#Anarchia
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"On my body I decide, not the state or god"
Seen in Olbia, Italy
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IF YOU ARE HUNGRY, I WILL OFFER FOOD.
IF YOU ARE THIRSTY, I WILL OFFER WATER.
IF YOU ARE COLD, I WILL OFFER WARMTH.
IF YOU ARE IN NEED, ASK AND I WILL GIVE.
IF YOU ARE IN TROUBLE, ASK AND I WILL HELP.
I DO NOT DO THESE THINGS WITH THE HOPE OF BEING REWARDED.
I DO NOT DO THESE THINGS OUT OF FEAR OF PUNISHMENT.
I DO THESE THINGS BECAUSE I KNOW THEM TO BE RIGHT.
I SET MY OWN STANDARDS AND I ALONE ENFORCE THEM.
I AM AN ANARCHIST.
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" Il 31 ottobre 1926, durante una grande adunata fascista a Bologna, un colpo di pistola viene sparato contro il ‘Duce’. Chi ha sparato? Il fatto è ancora avvolto nel più grande mistero. Un ragazzo di 16 anni, tale Zamboni, ex fascista, viene conclamato autore del gesto e trucidato sul posto, sotto gli stessi occhi del ‘Duce’. È l’uragano che, stavolta, sconvolge tutta l’Italia. Gli oppositori più in vista sono obbligati a sottrarsi alla furia e le loro case vengono saccheggiate. I giornali avversi al regime sono distrutti. Dovunque, sono giornate di terrore. Quel giorno, io ero a Cagliari, a casa mia. Verso le nove di sera, un amico, trafelato, venne ad avvisarmi che i fascisti suonavano l’adunata di guerra. Io uscii con lui per vedere di che si trattava. Sulla porta di strada, un altro amico mi riferì la notizia che era arrivata ai fascisti ed alla prefettura la notizia dell‘attentato al ’Duce’. «Ho potuto segretamente avere copia del telegramma. Qui, tutti i fascisti sono stati convocati d‘urgenza per le rappresaglie. La tua casa e la tua vita sono in pericolo. Abbandona la città o nasconditi in una casa sicura.» Mentre parlava, arrivavano da più parti gli squilli di tromba con cui, nei differenti rioni, gli squadristi suonavano l’adunata. Salii in casa, licenziai la donna di servizio. Non dovevo pensare che a me stesso. Ridiscesi. Altri amici in piazza erano corsi ad informarsi: i fascisti si adunavano nella loro sede centrale; le automobili erano in movimento per il trasporto più rapido, grida di morte si udivano qua e là contro di me. Andai a pranzare in un ristorante, a pochi metri da casa.
Mentre pranzavo, mi giungevano via via le notizie: i teatri, i cinema, i pubblici ritrovi erano stati fatti chiudere tutti; le squadre fasciste circolavano armate; alla sede del fascio organizzavano la spedizione punitiva contro di me; i capi esaltavano i gregari con discorsi incendiari; io ero la vittima designata; fra mezz‘ora sarebbe cominciata l’azione. Il cameriere, che mi serviva, era stato alle mie dipendenze durante la guerra. Era diventato fascista in seguito, ma non poteva dimenticare un certo rispetto per il suo antico ufficiale. Era molto imbarazzato quella sera, e non osava parlarmi. Tentò più volte, ma io non lo incoraggiai. Finalmente mi disse: «Signor capitano, io so quali ordini ci sono. La scongiuro, non ritorni a casa: parta subito. Si tratterà solo di qualche giorno. Poi vedrà che tutto diventerà normale». «Credi tu» gli chiesi «che io abbia ragione o torto?» «Lei ha ragione» mi rispose arrossendo e prendendo macchinalmente la posizione militare d’attenti. «E allora, perché dovrei fuggire?» La mia domanda lo imbarazzò ancor di più. Non aggiunse parola. Andando via, gli chiesi: «Perché sei diventato fascista?» «I tempi sono difficili. Mi hanno promesso tante cose… Chi può vivere contro i fasci?» "
Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, introduzione di Giovanni De Luna, Einaudi (collana ET Scrittori n° 1037), 2008⁴, pp. 168-170.
NOTA: Questo memoriale antifascista fu pubblicato dall'autore in esilio a Parigi dapprima nel 1931 per un pubblico internazionale, quindi nel 1933 in lingua italiana (col significativo sottotitolo Fascismo visto da vicino) dalla casa editrice parigina "Critica". Il libro fu edito in Italia già nel 1945 dall'editore Einaudi nella Collana "Saggi".'
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"Free Alfredo. Fire to every prison."
Graphic by Mardtr in solidarity with Italian anarchist prisoner Alfredo Cospito.
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“Per noi non vi sono stranieri. Noi vogliamo che tutti gli uomini, qualunque sia il loro luogo di nascita, qualunque sia il ceppo etnico da cui derivano, qualunque la lingua che parlano, si considerino come fratelli e si aggruppino liberamente e cooperino insieme per il maggiore benessere, la maggiore libertà, la maggiore civiltà di tutti. Se di stranieri vuol parlarsi, allora per noi lo straniero non è colui che è nato al di là di una frontiera e parla una lingua diversa, o ha la pelle di diverso colore; lo straniero, il nemico, è l’oppressore, è lo sfruttatore, è chiunque, in qualunque paese, sottomette a sé un altr’uomo.”
Errico Malatesta (4 dicembre 1853, Santa Maria Capua Vetere – 22 luglio 1932, Roma)
aitanblog.wordpress.com/2024/05/15/sullimmigrazione-continuiamo-a-dare-i-numeri
“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.”
Don Lorenzo Milani (Firenze, 27 maggio 1923 – Firenze, 26 giugno 1967)
#immigrati#immigrazione#migranti#stranieri#errico malatesta#Malatesta#don milani#don lorenzo milani#oppressi#oppressori#anarchia#solidarietà
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23 agosto 1927: Sacco e Vanzetti giustiziati da innocenti in America
Il 23 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono fatti sedere sulla sedia elettrica e giustiziati per un duplice omicidio che non avevano commesso. I due italiani aderivano al movimento anarchico e sostenevano le battaglie operaie, solo dopo 50 anni fu ristabilita la verità
Il 23 agosto del 1927 la sedia elettrica poneva fine alle vite di questi emigrati italiani, un ciabattino e un pescivendolo, ingiustamente accusati di un duplice omicidio durante una rapina in un calzaturificio.
La loro tragica vicenda ha inizio nel 1920, durante una manifestazione operaia, i due venivano fermati in possesso di pistole e degli appunti. Sacco e Vanzetti per le loro idee anarchiche, il loro status di emigrati appartenenti al movimento operaio, erano i perfetti “agnelli sacrificali” da immolare sull’altare della giustizia americana del tempo.
Inoltre con il loro arresto veniva lanciato un monito ai movimenti popolari dell’epoca, considerati un pericolo per la stabilità degli U.S.A. A nulla valse la confessione del gangster Celestino Madeiros che scagionava Sacco e Vanzetti, così come non contribuì alla loro scarcerazione la mobilitazione popolare a loro favore. Con un processo fazioso (il giudice più volte li definì bastardi), portato avanti con metodologie gravemente erronee e ingiuste, il foggiano e il cuneese, venivano condannati alla pena capitale.
Solo nel 1977 il Governatore del Massachussetts, Michael Kukakis, ammetteva l’errore giudiziario commesso cinquantanni prima, quando venivano uccisi nella giornata d’estate del 23 Agosto del 1927 due innocenti: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti
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POST SERISSIMO
Sarà per le mie idee anarchiche, ma la penso come De André: non esistono i poteri buoni.
C'è un solo modo per essere antimperialista in maniera credibile.
Si lotta contro tutti gli imperialismi.
Contro l'imperialismo occidentale, ma anche contro l'imperialismo di Putin e della Cina.
Jorit che fa le foto con Putin non è un antimperialista.
È un servo.
Gli unici eroi in questa storia sono gli obiettori di coscienza e i disertori disertori russi, bielorussi e ucraini.
Questo occhio di riguardo verso Putin, perfettamente simmetrico rispetto alle idee di chi sostiene l'imperialismo occidentale, ha reso marginale la lotta per dare accoglienza e protezione a chi si oppone alla guerra e rischia di subire una brutale repressione.
FINE
[L'Ideota]
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Sweet Movie (1974) Dušan Makavejev
O profughi d'Italia a la ventura
si va senza rimpianti nè paura.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.
Dei miseri le turbe sollevando
fummo d'ogni nazione messi al bando.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.
Dovunque uno sfruttato si ribelli
noi troveremo schiere di fratelli.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.
Raminghi per le terre e per i mari
per un'Idea lasciamo i nostri cari.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.
Passiam di plebi varie tra i dolori
de la nazione umana precursori.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.
Ma torneranno Italia i tuoi proscritti
ad agitar la face dei diritti.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.
Pietro Gori - Stornelli d'esilio 1895
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Kapitalismus ist ein Todeskult!
Still 🖤'ing anarchism
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"Only the working class can save the working class"
"Peace among the oppressed, War between classes"
Seen in Genova, Italy
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In a capitalistic society nobody wants to work enough
#nobody wants to work anymore#communist#communism#socialist revolution#social issues#socialist#socialism#socialist memes#anarchocommunism#anarchopunk#anarchism#anarchist#anarchia#anarcho syndicalism#anarcho primitivism#anarcho socialism
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" Io credo aver trovato il senso della vita generale. L'individuo non può esser felice per se stesso, perché in fondo a tutto ciò è la morte. Il segreto dunque della felicità anche per l'individuo mortale è di sentirsi immortale, di sentirsi cioè vivere dentro gli altri, dentro l'umanità, dentro l'Essere universale. La morte dunque non m'importa: ripugna a tutta la compagine che forma il mio essere, ripugna alla vaga coscienza che hanno tutte le mie molecole, tutte le unità elementari che formano di me una colonia; esse anzi mi faranno sentire tutta la loro forza coesiva al momento dell'atto: ma non ripugna alla mia coscienza superiore. Vivere è per me troppo doloroso: ogni sofferenza altrui si ripercuote ora in me con troppa violenza. Io potrei essere il più sfortunato dei miei simili e non soffrirei un millesimo di quello che soffro ora, che mi sento penetrato, inebriato da tutta la sofferenza degli uomini. Fuggire l'agglomeramento, la città, il contatto dei miei simili e rifugiarmi nei campi, isolarmi in mezzo alla natura sana e serena? Ma ora anche le lande, ove gli eremiti si seppellivano, sono proprietà d'alcuno e in nessuna parte tace l'eco della miseria… D'altronde è troppo tardi. "
Giovanni Cena, Gli ammonitori, a cura di Folco Portinari, Einaudi (collana Centopagine n° 43, Collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976¹; pp. 186-187.
NOTA: l'unico romanzo del poeta di Montanaro Canavese fu pubblicato per la prima volta nell'estate del 1903 sulla prestigiosa rivista «Nuova Antologia», della quale Cena era redattore capo.
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CARRAR(A)
Carrara è da sempre collegata all'estrazione e alla lavorazione del marmo, ma passeggiando per le vie deserte di luglio si respira ancora l’eco di quella che fu una delle roccaforti del pensiero anarchico internazionale. Può capitare di fermarti in un bar e sentire gli anziani parlare di anarchia e di lavoro accanto al monumento che ricorda Alberto Meschi, il sindacalista che lottò e ottenne la riduzione dell’orario di lavoro per i minatori e i lavoratori delle cave. Le parole incise sulla pietra bianca lo ricordano come “anarchico costruttore di migliori tempi / magnifico operaio tra operai e reietti". Sotto a una targa che ricorda i carraresi "uccisi dalla sbirraglia" qualcuno passa e dice che a Carrara tutti sono anarchici, anche i preti. Chi dice di no, mente. Qui il pensiero libertario ha fondato le radici e ancora fa eco tra le vie del centro. A Carrara nacque Gino Lucetti, condannato a 30 anni di carcere per il fallito attentato a Mussolini, e al quale fu dedicata una brigata partigiana anarchica della zona. Qui è sepolto Giuseppe Pinelli, c’è la tipografia che stampa Umanità Nova e c’è un monumento a Gaetano Bresci, che il 29 luglio del 1900 colpì a morte il Re Umberto I dichiarando di non aver ucciso un uomo, ma un principio. La A cerchiata è ovunque, sulle pareti e sulle vetrine della piazza, dove una targa ricorda Francisco Ferrer, pedagogista spagnolo giustiziato dopo un processo farsa come accadde a Sacco e Vanzetti, ai quali è dedicata una via. Per i carraresi la parola anarchia significa ancora lavoro, diritti conquistati, solidarietà e resistenza. Un drappo rosso e nero sventola sull’ex teatro dove nel 1945 si svolse il primo congresso della F.A.I. e tra i vicoli ancora resistono i circoli e le biblioteche indipendenti. Qui si festeggia ancora il 1° maggio anarchico e il tempo sembra essersi fermato tra le parole degli anziani di quel bar, tra una bestemmia e un bicchiere di vino, con gli stessi occhi brillanti sui quali da sempre si alzano orgogliose le stesse parole: né Dio, né Stato, né servi, né padroni.
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14 luglio 1921
Proclamazione della condanna a morte di Sacco e Vanzetti.
14 luglio 1896
Nascita di Buenaventura Durruti, anarchico, sindacalista e rivoluzionario spagnolo.
14 luglio 1789
"Rien" / Niente [nel senso di niente di nuovo, nessun evento da rilevare].
Luigi XVI, dal suo diario.
Scritto al rientro della sua ultima battuta di caccia.
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“Il mio corpo è anarchico l'anima entra e esce come se fosse un albergo il cervello non rivolge più parola a nessuno e il cuore è un casinista allucinante.”
— Lucrezia Beha
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