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Sinergia fra Carabinieri e Polizia Locale per la sicurezza urbana. Alessandria: Controlli mirati e operazioni congiunte per garantire il rispetto delle normative
Alessandria – Un esempio di cooperazione per la sicurezza cittadina
Alessandria – Un esempio di cooperazione per la sicurezza cittadina Nel cuore di Alessandria, la collaborazione tra Carabinieri e Polizia Locale continua a rafforzarsi attraverso un’azione sinergica volta a garantire la sicurezza urbana. Nella giornata di ieri, il centro città è stato teatro di un’importante operazione congiunta che ha visto coinvolte quattro pattuglie dei Carabinieri e…
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Vorrei scrivere un elogio sulla stranezza. Vorrei trovarlo scritto sui muri delle città, una scritta romantica e ribelle un pò sbavata e tutta storta fatta di nascosto come la maggior parte delle cose belle.
Cerchiamo di nascondere le nostre stranezze chiudendole nelle segrete buie e fredde dove si affollano parti che cercano spazio e venti per far sentire le loro voci. Tutto ciò che è esiliato bussa forte per tornare a casa e la vita ci insegna che le rivoluzioni belle se ne infischiano dei controlli, seguono correnti opposte rivendicando diritti per troppo tempo negati.
Non è mai la stranezza ad essere patologica, ma il grado di sofferenza e limite che porta con sé.
Allora chiediti se quella stranezza è davvero un problema per te, per la tua vita ed il tuo funzionamento nel mondo, ppure ciò che ti opprime è piuttosto lo sguardo, severo e giudicante, tuo o degli altri.
Allora, forse, Essere strani è un atto di resistenza, forse c'è della tenace bellezza nell’essere fuori misura, nell’inciampare, nel non sapere dove mettere i piedi, nel fuori luogo, nel particolare che ci rende umani.
Possiamo abbracciare le nostre stranezze , possiamo abitarle teneramente, possiamo amarle e scoprirle amabili.
La mia terapia ha preso il volo quando tutto ha iniziato a tornare a casa.
Ci sono tutti, tutti quanti,
non in fila e nemmeno
in cerchio,
ma mescolati come farina e acqua
nel gesto caldo che fa il pane: io è un abbraccio
Chandra Livia Candiani
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MESSAGGIO URGENTE DAL COMUNE DI BOLOGNA ‼️
Attenzione!
Ci hanno segnalato che girano falsi incaricati dal Comune per verificare lo stato delle tubature e dei lavandini e più in generale dei vari danni in seguito all'alluvione che ha colpito la città. Al momento il Comune di Bologna non ha incaricato nessuno di fare questo tipo di controlli a domicilio.
Se si presenta qualcuno, non aprite la porta e segnalate alla Polizia Locale: 051266626 #ComunediBologna
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol. 1 - From the Empire
WITCH HUNT - Capitolo 2
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
”Sta riprendendosi bene. Troppo bene, a dire il vero. Stiamo inibendo il suo processo di rigenerazione con l’acqua santa.” Stava spiegando il dottore a Tres.
Erano su un ascensore di servizio che li stava portando nel reparto di isolamento dell’ospedale. Nessuno poteva uscirne od entrarne senza passare diversi controlli di sicurezza. Non che alcun posto di blocco avrebbe potuto fermare Tres Iqus.
“Come da sua indicazione, abbiamo ridotto la dose di acqua santa. Dovrebbe essere in grado di parlare in pochi minuti.”
“Affermativo.” Rispose Tres, per poi ripiombare nel silenzio.
Erano all’Ospedale di San Simone, un ospedale del Vaticano situato in un quartiere meridionale della città di Marsiglia. I primi sei piani era dove venivano curati i normali pazienti, ma l’ultimo piano aveva delle stanze di isolamento riservate alla Chiesa. Non c’era un’atmosfera piacevole. L’aria condizionata andava sempre al massimo e la luce era debole. Sembrava di essere in una tomba. Ma ovviamente Tres non ne era per nulla disturbato, non potendo provare alcuna sensazione o emozione.
“Inizierò subito l’interrogatorio. Prepari la stanza e mi porti i referti delle autopsie degli altri vampiri uccisi.”
“Non c’era molto da riportare. Gli altri vampiri mostravano segni di morsi che coincidono con quelli delle zanne di questo vampiro. I segni dei graffi coincidono con le sue unghie. Sarebbe un caso già risolto se non fosse per il motivo per cui avrebbe attaccato dei suoi simili.” Constatò il dottore.
“E questo è il motivo per cui sono qui io. Ci sono altre informazioni che dovrei sapere?” Chiese Tres.
“C’è una cosa…” iniziò il dottore, ma poi si interruppe, spalancando gli occhi per lo shock.
Un’infermiera era appena uscita nel corridoio incespicando. Si aggrappò alle braccia del dottore, cercando di prendere fiato. Aveva un’aspetto orribile.
“Che sta succedendo?” Gridò il dottore.
“E’ m—morto.” balbettò l’infermiera. “Non ha battito…”
Tres si precipitò attraverso la porta di metallo e guardò verso il letto. Era vuoto, ad eccezione di una macchia di sangue a forma di croce. Le manette e le catene che lo tenevano ferme erano sparse sul pavimento, come serpenti morti. Sangue colava dal soffitto sulle lenzuola.
Tres guardò in alto.
“Mio Dio!” Urlò il dottore.
Era il vampiro trovato nel rifugio. Qualcuno lo aveva crocefisso piantando i chiodi dei polsi e delle caviglie al soffitto; aveva un paletto conficcato nel cuore. Aveva gli occhi strabuzzati e la lingua gli penzolava fuori dalla bocca.
“Chi ha permesso che succedesse tutto questo? Portatemi immediatamente il responsabile dello staff!” Sbraitò il dottore.
“S—subito.” Disse l’infermiera.
“Aspetti.” Una voce fredda interruppe l’infermiera che stava già lasciando la stanza asciugandosi le lacrime.
“Nessun battito ha detto.” Ripetè Tres calmo. “Ma come avrebbe potuto verificarlo se è inchiodato lassù?”
Tres scansò il dottore e tirò fuori la pistola, puntandola contro l’infermiera. L’ebbe nel mirino per mezzo secondo ma era già scappata quando premette il grilletto. Il tamburo della pistola scattò con un rimbombo assordante che fece scappare tutti ai ripari.
THOOM!
Un pezzo di parete della dimensione di una testa crollò. Ma l’infermiera era riuscita a scappare. Tres si spostò verso la finestra a prova di proiettile e ricaricò la pistola. Il vetro era anti proiettile, non sarebbe stato in grado di farlo a pezzi. Il cemento d’altro canto non era così resistente. La pistola esplose nove colpi. Una nuvola di polvere e detriti si alzò nell’aria. Tres calciò la finestra, che prima si crepò, poi tremò ed infine si infranse, lasciando un buco nel muro.
“Chiamate le guardie all’ingresso.” Ordinò Tres, poi attraversò il varco che aveva creato.
Volò in caduta libera per sette piani. Cadde in piedi, i suoi stivali polverizzarono l’asfalto sotto di essi. L’impatto inaspettato creò il panico tra i passanti. Tres non ci badò. Rientrò nell’ospedale, ricaricando le sue pistole con efficienza meccanica. Nonostante fosse quasi sera, la sala di aspetto era ancora affollata.
Proprio in quel momento, l’infermiera del reparto di isolamento girò un angolo. Quando vide Tres avvicinarsi puntandole addosso l’arma senza alcuna espressione, si fermò per un istante.
“Non muoverti, cane del Vaticano!”
Afferrò una sfortunata bambina tra i presenti immobili. La madre strinse forte il braccio di sua figlia, che iniziò a strillare e scalciare. Niente di tutto ciò sembrò turbare l’infermiera. Dal nulla tirò fuori una pistola e la puntò alla tempia della bambina, ma lei si stava contorcendo talmente tanto che non riuscì a prendere la mira con precisione.
Si concentrò allora su Tres.
“Se solo provi a—“
BOOM!
La pistola di Tres scattò, e l’aria fu attraversata dal proiettile. Colpì l’infermiera dritta nel petto e la fece volare in aria con un tempismo perfetto. La madre e la bambina caddero al suolo nel momento in cui l’infermiera arretrò per il colpo. Andò a colpire il muro dietro di lei con un tonfo, con un buco fumante della dimensione di un pugno che le squarciava il petto. Mentre Tres superava la madre e la figlia ancora sotto shock, notò che avevano uno sottile strato di qualcosa di oleoso sulle mani e le braccia dove erano state afferrate dall’infermiera.
“Gel protettivo contro gli UV?” Domandò Tres al vampiro sprofondato nel muro. “Fai per caso parte dei Fleur du Mal?”
Tres afferrò il Metuselah per il collo, osservando per bene lo strato protettivo di gel sulla pelle. Il Gel UV poteva bloccare completamente i raggi ultravioletti del sole. Se se lo spalmava addosso, un vampiro poteva camminare tranquillamente in pieno giorno tra gli umani, passando inosservato. Gli esseri umani avevano bannato la sostanza anni prima, e di quei tempi raramente se ne trovava in circolazione.
“Dieci giorni fa, perché quel massacro al vostro rifugio? Cosa state cercando di nascondere?” Chiese Tres in tono monocorde.
Il vampiro tentò di ridergli in faccia, ma finì per strozzarsi col suo stesso sangue. Allora si limitò a sorridere sarcasticamente mostrando a Tres le sue zanne.
“Non penserai davvero che ti dica qualcosa! Muori, cane del Vaticano.”
BOOM!
Un colpo di pistola la mise a tacere. Il vampiro aveva perso una mano. Si divincolò nella presa di acciaio di Tres, ma per quanto si sforzasse non riusciva liberarsi.
“Per ucciderti dovrei strapparti il cuore e romperti il collo. Non morirai per così poco. Ma questo non ti impedirá di provare dolore.” Tres, affondò la canna della pistola nella ferita all’addome dell’infermiera, poi iniziò a muoverla, come se stesse frugando in cerca di qualcosa.
Il vampiro cercò di urlare, ma il dolore era così grande che dalla bocca non le uscì alcun suono.
“Allora? Hai deciso di parlare?”
L’infermiera annuì con un gorgoglìo. Poi iniziò a parlare sommessamente. Tres ascoltò con attenzione, prendendo nota di ogni parola, poi scaraventò sul pavimento il vampiro morente. Dopodiché gli voltò le spalle ed iniziò a camminare verso l’uscita, come se avesse improvvisamente perso ogni interesse. La folla lo guardava ammutolita, facendosi da parte mentre passava, come il mare che si separava al passaggio di uno degli antichi profeti. Tutti i loro volti erano tesi, ma ce n’era uno in particolare che mostrava solo rabbia.
“Voi non siete umano!” Gridò una voce, mentre un vaso di fiori colpiva Tres alle spalle. Quando si voltò, vide che era la madre di prima con la bambina in braccio.
“Non siete un essere umano! Avreste potuto uccidere mia figlia! E se lo avreste fatto, giuro che vi avrei ucciso io!”
La folla cercò di allontanarla dal prete, ma nessuno fu in grado di trattenere la furia di una madre mentre riversava il suo odio contro il volto impassibile del sacerdote. Secondo il sistema di simulazione di Tres, sparare era stata la soluzione migliore. Ogni altra opzione avrebbe provocato almeno nove vittime innocenti. La bambina sarebbe stata presa in ostaggio ed uccisa in ogni scenario alternativo. Ma non avvertì il bisogno di giustificare le proprie azioni, per cui si limitò ad alzare un braccio verso la sua accusatrice.
“Affermativo. Non sono un essere umano.”
Un istante dopo, si sentì un nuovo colpo di pistola, e la testa della giovane madre fu colpita da schizzi di liquido rossastro. La donna cadde in ginocchio, mentre una pozza di liquido si allargava verso le sue gambe. Davanti ai suoi occhi increduli vide che, dal braccio che Tres aveva usato per farle scudo, stavano fuoriuscendo scintille blu e bianche, insieme a del liquido scuro. La sua pelle artificiale era squarciata nel punto in cui la pallottola, ora conficcata nel suo muscolo artificiale, avrebbe dovuto colpire lei e la sua bambina.
Continuando a fare da scudo alla donna ed a sua figlia, Tres puntò l’M13 contro l’ascensore. Era lì che il vampiro se ne stava accovacciato, in procinto di sparare un ultimo colpo con quelle poche forze che le rimanevano.
“Sono Hercules Tres Iqus, agente AX dello Stato del Vaticano HC III X. Nome in codice Gunslinger. Non sono un essere umano. Sono una macchina.”
Tres Iqus sparò un colpo che fece saltare la testa al vampiro.
#trinity blood#sunao yoshida#rage against the moons#trinity blood novels#traduzione italiana#tres iqus#witch hunt#thores shibamoto
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Spiego il bourn-out.
Hai la vita che ti piace, fai ciò che ami, sei realizzata. Hai i tuoi amici, la tua routine, i tuoi hobby. Vivi nella città che ami e che ti emoziona ogni volta che cammini per strada.
Ti innamori. Ti fidanzi. Lui viene trasferito per lavoro in un'altra regione. "Vieni con me?" E che fai? Non vai? Vai. "Tanto sono solo sei mesi." Tu fai sei mesi la pendolare. 2 ore di treno andata e 2 al ritorno. Ti svegli alle 5 e torni a casa alle 9. I mesi diventano 9. Poi un anno e mezzo. Poi 4.
Dopo 4 anni di pendolarità, decidi che se non c'è possibilità di ritorno e devi lasciare il tuo lavoro, i tuoi amici, la tua città. All'inizio è stimolante, poi frustrante. Non trovi nulla che sia nelle tue corde. Accetti il colloquio di una multinazionale molto famosa. Ti prendono subito. Non vorresti ma accetti lo stesso.
Dopo sei mesi di gavetta, ti promuovono subito. Odi il lavoro, ma i colleghi ti piacciono. Ti spostano di ruolo perché un collega se ne va. Ti mettono in un ufficio strategico anche se tu non vuoi. "Sono solo tre mesi". I mesi passano, il capo ti abbandona, ti riempie di attività, ti dice di andare a delle riunioni al posto suo con clienti importanti avvisandoti all'ultimo e tu vai senza avere idea di cosa dire ma qualcosa ti inventi, ti mandano all'estero da sola, ti danno altre attività. Tu lo dici, lo ammetti, "io non ce la faccio." Il CEO viene a parlare direttamente con te. "Tu ti sottovaluti, certo che ce la fai."
Inizi a dover essere reperibile 7/7. Ti scrivono dal Giappone, dal Messico, dalla Thailandia. Devi rispondere. Da te dipende il fatturato. Di giorno fai riunioni, la notte lavori. E piangi. Inizi a soffrire di coliti, gastriti, mal di testa. Non hai più voglia di niente, vuoi solo lavorare, fare tabelle. Mentre cucini controlli le mail, mentre sei a fare un aperitivo rispondi alle mail, mentre sei in spiaggia di domenica fai una call. Non vai ai compleanni dei colleghi, non fai ferie, perché sai benissimo che se non lavori mezz'ora della tua vita resti indietro e tu non puoi restare indietro.
Inizi a soffrire di insonnia, dormi tre ore a notte (se va bene) e sei contenta, perché così puoi lavorare. Prendi 10 kg in un anno, perché mangi male e ciò che mangi sono solo patatine o pane con maionese e crudo. Mangi cioccolato e biscotti. Inizi a prendere delle pastiglie per dormire. La pressione aumenta e ogni tanto ti si annebbia la vista, ma continui a rispondere alle mail. Sei stanca, vorresti solo dormire per una settimana di fila, ma non puoi. Continui a fare call, tabelle, tabelle, ancora tabelle e call. Poi le riunioni. Tabelle. Call.
Gli occhi diventano opachi, la pelle si decolora, inizi a vestirti sempre di scuro, perdi il sorriso. Ti devono operare al dente del giudizio e tu la prima cosa a cui pensi è "sì, però facciamo presto, che devo lavorare." Un'ora dopo l'intervento sei già in ufficio. "Vai a casa." dice il tuo capo, ma tu stai lì, a rispondere ai colleghi, mail, telefono, con due antidolorifici presi contemporaneamente, anche se sul foglietto illustrativo dice di non farlo assolutamente. Senti che non ti può succedere più niente. Questa non puoi essere tu, non ti riconosci più.
Vai a casa e mentre guidi hai un mancamento. Sbandi. Ti riprendi subito. La prima cosa che fai non è chiederti se stai bene, ma controllare le mail sul cellulare. Capisci che vuoi cambiare lavoro.
Inizi a cercare un lavoro che sia meno stressante. Non trovi nulla. Troppo qualificata. Troppo laureata. Troppo giovane. Troppo vecchia.
Hai un mutuo da pagare di una casa che non volevi comprare in una zona dove non volevi stare, un marito accanto felice e realizzato, amici lontani che vorresti avere vicino, una famiglia che invecchia senza che tu possa vederli ancora giovani, e inizi a pensare che l'unica soluzione sia la morte. O un miracolo. Questa non è la tua vita, ti dici, è sicuramente quella di un altro. Continui a essere sempre sul pezzo, ad essere un passo avanti a tutti, puntuale, precisa.
Iniziano a preoccuparsi per te. Sai che devi rallentare, ma non puoi, non riesci più. Sei risucchiata in un vortice e non sai come uscirne. Non ti ricordi più com'è la vita "prima", anzi, a volte dubiti che ci sia stata. Ti sei snaturata a tal punto che non sai più cosa ti piace, e quello che ti piaceva non ha più nessun gusto. Non vuoi più fare niente. L'aria aperta, il sole, la musica, non ti bastano più. Quello che ti riusciva bene, non ti riesce più. Hai la memoria più corta. Non riesci a seguire un film per più di sei minuti. Sei distratta, sei seria, sei senza energia. Non hai più paura del vuoto, perchè ci sei dentro.
Vuoi solo chiudere gli occhi. E spegnerti.
#lunamarish#lavoro#sofferenza#dolore#depressione#odio il mio lavoro#tristezza#non so che fare#stanchezza#apatia#sono stanca#bourn-out#bournout
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2020.
Questo sono io allora.
...
Già dall'estate 2019 a casa avevamo dovuto familiarizzare con tutte le norme di comportamento per il contenimento di possibili infezioni/malattie, sopratutto io ero il rompicazzo in famiglia gestendo visite/medicinali/ricoveri di mia madre immunodepressa. Diciamo che mascherine, guanti, disinfettante, camici usa e getta non erano cose nuove per noi. Il peso psicologico, mentale e fisico del terrore misto a responsabilità con la consapevolezza che la pandemia fosse già una realtà anche da noi ben prima degli annunci istituzionali - arrivati dopo il circo dei vari (città)nonsiferma.
Quando al lavoro decidemmo di istituire pratiche e controlli prima che lo richiedesse lo Stato, ci guardammo tutti perplessi perché non avevamo scorte di dpi e i prezzi stavano già salendo alle stelle.
Questo sono io che controllo gli accessi del mattino col termometro e il questionario sintomi.
Così per mesi con una media di minimo tre volte in ospedale a settimana per mia madre.
Non so perché mi stiano tornando in mente queste cose, forse è finito l'effetto del hard reset che mi fece la psicologa per gestire il lutto, forse è scattato qualche parallelismo mentale essendo in questi giorni forzato a casa.
Ci sono comunque molta amarezza e schifo sedimentati in me verso varie persone e istituzioni.
Capire per molti non è stato possibile, né mai lo sarà.
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fosse per me comunque le città sarebbero pensate per essere tutte a funzione di pedone/ciclista + mezzi pubblici super ben tenuti e sicuri e puntuali e con controlli adeguati.
le auto solo nei circuiti appositi o per spostamenti lunghi fuori città in posti non ben collegati (penso a zone verdi da preservare e non intaccare con grandi infrastrutture tipo ferrovie ecc)
#la mia utopia#letteralmente nulla che amerei di più di tornare alle due di notte in una metro ben controllata dove non devo avere paura#di essere molestata o importunata#nel mondo che vorrei#non respirerei smog#città#vita urbana#mio post#utopie
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RITROVATO DOPO 73 ANNI UN BAMBINO RAPITO QUANDO AVEVA 6 ANNI
Ha 79 anni Luis Armando Albino oggi e dopo 73 anni ha potuto riabbracciare il fratello da cui fu separato, insieme a tutta la sua famiglia, all’età di sei anni quando in un parco della città di Oakland, negli Stati Uniti, venne rapito.
Per tutti questi anni Luis è stato disperso ma sempre presente nei cuori della sua famiglia che non ha smesso di cercarlo. I suoi rapitori lo avevano venduto ad una coppia che viveva nella costa orientale degli Stati Uniti. La madre biologica di Luis è deceduta nel 2005 senza mai aver perso la speranza che suo figlio fosse vivo ma la nipote Alequin ha continuato le ricerche convinta che suo zio potesse essere ancora da qualche parte. Nel 2020 la ragazza scoprì, grazie ad un test del DNA, una corrispondenza del 22% con un uomo che dopo anni di controlli e contatti si è rivelato essere suo zio. “Sono sempre stata determinata a trovarlo e chissà, la mia storia potrebbe aiutare altre famiglie che stanno attraversando la stessa cosa”, ha detto Alequin. “Vorrei dire loro: non arrendetevi”.
Luis e il fratello Roger appena si sono rincontrati dopo oltre 70 anni “Si sono abbracciati e si sono stretti forte, a lungo. Si sono seduti e hanno semplicemente parlato”, ha detto Alequin “hanno parlando del giorno del rapimento, del loro servizio militare e di tante altre cose”. Poco dopo Roger è mancato.
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Fonte: The Guardian
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Termometro politico bolognese: la ciclabile rossa di via Saragozza e l'istituzione della zona 30 in città. A voi la linea Bologna
Ah, proprio due temi vissuti dai bolognesi in maniera serenissima e pacata. Proviamoci:
ciclabile via Saragozza
breve riassunto: qualche anno fa il comune dipinge un po' di linee bianche per terra su via Saragozza e dice di aver fatto una pista ciclabile. In realtà quello che ha realizzato è un emozionante percorso di cicloavventura in cui si fa lo slalom fra macchine in doppia fila, portiere aperte a cazzo, sorpassi azzardati. L'unica differenza tangibile pre-ciclabile è che chi è in bici è pervaso da un falso senso di sicurezza pensando di essere in una ciclabile ed è meno in ansia quando arriva l'inevitabile sportellata sulle gengive.
Uno dei problemi grossi è la visibilità delle strisce così qualche giorno fa sono partiti i lavori per pittarla tutta di rosso (cosa non stupida e che già era stata fatta in corrispondenza del semaforo del Meloncello), senonché per motivi non chiarissimi la ciclabile ha immediatamente iniziato a spelarsi con un gradevole effetto ustione-di-secondo-grado. Una notevole figura da piccioni ma non vorrei che quella che è una vicenda tutto sommato di mera cronaca su cui la giunta ha responsabilità dirette relative oscuri il fatto che negli ultimi anni c'è stato un florilegio di linee bianche tracciate in carreggiata e definite (e conteggiate) con molto coraggio come piste ciclabili bolognesi. Qui ci vedo qualche responsabilità politica in più.
2. Bologna città 30
Qui lo spiegòn ufficiàl: https://www.bolognacitta30.it/ (con mappina)
La premessa è che su queste cose io non sono oggettivo per motivi vari ma una volta tanto eviterò l'excursus sui cazzi miei. Diciamo che:
eccetera.
C'è un po' di rissa sulle statistiche negli anni passati dei morti per incidenti stradali nelle aree del comune di Bologna che passeranno a 30 km/h ma onestamente non l'ho capita molto. Se questo tipo di approccio può salvare una persona ogni cinque anni o cinque persone all'anno cambia davvero qualcosa?
Comunque ciò non toglie che da saltuario automobilista e soprattutto da ciclomotorista, essere certi di non sforare i 30 costringe a continui controlli del tachimetro che in una città dove lo sport preferito è attraversare sbucando dai portici a cazzo non è una bella cosa.
Poi: nell'ultimo ventennio girando per Bologna non mi è letteralmente mai capitato di assistere a controlli di nessun tipo della polizia locale. Ci sono strade dove quando il traffico lo permette la gente gira serenamente ai 70 e c'è un quantitativo fuori scala di persone che guidano usando il cellulare in varie forme (e se parli con loro sono sinceramente convinti che in quel momento siano in grado di guidare normalmente - spoiler alert: no). Ci sono sempre stati ampi margini di miglioramento sul fronte sicurezza stradale regolarmente ignorati. Se (quando) compariranno i controlli per i limite dei 30 km/h sarà molto difficile non viverli come presa per il cvlo.
In sostanza questo provvedimento potrà avere come effetto di salvare la buccia di qualcuno (che è l'unico motivo per cui non mi viene da osteggiarlo) ma non mi sembra sia lo scopo per cui è stato fatto e strombazzato.
Qui stadio a voi studio.
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INCENDI DELLE AUTO ELETTRICHE: LE AUTORITÀ STANNO SOTTOVALUTANDO IL RISCHIO COME AI TEMPI DELL’INCENDIO DEL CINEMA STATUTO DI TORINO DEL 1983?
Se ora in tutti i luoghi pubblici vediamo porte anti incendio, luci di uscite di emergenza, estintori e quant'altro, lo si deve al sacrificio di quelle 64 vittime al cinema Statuto di Torino. Era il 13 febbraio 1983. C'era il telegiornale in edizione straordinaria continua. Il cinema in zona centrale si era incendiato, c'era qualche vittima dicevano. Poi diventarono cinque, dieci, venti, sembravano non finire piú. Alla fine erano 64: tutte nella galleria. In platea riuscirono a fuggire tutti, ma il fumo denso acre e velenoso invase subito la galleria. Qualcuno cercó di uscire dalle uscite di sicurezza di vecchio tipo, ma erano chiuse con un listello, per evitare che qualcuno entrasse clandestinamente senza pagare. Altri cercarono scampo nei bagni, ma tutto era oramai una trappola. Il fumo carico di cianuro (prodotto di combustione di tende, gommepiume e rivestimenti dei sedili non lascio' scampo. Li trovarono anneriti come sagome di Pompei. Qualche coppia era rimasta abbracciata, cercando l'ultimo conforto dalla persona amata. Torino restó in un gelido silenzio. Mai una tragedia simile l'aveva colpita, e a poco serví la solidarietà della città che si strinse attorno alle famiglie delle vittime. Il tram per andare a scuola passava proprio davanti al Duomo, e il giorno dei funerali li davanti c'era una lunga colonna di carri con i feretri. Vederli tutti assieme faceva impressione: ti rendevi conto di quante erano 64 vite spezzate. Eravamo tutti studenti di quella scuola, decidemmo di scendere per rendere omaggio alle vittime e portare la nostra presenza alle famiglie. Ma i pianti dentro il Duomo e le grida di dolore erano strazianti. Tutto sembrava così irreale, quasi come in un incubo dal quale speri di svegliarti. Dopo i funerali le indagini, i perché , le mancanze e le omissioni. Ma era una cosa all'italiana e le avvisaglie c'erano state un'anno prima a Todi, dove nel rogo di un museo morirono 35 persone. Anche li c'erano carenze sui sistemi di sicurezza (uscite di sicurezza, limiti di presenza massima ignorati, materiali non ignifughi ecc). La tragedia del Cinema Statuto fu la goccia che fece traboccare il vaso. Da subito vennero varate le nuove norme di sicurezza che imponevano porte anti incendio certificate (REI 60-90 ecc), materiali ignifughi e non tossici, maniglie anti panico, indicazioni delle vie di fuga, uscite di sicurezza illuminate e divieto di sosta sanzionato immediatamente di fronte alle medesime, e poi controlli preventivi dei Vigili del Fuoco, certificati di idoneità e quant'altro. Tutto ció che vediamo in musei, cinema, teatri, scuole ecc è conseguenza di quella tragedia che scosse fortemente l'Italia intera. Da fanalino di coda della sicurezza, con quel disastro si passó all'avanguardia rispetto ad altri paesi. Ci furono altri eventi a rischio, ma le misure di sicurezza fortunatamente hanno sempre funzionato. Se il resto d'Italia ha beneficiato delle misure prese per evitare il ripetersi di tragedie simili, quelle famiglie hanno comunque pagato un prezzo carissimo e ne portano il doloroso peso tutt'ora.
Per questo temo che sulle auto elettriche le autorità stiano sottovalutando il rischio: sappiamo bene che gli incendi originari dalle batterie agli ioni di litio vengono domati con estrema difficoltà che spesso ai vigili del fuoco non rimane altro che proteggere gli ambienti vicini!! Con l'Incendio di Todi un'anno prima del Cinema Statuto, i 35 morti non sono bastati a scuotere le autorità. Perché rivoluzionare le norme di sicurezza comportava molti problemi: con l'entrata in vigore delle norme post-Statuto, molti cinema e teatri d'Italia hanno chiuso per sempre perché sarebbe stato troppo costoso adeguarsi. Anche i cinema parrocchiali, giá messi in ginocchio dalle televisioni private di Fininvest (poi Mediaset) sono scomparsi totalmente. Dall'altra parte, peró, i cinema di prima categoria (prime visioni) sono stati tutti rinnovati completamente e sono anche diventati più confortevoli (ancor prima che uscissero i multisala). Conoscendo quindi l'inerzia delle autorità di fronte ai potenziali rischi di una tecnologia di nuova applicazione, temo davvero che la questione "incendi auto elettriche" venga ignorata fin quando non si arriverá alla tragedia.
Bisogna quindi agire prima, perché il dopo è sempre troppo tardi e a nulla servono le parole di circostanza e le manifestazioni di cordoglio delle istituzioni. Non servono perché non assolvono dai sensi di colpa chi doveva fare qualcosa per tempo e non lo ha fatto.
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Lega su cimiteri: “Un degrado inaccettabile, mentre sindaco Abonante e giunta pensano a multare gli alessandrini che non tagliano l'erba davanti a casa”
“Fango, erba alta, infiltrazioni dai muri, allagamenti, e in qualche caso interi settori inaccessibili. Questo il quadro poco edificante che in questi giorni, in vista delle ricorrenze dell' 1 e 2 novembre, gli alessandrini stanno riscontrando recandosi
“Fango, erba alta, infiltrazioni dai muri, allagamenti, e in qualche caso interi settori inaccessibili. Questo il quadro poco edificante che in questi giorni, in vista delle ricorrenze dell’ 1 e 2 novembre, gli alessandrini stanno riscontrando recandosi in visita alle tombe dei propri cari. Possibile che negli ultimi due anni nulla sia stato fatto per verificare la qualità degli interventi…
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...VERSO L'INCONTRO DEL 22 FEBBRAIO
(effetti delle radiazioni elletromagnetiche sull'organismo umano)
In vista dell'incontro informativo/conoscitivo che avverrà nella nostra città (Bergamo) il 22 febbraio, ecco una "summa" di quali possono essere i danni sull'organismo, elencati da una rappresentante di "MedStan" (Donatella) che da qualche tempo sta organizzando questi meeting allo scopo di suggerire dispositivi che proteggano dalle radiazioni che a breve per Decreto Legge in tutta Italia verranno innalzate da 6 a 15 v/m con picchi anche del 50-60 circa.
Danno biologico – stress ossidativo. // È vero che l’invecchiamento del nostro organismo è “multifattoriale”. Comportamenti NON corretti, nel tempo, favoriscono il decadimento della SALUTE. È anche vero che la maniera corretta di valutare la situazione fisiologica avviene mediante controlli periodici dei parametri vitali (pressione e pulsazioni) e/o analisi del sangue. Sarebbe il caso di modificare molte delle modalità di valutazione, magari passando a prassi più precise come l’Analisi del BioTerreno (BTA) che indica con precisione quanto il nostro organismo sia distante dal nostro Punto Salute (P.S.).
Non solo, anche in quale dei 4 Terreni Biologici si sta indirizzando (Acido-Ossidato; Acido-Ridotto; Alcalino-Ossidato; Alcalino- Ridotto) [Alcalino = Basico].
Ancora meglio se la valutazione viene effettuata a livello cellulare visto che è la “Energia Vitale” a determinare la salute di un sistema biologico. Ogni organismo vivente (per questo detto vivente) è composto da cellule. Il corretto funzionamento delle cellule determina lo stato di salute (o energia vitale) dell’organismo. Le cellule sono ovunque nell’organismo. Spesso non ci si rende conto che le cellule (con la loro differenziazione) compongono tutti i tessuti di un organismo. Tessuti che compongono gli organi, i vari sistemi, quindi l’organismo vivente in quanto tale.
I fattori che alterano il corretto funzionamento delle cellule sono: Alimentazione, Alcol, Fumo, Stress. Per contrastare questi fattori (inquinanti) si utilizzano i Farmaci. Se si abusa di essi o sono prescritti in modo errato, anch’essi partecipano al decadimento delle funzionalità dell’organismo. Oltre a ciò, va tenuto conto dei vari fattori ambientali. Se l’ambiente in cui viviamo è alterato (inquinato), diventa difficile tutelare la nostra salute. È noto a tutti che l’Aria che respiriamo è ricca di sostane nocive, l’Acqua che beviamo è inquinata perché anch’essa ricca di sostanze nocive. Gli stessi Alimenti risultano alterati perché ricchi di Pesticidi o Sostanze chimiche presenti nelle materie prime o nei trattamenti effettuati. Non possiamo dimenticare che a tutto questo vanno aggiunti fattori come le Radiazioni UV e le Radiazioni Ionizzanti naturali o endogene. Ciò che invece quasi tutti dimenticano sono le “Radiazioni Non Ionizzanti”. Col termine “Radiazioni Non Ionizzanti” (NIR) ci si riferisce a qualunque tipo di radiazione elettromagnetica che non trasporta sufficiente energia da ionizzare atomi o molecole (la capacità di strappare un elettrone al livello subatomico di un atomo o di una molecola). Le Radiazioni Non Ionizzanti sono per lo più di origine artificiale. Tanto per essere chiari, sono generate dall’Inquinamento Elettromagnetico (Elettrosmog; Radiofrequenza). L’inquinamento Elettromagnetico è la più diffusa modalità di inquinamento sul Pianeta. Basti pensare a tutte le attività umane e ai dispostivi che operano grazie alla rete elettrica.
Come mai la più grande fonte di INQUINAMENTO sulla Terra NON preoccupa nessuno? È una bellissima domanda che ognuno di noi dovrebbe porre a sé stesso. È difficile pensare a sé stessi come la causa del suo stesso male. Il nostro “ego” ci porta più facilmente a trovare nell’altro il colpevole. Se vi può aiutare – sappiate che – anche quando siamo esposti a Radiazioni Non Ionizzanti (NIR) – come quelle emesse dai Campi ElettroMagnetici (CEM)-,
le cellule del nostro organismo subiscono delle “alterazioni”. [Danno Biologico da Esposizione ai Campi Elettromagnetici] artificiali NIR. Quando una cellula è esposta ad un fattore alterante (inquinante), subisce l’aggressione dei RADIALI LIBERI [come spiegato nel post precedente
. È una questione di tempo (il quale varia da individuo a individuo] ma lo stress ossidativo della cellula favorisce l’alterazione del suo metabolismo cellulare, creando una reazione a catena che coinvolge non solo le cellule simili (aventi lo stesso compito) ma anche altre, presenti nei tessuti e facenti parti degli organi e dei sistemi più complessi. Se tutto ciò accade a causa della lunga lista di fattori descritta all’inizio, non si può pensare (e la scienza lo ha anche dimostrato) che lo stesso decadimento fisiologico (produzione eccessiva di radiali liberi) sia promosso se esposti ad Elettrosmog e Radiofrequenza.
Il decadimento degenerativo comporta quindi un invecchiamento precoce a livello cellulare (e successivamente tessutale) il quale favorisce successive alterazioni (disordini, sintomi). Il successivo passo è quello di favorire l’insorgere di un’infiammazione localizzata che tende nel tempo ad espandersi e diffondersi nell’organismo. I meccanismi successivi sono noti da tempo …
Diabete, Cardiopatie, Artrite reumatoide, Disordine neurologico, Demenza,
Ictus, sino a favorire l’insorgere di tumori (Cancro). Nascondere tutto questo è sbagliato. Non tenerne conto, molto di più. Non solo si rischia di ammalarsi ma anche di favorire una morte precoce. L’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO artificiale è un PROBLEMA, non solo in quanto tale ma soprattutto perché NON ritenuto tale.
Io lancio l'invito! Mi farebbe molto piacere avervi come ospiti☺️
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Uccise un palestinese affetto da disturbo dello spettro autistico: assolto agente israeliano
di Fatto Quotidiano
6 Luglio 2022
È stato assolto dall’accusa di omicidio colposo l’agente della Guardia di frontiera israeliana che il 31 maggio del 2020 sparò e uccise il giovane palestinese Yiad al-Hallak, 32 anni, affetto da disturbi dello spettro autistico. Yiad stava andando in un istituto per persone con bisogni speciali accompagnato dalla propria insegnante di sostegno nell’area della città vecchia di Gerusalemme, proprio dove una pattuglia della Guardia di frontiera stava svolgendo alcuni controlli.
Quando l’agente gli ha intimato di fermarsi Yiad si è spaventato e si è dato alla fuga, nascondendosi dietro un cassonetto mentre l’agente lo inseguiva insieme ad un altro ufficiale. Secondo la famiglia, il giovane era rimasto disorientato dalla presenza improvvisa di agenti di polizia e stava cercando un posto appartato. Pensando che avesse un’arma, l’agente ha aperto il fuoco, freddandolo con sette colpi. Si è in seguito chiarito che ciò che Yiad impugnava era semplicemente un cellulare. Ma, secondo la Corte, “l’imputato si è trovato in una situazione complessa, in una zona che era stata teatro di numerosi attentati. L’agente avrebbe preso parte all’inseguimento mentre era già iniziato e dunque non disponeva di una visione completa della situazione. “Ha compiuto un errore sincero, di cui si pente. Lui non sapeva che Yiad fosse innocente e che fosse sullo spettro autistico”.
Nel corso del processo, i legali della famiglia ha sottolineato come, tra le numerose telecamere di sicurezza sparse un po’ ovunque nella città vecchia, stranamente nessuna abbia ripreso le dinamiche dell’accaduto, sostenendo inoltre che, sparando, l’agente abbia violato in ogni caso le regole d’ingaggio. La famiglia di Yiad al-Hallak si è indignata di fronte alla sentenza e sta valutando la possibilità di ricorrere in appello davanti alla Corte Suprema: “Non c’è alcuna giustizia. Ai loro occhi siamo tutti terroristi”, hanno commentato in aula i familiari del giovane. La Guardia di frontiera intanto ha fatto sapere che l’agente – la cui identità è stata finora tenuta nascosta per proteggerlo da ritorsioni – avrà ora la possibilità di tornare in servizio.
Aggiungo: Yiad era con la sua insegnante di sostegno.
Anch'io sono un' insegnante di sostegno e non ho dubbi su come si sarà comportata questa donna: allo stesso modo di come mi sarei comportata io e di come si sarebbe comportato chiunque altro faccia questo mestiere.
Avrà urlato ai soldati che Yiad era autistico.
Avrà urlato ai soldati che Yiad scappava per paura.
Avrà urlato ai soldati che era innocuo e disarmato.
Avrà urlato ai soldati che era come un bambino.
Ma i soldati non l'hanno ascoltata perché era una palestinese, quindi per loro certamente bugiarda e terrorista.
E quando hanno appurato che Yiad era veramente autistico ( dopo averlo ucciso, ovviamente ), ecco che si dimostrano contriti perché "non lo sapevano".
Davvero?
Davvero l'insegnante di sostegno che era con lui non si sarà sgolata a dirvelo?
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Qualiano: controlli dei carabinieri. Arrestato un 30enne con botti illegali e denunciati 4 topi d'appartamento A Qualiano i carabinieri hanno effettuato un servizio a largo raggio setacciando le strade della città a Nord di Napoli. Perquisizioni e posti di controllo hanno permesso di identificare 67 persone e controllare 36 veicoli e durante le operazioni è finito in manette un 30enne incensurato.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Movida sicura a Catania: i controlli interforze dell'ultimo fine settimana
Movida sicura a Catania: i controlli interforze dell'ultimo fine settimana.
Catania – In questo ultimo fine settimana dell’anno, caratterizzato da un grande afflusso di persone che hanno affollato le vie del centro, anche per gli eventi religiosi che hanno contraddistinto queste giornate, la città di Catania ha visto un imponente dispiegamento di forze dell’ordine. I controlli interforze, previsti con ordinanza del Questore di Catania, sono stati attuati per assicurare…
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Gli Urbanista Copenhagen 2 rappresentano una soluzione interessante nel mercato degli auricolari true wireless economici. Con un design minimale, funzionalità essenziali e un prezzo competitivo, si posizionano come un'opzione per chi cerca qualità senza spendere troppo. Ma sono davvero all’altezza delle aspettative? Scopriamolo in questa recensione completa. Design e confezione La filosofia minimalista scandinava è evidente fin dalla confezione, completamente plastic-free. All'interno troviamo: - Gli auricolari Urbanista Copenhagen 2 - La custodia di ricarica - Una breve guida all'uso Il design degli auricolari è semplice ma curato. La custodia è compatta e presenta angoli smussati, con una porta USB-C sul lato e quattro LED frontali che indicano lo stato della batteria. Gli auricolari, disponibili in diversi colori come nero, bianco, verde salvia e l’elegante Lavender Purple, hanno un peso ridotto e una forma affusolata che si adatta comodamente all’orecchio. Tuttavia, l’assenza di gommini potrebbe penalizzare il supporto e l’isolamento. Un dettaglio che spicca è la possibilità di trasportare la custodia comodamente anche nelle tasche più piccole, rendendola un compagno ideale per chi è spesso in movimento. Il profilo del prodotto si ispira all'eleganza della città di Copenaghen, aggiungendo un tocco estetico sofisticato. Caratteristiche principali Nonostante il prezzo contenuto, gli Urbanista Copenhagen 2 offrono funzionalità interessanti. Ecco le principali: - Bluetooth 5.4 per una connessione stabile e a basso consumo - Supporto Multipoint per collegare due dispositivi contemporaneamente - Resistenza all’acqua certificata IPX4 - Microfoni con riduzione del rumore - Controlli touch intuitivi e personalizzabili - Profili EQ preimpostati: Default, Bass Boost, Treble Boost - Driver dinamici da 12 mm per un suono equilibrato - Autonomia fino a 36 ore (7 ore per carica più 29 ore dalla custodia) Esperienza audio Il profilo sonoro è bilanciato, con una risposta sufficiente per la maggior parte dei generi musicali. Tuttavia, i bassi mancano di profondità e i toni medi e alti potrebbero risultare meno definiti rispetto a soluzioni di fascia superiore. La modalità Bass Boost aggiunge corpo alle frequenze basse, ma con una leggera perdita di chiarezza. La modalità Treble Boost è utile per podcast e audiolibri, ma tende a enfatizzare troppo le alte frequenze. Durante i test, le prestazioni si sono dimostrate adeguate per generi come pop e rock classico. Tuttavia, i generi con bassi molto pronunciati, come hip-hop o musica elettronica, evidenziano i limiti dei driver da 12 mm. Nonostante ciò, per l’ascolto quotidiano, gli auricolari offrono un’esperienza soddisfacente. Manca la cancellazione attiva del rumore (ANC), e l’assenza di gommini riduce l’isolamento passivo, rendendoli meno adatti ad ambienti rumorosi. Tuttavia, questa caratteristica può essere un vantaggio per chi preferisce restare consapevole dell’ambiente circostante. Qualità delle chiamate e connessione Grazie ai quattro microfoni integrati, la qualità delle chiamate è sorprendentemente buona per la fascia di prezzo. Le voci risultano chiare, anche in ambienti moderatamente rumorosi. La connessione Bluetooth 5.4 si è dimostrata stabile, e la funzionalità Multipoint è un’ottima aggiunta per chi lavora tra smartphone e PC. Durante le videochiamate su piattaforme come Zoom o Microsoft Teams, gli auricolari hanno mantenuto una qualità audio chiara e un ritardo minimo, confermandosi affidabili anche in contesti lavorativi. Autonomia e ricarica Con un’autonomia di 7 ore per carica e altre 29 ore offerte dalla custodia, gli Urbanista Copenhagen 2 si distinguono positivamente. Anche con un utilizzo intenso, una ricarica settimanale è sufficiente per molti utenti. La ricarica tramite USB-C è veloce e pratica. Abbiamo apprezzato la presenza di indicatori LED chiari e ben visibili sulla custodia, che permettono di monitorare facilmente lo stato della batteria, evitando brutte sorprese durante la giornata. Conclusioni Gli Urbanista Copenhagen 2 sono un’opzione solida per chi cerca auricolari economici ma affidabili. Offrono un design elegante, un’autonomia eccellente e una qualità audio accettabile per il prezzo. Tuttavia, mancano di alcune caratteristiche come l’ANC e una personalizzazione più avanzata del suono, che si trovano in modelli più costosi. Con un prezzo di partenza sul sito ufficiale di 49 euro (spesso scontati a 39 euro), rappresentano un ottimo rapporto qualità/prezzo per utenti non troppo esigenti. Ideali per ascolti casual e per chi cerca un prodotto affidabile per l'uso quotidiano, senza però sacrificare lo stile. Caratteristiche tecniche riassuntive - Autonomia totale: 36 ore - Resistenza: IPX4 - Driver: 12 mm - Bluetooth: 5.4 con Multipoint - Microfoni: Riduzione del rumore - Controlli touch: Intuitivi e resistenti Read the full article
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