#denunce penali
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Sinergia fra Carabinieri e Polizia Locale per la sicurezza urbana. Alessandria: Controlli mirati e operazioni congiunte per garantire il rispetto delle normative
Alessandria – Un esempio di cooperazione per la sicurezza cittadina
Alessandria – Un esempio di cooperazione per la sicurezza cittadina Nel cuore di Alessandria, la collaborazione tra Carabinieri e Polizia Locale continua a rafforzarsi attraverso un’azione sinergica volta a garantire la sicurezza urbana. Nella giornata di ieri, il centro città è stato teatro di un’importante operazione congiunta che ha visto coinvolte quattro pattuglie dei Carabinieri e…
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La pallavolista si era sentita offesa da «Il mondo al contrario». Il giudice: «Frase forse impropria, ma non denigra nessuno». L'aitante Roberto Vannacci mura anche Paola Egonu. La pallavolista della nazionale italiana aveva denunciato per diffamazione il neo eurodeputato della Lega perché si sentiva offesa da un passaggio del suo bestseller, ma il gip di Lucca, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l'accusa. Nessun insulto e nessuna denigrazione da parte del generale, si legge nella sentenza, ma al massimo una frase che «può ben essere valutata come impropria e inopportuna». Insomma, per una volta vince la libertà di pensiero, al di là del fatto che un concetto possa essere valutato più o meno elegante, raffinato o in linea con mode e contesti. I reati penali sono altra cosa, ma le denunce infondate per diffamazione sono ormai una forma di intimidazione. La pallavolista si era sentita offesa per un paio di passaggi del Mondo al contrario, dedicati direttamente a lei, che al festival di Sanremo dell'anno scorso aveva accusato l'Italia di essere un Paese razzista. «Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l'italianità», regola i conti Vannacci. Fattuale, ma non esattamente Il tipo di sottolineatura che a una cena verrebbe ritenuto educato. Al generale tuttavia non manca il coraggio e sempre nel suo pamphlet spiega: «Quando vedo una persona che ha la pelle scura non la identifico immediatamente come appartenente all'etnia italiana non perché sono razzista, ma perché da 8.000 anni l'italiano stereotipato è bianco». E qui davvero ce ne voleva per vedere un insulto, anche perché Vannacci al massimo ha detto una banalità sul riconoscere «immediatamente» un italiano e poi perché ‘aggettivo «stereotipato» non è esattamente né un complimento né un richiamo a presunte superiorità.
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Già, come se io andassi a vivere in Senegal e vi prendessi la cittadinanza, mai potrei essere identificato come originario del luogo.
Mi pare ovvio.
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[TRAD ITA] 241227 ANNUNCIO WEVERSE DELLA BIGHIT MUSIC:
“[AVVISO] Aggiornamenti sulle procedure legali contro la violazione dei diritti degli artisti (27 dicembre)
Salve. Questa è la BIGHIT MUSIC.
La nostra azienda conduce regolarmente procedimenti legali contro gli autori di attività dannose che prendono di mira i BTS, tra cui diffamazione, attacchi personali, molestie sessuali, diffusione di informazioni infondate e critiche malintenzionate. Di seguito è riportata una sintesi delle nostre attività principali:
Dal nostro precedente avviso, numerosi sospettati i cui casi sono stati inoltrati alla procura sono stati multati fino a due milioni di won. Tra loro c'erano persone che hanno continuato a caricare post dannosi nonostante fossero state sanzionate in precedenti denunce. Un imputato, che ha pubblicato centinaia di dichiarazioni offensive e diffamatorie sul proprio blog personale, è stato condannato e multato per un totale di cinque milioni di won. Rimaniamo impegnati a garantire che i sospettati, con indagini e procedimenti legali in corso, siano ritenuti responsabili e affrontino sanzioni adeguate.
I casi in corso, tra cui la causa per danni contro "Taldeok Camp" e le cause civili e penali relative alla fuga di informazioni personali degli artisti e allo stalking, sono attualmente in corso. Faremo in modo che vengano intraprese azioni legali contro tutti gli individui che hanno violato i diritti dei nostri artisti.
Continuiamo ad affrontare le voci dannose sui nostri artisti e i tentativi di diffamarli. Questo trimestre abbiamo raccolto prove di post dannosi su più piattaforme tra cui DCInside (inclusa BTS Gallery), Nate Pann, Instiz, Ilgan Best, TheQoo e altri, tramite le segnalazioni dei fan e del nostro sistema di monitoraggio interno. Questi casi sono stati presentati alle autorità investigative come denunce penali.
Inoltre, stiamo raccogliendo, segnalando e perseguendo azioni legali contro post dannosi rivolti ai membri dei BTS che attualmente prestano servizio militare. Manteniamo una rigorosa politica di tolleranza zero, senza risarcimenti o clemenza estesa ai trasgressori.
BIGHIT MUSIC è sempre aperta alle segnalazioni dei fan riguardanti le violazioni dei diritti dei nostri artisti. Se riscontrate post dannosi o attività illegali che coinvolgono i nostri artisti, segnalateli tramite il 'Sito web di Segnalazione della Violazione dei Diritti degli Artisti HYBE (https://protect.hybecorp.com).'
Siamo sempre grati per il vostro affetto e supporto ai BTS. Continueremo a impegnarci per salvaguardare i diritti dei nostri artisti.
Grazie.“
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Xina)
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Quali sono i principali rischi professionali per un medico
Numerosi, e di diversa natura, i rischi che coinvolgono i medici possono avere ripercussioni professionali o personali, con ricadute nella sfera civile o penale. Proteggersi dai rischi della professione è un dovere e altresì un obbligo di legge per difendere se stesso, il proprio patrimonio, il nucleo familiare, e gli eredi in caso di dipartita. Elemento chiave di una corretta protezione è la sottoscrizione di una polizza RC medici. I rischi e le responsabilità della professione medica Nello svolgere l’attività quotidiana, un professionista sanitario come il medico deve assumersi importanti responsabilità nei confronti dei pazienti. Sono, infatti, molti e di diversa natura i rischi che un medico è costretto a correre ogni giorno nell’affrontare la propria attività. Si tratta di rischi e responsabilità che possono avereripercussioni professionali e personali, con possibili ricadute nel campo civile e penale. Fra i rischi principali troviamo le richieste di risarcimento e le denunce penali, per danni causati involontariamente. In tema di rischi non possono mancare quelli dovuti ad avvenimenti che provocano impedimenti nello svolgimento della professione. Per fare chiarezza si tratta di situazioni indipendenti dalla volontà del medico, come eventuali infortuni e malattie, impossibilità di utilizzare il proprio studio e la strumentazione medica. Le richieste di risarcimento possono essere avanzate dai pazienti oppure dai parenti degli stessi, o dagli eredi in caso di morte del medico. A procedere con la richiesta di risarcimento possono essere anche le ASL, le direzioni sanitarie, l’Erario, i dipendenti e i collaboratori del professionista, così come tutti gli organi di vigilanza e controllo. Denunce e richieste di risarcimento possono sopraggiungere anche postume, dopo il pensionamento, per eventi che si sono verificati durante il periodo di attività. I rischi e la responsabilità civile e penale La responsabilità medica può avere risvolti civili o penali. Prendendo in esame la responsabilità civile è corretto considerare una formula risolutiva come quella del risarcimento dei danni, quale conseguenza dei disagi che il paziente subisce in seguito a un errore del medico. Laddove si verifichi un danno, il paziente ha il diritto di chiedere il risarcimento per danneggiamento materiale o immateriale in seguito a danni fisici, spese mediche sostenute, dolore e perdita reddituale. Elemento discriminante della responsabilità civile è ‘l’obbligo di diligenza’, un dovere che impone ai medici di esercitare la professione adottando tutte le precauzioni del caso, per garantire al paziente la corretta assistenza. La responsabilità penale scatta nel caso in cui il medico commetta un vero e proprio reato, frutto di un comportamento lesivo, che viola le leggi e i regolamenti che disciplinano la professione. È il caso dell’omicidio colposo e delle lesioni personali colpose, reati per i quali il medico viene perseguito legalmente, e sottoposto a regolare processo. Categorie e rischi: quali sono i medici più esposti Da un’attenta analisi della Legge Gelli, che disciplina la responsabilità medico-sanitaria, emergono dettagli specifici sulle tutele, indispensabili per limitare le pratiche che possono esporre ai rischi della professione. Fra i medici maggiormente esposti ai rischi, le statistiche di settore collocano ortopedici, oncologi, ginecologi e chirurghi. Si tratta di specializzazioni che, più di altre, risultano soggette a denunce a causa dell’alto rischio delle prestazioni diagnostiche e terapiche. In tutti i casi, la formazione continua si rivela un elemento imprescindibile, indispensabile per adempiere ai principi della responsabilità professionale, fare prevenzione e limitare i rischi. La polizza RC medici elemento centrale di protezione Il medico ha l’obbligo di proteggersi dai rischi della professione, come stabiliscono le vigenti norme di settore. Se prima di tutto si tratta di una scelta responsabile, nei confronti della propria persona, la protezione coinvolge indirettamente il nucleo famigliare e gli eredi in caso di dipartita. Solo scegliendo di proteggersi il medico tutela il patrimonio, e gli introiti mensili, garantendo a sé e alla famiglia la giusta tranquillità economica. I tre punti chiave per tutelarsi dai rischi Per garantirsi il maggior livello di protezione il medico deve: · dedicarsi con costanza alla formazione professionale, e adottare tutte le possibili misure di prevenzione; · esaminare le esigenze individuali, approfittando del parere di un professionista accreditato; · sottoscrivere una polizza assicurativa in grado di coprire tutti i rischi tipici della professione. Dotarsi di una polizza RC medici non è solo un obbligo ma, soprattutto, una garanzia. Con coperture assicurative come quelle prese in esame da Lokky, un professionista così a rischio può sentirsi più sicuro nello svolgimento della professione. Le assicurazioni professionali pensate per i medici proteggono gli specialisti sanitari offrendo loro una tutela legale, e specifiche garanzie in tema di responsabilità civile professionale e colpe gravi. Read the full article
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Gallipoli: accoltellamento all'uscita della discoteca, 5 denunce
Gallipoli: accoltellamento all'uscita della discoteca, 5 denunce. È di 5 denunce per i reati di rissa, lesioni aggravate e porto abusivo di armi il risultato dell'attività investigativa svolta dagli agenti del commissariato di p.s. di Gallipoli a seguito dell'intervento effettuato presso il parcheggio di una nota discoteca in baia verde. Tutti i corrissanti saranno anche destinatari di provvedimenti di divieto di accesso ai locali notturni e pubblici esercizi situati sul litorale gallipolino per un periodo che va da uno a tre anni. I FATTI: All'uscita della discoteca alcuni giovani, per futili motivi legati a uno sguardo di troppo nei confronti di una giovane donna, si sono aggrediti fisicamente riportando lesioni gravi. Uno di loro ha riportato una prognosi di 30 giorni. Nello specifico, un giovane tarantino, incensurato, dopo aver inferto delle coltellate a due giovani leccesi, avrebbe cercato di scappare perché a rischio linciaggio, tanto da riuscire a trovare un passaggio per Taranto. Gli investigatori grazie ad alcune informazioni rese all'istante dagli addetti alla sicurezza della discoteca, sono riusciti a rintracciarlo e a farlo riportare in commissariato. Davanti all'evidenza probatoria, l'autore dell'accoltellamento, non ha potuto far altro che ammettere le proprie responsabilità. Nei confronti dei responsabili saranno valutate misure di prevenzione personali quali i dacur, cosiddetti daspo urbani, che gli vieteranno di accedere ai locali notturni concentrati in località Baia Verde, mentre per due di loro, in quanto gravati da precedenti penali, sarà proposta l'applicazione del Foglio di Via obbligatorio, con divieto di ritorno nel comune di Gallipoli rispettivamente per un periodo di due e tre anni.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Seguici sul:https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/01/chiara-ferragni-disattiva-i-commenti-su.html Chiara Ferragni disattiva i commenti su Instagram: il primo post dopo il caso Balocco (con Leone e Vittoria) è «muto» Il suo ultimo post era datato 18 dicembre: il famigerato video di scuse dopo la multa dell'Antitrust per il caso del pandoro Balocco. Oggi Chiara Ferragni è tornata su Instagram, non solo per fugaci apparizioni nelle stories, ma con un nuovo post. Niente di speciale, all'apparenza: una semplice foto in compagnia dei figli Leone e Vittoria, con un cuoricino come didascalia. Ma c'è qualcosa che non torna. Il post di Chiara Ferragni non ha ricevuto nessun commento. Improvvisa disaffezione dei suoi 29 milioni di follower? No, semplicemente non è possibile commentare. Chiara Ferragni non partecipa alla Fashion Week e "scappa" da Milano: weekend con la famiglia (ma Fedez c'è?) Ferragni, il primo post dopo il caso Balocco L'imprenditrice digitale ha disattivato la funzione. E così nessun utente può commentare la foto di Chiara con i bambini. La scelta, evidentemente, dipende dalla bufera mediatica da cui è stata investita nell'ultimo mese. Per farsi un'idea basta guardare i vecchi post: praticamente tutti sono tempestati da commenti, più o meno amichevoli, in cui si parla della vicenda del pandoro. E così, il primo contenuto pubblicato sul feed Instagram dopo una pausa lunga quasi un mese, è «muto». Balocco scrive al Codacons Balocco, intanto, tramite i propri legali ha scritto al Codacons per spiegare le proprie ragioni nel caso del pandoro "Pink Christmas" firmato da Chiara Ferragni, su cui l'associazione di consumatori ha presentato denunce in 104 procure e avviato una azione inibitoria perché gli acquirenti abbiano «il giusto risarcimento». Una lettera che «ha dell'incredibile» per il Codacons che annuncia l'intenzione di agire «formalmente verso l'azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi». Nella lettera i legali dell'azienda di Cuneo, riferisce lo stesso Codacons, hanno spiegato che il prezzo più alto rispetto al normale pandoro (era venduto a 9,37 euro anziché 3,68) era dovuto alla presenza di «elementi peculiari» fra cui una «bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro». Ma secondo i consumatori questo non giustifica «un rincaro di prezzo al pubblico del +154%». Inoltre nella lettera Balocco hanno sostenuto che «né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica», ma questo per i consumatori è smentito dal provvedimento sanzionatorio dell'antitrust che parla proprio della dicitura sul cartiglio. Inoltre Balocco ha sostenuto «che - aggiunge il Codacons - la campagna natalizia 2022 avviata in collaborazione con Chiara Ferragni "è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità", motivo per cui nulla è dovuto ai consumatori». «Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti emersi nella vicenda del pandoro-gate. A questo punto - promette il Codacons - agiremo formalmente verso l'azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi».
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Urso contro Ranucci, nuovo round
URSO, ‘NUOVA REPLICA REPORT, QUERELO CHI L’HA PROGRAMMATA’ (ANSA) – ROMA, 29 LUG – “RaiTre ha trasmesso oggi pomeriggio in replica, per la terza volta, il medesimo servizio di Report del 29 maggio scorso, che riguarda la mia attività politica e istituzionale, già trasmesso in replica lunedì 24 luglio. Tutto questo, ancora una volta, senza dar conto delle mie denunce penali e di quelle delle…
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La tutela penale dell'assegno di mantenimento prevista dall'art. 570 bis c.p.
Gli anni della pandemia hanno visto un notevole aumento del numero di procedimenti penali apertisi a seguito di denunce per omesso versamento dell’assegno di mantenimento dovuto in favore dei figli o del coniuge. Il blocco delle attività lavorative, i divieti di spostamento e le innumerevoli limitazioni imposte alle attività commerciali hanno, infatti, avuto delle pesanti ricadute su ricavi e…
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Alcolici a un quattordicenne, due denunce penali della Polizia locale di Sassari
Comminata anche una sanzione di 5mila euro al gestore di un negozio di vicinato e a chi stava vendendo al ragazzino (more…) “”
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Viva la scienza, ma occhi aperti: il problema non è il vaccino, è il sistema che li produce
di LUIGI MEZZACAPPA
Se mi avventuro su questa scivolosa questione in merito all’obbligatorietà del vaccino contro il covid è perché mi piacerebbe valutarla da un’angolazione diversa rispetto agli aspetti strettamente sanitari. Non sono no-vax: le vaccinazioni le ho sempre fatte tutte e le ho fatte fare ai miei figli. Da dieci anni faccio anche il vaccino anti-influenzale, sollecitato da nessuno. Ho fiducia nella scienza. Non riesco però ad avere altrettanta fiducia nell’informazione, specialmente quando tutte le grancasse battono in perfetta, assoluta sincronia.
Non mi aggiungerò quindi al coro dei laureati su Facebook che non capiscono ma pontificano. A differenza di molti so distinguere i terrapiattisti da chi vuole semplicemente capire. E ciò che io vorrei capire, oltre alla questione scientifica in sé, è la credibilità di questo sistema, di questa informazione e di queste multinazionali del farmaco. Lasciamo perdere i “si dice” e i “sembra”, le controverse questioni sull’uso che in passato si è fatto dei vaccini; lasciamo perdere anche le notizie in bilico tra verità accertate e ipotesi da verificare in merito ad alcune campagne di vaccinazione degli anni ‘90 usate come pretesto per altri fini più o meno palesi; lasciamo stare anche il fatto che nessun paese – primi fra tutti quelli che oggi si autocelebrano come civili – è completamente esente da brutte storie dal sapore di eugenetica, alcune nemmeno troppo lontane nel tempo, come quelle praticate sulla popolazione carceraria.
Non credo si possa, invece, lasciar perdere altre questioni, più recenti, che riguardano proprio la casa farmaceutica che in questo momento sta salvando l’umanità e che in passato salì agli onori delle cronache per le denunce e le migliaia di cause a cui ha dovuto rispondere nei tribunali per pratiche di vendita illegali o per lesioni, fino all’omicidio causato da sperimentazione umana. Non si possono, non si dovrebbero dimenticare i 55 milioni di dollari patteggiati nel 2013 per risarcire le pratiche irregolari di marketing di un medicinale gastrointestinale per il quale sono ancora pendenti cause per lesioni renali. Non si dovrebbero dimenticare le ben 10mila donne scese in causa contro un medicinale che curava i sintomi della menopausa e l’osteoporosi prescritto impropriamente per curare il cancro al seno, alle quali è stato riconosciuto un risarcimento per circa 1 miliardo di dollari fino al 2012. Non si dovrebbe dimenticare quell’altro medicinale per il trattamento della dipendenza da nicotina che rese circa tremila persone vittime di depressione e disturbi psichiatrici. Né l’inefficacia di quello contro l’ipogonadismo, l’oligozoospermia e l’impotenza, e neanche la maxi-multa di 2,3 miliardi di dollari per il più grande patteggiamento per frode sanitaria nella storia del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, un’ammenda pagata per le responsabilità civili e penali derivanti dalla promozione illegale di tre medicinali. L’azienda incaricava i suoi rappresentanti di trasferirli ai medici per patologie diverse da quelle indicate e in dosi superiori a quelle approvate nonostante i rischi per i pazienti. L’indagine fu condotta da un giudice che fece emergere pratiche molto diffuse come quella di invitare i medici a riunioni e conferenze in paradisi turistici, spese e compensi naturalmente a carico dell’azienda.
La casa farmaceutica che dovrà darci il vaccino è stata messa più volte sotto accusa per reati gravissimi e condannata per subdole sperimentazioni. E ora dobbiamo fidarci?
Sempre la stessa casa farmaceutica si macchiò, verso la metà degli anni ‘90, di un altro crimine agghiacciante, ovvero la sperimentazione occulta e quindi illegale di un antibiotico. La vicenda è nota come “Il Contenzioso di Kano”. La Casa sperimentò un nuovo antibiotico che aveva tutte le carte per diventare un farmaco da parecchi milioni di dollari. La sua efficacia era comprovata da 87 studi in 27 paesi diversi. Mancava “solo” un test pediatrico in caso di patologia infettiva acuta come la meningite, impossibile da condurre negli Stati Uniti. Nel 1996 a Kano, una cittadina nel nord della Nigeria, ci fu un’epidemia di meningite che uccise 12.000 persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) lanciò un programma di emergenza e la casa farmaceutica vide in quell’epidemia l’opportunità per effettuare finalmente i test pediatrici. Aderì al programma dell’Oms proponendo di curare 200 bambini con un medicinale che all’epoca era il miglior farmaco anti-meningite. In realtà, solo la metà dei bambini furono curati con quello, mentre agli altri fu somministrato il nuovo medicinale da sperimentare per valutare le differenze tra i due. Cinque dei 100 bambini curati con l’antibiotico sperimentale morirono, ma molti rimasero vittime di cecità, malformazioni e paralisi. Per i medici della Casa fu comunque un risultato utile e l’antibiotico venne commercializzato nel 1996 in Europa, anche se solo per gli adulti. Due anni dopo, però, fu ritirato dal mercato per l’alta tossicità. Il caso scosse l’opinione pubblica perché la sperimentazione fu condotta illegalmente nel modo più subdolo. Nonostante molteplici azioni legali intraprese negli Stati Uniti e in Nigeria, le vittime non sono ancora state risarcite e negli Stati Uniti il dibattimento processuale non ha ancora avuto inizio.
FARMACI E VACCINI
Sì dirà che tutto questo non ha senso, che i casi citati riguardano medicinali e non vaccini, che se la casa farmaceutica agisse con il coronavirus con quella stessa leggerezza rischierebbe troppo. Dunque non possiamo non fidarci. E’ vero ma, se ci liberassimo per un attimo dalla suggestione emotiva, forse riusciremmo ancora a leggere qualche ragionamento interessante. In piena pandemia, per esempio, su uno dei più famosi, autorevoli e diffusi rotocalchi che gode della stima del pubblico più sensibile e progressista, L’Espresso, ho letto una coraggiosa affermazione secondo cui “per le nuove emergenze occorre un’azienda pubblica finanziata da tutti i paesi dell’Unione Europea”. L’articolo spiega che a certe multinazionali del farmaco andrebbero posti dei limiti perché hanno completamente smarrito ogni senso etico, perché da tempo producono solo medicine che garantiscono il massimo profitto e hanno abbandonato la ricerca nei settori chiave della salute, un atteggiamento che sul lungo termine ha stravolto la missione originaria e le ha rese impreparate a cogliere la sfida del covid.
Questa è la mia prima domanda: perché mai, oggi e all’improvviso, queste multinazionali avrebbero ritrovato un’etica smarrita da almeno cinquant’anni? La seconda: quanto è cambiata, l’etica, da quando nella patria di quell’industria si offrivano ai nativi americani coperte “umanitarie” infettate col vaiolo? Se dovessi fare un parallelo con il fenomeno del razzismo non saprei davvero cosa rispondere. Ma ho anche altre domande, se interessano.
IL CASO RUSSO
Il 24 novembre la Russia ha annunciato il suo vaccino “Sputnik V”. La notizia è stata accolta dalla nostra informazione con un atteggiamento sospeso tra sconcerto e dileggio. Il quotidiano Il Sole 24 ore ha titolato: “Fuga in avanti di Mosca”, cioè in sostanza si è domandato: com’è possibile che la Russia sia arrivata per prima? Il pensiero sotteso più o meno è: sicuramente si tratta di una bufala, il vaccino non può essere sicuro, non è stato sufficientemente testato, non c’è stato il tempo materiale per certificarlo, sicuramente non ha sufficiente copertura. Tre giorni dopo – tre, non trentatré – è stato annunciato il “nostro” vaccino, il quale non ha problemi di certificazione né di test carenti. Ha solo un po’ meno copertura, ma in tre giorni l’ha recuperata e ha perfino superato la copertura del vaccino russo. Ha solo un piccolo inconveniente di logistica: deve essere conservato e trasportato a 90° sotto zero. Ma dopo dieci giorni i gradi sotto zero sono solo 70. Ho immediatamente pensato, da perfetto incompetente, a quanto potesse essere complicato il mantenimento della catena del freddo, ma nessuno ne ha parlato. Nei primi giorni di distribuzione del “nostro” vaccino, ho letto che in Germania ci sono stati problemi e un intero lotto di vaccini è andato perso.
Anche Israele ha scelto il vaccino russo, ma noi non lo consideriamo sicuro. E’ invece sicuro un vaccino che va conservato a -70 gradi
Ma il nostro vaccino è sicuro mentre quello russo no. Il fatto che il vaccino russo sia realizzato secondo principi consolidati e il “nostro” sia invece frutto di una nuova concezione e tecnologia pare non contare assolutamente nulla. Però Israele, Turchia ed Emirati Arabi hanno prenotato quello russo, e poi anche Argentina, Venezuela, Messico, Brasile, India e Bielorussia. E il vaccino cinese? Figuriamoci, come possiamo fidarci degli untori? Addirittura Cuba ha un suo vaccino? No, veramente ne ha due, e ha una lunga storia di ricerca scientifica e un’industria farmaceutica propria. Pubblica.
IL PIANO ITALIANO
Andrà tutto bene, dai. Via con il “V-day”. Il celebre giornalista Paolo Mieli annuncia che si vaccinerà, ma senza saltare la fila. E comunque, se fosse in età per avere dei figli, non lo farebbe. Un no vax o un pro vax? Boh. Il “nostro” vaccino non ha problemi di test né di certificazione, però non sappiamo quante dosi ricavare da un flacone. Quattro giorni dopo la prima vaccinazione scopriamo che possiamo farne sei invece delle cinque che pensavamo. Così risolviamo anche l’eventuale problema di approvvigionamento. Nel nostro mondo perfetto non c’è spazio per l’improvvisazione. E infatti il sito dell’EMA (European Medicine Agency) ne dà prova: chi ha già avuto il covid non ha bisogno della vaccinazione. O forse sì. Chi ha fatto la vaccinazione non è detto che non sia più contagioso. O forse no. Quanti richiami occorre fare? Al momento non si sa, però i vaccinati saranno monitorati due anni per fornire elementi sulla durata dell’effetto. Le persone immuno compromesse possono essere vaccinate? Per adesso non è chiaro, però gli immuno compromessi hanno già problemi con gli anticorpi, che male può fargli il vaccino? E le donne in gravidanza o che allattano? Beh, gli studi sugli animali non hanno evidenziato effetti collaterali, però non si sa ancora, sono ancora troppo pochi. Semmai, le donne in gravidanza ne parlino con il loro medico di fiducia e valutino benefici e rischi. Oltre a tutto questo, sul sito dell’EMA c’è scritto anche che quella che ha rilasciato è “una autorizzazione subordinata”. Vuol dire che per due anni esaminerà tutti i dati sul vaccino e i relativi effetti. Le cose stanno così.
Io voglio vaccinarmi, ma mi è concesso avere qualche dubbio? Sono pronto, voglio firmare il consenso informato. Ma informato di cosa? Dove sono le informazioni? Sul sito dell’EMA? La questione non può essere ridotta a “vaccino sì-vaccino no”. Non si può dubitare del principio, sarebbe come dubitare che il vaccino abbia cambiato il corso dello sviluppo umano per tutte le malattie che in passato ha sconfitto, ma non riesco a fidarmi in un momento come questo in cui è facile speculare, in cui la straordinaria emergenza fa passare come logica e naturale l’impunità penale di chi fa di tutto pur di salvarci. Io voglio vaccinarmi e voglio firmare il consenso informato, ma se tu mi costringi, acconsentirò solo se la responsabilità te la prendi tu. Se devo concedere la mia fiducia, preferisco concederla a chi sa dimostrarmi il suo senso etico e mi informa in completa e totale trasparenza.
Io voglio vaccinarmi ma non riesco a fidarmi degli speculatori e della mancanza di informazioni. Tante contraddizioni su un tema in cui ci vorrebbe chiarezza
Purtroppo, quando finiscono le buone ragioni cominciano le “campagne emotive”: chi non si vaccina non merita di essere curato. Ho letto il post di un “guru” di etica applicata ai tempi del covid. Dice che se anzichè con il covid si stesse combattendo contro l’ebola o una malattia con letalità al 90% che colpisce vecchi e bambini, allora ci sarebbero meno scettici, rivoluzionari e ribelli alla dittatura sanitaria, e si vedrebbero file supplicanti battere i pugni sui vetri del primo ospedale di zona, con i figli per mano, implorando che qualcuno li vaccini col siringone per gli elefanti, e la questione costi/benefici non sarebbe in discussione; e allora sì che finalmente si scoprirebbe quanto è facile essere alternativi, antagonisti dei poteri forti col culo degli altri.
Beh, che discorsi! Al di là del fatto che chi parla così ha probabilmente il culo al caldo anche lui, il linguaggio utilizzato spesso è tutt’altro che ecumenico e pastorale, e produce proprio quei sentimenti che si vorrebbero stigmatizzare e che nulla hanno a che fare con la pace sociale così tanto invocata. Ma soprattutto, non si capisce quale sia il nesso tra tutto questo e il farsi domande sulla trasparenza di un sistema i cui limiti sono ampiamenti dimostrabili. Tutti abbiamo visto come hanno funzionato i modelli di sanità privati o para-privati. Può piacere oppure no, ma quando Gino Strada afferma che “se la sanità è un’azienda che gioca con rimborsi e pagamenti a prestazione, allora mette in atto un crimine sociale” fa una semplice constatazione.
La questione, purtroppo, è sempre la stessa: chi ha i soldi ha poco da temere. Per questi, sarà sempre disponibile la migliore soluzione. Tutti sanno che il problema è questo, ma si guarda altrove. Anche con il ponte Morandi si è capito che la sicurezza non può essere affidata ai privati. E allora perché lo si fa con una cosa così importante come un vaccino? In un sistema simile, chi dubita non è un attentatore della salute pubblica: è l’esatto contrario.
LA LEGGE DEL PROFITTO
Se dal sistema si togliesse il profitto, si eliminerebbe automaticamente qualsiasi dubbio, e non saremmo qui a parlare di “no vax”. Bisognerebbe avere tempo, voglia, coraggio, apertura mentale e autentica curiosità per guardare a sistemi diversi, senza cercare l’oro colato che non esiste, ma senza preconcetti. Basterebbe guardare alla povera Cuba, dove dall’inizio della pandemia è stato registrato a livello mondiale il più basso rapporto di mortalità per numero di cittadini, per forza di cose curati con medicine nazionali a causa di un embargo che dura da quasi 60 anni, mentre all’Italia spetta il primato opposto.
Chiedo scusa, ma questa feroce contrapposizione con i “no-vax” e l’idea della repressione o dell’obbligo di vaccinazione mi suonano pericolose. Nel bene o nel male, il mondo virtuale di Facebook rappresenta in qualche modo quello reale. E così, al fianco dei post che auspicano la pace ma fomentano le divisioni, ne ho trovato uno che prospetta invece una possibile via d’uscita, pacifica. Dice: “A Cuba c’è la fila di volontari per testare il vaccino prodotto direttamente dalle case farmaceutiche nazionali, e quindi nell’interesse collettivo. Trovatemi un “no vax” cubano. Il problema non è il vaccino, il problema è il sistema. Non è necessaria una rivoluzione, basta una banalissima sanità pubblica che si prenda carico anche della ricerca farmaceutica, perché non ci vuole un virologo per capire che ricerca e sanità sono strettamente legate. Alle case farmaceutiche private lasciamo gli integratori a base di aloe e spirulina, ma la sanità, i vaccini e i farmaci salva vita devono essere pubblici. Si può fare ora, e dovrebbe essere il vero lascito di questa pandemia, la giustizia che dobbiamo a chi in questa pandemia ci ha rimesso la vita”.
Perché no?
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Il Vampiro della Bergamasca
«Un'altra vampira! No guardi signorina io ho una qualità di sangue assolutamente insucchiabile! Pieno di colesterolo e di trigliceridi, e poi la cosa più importante: non sono vergine eh! Io sono un mandrillone, mi son fatto donne di ogni tipo sa? Non ha idea! ...eh chi è? E son stato anche con la portinaia, una vecchia con la barba. E mi son fatto di tutto! Sono stato anche... con un marinaio... di colore... un nano... un nano... non mi crede?» Fracchia
Vincenzo Verzeni nasce a Bottanuco nel 1849 in una famiglia di contadini. La sua infanzia è segnata dalle condizioni economiche disagiate della famiglia: il padre è alcolizzato e violento, mentre la madre, remissiva e bigotta, soffre di epilessia.
Verzeni manifesta i primi segni di aggressività all'età di 18 anni. Nel 1867 aggredisce nel sonno la cugina Marianna e tenta di morderle il collo, ma fugge spaventato dalle sue grida. Non risultano denunce in seguito all'aggressione.
Nel 1869 Barbara Bravi, viene aggredita da uno sconosciuto che fugge appena la donna oppone resistenza. La Bravi non è in grado di identificare l'aggressore ma anni dopo, in seguito all'arresto di Verzeni per due omicidi, non escluderà che potesse trattarsi di lui. Nello stesso anno, Verzeni aggredisce un’altra contadina, Margherita Esposito: nella colluttazione l'uomo viene ferito al volto e successivamente identificato dalla polizia. Anche in questo caso non risultano provvedimenti penali in seguito all'aggressione. Sempre nel 1869 un'altra donna, Angela Previtali, denuncia alla polizia di essere stata aggredita, stordita e condotta in una zona disabitata da Verzeni, poi liberata dall'uomo stesso per compassione.
Il primo omicidio risale all'8 dicembre 1870 quando la quattordicenne Giovanna Motta, che si stava recando nel vicino comune di Suisio per visitare alcuni parenti, scompare nel nulla. Quattro giorni dopo la giovane viene rinvenuta: nuda e squartata, le sono stati asportati gli organi genitali e le interiora, quest’ultime rinvenute in un cavo di gelso. Sul suo collo evidenti segni di morsi e una parte del polpaccio strappata. Su una pietra vicino al cadavere, vengono rinvenuti degli spilloni disposti a raggiera. La scoperta degli spilloni, fece pensare che Verzeni potesse essere affetto da piquirismo, (un particolare tipo di parafilia consistente nel ricercare il piacere pugnalando e tagliuzzando un corpo con oggetti affilati.) ma non riusci a concludere l’atto, forse perché interrotto da qualcuno o qualcosa o perché tornato in se.
Il 10 aprile del 1871 Verzeni importuna Maria Galli, un'altra contadina, che lo segnala alla polizia. Il 26 agosto dello stesso anno aggredisce Maria Previtali (non legata ad Angela) spintonandola violentemente e cercando di morderla al collo.
Nel 1872 Verzeni uccide Elisabetta Pagnoncelli, il cui cadavere viene ritrovato in condizioni simili a quello di Giovanna Motta: segni di morsi sul collo, organi asportati e lembi di carne strappati.
Vincenzo Verzeni è arrestato solo nel 1873. Cesare Lombroso è incaricato di stendere la perizia psichiatrica: pur non ritenendo Verzeni infermo mentale, Lombroso lo definisce "un sadico sessuale, vampiro, divoratore di carne umana" e, basandosi anche sulla conformazione del suo e sulle caratteristiche del volto (mandibole e zigomi pronunciati, occhi piccoli), diagnostica gravi forme di cretinismo e necrofilia, oltre che di pellagra in fase avanzata. Nella famiglia dell’omicida vi erano diversi casi di alterazioni mentali: il padre, oltre che alcolizzato e violento, soffriva di ipocondria, mentre uno zio era affetto da iperemia cerebrale.
Durante il processo Verzeni descrive gli omicidi:
«Io ho veramente ucciso quelle donne e ho tentato di strangolare quelle altre, perché provavo in quell'atto un immenso piacere. Le graffiature che si trovarono sulle cosce non erano prodotte colle unghie ma con i denti, perché io, dopo strozzata la morsi e ne succhiai il sangue che era colato, con cui godei moltissimo.»
Giudicato colpevole di duplice omicidio, Verzeni scampa alla condanna a morte grazie al voto di un giurato e viene condannato all'ergastolo nel manicomio criminale della Pia Casa della Senavra di Milano e ai lavori forzati a vita. Non riuscendo a reggere la fatica, il 13 aprile del 1874, viene trasferito nel manicomio giudiziario di Milano. Verzeni viveva in isolamento, riceveva getti d’acqua fredda, seguiti da bagni bollenti e scosse elettriche. Il 23 Luglio del 1874, gli inservienti del manicomio dichiarano di averlo trovato morto, nudo, solo con le calze e pantofole, impiccato a un’inferriata.
Secondo i produttori televisivi Mirko Cocco e Michele Pinna, che si sono occupati del caso per un servizio televisivo regionale nel 2010, Verzeni sarebbe sopravvissuto al tentativo di suicidio e sarebbe stato trasferito nel carcere di Civitavecchia. Un articolo pubblicato sull'Eco di Bergamo il 3 dicembre 1902 lo conferma: «La popolazione di Bottanuco è terrorizzata al pensiero che Vincenzo Verzeni, lo squartatore di donne, ha quasi ormai finito l'espiazione della pena, che dall'ergastolo, fu convertita in 30 anni di reclusione. Il lugubre ricordo delle gesta sanguinose del Verzeni è ancora vivo in Bottanuco e nei paesi circostanti.»
L'atto di morte n. 87 del comune di Bottanuco certifica che Verzeni è morto nel suo paese natale il 31 dicembre 1918, per cause naturali. La mummia di Vincenzo Verzeni è conservata al Museo di Arte Criminologica di Roberto Paparella.
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Dall’Africa ai Balcani l’arco della barbarie L’estensione geografica e la strutturalità del crimine contro le persone migranti riguarda ormai tutti i confini europei esternalizzati e alcuni confini interni dell’Ue. Su un «arco di barbarie» che va dai Balcani alle coste dell’Africa occidentale, assistiamo ad una mostruosa accelerazione del crimine istituzionale per effetto del concatenarsi letale di varie politiche: di abbandono a mare e di omissioni di soccorso, di respingimenti, detenzione di massa e militarizzazione dei confini. (...) Le cifre sono note: dal 2013 al 2020 si stima che oltre 20.000 bambini, donne e uomini siano annegati nel Mediterraneo. Un bilancio a cui si dà in generale poca importanza, invece, sono i circa 55.000 civili, tra cui donne e bambini forzatamente respinti in Libia, dalla firma del Memorandum con la Libia nel 2017 (fonte: Oim). Cifre che svelano quanto la macchina del crimine istituzionale sia ormai perfettamente oliata ed efficiente e porti alla tortura per delega di migliaia di esseri umani. Oggi, si deve quindi parlare del Mediterraneo come di uno spazio di eliminazione fisica pianificata dei migranti che non si vogliono fare arrivare in Europa, e dove sono in atto pratiche sottratte a qualsiasi giurisdizione effettiva. Con la delega dei soccorsi e delle operazioni di pull-backs alla Guardia costiera libica si verifica una accelerazione dei respingimenti collettivi, perché di questo nei fatti si tratta quando si assiste e si coordina la sedicente Guardia costiera libica nelle attività di intercettazione in mare. Tale delega consente all’Italia e all’Unione Europea di aggirare il disposto della sentenza Hirsi della Cedu, in quanto non si può sostenere che gli Stati europei, e segnatamente l’Italia, abbiano una «giurisdizione esclusiva» sui migranti intercettati in mare dai libici. Mentre è noto che i pull-backs delegati alle milizie libiche sono in realtà effettuati sotto il diretto coordinamento italiano e europeo, che però si vuole nascondere ad ogni costo. Il Mediterraneo è, in questi ultimi anni, diventato un vero e proprio buco nero – frutto di una censura istituzionale che mira sistematicamente a nascondere le prove e a colpire tutte le organizzazioni non governative che continuano a prestare assistenza alle persone in fuga. Quando non bastano i decreti amministrativi si ricorre alle denunce e agli arresti per eliminare testimoni scomodi che potrebbero denunciare le responsabilità istituzionali. Restano ormai solo i corpi arenati sulle coste libiche e tunisine e le rare voci delle vittime raccolte dall’incessante e cruciale monitoraggio civile che ci permettono di venire a conoscenza dei fatti e dell’entità dello sterminio in corso. (...) Le politiche nazionali di criminalizzazione delle Organizzazioni non governative che si sono snodate prima con decisioni amministrative del ministro dell’interno, rivolte ad navem, caso per caso, poi con il decreto sicurezza bis del 2019 e quindi alla fine dello scorso anno con il rinnovo degli accordi con la sedicente Guardia costiera libica alla quale si sono forniti mezzi, addestramento ed assistenza operativa. I processi penali contro le Ong sono stati utilizzati come strumento di politica delle migrazioni anche se non si è mai arrivati ad una sentenza di condanna degli operatori umanitari. Ma dai processi penali emergono fatti precisi che possono fondare responsabilità degli Stati e configurare un principio di prova di crimini contro l’umanità. È infatti negli atti di questi processi, da ultimo il processo che si è concluso a Ragusa con l’assoluzione degli imputati appartenenti alla Ong Open Arms, che si trovano le prove documentali del coinvolgimento delle autorità italiane nelle attività di intercettazione in acque internazionali dei migranti in fuga dalla Libia. E la Corte di cassazione, con la sentenza del 16 febbraio di quest’anno, confermando la mancata convalida dell’arresto di Carola Rackete nel caso Sea Watch (Lampedusa-2019), ha delineato un sistema gerarchico delle fonti e principi di diritto che ribaltano il principio della responsabilità dello stato di bandiera propugnato ancora dal Viminale e rendono ancora più evidenti le responsabilità delle autorità italiane che negano alle Ong un porto di sbarco sicuro. (...) Se non ci sarà una svolta autentica, sul piano politico ma anche su quello sociale, giudiziario e culturale, che implichi una presa di coscienza collettiva, se questo sistema di crimini istituzionali rimarrà impunito, è probabile che si arriverà ad un annientamento totale della persona in movimento e della sua vita. Le politiche e le prassi di eliminazione dei migranti, trasversali e ormai strutturali nel mondo, svelano il «crollo culturale di una civiltà» che respinge e tortura impunemente l’altro, o lo fa vivere nel limbo del non-diritto. Questa molteplicità di violazioni nel mondo ci abitua ad una civiltà che «convive» con l’orrore (in diretta). Oggi, di fronte all’assordante silenzio e inaccettabile impunità in corso, sullo strenuo e ambiguo filo della omissione/commissione dei crimini, al comprovato nesso tra politiche e morti sarebbe urgente arrivare all’istituzione di un meccanismo di monitoraggio indipendente del sistema di controllo europeo delle frontiere, sul campo, vicino e insieme ai profughi, ed ai luoghi di frontiera, che ne documenti le quotidiane violazioni. Fulvio Vassallo Paleologo è avvocato e vicepresidente Adif Flore Murard-Yovanovitch è giornalista per "Il Manifesto"
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UuVi manca un dato elementare: i test e i tamponi NON sono diagnostici quindi danno falsi positivi e falsi negativi. Nessuna certezza. Anzi un caos maggiore. Inoltre il virus si previene con vitamina C in sovradosaggio, vitamina D (che è un efficacissimo ormone), vitamina Dh, zinco e lattoferrina. Se si ha febbre essa non va bloccata con tachipirina, che è proinfiammatoria e può essere letale se covid conclamato, che invece senza tachipirina può normalmente essere curato anche a casa, seguiti da normali medici, caso per caso. Infatti la febbre fino a 38.5 e 39 aiuta ad abbattere il virus con risposta naturale del corpo, mentre la tachipirina abbassa velocemente la temperatura favorendo il virus. Inoltre la tachipirina inibisce una sostanza del corpo che blocca la infiammazione tromboembolica, che è proprio il covid a provocare. Perciò la tachipirina può essere letale, portare al capolinea incubazione. Invece se non fate idiozie il covid si cura serenamente : se febbre si prende Aulin o oki. Se continua Brufen o Zitromax. Se continua , sempre in accordo con medico di fiducia e caso per caso, si misura la coagulazione del sangue, se ci sono trombi si sciolgono con urochinasi e simili, poi si può passare ai cortisonici. Così già chi non guarisce prima, la maggioranza, guarirà. In caso continui si passa a idrossiclorichina a basso dosaggio o simili. Se no plasma o ozonoterapia. E altri mille modi seri ci sono per guarire in pace. Il pericolo sono i protocolli errati di OMS e di Speranza che infatti ha denunce penali perchè ostacola cure domiciliari. Il problema vero è il business. Siete caduti nella rete della falsa informazione e correte dietro a pericolosi percorsi covid con test e tamponi screening e violanti la privacy. Neanche parlare dei micidiali v....ni terapie genoma mai testate del tutto su esseri umani. Cavie umane. Molti sani già sono morti per trombosi, shock, o hanno paralisi e nel tempo a seconda astraz o moderno o Pfzr potranno sviluppare danni al fegato micidiali o malattie autoimmuni etc etc etc inferno. Come ne usciamo? Ne siamo già usciti, basta non agitarsi e curarsi. Gli asintomatici sono sani. I paucisintomatici non fanno danni anzi piccola carica virale con buon senso e prudenza giunge con tale piccola forza da agire naturalmente come immunizzazione. Però occorre curarsi a casa come ogni malanno con certa rapidità, vi sono medici domiciliari che dimostrano con cartelle cliniche che tutti, dico tutti i loro pazienti sono guariti a migliaia. Ma li seguono a casa per bene...Il problema vero è che non interessa curare e guarire pazienti ma fare soldi e creare un Regime Terapeutico orwelliano psicosociosanitario per controllare tramite il panico creato ad arte (reato di procurato allarme, infatti vi sono denunce...,ma chi detiene il controllo di tv e social e delle vostre menti terrorizzate? Lascio il lavoro ai vostri neuroni).
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[TRAD ITA] 231229 ANNUNCIO WEVERSE DELLA BIGHIT MUSIC:
"Salve.
Questa è la BIGHIT MUSIC.
La nostra azienda avvia regolarmente procedimenti legali contro autori di attività dannose legate ai BTS, tra cui diffamazione, attacchi personali, molestie sessuali, diffusione di informazioni infondate e critiche mal intenzionate. Desideriamo fornire un aggiornamento su queste attività.
Durante questo trimestre, abbiamo presentato numerose denunce penali alle forze dell'ordine presentate dai nostri fan e raccolte attraverso il nostro monitoraggio sulla base di prove relative ad atti che violano i diritti degli artisti, inclusa la diffamazione.
La persona contro cui abbiamo presentato denuncia penale per aver violato la legge sulla pena del reato di stalking menzionata nel nostro precedente avviso è stata sottoposta a sanzioni penali a seguito delle indagini dell’accusa. In considerazione della gravità dei comportamenti che mettono a rischio l'incolumità e la privacy degli artisti, abbiamo presentato istanze chiedendo sanzioni più severe. L'individuo che ha visitato più volte la residenza degli artisti è stato denunciato alla polizia con l'accusa di violazione della legge sulla pena del reato di stalking e violazione di domicilio, e un'indagine è in corso, come riportato dai media.
Per quanto riguarda la persona che in precedenza si era spacciato per un membro dei BTS e aveva fatto trapelare musica inedita, abbiamo ottenuto prove di ulteriori crimini di furto d'identità di artisti. Ulteriori accuse penali sono state presentate contro l'impostore, che hanno portato all'arresto e all'incriminazione. Il processo è in attesa del verdetto del tribunale.
Per quanto riguarda le voci calunniose con evidente intento malevolo nei confronti degli artisti, abbiamo raccolto numerosi messaggi malevoli che comportano la diffusione di informazioni false e diffamazione e li abbiamo inclusi nella denuncia. Adottiamo una politica di tolleranza zero quando intraprendiamo azioni legali in procedimenti civili e penali contro dicerie dannose che minano la reputazione dei nostri artisti.
Dopo una lunga indagine di polizia, è stata accertata l'identità di un individuo che ha ripetutamente pubblicato false informazioni e commenti malevoli e diffamatori su NatePann e Naver, per un totale di decine di casi. Sebbene il sospettato in questione abbia proposto un accordo, abbiamo chiaramente reso nota la nostra presa di posizione di perseguire la massima responsabilità legale senza un accordo.
La BIGHIT MUSIC raccoglie regolarmente informazioni su messaggi dannosi riguardanti i BTS, li segnala alle autorità e intraprende azioni legali. Continueremo a intraprendere azioni legali senza interruzione, anche mentre tutti i membri stanno svolgendo il servizio militare. Continueremo ad adottare a misure rigorose e seguire la nostra politica di assenza di accordi e di clemenza ritenendo i sospettati responsabili.
Vi chiediamo di utilizzare costantemente la nostra hotline per le questioni legali ([email protected]) per segnalare eventuali casi di abuso.
Siamo sempre grati per l'affetto e la dedizione dimostrati dai fan dei BTS. La BIGHIT MUSIC continuerà a lavorare per garantire che i diritti dei nostri artisti siano pienamente protetti.
Grazie."
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Giuls)
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Twitter si sta sparando sui piedi. Nonostante anni di battaglie legali, i principali social network (Facebook in testa) continuano a definirsi delle semplici ''piattaforme'', dunque non responsabili per i contenuti che gli utenti ci caricavano. Certo, hanno sviluppato delle policy più o meno restrittivo che portano a cancellare alcuni post (violenti, razzisti, sessisti, ecc.), ma sempre e solo perché ''non conformi alle regole della comunità'', non perché esplicitamente illegali. Questa definizione avrebbe spalancato le porte a risarcimenti miliardari per chiunque si fosse sentito danneggiato da quei post. Oggi se qualcuno diffama una persona attraverso i social network, essi non sono responsabili in solido con l'autore del post, se dimostrano di aver preso le misure necessarie per eliminare o correggere il contenuto dopo la contestazione. Zuckerberg ha sempre negato di avere tra le mani una media company, perché le media company (e lo sanno i direttori responsabili) devono monitorare i contenuti che pubblicano, o rischiano denunce penali e cause civili. Jack Dorsey, fondatore e CEO di Twitter, accusato di aver aiutato con la sua creatura la vittoria di Trump nel 2016 (vero), ha deciso di entrare a gamba tesa nella campagna elettorale facendo un fact-checking dei tweet del presidente, ma senza rimuoverli. Questo però ha squarciato quel velo di ipocrisia che finora aveva protetto i giganti della Silicon Valley: se eserciti un controllo editoriale, sei un editore, con tutte le rogne che ne derivano.
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/39-39-questo-tweet-trump-glorifica-violenza-39-39-237953.htm
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Bolzano: casa occupata abusivamente diventa base per spaccio
Bolzano: casa occupata abusivamente diventa base per spaccio. Una Signora bolzanina si presentava presso l’Ufficio Denunce della Questura per segnalare che un cittadino extracomunitario a lei sconosciuto da qualche settimana si era introdotto senza alcuna autorizzazione in una pertinenza non utilizzata della sua abitazione in Via Penegal e l’aveva abusivamente occupata. Costui, peraltro, a detta dei vicini, aveva generato un continuo andirivieni di individui sospetti a tutte le ore del giorno e della notte. Subito 2 pattuglie della Squadra “Volanti” della Polizia di Stato venivano inviate sul posto segnalato per verificare la situazione e poter consentire alla proprietaria di tornare in possesso del proprio bene. Una volta entrati in casa, gli Agenti notavano subito il disordine tipico di una casa occupata abusivamente, nonché un soggetto, ancora coricato a letto – in seguito identificato per tale B. D., 32enne cittadino marocchino con protezione internazionale e con a proprio carico numerosi precedenti penali e/o di Polizia per reati contro il patrimonio e per la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nel 2020 condannato dal Tribunale di Bolzano per furto in abitazione – che, alla vista degli Agenti, tentava di liberarsi di 2 calzini e di fuggire dalla finestra. La pronta reazione dei Poliziotti consentiva non solo di bloccare la fuga dell’individuo, ma anche di recuperare i calzini, all’interno dei quali venivano rinvenute e sequestrate alcune confezioni di cocaina pronte per lo spaccio, per il peso di circa 15 Grammi. La successiva perquisizione dell’abitazione occupata consentiva altresì di rinvenire e sequestrare 2 bilancini di precisione con sopra tracce della stessa sostanza, nonché 1.700 Euro in contanti, ritenuti provento dell’attività di spaccio, in considerazione del fatto che B. D. non svolge alcuna attività lavorativa, traendo tutto il profitto necessario al suo sostentamento dalle sole attività illecite. Portato in Questura, il pusher pluripregiudicato veniva tratto in arresto per detenzione a fine di spaccio di sostanza stupefacente e per resistenza a Pubblico Ufficiale. Il Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori, in considerazione della gravità della situazione riscontrata e del curriculum criminale del soggetto, ha emesso in via d’urgenza, a carico di B. D., la Misura di Prevenzione Personale del Foglio di Via Obbligatorio con Divieto di far ritorno nel Comune di Bolzano per i prossimi 4 anni; inoltre, ha sollecitato alla competente Commissione Territoriale per i Rifugiati l’immediata revoca dello status di protezione internazionale per poi poter procedere alla sua Espulsione dal Territorio Nazionale. “L’occupazione abusiva di abitazioni, oltre che una tipologia odiosa di reato, rappresenta un deprecabile atto di sopruso compiuto spesse volte ai danni di chi non può difendersi – ha evidenziato il Questore Sartori – Nel caso di specie, poi, la situazione che la Polizia di Stato bolzanina è riuscita a risolvere in brevissimo tempo si presentava ancor più grave, in quanto posta in atto da un individuo pluripregiudicato che, approfittando della copertura strumentale fornitagli dallo status di protezione internazionale, aveva trasformato l’appartamento occupato in una base per lo spaccio di cocaina. Una situazione intollerabile, alla quale ho deciso di porre termine in maniera drastica”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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