#custodia cautelare
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Arrestato a Novi Ligure un uomo per aggressione con coltello: i Carabinieri ricostruiscono i fatti
Un episodio di violenza nel centro storico porta all’arresto del responsabile
Un episodio di violenza nel centro storico porta all’arresto del responsabile In data odierna, i Carabinieri del Comando Provinciale di Alessandria hanno comunicato l’arresto di un uomo accusato di aver accoltellato un conoscente nel centro storico di Novi Ligure, durante una lite. La vicenda, avvenuta pochi giorni fa, ha avuto un risvolto drammatico e violento, che ha richiesto l’intervento…
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La Guardia di Finanza di Bolzano ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 soggetti per una Frode Iva intracomunitaria #frodeIvaintracomunitaria #bolzano #guardiadifinanza #custodiacautelare #GIP #padova #associazioneperdelinquere #procuraeuropea #cancelleria #materialidiconsumo, #fabriziosbardella
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PRIMA PAGINA Il Riformista di Oggi mercoledì, 14 agosto 2024
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invece il mio tipo non me la lecca perché non gli piace l odore sono disperata 🤦🏻♀️
Ci sono gli estremi per la custodia cautelare, te lo dico.
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Dalla bacheca dell'amico Alberto Mascioni di FB:
"Buona Pasqua al nostro Presidente.
Grazie “Bresidende”!
Egregio Signor Presidente Mattarella,
apprendo dalla stampa che Ella abbia risposto, con una telefonata, alla lettera del padre della pluripregiudicata Ilaria Salis, attualmente detenuta in Ungheria in attesa di giudizio per reati che vanno dal tentato omicidio premeditato, all’associazione a delinquere di stampo terrorista ed eversivo, alle lesioni personali.
Ci viene riferito che durante tale conversazione Ella abbia sottolineato al padre della militante di estrema sinistra :«la differenza tra il sistema italiano, ispirato ai valori europei, e quello in cui si trova Ilaria Salis, sottolineando come questa disparità colpisca l’opinione pubblica italiana».
Lei, Eccellenza ha ragione: c’è differenza tra il nostro sistema giudiziario e penale con quello ungherese. E io da umile e semplice cittadino della Repubblica da Lei capeggiata, ne sono molto colpito.
Infatti la secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) dal 1959, fino al 2021:
✔️l’Italia è il terzo paese ad aver ricevuto più condanne (2.466), dopo Turchia e Russia. L’Ungheria ne ha ricevute 614.
✔️L’Italia è stata condannata 9 volte per tortura (l’Ungheria mai).
✔️L’Italia è stata condannata 297 volte per violazione del diritto al giusto processo mente l’Ungheria solo 33
✔️L’Italia è stata condannata 1.203 volte per la durata eccessiva dei processi (344 l’Ungheria).
Inoltre Egregio Signor Presidente, con l’occasione mi permetto altresì di ricordarLe che che:
✔️in italia, un detenuto su tre si trova in carcere in custodia cautelare da oltre 6 mesi.
✔️Che in Italia dal 1991 al 2022 i casi di errori giudiziari hanno coinvolto l'incredibile numero di 30mila persone. Divisi per anno fanno circa 961 cittadini sbattuti in carcere, in custodia cautelare, o addirittura condannati essendo però poi innocenti.
✔️Che nelle carceri italiane topi e scarafaggi e cimici in cella sono la norma , come è la norma uno spazio vitale inferiore agli standard comunitari e un sovraffollamento del 119 per cento rispetto alla capienza prevista.
✔️Che le carceri italiane, sono un ambiente con 85 suicidi in cella l’anno ( dati 2022, ultimi disponibili) e il 40 per cento dei penitenziari è stato costruito prima del 1900 o al massimo prima del 1950, senza acqua calda nel 45,4 per cento dei casi e senza doccia nel 56,7 per cento, con nessuna dieta personalizzata (in caso di intolleranza alimentare) e cure mediche scarse oltre alle solite, eterne e disgraziate prepotenze della Polizia penitenziaria.
Quindi Egregio signor Presidente , La pregherei umilmente, dopo naturalmente la “priorità” della vicenda Salis, di occuparsi anche del Paese che Ella ci onora di rappresentare, perché non credo che siamo nella condizione di impartire “lezioni di valori europei” a chicchessia.
Con rispetto e deferenza, colgo l’occasione per formularLe i miei più sinceri auguri per una felice Santa Pasqua".
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Quanto vale la giustizia ucraina?
In Ucraina ieri il tribunale di Kiev ha disposto il trasferimento in un centro di custodia cautelare per il Metropolita Pavel, abate dello storico monastero della Pecherskaya Lavra di Kiev, il quale già si trovava agli arresti domiciliari. Le autorità ucraine hanno iniziato a perseguitarlo in seguito al suo rifiuto di aderire alla Chiesa scissionista, rimanendo vicino al Patriarcato di Mosca. Per lui è stato disposta una cauzione di quasi 900 mila dollari, denaro che il Metropolita ha affermato di non avere.
A proposito di cauzioni. Oggi in Ucraina è uscito di prigione Denis Varodij un abitante della transcarpazia, trafficante di bambini dell‘età di 1/2 anni da rivendere nel mercato nero degli organi in Unione Europea. Era stato arrestato in frontiera, mentre tentava di trasferire illegalmente un bambino di undici mesi in Slovacchia, per rivenderlo al prezzo di 25 mila dollari. Sono almeno tre i casi accertati di bambini trasportati fuori dal confine ucraino. Per lui era stata disposta una cauzione di 27 mila dollari.
900 mila dollari di cauzione per il metropolita, sospettato di “collaborare con i russi”.
27 mila dollari di cauzione per un trafficante di bambini dai quali espiantare organi.
Rangeloni news
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Salvo sorprese, mercoledì il Csm nominerà l'attuale procuratore di Catanzaro a capo della procura di Napoli. Nonostante le sue inchieste flop degli ultimi anni e i tanti innocenti finiti in carcere ingiustamente
(...) A sorprendere, ma in fondo non più di tanto, è l’assoluta assenza di riferimenti alle tante inchieste show portate avanti da Gratteri tra Reggio Calabria e Catanzaro e finite con un buco nell’acqua: la maxi operazione contro la ’ndrangheta compiuta nel 2003 a Platì, nella Locride, con 125 misure di custodia cautelare (alla fine solo in otto vennero condannati); l’operazione “Circolo formato” del 2011, con l’arresto di quaranta persone, tra cui il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica e diversi assessori (gli amministratori locali poi vennero assolti); l’operazione “Quinta Bolgia” del 2018 sulla criminalità organizzata, che portò agli arresti domiciliari anche Giuseppe Galati, cinque volte parlamentare ed ex sottosegretario nei governi Berlusconi, poi archiviato dal gip; l’inchiesta del dicembre 2018 che sconvolse la politica calabrese, con le accuse di corruzione e abuso d’ufficio contro l’allora presidente della Regione, Mario Oliverio, poi assolto da tutte le accuse. (...)
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Verona: cinque poliziotti arrestati per tortura - Osservatorio Repressione
Cinque poliziotti, tra cui un ispettore in servizio alla questura di Verona sono agli arresti domiciliari con accuse che vanno dal reato di tortura a quelli – contestati a vario titolo – di lesioni, falso , omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Altri 20 agenti trasferiti
di Carmine Di Niro
Un nuovo scandalo si abbatte sulle forze dell’ordine italiane. Dopo i pestaggi nella caserma dei carabinieri Levante di Piacenza, questa volta lo scenario delle violenze si sposta nella Questura di Verona. È lì, secondo l’indagine della Procura della Repubblica veronese condotta per otto mesi dalla Squadra Mobile, che cinque poliziotti che all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Volanti si sarebbero resi responsabili di brutali pestaggi.
Nei loro confronti questa mattina il personale della Polizia di Stato di Verona ha eseguito una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del locale Tribunale: si tratta di un ispettore e quattro agenti, indagati a vario titolo per il reato di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio, commessi nel periodo ricompreso tra il luglio 2022 e il marzo 2023 nei confronti di persone sottoposte a vario titolo alla loro custodia.
I cinque agenti del Nucleo Volanti, la sezione che in macchina pattuglia giorno e notte il territorio, erano già stati trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine: il Questore di Verona ha inoltre disposto la rimozione dagli incarichi di altro personale che, pur non avendo preso parte agli episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.
In particolare, scrive Repubblica, gli agenti avrebbero in diverse occasioni pestato persone fermate per strada nel corso di controlli, per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti. Casi non isolati, come dimostra anche la scelta del Questore di allontanare con trasferimenti d’ufficio una ventina di agenti.
Sulla questione è intervenuto a stretto giro Vittorio Pisani, da pochi giorni a capo della Polizia: “Ringrazio la procura della Repubblica di Verona per la fiducia accordata alla Polizia di Stato – dice Pisani – nel delegare alla locale Squadra Mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa Questura. La levatura morale della nostra amministrazione ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre”.
“Questa vicenda – le parole del questore Giovanni Massucci – dimostra come la Polizia di Stato non sia disposta a macchiare la propria reputazione né con la reticenza né con la poca trasparenza. Abbiamo messo a disposizione dell’autorità giudiziaria tutti gli elementi di prova oggettivi per sviluppare l’attività processuale e, sul fronte interno, appena si sono chiuse le indagini abbiamo spostato in uffici “burocratici” gli agenti che si presume non abbiano impedito o non abbiano denunciato i presunti abusi, per evitare l’eventuale reiterazione del reato». Una professionalità, quella della Polizia di Verona evidenziata dal Gip nell’ordinanza che ha disposto le misure cautelari «in riferimento all’encomiabile efficienza e sollecitudine dimostrata nello svolgimentodelle investigazioni“.
Calci, schiaffi e insulti, i “trattamenti” dei poliziotti arrestati a Verona per tortura: le violenze nell’”acquario” dei fermati
Erano forti con i più deboli i cinque poliziotti del Nucleo Volanti della Questura di Verona arrestati e posti ai domiciliari questa mattina con l’accusa di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. È il quadro che emerge dall’inchiesta della locale Procura della Repubblica che ha sostanzialmente smantellato il Nucleo: tra i cinque arrestati, un ispettore e quattro agenti di età compresa tra i 24 e i 44 anni già trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine, e gli altri venti agenti rimossi dal Questore perché, pur non avendo preso parte agli episodi di violenza, avrebbero non impedito o comunque non denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi, l’inchiesta ha “decapitato” la squadra.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip sottolinea “un’amara considerazione” relativa agli ‘oggetti’ dei pestaggi, persone fermate per strada nel corso di controlli, picchiate negli uffici della Questura per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti.
Il giudice per le indagini preliminari evidenzia infatti che “i soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto in misura pressoché esclusiva (tranne un caso, ndr) soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque particolarmente ‘deboli’”, le parole del gip riportate dal Corriere della Sera.
La prima tortura contestata è infatti ai danni di un cittadino italiano e risale al 22 agosto dello scorso anno, quando un uomo viene percosso più volte e poi con un “vigoroso schiaffo sul volto tale da fargli perdere i sensi per dieci minuti”. Successivamente gli episodi contestati riguardano solamente cittadini stranieri, in particolare nord africani: il 21 ottobre un fermato viene apostrofato come “tunisino di merda, figlio di puttana, cosa ci fai qui?”, quindi viene utilizzato contro di lui spray urticante e preso a calci mentre scende dall’auto del Nucleo Volanti. Quindi, sfregio finale nei suoi confronti, viene posta in essere una “azione degradante consistita nell’avere, uno dei poliziotti, urinato sulla parte lesa distesa a terra dopo aver proferito le espressioni ‘so io come svegliarlo”.
Cinque giorni dopo, è il 26 ottobre, un secondo cittadino africano fermato dai poliziotti viene definito “marocchino di merda” e “bastardo”, quindi colpito con un calcio. Quarta violenza viene registrata nella notte tra il 9 e il 10 novembre e ha riguardato ancora una volta un cittadino di origini africane preso a “calci, sberle e spintoni”, anche lui riempito di spray urticante e con la minaccia di spruzzarglielo anche “nel culo”.
Negli atti dell’inchiesta c’è anche la telefonata del più giovane tra gli agenti arrestati, il 24enne A.M., che alla fidanzata “ripetutamente descriveva al telefono alla propria fidanzata, con evidente compiacimento, la commissione, da parte sua e di altri colleghi, di condotte gratuitamente violente e sadiche nei confronti di soggetti privati della libertà personale, anche solo per identificazione, spesso trattenuti nella stanza fermati, denominata cinicamente ‘L’acquario’ per la presenza di una parete in plexigas attraverso la quale il personale di polizia era ed è in grado di osservare ‘i pesci’ rinchiusi”.
Per il giudice per le indagini preliminari i pestaggi e i soprusi avvenuti in larga parte contro cittadini stranieri evidenzia il tentativo da parte dei cinque poliziotti di “vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime”, oltre a “rafforzare la convinzione dei medesimi di rimanere immuni da qualunque conseguenza di segno negativo per le loro condotte, non essendo prevedibile nella loro prospettiva che alcuna delle persone offese si potesse determinare a presentare denuncia o querela pronto”.
I cinque agenti del Nucleo Volanti della Questura non avevano fatto però i conti con i loro stessi colleghi della Squadra Mobile, delegati ad indagare dalla Procura di Verona. L’inchiesta è nata grazie ad una intercettazione telefonica, compiuta nell’ambito di un’altra indagine in cui un agente si vantava di aver “messo al suo posto” una persona fermata dandogli due schiaffi. “Raccontava alla fidanzata, inframezzando il narrato con risate e commenti divertiti, il pestaggio ai danni di una delle vittime“, scrive il gip
#acab #questurinidimerda #reatoditortura
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Dovete sapere che se scrivete un post contro uno spreco pubblico o un comportamento scorretto del vostro sindaco, una squadraccia dell’ufficio pubblicità del Comune o un cittadino suo complice, può portare questa vostra opinione personale a conoscenza dell’autorità giudiziaria. Se il Pubblico Ministero e il GIP ravvisano a loro discrezione gli elementi per il reato di diffamazione a mezzo stampa (come se Twitter o Facebook fossero la RAI) vi condanneranno, senza avvisarvi del procedimento in atto, al pagamento di una multa. Nel caso decideste di non pagarla o non abbiate i mezzi economici per farlo, sarete sottoposti tramite il Tribunale di Sorveglianza al ritiro della patente e dall’obbligo di firma presso la PS per un numero variabile di giorni. La legge Cartabia sostituirà presto questa norma con la custodia cautelare ovvero gli arresti domiciliari. Il tutto mentre i super boss mafiosi hanno latitato per trent’anni e gli assassini rei dei crimini più efferati (Ah, sì! Questa è Düsseldorf. Una rapina agghiacciante dove io lanciai una bomba a mano per seminare il panico) sono sempre a piede libero.
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Milano, spaccio di droga: la Polizia di Stato arresta 8 persone e sequestra 25mila euro
Milano, spaccio di droga: la Polizia di Stato arresta 8 persone e sequestra 25mila euro. Giovedì mattina, in via delle Primule a Rozzano (MI), gli Agenti della 6^ Sezione “Contrasto al Crimine Diffuso” della Squadra Mobile hanno notato un cittadino straniero che si muoveva con fare sospetto e che si guardava continuamente attorno. I poliziotti, dopo averlo osservato, lo hanno deciso controllato. L’uomo, un cittadino marocchino di 22 anni, è stato trovato in possesso di n. 44 involucri in carta stagnola contenenti 16 grammi di cocaina e della somma di 300 euro. Il 22enne è stato giudicato per direttissima all’esito della quale gli è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Invece, venerdì sera, in Via Vitruvio a Milano, i poliziotti della 6^ Sezione della Squadra Mobile hanno arrestato per droga un cittadino rumeno 28 anni trovato in possesso di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente e di denaro. Gli Agenti hanno notato l’uomo all’interno di un’autovettura in evidente attesa di qualcuno. Infatti, poco dopo, un ragazzo è entrato per pochi istanti nell’auto e si è allontanato facendo perdere le proprie tracce. I poliziotti hanno quindi fermato l’uomo e proceduto al controllo. A seguito delle perquisizioni personali e domiciliari sono stati sequestrati complessivamente: n. 58 involucri in cellophane di colori azzurro e bianco contenenti 44 grammi di cocaina, 80 grammi di hashish, 15 grammi di marijuana, n. 7 flaconi di plastica trasparenti contenenti “GHB” (droga dello stupro) dal peso complessivo di 200 grammi (rinvenuti all’interno di una borsa posta dentro l’armadio della camera da letto) e la somma in contanti di 20.000,00 euro. Il 28enne è stato giudicato per direttissima all’esito della quale gli è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Inchiesta su associazione mafiosa e corruzione: custodia cautelare confermata per quattro indagati La Cassazione ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare e le misure a carico dei quattro... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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I fratelli professionisti del riciclaggio «Ecco perché bisognava arrestarli»
Neppure dopo essere venuti a conoscenza dell’indagine che li coinvolgeva Oscar e Luca Ronzoni - in carcere dall’altroieri con l’accusa di riciclaggio - rinunciarono mai a svolgere la loro attività tra Milano, Como e Lugano, nelle sedi della società Luga srl e in quella della quasi omonima fiduciaria ticinese Luga Audit & Consulting.
Lo scrive il giudice dell’indagine preliminare del tribunale di Milano Domenico Santoro in calce all’ordinanza con cui - su richiesta del pm Paolo Storari - il tribunale dispone la custodia cautelare in carcere per i due fratelli comaschi, 63 e 53 anni, notissimo fiscalista il primo - Oscar, di fatto domiciliato a Lugano -, altrettanto noto consulente legale il secondo, Luca, residente in città, già vicepresidente del comitato di vigilanza di Infrastrutture Lombarde nonché reduce da un patteggiamento a un anno per frode fiscale giusto un anno fa di questi tempi.
Il giudizio del gip - che rimane un giudizio provvisorio, e che dovrà resistere al vaglio di altri giudici, ferma restando sempre la presunzione di innocenza - è un giudizio piuttosto “tranchant”. Scrive il giudice, in merito alla sussistenza delle esigenze cautelari, che l’attività di riciclaggio i fratelli Ronzoni la esercitano da quasi un decennio «in maniera che non si ha tema di definire professionale», e che in questo loro esercizio è altrettanto innegabile la profusione di una certa pervicacia, tale da impedir loro di rallentare, se non di fermarsi, neppure quando nei mesi scorsi era apparso chiaro a entrambi che la Procura stava indagando sul loro operato. Il gip fa riferimento a una «chiarissima consapevolezza dell’esistenza di indagini a loro carico». In altre parole: Oscar e Luca Ronzoni sapevano quel che rischiavano ma non rinunciarono comunque alla loro attività, mai. Ed è questo, il cosiddetto “pericolo di reiterazione del reato”, uno dei presupposti - in questo caso unito anche al rischio di compromissione di eventuali, ulteriori prove oltre a quelle fin qui raccolte - che motivano l’esigenza di recluderli.
Peraltro l’indagine è di quelle che rischiano di non esaurirsi in tempi tanto brevi.
Secondo la procura, i Ronzoni potevano (e possono?) avvalersi di una struttura di riciclaggio di denaro su scala internazionale costruita su una moltitudine di società estere e di istituti di credito attivi tra Canada, Gran Bretagna, Austria, Irlanda, Repubblica Ceca, Usa, Svizzera, Bulgaria, Cipro, Mauritius, Bahams e via elencando: servivano tutti, nella ricostruzione che ne fa il pubblico ministero milanese, a emettere fatture per operazioni inesistenti e a incassare milioni di euro che, dopo essere stati a spasso per il mondo, ripartivano alla volta delle loro destinazioni fiscali, ripuliti e a distanza di sicurezza dall’Agenzia delle entrate in qualche paradiso fiscale, a disposizione dei clienti evasori.
Janice Britt
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Caltanissetta, molteplici scippi e rapine a vittime vulnerabili: la Polizia esegue misura cautelare
La Polizia di Stato di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un pregiudicato 26enne, senza fissa dimora, di nazionalità gambiana. La misura coercitiva costituisce il punto di arrivo dell’attività d’indagine…
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I fratelli professionisti del riciclaggio «Ecco perché bisognava arrestarli»
Nelle carte del gip del tribunale di Milano le motivazioni del provvedimento - «Sapevano di essere sottoposti a un’inchiesta ma non hanno mai fermato le loro attività»
Como
Neppure dopo essere venuti a conoscenza dell’indagine che li coinvolgeva Oscar e Luca Ronzoni - in carcere dall’altroieri con l’accusa di riciclaggio - rinunciarono mai a svolgere la loro attività tra Milano, Como e Lugano, nelle sedi della società Luga srl e in quella della quasi omonima fiduciaria ticinese Luga Audit & Consulting.
Lo scrive il giudice dell’indagine preliminare del tribunale di Milano Domenico Santoro in calce all’ordinanza con cui - su richiesta del pm Paolo Storari - il tribunale dispone la custodia cautelare in carcere per i due fratelli comaschi, 63 e 53 anni, notissimo fiscalista il primo - Oscar, di fatto domiciliato a Lugano -, altrettanto noto consulente legale il secondo, Luca, residente in città, già vicepresidente del comitato di vigilanza di Infrastrutture Lombarde nonché reduce da un patteggiamento a un anno per frode fiscale giusto un anno fa di questi tempi.
Il giudizio del gip - che rimane un giudizio provvisorio, e che dovrà resistere al vaglio di altri giudici, ferma restando sempre la presunzione di innocenza - è un giudizio piuttosto “tranchant”. Scrive il giudice, in merito alla sussistenza delle esigenze cautelari, che l’attività di riciclaggio i fratelli Ronzoni la esercitano da quasi un decennio «in maniera che non si ha tema di definire professionale», e che in questo loro esercizio è altrettanto innegabile la profusione di una certa pervicacia, tale da impedir loro di rallentare, se non di fermarsi, neppure quando nei mesi scorsi era apparso chiaro a entrambi che la Procura stava indagando sul loro operato. Il gip fa riferimento a una «chiarissima consapevolezza dell’esistenza di indagini a loro carico». In altre parole: Oscar e Luca Ronzoni sapevano quel che rischiavano ma non rinunciarono comunque alla loro attività, mai. Ed è questo, il cosiddetto “pericolo di reiterazione del reato”, uno dei presupposti - in questo caso unito anche al rischio di compromissione di eventuali, ulteriori prove oltre a quelle fin qui raccolte - che motivano l’esigenza di recluderli.
Peraltro l’indagine è di quelle che rischiano di non esaurirsi in tempi tanto brevi.
Secondo la procura, i Ronzoni potevano (e possono?) avvalersi di una struttura di riciclaggio di denaro su scala internazionale costruita su una moltitudine di società estere e di istituti di credito attivi tra Canada, Gran Bretagna, Austria, Irlanda, Repubblica Ceca, Usa, Svizzera, Bulgaria, Cipro, Mauritius, Bahams e via elencando: servivano tutti, nella ricostruzione che ne fa il pubblico ministero milanese, a emettere fatture per operazioni inesistenti e a incassare milioni di euro che, dopo essere stati a spasso per il mondo, ripartivano alla volta delle loro destinazioni fiscali, ripuliti e a distanza di sicurezza dall’Agenzia delle entrate in qualche paradiso fiscale, a disposizione dei clienti evasori.
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Legge bavaglio
Legge bavaglio: pene più severe per giornalisti ed editori L’obbiettivo è inasprire le sanzioni nei confronti dei giornalisti I pareri invitano a estendere il divieto di pubblicazione integrale delle ordinanze di custodia cautelare
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