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#criminologo italia
divulgatoriseriali · 5 months
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Diventare criminologo in Italia: sfide, prospettive e ostacoli
La criminologia, scienza interdisciplinare che si occupa dello studio scientifico del crimine, della devianza e del comportamento criminale, ha attirato sempre più l’interesse di coloro che desiderano contribuire alla comprensione e alla prevenzione della criminalità. Tuttavia, in Italia, diventare un criminologo e lavorare nel campo può rivelarsi una sfida complessa, caratterizzata da diversi…
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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"D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Colacrai
La silloge poetica "D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Davide Rocco Colacrai edito da Le Mezzelane è un volume di 26 poesie con la prefazione dello scrittore leccese Mattia Zecca. I componimenti di Colacrai sono seducenti, sorprendono il lettore ad ogni pagina che scopre di volta in volta una storia diversa. Ed è proprio questa la caratteristica di "D come Davide. Storie di plurali al singolare".  Le poesie raccontano tutti gli aspetti e gli eventi che in qualche modo hanno lasciato un segno, hanno fatto vibrare la sensibilità del poeta. Ecco allora apparire Paolo Borsellino, si materializzano gli esuli d’Istria e Dalmazia, suo nonno, l’autore Vincenzo Restivo, riaffiora il suo cane Manny, Billy the Kid, lo scrittore marocchino Abdellah Taïa e Giovanni Falcone. Storia, fatti personali, ricordi ed emozioni intime creano un’osmosi, un flusso denso e pastoso tra ciò che appartiene a noi stessi e ciò di cui facciamo parte. In quanto poeta civile, Davide Rocco Colacrai ha sentito il bisogno di unirsi alle emozioni comuni ricordando la strage dell’Hotel Rigopiano, Ustica, i numerosissimi malati a causa dell’Eternit e le vittime del Ponte Morandi di Genova. Ogni poesia è per il lettore un viaggio nella propria sensibilità e in quella dell’autore, attraverso poesie dolci, a volte forti e dure, che fanno riflettere ed emozionare. Ringrazio Davide Rocco Colacrai per questa bella intervista nella quale abbiamo avuto modo di approfondire non solo il contenuto della silloge ma anche alcune sfumature del suo linguaggio espressivo "D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Colacrai Salve Davide, lei è nuovo ai lettori di Cinque Colonne Magazine, ci racconta brevemente cosa le piace e di cosa si occupa nella vita? Innanzitutto, mi permetto di ringraziarvi per l’ospitalità. Sono un Giurista e un Criminologo che via via negli anni è rimasto sempre più deluso dal percorso intrapreso – e qui si potrebbe aprire un ampio discorso su come le cose non funzionano in Italia – fino a decidere di abbandonarlo completamente e di rispolverare altre capacità, quelle linguistiche, e scoprirne alcune che non sapevo di possedere, con le quali attualmente lavoro come impiegato presso una famosa azienda internazionale. Non è stato facile abbandonare una strada per un’altra, soprattutto perché sono un grande sognatore e molto determinato e testardo e, se non costretto, non mollo.  “D come Davide” è il suo decimo libro di poesie. Quando è nata questa passione? Più che di una passione parlerei di un’esigenza, o più genericamente di un dono. Diciamo pure che ho sempre scritto, sin da quando frequentavo le scuole materne e accompagnavo i miei disegni con delle frasi. Sicuramente a partire dal 2006/2007 ho sentito proprio la necessità di buttare fuori, di espellere, di far esplodere verso l’esterno tutto quel rumore che sentivo dentro e non potevo più trattenere, e di condividerlo. Oggi penso che alla base di tale necessità ci fosse anche la ricerca di una umanità al di là di quella solitudine nella quale pensiamo più o meno tutti di essere costretti in questo spazio che chiamiamo mondo. Partiamo dal titolo: perché storie di plurali al singolare? Ho scoperto con gli anni che le storie che viviamo e di cui siamo portatori sono da un lato storie nostre, ma dall’altro storie che altri hanno già vissuto prima o stanno vivendo parallelamente a noi. Pertanto, non esiste mai veramente una storia che sia solo nostra, una storia unica. Quindi armato di una lente e dalla mia inesauribile curiosità sono andato a studiare fatti storici che, allo stesso tempo, racchiudono l’elemento del plurale e quello del singolare: storie che io racconto da un punto di vista mio – dell’uomo, del cittadino, del poeta – e nelle quali troviamo famiglie intere. Pensiamo per esempio alla poesia nella quale si parla della Strage di Ustica. Le sue poesie abbracciano temi diversissimi. Com’è nato D come Davide? Ha ripreso vecchie poesie che aveva scritto oppure ha pensato fin da subito di creare una raccolta con tematiche slegate. Mi diverto spesso a raccontare che i miei libri nascono in maniera completamente intuitiva – e una volta mi hanno persino definito, e all’epoca lo trovavo divertente, “poeta medium”. Ad ogni modo, in pochi minuti butto nel calderone virtuale determinate poesie che già esistono e nel frattempo sono state premiate nei concorsi letterari, poi sento esattamente l’ordine nel quale devono apparire e il titolo. Ne consegue che realizzo la creazione soltanto quando ho il libro cartaceo davanti a me e ho avuto il tempo di sfogliarlo. Per quanto riguarda specificamente D come Davide, posso dire che si tratta di un’opera che raccoglie tematiche apparentemente slegate ma che hanno tutte un preciso denominatore comune: la Storia. Che dovrebbe ricordare a noi stessi chi siamo e che invece spesso viene dimenticata, o persino negata. C’è una poesia presente nel suo libro a cui è particolarmente legato? Ogni poesia è una figlia, per cui sono legato a ciascuna di esse nella misura in cui mi ricordano un certo periodo della mia vita, chi ero o una persona. Dal punto di vista storico invece, tengo molto alla poesia “Il confino (Isole Tremiti, 1939)”, che racconta un fatto storico che fino ad alcuni anni fa era completamente sconosciuto e dunque non riportato dai libri storici: il confinamento degli omosessuali siciliani sulle Isole Tremiti da parte del governo fascista. Il confino (Isole Tremiti, 1939) Agosto trascorre lento, solo, la notte a girare per le campagne e contare i pioppi sugli argini  e bere Ricordo lo stomaco vuoto com’erano vuote le onde, i giorni nella ragnatela dell’attesa,  il marchio di essere un arruso, l’odore di quell’incubo,  e tutto nell’atto di fingere una vita diversa, forse migliore. Zuppa di fagioli e pane, lo sciabordare liquido dei sogni, il gioco alla morra, il desiderio esacerbato della carne, di virgole azzurre nella notte, un orizzonte senza scorciatoie, il pensiero fisso all’isola,  nostra unica donna, madre e matrigna. Eravamo costretti in baracche, due e di legno,  prigionieri di un reticolato, pochi metri quadrati per essere uomini, quattro spiccioli per sopravvivere a noi stessi. Passavano i giorni,  lenti e lontani, come risucchiati dal Cretaccio, e sospesi, era un’isola, la nostra, che non c’era, si faceva sempre più pesante la solitudine, l’assenza quasi tangibile dell’amore, un’ora come un anno a strisciare nei solchi lasciati dalle nostre preghiere, e poi a capo. C’era chi raschiava il silenzio,  chi dipanava la matassa di un senso fatto di sole ossa, qualcuno annusava già la morte.  Non c’era pietà né perdono.  Addosso, con me, il dolore mai lavato della razza, del nostro essere tutti cani randagi, senza nomi. Read the full article
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La Lombardia è l'hotspot del bracconaggio in Italia, lo dice il rapporto 2023 della Lav
Per i reati contro gli animali sono stato aperti, l’anno scorso, 25 fascicoli al giorno. Il bracconaggio, con la Lombardia in testa, è tra le piaghe peggiori. Ma non è  l’unica. Ce ne parla il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav e autore del report annuale “Zoomafia”. source
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ultimaedizione · 1 year
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Il contrasto al cyberterrorismo - di Mario Pavone
Come ha scritto Jake Carson, criminologo di fama internazionale ed autore di numerose pubblicazioni per FBI,CIA e varie Agenzie per la sicurezza, in un  interessante saggio pubblicato anche  in Italia “l’Occidente, dopo l’11 settembre 2001, ha ricevuto un terribile avvertimento :il terrorismo può colpire ovunque e chiunque può trasformarsi in un bersaglio”. Secondo l’Autore “diversamente da…
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flatsc · 2 years
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Paolo Pasi, autore del libro “Ho ucciso un principio. Vita e morte di Gaetano Bresci, l’anarchico che sparò al re“, edito da Eleuthera.
L’intervista (29 Luglio 2020) di Alessandro Braga a Prisma.
Gaetano Bresci era un personaggio chiave dei suoi tempi, un operaio tessile specializzato che aveva consolidato la sua formazione politica a Prato. Specchio delle forti disuguaglianze sociali dell’Italia di fine ‘800 e costretto, dopo aver lavorato nei fabbriconi di Prato ed aver lasciato anche tracce del suo passaggio nei registri sopravvissuti a un incendio, a conoscere tutto il lato disumano del lavoro nelle fabbriche tessili, che impiega molto il lavoro femminile e dei minori. Donne e ragazzi che vivono nel costante frastuono della fabbrica, di questa voce che in qualche modo strappa le persone alla loro vita. Gaetano Bresci ad un certo punto decide di emigrare negli Stati Uniti e si stabilì a Paterson, nel New Jersey, dove c’era una folta comunità, non solo di italiani, ma di anarchici. Erano circa un migliaio, quella era la tiratura dei giornali anarchici di Paterson. Arriva negli Stati Uniti con una solida formazione da autodidatta, come nelle biografie di tanti anarchici, e lì riesce anche a costruirsi un suo nucleo familiare conoscendo una operaia tessile di origine irlandese ed avendo con lei una figlia. Cosa colpisce della vicenda umana di Bresci, che decide di tornare in Italia quando era ancora molto giovane? Colpisce il fatto di non aver mai reciso un legame con l’Italia, come tanti altri anarchici, e di aver scelto di emigrare come una sorta di esilio per l’insostenibilità delle condizioni sociali in Italia in quel periodo. Ma gli anarchici italiani guardano sempre alla penisola e ai suoi drammatici accadimenti. Uno di questi, a parte i moti repressi in Lunigiana, sono le cannonate di Bava Beccaris sulla folla disarmata a Milano nel maggio 1898. Questo fatto colpisce molto anche Bresci. Il responsabile morale viene ritenuto Umberto I, perché Bava Beccaris verrà insignito dal Re di una medaglia per alti meriti verso la civiltà. Da questo momento, anche attraverso un carteggio che è custodito nel Museo Criminologo di Roma, si capisce che Bresci inizia a pianificare il suo ritorno in Italia con almeno un anno di anticipo per vendicare i morti dei Moti di Milano.
Nel libro, che ha una struttura quasi narrativa, si segue la partenza in piroscafo, lo sbarco in Europa e la permanenza di qualche giorno a Parigi e il ritorno in Italia, prima dai suoi parenti a Prato e poi a Milano tre giorni prima di colpire, il 29 luglio 1900, quando sul campo di una società sportiva di Monza, Bresci decide di sparare quattro colpi di pistola a Re Umberto I, tre dei quali vanno a segno. Nell’immediato, sottratto al linciaggio, nell’interrogatorio pronuncia la frase “non ho inteso uccidere una persona, ma ho inteso uccidere un principio, quello di autorità“.
Quella frase rende Gaetano Bresci un’icona ancora più forte.
Sicuramente Bresci diventa un simbolo, suo malgrado mi verrebbe da dire. Con questo gesto consegna totalmente la sua vita e la recide. Da quel momento in poi, dall’arresto, Bresci non vedrà più nessuno. Verrà tenuto in isolamento per mesi fino ad arrivare alla morte nel carcere sull’isola di Santo Stefano. Certamente il simbolo deriva dell’eco incredibile che ebbe questo gesto, perché il Re era ancora ammantato di un’aura sacrale. I commenti dei giornali furono ferocissimi. L’idea che qualcuno avesse ucciso un Re portò le colonne del Corriere Della Sera ad invocare il linciaggio per Bresci, la folla avrebbe dovuto farli a brami. Fu un gesto così eclatante che ne parlò anche Tolstoj che, in un saggio intitolato “Non uccidere”, scriveva: “ma voi vi indignate per uno che ha ammazzato un sovrano quando ci sono sovrani che mandano a morire migliaia di persone?���. Ecco cosa ha fatto diventare Gaetano Bresci un simbolo: l’essersi assunto la piena responsabilità del suo gesto che, in qualche modo, segnò l’apice di quella che potremo definire la propaganda del gesto del singolo. L’inizio del secolo ci porta gradualmente a consolidare più i passaggi organizzativi ed accantonare questo tipo di azioni singole.
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corallorosso · 4 years
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Covid, tre dei cinque «super diffusori» italiani di fake news su Twitter sono in politica NewsGuard, in seguito all’analisi fatta su Facebook, ha deciso di indagare anche su Twitter. L’azienda americana opera censendo e stabilendo il gradi di affidabilità dei siti di informazione. Da questa immensa analisi dati è emerso quali sono gli account Twitter più pericolosi ai tempi del coronavirus in Francia, Germania e Italia. I messaggi presi in esame sono stati pubblicati a partire dal 18 marzo in poi, giorno in cui il social ha annunciato ulteriori controlli per evitare la disinformazione tramite i propri canali. Il risultato? I profili presi in esame raggiungono circa 616.600 persone che, a loro volta, possono aver ricondiviso le falsità tramite il loro account. Ognuno ha almeno 20 mila follower. La classifica italiana vede politici, ex parlamentari e blogger protagonisti. Con un pubblico di oltre 70 mila persone, troviamo Alessandro Meluzzi tra i migliori diffusori di notizie false e complottistiche nel pieno dell’emergenza coronavirus (tra le sue ultime perle troviamo un tweet poi cancellato su Silvia Romano e il complotto dell’idrossiclorochina non pubblicizzata). Noto per essere un ex parlamentare di Forza Italia, a ben guardare dagli anni Settanta ha militato in ogni schieramento politico a partire dal PCI. La sua carriera è terminata in Forza Italia. Nella sua bio si definisce «Medico Psichiatra, psicologo e psicoterapeuta, criminologo. Docente di Psichiatria forense» e membro della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico-Orientale – ramo non riconosciuto dalle altre chiese ortodosse – in cui è arcivescovo. Tra le tante componenti di disinformazione che ha diffuso risalta anche il video dell’intervista a Shiva Ayyadurai, che ha accusato gli Stati Uniti di aver creato il virus, il quale si combatterebbe prendendo vitamina D o stando al sole. Oltre all’ex parlamentare di Forza Italia, tra i cinque maggiori diffusori di fake news su Twitter troviamo anche Patrizia Rametta, coordinatrice regionale della Lega in Sicilia. 37 mila seguaci, all’attivo ha notizie su «Bill Gates ha il brevetto del Corona Virus già da prima della pandemia». C’è poi Elio Lannutti, con 24 mila seguaci, che è senatore del Movimento 5 Stelle e spicca per la condivisione di certezze coi suoi follower sulla vitamina C, la quale «per via endovenosa può aiutare a curare la polmonite e prevenire la replicazione virale». Troviamo poi Byoblu, blog di Claudio Messora – che ha fatto parte dello staff di comunicazione dei 5 Stelle -, che ha condiviso la teoria del No Vax Stefano Montanari secondo cui chi è sano non subisce danni dal Covid-19 (il quale, alla fine dei conti, sarebbe una bufala). Infine troviamo Cesare Sacchetti, autore del blog LaCrunaDellAgo.net, che parla di virus «modificato in laboratorio con l’HIV per essere rilasciato intenzionalmente» dagli Usa per «arrivare ad un obiettivo: il microchip di Bill Gates e Rockefeller». di ILARIA RONCONE
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paoloxl · 5 years
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Detenzione Speciale. Nel carcere «programma innovativo» «non invasivo» per valutarne i comportamenti
Le scene che balzano subito alla mente sono quelle del film Arancia meccanica di Kubrick, quando il protagonista, Alex DeLarge, si sottopone «a un innovativo programma di rieducazione» per cercare di uscire più in fretta possibile dal carcere in cui è rinchiuso. Divaricatori nelle palpebre per tenere gli occhi sempre spalancati, viene obbligato a fissare a lungo immagini violente allo scopo di annichilire la sua pericolosità sociale. In Abruzzo ecco ora «un innovativo programma» che vede come cavie i detenuti del penitenziario di Chieti.
LO DESCRIVE, in un comunicato ufficiale, pubblicato, nelle scorse settimane, sul sito web, quindi quello istituzionale, del Consiglio regionale, il garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. Che annuncia la sottoscrizione, poi avvenuta, tra egli stesso, in veste di garante, il rettore dell’Università «Gabriele d’Annunzio» di Chieti-Pescara Sergio Caputi e il direttore della casa circondariale «Madonna del Freddo» di Chieti Franco Pettinelli di un «protocollo di collaborazione» per un progetto «di ricerca altamente innovativo che mira a valutare le risposte comportamentali di detenuti sottoposti ad un determinato stimolo». Esso – continua la nota – «verrà svolto attraverso tre diversi Dipartimenti dell’ateneo», ovvero quelli di «Scienze giuridiche e sociali nella persona del professor Gianmarco Cifaldi» – cioè sempre lui -; di «Scienze mediche, orali e biotecnologiche nella persona del professor Michele D’Attilio» e di «Neuroscienze, Imaging e Scienze cliniche nella persona del professor Arcangelo Merla». «La ricerca – spiega ancora Cifaldi – volge a verificare i presupposti di un comportamento deviante mediante una metodica di stimolo-risposta» che vuole accertare «il grado di aggressività del detenuto».
SI ANDRÀ A VERIFICARE – viene sottolineato – «se c’è o meno un cambiamento posturale in soggetti dotati di una particolare aggressività» con l’utilizzo di «apparecchiature non invasive: la pedana posturo-stabilometrica, che rileva le variazioni del baricentro corporeo nei tre piani dello spazio; la termografia, che stabilisce la temperatura dei muscoli superficiali del viso». «Il test – continua Cilfadi – sarà suddiviso in tre fasi». I soggetti interessati – e riecco Kubrick – verranno sottoposti «alla visione di immagini emotivamente significative ed emotivamente neutre» e «ad un questionario di anamnesi medica ed odontoiatrica». Inoltre verranno testati «col protocollo posturale di D’Attilio». «Il confronto statistico che ne verrà fuori e tra i vari esami – è la conclusione – ci darà informazioni circa l’obiettivo del nostro studio». Il progetto – conclude – si è potuto realizzare «anche grazie alla disponibilità del ministero della Giustizia e del provveditore interregionale, Carmelo Cantone».
INIZIATIVA CHE FA SALTARE dalla sedia Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione – Sinistra europea, ex consigliere regionale e promotore e autore della legge che, nel 2011, ha istituito, in Abruzzo, la figura del garante.
«I detenuti – afferma Acerbo – hanno già tanti problemi, ora devono pure subire gli esperimenti del garante neo eletto dall’attuale governo di centrodestra con l’appoggio dei 5Stelle». Cifaldi, sociologo e criminologo, «professore stipendiato» dalla «d’Annunzio», condurrà la «ricerca – rileva Acerbo �� assieme ad altri colleghi. Siamo di fronte alla palese distorsione del ruolo che dovrebbe avere come garante» che non è «certo quello di emulare Cesare Lombroso. Con tutto il rispetto, mi sembra che esista un evidente di conflitto di interessi. Si dimetta e poi presenti a un nuovo garante le sue proposte di sperimentazione».
Nostalgia degli anni Quaranta e Cinquanta? «Limitandomi a commentare quanto annunciato dal garante – dichiara Patrizio Gonnella, giurista e presidente dell’associazione Antigone – mi auguro che questo progetto, scorretto e dal carattere pseudo-scientifico, non parta mai. Ci fa fare passi indietro ed è un triste elogio della semplificazione. La devianza è questione legale, sociale e culturale, non una patologia e, soprattutto, non è legata alla postura: basterebbe cambiare le leggi sulle droghe e, in Italia, avremmo il 30 per cento di detenuti in meno».
«Un programma – evidenzia Danilo Montinaro, di Lanciano (Chieti), psichiatra forense – che non ha senso, con cui si faranno danni. I criteri in esso individuati per rilevare aggressività e pericolosità sono inutili e deleteri, oltre che sconvolgenti. Bisogna invece tener conto di altri fattori, come la situazione carceraria, il sovraffollamento delle celle, la lontananza dalla famiglia…».
Serena Giannico
da il manifesto
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Mercoledì 1 giugno 2022 ore 21,30
Diretta Facebook e YouTube
“Nel Salotto di Anna” con Anna Tamburini Torre e Umberto Di Grazia.
“LA COSCIENZA GLOBALE…UN LINGUAGGIO COMUNE PER UNIRE!”
Umberto Di Grazia
Ricercatore psichico e sensitivo, dall’età di diciotto anni vive in prima persona fenomeni di confine della mente umana, che vanno dall’introspezione con retrocognizioni e precognizioni, alla telepatia, ai fenomeni PK, all’archeologia intuitiva.�In particolare, ha affinato il fenomeno dello sdoppiamento (O.O.B.E., Out Of Body Experience).
Umberto Di Grazia, nato a Viterbo, romano d’adozione, è un ricercatore e un sensitivo di fama internazionale, che ha dedicato la sua vita allo studio e alla sperimentazione nell’ambito della Ricerca Psichica e dei suoi fenomeni, per le relative applicazioni a scopo sociale.
Vari, negli anni, i suoi studi e specializzazioni, tra le quali: ”ex ufficiale meteo dell’Aeronautica Militare Italiana (con nomina a capitano con decorrenza dal 01.01.1994), diplomato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, regista e scrittore”.
Per le sue facoltà è stato studiato da importanti gruppi e organizzazioni di ricerca, con cui ha collaborato per anni, tra questi: il ‘Mobius Group’ di Los Angeles, fondato da Stephan Schwartz, membro della Royal Geographical Society, Consulente del Massachusetts Institute of Technology e del Research and Analysis of Naval Operations-USA e dall’antropologo e ambientalista Brando Crespi, coordinatore delle strategie di Pro-Natura International e l’Institut fur Grenzgebiete der Psychologie und Psychohygiene di Friburgo in Germania. Per quest’ultimo ha compiuto, con il dr. Elmar Gruber, numerosi esperimenti, ricerche e lunghe spedizioni di studio all’estero. Grazie al bagaglio di esperienze e conoscenze ha messo a punto un suo particolare metodo per la visione a distanza.
In Italia, per tre anni, Maria Immacolata Macioti, titolare della cattedra di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma, ha studiato il suo lavoro e ne ha pubblicato i risultati nel libro: “Fede, Mistero, Magia: lettere a un sensitivo”, divenuto testo d’esame. Collabora inoltre correntemente con il criminologo Francesco Bruno del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica della stessa Università.
Di Grazia ha effettuato importanti scoperte archeologiche, sia con l’équipe del Mobius Group in America, sia per conto proprio in Italia. Tra i ritrovamenti più importanti del nostro Paese vi sono: la città protostorica sommersa di Ustica, il Tempio dell’Amore di Roccasinibalda, il Tempio delle Ypsilon di Torre Spadina presso Capranica e diversi siti etruschi nel viterbese. Attraverso i fenomeni di sdoppiamento ‘O.O.B.E’ e i sogni ‘lucidi’, Di Grazia ha fatto anche importanti precognizioni, come la sciagura aerea di Tenerife nelle Canarie del 1977 e l’attentato al presidente americano Reagan, in seguito al quale fu invitato a lavorare con organizzazioni di ricerca negli Stati Uniti.
Le sue facoltà gli permettono di essere in contatto con una dimensione di ‘presente-continuo’, dove le leggi costruite dalla logica sembrano ribaltarsi, per poi unirsi in una forma di raro equilibrio. Ciò lo ha portato a mettere in pratica l’idea, studiata anche da C.G.Jung, di “Unione degli Opposti”, “che in realtà sono complementari e necessari per arrivare alla sintesi e alla centralità”, spiega Di Grazia “mentre al risveglio si arriva con l’attenzione per ogni gesto e ogni vibrazione del campo energetico, entrando in contatto con l’inconscio e il suo bagaglio di informazioni positive, indispensabili per giungere all’armonia e all’equilibrio con il tutto”.�Ha così messo a punto il metodo della Biostimolazione®, con esercizi di meditazione, di posture e movimenti con suoni e ritmi, che ha chiamato: Tecniche dell’Unione e del Risveglio®.
Lavorando per molti anni con oltre 2000 persone, ha ottenuto notevoli risultati: circa il 40% ha manifestato particolari ipersensi, assolutamente non registrati prima. Molti di loro hanno migliorato la propria qualità di vita, superando problemi anche gravi e ponendosi con maggior incisività con se stessi, gli altri e la vita. Successivamente, su un campione di 50 soggetti, che aveva seguito per un anno un corso di tecniche, il professor Mario Bruschi del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza, ha eseguito una serie di esperimenti basati su rigorosi protocolli scientifici, che hanno dato un risultato sorprendente, il migliore verificatosi in questo settore per un singolo esperimento e l’unico in Italia.
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novalistream · 4 years
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Covid, tre dei cinque «super diffusori» italiani di fake news su Twitter sono in politica NewsGuard, in seguito all’analisi fatta su Facebook, ha deciso di indagare anche su Twitter. L’azienda americana opera censendo e stabilendo il gradi di affidabilità dei siti di informazione. Da questa immensa analisi dati è emerso quali sono gli account Twitter più pericolosi ai tempi del coronavirus in Francia, Germania e Italia. I messaggi presi in esame sono stati pubblicati a partire dal 18 marzo in poi, giorno in cui il social ha annunciato ulteriori controlli per evitare la disinformazione tramite i propri canali. Il risultato? I profili presi in esame raggiungono circa 616.600 persone che, a loro volta, possono aver ricondiviso le falsità tramite il loro account. Ognuno ha almeno 20 mila follower. La classifica italiana vede politici, ex parlamentari e blogger protagonisti. Con un pubblico di oltre 70 mila persone, troviamo Alessandro Meluzzi tra i migliori diffusori di notizie false e complottistiche nel pieno dell’emergenza coronavirus (tra le sue ultime perle troviamo un tweet poi cancellato su Silvia Romano e il complotto dell’idrossiclorochina non pubblicizzata). Noto per essere un ex parlamentare di Forza Italia, a ben guardare dagli anni Settanta ha militato in ogni schieramento politico a partire dal PCI. La sua carriera è terminata in Forza Italia. Nella sua bio si definisce «Medico Psichiatra, psicologo e psicoterapeuta, criminologo. Docente di Psichiatria forense» e membro della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala Antico-Orientale – ramo non riconosciuto dalle altre chiese ortodosse – in cui è arcivescovo. Tra le tante componenti di disinformazione che ha diffuso risalta anche il video dell’intervista a Shiva Ayyadurai, che ha accusato gli Stati Uniti di aver creato il virus, il quale si combatterebbe prendendo vitamina D o stando al sole. Oltre all’ex parlamentare di Forza Italia, tra i cinque maggiori diffusori di fake news su Twitter troviamo anche Patrizia Rametta, coordinatrice regionale della Lega in Sicilia. 37 mila seguaci, all’attivo ha notizie su «Bill Gates ha il brevetto del Corona Virus già da prima della pandemia». C’è poi Elio Lannutti, con 24 mila seguaci, che è senatore del Movimento 5 Stelle e spicca per la condivisione di certezze coi suoi follower sulla vitamina C, la quale «per via endovenosa può aiutare a curare la polmonite e prevenire la replicazione virale». Troviamo poi Byoblu, blog di Claudio Messora – che ha fatto parte dello staff di comunicazione dei 5 Stelle -, che ha condiviso la teoria del No Vax Stefano Montanari secondo cui chi è sano non subisce danni dal Covid-19 (il quale, alla fine dei conti, sarebbe una bufala). Infine troviamo Cesare Sacchetti, autore del blog LaCrunaDellAgo.net, che parla di virus «modificato in laboratorio con l’HIV per essere rilasciato intenzionalmente» dagli Usa per «arrivare ad un obiettivo: il microchip di Bill Gates e Rockefeller». di ILARIA RONCONE
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roma-sera-giornale · 1 year
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Le Mafie Nigeriane in Italia
Ma la proiezione statistica, la pone tra le nazioni più popolose in assoluto nei prossimi decenni.
Giovanni de Ficchy Esperto Antropologo Criminale Criminologo Mafia nigeriana è un termine non corretto, infatti come la Nigeria è uno stato ,molto complesso, eterogeneo, difficile, pertanto è più corretto chiamarle mafie.  Il grande paese africano, ricco di risorse minerarie , e quindi vezzeggiato da tutte le nazioni industrializzate , è attualmente al sesto posto nel mondo per numero di…
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Romano Prodi e il fantasma di don Sturzo, 1978 «Lo spiritismo è un'invenzione per coprire una fonte dell'Autonomia» G.Andreotti Era il 2 aprile. In pieno allarme internazionale per le rivelazioni del presidente democristiano, in Italia pareva che non si potesse far altro che affidarsi a fluidi paranormali. E così, mentre attorno a Roma un sensitivo, chiamato dal governo, cercava Moro con tecniche da rabdomante, una risposta arrivò dall'Appennino emiliano. Qui, in una casa di villeggiatura, un pacioso gruppo di amici, dopo aver mangiato, insieme alle rispettive famiglie, con la dovizia e la prelibatezza di quelle zone, non sapeva cosa fare: il tempo si era guastato e avevano dovuto rinunciare alla prevista passeggiata. Così, tra le chiacchiere delle mogli e il chiasso dei bambini, avevano deciso di fare una seduta spiritica. «In data 2 aprile 1978 in località Zappolino, sita in provincia di Bologna, fummo invitati dal professor Alberto Clò a trascorrere una giornata nella sua casa di campagna, insieme alle nostre famiglie. Nel pomeriggio, dopo aver pranzato, e a causa del sopravvenuto maltempo, lo stesso Clò suggerì di fare il gioco del piattino (su cui tutti i presenti poggiano il dito dopo aver evocato uno spirito guida sottoponendogli alcune domande). A qualcuno venne in mente di chiedere agli spiriti di La Pira e Don Sturzo dove si trovava la prigione di Moro. Insieme ad altre indicazioni, spuntò il nome Gradoli. Località che risultava tuttavia a noi ignota... da un successivo riscontro su una cartina geografica, individuammo la effettiva esistenza di tale località proprio nei pressi di Viterbo» R.Prodi Prodi, dopo aver tentato di spedire il criminologo Augusto Balloni dai magistrati con quest'informazione, chiedendo di non essere citato, due giorni dopo la scampagnata gira la notizia a Umberto Cavina, portavoce del segretario della Dc, Benigno Zaccagnini, il quale a sua volta la inoltra a Cossiga, ministro dell'Interno. Prodi non rivela allora, e non lo farà nei successivi tre decenni, la fonte di quella delazione. In Via Gradoli, e non a Gradoli vicino Viterbo infatti, vivevano i carcerieri di Moro, Mario Moretti e Barbara Balzerani. Il covo sarà scoperto solo il 18 aprile a causa di una sospetta infiltrazione d'acqua che allerterà i vicini, tra i quali Lucia Mokbel, che racconterà ai magistrati di uno strano ticchettio notturno, simile a segnali morse, provenire dalla tana delle BR. Al Viminale (dove nel frattempo è arrivata un'altra segnalazione su Gradoli) pensano bene di perlustrare l'omonimo paesino in provincia di Viterbo invece di aprire lo stradario, come inutilmente suggerito pure dalla moglie del presidente della Dc, Eleonora Moro «Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC, del governo e dei complici che lo sostengono e la loro dichiarata indisponibilità ad essere in questa vicenda qualche cosa di diverso da quello che fino ad ora hanno dimostrato di essere: degli ottusi, feroci assassini al servizio della borghesia imperialista. […] Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato» Comunicato BR n°9, 5/5/1978
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salvo-love · 6 years
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“A San Donato Milanese è successo questo?”. Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo molto impegnato nel denunciare la proliferazione della Mafia nigeriana in Italia, apprende da Affaritaliani.it la notizia che un cittadino italiano di origini senegalesi è stato fermato dai carabinieri sulla Paullese, vicino a Milano, dopo aver cercato di dare fuoco ad un autobus con a bordo una scolaresca.
“Il primo commento che mi viene in mente – spiega Meluzzi – è che l’integrazione etnica tra culture, religioni e tradizioni diverse non è così scontata come i buonisti, i globalisti e gli immigrazionisti vogliono farci credere. Per cui, è vero che gli uomini sono tutti uguali in termini di diritti, di potenzialità e di rispetto dell’umano ma sono diversi per tradizione, cultura, valori, appartenenza e modo di essere. Pensare di amalgamare forzatamente zone del mondo in cui codici etici sembrano venire dal neolitico superiore, come nell’Africa sub-sahariana, o dall’Alto Medio Evo come nel caso dei Paesi islamici, non è assolutamente facile, né scontato e probabilmente è anche molto ingiusto”.
“Come diceva Don Milani, non è possibile pensare di dare cose uguali a persone diverse, né soprattutto, sempre citando Don Milani, è possibile offrire quello che non si può dare, come un’accoglienza indiscriminata e illimitata frutto di un progetto migratorio che, evidentemente, è legato all’illusione che l’Italia e l’Europa possano contenere l’intera Africa. Basta vedere la geografia dell’Africa e la demografia di quel continente per capire che questo non è tecnicamente possibile per il principio di impenetrabilità dei corpi. Quindi, chi ha pensato di poter assecondare il sogno di 200 milioni di africani di venire in Europa, perché di questo si tratta secondo le statistiche dell’Onu, ha fatto una follia”.
“La seconda considerazione che emerge da quanto accaduto oggi a San Donato – afferma Meluzzi – è che la propaganda cosiddetta buonista, accogliente e globalista, che continua a ritenere che il solo principio di difendere la patria e le frontiere sia una forma di criminalità para-fascista, finirà per alimentare fenomeni di questa natura portati alle estreme conseguenze. C’è una sorta di guerra tribale e questo caso di San Donato è il primo segno.
Coloro che hanno puntato il dito contro questo governo e in generale contro chiunque riaffermi i valori della sovranità e dell’autodeterminazione dei popoli e della democrazia, quindi il diritto degli italiani di vivere a casa propria senza vivere in un assedio, porteranno la responsabilità di 1.000 di queste situazioni. E’ la punta di un iceberg e il primo segno di un malessere e di una malattia che oggi ci troviamo a testimoniare. Si tratta di un grosso problema visto che un milione di africani e di magrebini senza lavoro sono in Italia e comportano non soltanto l’alimentazione di un’immensa criminalità, di cui la Mafia nigeriana è l’espressione più drammatica, ma anche questa sorta di revanscismo rivendicazionista di matrice africana e afro-islamica. Siamo all’inizio di un percorso che si configura come drammatico”, conclude Meluzzi.
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tmnotizie · 7 years
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GROTTAMMARE: “I mali dell’anima” è Il titolo dell’ultimo appuntamento con gli incontri formativi gratuiti del progetto “FUORI DAL BUIO” promosso dall’Associazione Insieme Onlus con il patrocinio del Comune di Grottammare. L’ appuntamento è fissato per sabato 4 novembre alle ore 15 presso la Sala Consiliare del comune di Grottammare. Si trratta del terzo e ultimo appuntamento del Bando Formazione CSV Marche FUORI DAL BUIO promosso dall’Associazione Insieme Onlus.
“I MALI DELL’ANIMA”
L’esperienza nell’AISME e nel Mental Health Europe
Qualità della vita e disagio relazionale
Testimonianza partecipanti e facilitatori Gruppi di Auto – Mutuo –Aiuto Insieme Onlus
Relatori:
PINO PINI – Psichiatra, Psicoterapeuta, Consigliere AISME Associazione Italiana Salute Mentale
GIANLUIGI INNOCENTI – Psichiatra, Psicoterapeuta, Criminologo, presidente SIPSI Società Italiana di Psicologia e Psichiatria sezione Marche.Nel nostro vivere quotidiano, nella normale routine di tutti i giorni, nelle nostre certezze, i riferimenti, i nostri obiettivi, quando ogni progetto è stato all’improvviso vanificato, annullato da qualcosa di “indefinibile” di colpo, affiorano tutti i nostri difetti, l’impotenza, i dubbi e tutto ciò che poco prima appariva importante ed apparentemente “solido” e “forte”. Ci troviamo di fronte alla nostre fragilità, alla vera essenza della vita che, probabilmente, meriterebbe di essere vissuta diversamente senza eccessivo protagonismo ed esaltazione ma, semplicemente, recuperando la relazione con l’altro.
Abbiamo dovuto rivedere i nostri progetti di vita cercando di valorizzare ed apprezzare di più le piccole cose che tutti abbiamo anziché lamentarci delle cose che ci mancano. Tale disagio, peraltro, è frequentemente presente in ogni situazione in cui ci si sente impreparati, inadeguati spesso costretti a seguire e confrontarci con dei modelli che non ci appartengono, ma vengono suggeriti da un sistema che crea quotidianamente “falsi bisogni”.Dovremmo cominciare a chiederci cosa effettivamente ci serve, di cosa abbiamo realmente bisogno. E, in una analisi del nostro vivere quotidiano, potremmo renderci conto che frequentemente ci troviamo a seguire schemi e percorsi che non ci appartengono fino in fondo e basterebbe molto meno, per vivere in maniera più “umana”, le emozioni che non hanno tempo e non temono nulla se non le interferenze di un sistema che tende sempre di più ad allontanare le persone anziché unirle in una relazione spontanea e funzionale alla gestione della quotidianità.Per qualità della vita si intende, in genere, il piacere e la serenità che derivano dal raggiungimento di obiettivi stabiliti, il benessere prodotto dalla posizione sociale e, normalmente, tutto ciò che contribuisce all’equilibrio ed al soddisfacimento di bisogni standardizzati. Il confronto con modelli di riferimento e la tendenza all’omologazione sono spesso alla base del disagio relazionale che nei giovani si manifesta, ad esempio, con una psicopatologia da web sempre più complessa, nelle famiglie favorisce sempre più incomprensioni e separazioni fino ad arrivare, in casi estremi, ai drammatici fatti di cronaca che conosciamo.
Lo scopo di questi incontri è di combattere la solitudine, il disorientamento, la paura ed avere la consapevolezza di poter contare su qualcuno in un confronto utile ad individuare le possibili soluzioni, trovare l’energia necessaria e le modalità più opportune per affrontare situazioni di particolare disagio.
Ingresso gratuito non occorre registrarsi
Sarà rilasciato un attestato di partecipazione
Coffee Break
  Per informazioni:
Tel. 366/3623811- 342/8777135
[email protected] –www. Insiemedap.it
Associazione INSIEME ONLUS
  Si ringrazia: Città di Grottammare – Società Italiana di Psicologia E Psichiatria – S.I.Psi – Associazione EMDR Italia – Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto.
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all4animals-blog · 7 years
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All4Animals ha pubblicato un nuovo articolo: https://www.all4animals.it/2017/08/03/dossier-ecco-il-rapporto-zoomafia-2017-di-lav-i-crimini-italiani-contro-gli-animali/
[DOSSIER] Ecco il Rapporto Zoomafia 2017 di LAV: i crimini italiani contro gli animali
“LAV presenta il “Rapporto Zoomafia 2017. Analizzati i dati delle procure: in aumento le denunce +1,68% e gli indagati +13,31%. Ogni 57 minuti un nuovo fascicolo per reati contro gli animali. Una persona denunciata ogni 80 minuti. Allarme combattimenti, +38% il numero di persone denuciate, +189% i cani sequestrati. Corse clandestine di cavalli e traffico di cuccioli tra le prime emergenze zoomafiose. “Cupola del bestiame”, macellazione clandestina, sofisticazioni alimentari mantengono la loro pericolosità. Allarme anche per contrabbando di fauna esotica e pesca illegale, zoocriminalità minorile e traffici di animali via web.
I combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli e le truffe nell’ippica, il business dei canili e il traffico di cuccioli, il contrabbando di fauna e il bracconaggio organizzato, le macellazioni clandestine e l’abigeato, la pesca di frodo e le illegalità nel comparto ittico e l’uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, i traffici di animali via internet e la zoocriminalità minorile: questi gli argomenti analizzati nel Rapporto Zoomafia 2017 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV. Il nuovo Rapporto, alla sua diciottesima edizione, analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità, nel 2016.
“I crimini contro gli animali sono una tema di rilevanza nazionale perché la legalità e i diritti animali sono questioni strettamente connesse e, spesso, i crimini contro gli animali nascondono, determinano o si accompagnano ad altri tipi di reati – sostiene Ciro Troiano-. Del resto la criminalità organizzata è un male totalitario che mira a controllare e a dominare tutto: cose, uomini, animali e il loro ambiente.
In quest’ottica la zoomafia si manifesta come evidente espressione dello specismo: sfruttamento di altre specie a vantaggio esclusivo di piccoli gruppi”.
I dati delle Procure: ogni 57 minuti un nuovo fascicolo per reati contro gli animali
Da anni il Rapporto Zoomafia pubblica i dati delle varie Procure italiane, relativi ai reati conto gli animali.
L’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV ha chiesto alle 140 Procure Ordinarie e alle 29 presso il Tribunale per i Minorenni, i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2016, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali, segnatamente per i seguenti reati: uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e, infine, traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10).
Le risposte sono arrivate dal 74% delle Procure Ordinarie e dal 96% di quelle per i Minorenni, la percentuale più alta da quando abbiamo iniziato questo tipo di analisi. In particolare le risposte sono arrivate da 104 Procure Ordinarie e da 28 Procure presso i Tribunali per i Minorenni.
Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva al 78% di tutte le Procure del Paese. Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2016, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali e per il campione del 74% delle Procure Ordinarie, è di 6848 fascicoli (3030 a carico di noti e 3818 a carico di ignoti) con 4710 indagati.
Esaminando i dati di un campione di 85 Procure su 140 che hanno risposto sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari al 61% di tutte Procure Ordinarie) i procedimenti nel 2016, rispetto al 2015, sono aumentati del +1,68% (5987 fascicoli nel 2016 e 5888 nel 2015) mentre gli indagati sono aumentati del +13,31% (3984 indagati nel 2016 e 3516 nel 2015). Proiettando i dati del campione del 74% delle Procure Ordinarie su scala nazionale, tenendo presente le dovute variazioni e flessioni, si evince che nel nostro Paese si aprono circa 25 fascicoli al giorno, uno ogni 57 minuti, per reati a danno di animali con una persona indagata ogni 80 minuti circa.
Si rileva un aumento di circa un fascicolo in più al giorno rispetto agli anni scorsi.
“Come sempre ricordiamo che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa si essere esaustive, ma solo indicative – spiega Ciro Troiano -. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati”.
I crimini contro gli animali più contestati
Dall’analisi dei crimini contro gli animali consumati in Italia si evince che il reato più contestato è quello di maltrattamento di animali, art. 544ter cp, con 2325 procedimenti, pari al 33,95% del totale dei procedimenti (6848), e 1808 indagati.
Seguono: uccisione di animali, art. 544bis cp, con 2140 procedimenti, pari al 31,25%, e 474 indagati; reati venatori, art. 30 L. 157/92, con 1195 procedimenti, pari al 17,45%, e 1059 indagati; abbandono e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, art. 727 cp, con 1005 procedimenti, pari al 14,67%, e 906 indagati; uccisione di animali altrui, art. 638 cp, con 385 procedimenti, pari al 5,62%, e 182 indagati; traffico di cuccioli, art. 4 L. 201/10, con 51 procedimenti, pari allo 0,74%, e 107 indagati; organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, art. 544quinquies cp, con 24 procedimenti, pari allo 0,35%, e 155 indagati; infine, spettacoli e manifestazioni vietati, art. 544 quater cp, con 23 procedimenti, pari allo 0,33%, e 19 indagati. Il reato di cui all’art. 727 cp conferma il suo scarso valore preventivo per l’abbandono di animali.
Nel 2016, sempre per il 74% delle Procure Ordinarie, sono stati aperti 1005 fascicoli, 695 a carico di noti e 310 a carico di ignoti, per un totale di 906 indagati.
La stragrande maggioranza delle denunce per il reato di cui all’art. 727 cp riguarda il secondo comma dell’articolo che punisce la detenzione degli animali in condizione incompatibile con la loro natura, quindi il numero dei casi di abbandono effettivamente denunciati risulta davvero insignificante.
È una disposizione penale che rappresenta una risposta inefficace e per nulla persuasiva per un reato così diffuso. Per quanto riguarda l’analisi del reato di uccisione di animali, punito dall’art. 544bis del codice penale, nei distretti delle Procure di Lodi, Novara, Patti, Rovereto, Rovigo, Savona e Varese nel 2016 non è stato aperto neanche un fascicolo per uccisione di animali. Appare altamente improbabile che in tali province non si sia verificato neppure un caso di avvelenamento di animali o altro tipo di uccisione.
Il reato previsto dall’art. 544quater cp, spettacoli e manifestazioni vietati, è leggermente aumentato rispetto all’anno precedente, ma il numero degli indagati è diminuito: 23 procedimenti con 19 indagati.
Nel 2015 ci furono complessivamente 21 procedimenti con 44 indagati Per l’art. 544quinquies cp, combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali, invece, sono stati registrati 34 fascicoli con 155 indagati. L’anno precedente i fascicoli erano 17 e gli indagati 71. I fascicoli sono raddoppiati, mentre il numero degli indagati è aumentato del +118%. Giova ricordare che questo reato punisce anche eventi come le corse clandestine di cavalli e non solo i combattimenti.
I reati previsti dalla normativa sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, art. 30 della legge 157/92, pur confermandosi i più diffusi dopo quelli di maltrattamento e uccisione di animali, hanno visto un brusco calo dei casi accertati. Nel 2016, sempre sul campione del 74% delle Procure ordinarie, sono stati aperti 1195 fascicoli (894 noti e 301 ignoti), con 1059 indagati.
Nel 2015, invece, su un campione minore di procure, il 66%, i fascicoli aperti furono 1353 (975 noti e 378 ignoti) con 1184 indagati.
C’è stata una diminuzione del -9% dei reati venatori accertati se si confrontano i dati disponibili delle Procure per i due anni in esame.
“Non possiamo non mettere in relazione questo dato con il ridimensionamento della polizia ambientale avvenuto con la soppressione dei corpi di polizia provinciale e con la situazione di stallo e riduzione delle attività che si era venuta a creare prima del passaggio del Corpo Forestale all’Arma dei Carabinieri, a causa delle insicurezze e delle incertezze generate dall’imminente accorpamento – continua Troiano -. I nostri timori per la diminuzione della vigilanza ambientale sul territorio, espressi nelle edizioni precedenti di questo Rapporto, non erano infondati: se non vi è la presenza degli uomini in divisa sul territorio non vi sono accertamenti di illeciti. Chi fa vigilanza venatoria? Chi scova i bracconieri?”
Per quanto riguarda il traffico illecito di animali da compagnia, reato previsto e punito dall’art. 4 L. 201/10, nelle Procure esaminate nel 2016 sono stati aperti 51 procedimenti (46 noti e 5 ignoti), con 107 indagati.
C’è stato un aumento dell’+89% nel numero dei fascicoli e del +132% del numero degli indagati: nel 2015 furono aperti 27 procedimenti (25 noti e 2 ignoti), con 46 indagati.
La geografia dei crimini contro gli animali
I dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci offrono uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale e ci consentono anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali.
Si evince che la Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali, è quella di Savona con 2 procedimenti e indagati. Seguono Varese (4 procedimenti e 4 indagati), Vasto (10 procedimenti e 7 indagati), Vallo della Lucania (15 procedimenti e 3 indagati), Novara (20 procedimenti e 7 indagati) e Matera (21 procedimenti e 14 indagati). La Procura di Brescia, sempre in base al campione del 74% analizzato, si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali nel 2016: 449 procedimenti con 357 indagati. C’è da dire che più della metà dei procedimenti, 275 fascicoli, pari al 61% del totale, riguarda i reati venatori con il 73% degli indagati (261 persone). Sicuramente, poi, alcuni casi di maltrattamento, uccisione e detenzione incompatibile di animali saranno reati connessi all’attività venatoria.
È noto che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati. Seguono Foggia (307 procedimenti e 65 indagati), Udine (213 procedimenti e 126 indagati), Napoli (170 procedimenti e 159 indagati), Roma (168 procedimenti e 220 indagati), Verona, con 165 procedimenti e 118 indagati e Torino con 163 procedimenti e 89 indagati.
Combattimenti tra animali: vero allarme
133 cani sequestrati, 29 persone denunciate per reati che vanno dal maltrattamento alla detenzione incompatibile, all’organizzazione di combattimenti; un combattimento interrotto in flagranza: questi i dati relativi al 2016. Il numero dei cani sequestrati ha avuto un’impennata: si registra un aumento del +189% dei cani sottoposti a sequestro e del +38% delle persone denunciate rispetto al 2015.
Ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano una recrudescenza del fenomeno.
Per contrastare il preoccupante aumento delle lotte clandestine è tornato attivo il numero LAV “SOS Combattimenti” tel. 064461206. Lo scopo è quello di raccogliere segnalazioni di combattimenti tra animali per tracciare una mappa dettagliata del fenomeno e favorire l’attivazione di inchieste giudiziarie e sequestri di animali.
Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse
La presenza della criminalità nel mondo dei cavalli, delle corse e degli ippodromi è sempre stata forte. Recenti inchieste hanno confermato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi, in particolare di alcuni clan. Le corse clandestine di cavalli confermano la loro pericolosità: solo nel 2016, con dati che riguardano sia le corse clandestine che le illegalità nell’ippica, ci sono stati 8 interventi delle forze dell’ordine, 3 corse clandestine bloccate, 36 persone denunciate, 24 persone arrestate, 22 cavalli sequestrati, 4 stalle e un maneggio sequestrati.
Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, 61 cavalli che nel 2016 hanno partecipato a gare ufficiali, sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Gare svolte in diversi ippodromi d’Italia, da Albenga a Napoli, da Aversa a Firenze, da Torino a Palermo, passando per Trieste, Montecatini, Milano, e Siracusa.
Queste, invece, alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2016: Altrenogest, Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Betametasone, Caffeina, Clortalidone, Codeina, Desametasone, Diossido di Carbonio (TCO2), Ecgonina Metilestere, Estranediolo (Metabolita Nandrolone), Fenilbutazone, Flunixin, Morfina, Procaina, Stanozololo, Teofillina, Testosterone.
L’affare dei canili e del traffico di cani
Secondo i dati in nostro possesso, sempre senza la pretesa di essere esaustivi, sono almeno 5 i canili, con oltre 200 cani, sequestrati nel corso del 2016 e 5 le persone denunciate per reati che vanno dalla truffa al maltrattamento all’esercizio abusivo della professione di veterinario. Il business legato alla gestione di canili “illegali” (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l’aspetto igienico sanitario e strutturale) così come il business sui randagi, mantiene intatto il suo potenziale criminale che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili.
Aumentano le denunce per il traffico di cuccioli importati illegalmente dai Paesi dell’Est.
Secondo i dati che ci sono stati forniti dagli organi di Polizia giudiziaria, negli anni 2015 e 2016 sono stati sequestrati 964 cani e 86 gatti (dal valore complessivo di 717.800 euro). E questi sono solo quelli che sono stati intercettati. Sono 107 le persone denunciate nel 2016. L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni e, ovviamente, italiani.
L’importazione illegale di cuccioli, vede attivi gruppi organizzati, che fanno uso di modalità operative raffinate, e che hanno reti di appoggio e connivenza.
I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio
Il traffico internazionale di animali e piante rare non accenna a diminuire.
Nel 2016 la Cites dell’ex Corpo Forestale dello Stato ha accertato 78 illeciti penali e 194 illeciti amministrativi per un totale di 516.430 euro, e compiuto 100 sequestri. Boa constrictor, testuggini, corallo, procioni, macachi, cebi cappuccino, canguri, crotali, varani, pitoni, leopardi, tigri, farfalle e cavallucci marini: alcune delle specie degli animali sequestrati.
Sono stati sequestrati anche 70 chili di avorio, 5 corni di rinoceronte, pelli di ghepardo e coccodrillo, confezioni di medicina alternativa orientale con parti di animali. Traffici di armi rubate o clandestine, resistenza e minacce agli organi di vigilanza, attentati alle auto di servizio: il bracconaggio continua a manifestare la sua pericolosità. I sequestri di armi clandestine testimoniano il forte interesse della criminalità organizzata per alcune attività illegali contro la fauna selvatica.
Recenti inchieste hanno accertato gli interessi di alcune ‘Ndrine per la caccia di frodo e la vendita di fauna selvatica.
Note le infiltrazioni, soprattutto a Sud, di personaggi malavitosi nella cattura e vendita di cardellini e altri piccoli uccelli. In alcuni territori l’uccellagione e i traffici connessi o il bracconaggio organizzato sono sotto il controllo dei clan dominanti.
Armi clandestine, trappole esplosive, munizioni, esplosivi, visori notturni e puntatori a intensificazione di luminosità, balestre, pistole, fucili illegali, coltelli questi alcune delle armi e strumenti sequestrati nel 2016. Senza tregua il traffico di fauna selvatica nel mercato abusivo di Ballarò a Palermo, dove ogni settimana sono venduti centinaia di uccelli, e in altri mercati come a Messina, Napoli e di altre città del Sud.
L’abbattimento o la cattura di specie particolarmente protette è diventato un fenomeno pericolosamente diffuso: lupi, orsi, Ibis eremita, cicogne, rapaci.
La “Cupola del bestiame”
Abigeato, falso materiale, associazione per delinquere, doping, maltrattamento di animali, macellazione clandestina, pascolo abusivo, ricettazione, truffa aggravata, concorso in associazione mafiosa, truffa, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, contraffazione di marchi, commercio alimenti nocivi: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2016 tra le illegalità negli allevamenti e nel commercio di alimenti di origine animale. Tra i beni sequestrati a mafiosi ci sono anche allevamenti, mandrie, cavalli, bovini, caseifici. L’abigeato non trova tregua, ogni anno spariscono nel nulla circa 150.000 animali.
Animali di provenienza sconosciuta, farmaci illegali, stalle e allevamenti abusivi, cure veterinarie mai registrate e animali tenuti in condizioni di sovraffollamento o senza il rispetto delle norme igieniche: questi alcuni casi accertati nel 2016. Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica.
Le sofisticazioni alimentari creano sempre maggiore allarme sociale. Tonnellate di alimenti di origine animale sequestrate.
Questi alcuni dei casi scoperti: cagliate in cattivo stato di conservazione, carne avariata sprovvista di bolli sanitari, tonnellate di salumi in condizioni pessime, migliaia di uova di dubbia provenienza, utilizzo fraudolento dei solfiti nella carne.
“Malandrinaggio” di mare: un malaffare a danno della biodiversità marina
Il mare in mano ai pirati della pesca di frodo, che con le loro flottiglie depredano le popolazioni di pesce, devastano i fondali, impoveriscono la biodiversità. Tonnellate di tonno rosso, di pesce spada, di molluschi, di novellame, di anguille, insieme a miglia di ricci e a quintali di datteri di mare, posti sotto sequestro.
“Un nuovo esempio di sfruttamento organizzato di animali arriva dal saccheggio delle Oloturie, meglio conosciute come “cetrioli di mare” – prosegue Troiano -. L’Oloturia è richiesta dall’industria alimentare e cosmetica, soprattutto orientale, e per questo, da qualche anno, è oggetto di una capillare e illegale cattura, da parte di gruppi organizzati, soprattutto nel Salento. I contrabbandieri e pescatori di frodo delle Oloturie dispongono di magazzini, mezzi e pescherecci e hanno un’articolata rete di contatti e appoggi”.
Nel business del pesce non manca l’infiltrazione della mafia o della camorra che, come diverse inchieste hanno accertato, sono infiltrate in società operanti nel settore ittico.
L’operazione “Frontiera” dei Carabinieri ha permesso di accertare l’esistenza e l’operatività della “cosca Muto”, i cui membri, sono riusciti a influenzare l’economia locale, monopolizzando, con modalità mafiose, l’offerta di pescato, principale fonte di finanziamento della struttura criminale.
Uso di animali a scopo intimidatorio, cani rubati
La funzione intimidatoria degli animali, è uno dei ruoli che gli animali svolgono nel sistema e nella cultura mafiosa. L’uso di animali come arma o come “oggetti” per intimidire è molto diffuso, di difficile catalogazione e rappresenta un fenomeno che non si può facilmente prevenire.
Teste mozzate di pecore, agnelli, capre, maiali e cani recapitate a scopo minatorio; animali al pascolo uccisi a colpi di roncola; un caimano usato per minacciare chi non voleva pagare il pizzo; bovini uccisi a colpi di lupara; una capretta morta appesa a testa in giù: sono alcuni dei casi accaduti l’anno scorso.
“Il furto di cani è in aumento e suscita grande allarme – continua Troiano -. La fenomenologia è varia e complessa, ma il più delle volte gli animali vengono rubati per il loro valore economico e finiscono poi al mercato nero o usati come riproduttori. La vittimologia di questa categoria vede a rischio i cani di razza con pedigree importanti, campioni di bellezza, o campioni di caccia. A questi si aggiungono cani che vengono venduti tramite Internet e canali non ufficiali, come allevatori abusivi o privati che mettono annunci. Vi sono poi i rapimenti con le annesse richieste di riscatto”.
La Zoomafia viaggia anche su internet
I traffici di animali e le illegalità zoomafiose avvengono anche attraverso Internet. I principali modi di utilizzo di Internet per attività illegali contro gli animali sono, la diffusione di immagini e video relativi a uccisioni e atti di violenza contro animali, il commercio e traffico di animali, la raccolta di scommesse su competizioni tra o di animali, la promozione di attività illegali a danno di animali, le truffe e raggiri con uso fittizio di animali. In Internet è possibile scommettere su qualsiasi competizione tra animali, dalle corse ippiche alle corse di cani.
Zoocriminalità minorile: la “scuola” della violenza
Infine la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali. Inquietanti e preoccupanti i casi elencati: un cane randagio preso a bastonate e ridotto a fin di vita da un gruppetto di ragazzi; Un giovane capriolo ferito ucciso a calci da un ragazzo; un giovane gabbiano caduto dal nido e ucciso a sassate da una banda di ragazzini; un rospo mutilato da due ragazzi che hanno condiviso il video sui social.
“Il tema della violenza nei riguardi degli animali è strettamente collegato al tema della violenza nei riguardi degli esseri umani e dei comportamenti antisociali in genere. – continua Troiano -. Da decenni in criminologia e in psicologia la ricerca presta attenzione agli effetti e alle conseguenze del coinvolgimento dei bambini o degli adolescenti in tali forme di violenza. Le conseguenze più significative possono essere lo sviluppo di comportamenti aggressivi e antisociali e la difficoltà nei rapporti con i coetanei e nei rapporti sociali in genere”.
“L’analisi di questo nuovo Rapporto conferma l’esistenza di sistemi criminali consolidati – conclude Troiano -, di veri apparati con connivenze tra delinquenti, colletti bianchi e funzionari pubblici. Sistemi criminali a danno degli animali e, in generale, della società. Un’azione di contrasto efficace deve adottare una visione strategica unitaria dei vari aspetti dell’illegalità zoomafiosa che incidono sul più vasto contesto della tutela della sicurezza pubblica e su quello della lotta alla criminalità organizzata: solo adottando iniziative investigative tipiche del contrasto ai sodalizi criminali si attuerà una strategia vincente”.”
Comunicato stampa di presentazione all’annuale Rapporto Zoomafia, pubblicato da LAV sul proprio sito web, a questo link.
Foto: repertorio.
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roma-sera-giornale · 1 year
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Le Mafie Nigeriane in Italia
Giovanni de Ficchy Esperto Antropologo Criminale Criminologo Mafia nigeriana è un termine non corretto, infatti come la Nigeria è uno stato ,molto complesso, eterogeneo, difficile, pertanto è più corretto chiamarle mafie.  Il grande paese africano, ricco di risorse minerarie , e quindi vezzeggiato da tutte le nazioni industrializzate , è attualmente al sesto posto nel mondo per numero di…
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corallorosso · 5 years
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Lui si chiama Luwa Mbandà ha 63‬ anni, e ieri mattina si è laureato per la terza volta. In Criminologia. Lui che a 19 anni è arrivato in Italia con in mano una borsa di studio e da allora non ha mai smesso di studiare, giorno e notte, per oltre 40 anni. Ha compiuto sacrifici che noi non possiamo neanche immaginare, è diventato un medico chirurgo, l'orgoglio della sua famiglia, l'uomo che ce l'aveva fatta per tutti. E, nel frattempo, si è sposato con una donna italiana, sannita per l'esattezza, da lei 27 anni fa ha avuto un figlio. Lo hanno chiamato Maxime e oggi è uno dei pilastri della Nazionale italiana di Rugby. Ed è anche l'uomo a cui, poche settimane fa, hanno dato del "negro di m****", invitandolo a "tornare nel suo Paese." Nel pieno centro di Milano. Nel 2019. Ricordate? Questa mattina Maxime ha postato, orgoglioso, il video di suo padre che, a 63 anni, si commuove stringendo la mano dell'intera commissione che lo ha appena laureato criminologo. E ha scritto una frase: “Super Papà. Sono fiero di te.” Non esiste miglior risposta al razzista e a tutti i razzisti del mondo.... Lorenzo Tosa
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