#don milani
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aitan · 6 months ago
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“Per noi non vi sono stranieri. Noi vogliamo che tutti gli uomini, qualunque sia il loro luogo di nascita, qualunque sia il ceppo etnico da cui derivano, qualunque la lingua che parlano, si considerino come fratelli e si aggruppino liberamente e cooperino insieme per il maggiore benessere, la maggiore libertà, la maggiore civiltà di tutti. Se di stranieri vuol parlarsi, allora per noi lo straniero non è colui che è nato al di là di una frontiera e parla una lingua diversa, o ha la pelle di diverso colore; lo straniero, il nemico, è l’oppressore, è lo sfruttatore, è chiunque, in qualunque paese, sottomette a sé un altr’uomo.”
Errico Malatesta (4 dicembre 1853, Santa Maria Capua Vetere – 22 luglio 1932, Roma)
aitanblog.wordpress.com/2024/05/15/sullimmigrazione-continuiamo-a-dare-i-numeri
“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.”
Don Lorenzo Milani (Firenze, 27 maggio 1923 – Firenze, 26 giugno 1967)
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schizografia · 1 year ago
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Quirino Principe contro Don Milani
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klimt7 · 1 year ago
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I CARE
Una dichiarazione d'intenti. Un modo di essere.
Don Milani è morto ma i semi delle sue idee sono di un'attualità sorprendente...
Aveva visto lontano. Aveva visto giusto, con la sua rivoluzionaria "SCUOLA DI BARBIANA".
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ultimaedizione · 1 year ago
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Se tornasse don Milani
Cent’ anni fa – 27 maggio 1923 – nasceva a Firenze Don Lorenzo Milani. Ed a Firenze, dopo aver trascorso molti anni di vita e di studio a Milano, morì a soli 44 anni. Nel momento in cui la contestazione giovanile era in incubazione e nasceva il Movimento Studentesco. Don Milani, nato e cresciuto in un ambiente colto, soffriva l’umiliazione de poveri e la deprivazione culturale degli ultimi. Da…
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pietroalviti · 1 year ago
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Un uomo libero. L'ultima lezione di don Lorenzo Milani
DI DAVIDE CAVALLERI – per La Stampa Cento anni fa, il 27 maggio 1923, nasceva a Firenze don Lorenzo Milani: questo documentario Gedi Visual va alla ricerca dei principali aspetti dell’esperienza umana del priore di Barbiana provando ad attualizzarne il pensiero. A parlare sono gli ex alunni, che tornano oggi in quella piccola pieve dove veniva predicata l’idea dell’ “I care” in contrapposizione…
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ussignur · 1 year ago
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Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l'avarizia
- Don Lorenzo Milani
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gregor-samsung · 2 months ago
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LA NOSTRA SCUOLA
La nostra scuola è privata. È in due stanze della canonica più due che ci servono da officina. D’inverno ci stiamo un po’ stretti. Ma da aprile a ottobre facciamo scuola all’aperto e allora il posto non ci manca! Ora siamo 29. Tre bambine e 26 ragazzi. Soltanto nove hanno la famiglia nella parrocchia di Barbiana. Altri cinque vivono ospiti di famiglie di qui perché le loro case sono troppo lontane. Gli altri quindici sono di altre parrocchie e tornano a casa ogni giorno: chi a piedi, chi in bicicletta, chi in motorino. Qualcuno viene molto da lontano, per es. Luciano cammina nel bosco quasi due ore per venire e altrettanto per tornare. Il più piccolo di noi ha 11 anni, il più grande 18. I più piccoli fanno la prima media. Poi c’è una seconda e una terza industriali. Quelli che hanno finito le industriali studiano altre lingue straniere e disegno meccanico. Le lingue sono: il francese, l’inglese, lo spagnolo e il tedesco. Francuccio che vuol fare il missionario comincia ora anche l’arabo. L’orario è dalle otto di mattina alle sette e mezzo di sera. C’è solo una breve interruzione per mangiare. La mattina prima delle otto quelli più vicini in genere lavorano in casa loro nella stalla o a spezzare legna. Non facciamo mai ricreazione e mai nessun gioco. Quando c’è la neve sciamo un’ora dopo mangiato e d’estate nuotiamo un’ora in una piccola piscina che abbiamo costruito noi. Queste non le chiamiamo ricreazioni ma materie scolastiche particolarmente appassionanti! Il priore ce le fa imparare solo perché potranno esserci utili nella vita. I giorni di scuola sono 365 l’anno. 366 negli anni bisestili. La domenica si distingue dagli altri giorni solo perché prendiamo la messa. Abbiamo due stanze che chiamiamo officina. Lì impariamo a lavorare il legno e il ferro e costruiamo tutti gli oggetti che servono per la scuola. Abbiamo 23 maestri! Perché, esclusi i sette più piccoli, tutti gli altri insegnano a quelli che sono minori di loro. Il priore insegna solo ai più grandi. Per prendere i diplomi andiamo a fare gli esami come privatisti nelle scuole di stato.
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Brano tratto dalla lettera dei ragazzi di Barbiana ai ragazzi di Piadena dell’1 novembre 1963 raccolta in:
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Milano, A. Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976 [1ª Edizione: 1970]; pp. 167-168.
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giovannamcarli · 2 months ago
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Giovanna M. Carli e Don Milani: Un Legame Speciale
Ancora un'esperienza stupenda, di grande condivisione ed empatia. Viva Don Milani, sempre!
Don Lorenzo Milani torna a Montespertoli: gli allievi e i testimoni nel nuovo libro di Giovanna M. Carli Giovedì 19 settembre alle ore 18, presso la Biblioteca Comunale Ernesto Balducci, si è tenuta la presentazione del volume “Don Milani Domani. Tutto è possibile”, scritto da Giovanna M. Carli, alla presenza di coloro che lo hanno frequentato, amato e conosciuto: i suoi allievi. Montespertoli,…
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aitan · 1 year ago
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“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.”
(Don Lorenzo Milani, 27 maggio 1923 - 26 giugno 1967)
Sono 100 anni che è nato, Don Milani, e 56 che è morto.
Temo che si sarebbe sentito ancora più straniero nell' Italia di questi giorni e di questi anni.
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andre83us · 2 years ago
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Sacramento e abbandono: Marina Salamon a Ferrara
La sera del 30 marzo a Casa Cini è intervenuta la nota imprenditrice. In dialogo con Piero Stefani e coi presenti, è emersa la  complessità di una vita tra fede, carriera e famiglia di Andrea Musacci Per don Lorenzo Milani era centrale l’aspetto sacramentale oppure quello caritatevole/pastorale? Era un esponente ante litteram della “Chiesa in uscita” o, semplicemente, un sacerdote della Chiesa…
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autolesionistra · 10 months ago
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Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto. Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla. Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sé. Gli operai poi non se ne parla. Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento. Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è né viltà né eroismo. È solo mancanza di prepotenza.
Don Lorenzo Milani - Lettera a una professoressa
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ultimaedizione · 1 year ago
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Usi e abusi di don Milani - di Giovanni Cominelli
“Lettera a una professoressa”, uscita un mese dopo la morte di don Milani, avvenuta il 26 giugno 1967, attraversò come un lampo accecante il cammino culturale e professionale di una generazione che stava entrando in quegli anni nel sistema scolastico. Il quale stava attraversando la sua trasformazione più profonda dal tempo di Giovanni Gentile, la cui riforma del sistema di istruzione è stata…
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soldan56 · 4 months ago
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#Bindi: Nel centenario di #Basaglia vogliono riaprire i manicomi e trattare la salute mentale attraverso la reclusione. Nel centenario di Don Milani, che voleva una scuola che accogliesse tutti, si sono inventati l'ideologia del merito. Più revisionismo storico di questo non c'è.
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theseshipsshallsail · 9 months ago
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Summary:
The minutes soon blur in such blissful suspension, and as the unshuttered windows turn an inky black, Oliver immerses himself in the whens, wheres and inestimable hows of their blossoming reality. What he and Elio share defies definition, yet the idea of losing it is truly abhorrent. He needs this. Needs them. Everything they’re capable of being together. The promise and potential contained therein. There’s no turning back even if he wanted to, and drawing a hand up Elio’s flank he rests his chin upon his sweat-damp crown. Wonders when the hummingbird-flutter at his core became love, before deciding maybe it always has been, and he was just too afraid to acknowledge it.
The Difference Between Possible And Impossible (Lies Mainly In Determination)
He’d been dreaming, Oliver realises, as a drunken holler from the Piazza Navona interrupts the doze he had zero warning of slipping into. His mind’s eye transporting him to the villa’s orle of paradise. Elio swimming lazy laps in a set of borrowed bathers. The next day’s pages for Signora Milani all but forgotten as he apricated from head to toe; donning his tinted Persols in deference to the azure sky above. 
In all honesty, the scene mirrors memory more so than imagination, and the sluggish warmth it leaves in Oliver’s veins feels pleasantly reminiscent of the vintage scotch he’d savoured his final night in B. At Annella’s insistence, dinner was a family affair in light of his imminent departure, but with the feast devoured and dishes cleared, the professor ushered him to the study for a well-earned digestif. The pair of them discussing his varied plans for Rome, even as a sombre rendition of Debussy’s Clair de Lune drifted from the living room opposite; tearing at Oliver’s heartstrings with every mournful chord.
“Ice, born of fire, that in turn holds fire,” his mentor mused at length, swirling the mahogany liquid in his lead-crystal tumbler. “È notevole… is it not? How under the right circumstances, something so obstinate as sand itself can be transformed entirely. Reborn, one might say, to the inverse of its maker.”
In terms of subtlety it left a lot to be desired, and Oliver’d masked his quiet desperation behind a measured sip, unable to quash the hard knot of regret that threatened to choke him. Regret, that fails to exist in the liminal twilight of their Corso del Rinascimento hotel room. Banished, as it was, the second they’d watched the plastic wall clock outstrip the hour of his flight’s departure. 
He’s been damn-near euphoric ever since. 
Giddy as a ninth-grader playing truant. 
For the first time in years, he’s chosen the road less travelled, but with Elio in his corner - and sheer determination to guide him - Oliver’s certain that together they’ll move mountains if necessary, to forge a path that’s theirs and theirs alone. 
Again, a commotion starts up in the streets outside. Several joyful voices raised in concert. Oliver doesn’t recognise the song - though it’s somewhat harmonious compared to his own rendition of Fenesta Ca Lucive with the German tourist - and a helpless smile graces his lips when Elio grumbles in response; letting loose a snuffling snore alongside his collarbone.
The gossamer gleam from the balcony gilds his features in a diffuse palette: covetous swaths of rosé and gold that chase the encroaching shadows from his sleeping form. It’s grounding, Oliver finds. The steady exhalations that tickle his Adam’s apple. The rhythmic rise and fall of his shoulders; perfectly in sync with his newly unshackled lungs. They’re two halves of a whole - cut from the same cloth - and rubbing the grit from his scratchy eyelids he moulds a palm to Elio’s slender waist, sighing in contentment when the other man burrows closer, one leg inveigling itself between the snug harbour of his thighs.
The minutes soon blur in such blissful suspension, and as the unshuttered windows turn an inky black, Oliver immerses himself in the whens, wheres and inestimable hows of their blossoming reality. What he and Elio share defies definition, yet the idea of losing it is truly abhorrent. He needs this. Needs them. Everything they’re capable of being together. The promise and potential contained therein. There’s no turning back even if he wanted to, and drawing a hand up Elio’s flank he rests his chin upon his sweat-damp crown. 
Wonders when the hummingbird-flutter at his core became love, before deciding maybe it always has been, and he was just too afraid to acknowledge it.  
In due course, blunt-nailed fingertips splay across his sternum; crafting a subconscious chord above his too-full ribs. Elio’s lashes are a charcoal smudge against his cheek, and the rumbling purr that escapes his throat invokes a mental slideshow of their wanton activities earlier. Unsurprisingly, the earthy scent of passion hangs thick in the muggy air; overpowering the honeysuckle sweetness adorning the trellis outside. The salty ghosts of tears, also, shed by two star-crossed lovers who’d feared being reduced to a cautionary tale: a Grecian tragedy for the modern age.
Schmaltzy, perhaps, but their truth is inescapable, and at the first sign of Elio stirring beside him, Oliver can’t help but press a lingering kiss to the riotous curls at his temple.
No more speeches, he thinks, as Elio arches like a pampered tomcat.
“I swear I’ll make you happy,” he whispers instead, and the thousand-watt grin that follows settles deep and thrilling and forever in his soul. 
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cutulisci · 1 year ago
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"Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto”
Don Milani
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione). La tragedia del vostro mestiere di giudici è che sapete di dover giudicare con leggi che ancora non son tutte giuste. Son vivi in Italia dei magistrati che in passato han dovuto perfino sentenziare condanne a morte. Se tutti oggi inorridiamo a questo pensiero dobbiamo ringraziare quei maestri che ci aiutarono a progredire, insegnandoci a criticare la legge che allora vigeva. Ecco perché, in un certo senso, la scuola è fuori del vostro ordinamento giuridico. Il ragazzo non è ancora penalmente imputabile e non esercita ancora diritti sovrani, deve solo prepararsi a esercitarli domani ed è perciò da un lato nostro inferiore perché deve obbedirci e noi rispondiamo di lui, dall’altro nostro superiore perché decreterà domani leggi migliori delle nostre. E allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i segni dei tempi, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso. Anche il maestro è dunque in qualche modo fuori del vostro ordinamento e pure al suo servizio. Se lo condannate attenterete al progresso legislativo. In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede. “
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Brano tratto dalla lettera del 18 ottobre 1965 rivolta ai magistrati incaricati di giudicare il priore di Barbiana per una sua lettera aperta a favore dell’obiezione di coscienza militare. Il testo è raccolto in:
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Milano, A. Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976 [1ª Edizione: 1970]; pp. 214-215.
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