#custodia cautelare
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Ruba superalcolici al centro commerciale, poi aggredisce l'addetto alla vigilanza per guadagnarsi la fuga: i Carabinieri lo arrestano per rapina. Tortona
Tortona – È partito dal milanese , dove domicilia senza fissa dimora , portando con sé un curriculum fatto di numerose denunce per precedenti reati commessi un po’ ovunque. Nella circostanza, prende di mira il locale centro commerciale, entra, gira fra gli scaffali, quindi fa incetta dibottiglie di superalcoolici , le occulta nello zaino e tenta di superare le casse senza pagare. Un addetto alla…
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Eco Di Bergamo di Oggi lunedì, 13 gennaio 2025
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autolesionistra · 1 month ago
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(...) Questo è avvenuto fino all’entrata del cosiddetto “Decreto Caivano”, convertito in legge nel mese di novembre del 2023, emanato dal governo Meloni a fronte di una dichiarata “emergenza criminale minorile” che confligge con i dati (Istat) sui minori denunciati all’autorità giudiziaria, che evidenziano un andamento oscillatorio che ha visto i numeri relativi al 2022 completamente in linea con gli anni precedenti. Nel giro di pochi mesi l’“effetto Caivano” ha produtto quasi il raddoppio delle presenze di ragazzi negli Ipm facendo esplodere quasi tutti gli Istituti. La nuova legge è intervenuta sul sistema della giustizia penale minorile italiana (che a detta di molti giuristi era tra le più avanzate d’Europa) attraverso varie misure che hanno prodotto un vero e proprio contraccolpo “carcero-centrico” in spregio alle cosiddette “pene di comunità” e alla territorializzazione dei processi educativi. Sono state aggravate le pene detentive anche per reati lievi in materia di stupefacenti e sono stati ampliati tutti i presupposti della custodia cautelare in carcere.
È deprimente perché vien da dire che in un campo delicato come questo sarebbe auspicabile che le decisioni partissero (e finissero) con riscontri oggettivi ad esempio sulle recidive per valutare gli effetti che hanno (o non hanno) certi provvedimenti. Che so, ci vorrebbe una figura di riferimento che abbia un vago polso della situazione e qualche idea sul tema. O forse c'è già ma dà risposte meno strombazzabili di buttiamo-tutti-in-carcere.
“La vera emergenza non è quella di prevedere un maggior ricorso al carcere, ma quella di potenziare le strutture, sia carcerarie che comunitarie, per renderle luoghi di efficace e reale recupero dei minorenni. È necessario chiedersi, prima di tutto, quale debba essere il fine di un periodo di carcerazione, non limitarsi al mezzo”, ha dichiarato Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che ribadisce l’importanza di valorizzare la giustizia riparativa in ambito minorile. “È uno strumento prezioso, che incide positivamente sulla vita delle persone coinvolte, sul tasso di recidiva e si affianca alle risposte della giustizia tradizionale senza sostituirle”. (*)
Alcuni risultati li abbiamo ottenuti, ma con grande fatica. Altri non ancora, come la richiesta che ogni decisione politica venga accompagnata da una valutazione preventiva e un monitoraggio successivo rispetto all’impatto che può avere sui ragazzi. Sarebbe molto importante perché certamente sono il futuro, ma sono anche il presente e delle loro esigenze va tenuto conto adesso. (...) se vogliamo abbattere la recidiva bisogna lavorare sulla presa di coscienza di ciò che è stato fatto e sulla rieducazione. Basta guardare i risultati: non è l’aumento della pena che spinge il minorenne a non commettere il reato. (*)
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pettirosso1959 · 1 year ago
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Dalla bacheca dell'amico Alberto Mascioni di FB:
"Buona Pasqua al nostro Presidente.
Grazie “Bresidende”!
Egregio Signor Presidente Mattarella,
apprendo dalla stampa che Ella abbia risposto, con una telefonata, alla lettera del padre della pluripregiudicata Ilaria Salis, attualmente detenuta in Ungheria in attesa di giudizio per reati che vanno dal tentato omicidio premeditato, all’associazione a delinquere di stampo terrorista ed eversivo, alle lesioni personali.
Ci viene riferito che durante tale conversazione Ella abbia sottolineato al padre della militante di estrema sinistra :«la differenza tra il sistema italiano, ispirato ai valori europei, e quello in cui si trova Ilaria Salis, sottolineando come questa disparità colpisca l’opinione pubblica italiana».
Lei, Eccellenza ha ragione: c’è differenza tra il nostro sistema giudiziario e penale con quello ungherese. E io da umile e semplice cittadino della Repubblica da Lei capeggiata, ne sono molto colpito.
Infatti la secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) dal 1959, fino al 2021:
✔️l’Italia è il terzo paese ad aver ricevuto più condanne (2.466), dopo Turchia e Russia. L’Ungheria ne ha ricevute 614.
✔️L’Italia è stata condannata 9 volte per tortura (l’Ungheria mai).
✔️L’Italia è stata condannata 297 volte per violazione del diritto al giusto processo mente l’Ungheria solo 33
✔️L’Italia è stata condannata 1.203 volte per la durata eccessiva dei processi (344 l’Ungheria).
Inoltre Egregio Signor Presidente, con l’occasione mi permetto altresì di ricordarLe che che:
✔️in italia, un detenuto su tre si trova in carcere in custodia cautelare da oltre 6 mesi.
✔️Che in Italia dal 1991 al 2022 i casi di errori giudiziari hanno coinvolto l'incredibile numero di 30mila persone. Divisi per anno fanno circa 961 cittadini sbattuti in carcere, in custodia cautelare, o addirittura condannati essendo però poi innocenti.
✔️Che nelle carceri italiane topi e scarafaggi e cimici in cella sono la norma , come è la norma uno spazio vitale inferiore agli standard comunitari e un sovraffollamento del 119 per cento rispetto alla capienza prevista.
✔️Che le carceri italiane, sono un ambiente con 85 suicidi in cella l’anno ( dati 2022, ultimi disponibili) e il 40 per cento dei penitenziari è stato costruito prima del 1900 o al massimo prima del 1950, senza acqua calda nel 45,4 per cento dei casi e senza doccia nel 56,7 per cento, con nessuna dieta personalizzata (in caso di intolleranza alimentare) e cure mediche scarse oltre alle solite, eterne e disgraziate prepotenze della Polizia penitenziaria.
Quindi Egregio signor Presidente , La pregherei umilmente, dopo naturalmente la “priorità” della vicenda Salis, di occuparsi anche del Paese che Ella ci onora di rappresentare, perché non credo che siamo nella condizione di impartire “lezioni di valori europei” a chicchessia.
Con rispetto e deferenza, colgo l’occasione per formularLe i miei più sinceri auguri per una felice Santa Pasqua".
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b0ringasfuck · 4 months ago
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arcobalengo · 2 years ago
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Quanto vale la giustizia ucraina?
In Ucraina ieri il tribunale di Kiev ha disposto il trasferimento in un centro di custodia cautelare per il Metropolita Pavel, abate dello storico monastero della Pecherskaya Lavra di Kiev, il quale già si trovava agli arresti domiciliari. Le autorità ucraine hanno iniziato a perseguitarlo in seguito al suo rifiuto di aderire alla Chiesa scissionista, rimanendo vicino al Patriarcato di Mosca. Per lui è stato disposta una cauzione di quasi 900 mila dollari, denaro che il Metropolita ha affermato di non avere.
A proposito di cauzioni. Oggi in Ucraina è uscito di prigione Denis Varodij un abitante della transcarpazia, trafficante di bambini dell‘età di 1/2 anni da rivendere nel mercato nero degli organi in Unione Europea. Era stato arrestato in frontiera, mentre tentava di trasferire illegalmente un bambino di undici mesi in Slovacchia, per rivenderlo al prezzo di 25 mila dollari. Sono almeno tre i casi accertati di bambini trasportati fuori dal confine ucraino. Per lui era stata disposta una cauzione di 27 mila dollari.
900 mila dollari di cauzione per il metropolita, sospettato di “collaborare con i russi”.
27 mila dollari di cauzione per un trafficante di bambini dai quali espiantare organi.
Rangeloni news
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toscanoirriverente · 2 years ago
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Salvo sorprese, mercoledì il Csm nominerà l'attuale procuratore di Catanzaro a capo della procura di Napoli. Nonostante le sue inchieste flop degli ultimi anni e i tanti innocenti finiti in carcere ingiustamente
(...) A sorprendere, ma in fondo non più di tanto, è l’assoluta assenza di riferimenti alle tante inchieste show portate avanti da Gratteri tra Reggio Calabria e Catanzaro e finite con un buco nell’acqua: la maxi operazione contro la ’ndrangheta compiuta nel 2003 a Platì, nella Locride, con 125 misure di custodia cautelare (alla fine solo in otto vennero condannati); l’operazione “Circolo formato” del 2011, con l’arresto di quaranta persone, tra cui il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica e diversi assessori (gli amministratori locali poi vennero assolti); l’operazione “Quinta Bolgia” del 2018 sulla criminalità organizzata, che portò agli arresti domiciliari anche Giuseppe Galati, cinque volte parlamentare ed ex sottosegretario nei governi Berlusconi, poi archiviato dal gip; l’inchiesta del dicembre 2018 che sconvolse la politica calabrese, con le accuse di corruzione e abuso d’ufficio contro l’allora presidente della Regione, Mario Oliverio, poi assolto da tutte le accuse. (...)
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paoloxl · 2 years ago
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Verona: cinque poliziotti arrestati per tortura - Osservatorio Repressione
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Cinque poliziotti, tra cui un ispettore in servizio alla questura di Verona sono agli arresti domiciliari con accuse che vanno dal reato di tortura a quelli – contestati a vario titolo – di lesioni, falso , omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Altri 20 agenti trasferiti
di Carmine Di Niro
Un nuovo scandalo si abbatte sulle forze dell’ordine italiane. Dopo i pestaggi nella caserma dei carabinieri Levante di Piacenza, questa volta lo scenario delle violenze si sposta nella Questura di Verona. È lì, secondo l’indagine della Procura della Repubblica veronese condotta per otto mesi dalla Squadra Mobile, che cinque poliziotti che all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Volanti si sarebbero resi responsabili di brutali pestaggi.
Nei loro confronti questa mattina il personale della Polizia di Stato di Verona ha eseguito una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del locale Tribunale: si tratta di un ispettore e quattro agenti, indagati a vario titolo per il reato di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio, commessi nel periodo ricompreso tra il luglio 2022 e il marzo 2023 nei confronti di persone sottoposte a vario titolo alla loro custodia.
I cinque agenti del Nucleo Volanti, la sezione che in macchina pattuglia giorno e notte il territorio, erano già stati trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine: il Questore di Verona ha inoltre disposto la rimozione dagli incarichi di altro personale che, pur non avendo preso parte agli episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.
In particolare, scrive Repubblica, gli agenti avrebbero in diverse occasioni pestato persone fermate per strada nel corso di controlli, per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti. Casi non isolati, come dimostra anche la scelta del Questore di allontanare con trasferimenti d’ufficio una ventina di agenti.
Sulla questione è intervenuto a stretto giro Vittorio Pisani, da pochi giorni a capo della Polizia: “Ringrazio la procura della Repubblica di Verona per la fiducia accordata alla Polizia di Stato – dice Pisani – nel delegare alla locale Squadra Mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa Questura. La levatura morale della nostra amministrazione ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre”.
“Questa vicenda – le parole del questore Giovanni Massucci – dimostra come la Polizia di Stato non sia disposta a macchiare la propria reputazione né con la reticenza né con la poca trasparenza. Abbiamo messo a disposizione dell’autorità giudiziaria tutti gli elementi di prova oggettivi per sviluppare l’attività processuale e, sul fronte interno, appena si sono chiuse le indagini abbiamo spostato in uffici “burocratici” gli agenti che si presume non abbiano impedito o non abbiano denunciato i presunti abusi, per evitare l’eventuale reiterazione del reato». Una professionalità, quella della Polizia di Verona evidenziata dal Gip nell’ordinanza che ha disposto le misure cautelari «in riferimento all’encomiabile efficienza e sollecitudine dimostrata nello svolgimentodelle investigazioni“.
Calci, schiaffi e insulti, i “trattamenti” dei poliziotti arrestati a Verona per tortura: le violenze nell’”acquario” dei fermati
Erano forti con i più deboli i cinque poliziotti del Nucleo Volanti della Questura di Verona arrestati e posti ai domiciliari questa mattina con l’accusa di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. È il quadro che emerge dall’inchiesta della locale Procura della Repubblica che ha sostanzialmente smantellato il Nucleo: tra i cinque arrestati, un ispettore e quattro agenti di età compresa tra i 24 e i 44 anni già trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine, e gli altri venti agenti rimossi dal Questore perché, pur non avendo preso parte agli episodi di violenza, avrebbero non impedito o comunque non denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi, l’inchiesta ha “decapitato” la squadra.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip sottolinea “un’amara considerazione” relativa agli ‘oggetti’ dei pestaggi, persone fermate per strada nel corso di controlli, picchiate negli uffici della Questura per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti.
Il giudice per le indagini preliminari evidenzia infatti che “i soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto in misura pressoché esclusiva (tranne un caso, ndr) soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque particolarmente ‘deboli’”, le parole del gip riportate dal Corriere della Sera.
La prima tortura contestata è infatti ai danni di un cittadino italiano e risale al 22 agosto dello scorso anno, quando un uomo viene percosso più volte e poi con un “vigoroso schiaffo sul volto tale da fargli perdere i sensi per dieci minuti”. Successivamente gli episodi contestati riguardano solamente cittadini stranieri, in particolare nord africani: il 21 ottobre un fermato viene apostrofato come “tunisino di merda, figlio di puttana, cosa ci fai qui?”, quindi viene utilizzato contro di lui spray urticante e preso a calci mentre scende dall’auto del Nucleo Volanti. Quindi, sfregio finale nei suoi confronti, viene posta in essere una “azione degradante consistita nell’avere, uno dei poliziotti, urinato sulla parte lesa distesa a terra dopo aver proferito le espressioni ‘so io come svegliarlo”.
Cinque giorni dopo, è il 26 ottobre, un secondo cittadino africano fermato dai poliziotti viene definito “marocchino di merda” e “bastardo”, quindi colpito con un calcio. Quarta violenza viene registrata nella notte tra il 9 e il 10 novembre e ha riguardato ancora una volta un cittadino di origini africane preso a “calci, sberle e spintoni”, anche lui riempito di spray urticante e con la minaccia di spruzzarglielo anche “nel culo”.
Negli atti dell’inchiesta c’è anche la telefonata del più giovane tra gli agenti arrestati, il 24enne A.M., che alla fidanzata “ripetutamente descriveva al telefono alla propria fidanzata, con evidente compiacimento, la commissione, da parte sua e di altri colleghi, di condotte gratuitamente violente e sadiche nei confronti di soggetti privati della libertà personale, anche solo per identificazione, spesso trattenuti nella stanza fermati, denominata cinicamente ‘L’acquario’ per la presenza di una parete in plexigas attraverso la quale il personale di polizia era ed è in grado di osservare ‘i pesci’ rinchiusi”.
Per il giudice per le indagini preliminari i pestaggi e i soprusi avvenuti in larga parte contro cittadini stranieri evidenzia il tentativo da parte dei cinque poliziotti di “vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime”, oltre a “rafforzare la convinzione dei medesimi di rimanere immuni da qualunque conseguenza di segno negativo per le loro condotte, non essendo prevedibile nella loro prospettiva che alcuna delle persone offese si potesse determinare a presentare denuncia o querela pronto”.
I cinque agenti del Nucleo Volanti della Questura non avevano fatto però i conti con i loro stessi colleghi della Squadra Mobile, delegati ad indagare dalla Procura di Verona. L’inchiesta è nata grazie ad una intercettazione telefonica, compiuta nell’ambito di un’altra indagine in cui un agente si vantava di aver “messo al suo posto” una persona fermata dandogli due schiaffi. “Raccontava alla fidanzata, inframezzando il narrato con risate e commenti divertiti, il pestaggio ai danni di una delle vittime“, scrive il gip
#acab #questurinidimerda #reatoditortura
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tempi-moderni · 2 years ago
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Dovete sapere che se scrivete un post contro uno spreco pubblico o un comportamento scorretto del vostro sindaco, una squadraccia dell’ufficio pubblicità del Comune o un cittadino suo complice, può portare questa vostra opinione personale a conoscenza dell’autorità giudiziaria. Se il Pubblico Ministero e il GIP ravvisano a loro discrezione gli elementi per il reato di diffamazione a mezzo stampa (come se Twitter o Facebook fossero la RAI) vi condanneranno, senza avvisarvi del procedimento in atto, al pagamento di una multa. Nel caso decideste di non pagarla o non abbiate i mezzi economici per farlo, sarete sottoposti tramite il Tribunale di Sorveglianza al ritiro della patente e dall’obbligo di firma presso la PS per un numero variabile di giorni. La legge Cartabia sostituirà presto questa norma con la custodia cautelare ovvero gli arresti domiciliari. Il tutto mentre i super boss mafiosi hanno latitato per trent’anni e gli assassini rei dei crimini più efferati (Ah, sì! Questa è Düsseldorf. Una rapina agghiacciante dove io lanciai una bomba a mano per seminare il panico) sono sempre a piede libero.
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osappleobeneduci · 15 days ago
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ALTA SICUREZZA: QUANDO LA LOTTA ALLA MAFIA DIMENTICA LA CUSTODIA CAUTELARE.
di Leo Beneduci_ La circolare del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – Direzione Generale dei detenuti e del trattamento – 91101.U dello scorso 27 febbraio – sulla gestione del circuito Alta Sicurezza è, purtroppo, un documento che lascia senza parole. Con un colpo di mano burocratico, infatti, quella Direzione Generale ha dimenticato che la vera battaglia contro la criminalità…
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montagne-paesi-news · 18 days ago
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pier-carlo-universe · 16 days ago
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Alessandria – Si spostano rapidamente su macchine a noleggio, partono dal milanese, raggiungono le province limitrofe, colpiscono e spariscono. Non questa volta: i Carabinieri del Radiomobile di Alessandria hanno fermato e arrestato la banda di pendolari del crimine che ha colpito in tre supermercati della città.
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primepaginequotidiani · 7 months ago
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PRIMA PAGINA Il Riformista di Oggi mercoledì, 14 agosto 2024
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siciliatv · 20 days ago
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"Pistole pronte a sparare nascoste in auto": tre giovani agrigentini restano in carcere Restano in carcere.  Custodia cautelare  confermata per i tre indagati sorpresi a bordo di un’auto... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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viunews · 30 days ago
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Fratture sospette su un bambino di 5 anni: arrestato il padre a Modica
Le analisi cliniche e le valutazioni medico-legali hanno evidenziato la chiara incompatibilità delle lesioni riportate con la versione fornita dai genitori.
Un uomo di 39 anni è stato arrestato a Modica dai Carabinieri con l’accusa di lesioni gravi nei confronti del figlio di appena 5 anni. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita il 22 febbraio scorso su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa, che ha coordinato le indagini. L’accusato è ritenuto gravemente indiziato, sebbene la sua posizione sarà…
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scamfalse · 3 years ago
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Migliaia di persone sono state truffate dei loro risparmi con uno schema Ponzi. Di nuovo
Teneva convention in prestigiosi hotel e postava video su YouTube, forte anche del passaparola di risparmiatori convinti dai rendimenti promessi, il 5% lordo mensile: un ex broker di Cagliari è stato arrestato la vigilia di Pasqua, al suo ritorno in Sardegna, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, al riciclaggio, all'autoriciclaggio e alla truffa, ai danni di circa 5 mila persone in tutta Italia, secondo quanto stimato dagli investigatori.
Roberto Diomedi, 51 anni, è accusato di aver organizzato una rete di società finanziarie, anche di diritto estero, per reclutare gli investitori necessari ad alimentare un sistema piramidale truffaldino noto come 'schema Ponzi'. Un'indagine della Polizia postale di Cagliari, che negli ultimi due anni ha raccolto un centinaio di denunce di raggiri solo nella provincia, e del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, ha svelato una presunta truffa per circa 5 milioni di euro.
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Una parte degli investitori, che erano tenuti aggiornati tramite una chat su Telegram, è rientrata in possesso di una parte delle somme, ma la maggior parte non ha ottenuto i rendimenti promessi nè la restituzione del capitale.
Per una quindicina d'anni Diomedi aveva esercitato la professione di consulente finanziario a Cagliari, dopo aver studiato Economia e commercio e tecniche bancarie, poi era stato cancellato dagli elenchi, dopo che aveva cominciato a operare all'estero, fra Dubai, Serbia e Bulgaria.
Quando è stato arrestato, l'ex broker rientrava a Cagliari con un volo proveniente da Duesseldorf. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Ermengarda Ferrarese, al termine dell'indagine coordinata dalla pm di Cagliari, Diana Lecca, ha portato in carcere Diomedi e agli arresti domiciliari la sorella Barbara, 46 anni, di Quartu Sant'Elena. Ad altri quattro indagati, fra i quali il fratello Fabrizio, 41 anni, di Sinnai, è stato imposto l'obbligo di dimora.
Il gruppo che faceva capo all'operatore finanziario era composto anche da una donna di 51 anni, residente in provincia di Varese, che curava il marketing; un uomo di 47 anni, residente a Como, cofondatore e comproprietario di alcune delle società che proponevano gli investimenti; un saudita di 48 anni, residente in Svizzera, considerato la 'cassaforte' dell'organizzazione, che raccoglieva, tramite bonifici, le somme dei risparmiatori; e un uomo di 39 anni, residente a Olbia, ritenuto l'ideatore del progetto iniziale d'investimento e che era il formale proprietario di una società slovena.
Sono indagati anche tre promotori finanziari, due uomini di 39 e 35 anni, e una donna di 33, residenti nell'Oristanese e nel Sud Sardegna. Ai risparmiatori venivano proposti, fra gli altri tipi d'investimento, proprietà immobiliari, diamanti e criptovalute. Il gruppo aveva creato almeno una decina di società, fra cui la Bolton Holding Limited con sede a Dubai e la Bolton First Credit Limited con sede a Londra, alcune gestite da prestanome, secondo quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e telematiche affidate alla guardia di finanza.
Le Fiamme gialle hanno sequestrato un immobile adibito ad albergo a Sardara (Sud Sardegna), del valore stimato di circa 1,5 milioni di euro, acquisito tramite prestanome. In totale è stato disposto il sequestro di beni, fra conti correnti e quote societarie, di 4,5 milioni di euro nei confronti di Diomedi.
Ricostruire il sistema ha richiesto quasi tre anni d'indagini, scattate nel 2018, inizialmente su due distinti filoni: la Polpost ha cominciato dopo le prime denunce di risparmiatori che non riuscivano a riavere i loro soldi (qualcuno ha perso fino a 70 mila euro), mentre la Gdf si è attivata dopo la segnalazione di un'operazione sospetta.
Per svelare la rete di società di diritto estero, anche negli Stati Uniti (in particolare nel New Jersey) e in Gran Bretagna, i finanzieri si sono avvalsi della collaborazione delle Financial Intellingence Units straniere. Nel 2019 una delle società di Diomedi, la Bolton Fist Credit, manifestò interesse a investire, tramite blockchain, nel rilancio dello stadio di Villa Belmiro, in Brasile, dopo alcuni incontri coi vertici del Santos, il club della leggenda del calcio Pelè. Sulla sua pagina Facebook Diomedi pubblic�� una sua foto accanto al calciatore brasiliano. Ma poi l'iniziativa, che avrebbe portato a rinominare lo stadio 'Bolton Arena' non ebbe sbocco. Diomedi, in un'intervista, raccontò poi che il progetto si blocco' per volontà del Santos.
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