#prevenzione del crimine
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Arrestato un Soggetto con Ordine di Carcerazione: Operazione della Polizia di Stato di Alessandria
La Polizia di Stato di Alessandria arresta un uomo ricercato per diversi reati grazie all’intervento tempestivo della Squadra Volante durante un’operazione di controllo del territorio.
La Polizia di Stato di Alessandria arresta un uomo ricercato per diversi reati grazie all’intervento tempestivo della Squadra Volante durante un’operazione di controllo del territorio. Alessandria – 21 ottobre 2024 – Nell’ambito delle attività di controllo del territorio, la Polizia di Stato di Alessandria ha arrestato un uomo di origine marocchina, gravato da un ordine di carcerazione per una…
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anchesetuttinoino · 3 months ago
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Il vizio della parola
Il vizio della parola
Il divieto per le donne di usare la voce in pubblico nell’Afghanistan dei talebani. E noi ammutoliti da un diluvio di neologismi assurdi (vedi alla voce “maranza” o “sunshine guilt”)
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Se togli loro la parola, scompariranno. I talebani hanno recentemente emanato una serie di leggi inerenti la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio. Già questo proietta lo sguardo su un mondo che appartiene a una galassia lontanissima. E quando mai dalle nostre parti si parla più di vizi e virtù? In ambito legislativo, oltretutto.
In ogni caso, queste leggi sono state approvate dal leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, e tra i provvedimenti ne spicca uno: «La voce di una donna è considerata intima e quindi non dovrebbe essere ascoltata mentre canta, recita o legge ad alta voce in pubblico». Per promuovere la virtù e scacciare il vizio, le donne non potranno esprimersi a voce alta nei contesti pubblici. Le imbavagliano, anzi le ammutoliscono, ma per il loro bene s’intende.
La scena è agghiacciante, ci costringe a una doccia terribilmente fredda. I talebani hanno chiaro chi sia una donna, a differenza della nostra situazione un po’ più aperta, cioè confusa. Abbiamo trascorso l’estate – ma è stata la ciliegina su una torta sfornata da tempo – a interrogarci su livelli di testosterone, Dna, intenzioni d’anima. Magari, al prossimo caso mediatico, potrebbe essere utile cambiare sfondo e ambientare tutti i nostri dubbi per le vie di Kabul e «vedere l’effetto che fa».
Se dai loro in pasto tantissime parole, scompariranno. Aggiungere vocaboli non è per forza segno di progresso, si può diventare muti per eccesso terminologico. L’aggiornamento dello Zingarelli per il 2025 prevede che il dizionario si arricchisca di nuovi termini, “maranza” e – udite udite – “gieffino” si conquistano un posto nell’Olimpo delle parole validate da definizione. Ma questo è solo un ritocco brutalmente onesto al nostro ritratto umano.
Il crimine terminologico è altrove, là dove spuntano espressioni che ci ritroviamo sotto gli occhi scrollando le notizie. “Coolcation” è la tendenza in crescita per trovare mete di viaggio al fresco. “Workation” è la scelta di lavorare da remoto scegliendo luoghi che offrano svago e servizi per il tempo libero. Una medaglia d’oro per l’assurdo spetta all’espressione “sunshine guilt”, il senso di colpa per aver sprecato una giornata di sole.
C’è, nel nostro intimo, un ribollimento senza nome. Sono scampoli di paura mescolati a slanci di affetto, pulsioni cattive e lacrime struggenti. È questa fucina scabrosa, feconda e indicibile che alimenta la libertà nel tumulto di gesti, scelte, responsabilità. Sono poche, devono essere poche e vertiginose, le parole a cui ricondurre il senso del nostro travaglio. Sillabe scottanti come “amore” o “invidia”. Frantumare il quadro in un mucchio di nuovi pezzettini lo riduce a un puzzle che resta scombinato.
Finiamo per scomparire ed essere muti se l’impegno di affrontare la novità di ogni nuova alba – l’ignavia che fa a pugni con la rabbia, i desideri che bevono sorsi di fiducia – viene sgonfiato dalla bugia che tutto affondi in un senso di colpa per il timore di perdere un giorno di sole.
via tempi.it
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diceriadelluntore · 10 months ago
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a Gaza è davvero un genocidio?
Sto pensando da stamattina a come risponderti. Genocidio è una questione moderna: la parola è stata coniata da Raphael Lemkin, un giurista polacco, che la scrive per la prima volta in un saggio del 1944, Axis Rule In Occupied Europe. Laws Of Occupation, Analysis Of Government. Proposal For Redress. La conia unendo la parola greca genos (tribù o razza) con il termine latino cide (da caedere, uccidere). Va detto che in molte lingue esisteva già una parola simile, per esempio in tedesco (Völkermord, da non confondere con la nemesi potteriana) ma Lemski è un giurista polacco ebreo fuggito dopo l'invasione nazista nel suo paese, quindi non penso volesse usare il termine tedesco. Dopo quello che successe e che tutti sappiamo, nel 1946 dopo la fine dei processi di Norimberga (in cui Lemski si battè con tutte le sue energie per includere quella parola negli atti d’accusa) l’Assemblea Generale dell’ONU dichiarò il genocidio un crimine secondo il diritto internazionale. Due anni dopo, nel 1948, fu adottata la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che definisce questo atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Da allora, il genocidio è considerato un crimine dalla comunità internazionale. A questo punto sorge una questione formale e sostanziale: la definizione di tale crimine è precisa e circonstanziata in termini così ristretti che, alla prova dei fatti, ed è la Storia a dimostrarlo, nonostante decine di "candidati", solo le atrocità che avvennero durante, in poco meno di 100 giorni, nel 1994 in Rwanda sono state giudicate come "crimini di genocidio": ti ricordo che dopo l'assassinio del presidente del paese,  Juvénal Habyarimana, da Aprile ad Agosto del 1994 i ribelli dell'etnia Hutu uccisero, la cifra non è mai stata calcolata definitivamente, almeno 800 mila civili Tutsi (la differenza tra i due gruppi, che prima era solo socioeconomica, era diventata di tipo razziale sotto la dominazione belga del paese africano durante il 1800). Il massacro e l'uccisione dei musulmani kosovari durante la Guerra nella Ex Jugoslavia, nonostante processi internazionali e condanne per crimini di guerra, non è "formalmente" un genocidio.
Rimane da risponderti: in definitiva, quello che sta succedendo assomiglia pericolosamente ad un genocidio. Tuttavia, sperando che l'uso della parola non diventi, con l'abuso, una sterile e sciocca "arma politica" (come in realtà è già successo in passato), la questione secondo me contiene due questioni secondarie.
La prima è sottilmente politica e riguarda l'accusa, mossa dal Sudafrica (che fa capo ad una delegazione internazionale) che ha chiamato a rispondere giuridicamente della questione di genocidio lo Stato e la popolazione che ne ha subito l'esempio più drammatico e terrificante. Accusandoli di genocidio, avviene un paradosso identitario niente male, che viene spiegato benissimo da un antropologo che si è sempre occupato di processi identitari, Jean-Loup Amselle: "benchè possa sembrare una affermazione scandalosa, è evidente che il genocidio ha come effetto la costituzione, in quanto tale, del gruppo che si accanisce a distruggere e di dare in particolare al gruppo dei sopravvissuti una consistenza che non avrebbe altrimenti. Il genocidio, per le procedure che mette in atto (...) è quindi il paradigma identitario più efficace della nostra epoca" (Logiche Meticce. Antropologia dell'identità in Africa e altrove. Bollati Boringheri, 1999, pagg. 34-35).
La seconda è di tipo pratico: la sproporzione della risposta al terrificante attacco terroristico del 7 ottobre 2023 subito da Israele ha perso ogni "dimensione" di difesa, che non solo si concretizza nella differenza numerica di vittime, ma nell'indiscriminata e palese distruzione di ogni cosa che riguardi un nemico certo (i terroristi di Hamas) che l'attaccante ha deciso di perseguire in ognuno dall'altra parte, in un modo che fa nascere ben più di un paio di domande sulla premeditazione politica di questa azione militare.
Ovviamente, lascio alla tua curiosità di approfondire future chiacchierate o domande al riguardo. E se qualcuno ti accusa di essere antisemita se la pensi così come me, rispondigli così: la critica si basa su scelte culturali, sempre possibili, e non su quelle di natura, che non lo sono; é una critica a ciò che sta facendo, non a quello che è.
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giulia-liddell · 2 years ago
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Momento serio: il discorso sul problema delle carceri, della delinquenza e di come lo stato tratta i carcerati è importantissimo e molto ben fatto.
Lo stato non può applicare la logica della violenza per la quale arresta le persone.
La nostra Costituzione stabilisce che le carceri esistono a scopo rieducativo non punitivo.
I carcerati sono comunque persone, sono comunque cittadini, sono comunque dotati di dignità e diritti
È compito dello stato occuparsi, non solo della gestione del crimine, ma anche della sua prevenzione, assicurando al maggior numero di cittadini possibile dignitose condizioni di vita
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lamilanomagazine · 1 day ago
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Genova: Servizio anticrimine interforze, un arresto per evasione Il personale del Commissariato di Polizia di Stato Prè ha coordinato un servizio di controllo del territorio nel centro della città con il Reparto Prevenzione Crimine Liguria, i cinofili antidroga, personale della Polfer, dell’Esercito e della Polizia Locale.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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sinapsimagazine · 4 months ago
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Controlli in Piazza Garibaldi
Controlli in Piazza Garibaldi
Continuano i servizi di controllo straordinario del territorio in piazza Garibaldi e nelle aree limitrofe caratterizzate da una maggiore aggregazione. Nello specifico, nella giornata di ieri, gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, con i Nibbio, personale della Polizia Ferroviaria e, con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine, hanno identificato complessivamente 278…
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alessandrocorbelli · 5 months ago
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Sport: efficacia prevenzione del crimine giovanile
(Digital News 24) 08/07/2024 Le attività sportive offrono ai giovani alternative positive all’ozio e alle cattive influenze, riducendo, di conseguenza, il rischio di coinvolgimento in attività criminali e comportamenti devianti. Lo sport può, inoltre, rappresentare un’opportunità di riscatto e di costruzione di un’identità positiva, soprattutto in contesti socialmente ed economicamente…
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staipa · 6 months ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/genocidio/?feed_id=1511&_unique_id=664dcd81a61cf %TITLE% Genocidio. "Il termine “genocidio” non esisteva prima del 1944. Si tratta di un termine molto specifico, che indica crimini violenti commessi contro determinati gruppi di individui con l’intento di distruggerli. I Diritti Umani, così come stabilito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazione Unite del 1948, riguardano i diritti fondamentali degli individui. Nel 1944, un avvocato [...], Raphael Lemkin (1900-1959), cercò di descrivere le politiche naziste di sterminio sistematico che prevedevano anche la distruzione degli Ebrei Europei. Egli coniò la parola “genocidio” unendo il prefisso geno-, dal greco razza o tribù, con il suffisso -cidio, dal latino uccidere. Nel proporre questo nuovo termine, Lemkin aveva in mente “l’insieme di azioni progettate e coordinate per la distruzione degli aspetti essenziali della vita di determinati gruppi etnici, allo scopo di annientare i gruppi stessi” Non ho scelto una definizione a caso. Ho scelto quella del United States Holocaust Memorial Museum (https://short.staipa.it/46ndr), credo quindi possa essere tranquillamente condivisibile da ogni parte in causa. L'articolo stesso prosegue con la definizione data dalle Nazioni Unite nella Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio: Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro. Ad oggi sono morti circa 35.000 cittadini palestinesi (https://short.staipa.it/lkkt8), feriti 78.755, in 221 (Dato aggiornato al 15 maggio 2024) significa su per giù 160 morti al giorno, 490 feriti. Gli Israeliani morti d'altra parte si contano nell'ordine delle centinaia in totale. Quindi intorno al centesimo dei morti palestinesi. (a) uccisione di membri del gruppo; Nel frattempo, i soldati Israeliani si filmano e pubblicano sui social i loro video mentre deridono i civili palestinesi (https://short.staipa.it/yq8fz), in rete è possibile trovare anche video dove gli stessi defecano sui tappetini da preghiera dei palestinesi, distruggono simboli religiosi o fanno scritte offensive in luoghi sacri. (b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; Circa la metà dei morti palestinesi sono minorenni (https://short.staipa.it/78wvi), ci sono video di soldati che ammazzano bambini a sangue freddo (https://short.staipa.it/if3zs) Ora, dobbiamo discutere sul singolo cavillo legale e capire se ci sia trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro o meno? Se le lesioni siano sufficientemente gravi o meno? Se l'ammazzare bambini sia interpretabile o meno come misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo o se ammazzare tutti lo sia? Vogliamo stare a discutere se la parola Genocidio si possa dire liberamente sui media o se debba essere censurata tanto da dover fare una dichiarazione ufficiale da parte di una rete nazionale? (https://short.staipa.it/bdmwy) Stiamo discutendo su stronzate mentre la gente laggiù muore, discutiamo di cavilli, guardiamo la polizia fare cariche su chi solleva la questione dell'incoerenza dell'occidente (https://short.staipa.it/5u99j) mentre gli stessi che mandano aiuti a Gaza vendono armi a chi la sta radendo al suolo. E chi è che vende le armi a Israele? La classifica dei maggiori esportatori di armi contiene:
Stati Uniti Germania Italia Sì, l'Italia sta guadagnando un botto di soldi grazie al Conflitto Israelo-Palestinese (https://short.staipa.it/uwy4q) e ipotizzare che il terzo venditore di armi a Israele si schieri contro questo conflitto temo possa essere da ingenui. Ma è importante saperlo. Perché può permetterci di guardare le notizie con un'ottica diversa. Di scegliere se fidarci ciecamente delle fonti governative come la RAI che ha i suoi ormai noti problemi di libertà di espressione (https://short.staipa.it/o4724 ) o provare a informarsi da fonti diverse. Il difficile è ovviamente non cadere dall'altra parte nel complottismo o nell'anti-semitismo, perché non è questione di diffidare o odiare una specifica etnia, non nel caso di noi che siamo solo osservatori almeno, ma piuttosto di una certa ideologia. Sono perfettamente consapevole che la goccia che ha fatto scatenare la guerra sia stata un brutale attentato palestinese ma anche fermarsi a questo senza analizzare quello che c'è stato prima (https://short.staipa.it/dat6g) è estremamente limitante. D'altra parte non ha senso alimentare l'odio che già c'è verso gli ebrei in genere, né cittadini delle nazioni in cui viviamo né cittadini generici di Israele stesso. Sono i sionisti a portare avanti l'ideologia politica della distruzione di chiunque stia sul territorio che considerano la loro terra promessa, e il sionismo è un movimento politico/religioso (https://it.wikipedia.org/wiki/Sionismo), non una intera religione, non una intera etnia.
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divulgatoriseriali · 7 months ago
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Diventare criminologo in Italia: sfide, prospettive e ostacoli
La criminologia, scienza interdisciplinare che si occupa dello studio scientifico del crimine, della devianza e del comportamento criminale, ha attirato sempre più l’interesse di coloro che desiderano contribuire alla comprensione e alla prevenzione della criminalità. Tuttavia, in Italia, diventare un criminologo e lavorare nel campo può rivelarsi una sfida complessa, caratterizzata da diversi…
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cinquecolonnemagazine · 7 months ago
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Rapporto Amnesty: "Mobilitazione popolare senza precedenti"
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(Adnkronos) - C’è una mobilitazione popolare senza precedenti per chiedere protezione dei diritti umani e rispetto per la nostra comune umanità. E' quanto emerge dal Rapporto 2023-2024 di Amnesty International che contiene un’analisi della situazione dei diritti umani in 155 stati. “Le azioni di potenti attori statali e non statali ci hanno fatto sprofondare nel caos di un mondo senza regole efficaci, dove fare brutalmente profitti grazie a tecnologie rivoluzionarie senza effettivo controllo è diventata la norma. Ma laddove molti governi non si sono attenuti al diritto internazionale, altri hanno chiesto alle istituzioni internazionali di attuarlo. Laddove leader di spessore mondiale non si sono schierati dalla parte dei diritti umani, abbiamo visto persone entusiaste marciare, protestare e pretendere un futuro di maggiore speranza”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Rapporto Amnesty e mobilitazione popolare Il conflitto tra Israele e Hamas ha generato proteste in ogni parte del mondo, con richieste – levatesi ben prima che molti governi le facessero proprie – di un cessate il fuoco per porre fine all’indicibile sofferenza dei palestinesi di Gaza e di ritorno in libertà di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas e di altri gruppi armati. Altrove, come negli Usa, in Polonia e in El Salvador, le persone sono scese in strada per rivendicare il diritto all’aborto mentre si scatenava un attacco contro la giustizia di genere. In tutto il mondo altri giovani si sono aggregati al movimento Fridays for Future per chiedere un’equa e rapida uscita dal fossile. Nel 2023, osserva Amnesty, incessanti campagne hanno ottenuto significative vittorie per i diritti umani. A Taiwan, il movimento #MeToo e altre organizzazioni della società civile che chiedevano la fine della violenza sessuale online hanno spinto il governo a emendare la Legge sulla prevenzione del crimine di aggressione sessuale.  Amnesty sottolinea che nonostante "in misura minore di quanto sarebbe stato necessario, la Cop28 ha accettato l’avvio della transizione verso l’uscita dal fossile: si è trattato della prima volta in cui i combustibili fossili sono stati menzionati in una decisione della Cop. Dopo anni di campagne, quattro difensori dei diritti umani della Turchia – Taner Kılıç, İdil Eser, Özlem Dalkıran e Günal Kurşun – condannati nel luglio 2020 sulla base di accuse false, sono stati finalmente assolti". Ancora un altro di tanti esempi: in Afghanistan, a ottobre, l’attivista per il diritto allo studio Matiullah Wesa è stato scarcerato dopo aver trascorso sette mesi in carcere solo per aver promosso il diritto delle ragazze all’istruzione e aver criticato le politiche dei talebani di escluderle dalla scuola secondaria. Diritto di protesta “Il diritto di protesta è fondamentale per fare luce sulle violazioni dei diritti umani e sulle responsabilità di chi governa. Le persone hanno reso abbondantemente chiaro che vogliono i diritti umani: sta ai governi mostrare che le stanno ascoltando”, ha sottolineato Callamard. “Considerato il fosco stato delle cose a livello globale, occorrono misure urgenti per rivitalizzare e rinnovare le istituzioni internazionali create per tutelare l’umanità - ha concluso Callamard - Devono essere fatti passi avanti per riformare il Consiglio di sicurezza dell’Onu in modo che gli stati membri permanenti non possano brandire il loro incontrollato potere di veto e impedire così la protezione dei civili a vantaggio delle loro alleanze geopolitiche. I governi devono anche adottare robuste regole e legislazioni per affrontare i rischi e i danni causati dalle tecnologie dell’intelligenza artificiale e riprendere le redini di Big Tech”. ---internazionale/[email protected] (Web Info) Read the full article
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delectablywaywardbeard-blog · 8 months ago
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Operazione 'Alto Impatto', polizia assedia Casermone
È legata alla sparatoria del mese scorso in pieno centro a Frosinone tra due gruppi albanesi.     Ed ha preso di mira i santuari dello spaccio nel capoluogo. Un vero e proprio assedio quello realizzato oggi dalla Polizia di Stato impiegando oltre 100 unità tra il personale della Questura di Frosinone, del Reparto Prevenzione Crimine Lazio e Campania, i Cinofili di Nettuno coadiuvati da un…
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Arresto a Casale Monferrato: 430 grammi di Hashish Sequestrati dalla Polizia di Stato.
La Squadra Investigativa del Commissariato di Casale Monferrato porta a termine un’operazione antidroga con l’arresto di un cittadino straniero
La Squadra Investigativa del Commissariato di Casale Monferrato porta a termine un’operazione antidroga con l’arresto di un cittadino straniero. La Polizia di Stato ha arrestato un uomo di 38 anni a Casale Monferrato, accusato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. L’operazione, condotta dalla Squadra Investigativa del Commissariato di P.S. di Casale Monferrato, è stata il risultato di…
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anchesetuttinoino · 6 months ago
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SVEZIA SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE PER LE VIOLENZE DEI MIGRANTI
Crescita esponenziale della criminalità armata, bande di migranti e violenza fascista: come la Svezia è diventata la capitale europea del crimine.
Secondo un esperto di spicco, la Svezia è al limite della “guerra civile” poiché il paese è in preda alla violenza dei migranti. Göran Adamson, docente senior di sociologia all’Università di Uppsala,ha dichiarato a Express.co.uk che il suo Paese sta diventando una “capitale della violenza, in parte a causa di un’ondata di sospetti criminali che si trasferiscono lì.
Secondo i dati ufficiali del Consiglio nazionale svedese per la prevenzione della criminalità (Brå), il numero di vittime ogni anno per milione di persone a causa della violenza armata è più del doppio della media europea.
Nel 2017 ci sono state 281 sparatorie in Svezia e nel 2022 quel numero è cresciuto fino a 391, 62 delle quali mortali. Secondo l’Office for National Statistics, nel Regno Unito ci sono state 28 persone uccise da spari nell’anno terminato a marzo 2022.
Ciò significa che il tasso svedese di morti per sparatoria è stato più del doppio di quello del Regno Unito, nonostante la Svezia abbia una popolazione inferiore a un sesto.
La cosa più sorprendente è che nel 2022 il tasso di omicidi armati a Stoccolma è stato circa 30 volte quello di Londra, nonostante abbia una popolazione inferiore a un milione di abitanti.
Fonte Express.co.uk
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raffaeleitlodeo · 11 months ago
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Molt* trovano la situazione paradossale. Ma il Sudafrica non può che accusare lo Stato (di Isr@ele) se vuole riferirsi alla "Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio" del 1948.
La quale infatti, oltre a qualificare il crimine di genocidio come atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, chiama in causa non solo le responsabilità individuali, ma anche la responsabilità dello Stato (per la commissione del reato o per omessa prevenzione e punizione del crimine). Non poteva fare altrimenti il Sudafrica, insomma, se voleva richiamarsi alla "Convenzione" (e se voleva farlo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU). Né si possono usare, nel dibattito attuale, altre parole che quelle della "Convenzione", se il quadro di riferimento del diritto internazionale è questo.
Cosa diversa dal capo di imputazione sono le accuse, da provare come in un qualsiasi dibattimento (in questo caso non un processo ma una disputa tra Stati). Lo Stato di Isr@ele può essere giudicato responsabile di "genocidio"?
I termini sono importanti, sempre. E ancor più nel diritto, dove sono - dovrebbero essere - chiari, precisi, monosemici. "Genocidio" non equivale a "crimini di guerra" né a "crimini contro l'umanità". Sembrano distinzioni di lana caprina, di fronte alla brutale escalation degli ultimi mesi, e alla morte di decine di migliaia di persone, ma sono distinzioni importanti, che è bene ricordare anche a chi fa informazione in questi giorni, e discutendo qui come altrove.
Della definizione di "genocidio" si è già detto. Fu, come noto, l'avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin a coniare il termine durante il processo di Norimberga per descrivere lo sterminio nazista di sei milioni di ebrei. Il reato di genocidio venne poi formalmente creato proprio attraverso la “Convenzione sul genocidio del 1948” come crimine internazionale: molto specifico ed anche molto difficile da provare, poiché - secondo la giurisprudenza - richiederebbe la prova della cosiddetta "motivazione mentale".
I "crimini di guerra" sono invece gravi violazioni del diritto internazionale commesse contro civili e combattenti durante i conflitti armati (art. 8 dello Statuto di Roma del 1998, col quale si è istituita la Corte Penale Internazionale dell'Aia). Lo statuto li definisce come "gravi violazioni" delle Convenzioni di Ginevra del 1949, che coprono più di cinquanta scenari, tra cui uccisioni, torture, stupri e presa di ostaggi, nonché attacchi a missioni umanitarie. Il suddetto articolo 8 riguarda anche gli attacchi deliberati contro civili o "città, villaggi, abitazioni o edifici che sono indifesi e che non sono obiettivi militari" nonché "la deportazione o il trasferimento di tutta o parte della popolazione" di un territorio occupato.
“Crimine contro l'umanità” è infine un concetto formulato per la prima volta l'8 agosto 1945, e codificato nell'articolo 7 dello stesso Statuto di Roma. Implica "un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile", inclusi "omicidio" e "sterminio", nonché "riduzione in schiavitù" e "deportazione o trasferimento forzato" della popolazione. I crimini contro l'umanità possono verificarsi in tempo di pace (qui sta la principale differenza con i crimini di guerra) e includono torture, stupri e discriminazioni, siano esse razziali, etniche, culturali, religiose o di genere.
Non so – anzi, mi chiedo – se il Sudafrica abbia fatto 'tecnicamente' bene a chiedere la condanna dello Stato di Isr@ele in base alla “Convenzione” del 1948 di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia (soggetta, suo malgrado, all'influenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU), o se invece non occorresse potenziare l'azione della Corte Penale Internazionale (il cui mandato è però fortemente ostacolato da molti, e di difficile attuazione), reiterando le accuse nei confronti dei rappresentanti di quello Stato per “crimini di guerra” o “crimini contro l’umanità”.
Mi chiedo se una causa contro Net@nyahu e i membri del suo governo non sarebbe forse più diretta e penalmente dimostrabile e chissà – last but not least - capace anche di ridare fiato a quell'opposizione interna israeliana che le stragi del 7 ottobre hanno ridotto alla rassegnazione e alla paura (di finire in galera, ad esempio, se manifestano contro il primo ministro). E mi chiedo se così, forse, non si potrebbero anche separare le responsabilità e le scelte di un governo dalla storia di un popolo (che si identifica in quello Stato), togliendo dal quadro i paragoni impropri (vedi: processo di Norimberga), l'antisemitismo, l'Olocausto, e tutte le loro drammatiche implicazioni.
Lo dico altrimenti: bisognerebbe finalmente sgomberare il campo sia dalla minimizzazione dell’antisemitismo e della Shoah – che non dovrebbero essere paragonati a niente, per la loro specificità storica e per la loro tragica unicità – sia dalle accuse di antisemitismo verso chi esprime dolore e rabbia per le sorti del popolo palestinese e muove critiche verso le politiche del governo di Isr@ele e le azioni del suo esercito.
Temo (ma spero di sbagliarmi) che il dibattito intorno al processo in corso alla Corte di Giustizia Internazionale rischi invece sia di rendere ancora più compatta la (auto)difesa di Net@nyahu, sia di alimentare l'antisemitismo (come dimostra, appunto, il largo uso di paragoni impropri).
Personalmente, ho sempre cercato di contrastare - coi miei interventi pubblici e i miei lavori, a partire da "Parole contro" (2004) - l'antisemitismo, svelandone gli aspetti più insidiosi nella 'cultura popolare' e nel senso comune, e di usare con la massima cautela e sensibilità le parole “Shoah” e “Olocausto”, e trovo offensivo e diffamante essere accusato di antisemitismo se mi esprimo per il "cessate il fuoco" o per il rispetto dei diritti umani in P@lestina e Isr@ele, avendo tra l'altro detto parole chiare e univoche - vedi un post di qualche tempo fa - di condanna alle atrocità di Ham@s del 7 ottobre.
E spero oggi che il dibattimento in corso all’Aia – indipendentemente dai suoi esiti niente affatto scontati in termini penali, e da certe approssimazioni mediatiche - possa finalmente smuovere la comunità internazionale e mettere al centro gli orrori, le ingiustizie, i diritti umani negati, e le vite spezzate nella Striscia di Gaz@, in Palestin@, e in Isr@ele. A questa mattanza - e a chi la alimenta: il terrorismo nichilista di Ham@s e dei suoi sostenitori e l'ultra ortodossia colonialista israeli@na - occorre rispondere con il diritto internazionale (anzi, con il diritto alla vita, una vita dignitosa, per tutte le persone coinvolte) e con un piano di pace, di lungo periodo, che deve trovare consenso e forza, oltre i timidi equilibrismi e i vergognosi silenzi-assensi (della UE, ad esempio).
Soprattutto, non credo si possa più assistere a ciò che sta avvenendo pensando che l’unica opzione sia quella di un conflitto che duri indefinitamente, e che continuerà a fare migliaia di morti, per la stragrande maggioranza civili. Né posso credere che chi vive prigioniero nella Striscia di Gaz@ - da generazioni, e non ha mai avuto alcuna possibilità di essere liber* cittadin* del mondo - non possa avere un destino diverso. O che chi vive in Isr@ele debba sentirsi continuamente minacciato da atti terroristici e in guerra permanente, così come chi vive in P@lestina debba avere il terrore che da un giorno all'altro arrivi qualcuno a espropriarti della tua terra, della tua casa, del tuo futuro.
Ecco: spero che, paradossalmente, il dibattimento in corso all’Aia - spingendo innanzitutto per un cessate il fuoco - possa far(ci) ricominciare a parlare di futuro. Un futuro per due popoli, e per il diritto ad esistere di entrambi.
Federico Faloppa, Facebook
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scienza-magia · 1 year ago
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La Birmania prima nel triangolo d'oro dell'oppio
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Birmania diventata il primo produttore al mondo di oppio. Superato l'Afghanistan, secondo un rapporto dell'Onu. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato oggi, la Birmania è diventata il principale produttore mondiale di oppio: superato l'Afghanistan, dove i talebani ne hanno vietato la coltivazione.
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L'ultimo rapporto dell'Ufficio dell'Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), afferma che nel 2023 in Birmania sono state prodotte circa 1.080 tonnellate di oppio, essenziale per la produzione di eroina, rispetto alle 790 del 2022. In Afghanistan, secondo l'Unodc, il calo della produzione di oppio è stato del 95%, a circa 330 tonnellate, dopo che i talebani hanno vietato la coltivazione del papavero nell'aprile dello scorso anno. Il 'triangolo d'oro', la regione di confine tra Birmania, Laos e Thailandia, è da tempo un focolaio di produzione e traffico di droga, in particolare di metanfetamine e oppio. L'Unodc stima che la 'economia degli oppioidi' della Birmania frutti tra 1 e 2,4 miliardi di dollari, l'equivalente dall'1,7% al 4,1% del Pil del paese dell'Asia sudorientale. Read the full article
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lamilanomagazine · 3 days ago
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Bolzano: Controlli straordinari, 3 decreti di espulsione e 2 fogli di via obbligatori Sono stati effettuati specifici servizi di prevenzione generale da parte di Unità operative della Polizia di Stato appartenenti alla Questura di Bolzano ed alla POLFER, nonché Personale della Polizia Locale di Bolzano, con il supporto specializzato del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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