#rivoluzione fascista
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E' arrivato il momento che l’Italia faccia i conti con la sua vera storia del Novecento. (N)on quella illustrata e stravolta da insegnanti, professori e accademici “redenti” (...), insieme a tanti giornalisti, che si sono sempre inginocchiati davanti al “verbo” del potere dominante. (...)
Prendiamo ad esempio Giacomo Matteotti: (...) veniva insultato sistematicamente soprattutto dai comunisti. Palmiro Togliatti, detto “il migliore” arrivò ad associare, fra i nemici del comunismo, Mussolini, Sturzo e Matteotti, considerato (...) un social-traditore e un social-fascista. Ma anche il “grandissimo” Antonio Gramsci non risparmiò giudizi velenosi (...) e nei famosi “Quaderni del carcere”, non lo citò mai, non dedicò una parola al primo martire del fascismo al potere.
In fondo é la nota "acutezza politica" dei comunisti (si fa per dire), i quali (...) avevan dato indirettamente una mano all’avvento del fascismo, pensando che avrebbe agevolato la rivoluzione dei loro sogni che lo stesso Pci avrebbe dominato. (...)
Tutto questo lo aveva compreso benissimo Giacomo Matteotti, che oltre a essere un intransigente antifascista, era un anticomunista che rispondeva per le rime.
la lezione di Matteotti stretto tra fasci e commie, due facce della medesima realtà infame, è la medesima di Falcone tra i magistrati: gli operativi prendono di mira quelli ISOLATI. Dopodiché gli isolatori, praticamente i mandanti, da necrofili si impadroniscono dei cadaveri.
Altra lezione, rispondere comunque per le rime ai comunisti. Già. Tipo, buongiorno sono quella str... della Meloni al vecchio vil-comunista di turno. Son cose che restano, contrastano il vilipendio di cadavere e l'agitar mani e menti pulite che dopo fan sempre.
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Da rete solidarietà rivoluzione bolivariana
Per non dimenticare l'11 settembre.
Nel giorno dall'anniversario del colpo di Stato in Cile (11 settembre 1973) è interessante mostrare attraverso documenti ufficiali di quali appoggi godesse il criminale fascista Augusto Pinochet oltre a quello degli Stati Uniti e della CIA.
WikiLeaks anni fa infatti ha rivelato i legami tra il Vaticano e la dittatura che rovesciò il presidente socialista Salvador Allende ed il suo governo popolare eletto democraticamente.
Secondo il quotidiano spagnolo Publico.es, si tratta di un documento segreto datato 18 ottobre 1973, in cui il sostituto del segretario di Stato vaticano, Giovanni Benelli, manifestava ai diplomatici statunitensi “la sua grave preoccupazione e quella di Papa Paolo VI, riguardo la vincente campagna internazionale della sinistra per distorcere la realtà della situazione cilena".
Il giornale spagnolo scriveva che in quella data: “Benelli era di fatto il numero due del Papa, poiché il Segretario di Stato, il Cardinale Amleto Giovanni Cicognani, era troppo vecchio per adempiere alla maggior parte delle sue funzioni e quindi aveva consegnato l'incarico al suo sostituto. In tal modo questo fiorentino lavorò a stretto contatto per un decennio con papa Paolo VI fino a guadagnarsi il soprannome del "Kissinger del Vaticano" per la sua gestione aggressiva, quasi autoritaria, a capo della diplomazia della Santa Sede".
"Benelli era così importante in Vaticano, che fu lui in persona a ricevere Richard Nixon ai piedi dell'elicottero con cui il presidente degli Stati Uniti atterrò in Piazza San Pietro nel 1969 per sigillare l'alleanza anticomunista tra la Casa Bianca e la Santa Sede la quale diede origine ai più crudeli colpi di stato militari in America Latina. Dopo il colpo di stato di Pinochet, Benelli considerava esagerata la copertura degli eventi in Cile definendola forse il più grande successo della propaganda comunista ed era preoccupato del fatto che anche i circoli moderati e conservatori sembravano disposti a credere alle bugie più gravi sui crimini del governo cileno di Pinochet", scrisse l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma nel suo rapporto classificato come SEGRETO e con il codice EXDIS "di massima riservatezza".
Benelli aggiungeva che "Le forze di sinistra, resesi conto che la caduta di Allende era stata una delle più grandi battute d'arresto per la causa comunista, hanno cercato di convincere il mondo che la caduta di Allende era dovuta esclusivamente alle forze fasciste ed esterne, piuttosto che ai fallimenti della sua stessa gestione politica" Benelli esprimeva anche il timore che il successo di questa campagna di propaganda comunista avrebbe potuto influenzare i media del mondo libero in futuro" continua il documento statunitense.
"I racconti dei media internazionali che parlano di una brutale repressione in Cile non hanno fondamento”, affermava il numero due del papa.
Per quanto riguarda la repressione del regime militare di Pinochet, dichiarava: "Naturalmente, purtroppo, dopo un colpo di Stato, dobbiamo ammettere che c'è stato qualche spargimento di sangue nelle operazioni di pulizia in Cile, ma la Nunziatura a Santiago, il cardinale Silva e l'episcopato cileno in generale hanno assicurato a papa Paolo VI che la Giunta militare sta facendo tutto il possibile per riportare la situazione alla normalità e che le storie dei media internazionali che parlano di brutale repressione sono infondate".
Secondo la pubblicazione, Benelli (che era candidato ad essere papa dopo la morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I) sosteneva che "non si poteva mettere in dubbio la validità o la sincerità del Cardinale Silva". Sempre secondo Benelli il papa fu sottoposto a forti pressioni interne nella Chiesa, specialmente dalla Francia, per esprimersi contro gli eccessi della Giunta militare di Pinochet e nonostante gli sforzi del Vaticano, la propaganda di sinistra aveva avuto un notevole successo anche con alcuni dei cardinali più conservatori e con molti prelati che sembrano incapaci di considerare la situazione in modo obiettivo. Il risultato era che la sinistra (sempre secondo Benelli) era riuscita a creare una situazione in cui il Papa sarebbe stato attaccato dai moderati se avesse difeso la verità in Cile.
"Il Vaticano è convinto, e la Nunziatura ha confermato, che durante gli ultimi mesi del governo di Allende, l'Ambasciata cubana stava fungendo da arsenale per distribuire armi fabbricate in Europa orientale ai lavoratori cileni", afferma Benelli.
Il rapporto segreto dell'ambasciata degli Stati Uniti in Vaticano si conclude con una breve frase:
“La scorsa settimana il Vaticano ha informato un intermediario di sinistra che il Papa non poteva ricevere Isabel Allende, e Benelli ha paura che questo possa provocare ulteriori critiche contro il Vaticano".
#11september #cile #Wikileaks #11settembre
https://m.elmostrador.cl/noticias/pais/2013/04/08/wikileaks-revela-que-el-vaticano-colaboro-con-eeuu-apoyando-el-golpe-de-pinochet/
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“ La gente ha poca immaginazione. Non sa vedere un mondo diverso da quello che ha sotto gli occhi. Finché il progetto rivoluzionario è un'astrazione, sono in pochi ad abbracciarlo. Appena sembra incarnarsi, le masse se ne accorgono e si voltano speranzose da quella parte. La realtà è che le masse non si lasciano convincere dalle parole; solo dai fatti. Per cui è poco producente dipingere l'anarchia a parole: dovremmo avere la possibilità di contrapporre allo Stato comunista una società anarchica. Purtroppo non l'abbiamo. Giacché la società anarchica nata in Spagna in risposta al golpe fascista, è durata solo pochi mesi. Nel 1937 i comunisti l'avevano già distrutta; due anni dopo la vittoria fascista mise un definitivo suggello funebre su quell'esperienza.
È un'esperienza in atto che dovremmo poter contrapporre a quella comunista: ragione di più per fare prima possibile una rivoluzione, sia pure parziale, che sostituisca, nella testa della gente, il mito dell'Ottobre 1917, dell'Urss e della Cina. Un potere statale temporaneo anarchico è una contraddizione in termini da un punto di vista teorico. In pratica ogni progresso è stato reso possibile dall'attuarsi di una contraddizione in termini. Il pericolo della fine del mondo può essere scongiurato solo da un potere statale temporaneo anarchico, per quanto il concetto appaia doppiamente contraddittorio (il potere tende a conservarsi, quindi a diventare permanente; potere statale e anarchia sono in antitesi). “
Carlo Cassola, La lezione della storia. Dalla Democrazia all’Anarchia: una via per salvare l’Umanità, BUR, 1978¹; pp. 97-98. (Corsivi dell’autore)
#Carlo Cassola#Anarchia#Democrazia#Umanità#leggere#La lezione della storia#antimilitarismo#citazioni#saggistica#intellettuali italiani del XX secolo#guerra#pace#progressismo#equilibrio del terrore#progresso#capitalismo#ecologia#vita#scrittori italiani del '900#ambientalismo#era atomica#politica#giustizia sociale#libertà#antifascismo#pacifismo#utopismo#Guerra di Spagna#internazionalismo#rivoluzione
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« La tradition est certainement une des plus grandes forces spirituelles des peuples, en tant qu’elle est une création successive et constante de leur âme ».
— Benito Mussolini, Tempi della rivoluzione fascista (1930)
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Studio sulla rivoluzione antropologica in Italia
L'Italia non è mai stata capace di esprimere una grande Destra. È questo, probabilmente, il fatto determinante di tutta la sua storia recente. Ma non si tratta di una causa, bensì di un effetto. L'Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo. In tal senso il neofascismo parlamentare è la fedele continuazione del fascismo tradizionale. Senonché, nel frattempo, ogni forma di continuità storica si è spezzata. Lo «sviluppo», pragmaticamente voluto dal Potere, si è istituito storicamente in una specie di epoché, che ha radicalmente «trasformato», in pochi anni, il mondo italiano. Tale salto «qualitativo» riguarda dunque sia i fascisti che gli antifascisti: si tratta infatti del passaggio di una cultura, fatta di analfabetismo (il popolo) e di umanesimo cencioso (i ceti medi) da un'organizzazione culturale arcaica, all'organizzazione moderna della «cultura di massa». La cosa, in realtà, è enorme: è un fenomeno, insisto, di «mutazione» antropologica. Soprattutto forse perché ciò ha mutato i caratteri necessari del Potere. La «cultura di massa», per esempio, non può essere una cultura ecclesiastica, moralistica e patriottica: essa è infatti direttamente legata al consumo, che ha delle sue leggi interne e una sua autosufficienza ideologica, tali da creare automaticamente un Potere che non sa più che farsene di Chiesa, Patria, Famiglia e altre ubbìe affini. L'omologazione «culturale» che ne è derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato nel senso che si è estremamente unificato. La matrice che genera tutti gli italiani è ormai la stessa. Non c'è più dunque differenza apprezzabile - al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando - tra un qualsiasi cittadino italiano fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili. Nel comportamento quotidiano, mimico, somatico non c'è niente che distingua - ripeto, al di fuori di un comizio o di un'azione politica - un fascista da un antifascista (di mezza età o giovane: i vecchi, in tal senso possono ancora esser distinti tra loro). Questo per quel che riguarda i fascisti e gli antifascisti medi. Per quel che riguarda gli estremisti, l'omologazione è ancor più radicale.
P. P. Pasolini, dall'articolo: Gli italiani non sono più quelli in Corriere della Sera, 10 giugno 1974. Ora in: P. P. Pasolini, Il fascismo degli antifascisti, Milano, Garzanti, 2022
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SUL CONCETTO DI EGEMONIA CULTURALE
Nel vasto e variegato panorama della Destra italiana che ormai governa il paese (ma anche regioni, provincie, comuni), dirige televisioni, spopola sui social, indice feste di partito ecc. da qualche tempo ha preso piede il dibattito sulla cosiddetta “egemonia culturale”, espressione di derivazione gramsciana che definiva in realtà una idealità operativa, una “conditio sine qua non” che potesse consentire ad un “blocco storico” di governare la nazione (Gramsci usava spesso il termine “nazione”). Cos’era un “blocco storico”? Secondo quanto elaborato nei “Quaderni” il blocco storico era l’unione del proletariato del Nord con la classe contadina del Sud, sotto la guida degli intellettuali. Certo, anche le terminologie erano di altri tempi (e infatti erano altri tempi), così come lo erano le idee. Ma almeno erano idee. Oggi una Destra con un ampio consenso elettorale, ma con un evidente complesso inferiorità culturale, sembra tutta impegnata a colmare questo “gap”. Lo si vede a livello locale, lo si vede a livello nazionale. E, non per caso, si ritorna a parlare di “egemonia culturale”. Ma mentre la Destra storica, pensando non solo ai soliti Papini e Prezzolini, ma anche a quella destra che costituì la matrice ideologico-artistica dell’eversione fascista, come fu quella di Filippo Tommaso Marinetti e dei futuristi, produceva cultura, la cultura che, ideologicamente opposta, produceva la Sinistra, mentre la Destra di oggi produce poltrone, non nel senso che si sono dati all’industria manufatturiera dell’arredamento, ma nel senso simbolico del termine. Loro pensano che l’egemonia culturale non si costruisca nei teatri con le idee, ma con il figlio del Presidente del Senato infilato nel CDA del Piccolo Teatro di Milano, pensano che non si costruisca con programmi televisivi di grande rilevanza culturale, ma creando le condizioni perché Corrado Augias lasci la Rai. Loro pensano che basti nominare loro simpatizzanti a dirigere musei, biblioteche, assessorati alla cultura, per far sì che questa “egemonia culturale” si compia. Purtroppo per loro e per fortuna per noi, non è così. Gramsci non elaborò questo concetto da una poltrona di un ministero o nel salotto di Bruno Vespa e nemmeno sulle pagine di un social, Gramsci lo elaborò dal carcere, dove era stato rinchiuso dai fascisti, tanto per chiamarli col loro nome. Ed è questo che fa la differenza, perché la “santa guerra dei pezzenti” non la si può condurre dopo una prestigiosa nomina, e nemmeno dalla direzione di un partito che si riunisce in una SPA di lusso. “La rivoluzione” è il lavoro della talpa e per fortuna la talpa continua a scavare nei libri, nei teatri, nella musica, nell’arte, nel cinema e nella coscienza di tutti noi…
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L’amica geniale 4, episodi 1 e 2: un inizio all'altezza delle aspettative
Laura Bispuri dirige la stagione finale della serie tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante. Protagoniste Alba Rohrwacher e Irene Maiorino.
L'avevamo lasciata a guardarsi nello specchio del bagno di un aereo Lenù, con il passaggio di testimone tra Margherita Mazzucco e Alba Rohrwacher. La ritroviamo di spalle con un lungo e leggero abito verde dirigersi nella hall di un albergo per chiamare l'Italia dove le sue figlie sono rimaste con il padre dopo la fuga con Nino Narratore (Fabrizio Gifuni). La saga letteraria di Elena Ferrante è tornata con l'adattamento televisivo de L'amica geniale - Storia della bambina perduta, quarto e ultimo romanzo della tetralogia. Dopo il passaggio a Tribeca Film Festival, la messa in onda negli Stati Uniti su HBO Max, la serie arriva - finalmente - anche in Italia.
Alba Rohrwacher e Irene Maiorino
Dopo le prime due stagioni dirette da Saverio Costanzo - rimasto nella veste di produttore esecutivo e sceneggiatore insieme a Francesco Piccolo, Laura Paolucci ed Elena Ferrante - e Daniele Luchetti alla guida del terzo capitolo, ora è il turno di Laura Bisturi di sedere dietro la macchina da prese dei dieci episodi finali.
La separazione
Il capitolo 25 de L'amica geniale 4, intitolato La separazione, racconta dei mesi ed anni immediatamente successivi alla decisione di Lenù di lasciare la vita che si era costruita accanto a Pietro (Pier Giorgio Bellocchio) per seguire l'amore viscerale e totalizzante per Nino Sarratore. Un sentimento così forte, profondo, impetuoso da convincerla a lasciare le sue due bambine, Dede ed Elsa, alle cure della nonna paterna. Un ambiente fatto di regole e disciplina, di stabilità. La stessa che lei, sempre con la valigia in mano per lavoro e per amore, non può darle.
Fabrizio Gifuni e Irene Maiorino ne L'amica geniale 4
È drammatico il racconto di questa donna che alla fine degli anni Settanta attraversati da dibattiti, tensioni, contestazioni e tentativi di rivoluzione ammette a sua madre arrivata da Napoli per farle fare pace con il marito che "vuole bene ad un altro". Una confessione dalla quale non si può tornare indietro, che - una volta pronunciata ad alta voce - diventa realtà. Tutti, dal marito alla suocera passando per la madre, vogliono decidere per lei, farle ammettere di aver sbagliato e dimenticare quella fuga. Una madre separata con figli e ambizioni. Ognuno di loro sembrano dirle che le due cose insieme non possono coesistere, che deve rinunciare. Ma Nino Sarratore è per Lenù come il canto delle sirene. Seducente e fatale.
Una donna divisa in due che deve fare i conti prima di tutto con se stessa e una verità difficile da accettare nell'intima confessione interiore con il proprio io. Il corpo e la voce di Lenù, che nelle stagioni precedenti erano separate, si uniscono grazie ad Alba Rohrwacher che a quella voce fuori campo regala un volto, gesti, movimenti. La sua Lenù smette di subire e decide, con tutto il dolore e i sensi di colpa che questo comporta, di provare ad essere lei alla guida della sua vita. Non è un caso che il suo libro parli "dell'invenzione della donna da parte dagli uomini". Ora è lei che inventa se stessa. O almeno così crede. Perché Nino Sarratore è il manipolatore di sempre che la muove come un burattino.
La storia privata e collettiva
Fabrizio Gifuni e Alba Rohrwacher in un momento della serie
La Storia, come nelle stagioni precedenti, è sia sullo sfondo che in modo diretto nel racconto. Il rapimento di Aldo Moro, i posti di blocco, i morti ammazzati, la violenza fascista, la prevaricazione maschile che passa anche solo per il cognome tramandato di padre in figlio. C'è tantissimo nel primo episodio de L'amica geniale - Storia della bambina perduta che Laura Bispuri decide di riprendere concentrandosi sui primi piani dei suoi protagonisti - un cast tutto nuovo che coinvolge, tra i tanti, Stefano Dionisi, Lino Musella, Edoardo Pesce e Sonia Bergamasco - e i dettagli strettissimi di mani che si cercano, soffrono, provano rabbia e sconforto.
Chi manca quasi del tutto fisicamente, ma è una presenza quasi asfissiante per Lenù nel corso di tutto l'episodio, è Lila. L'amica con la quale ha un rapporto di attrazione e respingimento che le accompagna dall'infanzia. Rimasta a Napoli, la giovane donna è diventata un'imprenditrice informatica. Ad interpretarla Irene Maiorino, attrice dalla somiglianza incredibile con Gaia Girace, che cerca di mettersi in contatto con l'amica scrittrice per metterla in guardia su Nino.
Dispersione
Il capitolo 26, Dispersione, racconta dell'ulteriore perdita di coordinate di Lenù. Pronta ad andare a vivere a Napoli con le sue bambine insieme a Nino in una casa da cui si vede il mare, la voce narrante de L'amica geniale scopre le bugie dell'amato e decide di dirottare temporaneamente la sua vita a Milano ospite con le figlie della cognata Maria Rosa (Bergamasco) che vive insieme all'amore di gioventù Franco (Dionisi). Quella di Nino è una delusione enorme che la schiaccia e non le permette di scrivere nonostante abbia firmato per un nuovo romanzo. Anche in questo episodio la sceneggiatura inserisce la tematica femminile grazie a una riflessione sui "corpi informi" delle madri che non sono "corpi di donna" agli occhi dei loro figli. Lenù, come tante donne di quegli anni e di oggi, tenta una riappropriazione di se stessa. Essere donna oltre la maternità, oltre lo sguardo maschile.
Ma in lei c'è forte una divisione interiore. Da un lato la consapevolezza e il pensiero, dall'altra il cuore. Quello che la fa sentire come una bugiarda quando viene rappresentata libera e autonoma. Anche in una scelta non convenzionale per l'epoca, Lenù finisce per essere come la protagonista di un copione visto milioni di altre volte. Una donna innamorata che accetta tanto, troppo. Anche di essere una moglie parallela. Ma una volta tornata a Napoli, Lenù non deve affrontare solo le sue scelte di vita sentimentale. Deve tornare faccia a faccia con il rione. Lo stesso dal quale era fuggita anni prima, un cumulo di vie fatte di violenza, maschilismo e nessuna prospettiva di crescita. È arrivato il momento della resa dei conti.
Conclusioni
Quarto e ultimo capitolo della saga letteraria di Elena Ferrante, L’amica geniale -Storia della bambina perduta è l’ultima stagione della serie HBO e Rai-Fiction. Alla regia Laura Bisturi che prende il testimone da Saverio Costanzo prima e Daniele Luchetti poi. Nei primi due episodi vediamo Lenù, interpretata da Alba Rohrwacher che unisce corpo e voce della protagonista - cercare il suo posto nel mondo dopo la separazione con il marito e l’inizio della relazione con Nino Sarratore. Due episodi incentrati sulla scrittrice e il suo dramma interiore. La Storia, da prese presente nella serie, ci parla dell’atmosfera tesa della fine degli anni Settanta mentre la regia si concentra sui dettagli per enfatizzare un senso di vicinanza con i protagonisti.
👍🏻
La regia intima di Laura Bisturi.
La scelta del cast che “si parla” con i personaggi e le stagioni precedenti.
La riflessione sul femminile.
La Storia sempre presente in modo diretto nel racconto.
👎🏻
La poca presenza di Lila, anche se funzionale al racconto.
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Percorsi.
In questi giorni ho visto svariati post un pò qua e su FB sulla commemorazione fascista, partendo dal fatto che a quanto pare non sia una cosa del tutto nuova visto che la fanno da anni e che a quanto pare è una di quelle notizie spalmate online per distrarre e che è ovviamente da denuncia visto che in Italia come in Germania esistono delle leggi contro l'apologia del fascismo e del nazismo, ultimamente l'Australia ha legiferato contro i simboli nazisti, finisci nel marsupio col pigiama a strisce direttamente e senza passare dal via. Ma vorrei fare una polemica a chi si indigna online, questo è il massimo che si fa oramai, avete mai pensate al perché noi abbiamo ancora quei trogloditi col braccio teso e la Germania no? Anche se il neo nazismo in questi ultimi anni si è proliferato nel vecchio continente come un cancro, le madri dei deficienti sono sempre in cinta. Le camicette nere nello stivale non furono processati come avvenne a Norimberga, almeno non duramente come in quel caso, si ok, qualcuno è stato giustiziato in pubblica piazza stile rivoluzione francese, ma mi pare il minimo che si meritavano. Il processo non venne fatto semplicemente perché gli yankee hanno bisogno di manovalanza di basso rango per i lavori sporchi e per destabilizzare, un classico senza tempo, infatti alcuni di quelli che erano fascisti poi finirono, sempre per mano dello zio sam, nelle forze dell'ordine, nei servizi segreti e molti anche in politica. Non è un accanimento contro gli americani il mio, almeno non tutti gli americani statunitensi, solo con quelli che governano e che come burattini vengono manovrati dalle lobby e dalla massoneria. La storia è chiara, avete presente gladio e l'operazione stay behind? Andate a documentarvi se non sapete di cosa sto parlando. L'Italia per nostra sfortuna ha una posizione geografica così favorevole che è stata colonizzata per prima, perché non sono venuti a liberarci ma a conquistarci semplicemente perché l'Europa è un boccone ghiotto e non può, NON PUO', essere una potenza mondiale, semplicemente perché è la matrice di questa parte di mondo oramai marcio denominato occidente. Quindi per chiudere sto discorso che ho altro da fare, non amminchiatevi sempre col dito quando la luna è chiaramente visibile e ringraziate sempre gli yankee per come ci hanno messo sull'incudine e martellati per benino, la melona e l'andazzo odierno è solo una conseguenza che passa nelle decadi ed �� erede diretta del nano di arcore.
Cambiando discorso, Lunedì sono andato a prendere il midi controller e ieri mi sono messo a smanettare un pò, tra installazione e scaricamento dei vari programmi, alcuni in realtà inutili perché sono solo dei demo di software a pagamento (con prezzi onestamente assurdi, 500€ per uno strumento virtuale mi compro na chitarra nuova), quindi mi sono cimentato un pò, un bel pò fino a sera e dopo cena fino all'una :D. E' un giocattolino interessante con delle potenzialità enormi, oggi però ho il noioso compito della pulizia della casa, ma ho in programma la lettura del manuale (vi ho già detto che sono uno di quelli che adora i manuali, se non servivano non li creavano). Quindi bando alle ciance, eccola lo so la foto non è delle migliori ma non sono un fotografo.
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Ci voleva una video inchiesta di Fanpage a dire che la destra italiana è assolutamente FASCISTA? Lo si capiva già perché in fondo eredita direttamente il fascismo e ne porta avanti i suoi ideali repressivi, razzisti, omobitransfobici, oscurantisti, antidemocratici e antipopolari.
Ricordiamo che il fascismo non fu solo un regime repressivo e liberticida, non solo fu un movimento bellicoso, razzista, sciovinista e nazionalista, il fascismo fu in realtà la colonna dell'imperialismo e delle classi dominanti e sfruttatrici. Servì agli aristocratici, agli industriali, ai proprietari terrieri, ai latifondisti, ai banchieri e ai nobili per preservare i loro poteri di dominio economico, finanziario e sociale e il fascismo ne fu il loro principale movimento contro l'affermazione dei movimenti rivoluzionari che si affermavano dopo la rivoluzione d'ottobre in Russia.
A fare da fulcro per il fascismo fu la liberal democrazia (democrazie parlamentari, democrazie presidenziali, ecc.) e grazie ai liberali che il fascismo e il nazismo salirono al potere in piena continuità con le loro riforme antipopolari.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale era già inevitabile e l'obiettivo vero del fascismo e del nazismo era colpire e disintegrare la Russia (all'epoca Unione Sovietica). Tutto ciò non iniziò con il famigerato patto Molotov Ribbentrop, bensì con il patto di Monaco e ancora prima con la guerra civile spagnola.
La guerra di liberazione è stata guidata da socialisti e comunisti, ma dopo il 25 aprile 1945 la nuova democrazia repubblicana ha dato la possibilità ai fascisti di riorganizzarsi e di integrarsi nelle sue istituzioni.
Il fascismo viene riabilitato grazie al revisionismo dei liberal socialdemocratici e alle patetiche loro equiparazioni. Il fascismo viene riabilitato grazie anche alla NATO e all'UE che armano i nazifascisti ucraini per accerchiare e aggredire la Russia. Il fascismo viene riabilitato grazie al sostegno e alla complicità delle democrazie occidentali con il genocidio di Israele in Palestina. Il fascismo viene riabilitato grazie alle riforme neoliberiste dei governi del PD. Il fascismo è riabilitato grazie a Berlusconi e al suo sistema di potere mafioso e mediatico.
Il fascismo si combatte opponendo resistenza alla repressione dello Stato e dei padroni e lo si elimina distruggendo totalmente il sistema. Non servono le istituzioni democratiche attuali perché quest'ultime sono colluse direttamente o indirettamente col fascismo e con la mafia.
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Quando Stella Rovis ritornerà a Pola la prima volta dopo l’esodo, passerà e ripasserà davanti alle case dei suoi parenti senza entrare in nessuna. Sui molti motivi per entrare ne prevalse uno solo, contrario: non se la sentiva di aver a che fare con quella gente, raggelata e uccisa a poco a poco da quella città. Ma a mia nonna in osteria raccontò tutto ciò che si era tenuta dentro durante tutti quegli anni passati in campo profughi prima di ottenere un piccolo appartamento nelle case popolari di Trieste.
Le raccontò di quel giorno di dicembre, quando era passata in ufficio da suo marito, e come da allora si fosse messa contro di lui che organizzava le spedizioni nel Buiese per bastonare gli italiani, per farli fuggire in Italia, per confiscare i loro beni mobili e immobili. Stava tutto scritto nel naredenje, nell’ordine sulla scrivania, che lei aveva letto mentre lui era al telefono nell’altra stanza.
Da quel giorno le riuscì difficile amare come prima perfino il loro figlio Dino, che gli assomigliava tanto, così cagionevole di salute, così che lei doveva continuamente roteare una spada attorno al suo corpo affinché la malattia non osasse avvicinarglisi. E a suo marito diceva di essere sicura che lui ordinasse quelle cose contro gli italiani, perché credeva che quello fosse il suo zadatak, il suo compito, per un leale senso del dovere, non per odio contro gli italiani, altrimenti non avrebbe sposato un’italiana, e certo lui per primo ne era disgustato, perché, gli diceva Stella, dentro di te sei diverso, così gli diceva. Non vorrai diventare un aguzzino della nostra gente, uno che si rende frettolosamente disponibile al nuovo padrone, un padrone verso il quale dimostrare tutta la tua lealtà, perseguitando con efferatezza i tuoi conterranei. Così gli diceva. Era convinta che grazie alle sue parole il nodo oscuro che suo marito si portava dentro avrebbe saputo trovare la strada verso la superficie. Ma non mollava, lui era saldo, lui conosceva tutta quella reakcija, tutti i traditori del popolo. «Chi cercherà di colpire la grandezza della rivoluzione, pagherà con le bastonate, anche con la vita. Perfino l’intimità che c’è fra noi non mi farà aver compassione di te, se ti metti contro di me, perché per la reakcija non c'è pietà, e io ho dichiarato guerra agli italiani e alla loro storia. Se ti metti dalla parte loro, per me sei morta».
«Mi sembra di non afferrare bene...».
«Questo è un progetto al quale stiamo lavorando da secoli... Le cose che abbiamo preso l’impegno di eseguire per il Partito vengono fatte in forza di ragioni che tu non potrai mai capire. E il mio compito mi piace...».
Negli occhi le arse ancora per un attimo una scintilla di stupore, che subito si mutò in collera. Uscì dalla stanza, non aveva più niente da cercare lì. Era andata di corsa dai genitori in cerca di aiuto, per attraversare quel freddo e quella confusione in testa, perché intervenissero, e loro l’avevano cacciata via, non volevano più riconoscerla come figlia; che se ne andasse da casa loro, loro lavoravano per il potere popolare, suo padre faceva il guardiano in posta e sua madre era cuoca nella della caserma Musil.
Allora si era precipitata dai suoceri, gli aveva raccontato tutto: Ivo impartiva ordini per licenziare gli italiani, per organizzare razzie e azioni di intimidazione contro di loro. Mamma e papà si erano spaventati. Null’altro, solo paura. Paura di lei. Come se fosse affetta da qualche malattia contagiosa. L’avevano molto semplicemente chiamata «sporca fascista» e buttata fuori di casa perché non li contagiasse, e le avevano detto che in quel modo sabotava lo sforzo rivoluzionario postbellico, e rovinava la carriera del marito.
E così, sola, senza un’amica, ché fino a quel momento su marito e il suo bambino erano stati tutto il suo mondo, così sola come una cagna, se n’era uscita fuori dall’entusiasmo e dalla paura di tutta la famiglia, e tre mesi dopo s’era imbarcata sul Toscana stringendo la mano morbida e calda del suo piccoletto.
In campo profughi si era messa subito a preparare pannolini e bavaglioli su cui ricamava figurine che ballavano allegramente e facevano capriole. Non aveva smesso di credere di essere dalla parte della ragione, e soprattutto di aver fede nella propria forza di donna sola in attesa del secondo figlio. Palpita già in grembo come un cuore, sentiva lì la radice della vita fremere sulla punta delle sue dita. «Che il diavolo si porti questa tremenda beffa che la vita mi ha fatto», era stata la sua conclusione. E mia nonna aveva approvato.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
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La donna che diede il nome alla Rivoluzione dei Garofani - Il Post
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Cile 1973: Finché i popoli continueranno a lottare…
Chile 1973: As long as the people continue to fight…
https://contropiano.org/interventi/2024/09/11/cile-1973-finche-i-popoli-continueranno-a-lottare-0175479
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In un Paese in cui le nostalgie ideologiche autoritarie della destra fascista e della sinistra comunista si sono democratizzate eleggendo secondini e inquisitori a campioni dell’igiene del mondo e della politica, come non stupisce che la rivoluzione manipulista sia diventata rapidamente il nuovo sole dell’avvenire del mondo sedicente progressista, non fa specie che sia stato uno dei colonnelli più refrattari alla conversione post-fascista della destra missina a diventare prima responsabile Giustizia di Fratelli d’Italia e a sbarcare poi a Via Arenula, per piantonare Nordio con la delega agognata alla galera e al business della polizia penitenziaria.
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« Quand on dit que Dieu revient, on veut affirmer que les valeurs de l’esprit reviennent ».
Benito Mussolini, Scritti e Discorsi, vol. II : La Rivoluzione fascista (1934)
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« Quand on dit que Dieu revient, on veut affirmer que les valeurs de l’esprit reviennent ».
— Benito Mussolini, Scritti e Discorsi, vol. II : La Rivoluzione fascista (1934)
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