#Storia del Medio Oriente
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" La globalizzazione ha compromesso la stabilità di numerosi regimi autoritari, dalla Libia alla Siria all’Iraq, facendo prendere coscienza ai popoli delle proprie condizioni politiche. La caduta di Gheddafi nel 2011 si è tradotta in un vuoto politico che milizie tribali rivali – dai liberali agli islamisti della linea dura – hanno riempito con la paura. La violenta reazione alla Primavera araba siriana e alla sollevazione dei sunniti iracheni ha creato un vuoto analogo. L’obiettivo comune dei tanti gruppi armati che l’hanno riempito è la conquista del potere politico ed economico in vista di uno sfruttamento, non della creazione di uno stato democratico né di una nuova nazione nel senso moderno della parola. Al contrario, l’anarchia è il terreno più fertile per il saccheggio delle risorse e lo sfruttamento delle persone. Il processo di degenerazione e crollo dello stato è quindi la causa ultima del carattere premoderno dei conflitti odierni, ed è un fenomeno sempre più legato a fattori economici, al drastico impoverimento di vaste regioni e popoli. La globalizzazione ha portato la prosperità in alcune aree, come la Cina o il Brasile, e la povertà in molte altre, come il Medio Oriente e parti dell’Africa. La crisi dello stato in Africa è legata in parte agli allarmanti mutamenti climatici, in parte alla corsa dei paesi ricchi per accaparrarsi le risorse del continente. In Medio Oriente altri fenomeni hanno contribuito a questo impoverimento."
Loretta Napoleoni, ISIS - Lo Stato del terrore. Chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo, traduzione di Bruno Amato, Feltrinelli, 2014¹; pp. 109-110.
[Edizione originale: The Islamist phoenix : The Islamic State and the redrawing of the Middle East, Seven Stories Press, New York, 2014]
#Loretta Napoleoni#ISIS - Lo Stato del terrore#medioriente#Storia del Medio Oriente#Storia del Medioevo#Stato Islamico#Età delle invasioni#letture#leggere#terrorismo islamico#Storia della civiltà islamica#imperialismo americano#saggi#globalizzazione#rivoluzioni colorate#amministrazione obama#Facebook#guerra per procura#terrorismo#rivoluzioni#Primavere arabe#democrazia#libertà#saggistica#relazioni internazionali#mondo#Siria#Iraq#Palestina#Libano
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Non so molto su Hamas ma io mi stavo riferendo agli occidentali sionisti che usano i crimini di Hezbollah contro loro
Forse non sai la storia del guerra civile in Siria ma questo è quanto, la Siria (paese confinante sia con il Libano sia con Israele) è governata dal dittatore Bashar al-Assad, lui è molto odiato e corrotto (ma è anche pro-Palestina perciò), nel 2011 c'è stata una rivoluzione in Siria per toglierlo di mezzo e instaurare un governo democratico, questa rivoluzione è diventata una guerra civile tra il governo di Assad e le forze ribelli, dato che il lato di Assad stava perdendo e che Assad è un importante alleato della Russia e dell'Iran, questi ultimi hanno mandato Hezbollah (anche loro recipienti di aiuti militari ed economici di RU+IR, anche se la storia dietro la loro alleanza è abbastanza complicata) a schiacciare le forze ribelli, Hezbollah è considerato il più potente esercito non-statale al mondo e hanno praticamente salvato il culo di Assad senza problemi (ed anche forze militari russe e iraniane sono state mandate), queste sono solo un paio delle interferenze straniere durante la Guerra Civile Siriana (anche l'America, la Turchia, l'Iraq e moltri altri stati ci hanno messo le mani, qui è dove L'ISIS è nata e hanno dichiarato guerra al mondo intero), non per niente quasi 10 milioni di siriani sono scappati dal paese per sopravvivere
In questa guerra migliaia di civili, uomini, donne e bambini siriani sono morti, molti uccisi dalle forze Hezbollah e russe per mantenere un dittatore al potere, questo gli ha resi estremamente odiati in certe parti del mondo arabo, ed io sono d'accordo con loro, fanculo Assad e i suoi amico, ma non sopporto quando le loro tragedia viene usata da occidentali sionisti anti-Hezbollah che gli odiano perché posano una minaccia all'IDF e non perché se ne fregano veramente degli innocenti civili siriani, la maggioranza di siriani sono pro-Palestina, e vogliono che la Siria, il Libano e la Palestina siano libere, pacifiche e democratiche
Comparated to twitter it's so much easy finding zionists on this site, you see a repost of tweet made by an arab saying something like "hey isn't kinda fucked that Hezbollah are being treated like the heroes of Middle East after all the shit they did?" and then you check the TUMBLR account that reposted it and they will always a have a tag like #palestinians_deserve_to_be_raped
#non so se sapessi sto fatto ma è molto importante per capire la lunghissima storia di hezbollah#loro non sono gli eroi del medio oriente. ma sono sicuramente il male minore tra loro e l'IDF
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Un anno dopo la falsa libertà dell’indifferenza | il manifesto
Pubblicato circa 12 ore fa
Edizione del 6 ottobre 2024
# Mario Ricciardi
«La storia conosce molti periodi di tempi bui in cui lo spazio pubblico è stato oscurato e il mondo è diventato così esposto al dubbio che le persone hanno cessato di chiedere alla politica niente altro se non che presti la dovuta attenzione ai loro interessi vitali e alla loro libertà personale. "
Sono parole di Hannah Arendt, scritte nel settembre del 1959, in occasione del conferimento del premio Lessing, ma rimangono attuali ancora oggi.
Le riflessioni di Arendt erano in parte ispirate dalla sua esperienza di ebrea apolide, sfuggita alla persecuzione nazista e alla Shoah, ma non avevano un carattere esclusivamente retrospettivo, e neppure riferito soltanto allo sterminio degli ebrei. L’oscuramento dello spazio pubblico cui allude Arendt è una condizione che deriva dall’impoverimento del tessuto connettivo da cui dipende la politica nel suo senso più nobile, che non la riduce al nudo uso della forza, ma si alimenta invece nel dialogo e nel confronto tra i cittadini di una repubblica.
Nei tempi bui il conflitto sociale, che è un fattore essenziale di una democrazia sana, perde il proprio carattere positivo, di espressione della pluralità delle opinioni e della parzialità delle verità che esse esprimono, e lascia il posto a contrapposizioni identitarie, e alla fuga dalla politica di ampi settori della popolazione, che si rifugiano nel culto esclusivo dei propri interessi e della propria libertà personale, priva di alcun collegamento con l’azione collettiva.
Chi si sente minacciato – i perseguitati, gli oppressi – cerca soltanto la compagnia di chi condivide lo stesso destino, e chi si trova invece in una condizione di relativa sicurezza vive sovente come un esiliato in patria, coltivando una visione individualista della vita e degli scopi che essa si prefigge. In una situazione del genere è inevitabile che si perda la sensibilità nei confronti delle ingiustizie che colpiscono gli altri, quelli che non appartengono alla nostra cerchia, e che si finisca per accettare come un fatto la prevalenza del forte sul debole.
In gioventù Arendt aveva conosciuto questo atteggiamento di acquiescenza nel modo in cui tanti tedeschi, persone in molti casi colte e ben educate, scelsero semplicemente di ignorare «la chiacchiera intollerabilmente stupida dei nazisti». Noi lo vediamo oggi nel modo in cui molti voltano lo sguardo dall’altra parte mentre c’è chi ripropone una visione suprematista e violenta dei “valori” della società occidentale, negando l’umanità delle vittime innocenti dei bombardamenti a Gaza e in Libano.
Un anno di guerra
A un anno dal 7 ottobre questa forma di cecità morale si manifesta nel ricordare la vittime dell’attacco di Hamas solo per tentare di giustificare la reazione, sproporzionata e illegale, del governo Netanyahu, e nel disinteresse nella sorte degli ostaggi israeliani, molti dei quali sono morti o rischiano di morire come “danni collaterali” di una guerra che potrebbe estendersi a tutto il Medio Oriente a servizio di un disegno politico di pura potenza.
Chi potrebbe permettersi di coltivare l’altruismo e l’apertura verso il prossimo rinuncia a farlo, lasciando il campo aperto a una guerra in cui tutti si considerano aggrediti, nessuno è in grado di riconoscere le ragioni altrui, ma una parte può mettere in campo una forza militare di gran lunga superiore, e non si fa alcuno scrupolo di usarla in modo indiscriminato, non per colpire il nemico, ma per punire un intero popolo. All’orizzonte c’è la concreta possibilità che si compia un genocidio, perpetrato dalle vittime di ieri che hanno scelto di farsi carnefici.
Dopo un anno persino chi ha criticato in modo più convinto le scelte del governo Netanyahu corre il rischio di soccombere al senso di impotenza, alla difficoltà che si incontra nel far sentire la propria voce di dissenso superando gli ostacoli e le intimidazioni provenienti da chi è convinto che lasciare mano libera all’uso indiscriminato della forza da parte di Israele soddisfi un “superiore” interesse strategico, e sia utile per puntellare una sempre più fragile egemonia.
Lasciare sole le vittime – i palestinesi, i libanesi, gli israeliani che hanno ancora il coraggio di opporsi alle scelte del proprio governo – è una tentazione ricorrente, per rifugiarsi nello spazio ristretto, ma per alcuni soddisfacente, del proprio interesse e della propria libertà. La lezione che ci trasmette Hannah Arendt e che, così facendo, ci stiamo incamminando sulla stessa strada percorsa nel secolo scorso dai tedeschi che scelsero di ignorare la «volgarità» nazista.
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Ghali questa volta ha sbagliato a dire "stop al genocidio" durante il festival di Sanremo. La musica, la notorietà, non sono fatte per quello. E' molto più interessante il litigio nella casa del Grande Fratello. Anche Dargen D'Amico ha sbagliato ha dire che il nostro silenzio è "corresponsabilità" è molto più importante la storia del ballo del Qua Qua. Perchè un'artista dovrebbe parlare di botti che tutte le notti lasciano soli orsacchiotti? Perchè di un babbo che corre con un bimbo freddo in braccio, tenendolo avvolto in uno straccio, ne parlano gli artisti? Lasciamolo fare ai giornalisti, gli stessi che quando intervistano un giovane musicista, in un modo brutale, ci tengono a ricordare che è meridionale. Gli artisti hanno sbagliato ad utilizzare un palco così importante per parlare di quello che accade in Medio Oriente, è molto più facile leggere a Domenica In il comunicato di un'amministratore delegato che cita la strage di Hamas ed i lutti e si scusa con "parole che condividiamo tutti". Non a nome mio. Sentiamo in continuazione discorsi che parlano di Dio, ma in questi discorsi sento solo io, io e mio. E non basterà un po' di censura in televisione, per zittire le urla di mamme che si gettano nelle fiamme per cercare un bimbo che piange e che brucia, guardando in faccia un sogno che si infrange. In fondo, laggiù non ci sono futuri medici e artisti o avvocati, ci sono solo futuri rovinati. GHALI HA SBAGLIATO, PERCHE' HA FATTO LA COSA GIUSTA. Ma nella stessa Italia mafiosa che nasconde la testa dentro una busta, perché se non vedo te, tu non vedi me, se non guardo la guerra, la guerra non c'è. E se lo dici ad alta voce all'Ariston, dai fastidio e nessuno vuole sapere che al di là del mare è in atto un genicidio. Stronzi.
Pietro Morello
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La bozza di conclusioni uscita dal vertice dei capi di Stato e di governo europei sottolinea la necessità “imperativa” di preparare i cittadini Ue al rischio di guerra “in vista di una futura strategia di prontezza”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, due giorni fa, ha usato le parole di Cicerone, annunciando esplicitamente: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra”. E la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che aveva ulteriormente chiarito: “Il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare, sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”.
Il testo sottolinea anche la necessità di sviluppare un piano per una preparazione militare-civile coordinata e rafforzata, insieme a una gestione strategica delle crisi, considerando l’evoluzione del panorama delle minacce. Ciò che rende questa situazione ancora più tangibile è il fatto che questo appello è inserito nella sezione “militare” del documento. È un chiaro segnale che l’Unione Europea si sta preparando all’eventualità di un conflitto armato. Tanto che lo stesso Borrell ha invitato ad abbassare un pò i toni per “non spaventare i cittadini europei”.
Il nuovo strumento di assistenza militare all’Ucraina da 5 miliardi è stato approvato e sul tavolo dei leader c’è la anche la proposta sull’uso dei profitti degli asset russi per comprarci armi e munizioni fa fornire a Kiev. Dal febbraio 2022 la UE e i suoi Stati membri hanno fornito o impegnato oltre 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, di cui 33 miliardi in aiuti militari.
Ma a rendere il tutto ancora più inquietante è lo spettro del casus belli che potrebbe portare i paesi europei alla guerra con la Russia.
“L’Europa ha bisogno dell’effetto Pearl Harbour, di uno shock devastante che ne scuota le democrazie, polverizzi la trincea di dubbi, egoismi ed esitazioni infinite, costringendola ad agire con il consenso delle sue opinioni pubbliche”. A scriverlo una veterana del Sole 24 Ore, l’editorialista Adriana Cerretelli che da anni segue la politica europea per il principale quotidiano economico italiano.
“Dietro garanzia di anonimato il nostro interlocutore, politico europeo di alto rango, evoca l’attacco a sorpresa del Giappone alla base navale americana nel Pacifico, quello che nel 1941 ruppe la neutralità degli Stati Uniti, facendone dal giorno dopo i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale a fianco dell’Europa democratica contro la Germania di Hitler”.
La Cerretelli scrive su Il Sole 24 Ore del 20 marzo che il vertice del Consiglio europeo in corso a Bruxelles “è il secondo vertice europeo di guerra dopo quello che due anni fa si tenne a Versailles”.
L’editorialista sottolinea come ci siano ancora divergenze in seno all’Unione Europea ma che “la certezza dell’instabilità continentale, l’esplosione del Medio Oriente dopo il massacro del 7 Ottobre, lo shock di novembre se l’America optasse per il ritorno di Trump, salvo sorprese antieuropeo, antiNato e filo-Putin, hanno prodotto profondi ripensamenti”.
Secondo la Cerretelli l’invio di «soldati sul campo», evocato dalla Francia di Macron e sconfessato a metà dopo il no generale, non è sparito dai radar. Come la questione dei missili tedeschi Taurus, che per il cancelliere Scholz è «prudente» non dare agli ucraini ma per altri sono un deterrente indispensabile.
In Europa, dove in alcuni paesi torna la coscrizione obbligatoria, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella consueta lettera di invito ai 27 paesi membri della Ue, ha scritto che: “Siamo di fronte alla più grande minaccia alla nostra sicurezza dalla Seconda Guerra mondiale, è tempo di fare passi concreti”. E poi ha citato Cicerone: “se vuoi la pace prepara la guerra”.
La storia insegna molte cose, anche come cominciano le guerre. Più difficile è sapere in anticipo come vanno a finire e di solito finiscono male per molti.
Fermiamoli, con ogni mezzo necessario!!
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UN AFRICANO PONE ALCUNE DOMANDE INQUIETANTI SULL’ISLAM
Far eguagliare Cristianità biblica con razzismo verso i neri è in ogni modo assurdo. Dobbiamo ricordare che Mosè, il profeta, sposò una donna africana .
Shulamit nel cantico dei cantici era nera e africana e bellissima. Il Dio della Bibbia odia il razzismo.
Ora quello che mi sconcerta è sapere che i neri nel mondo stanno cadendo così facilmente in quella che credo sia una reale religione razzista: l’Islam.
L'islam odia i neri. Nessun nero entrera' nel paradiso in quanto nero!
Come africano sono anche molto sconcertato dalla mancanza di ricerca storica equilibrata fatta dai neri riguardo agli africani.
Sappiamo che nel Nord Africa l’intera regione Sahariana del Marocco, della Libia, dell’Algeria e dall’Egitto fino al Sudan e all’Etiopia era cristiana prima che l’Islam arrivasse e distruggesse le chiese locali. Perché non sentiamo parlare di questo nella storia?
E consideriamo questo: l’Africa ha dato origine a grandi pensatori come Agostino da Hippo (Algeria), Clemente e Anastasio d’Egitto e Tertulliano di Cartagine (Tunisia), mentre l’Etiopia ha avuto la prima chiesa africana totalmente indipendente dall’Europa (Atti 8).
Trovo infatti molto interessante che la chiesa africana sia stata costituita prima di quanto non lo sia stata la chiesa in Gran Bretagna, in Canada, negli Stati Uniti, in Spagna, etc. Così, perché non sentiamo parlare di questa chiesa africana? E perché non vediamo tracce di questa oggi?
La storia del Sudan è un ottimo esempio. Prima dell’invasione musulmana del 1275 d.C. operata dall’islamico Mamluks d’Egitto, il Sudan aveva tre mini stati cristiani chiamati: NOBATIA, nel Nord, la cui capitale era Qustul. MAKURIA, la cui capitale era la vecchia Dondola. ALODIA, o ALWA, la cui capitale era Soba.
Queste tre regioni cristiane dal 300 d.C. al 1500 d.C. avevano la loro propria lingua scritta, avevano grandi centri di apprendimento, di commercio internazionale con l’Egitto, l’Etiopia e altri stati del Medio Oriente e inviavano missionari negli altri stati africani (vedi K. Milhasowski, FARAS, vol. 2, Poland 1965 per una documentazione storica e archeologica maggiore di questi stati).
Ma tutto questo fu distrutto dagli invasori musulmani nel 1295 d.C. non dai colonizzatori europei! Lo stesso tipo di distruzione massiccia
successe in tutta l’Africa, ma mai abbiamo sentito attribuire la responsabilità ai musulmani. Perché?
E non è finita... Nel 1990 il Sudan, nel Nord-Est dell’Africa ha subito la guerra gihad musulmana durante la quale migliaia di cristiani e non credenti sono morti per crocifissione o hanno subito l’amputazione di una mano e di un piede a lati opposti. E’ solo accidentale che troviamo nel Corano, Sura 5:33, la menzione di questa pratica?
UNA DOMANDA INQUIETANTE CHE RIGUARDA LO SCHIAVISMO MUSULMANO
E questo mi porta a fare delle considerazioni a proposito della schiavitù. I musulmani dicono che è solo un fenomeno cristiano.
Mentre l’Impero Britannico aboliva la schiavitù sotto la pressione di cristiani britannici come David Livingston e William Wilbeforce, i musulmani arabi schiavizzavano gli africani (i.e. seguendo la promessa di Allah riguardante “i prigionieri che la tua giusta mano possiede” dalla Sura 4:3). Non hai letto a proposito dell’isola di Zanzibar e Pembe nell’Africa Orientale durante il XIX secolo?
Oppure non hai mai chiesto perché gli stati musulmani non sono mai stati coinvolti nel movimento per l’abolizione della schiavitù?
Mentre gli europei erano impegnati con la tratta degli schiavi per poche centinaia di anni, l’esistenza del traffico di schiavi africani era stata ben solidificata già mille anni prima.
L’affermazione musulmana che attribuisce l’intera colpa per l’invenzione e la pratica della schiavitù dei neri alle porte dell’Europa cristiana è semplicemente non attendibile. Entrambe le società greca e romana erano state schiaviste: per la maggior parte i loro schiavi erano caucasici. Infatti la parola schiavo deriva da'' slavo''. Robert Hughes nel suo saggio “The Traying of America” apparso sul Time Magazine il 3 febbraio 1992 corregge questa falsa affermazione quando dice:
“La tratta degli schiavi, così come il mercato nero, era una invenzione araba sviluppata dai commercianti con la collaborazione appassionata dei neri africani. Fu istituzionalizzata con la più implacabile brutalità secoli prima che l’uomo bianco apparisse nel continente africano e continuo per lungo tempo dopo che il mercato di schiavi in Nord Africa era stato definitivamente annientato... Nulla negli scritti del profeta (Maometto) vieta lo schiavismo, per questo divenne un business dominato dagli arabi. E il traffico di schiavi non sarebbe esistito senza la collaborazione di stati tribali dell’Africa, edificati sulla scorta di prigionieri generati dalle loro implacabili guerre. L’immagine promulgata dalle fictions moderne come Roots, radici, in cui degli schiavisti bianchi irrompono con coltellacci e moschetti nella tranquilla vita dei villaggi africani, è molto lontana dalla verità storica. Un sistema di marketing fu mantenuto sul posto per secoli e la sua scorta fu controllata dagli africani. Non svanì neppure con l’abolizione.
Il mercato di schiavi che riforniva gli Emirati Arabi era ancora operante a Djibouti nel 1950 e sino al 1960 la tratta degli schiavi era rigogliosa in Mauritania e in Sudan. Ci sono ancora cronache di traffici di schiavi nel Nord della Nigeria, Ruanda e Niger.”
I musulmani sostengono che il cristiano occidentale spera di controllare l’Africa. Ora, perché a noi africani non deve piacere “la cultura della Coca-Cola” dell’Occidente, ma dobbiamo essere obbligati a vestirci con gli abiti arabi del VII secolo da quando l’Islam ha preso piede? Cosa c’è che non va nei miei bei abiti africani? E perché i musulmani neri dell’Africa devono pregare rivolti verso una città saudità: la Mecca? Perché non rivolti verso una città locale come Nairobi o Lusaka etc. Chi è che domina? Io pensavo che Dio fosse ovunque e che colui che prega dovesse rivolgersi verso di Lui che vive nel cielo sopra la terra. Ricorda, Dio, la verità, ha detto una volta: “Voi siete di quaggiù, Io sono di lassù.”
Inoltre perché ci è richiesto di leggere la parola di Dio e di parlargli solo in arabo? Dio non è forse capace di capire il mio dialetto africano? Grazie a Dio oggi la Sacra Bibbia è tradotta in più di 2000 lingue parlate nel mondo, perché io so che il mio Dio è capace di parlare ogni lingua. Questo non è un problema per Lui.
CONCLUSIONE
La lettera è stata scritta per amore, amore per la verità anche quando ferisce. La Bibbia ci dice che noi africani abbiamo una grandissima eredità che a volte nella storia ci è stata rubata. Dio è il nostro Creatore e crede in noi. Dopo tutto scelse Adamo ed Eva per essere i primi genitori degli africani.
Dio ha anche usato l’Africa per altri scopi, come permettere all’Egitto di essere un rifugio per gli ebrei al tempo di Giuseppe (Genesi 39-50).
L’Etiopia, altro stato africano, ha posseduto la Bibbia nella sua propria lingua per molti secoli, anche prima che l’Islam nascesse.
Ci è detto a proposito del Regno dei cieli futuro: “Molte nazioni sono qui,” inclusi gli africani (Apocalisse 21:24).
Diversamente dal Dio del Corano Dio non ordinò mai ad alcun cristiano di uccidere per Lui o di prendere “i prigionieri che la tua mano destra possiede”. Ad ognuno è stata data la possibilità di sceglierLo o rifiutarLo. Dio ci ha dato il libero arbitrio, non siamo sottomessi a Lui come nell'islam!!
Attraverso tutta la Bibbia troviamo che Dio salva tutti coloro che credono nel Suo nome . Questo include l’Etiopia di Geremia 38-40 e l’Etiopia e oggi include me e te.
Ora che io ho posto le mie domande, tu poni le tue. Chi mi ha aiutato maggiormente come africano: l’Islam o il Cristianesimo? Devi scegliere saggiamente perché la tua vita dipende da questo.
Fratello Banda
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E se la storia ufficiale del popolo ebraico, costruita e tramandata dagli studiosi, non fosse altro che un mito con cui giustificare l’impresa coloniale dello Stato di Israele?
E se la narrazione che ne propone una storia “unitaria”, descrivendola come un percorso lineare che dall’epoca biblica arriva ai giorni nostri con il ritorno nella terra perduta, fosse il falso ideologico di una storiografia di stampo nazionalista?
Nella sua opera più importante, che ha acceso un ardente dibattito in diversi paesi ed è diventata un best seller, lo storico israeliano Shlomo Sand smonta la teoria dell’esilio forzato a opera dei Romani, sostenendo che gli ebrei discendano da una moltitudine di convertiti provenienti da varie aree del Medio Oriente e dell’Europa orientale.
domande:
è davvero esistito un popolo ebraico che si è preservato per millenni mentre tutti gli altri "popoli" si dissolvevano e scomparivano?
Come e perché la Bibbia, impressionante biblioteca teologica che nessuno sa dire con certezza quando fu redatta o composta, è diventata un libro di storia affidabile per la nascita di una nazione?
L'esilio degli abitanti della Giudea si verificò con la distruzione del secondo Tempio o si tratta di un mito cristiano finito non per caso nella tradizione ebraica?
Se l'esilio non si è mai verificato, che ne è stato della popolazione locale e chi sono quei milioni di ebrei saliti alla ribalta della storia nei luoghi più disparati?
Se gli ebrei dispersi per il mondo fanno tutti parte del "popolo ebraico", quali elementi etnografici accomunano la cultura di un ebreo di Kiev a quella di un ebreo di Marrakech al di là dell'appartenenza religiosa e di alcuni rituali?
la teoria che considera l'ebraismo come un'importante cultura-fede e non un'uniforme cultura-popolo è davvero un suo svilimento come i ferventi sostenitori del nazionalismo ebraico continuano a ripetere da centotrent'anni?
basato su fonti e reperti archeologici, libro che si fa divorare...👍
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I suoi primi anni di vita:
Abu Bakr Siddiq (R.A.) trascorse la sua prima infanzia, come altri bambini arabi dell'epoca, tra i beduini. Nei suoi primi anni, ha giocato con i vitelli e le capre di cammello, e il suo amore per i cammelli gli è valso il soprannome di "Abu Bakr", che significa "il padre del vitello del cammello".
Nasce il 27 ottobre 573 d.c.
Nel 591 d.C. all'età di 18 anni, Abu Bakr (RA) iniziò il commercio e adottò la professione di commerciante di stoffe, che era l'attività della sua famiglia. Ha iniziato la sua attività con un capitale di quarantamila dirham. Negli anni a venire Abu Bakr (RA) viaggiò molto con carovane (treno di cammelli, serie di cammelli che trasportavano passeggeri da un luogo all'altro). I viaggi di lavoro lo hanno portato nello Yemen, in Siria e in molti altri paesi dell'attuale Medio Oriente. La sua attività fiorì e sebbene suo padre fosse ancora vivo, Abu Bakr (RA) venne riconosciuto come capo della sua tribù per le sue numerose qualità come la conoscenza della storia delle tribù arabe (conoscenza genealogica), politica, commercio/affari, la sua gentilezza e molti altri.
Abu Bakr Siddiq (R.A.) è stato straordinariamente virtuoso. Anche prima dell'Islam, si era proibito gli intossicanti. Una volta una persona gli chiese:
"Hai mai bevuto qualcosa di inebriante?"
Abu Bakr (RA) ha risposto:
"Cerco rifugio in Allah, non l'ho mai fatto."
La persona ha chiesto di nuovo:
"Perché?"
Egli ha detto:
"Mantengo il mio onore e preservo la mia dignità".
Abu Bakr Siddiq (R.A.) non si è mai prostrato agli idoli. Una volta in una riunione del Profeta Mohammad (S.A.W.) e dei suoi Sahaba (Compagni), Abu Bakr (R.A.) disse:
"Non mi sono mai prostrato davanti a un idolo. Mentre mi avvicinavo all'età adulta, mio padre mi condusse in una camera di idoli (Kaaba). Suo padre disse: "Questi sono i tuoi grandi dèi elevati". Dopo aver detto questo, mio padre se ne andò per occuparsi di qualche altra faccenda, io mi avvicinai a un idolo e dissi: "Ho fame, puoi darmi da mangiare?" Non ha risposto, ho detto: "Ho bisogno di bei vestiti, me li dia". Non ha risposto. Gli ho lanciato sopra un sasso ed è caduto». Da allora in poi, Abu Bakr (RA) non è mai andato nella camera degli idoli nella Kaaba per pregare gli idoli".
Anche prima dell'Islam, Abu Bakr Siddiq (RA) ha ottenuto grandi valori, alta etica e buoni comportamenti all'interno della società ignorante. Era ben noto tra la gente della Mecca come leader sugli altri nella moralità e nei valori. Pertanto, non era mai stato scartato o criticato per alcuna carenza nella tribù dei Quraish.
La sua accettazione dell'Islam:
Abu Bakr Siddq (R.A.) ha accettato l'Islam dopo una lunga ricerca della vera religione. Infatti, Abu Bakr (R.A.) è stato il primo uomo a rispondere e credere nel Profeta Mohammad (S.A.W.). La sua immediata accettazione dell'Islam fu una conseguenza dell'incrollabile amicizia con il Profeta Mohammad (S.A.W.). Abu Bakr (R.A.) conosceva il Profeta (S.A.W.) come una persona sincera, onesta e nobile, che non è mai stato falso con le persone, quindi come potrebbe essere falso con Allah?
Quando Abu Bakr (R.A.) abbracciò l'Islam, il Profeta (S.A.W.) fu felicissimo, poiché Abu Bakr (R.A.) era una fonte di trionfo per l'Islam, grazie alla sua intimità con la tribù Quraish e al suo carattere nobile che Allah lo ha esaltato.
In effetti, Abu Bakr Siddiq (RA) aveva sempre dubitato della validità dell'idolatria e aveva pochissimo entusiasmo per l'adorazione degli idoli. Quindi, quando ha accettato l'Islam, ha fatto del suo meglio per attrarre altre persone ad esso. Presto Uthman bin Affan (RA), Abdul-Rahman bin Awf (RA), Talhah bin Ubaydillah (RA), Saad bin Abi Waqqas (RA), Al-Zubair bin Al-Awwam (RA) e Abu Ubaydah bin AI-Jarrah (RA) accorsero tutti per unirsi a Mohammad (SAW). Il Profeta (S.A.W.) una volta disse:
Il giorno in cui morì il profeta:
Quando il Profeta (S.A.W.) morì nell'11 AH (632 d.C.), molte persone, tra cui Umar bin Khattab (R.A.), si rifiutarono di credere che fosse morto. Ma Abu Bakr (R.A.), fermo come al solito, si rivolse alla moltitudine sconcertata e li convinse che Mohammad (S.A.W.) non c'era più e non c'era motivo per cui non dovessero riconoscere la sua morte.
È stato riferito da Ibn Abbas (R.A.) che quando il Profeta (S.A.W.) morì, Abu Bakr Siddiq (R.A.) uscì mentre Umar (R.A.) stava parlando alla gente. Abu Bakr (RA) gli disse: "Siediti O Umar", due volte, ma Umar si rifiutò di sedersi.
Abu Bakr (RA) ha detto:
"Per procedere, se qualcuno tra voi adorava Mohammad (S.A.W.), allora Mohammad (S.A.W.) è morto, ma se adoravate Allah, allora Allah è vivo e non morirà mai".
Primo califfo nell'Islam:
Dopo la morte del Messaggero di Allah (S.A.W.), Abu Bakr (R.A.) fu accettato all'unanimità come califfo. Tuttavia, aveva affrontato molte crisi dopo essere diventato califfo.
Imam Al-Dhahabi ha detto:
“Quando si diffuse la notizia della morte del Profeta (S.A.W.), molti gruppi di persone tra gli arabi apostatarono dall'Islam. Si sono opposti a pagare l'elemosina (Zakat). Abu Bakr Siddiq (R.A.) ha deciso di combatterli. Umar e altri gli hanno suggerito di astenersi dal combatterli, ma Abu Bakr ha detto: "Per Allah, se si rifiutano di pagare una corda che erano soliti pagare al tempo del Messaggero di Allah (S.A.W.), li combatterò per averla trattenuta".
Umar (RA) ha insistito:
"Come puoi combattere con queste persone anche se il Profeta (S.A.W.) ha detto: "Mi è stato ordinato da Allah di combattere la gente finché non dicano: Nessuno ha il diritto di essere adorato all'infuori di Allah, e chiunque l'abbia detto allora salverà la sua vita e la sua proprietà da me tranne in caso di violazione della legge, e i suoi conti saranno con Allah".
Abu Bakr (R.A.), ha ribadito:
“Per Allah! Combatterò coloro che differenziano tra la preghiera e l'elemosina (Zakat), poiché l'elemosina (Zakat) è un diritto obbligatorio da sottrarre alla proprietà (secondo gli ordini di Allah).
Poi Umar (R.A.) disse:
"Per Allah, non era niente, ma Allah ha portato sollievo ad Abu Bakr verso la decisione (di combattere) e sono venuto a sapere che questa decisione era giusta."
Abu Bakr (R.A.) ha alzato la bandiera della guerra su tutti i fronti. Il deserto non ha mai assistito, nemmeno durante la vita del Profeta (S.A.W.) stesso, a battaglie così stridenti come quelle che si sono verificate. Ma gli uomini che furono addestrati da Mohammad (S.A.W.) al riconoscimento della verità e alla totale sottomissione ad essa erano sinceri nei confronti di Allah nelle loro azioni. Hanno inferto all'idolatria un colpo che gli ha spezzato la spina dorsale e ha stritolato la sua anima finché non è svanita nell'oblio. Allo stesso modo scacciarono i romani dai confini. Hanno spezzato la spina dorsale degli apostati. Alcuni di loro tornarono nell'ovile dell'Islam e altri perirono allontanandosi da esso. In non più di pochi anni, l'Islam ha trionfato ed è stato visto e ascoltato (in lungo e in largo) mentre altre religioni erano sull'orlo dell'estinzione.
Compilazione del Sacro Corano:
Uno dei più grandi successi che Abu Bakr Siddiq (RA) ha reso all'Islam è stata la compilazione del Sacro Corano. A quel tempo, c'erano centinaia di memorizzatori che avevano memorizzato l'intero Corano tra i Compagni durante la vita del Profeta (S.A.W.), ma il Sacro Corano non era mai stato rispettato in forma di libro, sebbene la sua memorizzazione continuasse dopo la morte del Profeta (S.A.W.). Tuttavia, molti di quei memorizzatori erano stati martirizzati nelle varie battaglie che erano seguite dopo la morte del Profeta (S.A.W.). Di conseguenza, a Umar (R.A.) venne in mente che bisognava prendere provvedimenti per preservare il Corano intatto nella sua forma originale, contro ogni tipo di rischio, e vide che non era prudente dipendere esclusivamente da coloro che avevano affidato la sua memoria al cuore. Pertanto, ha esortato Abu Bakr (RA) a farlo scrivere sotto forma di un libro. Abu Bakr (R.A.) all'inizio esitò perché ciò non era stato fatto dal Profeta (S.A.W.) in persona. Tuttavia, dopo qualche discussione sull'argomento, accettò e nominò Zaid ibn Thabit (RA) per questo lavoro, Zaid (RA) esitò al pensiero di intraprendere un compito così importante, ma in seguito si fece coraggio e iniziò il lavoro. Zaid (R.A.) era la persona più capace ad essere accusata di questo perché aveva agito come un amanuense del Profeta (S.A.W.) e uno dei Compagni, che aveva imparato il Corano direttamente da lui.
Dopo che Zaid (R.A.) ha portato a termine il noioso compito e ha organizzato il Corano in un libro, ha presentato la preziosa raccolta ad Abu Bakr (R.A.), che l'ha tenuta in suo possesso fino alla fine della sua vita. Durante il califfato di Umar (RA), fu posto sotto la custodia della figlia di Umar, Hafsah (RA), che era anche la moglie del Profeta (SAW). Infine, ai tempi di Uthman (R.A.), quando diversi lettori iniziarono a recitarlo in modo diverso, il califfo ne fece fare diverse copie e le distribuì ai vari paesi che componevano il mondo islamico. L'edizione moderna del Corano è la copia Uthman, che è considerata lo standard a cui ogni altra copia dovrebbe conformarsi.
Luogo della sua morte e sepoltura:
Abu Bakr Siddiq (RA) è morto lunedì 22 di Jumada Al-Akhirah, 13 AH (23 agosto 634 d.C.) dopo aver sofferto di febbre per 15 giorni durante i quali ha dato istruzioni a Umar bin Khattab (RA) di guidare le preghiere. C'è una storia che accusa gli ebrei di avergli messo del veleno nel cibo, ma manca di autenticità. Quando Abu Bakr morì, aveva sessantatré anni e il suo califfato era durato solo due anni e tre mesi. Durante la sua malattia, pensava all'Islam e alla sua futura stabilità. Dopo essersi consultato con molti dei ben noti compagni del Profeta (S.A.W.), Abu Bakr (R.A.) ha deciso di conferire il califfato a Umar bin Khattab (R.A.).
Quindi chiamò Umar (R.A.) e gli consigliò su come guidare il suo popolo, terminando con queste parole:
"Se segui il mio consiglio, nulla di sconosciuto ti sarà più accettabile della morte; ma se lo rifiuti, nulla di sconosciuto sarà più spaventoso della morte."
Prima di morire, Abu Bakr (R.A.) ha restituito tutto ciò che aveva preso dal tesoro pubblico durante il suo califfato. Si dice che non abbia lasciato in eredità alcun denaro. Ha lasciato solo un servo, un cammello e una veste. I suoi ordini erano che dopo la sua morte l'indumento fosse consegnato al suo successore. Vedendolo, Umar pianse e disse:
Abu Bakr (R.A.) ha reso molto difficile il compito del suo successore".
Il suo aspetto fisico:
Abu Bakr (RA) era un uomo bianco magro con spalle sottili, viso magro, occhi infossati, fronte sporgente e la base delle sue dita era glabra. [Come sua figlia Aisha (R.A.) descrive l'aspetto fisico di suo padre Abu Bakr Siddiq (R.A.)]
Prestavolto nella trama:
-Zohar Liba
-Ayal Mazaki (pv attuale)
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Grandi democrazie
Pensavo alla storia di omicidi e tentati omicidi di presidenti della più grande democrazia del mondo.
Poi ho pensato a Shinzo Abe e Olof Palme.
Ho anche pensato all'unica democrazia del medio oriente.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Bashir Gemayel è nato il 10 novembre 1947 in una rispettabile famiglia libanese di cultura francese, in un Paese allora conosciuto come “la Svizzera del Medio Oriente”.
Dopo un’ardua formazione, seguita da studi di successo in legge e scienze politiche, divenne avvocato. Tuttavia, non avrebbe mai esercitato quella professione: il suo gusto per l’azione e il suo carisma – infatti – lo resero presto una figura di spicco nella guerra civile del 1975, che lo vide impegnato – sul fronte nazionalista e cristiano-maronita – contro le milizie palestinesi e l’esercito siriano.
Come capo militare delle Falangi libanesi e poi delle Forze libanesi, Béchir Gemayel era apprezzato dai suoi uomini per la sua fede profonda e per il suo discernimento. Morì in un attentato il 14 settembre 1982, proprio quando era stato eletto Presidente della Repubblica. Questo libro – inedito e ricco di dettagli – racconta la vita e il pensiero di uno dei protagonisti della storia libanese e mediorientale.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Marjane Satrapi
Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo.
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008. Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia, politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, ho ricevuto un messaggio dagli organizzatori [di una conferenza sulla lingua francese che si sarebbe tenuta a Innsbruck], in cui mi si chiedeva di rendere noto il titolo del mio discorso, di « astener[mi] dal fare riferimento alla situazione attuale e di lasciare la dimensione politica fuori dal [mio] discorso per evitare qualunque scompiglio». Ho risposto che a queste condizioni non avrei potuto partecipare, poiché tutto il mio lavoro e la mia vita sono sono costantemente messi in discussione da quanto sta accadendo nel mio paese. L'organizzatrice ha insistito nel volermi chiamare per spiegarmi che «la situazione attuale» - un eufemismo - le sembrava molto confusionaria e complicata, una sorta di campo minato, e per questo voleva solo assicurarsi che quello che avrei detto sarebbe stato appropriato.
«Mi rendo conto », ha aggiunto, « che non diresti nulla di orribile. Voglio solo accertarmene ». Nelle settimane successive ho ripensato a questa conversazione e a quanto ci racconti del modo in cui noi palestinesi siamo trattati come esseri viventi, che respirano, che scrivono, che agiscono politicamente. Che io non abbia partecipato a un evento letterario è una conseguenza minima, ridicola, di quanto sta accadendo. Ma può indicare una cornice, una forma, per ciò che ancora fatico a nominare per paura che si avveri, e che in effetti sta accadendo ora a Gaza e in Cisgiordania. «Cerchiamo di trovare una risoluzione positiva», mi ha suggerito l'organizzatrice al telefono.
[…] La voce al telefono, come tanta parte del mondo che ci circonda, chiedeva la stessa cosa: per favore, cerchiamo di trovare una risoluzione positiva. Se solo voi poteste svanire, o - ancora meglio - se solo non foste proprio mai esistiti, e se solo poteste risparmiarci l'orrore, le espulsioni, i bombardamenti, le uccisioni, la fame di un popolo che ci costringete a scatenare su di voi. Il mondo intero risuonava in questa voce al telefono che mi diceva: c'è una soluzione, se solo tu non fossi così ostinato, c'è una soluzione, che è dissolverti nelle contraddizioni che ti sono state cucite addosso; se solo tu potessi disinvitarti dal mondo, se solo tu non complicassi il mondo con la tua esistenza, se solo non dovessi parlare con te, se solo non dovessi ascoltarti, se solo.
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Brano tratto dall'articolo dello scrittore palestinese Karim Kattam pubblicato sul sito The Baffler il 31 ottobre 2023 , quindi tradotto e pubblicato in:
ARABPOP - Rivista di arti e letterature arabe contemporanee, N. 6 / Palestina - Primavera 2024, Tamu Edizioni, Napoli.
#Karim Kattam#Palestina#letteratura araba contemporanea#Gaza#West Bank#Cisgiordania#apartheid#segregazione#ARABPOP#Mar Mediterraneo#Medioriente#sionismo#citazioni#questione palestinese#Storia del Medio Oriente#Territori occupati#colonialismo#indipendentismo#lotta di liberazione#Storia contemporanea#oppressione#irredentismo palestinese#crimini contro l'umanità#resistenza#conflitto israelo-palestinese#Conflitto arabo-israeliano#Territori palestinesi#mondo arabo#intellettuali palestinesi#letteratura in lingua francese
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Israele uguale nazismo? Cosa succede quando l’uso politico della storia si incontra con l’ignoranza della storia? L’uso politico della storia non è certo una novità. È sempre stato praticato. Si ricorre strumentalmente all’uno o all’altro esempio storico scegliendo l’interpretazione che si ritiene più conveniente al fine di dare sostegno, di fornire legittimità, alla posizione politica che si sta difendendo. A chi ne fa un uso politico, della storia in sé, di che cosa sia realmente accaduto in passato, non importa un bel nulla: si usa la storia come una clava, è solo un mezzo utile per fare propaganda, per conquistare proseliti, per sconfiggere le posizioni avversarie. Ma se la novità non sta certo nell’uso politico della storia, è nuovo il contesto in cui vi si fa ricorso. (...)
Le ricerche condotte dagli specialisti della comunicazione danno al riguardo indicazioni chiare: una grande quantità di persone che vive immersa nel presente ha perduto la capacità di capire che il presente è influenzato dal passato. A queste persone sfugge la profondità storica di qualunque evento di cui sia testimone. E poiché il passato non conta nulla, non è considerato un mezzo per comprendere il presente, non ha nemmeno senso dotarsi di un minimo di conoscenze storiche. Un tempo l’uso politico della storia, la storia usata come clava, incontrava un limite, ovvero esistevano degli anticorpi. Una parte almeno dei ceti istruiti era dotata di sufficienti nozioni storiche,e disponeva di sufficiente senso storico, da non farsi imbrogliare. Adesso non è più così, gli anticorpi sono svaniti o si sono assai indeboliti. A qualcuno è stato detto che un tempo (il quando, nonché il contesto, ovviamente, sono irrilevanti) è esistita una cosa denominata nazismo e di cui null’altro importa sapere se non che si trattava del male assoluto. Inoltre, quel qualcuno ha sviluppato nel tempo un odio viscerale nei confronti di Israele, Stato percepito come più potente dei suoi vicini e colpevole di essere appoggiato dall’Occidente. L’accostamento diventa automatico: Israele uguale nazismo. Non c’è alcun bisogno di sapere qualcosa né della storia del nazismo né di quella di Israele per stabilire l’associazione. E poiché ignoranza della storia significa anche ignoranza di cosa sia e di quanto abbia storicamente pesato l’antisemitismo, non sorprende che una quantità così elevata di studenti universitari, da Harvard alle università europee, non abbia problemi a fare un simile accostamento. (...)
Per aiutare a comprendere quanto sta accadendo in Medio Oriente occorrerebbe spiegare che si tratta di una vicenda complessa che inizia nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il conseguente «rifiuto arabo». Nessuna comprensione di quanto è accaduto e accade è possibile se non si parte da lì. Gli stessi errori di Israele (le colonie in Cisgiordania, l’illusione di potere difendere all’infinito lo status quo, ossia i precarissimi rapporti fra due popoli reciprocamente ostili) non si spiegano se non ricostruendo quel quadro generale. Ma, appunto, ciò presuppone che l’interlocutore sia disposto a riconoscere il peso e l’importanza della storia per comprendere il presente. Il che però è impedito o quanto meno reso assai difficoltoso dal clima e dalle tendenze dominanti. La sopra citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epoca dei social, la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti. L’incontro fra uso politico della storia e ignoranza della storia genera mostri. Ciò, di sicuro, non fa bene alla democrazia.
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A better future for humanity is not only possible,it must be achieved before our species is wiped out
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🥰 人类命运共同体 | COSTRUIRE INSIEME UN FUTURO CONDIVISO PER L'UMANITÀ
🇨🇳 Il 年1月9日, il Compagno Wang Yi - Direttore dell'Ufficio Generale della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, ha evidenziato i 年中国外交六大亮点 - Sei Punti Salienti della Diplomazia Cinese nel 2023, durante il Simposio sulla Situazione Internazionale a Pechino 🐲
🌸 Chi segue Collettivo Shaoshan da tempo conosce molto bene il nobile concetto di 人类命运共同体 - Comunità dal Futuro Condiviso. Esso riconosce che Umanità (人类) ha un Destino Comune (命运共同), e che la Cooperazione è il corretto percorso per il raggiungimento della Prosperità Comune (共同富裕) 😍
🇨🇳 Nel 2023, di fronte ad una situazione internazionale sempre più caotica e turbolenta, con sconquassi geopolitici e tensioni in crescita, la Diplomazia Cinese, costruita sui 和平共处五项原则 - Cinque Principi per la Coesistenza Pacifica, ha promosso attivamente la Pace, il Dialogo e la Cooperazione 🤝
🤔 Ecco alcuni eventi avvenuti nel 2023, che dimostrano pienamente la Saggezza Cinese:
一 Il Terzo "Belt and Road International Cooperation Summit Forum", dal Tema 高质量共建‘一带一路’,携手实现共同发展繁荣 - ovvero: Costruire congiuntamente una Nuova Via della Seta di Alta Qualità (高质量), per raggiungere uno Sviluppo Comune (共同发展) e la Prosperità (繁荣) 🥰
二 獨木不成林單弦不成音 | Più alberi creano una foresta, Futuro Condiviso per i Paesi in Via di Sviluppo | Allargamento dei BRICS
三 Il Vertice Cina - Asia Centrale, dove il Presidente Xi Jinping ha presentato i Quattro Principi della Cina per la Costruzione di una Comunità dal Futuro Condiviso, nonché gli Otto Punti per la Cooperazione 🤝
四 Ultimo, ma non per importanza, la Mediazione Cinese nella Rinascita dei Rapporti tra il Regno dell'Arabia Saudita e la Repubblica Islamica dell'Iran 😍
🔍 Per chi volesse approfondire l'argomento, ecco qui tre post di Collettivo Shaoshan:
❤️ Evento storico grazie alla Mediazione Cinese: Arabia Saudita e Iran riprenderanno le Relazioni Diplomatiche 👏
❤️ Promuovere la Riconciliazione, ricostruire il proprio Destino 🇨🇳❤️🇮🇷🇸🇦❤️
千里之行,始于足下 Mille miglia iniziano con un solo passo, scrivere un Nuovo Capitolo nella Storia del Medio Oriente 😍
⭐️ Nel 2023, l'agenda del 领袖 è stata molto fitta. Il Presidente Xi Jinping ha effettuato importanti visite all'estero, e ha tenuto più di 100 incontri, dimostrando apertura mentale e interesse, e promuovendo sempre due Principi Cinesi:
一 相互尊重 - Rispetto Reciproco 🤝
二 合作共赢 - Cooperazione a Mutuo Vantaggio 🤝
🇨🇳 La Diplomazia Cinese è entrata in una Nuova Era. Il 2024, l'Anno del Drago, sarà estremamente importante per la Cina. A ottobre, si festeggerà il 75° Anniversario della Fondazione della Repubblica Popolare Cinese, e - inoltre, il 2024 sarà un anno cruciale per il raggiungimento degli obiettivi del 14° Piano Quinquennale ⭐️
🇨🇳 La Cina ha agito, agisce e agirà sempre come Paese responsabile:
💬 «Sosterremo sempre l'Equità e la Giustizia, chiederemo la costruzione di un Mondo Multipolare che sia equo e ordinato, praticheremo il 真正的多边主义 - Vero Multilateralismo e promuovere la Democrazia nelle Relazioni Internazionali. Tutti i Paesi, grandi o piccoli, sono uguali. Ogni Paese dovrebbe avere la propria posizione nel sistema multipolare internazionale» | Wang Yi 🇨🇳
🔍 Approfondimenti:
一 Quali sono, nel dettaglio, i Sei Punti Salienti? 🤔
二 Diplomazia Cinese: il concetto di Partenariato e i Cinque Principi della Coesistenza Pacifica 🐲
🌸 Iscriviti 👉 @collettivoshaoshan 😘
🥰 人类命运共同体 | BUILDING A SHARED FUTURE FOR HUMANITY TOGETHER
🇨🇳 On 年1月9日, Comrade Wang Yi - Director of the General Office of the Central Foreign Affairs Commission of the Communist Party and Minister of Foreign Affairs of the People's Republic of China, highlighted the 年中国外交六大亮点 - Six Highlights of Chinese Diplomacy in 2023, during the Symposium on the International Situation in Beijing 🐲
🌸 Those who have been following Shaoshan Collective for some time know very well the noble concept of 人类命运共同体 - Community with a Shared Future. It recognizes that Humanity (人类) has a Common Destiny (命运共同), and that Cooperation is the correct path to achieving Common Prosperity (共同富裕) 😍
🇨🇳 In 2023, faced with an increasingly chaotic and turbulent international situation, with geopolitical upheavals and growing tensions, Chinese Diplomacy, built on the 和平共处五项原则 - Five Principles for Peaceful Coexistence, actively promoted Peace, Dialogue and Cooperation 🤝
🤔 Here are some events that occurred in 2023, which fully demonstrate Chinese Wisdom:
一 The Third "Belt and Road International Cooperation Summit Forum", with the Theme 高质量共建'一带一路',携手实现共同发展繁荣 - that is: Jointly Building a High-Quality New Silk Road (高质量), to achieve a Common Development (共同发展) and Prosperity (繁荣) 🥰
二 獨木不成林單弦不成音 | More trees create a forest, Shared Future for Developing Countries | BRICS enlargement
三 The China - Central Asia Summit, where President Xi Jinping presented China's Four Principles for Building a Community with a Shared Future, as well as the Eight Points for Cooperation 🤝
四 Last, but not least, Chinese Mediation in the Rebirth of Relations between the Kingdom of Saudi Arabia and the Islamic Republic of Iran 😍
🔍 For those who want to delve deeper into the topic, here are three posts from the Shaoshan Collective:
❤️ Historic event thanks to Chinese Mediation: Saudi Arabia and Iran will resume Diplomatic Relations 👏
❤️ Promote Reconciliation, rebuild your Destiny 🇨🇳❤️🇮🇷🇸🇦❤️
千里之行,始于足下 A thousand miles begin with a single step, writing a New Chapter in the History of the Middle East 😍
⭐️ In 2023, the 领袖 agenda was very busy. President Xi Jinping has made important visits abroad, and held more than 100 meetings, demonstrating open-mindedness and interest, and always promoting two Chinese Principles:
一相互尊重 - Mutual Respect 🤝
二 合作共赢 - Mutual Benefit Cooperation 🤝
🇨🇳 Chinese Diplomacy has entered a New Era. 2024, the Year of the Dragon, will be extremely important for China. In October, we will celebrate the 75th Anniversary of the Founding of the People's Republic of China, and - furthermore, 2024 will be a crucial year for achieving the goals of the 14th Five-Year Plan ⭐️
🇨🇳 China has acted, acts and will always act as a responsible country:
💬 «We will always support Equity and Justice, we will ask for the construction of a Multipolar World that is fair and orderly, we will practice 真正的多边主义 - True Multilateralism and promote Democracy in International Relations. All countries, large or small, are the same. Each country should have its own position in the international multipolar system" | Wang Yi 🇨🇳
🔍 Further information:
一 What are the six highlights in detail? 🤔
二 Chinese Diplomacy: the Concept of Partnership and the Five Principles of Peaceful Coexistence 🐲
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Due pesi due misure.
Ultimamente mi sono tenuto lontano dal commentare quel che sta accadendo in medio oriente, però leggendo oramai giornalmente post, e non giornaletti del cazzo che raccontano la storiella a loro piacimento sotto pagamento di questo e di quello viva la libertà di stampa, dicevo, post sul genocidio che israele sta oramai da un mese buono applicando alla popolazione palestinese mi viene il voltastomaco, ma non per le immagini o i video di persone morte o mutilate di cui la maggior parte bambini, per quello twitter ci aveva ben addestrati, ma per lo schifo che vedo attorno a tutto quello che succede. Lasciando perdere i politici europei che oramai sono dei galoppini al servizio degli yankee, i giornali sopra citati idem, ma l'opinione pubblica è oramai inutile. Si ripete il copione ma all'inverso della guerra in ucraina, se per 8 anni i nazisti ucraini hanno massacrato i bonbassesi ed è stato tutto messo a tacere in modo che una volta che la russia invadeva era colpa sua, infatti se non avesse invaso sai che risate, però ci sono caduti con tutti i colbacchi. Quindi i cattivoni di turno erano loro, bombardamenti sui civili, ospedali, convogli di aiuti, centrali elettriche e pericolo per la centrale nucleare, e tante altre magagne che ci hanno ben raccontato per dipingerci il nemico numero uno russo come il peggiore, adesso quella guerra come sta andando? Boh, adesso il fulcro mediatico è israele, non sto qua a raccontarvi la storiella di sti qua che venivano trattati male da tutti, un motivo ci sarà stato, e che non avevano dove andare non avendo una terra tutta loro, allora con aiuti e finanziamenti sono andati a derubare la terra altrui, leggetevi la storia e quante volte l'ONU ha cercato di farli raggionare, sempre sfanculizzati. Nell'ultimo mese di questo genocidio gli israelini hanno fatto peggio dei russi in meno di 2 anni di guerra, ma nessuno ha il coraggio di dirlo, se lo dico io non ha molto peso, se lo dicesse qualche nome grosso forse e ripeto forse qualcuno aprirebbe gli occhi. Ma poi siamo sempre al giochetto che si ripete in occasioni come queste, cerchi di spiegare cosa è successo e vieni additato, etichettato, lapidato come putiniano/antisemita/talebano ecc ecc, questo perché? Non tanto per me o per te che se apriamo bocca e ci sentono in 10 non cambia nulla, ma è una pratica per quelli che possono realmente dare una vera spiegazione ed esporre i fatti per quelli che sono e non per quelli che vogliono farvi credere. Ieri ho visto un video di Pubble che forse ha beccato il punto della situazione, praticamente sia israele che gaza hanno in mare due giacimenti di gas molto grossi, ma mentre israele li sta già dando in mano ad aziende straniere, tra cui la nostra ENI, per quello palestinese è un attimo più complicato perché da quando sono stati scoperti gli israeliani hanno iniziato il blocco su gaza, rinchiudendoli in quello che è a tutti gli effetti un lager, qua ci vuole la frase dello zio Giulio "Se non avessi scelta e fossi cresciuto in un lager, diventerei terrorista anche io". Anche i partigiani per i nazi-fascisti erano terroristi. Mi fermo qua, però ricordatevi che i cattivi sono i russi.
youtube
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L’escalation, la violenza e la vittoria palestinese
Continua la striscia di sangue in Medio Oriente e vedremo se dopo mesi di tentativi Netanyahu sarà riuscito a far scoppiare un conflitto regionale. Bombardare Beirut e Teheran per assassinare nemici politici è già guerra, quello che si attende è la guerra aperta. E cioè lo scontro diretto tra l’esercito israeliano ed Hezbollah ed eventualmente il coinvolgimento a distanza dell’Iran e la partecipazione dello Yemen, della Siria e addirittura della Turchia. Erdogan ha promesso di mandare truppe e questo renderebbe la resa dei conti regionale ancora più imprevedibile. Ed è proprio questo che l’ha scongiurata fino ad oggi. Se Netanyahu fosse sicuro di vincere avrebbe già attaccato da tempo, ma è invischiato a Gaza e affrontare i libanesi è tutt’altra storia soprattutto dopo dieci mesi di guerra. Ma la strage di bambini ha trafitto la censura finendo su tutti i giornali del mondo e non poteva certo rimanere impunita. E’ così che Netanyahu ha rispolverato un classico del suo repertorio, la ritorsione uccidendo nemici sul suolo altrui. Della serie, quello degli altri è terrorismo, quello di Israele sacrosanto diritto di una democrazia modello ad esistere e a difendersi. Pratiche che Israele persegue da anni con l’unico risultato di essere sempre più in pericolo e col Medioriente diventato una ciminiera. Eppure insistono imperterriti a scegliere la violenza. È questo che sconvolge. L’incapacità di rendersi conto della realtà dei fatti, di dove li ha portati e li sta portando la sottocultura della guerra. L’incapacità di riflettere e smetterla di ripetere gli stessi tragici errori, il farsi sopraffare dall’odio nell’illusione che prima o poi il nemico si plachi. Illusioni. La violenza genera altra violenza opposta. E il male fatto prima o poi torna sempre indietro. Sempre. Sono leggi della vita insegnate paradossalmente proprio dai profeti a cui dicono di ispirarsi certi fanatici politicanti. È proprio vero che i mali del mondo derivano dalla scarsa consapevolezza degli esseri umani. Più che cattiveria è che non sanno quello che fanno e dall’altra parte non trovano nessuno che li perdoni. Altro che strumentalizzazioni bibliche, questo Medio Oriente è una bestemmia quotidiana. Una terra che poteva essere al centro del mondo ed invece è stata ridotta ad un cumulo di macerie anche spirituali. Movimenti come Hamas sono nati come reazione alla violenta occupazione israeliana in Palestina e continueranno a nascere. Sono decenni che Israele assassina nemici politici e il risultato è sotto gli occhi di tutti, i suoi nemici non sono mai stati così tanti e così forti ed agguerriti. Al punto che mai come oggi risulta imprevedibile l’esito di una guerra aperta regionale. Ma in attesa di sviluppi ci sono già degli sconfitti, gli occidentali. A parte i paesi europei che non contano più nulla e son fermi a faziosità ed ipocrisie da secolo scorso, la ciminiera mediorientale è la conferma di come la disastrosa leadership americana sia al tramonto. Netanyahu ha umiliato Biden e tutto il Congresso, prima comprandoseli e poi costringendoli ad applaudire a genocidio in corso e con una richiesta di arresto per crimini di guerra sulle spalle. Dollari, armi e nient’altro. Anche i vincitori ci sono già e sono i palestinesi. Nonostante oltre settant’anni di persecuzione coloniale non si sono mai arresi e continuano a lottare eroicamente per ottenere libertà e giustizia. Decenni di oppressione, abusi ed apartheid finalmente certificati anche dall’ONU con molti paesi che si son mossi per riconoscere il loro stato. Quanto all’orrendo genocidio a Gaza, ha aperto gli occhi al mondo intero dopo decenni di manipolazioni propagandistiche di massa e s’intravedono spiragli di luce. Ma non è ancora finita, la striscia di sangue continua e si teme l’escalation regionale. Violenza che genera violenza in attesa che i potenti ricomincino ad ascoltare i profeti invece di sfruttarli per i propri deliri egoistici. Già, i mali del mondo derivano dalla scarsa consapevolezza degli esseri umani.
Tommaso Merlo
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