#criminologo italia
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Diventare criminologo in Italia: sfide, prospettive e ostacoli
La criminologia, scienza interdisciplinare che si occupa dello studio scientifico del crimine, della devianza e del comportamento criminale, ha attirato sempre più l’interesse di coloro che desiderano contribuire alla comprensione e alla prevenzione della criminalità. Tuttavia, in Italia, diventare un criminologo e lavorare nel campo può rivelarsi una sfida complessa, caratterizzata da diversi…
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Riqualificazione dei centri sportivi, per combattere la Criminalità ed il disagio sociale
Giovanni De Ficchy Criminologo Il tema dell’abbandono urbano in Italia è indubbiamente una questione complessa e multifattoriale, che richiede un approccio integrato per affrontare efficacemente le sfide che presenta. Le aree degradate non solo compromettono la sicurezza dei residenti, ma possono anche generare un ambiente propizio alla criminalità e all’emarginazione…
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"D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Colacrai
La silloge poetica "D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Davide Rocco Colacrai edito da Le Mezzelane è un volume di 26 poesie con la prefazione dello scrittore leccese Mattia Zecca. I componimenti di Colacrai sono seducenti, sorprendono il lettore ad ogni pagina che scopre di volta in volta una storia diversa. Ed è proprio questa la caratteristica di "D come Davide. Storie di plurali al singolare". Le poesie raccontano tutti gli aspetti e gli eventi che in qualche modo hanno lasciato un segno, hanno fatto vibrare la sensibilità del poeta. Ecco allora apparire Paolo Borsellino, si materializzano gli esuli d’Istria e Dalmazia, suo nonno, l’autore Vincenzo Restivo, riaffiora il suo cane Manny, Billy the Kid, lo scrittore marocchino Abdellah Taïa e Giovanni Falcone. Storia, fatti personali, ricordi ed emozioni intime creano un’osmosi, un flusso denso e pastoso tra ciò che appartiene a noi stessi e ciò di cui facciamo parte. In quanto poeta civile, Davide Rocco Colacrai ha sentito il bisogno di unirsi alle emozioni comuni ricordando la strage dell’Hotel Rigopiano, Ustica, i numerosissimi malati a causa dell’Eternit e le vittime del Ponte Morandi di Genova. Ogni poesia è per il lettore un viaggio nella propria sensibilità e in quella dell’autore, attraverso poesie dolci, a volte forti e dure, che fanno riflettere ed emozionare. Ringrazio Davide Rocco Colacrai per questa bella intervista nella quale abbiamo avuto modo di approfondire non solo il contenuto della silloge ma anche alcune sfumature del suo linguaggio espressivo "D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Colacrai Salve Davide, lei è nuovo ai lettori di Cinque Colonne Magazine, ci racconta brevemente cosa le piace e di cosa si occupa nella vita? Innanzitutto, mi permetto di ringraziarvi per l’ospitalità. Sono un Giurista e un Criminologo che via via negli anni è rimasto sempre più deluso dal percorso intrapreso – e qui si potrebbe aprire un ampio discorso su come le cose non funzionano in Italia – fino a decidere di abbandonarlo completamente e di rispolverare altre capacità, quelle linguistiche, e scoprirne alcune che non sapevo di possedere, con le quali attualmente lavoro come impiegato presso una famosa azienda internazionale. Non è stato facile abbandonare una strada per un’altra, soprattutto perché sono un grande sognatore e molto determinato e testardo e, se non costretto, non mollo. “D come Davide” è il suo decimo libro di poesie. Quando è nata questa passione? Più che di una passione parlerei di un’esigenza, o più genericamente di un dono. Diciamo pure che ho sempre scritto, sin da quando frequentavo le scuole materne e accompagnavo i miei disegni con delle frasi. Sicuramente a partire dal 2006/2007 ho sentito proprio la necessità di buttare fuori, di espellere, di far esplodere verso l’esterno tutto quel rumore che sentivo dentro e non potevo più trattenere, e di condividerlo. Oggi penso che alla base di tale necessità ci fosse anche la ricerca di una umanità al di là di quella solitudine nella quale pensiamo più o meno tutti di essere costretti in questo spazio che chiamiamo mondo. Partiamo dal titolo: perché storie di plurali al singolare? Ho scoperto con gli anni che le storie che viviamo e di cui siamo portatori sono da un lato storie nostre, ma dall’altro storie che altri hanno già vissuto prima o stanno vivendo parallelamente a noi. Pertanto, non esiste mai veramente una storia che sia solo nostra, una storia unica. Quindi armato di una lente e dalla mia inesauribile curiosità sono andato a studiare fatti storici che, allo stesso tempo, racchiudono l’elemento del plurale e quello del singolare: storie che io racconto da un punto di vista mio – dell’uomo, del cittadino, del poeta – e nelle quali troviamo famiglie intere. Pensiamo per esempio alla poesia nella quale si parla della Strage di Ustica. Le sue poesie abbracciano temi diversissimi. Com’è nato D come Davide? Ha ripreso vecchie poesie che aveva scritto oppure ha pensato fin da subito di creare una raccolta con tematiche slegate. Mi diverto spesso a raccontare che i miei libri nascono in maniera completamente intuitiva – e una volta mi hanno persino definito, e all’epoca lo trovavo divertente, “poeta medium”. Ad ogni modo, in pochi minuti butto nel calderone virtuale determinate poesie che già esistono e nel frattempo sono state premiate nei concorsi letterari, poi sento esattamente l’ordine nel quale devono apparire e il titolo. Ne consegue che realizzo la creazione soltanto quando ho il libro cartaceo davanti a me e ho avuto il tempo di sfogliarlo. Per quanto riguarda specificamente D come Davide, posso dire che si tratta di un’opera che raccoglie tematiche apparentemente slegate ma che hanno tutte un preciso denominatore comune: la Storia. Che dovrebbe ricordare a noi stessi chi siamo e che invece spesso viene dimenticata, o persino negata. C’è una poesia presente nel suo libro a cui è particolarmente legato? Ogni poesia è una figlia, per cui sono legato a ciascuna di esse nella misura in cui mi ricordano un certo periodo della mia vita, chi ero o una persona. Dal punto di vista storico invece, tengo molto alla poesia “Il confino (Isole Tremiti, 1939)”, che racconta un fatto storico che fino ad alcuni anni fa era completamente sconosciuto e dunque non riportato dai libri storici: il confinamento degli omosessuali siciliani sulle Isole Tremiti da parte del governo fascista. Il confino (Isole Tremiti, 1939) Agosto trascorre lento, solo, la notte a girare per le campagne e contare i pioppi sugli argini e bere Ricordo lo stomaco vuoto com’erano vuote le onde, i giorni nella ragnatela dell’attesa, il marchio di essere un arruso, l’odore di quell’incubo, e tutto nell’atto di fingere una vita diversa, forse migliore. Zuppa di fagioli e pane, lo sciabordare liquido dei sogni, il gioco alla morra, il desiderio esacerbato della carne, di virgole azzurre nella notte, un orizzonte senza scorciatoie, il pensiero fisso all’isola, nostra unica donna, madre e matrigna. Eravamo costretti in baracche, due e di legno, prigionieri di un reticolato, pochi metri quadrati per essere uomini, quattro spiccioli per sopravvivere a noi stessi. Passavano i giorni, lenti e lontani, come risucchiati dal Cretaccio, e sospesi, era un’isola, la nostra, che non c’era, si faceva sempre più pesante la solitudine, l’assenza quasi tangibile dell’amore, un’ora come un anno a strisciare nei solchi lasciati dalle nostre preghiere, e poi a capo. C’era chi raschiava il silenzio, chi dipanava la matassa di un senso fatto di sole ossa, qualcuno annusava già la morte. Non c’era pietà né perdono. Addosso, con me, il dolore mai lavato della razza, del nostro essere tutti cani randagi, senza nomi. Read the full article
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La Lombardia è l'hotspot del bracconaggio in Italia, lo dice il rapporto 2023 della Lav
Per i reati contro gli animali sono stato aperti, l’anno scorso, 25 fascicoli al giorno. Il bracconaggio, con la Lombardia in testa, è tra le piaghe peggiori. Ma non è l’unica. Ce ne parla il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav e autore del report annuale “Zoomafia”. source
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Il contrasto al cyberterrorismo - di Mario Pavone
Come ha scritto Jake Carson, criminologo di fama internazionale ed autore di numerose pubblicazioni per FBI,CIA e varie Agenzie per la sicurezza, in un interessante saggio pubblicato anche in Italia “l’Occidente, dopo l’11 settembre 2001, ha ricevuto un terribile avvertimento :il terrorismo può colpire ovunque e chiunque può trasformarsi in un bersaglio”. Secondo l’Autore “diversamente da…
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Paolo Pasi, autore del libro “Ho ucciso un principio. Vita e morte di Gaetano Bresci, l’anarchico che sparò al re“, edito da Eleuthera.
L’intervista (29 Luglio 2020) di Alessandro Braga a Prisma.
Gaetano Bresci era un personaggio chiave dei suoi tempi, un operaio tessile specializzato che aveva consolidato la sua formazione politica a Prato. Specchio delle forti disuguaglianze sociali dell’Italia di fine ‘800 e costretto, dopo aver lavorato nei fabbriconi di Prato ed aver lasciato anche tracce del suo passaggio nei registri sopravvissuti a un incendio, a conoscere tutto il lato disumano del lavoro nelle fabbriche tessili, che impiega molto il lavoro femminile e dei minori. Donne e ragazzi che vivono nel costante frastuono della fabbrica, di questa voce che in qualche modo strappa le persone alla loro vita. Gaetano Bresci ad un certo punto decide di emigrare negli Stati Uniti e si stabilì a Paterson, nel New Jersey, dove c’era una folta comunità, non solo di italiani, ma di anarchici. Erano circa un migliaio, quella era la tiratura dei giornali anarchici di Paterson. Arriva negli Stati Uniti con una solida formazione da autodidatta, come nelle biografie di tanti anarchici, e lì riesce anche a costruirsi un suo nucleo familiare conoscendo una operaia tessile di origine irlandese ed avendo con lei una figlia. Cosa colpisce della vicenda umana di Bresci, che decide di tornare in Italia quando era ancora molto giovane? Colpisce il fatto di non aver mai reciso un legame con l’Italia, come tanti altri anarchici, e di aver scelto di emigrare come una sorta di esilio per l’insostenibilità delle condizioni sociali in Italia in quel periodo. Ma gli anarchici italiani guardano sempre alla penisola e ai suoi drammatici accadimenti. Uno di questi, a parte i moti repressi in Lunigiana, sono le cannonate di Bava Beccaris sulla folla disarmata a Milano nel maggio 1898. Questo fatto colpisce molto anche Bresci. Il responsabile morale viene ritenuto Umberto I, perché Bava Beccaris verrà insignito dal Re di una medaglia per alti meriti verso la civiltà. Da questo momento, anche attraverso un carteggio che è custodito nel Museo Criminologo di Roma, si capisce che Bresci inizia a pianificare il suo ritorno in Italia con almeno un anno di anticipo per vendicare i morti dei Moti di Milano.
Nel libro, che ha una struttura quasi narrativa, si segue la partenza in piroscafo, lo sbarco in Europa e la permanenza di qualche giorno a Parigi e il ritorno in Italia, prima dai suoi parenti a Prato e poi a Milano tre giorni prima di colpire, il 29 luglio 1900, quando sul campo di una società sportiva di Monza, Bresci decide di sparare quattro colpi di pistola a Re Umberto I, tre dei quali vanno a segno. Nell’immediato, sottratto al linciaggio, nell’interrogatorio pronuncia la frase “non ho inteso uccidere una persona, ma ho inteso uccidere un principio, quello di autorità“.
Quella frase rende Gaetano Bresci un’icona ancora più forte.
Sicuramente Bresci diventa un simbolo, suo malgrado mi verrebbe da dire. Con questo gesto consegna totalmente la sua vita e la recide. Da quel momento in poi, dall’arresto, Bresci non vedrà più nessuno. Verrà tenuto in isolamento per mesi fino ad arrivare alla morte nel carcere sull’isola di Santo Stefano. Certamente il simbolo deriva dell’eco incredibile che ebbe questo gesto, perché il Re era ancora ammantato di un’aura sacrale. I commenti dei giornali furono ferocissimi. L’idea che qualcuno avesse ucciso un Re portò le colonne del Corriere Della Sera ad invocare il linciaggio per Bresci, la folla avrebbe dovuto farli a brami. Fu un gesto così eclatante che ne parlò anche Tolstoj che, in un saggio intitolato “Non uccidere”, scriveva: “ma voi vi indignate per uno che ha ammazzato un sovrano quando ci sono sovrani che mandano a morire migliaia di persone?“. Ecco cosa ha fatto diventare Gaetano Bresci un simbolo: l’essersi assunto la piena responsabilità del suo gesto che, in qualche modo, segnò l’apice di quella che potremo definire la propaganda del gesto del singolo. L’inizio del secolo ci porta gradualmente a consolidare più i passaggi organizzativi ed accantonare questo tipo di azioni singole.
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Covid, tre dei cinque «super diffusori» italiani di fake news su Twitter sono in politica NewsGuard, in seguito all’analisi fatta su Facebook, ha deciso di indagare anche su Twitter. L’azienda americana opera censendo e stabilendo il gradi di affidabilità dei siti di informazione. Da questa immensa analisi dati è emerso quali sono gli account Twitter più pericolosi ai tempi del coronavirus in Francia, Germania e Italia. I messaggi presi in esame sono stati pubblicati a partire dal 18 marzo in poi, giorno in cui il social ha annunciato ulteriori controlli per evitare la disinformazione tramite i propri canali. Il risultato? I profili presi in esame raggiungono circa 616.600 persone che, a loro volta, possono aver ricondiviso le falsità tramite il loro account. Ognuno ha almeno 20 mila follower. La classifica italiana vede politici, ex parlamentari e blogger protagonisti. Con un pubblico di oltre 70 mila persone, troviamo Alessandro Meluzzi tra i migliori diffusori di notizie false e complottistiche nel pieno dell’emergenza coronavirus (tra le sue ultime perle troviamo un tweet poi cancellato su Silvia Romano e il complotto dell’idrossiclorochina non pubblicizzata). Noto per essere un ex parlamentare di Forza Italia, a ben guardare dagli anni Settanta ha militato in ogni schieramento politico a partire dal PCI. La sua carriera è terminata in Forza Italia. Nella sua bio si definisce «Medico Psichiatra, psicologo e psicoterapeuta, criminologo. Docente di Psichiatria forense» e membro della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico-Orientale – ramo non riconosciuto dalle altre chiese ortodosse – in cui è arcivescovo. Tra le tante componenti di disinformazione che ha diffuso risalta anche il video dell’intervista a Shiva Ayyadurai, che ha accusato gli Stati Uniti di aver creato il virus, il quale si combatterebbe prendendo vitamina D o stando al sole. Oltre all’ex parlamentare di Forza Italia, tra i cinque maggiori diffusori di fake news su Twitter troviamo anche Patrizia Rametta, coordinatrice regionale della Lega in Sicilia. 37 mila seguaci, all’attivo ha notizie su «Bill Gates ha il brevetto del Corona Virus già da prima della pandemia». C’è poi Elio Lannutti, con 24 mila seguaci, che è senatore del Movimento 5 Stelle e spicca per la condivisione di certezze coi suoi follower sulla vitamina C, la quale «per via endovenosa può aiutare a curare la polmonite e prevenire la replicazione virale». Troviamo poi Byoblu, blog di Claudio Messora – che ha fatto parte dello staff di comunicazione dei 5 Stelle -, che ha condiviso la teoria del No Vax Stefano Montanari secondo cui chi è sano non subisce danni dal Covid-19 (il quale, alla fine dei conti, sarebbe una bufala). Infine troviamo Cesare Sacchetti, autore del blog LaCrunaDellAgo.net, che parla di virus «modificato in laboratorio con l’HIV per essere rilasciato intenzionalmente» dagli Usa per «arrivare ad un obiettivo: il microchip di Bill Gates e Rockefeller». di ILARIA RONCONE
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Detenzione Speciale. Nel carcere «programma innovativo» «non invasivo» per valutarne i comportamenti
Le scene che balzano subito alla mente sono quelle del film Arancia meccanica di Kubrick, quando il protagonista, Alex DeLarge, si sottopone «a un innovativo programma di rieducazione» per cercare di uscire più in fretta possibile dal carcere in cui è rinchiuso. Divaricatori nelle palpebre per tenere gli occhi sempre spalancati, viene obbligato a fissare a lungo immagini violente allo scopo di annichilire la sua pericolosità sociale. In Abruzzo ecco ora «un innovativo programma» che vede come cavie i detenuti del penitenziario di Chieti.
LO DESCRIVE, in un comunicato ufficiale, pubblicato, nelle scorse settimane, sul sito web, quindi quello istituzionale, del Consiglio regionale, il garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. Che annuncia la sottoscrizione, poi avvenuta, tra egli stesso, in veste di garante, il rettore dell’Università «Gabriele d’Annunzio» di Chieti-Pescara Sergio Caputi e il direttore della casa circondariale «Madonna del Freddo» di Chieti Franco Pettinelli di un «protocollo di collaborazione» per un progetto «di ricerca altamente innovativo che mira a valutare le risposte comportamentali di detenuti sottoposti ad un determinato stimolo». Esso – continua la nota – «verrà svolto attraverso tre diversi Dipartimenti dell’ateneo», ovvero quelli di «Scienze giuridiche e sociali nella persona del professor Gianmarco Cifaldi» – cioè sempre lui -; di «Scienze mediche, orali e biotecnologiche nella persona del professor Michele D’Attilio» e di «Neuroscienze, Imaging e Scienze cliniche nella persona del professor Arcangelo Merla». «La ricerca – spiega ancora Cifaldi – volge a verificare i presupposti di un comportamento deviante mediante una metodica di stimolo-risposta» che vuole accertare «il grado di aggressività del detenuto».
SI ANDRÀ A VERIFICARE – viene sottolineato – «se c’è o meno un cambiamento posturale in soggetti dotati di una particolare aggressività» con l’utilizzo di «apparecchiature non invasive: la pedana posturo-stabilometrica, che rileva le variazioni del baricentro corporeo nei tre piani dello spazio; la termografia, che stabilisce la temperatura dei muscoli superficiali del viso». «Il test – continua Cilfadi – sarà suddiviso in tre fasi». I soggetti interessati – e riecco Kubrick – verranno sottoposti «alla visione di immagini emotivamente significative ed emotivamente neutre» e «ad un questionario di anamnesi medica ed odontoiatrica». Inoltre verranno testati «col protocollo posturale di D’Attilio». «Il confronto statistico che ne verrà fuori e tra i vari esami – è la conclusione – ci darà informazioni circa l’obiettivo del nostro studio». Il progetto – conclude – si è potuto realizzare «anche grazie alla disponibilità del ministero della Giustizia e del provveditore interregionale, Carmelo Cantone».
INIZIATIVA CHE FA SALTARE dalla sedia Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione – Sinistra europea, ex consigliere regionale e promotore e autore della legge che, nel 2011, ha istituito, in Abruzzo, la figura del garante.
«I detenuti – afferma Acerbo – hanno già tanti problemi, ora devono pure subire gli esperimenti del garante neo eletto dall’attuale governo di centrodestra con l’appoggio dei 5Stelle». Cifaldi, sociologo e criminologo, «professore stipendiato» dalla «d’Annunzio», condurrà la «ricerca – rileva Acerbo – assieme ad altri colleghi. Siamo di fronte alla palese distorsione del ruolo che dovrebbe avere come garante» che non è «certo quello di emulare Cesare Lombroso. Con tutto il rispetto, mi sembra che esista un evidente di conflitto di interessi. Si dimetta e poi presenti a un nuovo garante le sue proposte di sperimentazione».
Nostalgia degli anni Quaranta e Cinquanta? «Limitandomi a commentare quanto annunciato dal garante – dichiara Patrizio Gonnella, giurista e presidente dell’associazione Antigone – mi auguro che questo progetto, scorretto e dal carattere pseudo-scientifico, non parta mai. Ci fa fare passi indietro ed è un triste elogio della semplificazione. La devianza è questione legale, sociale e culturale, non una patologia e, soprattutto, non è legata alla postura: basterebbe cambiare le leggi sulle droghe e, in Italia, avremmo il 30 per cento di detenuti in meno».
«Un programma – evidenzia Danilo Montinaro, di Lanciano (Chieti), psichiatra forense – che non ha senso, con cui si faranno danni. I criteri in esso individuati per rilevare aggressività e pericolosità sono inutili e deleteri, oltre che sconvolgenti. Bisogna invece tener conto di altri fattori, come la situazione carceraria, il sovraffollamento delle celle, la lontananza dalla famiglia…».
Serena Giannico
da il manifesto
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Mercoledì 1 giugno 2022 ore 21,30
Diretta Facebook e YouTube
“Nel Salotto di Anna” con Anna Tamburini Torre e Umberto Di Grazia.
“LA COSCIENZA GLOBALE…UN LINGUAGGIO COMUNE PER UNIRE!”
Umberto Di Grazia
Ricercatore psichico e sensitivo, dall’età di diciotto anni vive in prima persona fenomeni di confine della mente umana, che vanno dall’introspezione con retrocognizioni e precognizioni, alla telepatia, ai fenomeni PK, all’archeologia intuitiva.�In particolare, ha affinato il fenomeno dello sdoppiamento (O.O.B.E., Out Of Body Experience).
Umberto Di Grazia, nato a Viterbo, romano d’adozione, è un ricercatore e un sensitivo di fama internazionale, che ha dedicato la sua vita allo studio e alla sperimentazione nell’ambito della Ricerca Psichica e dei suoi fenomeni, per le relative applicazioni a scopo sociale.
Vari, negli anni, i suoi studi e specializzazioni, tra le quali: ”ex ufficiale meteo dell’Aeronautica Militare Italiana (con nomina a capitano con decorrenza dal 01.01.1994), diplomato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, regista e scrittore”.
Per le sue facoltà è stato studiato da importanti gruppi e organizzazioni di ricerca, con cui ha collaborato per anni, tra questi: il ‘Mobius Group’ di Los Angeles, fondato da Stephan Schwartz, membro della Royal Geographical Society, Consulente del Massachusetts Institute of Technology e del Research and Analysis of Naval Operations-USA e dall’antropologo e ambientalista Brando Crespi, coordinatore delle strategie di Pro-Natura International e l’Institut fur Grenzgebiete der Psychologie und Psychohygiene di Friburgo in Germania. Per quest’ultimo ha compiuto, con il dr. Elmar Gruber, numerosi esperimenti, ricerche e lunghe spedizioni di studio all’estero. Grazie al bagaglio di esperienze e conoscenze ha messo a punto un suo particolare metodo per la visione a distanza.
In Italia, per tre anni, Maria Immacolata Macioti, titolare della cattedra di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma, ha studiato il suo lavoro e ne ha pubblicato i risultati nel libro: “Fede, Mistero, Magia: lettere a un sensitivo”, divenuto testo d’esame. Collabora inoltre correntemente con il criminologo Francesco Bruno del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica della stessa Università.
Di Grazia ha effettuato importanti scoperte archeologiche, sia con l’équipe del Mobius Group in America, sia per conto proprio in Italia. Tra i ritrovamenti più importanti del nostro Paese vi sono: la città protostorica sommersa di Ustica, il Tempio dell’Amore di Roccasinibalda, il Tempio delle Ypsilon di Torre Spadina presso Capranica e diversi siti etruschi nel viterbese. Attraverso i fenomeni di sdoppiamento ‘O.O.B.E’ e i sogni ‘lucidi’, Di Grazia ha fatto anche importanti precognizioni, come la sciagura aerea di Tenerife nelle Canarie del 1977 e l’attentato al presidente americano Reagan, in seguito al quale fu invitato a lavorare con organizzazioni di ricerca negli Stati Uniti.
Le sue facoltà gli permettono di essere in contatto con una dimensione di ‘presente-continuo’, dove le leggi costruite dalla logica sembrano ribaltarsi, per poi unirsi in una forma di raro equilibrio. Ciò lo ha portato a mettere in pratica l’idea, studiata anche da C.G.Jung, di “Unione degli Opposti”, “che in realtà sono complementari e necessari per arrivare alla sintesi e alla centralità”, spiega Di Grazia “mentre al risveglio si arriva con l’attenzione per ogni gesto e ogni vibrazione del campo energetico, entrando in contatto con l’inconscio e il suo bagaglio di informazioni positive, indispensabili per giungere all’armonia e all’equilibrio con il tutto”.�Ha così messo a punto il metodo della Biostimolazione®, con esercizi di meditazione, di posture e movimenti con suoni e ritmi, che ha chiamato: Tecniche dell’Unione e del Risveglio®.
Lavorando per molti anni con oltre 2000 persone, ha ottenuto notevoli risultati: circa il 40% ha manifestato particolari ipersensi, assolutamente non registrati prima. Molti di loro hanno migliorato la propria qualità di vita, superando problemi anche gravi e ponendosi con maggior incisività con se stessi, gli altri e la vita. Successivamente, su un campione di 50 soggetti, che aveva seguito per un anno un corso di tecniche, il professor Mario Bruschi del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza, ha eseguito una serie di esperimenti basati su rigorosi protocolli scientifici, che hanno dato un risultato sorprendente, il migliore verificatosi in questo settore per un singolo esperimento e l’unico in Italia.
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Boom di Sette sataniche in Italia
De Ficchy Giovanni Criminologo I gruppi sono tanti, si può affermare che attualmente sono 500 i gruppi attivi in Italia. Quando si accenna al fenomeno si pensa subito ai rituali notturni celebrati da personaggi incappucciati, ad adoratori del diavolo. Si pensa come fenomeno a quello medioevale delle streghe e cioè quelle donne, che si presumevano impossessate dal demonio compiendo ogni…
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«In questo momento esiste in Italia una grave emergenza nell’informazione. Se voi avete come unica fonte di informazione i telegiornali e i grandi quotidiani, non avrete trovato queste notizie che sono invece fatti». Esordisce così, con un video denuncia dettagliatissimo, Alessandro Meluzzi, sottolineando la deriva dell’informazione “mainstream”, appiattita su un solo modello di comunicazione. Lo psichiatra e criminologo italiano elenca una serie di notizie, nove in tutto relative solo agli ultimi giorni, che sarebbero state silenziate dai media. Notizie, non fake news, come da link relativo a ogni denuncia.
A Rho una ragazzina di 17 anni è stata stuprata da un marocchino che poi le ha rubato il telefono.
A Battipaglia un immigrato nigeriano ha violentato una 13enne e e ha massacrato di botte il cuginetto 12enne che cercava di difenderla.
A Monza un 33enne della Guinea tenta di stuprare una ragazza di Lecco.
Alla stazione di Milano un nigeriano irregolare cerca di violentare una ragazza di 25 anni che riesce a difendersi con uno spray “razzista” al peperoncino.
A Torino un somalo aggredisce i poliziotti con un forchettone
A Pioltello un marocchino di 33 anni aggredisce e ferisce due poliziotti.
A Milano un nordafricano aggredisce a pugni tre agenti colpevoli di non avergli dato i soldi
A Ferrara un ragazzo nigeriano è in coma dopo essere stato colpito alla testa a un machete da dei connazionali.
A Bari un anziano di 72 anni è stato picchiato selvaggiamente da un romeno per una mancata elemosina di un euro
Uno dei casi denunciati da Meluzzi
Uno dei casi denunciati da Meluzzi
«Come mai – domanda Meluzzi – invece i media sono invasi solo da fatti di presunto razzismo come la ridicola vicenda dell’uovo? Quale strategia, quale inquietante disegno c’è nel tentativo di negare la realtà della realtà e utilizzare l’informazione in modo unidirezionale e arbitrario? C’è una deformazione ideologica sulla quale vi invito a riflettere. Italiani – conclude il suo appello il criminologo – riflettiamo e corriamo ai ripari». Il PD, LeU, sinistra italiana, popolo sovrano sinistra, CGIL faranno mai una manifestazione mobilitando le piazze per questi fatti che accadono numerosi e impuniti ????????????
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Covid, tre dei cinque «super diffusori» italiani di fake news su Twitter sono in politica NewsGuard, in seguito all’analisi fatta su Facebook, ha deciso di indagare anche su Twitter. L’azienda americana opera censendo e stabilendo il gradi di affidabilità dei siti di informazione. Da questa immensa analisi dati è emerso quali sono gli account Twitter più pericolosi ai tempi del coronavirus in Francia, Germania e Italia. I messaggi presi in esame sono stati pubblicati a partire dal 18 marzo in poi, giorno in cui il social ha annunciato ulteriori controlli per evitare la disinformazione tramite i propri canali. Il risultato? I profili presi in esame raggiungono circa 616.600 persone che, a loro volta, possono aver ricondiviso le falsità tramite il loro account. Ognuno ha almeno 20 mila follower. La classifica italiana vede politici, ex parlamentari e blogger protagonisti. Con un pubblico di oltre 70 mila persone, troviamo Alessandro Meluzzi tra i migliori diffusori di notizie false e complottistiche nel pieno dell’emergenza coronavirus (tra le sue ultime perle troviamo un tweet poi cancellato su Silvia Romano e il complotto dell’idrossiclorochina non pubblicizzata). Noto per essere un ex parlamentare di Forza Italia, a ben guardare dagli anni Settanta ha militato in ogni schieramento politico a partire dal PCI. La sua carriera è terminata in Forza Italia. Nella sua bio si definisce «Medico Psichiatra, psicologo e psicoterapeuta, criminologo. Docente di Psichiatria forense» e membro della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico-Orientale – ramo non riconosciuto dalle altre chiese ortodosse – in cui è arcivescovo. Tra le tante componenti di disinformazione che ha diffuso risalta anche il video dell’intervista a Shiva Ayyadurai, che ha accusato gli Stati Uniti di aver creato il virus, il quale si combatterebbe prendendo vitamina D o stando al sole. Oltre all’ex parlamentare di Forza Italia, tra i cinque maggiori diffusori di fake news su Twitter troviamo anche Patrizia Rametta, coordinatrice regionale della Lega in Sicilia. 37 mila seguaci, all’attivo ha notizie su «Bill Gates ha il brevetto del Corona Virus già da prima della pandemia». C’è poi Elio Lannutti, con 24 mila seguaci, che è senatore del Movimento 5 Stelle e spicca per la condivisione di certezze coi suoi follower sulla vitamina C, la quale «per via endovenosa può aiutare a curare la polmonite e prevenire la replicazione virale». Troviamo poi Byoblu, blog di Claudio Messora – che ha fatto parte dello staff di comunicazione dei 5 Stelle -, che ha condiviso la teoria del No Vax Stefano Montanari secondo cui chi è sano non subisce danni dal Covid-19 (il quale, alla fine dei conti, sarebbe una bufala). Infine troviamo Cesare Sacchetti, autore del blog LaCrunaDellAgo.net, che parla di virus «modificato in laboratorio con l’HIV per essere rilasciato intenzionalmente» dagli Usa per «arrivare ad un obiettivo: il microchip di Bill Gates e Rockefeller». di ILARIA RONCONE
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Romano Prodi e il fantasma di don Sturzo, 1978 «Lo spiritismo è un'invenzione per coprire una fonte dell'Autonomia» G.Andreotti Era il 2 aprile. In pieno allarme internazionale per le rivelazioni del presidente democristiano, in Italia pareva che non si potesse far altro che affidarsi a fluidi paranormali. E così, mentre attorno a Roma un sensitivo, chiamato dal governo, cercava Moro con tecniche da rabdomante, una risposta arrivò dall'Appennino emiliano. Qui, in una casa di villeggiatura, un pacioso gruppo di amici, dopo aver mangiato, insieme alle rispettive famiglie, con la dovizia e la prelibatezza di quelle zone, non sapeva cosa fare: il tempo si era guastato e avevano dovuto rinunciare alla prevista passeggiata. Così, tra le chiacchiere delle mogli e il chiasso dei bambini, avevano deciso di fare una seduta spiritica. «In data 2 aprile 1978 in località Zappolino, sita in provincia di Bologna, fummo invitati dal professor Alberto Clò a trascorrere una giornata nella sua casa di campagna, insieme alle nostre famiglie. Nel pomeriggio, dopo aver pranzato, e a causa del sopravvenuto maltempo, lo stesso Clò suggerì di fare il gioco del piattino (su cui tutti i presenti poggiano il dito dopo aver evocato uno spirito guida sottoponendogli alcune domande). A qualcuno venne in mente di chiedere agli spiriti di La Pira e Don Sturzo dove si trovava la prigione di Moro. Insieme ad altre indicazioni, spuntò il nome Gradoli. Località che risultava tuttavia a noi ignota... da un successivo riscontro su una cartina geografica, individuammo la effettiva esistenza di tale località proprio nei pressi di Viterbo» R.Prodi Prodi, dopo aver tentato di spedire il criminologo Augusto Balloni dai magistrati con quest'informazione, chiedendo di non essere citato, due giorni dopo la scampagnata gira la notizia a Umberto Cavina, portavoce del segretario della Dc, Benigno Zaccagnini, il quale a sua volta la inoltra a Cossiga, ministro dell'Interno. Prodi non rivela allora, e non lo farà nei successivi tre decenni, la fonte di quella delazione. In Via Gradoli, e non a Gradoli vicino Viterbo infatti, vivevano i carcerieri di Moro, Mario Moretti e Barbara Balzerani. Il covo sarà scoperto solo il 18 aprile a causa di una sospetta infiltrazione d'acqua che allerterà i vicini, tra i quali Lucia Mokbel, che racconterà ai magistrati di uno strano ticchettio notturno, simile a segnali morse, provenire dalla tana delle BR. Al Viminale (dove nel frattempo è arrivata un'altra segnalazione su Gradoli) pensano bene di perlustrare l'omonimo paesino in provincia di Viterbo invece di aprire lo stradario, come inutilmente suggerito pure dalla moglie del presidente della Dc, Eleonora Moro «Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC, del governo e dei complici che lo sostengono e la loro dichiarata indisponibilità ad essere in questa vicenda qualche cosa di diverso da quello che fino ad ora hanno dimostrato di essere: degli ottusi, feroci assassini al servizio della borghesia imperialista. […] Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato» Comunicato BR n°9, 5/5/1978
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“A San Donato Milanese è successo questo?”. Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo molto impegnato nel denunciare la proliferazione della Mafia nigeriana in Italia, apprende da Affaritaliani.it la notizia che un cittadino italiano di origini senegalesi è stato fermato dai carabinieri sulla Paullese, vicino a Milano, dopo aver cercato di dare fuoco ad un autobus con a bordo una scolaresca.
“Il primo commento che mi viene in mente – spiega Meluzzi – è che l’integrazione etnica tra culture, religioni e tradizioni diverse non è così scontata come i buonisti, i globalisti e gli immigrazionisti vogliono farci credere. Per cui, è vero che gli uomini sono tutti uguali in termini di diritti, di potenzialità e di rispetto dell’umano ma sono diversi per tradizione, cultura, valori, appartenenza e modo di essere. Pensare di amalgamare forzatamente zone del mondo in cui codici etici sembrano venire dal neolitico superiore, come nell’Africa sub-sahariana, o dall’Alto Medio Evo come nel caso dei Paesi islamici, non è assolutamente facile, né scontato e probabilmente è anche molto ingiusto”.
“Come diceva Don Milani, non è possibile pensare di dare cose uguali a persone diverse, né soprattutto, sempre citando Don Milani, è possibile offrire quello che non si può dare, come un’accoglienza indiscriminata e illimitata frutto di un progetto migratorio che, evidentemente, è legato all’illusione che l’Italia e l’Europa possano contenere l’intera Africa. Basta vedere la geografia dell’Africa e la demografia di quel continente per capire che questo non è tecnicamente possibile per il principio di impenetrabilità dei corpi. Quindi, chi ha pensato di poter assecondare il sogno di 200 milioni di africani di venire in Europa, perché di questo si tratta secondo le statistiche dell’Onu, ha fatto una follia”.
“La seconda considerazione che emerge da quanto accaduto oggi a San Donato – afferma Meluzzi – è che la propaganda cosiddetta buonista, accogliente e globalista, che continua a ritenere che il solo principio di difendere la patria e le frontiere sia una forma di criminalità para-fascista, finirà per alimentare fenomeni di questa natura portati alle estreme conseguenze. C’è una sorta di guerra tribale e questo caso di San Donato è il primo segno.
Coloro che hanno puntato il dito contro questo governo e in generale contro chiunque riaffermi i valori della sovranità e dell’autodeterminazione dei popoli e della democrazia, quindi il diritto degli italiani di vivere a casa propria senza vivere in un assedio, porteranno la responsabilità di 1.000 di queste situazioni. E’ la punta di un iceberg e il primo segno di un malessere e di una malattia che oggi ci troviamo a testimoniare. Si tratta di un grosso problema visto che un milione di africani e di magrebini senza lavoro sono in Italia e comportano non soltanto l’alimentazione di un’immensa criminalità, di cui la Mafia nigeriana è l’espressione più drammatica, ma anche questa sorta di revanscismo rivendicazionista di matrice africana e afro-islamica. Siamo all’inizio di un percorso che si configura come drammatico”, conclude Meluzzi.
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Lui si chiama Luwa Mbandà ha 63 anni, e ieri mattina si è laureato per la terza volta. In Criminologia. Lui che a 19 anni è arrivato in Italia con in mano una borsa di studio e da allora non ha mai smesso di studiare, giorno e notte, per oltre 40 anni. Ha compiuto sacrifici che noi non possiamo neanche immaginare, è diventato un medico chirurgo, l'orgoglio della sua famiglia, l'uomo che ce l'aveva fatta per tutti. E, nel frattempo, si è sposato con una donna italiana, sannita per l'esattezza, da lei 27 anni fa ha avuto un figlio. Lo hanno chiamato Maxime e oggi è uno dei pilastri della Nazionale italiana di Rugby. Ed è anche l'uomo a cui, poche settimane fa, hanno dato del "negro di m****", invitandolo a "tornare nel suo Paese." Nel pieno centro di Milano. Nel 2019. Ricordate? Questa mattina Maxime ha postato, orgoglioso, il video di suo padre che, a 63 anni, si commuove stringendo la mano dell'intera commissione che lo ha appena laureato criminologo. E ha scritto una frase: “Super Papà. Sono fiero di te.” Non esiste miglior risposta al razzista e a tutti i razzisti del mondo.... Lorenzo Tosa
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GROTTAMMARE: “I mali dell’anima” è Il titolo dell’ultimo appuntamento con gli incontri formativi gratuiti del progetto “FUORI DAL BUIO” promosso dall’Associazione Insieme Onlus con il patrocinio del Comune di Grottammare. L’ appuntamento è fissato per sabato 4 novembre alle ore 15 presso la Sala Consiliare del comune di Grottammare. Si trratta del terzo e ultimo appuntamento del Bando Formazione CSV Marche FUORI DAL BUIO promosso dall’Associazione Insieme Onlus.
“I MALI DELL’ANIMA”
L’esperienza nell’AISME e nel Mental Health Europe
Qualità della vita e disagio relazionale
Testimonianza partecipanti e facilitatori Gruppi di Auto – Mutuo –Aiuto Insieme Onlus
Relatori:
PINO PINI – Psichiatra, Psicoterapeuta, Consigliere AISME Associazione Italiana Salute Mentale
GIANLUIGI INNOCENTI – Psichiatra, Psicoterapeuta, Criminologo, presidente SIPSI Società Italiana di Psicologia e Psichiatria sezione Marche.Nel nostro vivere quotidiano, nella normale routine di tutti i giorni, nelle nostre certezze, i riferimenti, i nostri obiettivi, quando ogni progetto è stato all’improvviso vanificato, annullato da qualcosa di “indefinibile” di colpo, affiorano tutti i nostri difetti, l’impotenza, i dubbi e tutto ciò che poco prima appariva importante ed apparentemente “solido” e “forte”. Ci troviamo di fronte alla nostre fragilità, alla vera essenza della vita che, probabilmente, meriterebbe di essere vissuta diversamente senza eccessivo protagonismo ed esaltazione ma, semplicemente, recuperando la relazione con l’altro.
Abbiamo dovuto rivedere i nostri progetti di vita cercando di valorizzare ed apprezzare di più le piccole cose che tutti abbiamo anziché lamentarci delle cose che ci mancano. Tale disagio, peraltro, è frequentemente presente in ogni situazione in cui ci si sente impreparati, inadeguati spesso costretti a seguire e confrontarci con dei modelli che non ci appartengono, ma vengono suggeriti da un sistema che crea quotidianamente “falsi bisogni”.Dovremmo cominciare a chiederci cosa effettivamente ci serve, di cosa abbiamo realmente bisogno. E, in una analisi del nostro vivere quotidiano, potremmo renderci conto che frequentemente ci troviamo a seguire schemi e percorsi che non ci appartengono fino in fondo e basterebbe molto meno, per vivere in maniera più “umana”, le emozioni che non hanno tempo e non temono nulla se non le interferenze di un sistema che tende sempre di più ad allontanare le persone anziché unirle in una relazione spontanea e funzionale alla gestione della quotidianità.Per qualità della vita si intende, in genere, il piacere e la serenità che derivano dal raggiungimento di obiettivi stabiliti, il benessere prodotto dalla posizione sociale e, normalmente, tutto ciò che contribuisce all’equilibrio ed al soddisfacimento di bisogni standardizzati. Il confronto con modelli di riferimento e la tendenza all’omologazione sono spesso alla base del disagio relazionale che nei giovani si manifesta, ad esempio, con una psicopatologia da web sempre più complessa, nelle famiglie favorisce sempre più incomprensioni e separazioni fino ad arrivare, in casi estremi, ai drammatici fatti di cronaca che conosciamo.
Lo scopo di questi incontri è di combattere la solitudine, il disorientamento, la paura ed avere la consapevolezza di poter contare su qualcuno in un confronto utile ad individuare le possibili soluzioni, trovare l’energia necessaria e le modalità più opportune per affrontare situazioni di particolare disagio.
Ingresso gratuito non occorre registrarsi
Sarà rilasciato un attestato di partecipazione
Coffee Break
Per informazioni:
Tel. 366/3623811- 342/8777135
[email protected] –www. Insiemedap.it
Associazione INSIEME ONLUS
Si ringrazia: Città di Grottammare – Società Italiana di Psicologia E Psichiatria – S.I.Psi – Associazione EMDR Italia – Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto.
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