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚌𝚑𝚒 𝚜𝚘𝚗𝚘...
💎I SIONISTI NON SONO EBREI (1a parte)
I Kazhari Aschenaziti sono i creatori del Sionisto anti-ebraico. Dicono di essere ebrei ma non lo sono (Apocalisse 2:9; 3:9). Il loro credo religioso si basa sul Talmud infarcito di orrori e non sulla Bibbia. Aschenaz o Ashkanaz identificava la Germania, mentre nella "tavola dei popoli" (Genesi 10:3) e in un passo di Geremia (51:27) è il nome della popolazione discendente da Iafet, stanziata a N della Siria in un territorio che coincide pressapoco con l'attuale UCRAINA.
I banchieri che controllano la finanza e le banche (Rothschild, Rockefeller, Warburg, Morgan, Dupont, Goldman, Sachs, Lehman, Sassoon, Kuhn, Loeb, Shiff, ecc.) sono aschenaziti; così come sono aschenaziti i loro burattini (Mark Zuckerberg, Bill Gates, Jeff Bezos, Elkann, Soros, ecc.). Gli aschenaziti sono discendenti di Iafet e non di Sem come i veri Ebrei (Genesi 10:3) - erano adoratori di Moloc e si infiltrarono all'interno dell'ebraismo modificandolo e creando il sionismo.
I SIONISTI NON SONO EBREI (2a parte)
I Cazari (ebraico sing. Kuzar כוזרי) sono una confederazione di popolazioni turche seminomadi originarie delle steppe dell'Asia Centrale in cui confluirono elementi slavi, iranici e i resti dei Goti di Crimea. Nel VII secolo fondano il Khanato di Khazaria nelle regioni più sud-orientali dell'Europa, vicino al Mar Caspio ed al Caucaso. Oltre alla regione oggi chiamata Kazakistan il khanato comprende anche parti dell'Ucraina, l'Azerbaigian, il sud della Russia e la penisola di Crimea. Intorno al periodo di fondazione del khanato molti Cazari si convertirono al giudaismo. Il nome 'Cazari' che essi stessi si sono dati proviene da un verbo in lingua turca che significa "vagabondare". L'ipotesi che il giudaismo fosse la religione prevalente dei Cazari è dovuta allo studioso Arthur Koestler, il quale propose che i cosiddetti Ashkenaziti fossero in realtà i discendenti dei Cazari che abbandonarono le loro terre a causa delle devastazioni Mongole, rifugiandosi nell'Europa orientale, per lo più nei territori dell'attuale Polonia, Ungheria e Ucraina; cioè i territori più toccati dallo sterminio nazista. Questi, non appartenendo ad alcuna delle 12 tribù di Israele, sono definiti nel libro di Koestler La tredicesima tribù.
Gli ebrei aschenaziti (o ashkenaziti), detti anche ashkenazim, sono i discendenti, di lingua e cultura Yiddish, delle comunità ebraiche stanziatesi nel medioevo nella valle del Reno. Ashkenaz era infatti il nome, in ebraico medievale, della regione franco-tedesca del Reno; e aschenazita significa appunto "germanico". Nel IX secolo l'immigrazione in Germania di numerosi ebrei ashkenaziti dall'Italia Meridionale, dà origine a una parte consistente delle numerosissime comunità ashkenazite renane.
Da sempre sono dediti al culto luciferino sotto varie forme (Bafometto, Moloch, Baal, ecc.) che richiede sacrifici di bambini.
Essi sono i primi antisemiti.
Sono i primi antisemiti. I primi anti.Ebrei, infiltratisi nell'ebraismo.
A. Hitler era per metà aschenazita essendo un figlio illegittimo di un Rothschild, così come erano aschenaziti Lenin, Stalin, Marx.
Sembra paradossale, ma il popolo ebraico sono le prime vere vittime del sionismo che viene spacciato per ebraico ma non lo è. La stessa bandiera con la così detta "Stella di Davide", la stella a 6 punte, è un simbolo nazista ed esoterico (2 triangoli sovrapposti e 1 rovesciato) e legata ai culti luciferini degli aschenaziti. Non ha nulla a che vedere né con il re Davide, né con la Bibbia, né con la storia del vero popolo ebraico.
I SIONISTI NON SONO EBREI (3a parte)
Molti conosceranno la storia del transatlantico St. Louis che il 13 maggio del 1939 salpò da Amburgo, in Germania, con a bordo 937 passeggeri, quasi tutti ebrei tedeschi in fuga dalle persecuzioni naziste, a cui Stati Uniti, Canada e Cuba rifiutarono l'attracco costringendo la nave a fare ritorno in Germania dove quegli ebrei trovarono la morte. Come mai questi Stati rifiutarono l'asilo? Perché chi muoveva le fila erano i finti ebrei aschenaziti che vogliono distruggere completamente i veri ebrei e appropriarsi dell'ebraismo.
𝙶𝚎𝚜𝚞̀ 𝚎𝚛𝚊 𝚎𝚋𝚛𝚎𝚘 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒𝚘𝚗𝚒𝚜𝚝𝚊 𝚘 𝚊𝚜𝚌𝚑𝚎𝚗𝚊𝚣𝚒𝚝𝚊; 𝙸 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚒 𝚊𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘𝚕𝚒 𝚎𝚛𝚊𝚗𝚘 𝚎𝚋𝚛𝚎𝚒 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒𝚘𝚗𝚒𝚜𝚝𝚒 𝚘 𝚊𝚜𝚌𝚑𝚎𝚗𝚊𝚣𝚒𝚝𝚒.
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Non farò bilanci
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Mi limito a ricordare alcuni punti positivi e altri negativi di quest'anno 2023.
In positivo:
E' stato l'anno che ha aperto gli occhi degli italiani, sul fatto che Giorgia Meloni lavori per la reintroduzione del Medioevo.
Che ogni suo atto politico si iscriva in una visione del potere che ci proietta all'indietro di secoli, ora, non c'è più alcun dubbio.
Che si batta per un potere che ostacola a tutti i livelli il mondo femminile, incarnando con una infinità di provvedimenti e di prese di posizione,una visione maschilista e antiquata delle relazioni.
Che la prima Presidente del Consiglio, donna, eviti volutamente, di presenziare ai funerali di Giulia Cecchettin ( il femminicidio che ha scoperchiato una volta per tutte, la natura violenta e la capillarità di questo tipo di cultura della sopraffazione) e che imponga addirittura di farsi chiamare "IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO", la dice lunga su quanto sia imbevuta di questa decrepita concezione della società (manco che la sua formazione fosse nata sui manuali del giovane Balilla di 90 anni fa!)
Alla donna, secondo questa politicante della Destra neofascista, compete solo il ruolo di fattrice, di madre, di strumento della difesa della razza italiana - come direbbe Lollobrigida. Non quello di persona che aspira ad una propria personale realizzazione umana, economica e professionale.
Che la prima donna che raggiunge una grande responsabilità politica, (invece che battersi per un avanzamento del mondo femminile, faccia approvare provvedimenti penalizzanti proprio come la nuova "Opzione Donna" e sostenga che una ragazza, abbia valore solo in quanto "madre", significa che la società italiana rischia oggi, 2023, una involuzione del tutto antistorica, assimilabile alla restaurazione talebana in Afganisthan.
Una nazione che finisce in mano a degli estremisti radicalizzati che vogliono imporre la loro visione ideologica, a tutti quanti visti ormai come sudditi di un Potere unico, che sceglie lui per tutti, quale sono i ruoli sociali.
L'azione della Meloni, a livello sociale e culturale, si traduce in un regime ideologico e non più in uno Stato Laico come è stato fino ad oggi.
Che le sue politiche non siano altro che un goffo e maldestro tentativo di manomettere la Costituzione Repubblicana per poter reintrodurre un regime autoritario è ormai chiarissimo.
In positivo:
Aver visto finalmente un film "sociale" dentro il panorama asfittico del Cinema Italiano. L'opera di Paola Cortellesi "C'è ancora domani" ha riaperto una stagione di discussione civile e pubblica sui rapporti di potere esistenti all'interno delle relazioni personali.
In positivo :
Aver smascherato definitivamente i bluff del duo Ferragni-Fedez. La loro pochezza umana e morale. Il cinismo tipico di questa figura del tutto finta e tossica dell'influencer.
In positivo :
Aver partecipato alla poderosa reazione delle piazze italiane in tema di parità di genere e lotta agli schemi del Patriarcato, in occasione della giornata del 25 novembre, proprio per fare rumore e per smentire la passività a cui ci vorrebbero condannare questi nostri governanti inadeguati.
In negativo:
Il persistere di ben due violentissimi conflitti contrassegnati da intollerabili crimini di guerra rimette in discussione tutta la storia europea e gli ultimi 70 di pace dei paesi occidentali.
In negativo:
La conferma in questo ultimo anno, degli effetti catastrofici del Cambiamento climatico, che non è più solo un dibattito della Comunità scientifica, ma un evento concreto, materiale, che ora tocca gli interessi economici e direttamente la vita delle persone.
Nelle alluvioni di maggio della Romagna e in quella della Toscana, abbiamo tutti preso coscienza, di cosa sia l'effetto di una Natura fuori controllo. Finalmente, comprendiamo che ciò che si ostinava a ripetere in ogni ambito, Greta Tumberg e cioè che "NON C'È PIÙ TEMPO", non era un semplice slogan, ma una drammatica verità.
I Gretini veri erano dunque i vari Nicola Porro, Vittorio Feltri, Giuseppe Cruciani e Belpietro con il loro arrogante negazionismo.
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AUGURI A TUTTI PER UN 2024 PIÙ SERENO E PIÙ COSTRUTTIVO.
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