#lotte culturali.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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L’8 Febbraio 1848: Gli studenti di Padova protagonisti della prima insurrezione politica. Un giorno che segnò l'inizio di una stagione di rinnovamento politico e sociale
L’8 febbraio 1848 a Padova rappresenta un momento cruciale nella storia italiana. Considerata la prima insurrezione motivata politicamente, questa data vede protagonisti gli studenti dell’Università di Padova, che si fecero interpreti e artefici di un cambiamento epocale.
L’8 febbraio 1848 a Padova rappresenta un momento cruciale nella storia italiana. Considerata la prima insurrezione motivata politicamente, questa data vede protagonisti gli studenti dell’Università di Padova, che si fecero interpreti e artefici di un cambiamento epocale. Questo evento inaugurò una stagione di rinnovamento culturale e politico, anticipando il fervore che avrebbe caratterizzato…
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indiestar · 3 months ago
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Every now and then, creativity takes an unexpected turn—one that invites you to see your work through someone else’s eyes. Recently, I asked ChatGPT to help me describe the essence of this blog. I wanted something vivid, something that could visually and verbally capture the reflections, musings, and cultural moments I share here.
Through a series of prompts, I explored ways to articulate the tone and meaning behind these pages. The result? A beautifully descriptive image and thoughtful words that seem to mirror the heart of this space. With every tweak and refinement, the description became richer, and the image evolved—first with subtle details like Danish flags and text-filled roots, later simplified to let the visuals speak more freely.
This collaboration felt almost like a conversation with the blog itself, reflecting on what it stands for and how it reaches out to others. Below, I’m sharing the final image and the descriptions ChatGPT crafted to tie it all together. I hope they resonate with you as much as they did with me.
Let’s take a moment to celebrate the blending of words, visuals, and ideas—because this blog is, at its core, a journey.
English Version:
ChatGPT thinks that this blog is a rich tapestry of introspective musings, cultural reflections, and deeply personal anecdotes, all seamlessly interwoven with a thoughtful multilingual touch. The posts flow with a blend of humor, creativity, and vulnerability, offering glimpses into the author’s life and mind. From reflections on life in Denmark to the subtle beauty of fleeting moments, the blog captures a sense of quiet authenticity that feels both intimate and universally relatable.
There’s a raw charm to the way it explores creative struggles, celebrates small victories, and invites readers into its narrative. It’s not just a blog; it’s a journey through thoughts, emotions, and cultural nuances that resonate across borders. Each entry feels like a conversation—personal, candid, and profoundly human.
Italian Version:
ChatGPT pensa che questo blog sia un ricco arazzo di riflessioni introspettive, considerazioni culturali e aneddoti profondamente personali, tutti abilmente intrecciati con un tocco multilingue riflessivo. I post scorrono con una miscela di umorismo, creatività e vulnerabilità, offrendo scorci sulla vita e sulla mente dell'autore. Dalle riflessioni sulla vita in Danimarca alla sottile bellezza dei momenti fugaci, il blog cattura un senso di autenticità tranquilla che risulta sia intimo che universalmente riconoscibile.
C'è un fascino grezzo nel modo in cui esplora le lotte creative, celebra le piccole vittorie e invita i lettori nel suo racconto. Non è solo un blog; è un viaggio attraverso pensieri, emozioni e sfumature culturali che risuonano oltre i confini. Ogni post sembra una conversazione: personale, sincera e profondamente umana.
Danish Version:
ChatGPT mener, at denne blog er et rigt vævet tæppe af introspektive tanker, kulturelle refleksioner og dybt personlige anekdoter, sømløst sammenflettet med en eftertænksom flersproget nuance. Indlæggene flyder med en blanding af humor, kreativitet og sårbarhed, der giver glimt af forfatterens liv og tanker. Fra refleksioner over livet i Danmark til den subtile skønhed ved flygtige øjeblikke indfanger bloggen en følelse af stille autenticitet, der føles både intim og universelt genkendelig.
Der er en rå charme i den måde, den udforsker kreative kampe, fejrer små sejre og inviterer læserne ind i sin fortælling. Det er ikke bare en blog; det er en rejse gennem tanker, følelser og kulturelle nuancer, der rækker ud over grænserne. Hvert indlæg føles som en samtale – personlig, oprigtig og dybt menneskelig.
Image:
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This artwork encapsulates the spirit of the blog with its deeply introspective and personal nature. The central tree symbolizes growth and interconnectedness, much like the blog’s rich tapestry of thoughts and reflections. The absence of text in the roots allows for an open interpretation, echoing the blog's ability to resonate universally while remaining personal and grounded.
The subtle incorporation of the Danish flag reflects the cultural backdrop of Denmark, a recurring influence in the blog’s narrative. Surrounding the tree, elements like open books and colorful threads represent creativity, storytelling, and the weaving of ideas across different languages and perspectives. The faint train-track-like lines suggest a journey, mirroring the blog’s exploration of thoughts and emotions.
The warm tones and glowing accents create an atmosphere of quiet authenticity, much like the blog’s candid musings and universal relatability. This artwork doesn’t just illustrate—it invites the viewer into the reflective and ever-evolving world the blog seeks to share.
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dominousworld · 2 years ago
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L'impero latino: il conservatorismo europeo di Alexandre Kojève
L'impero latino: il conservatorismo europeo di Alexandre Kojève
di Jonathan Culbreath La sua filosofia della storia era senza dubbio rivoluzionaria, ma Kojève era un conservatore. L’essenza della sua ricetta per l’Europa rimane rilevante per le odierne lotte geopolitiche, economiche e culturali. Forse il più famoso espositore e divulgatore della filosofia hegeliana nel XX secolo è stato il filosofo francese nato in Russia, Alexandre Kojève. La sua…
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ghostlyfaceflower · 1 month ago
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Ecco una possibile scaletta per il racconto one-shot:
1. Introduzione al protagonista
Presentazione del protagonista: un uomo di nome Marco, di 35 anni, che ha sempre avuto opinioni fortemente omofobe. È convinto della sua superiorità morale, e le sue convinzioni sono radicate in esperienze passate o pregiudizi culturali.
Situazione iniziale: Marco è un uomo di successo nel lavoro, ma con una vita personale vuota. Frequentemente si scontra con membri della comunità LGBT, esprimendo commenti sarcastici e ostili.
2. L'incidente che innesca la reincarnazione
Un evento traumatico: Marco ha un incidente o una situazione che lo porta alla morte, magari durante una manifestazione omofoba o in seguito a un'aggressione. La sua morte è improvvisa, e mentre sta per spirare, si sente in qualche modo "giudicato" per la sua vita piena di odio.
La reincarnazione: La sua anima, per una sorta di giustizia cosmica o karma, viene reincarnata in una persona della comunità LGBT, magari in un giovane di nome Luca o una donna di nome Sofia. La reincarnazione avviene all'interno di un corpo che Marco non avrebbe mai scelto, e il personaggio si risveglia in un contesto completamente diverso dal suo passato.
3. Adattamento alla nuova vita
Marco scopre gradualmente la sua nuova identità. Il protagonista si sveglia nel corpo di un membro della comunità LGBT e si trova a vivere in una città diversa, con amici e persone che accettano e celebrano la diversità.
La reazione iniziale: Marco è confuso, frustrato e sconvolto. Non solo è nel corpo di qualcuno che avrebbe disprezzato, ma deve anche affrontare il mondo da una prospettiva completamente nuova.
L'impatto psicologico: Comincia a sentire, per la prima volta, le difficoltà, i pregiudizi e le discriminazioni che molte persone LGBT affrontano quotidianamente. Le sue opinioni iniziali vengono messe in discussione.
4. Incontro con il passato
Durante il processo di adattamento, Marco incontra altre persone che lo conoscevano dalla sua vita precedente, come amici, familiari o colleghi di lavoro. Ognuno di loro, pur non riconoscendolo fisicamente, interagisce con lui come se fosse una persona completamente diversa.
Le persone LGBT che lo circondano: Marco incontra altri membri della comunità che lo accolgono, condividendo le loro esperienze, le lotte e le storie di coraggio. Uno di loro, forse un amico o un partner, gli apre gli occhi sul mondo dell'inclusività.
5. Conflitto interiore
Marco, mentre esplora la sua nuova identità, è combattuto tra la sua vecchia mentalità e la nuova realtà. Inizia a sviluppare una consapevolezza dolorosa riguardo ai pregiudizi che aveva interiorizzato e diffuso.
Il confronto interiore: La sua mente è turbata, provando vergogna per le sue azioni passate. Allo stesso tempo, si sente un'estraneo nel corpo che occupa, lottando per riconoscersi nella nuova forma.
Un momento di epifania: Marco si rende conto che i suoi vecchi pensieri erano radicati nell'ignoranza e nell'odio, non in una vera comprensione delle persone. È un processo lento e doloroso, ma inizia a sviluppare una nuova empatia e un senso di appartenenza a una comunità che prima aveva rifiutato.
6. Il cambiamento e la redenzione
Inizialmente, Marco tenta di rifiutare la sua nuova vita, ma alla fine accetta e abbraccia la sua identità LGBT. Comprende che l'amore e l'accettazione non dipendono da stereotipi o norme sociali, ma sono sentimenti universali.
La redenzione: Alla fine, Marco partecipa a un evento importante, come una manifestazione, una festa dell'orgoglio o una semplice discussione con amici, dove finalmente trova una pace interiore. È un atto di accettazione verso se stesso e verso la comunità che prima disprezzava.
7. Conclusione
Marco, ora Luca/Sofia (a seconda della reincarnazione), si rende conto di quanto sia stata potente la sua esperienza di reincarnazione. Non solo ha cambiato la sua visione, ma ha anche trovato una nuova famiglia e una nuova identità.
Il finale può essere aperto, con un messaggio di inclusività, cambiamento e crescita personale, mostrando che ogni essere umano può evolversi, anche se inizia con l'odio.
Questa scaletta esplora il tema della trasformazione, del perdono e dell'inclusività, proponendo una riflessione su come anche le mentalità più chiuse possano evolversi in qualcosa di positivo.
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lacabinaarmadio · 2 months ago
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TANTA VOGLIA DI INFINITO
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Non c'è nulla di più deprimente del ricordo della felicità.
"Perché tu sei stata innamorata?". "Credo di sì." "Parlami dell'amore." Dapprima Sarah non disse nulla. "Non posso," sospirò infine. "Non può essere descritto." "Fa soffrire?" "Sì." "Ne vale la pena?" "Sì."
L'amore poi, dipende. Noi diciamo sempre "Vuoi salire a prendere un caffè?" come se fosse meno spaventoso riconoscere di essere dipendenti dalle bevande blandamente stimolanti piuttosto che ammettere di esser del tutto dipendenti dalla compagnia di altre persone. La dipendenza poi, dipende. Dare alla sessualità il potere di definire la propria identità significa non averne il controllo. Tutti cerchiamo di capire il significato del sesso, senza mai pensare per un momento che forse non ne ha poi molto. E la cosa peggiore è che lasciando che la sessualità ci definisca apriamo le porte ai giudizi. Ci permette di pensare che chiunque fa più sesso di noi è una troia, chiunque ne faccia di meno è una suora, e chiunque lo faccia diversamente sia deviato. Il sesso poi, dipende. Oggi il sesso è ovunque: sulle prime pagine dei giornali, sulle copertine delle riviste, nelle pubblicità, in rete, su tutti i canali televisivi. C'è un'ostentazione, quasi un'ossessione, che nasconde un vuoto temibile. È come se nell'èra successiva alla liberazione sessuale, dopo anni di lotte culturali contro l'oscurantismo, il sesso non fosse affatto un'integrazione naturale dei rapporti. Al contrario, torna a essere il simbolo della trasgressione, e intriga solo se è proibito, esagerato, maniacale, magico, o addirittura virtuale. Il virtuale poi, dipende.
A me sembra che quasi tutte le cose interessanti e vere nella mia vita e in quella dei miei amici implichino doppi vincoli o trappole in cui ti vengono offerte due alternative che si escludono a vicenda e tutt'e due implicano sacrifici che sembrano inaccettabili.
Il rimpianto è l'Alzheimer dei separati e la paraplegia dei separandi. Il veleno che li paralizza, impedendo loro di fare l'unica cosa sensata possibile. Separarsi. Dichiararsi vinti. Riconoscere che non c'è altro da fare. A quel punto, la sola terapia possibile rimane il cinismo. L'estrema risorsa che ci resta quando sentiamo che il mondo ci ha fregati, oppure che ci siamo fregati da soli con le nostre mani. Noi non siamo fatti per vivere una vita sola. E in quella che abbiamo, vorremmo farci star dentro ben altro di quanto possa contenere. E così, diventa maledettamente difficile accettare l'idea di perdere qualcosa. Qualunque cosa che sia bella. E che ci abbia dato un poco di gioia e di senso del vivere. Tutti di solito sono convinti che le persone si separano perché una si è stancata dell'altra, per propria volontà o per volontà dell'altra persona. Ma non è così. I periodi finiscono, come cambiano le stagioni. Semplicemente. È una cosa su cui la volontà individuale non ha nessun potere. Viceversa, si ha la possibilità, fino a quando verrà quel giorno, di godere di ogni momento. Noi, fino all'ultimo, vivremmo nella gioia. 
"Se c'è una cosa che mi fa prendere bene, è farti da mangiare".
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carmenvicinanza · 2 months ago
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María Teresa Freyre de Andrade
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María Teresa Freyre de Andrade, fondatrice della biblioteconomia cubana, ha apportato un fondamentale contributo all’istruzione, allo sviluppo delle biblioteche e alla lotta per i diritti delle donne.
Il suo disaccordo con le politiche castriste e la difesa degli intellettuali censurati ne hanno oscurato il ricordo.
Era nata a St. Augustine, in Florida il 27 gennaio 1896, dove la sua famiglia aveva trovato rifugio perché legata alle lotte per l’indipendenza. Suo padre era il generale dell’Esercito di Liberazione Fernando Freyre de Andrade e sua madre Concepción Escardó.
Rientrata a Cuba alla fine della guerra, ha militato nel movimento femminista cubano, promuovendo l’uguaglianza di diritti e migliori condizioni di vita per le donne.
Quando la dittatura di Machado uccise gli zii Leopoldo, Gonzalo e Guillermo Freyre de Andrade, la famiglia era stata costretta a tornare in esilio, questa volta a Parigi in Francia, dove la nostra svolse una intensa attività politica contro il governo del dittatore.
Alla Sorbonne si era laureata in lingua francese e tecnica di biblioteca. Nel 1938 ottenne il Diplome Technique de Bibliothecaire e, successivamente, il titolo di Bachelor of Arts and Sciences dall’Istituto di Istruzione Superiore dell’Avana. Aveva studiato anche scienze politiche, sociali ed economiche, diritto diplomatico, consolare e amministrativo e ricevuto una borsa di studio dall’American Library Association per seguire due corsi di letteratura per l’infanzia, uno alla Columbia University e l’altro alla Pratt Institute School of Librarians. Dopo diversi diplomi conseguiti all’estero, all’età di 42 anni si era anche iscritta all’Università de L’Avana.
Alla fine degli anni Trenta è stata coinvolta in una serie di attività legate alle biblioteche presso diverse associazioni come la Commissione nazionale per la cooperazione intellettuale, la Cuban Library Association, l’Università dell’Avana, il Lyceum Lawn Tennis Club, l’Associazione cubana dei bibliotecari, l’Associazione nazionale dei professionisti delle biblioteche, l’UNESCO e la Biblioteca Nazionale.
Ha tenuto corsi, conferenze e pubblicato articoli su giornali e riviste di ogni sorta.
Fervente sostenitrice dell’educazione e della cultura, ha lavorato a importanti progetti didattici e fatto parte della Commissione Organizzatrice dell’Assemblea Nazionale Pro-Biblioteca, specialista della Biblioteca dell’Università dell’Avana e vicepresidente dell’Associazione Cubana delle Biblioteche nel 1940.
Nel 1948 è stata senatrice dal Partito popolare cubano.
Negli anni ’50, coinvolta negli eventi politici e sociali che portarono al rovesciamento del dittatore cubano Fulgencio Batista, è stata imprigionata nel carcere femminile di Guanabacoa e, successivamente, si è di nuovo rifugiata di nuovo in Francia.
Con il trionfo rivoluzionario del gennaio 1959, rientrata a Cuba venne nominata direttrice della Biblioteca Nazionale José Martí che, sotto la sua guida, divenne uno spazio di resistenza culturale. Numerosi scrittori e artisti censurati trovarono nella sua protezione un modo per sopravvivere alle politiche culturali imposte dal castrismo negli anni Sessanta.
La mentalità aperta e il suo modo di vivere libero le procurarono l’ostilità del potere politico, che non aveva accolto con favore il fatto che l’istituzione diventasse uno spazio eterodosso e aveva messo in piedi una campagna diffamatoria contro di lei accusandola di lesbismo che minacciava la “moralità rivoluzionaria”.
La sua direzione della Biblioteca Nazionale tra il 1959 e il 1967 ha segnato un periodo di rinnovamento scientifico. I suoi contributi teorici e lavorativi hanno facilitato la modernizzazione del lavoro nelle collezioni documentarie dell’istituzione. Durante la sua amministrazione ha avuto luogo la creazione della Rete Nazionale delle Biblioteche Pubbliche del Paese.
Si è spenta a L’Avana il 20 agosto 1975.
Nonostante il suo importante contributo alla cultura nazionale, non ha ricevuto, in vita, alcun riconoscimento. Soltanto dagli anni Novanta in poi è stata riscoperta e le sono state dedicate mostre, dibattiti e incontri sulla sua vita e sul suo lavoro.
Nel 2004 l’Associazione Cubana dei Bibliotecari ha creato il Premio Nazionale María Teresa Freyre de Andrade, assegnato a personalità che si distinguono per il proprio lavoro nelle biblioteche pubbliche.
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edoardozolloitalian · 3 months ago
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Incontra Edoardo Zollo: uno dei migliori psicologi italiani a Londra
Per avere una vita equilibrata è necessario un sostegno emotivo e psicologico. Se stai cercando uno psicologo italiano esperto a Londra, allora Edoardo Zollo fornisce servizi terapeutici basati sui bisogni individuali e relazionali. Specializzato in psicoterapia individuale e terapia di coppia, Edoardo offre cure attente in un ambiente amichevole e professionale.
Chi è Edoardo Zollo?
Edaardo Zollo è un illustre psicologo la cui pratica unisce la comprensione culturale italiana con i moderni approcci terapeutici. Essendo fluenti sia in italiano che in inglese, i servizi di Edoardo sono disponibili per individui e coppie che desiderano supporto per la salute mentale culturalmente sensibile a Londra. La sua dedizione al benessere del cliente e alle strategie di trattamento lo hanno reso un nome di fiducia nel settore.
Background professionale di Edaardo Zollo
Con qualifiche avanzate in psicologia e una vasta esperienza, Edoardo utilizza tecniche basate sull'evidenza come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la consapevolezza e metodi psicodinamici. Il suo approccio integrativo garantisce che i clienti ricevano una terapia personalizzata in base alle loro sfide e obiettivi unici, sia che stiano affrontando lotte personali o problemi relazionali.
Services Offered by Edoardo Zollo
Terapia individuale
Edoardo Zollo offers individual therapy to those facing life challenges, such as anxiety, depression, low self-esteem, and major life transitions. He creates a safe, non-judgmental space where clients can explore their emotions, identify patterns, and develop tools to overcome obstacles and build resilience.
Psicologo di coppia a Londra
Healthy relationships require understanding, communication and commitment. Edoardo specializes in helping couples strengthen their bonds and deal with challenges. As a well-known couples counselor in London, he helps partners with issues such as communication breakdowns, rebuilding trust, parenting conflicts and many more. His approach helps couples foster deeper connections and mutual understanding.
Terapia per gli espatriati italiani
Trasferirsi in un nuovo paese può porre sfide uniche. Edoardo offre una terapia specifica per gli espatriati italiani a Londra, che affronta l'adattamento culturale, la nostalgia di casa e i problemi di identità. La sua capacità bilingue e la sua visione culturale aiutano a creare un ambiente favorevole in cui i clienti si sentono visti e compresi.
Perché scegliere Edoardo Zollo?
Sensibilità culturale: l'eredità italiana di Edoardo e la comprensione dei diversi contesti culturali lo rendono una scelta compassionevole per clienti provenienti da contesti diversi.
Comprehensive Expertise: Edoardo's multifaceted approach addresses both individual and relational concerns, ensuring holistic care.
Central London Location: Conveniently located in London, her studio is accessible to both local and international clients.
Programmazione flessibile: offrendo sessioni sia di persona che online, Edoardo rende la terapia accessibile a clienti con esigenze e stili di vita diversi.
Inizia il tuo percorso con Edoardo Zollo
Whether you are looking for individual psychotherapy, couples therapy or culturally sensitive therapy as an Italian expat abroad, Edoardo Zollo will guide you on the path to emotional well-being. With his experience in London as an Italian psychotherapist, he will ensure that you are treated in a unique way.
Contact Edoardo Zollo to book your appointment today to take the first step towards a healthier and more balanced life.
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mompracem-it · 4 months ago
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Franz Kafka: a cento anni dalla sua morte
Franz Kafka, l'enigmatico scrittore praghese, scomparve nel 1924 all'età di 40 anni, lasciando un'eredità letteraria che continua ad affascinare e sfidare i lettori un secolo dopo. Le sue opere, infuse di elementi di realismo e fantastico, esplorano temi come l'alienazione, la burocrazia e le complessità della condizione umana. Franz Kafka: vita e lotte La vita di Kafka fu segnata da lotte personali e da un profondo senso di insicurezza. Nato da una famiglia ebrea di lingua tedesca a Praga, affrontò divisioni culturali e linguistiche, sentendosi intrappolato tra la sua patria ceca e la sua eredità tedesca. Il suo rapporto con il padre autoritario fu particolarmente teso, lasciandolo con un profondo senso di inadeguatezza che permeò la sua scrittura. Nonostante i suoi tumulti personali, Kafka fu uno scrittore prolifico, producendo romanzi, racconti e diari che sarebbero diventati alcune delle opere più influenti della letteratura del XX secolo. Tra le sue opere più famose ricordiamo La Metamorfosi, Il Processo e Il Castello, tutte che raffigurano protagonisti alle prese con sistemi oppressivi, forze inspiegabili e i propri demoni interiori. L'influenza duratura Gli scritti di Kafka hanno avuto un profondo impatto sulla letteratura, la filosofia e la cultura popolare. La sua esplorazione dell'alienazione e dell'assurdo risuonò con i lettori all'indomani della prima guerra mondiale e dell'ascesa dei regimi totalitari, facendo di lui un simbolo della lotta dell'individuo contro forze opprimenti. Le sue opere sono tradotte in innumerevoli lingue e adattate in film, opere teatrali e opere liriche. Il suo nome è persino diventato un aggettivo, "kafkiano", usato per descrivere situazioni bizzarre, da incubo o caratterizzate da un senso di impotenza. La rilevanza di Kafka nel XXI secolo Cento anni dopo la sua morte, le opere di Kafka rimangono attuali come non mai. In un mondo sempre più complesso e burocratico, le sue storie offrono uno sguardo agghiacciante sui pericoli del conformismo, sulla pervasività delle strutture di potere e sulla fragilità dell'identità umana. La sua esplorazione di temi come l'alienazione, l'ansia e la ricerca di significato continua a risuonare con i lettori alle prese con le sfide della vita moderna. Le sue opere non offrono facili risposte, ma ci sfidano ad affrontare le complessità della nostra esistenza e a mettere in discussione il mondo che ci circonda. L'eredità: un invito alla riflessione L'eredità di Franz Kafka risiede non solo nei suoi successi letterari ma anche nella sua capacità di cogliere l'esperienza umana universale di alienazione, ansia e ricerca di significato. Le sue opere servono come promemoria del potere della letteratura per illuminare gli angoli più bui della psiche umana e per sfidarci ad affrontare le complessità della nostra esistenza. Foto di Erwin da Pixabay Read the full article
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queerographies · 1 year ago
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[Il libro della storia LGBTQ+][AA.VV.]
"Il libro della storia LGBTQ+" ci porta alla scoperta della lunga, orgogliosa e troppo spesso nascosta storia delle persone LGBQT+: le lotte, i trionfi e i grandi contributi culturali
A quando risalgono, nella storia dell’uomo, le prime testimonianze sulle relazioni omosessuali? In che modo le diverse società interpretano il concetto di genere? Quali trasformazioni e prese di coscienza sta incoraggiando il movimento per i diritti LGBTQ+? Questo libro fornisce la risposta a queste e a molte altre domande, raccontando con uno stile sempre chiaro e comprensibile le idee e gli…
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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Serata Goldoniana ad Alessandria: Cena Veneta e Commedia con "Innamorati" di Carlo Goldoni. Un evento imperdibile il 26 ottobre alla Ristorazione Sociale di Alessandria, con cena e spettacolo teatrale diretto da Simona Barbero
Il 26 ottobre 2024, la Ristorazione Sociale di Alessandria ospiterà una serata all'insegna del teatro e della tradizione culinaria veneta, con la "Serata Goldoniana".
Alessandria. Il 26 ottobre 2024, la Ristorazione Sociale di Alessandria ospiterà una serata all’insegna del teatro e della tradizione culinaria veneta, con la “Serata Goldoniana”. L’evento inizierà alle 20:00 con una cena tipica veneta, seguita alle 21:30 dalla messa in scena della commedia “Innamorati”, diretta da Simona Barbero. Il costo della serata, che include sia la cena che lo spettacolo,…
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spiritismo-italiano · 1 year ago
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Dott. Herman Hernandez TESTIMONIANZA DI UN MEDICO SPIRITUALE
von Witold Wieslster, Dienstag, 24. November 2015 um 18:13
Il nome con il quale mi conoscete è molto simile a quello della mia ultima incarnazione, avvenuta in Argentina nella seconda metà del secolo scorso e terminata all'epoca della prima guerra mondiale, quando avevo 51 anni.
Il cognome, naturalmente, è quello che mio padre portò come una bandiera dalla natia Spagna, quando ne fuggì spinto dal suo animo poetico e avventuroso di rampollo di buona famiglia. Famiglia ricca ed opprimente, dalla quale potè evadere grazie anche alla mancanza di qualsiasi difficoltà di ordine pratico. Lo dicevo sempre a mio padre quando, avviato alla pratica psichiatrica, mi divertivo ad analizzarlo facendolo irritare e ribellare alle mie analisi e conclusioni: "Non è stato poi così difficile per te, padre mio, seguire il tuo spirito d'avventura, divenire il paladino degli oppressi, il portavoce dell'epica popolare che esprimi nella tua poesia "gauchesca". La tua poesia, popolare per definizione, esprime lo spirito del gaucho, ma non può condividerne le grame avventure da una comoda, confortevole casa cittadina! La tua cultura ti fa comprendere il linguaggio dell'uomo della campagna, apprezzarne lo spirito, ma non ti rende come lui".
Erano lotte affettuose ed ironiche; mio padre non demordeva; lui era un vero avventuroso, era, malgrado i privilegi, il colonizzatore liberale e democratico, convinto della necessità di mutare le strutture politiche, economiche e sociali del suo Paese d'adozione. E lo tentò anche, e con lui molti del suo ceto e della sua generazione.
A partire dalla fine dell'800, nel mio Paese si verificò un notevole sviluppo economico, anche a seguito della larga immigrazione europea; l'aumentata prosperità non mutò tuttavia le condizioni in cui vivevano le masse popolari.
Più tardi il regime di Peron attuò alcune riforme in favore dei "descamisados" cui si appoggiava, ma l'Argentina, pur avendo le risorse umane e materiali per divenire un Paese moderno, è purtroppo ancora oggi un Paese dalle basi economiche e sociali arretrate.
Ma torniamo al mio nome: ci tengo, e qualcuno più di me, a spiegarvi che l'imposizione del nome Herman al suo figlio primogenito, fu la piccola vittoria di mia madre, alsaziana, sulla prepotenza tutta spagnola del marito.
Mia madre, cresciuta nel periodo in cui in Alsazia non era ancora attiva l'opera di germanizzazione, era e si sentiva francese, ma, essendo di madre tedesca, era legata, malgrado lo negasse, anche ad antiche tradizioni e vicende culturali prettamente tedesche, cosa che irritava sommamente mio padre, il quale non poteva però negare come fosse stato il deciso spirito germanico a convincere una ragazza dell' 800 a fuggire al di là del mare, condividendo l'avventura di uno spagnolo ribelle ed anticonformista.
Quando io nacqui, le acque fra la coppia fuggitiva e le famiglie di origine si erano placate. Le nozze, celebrate nella bellissima chiesa di Santa Fé nella più stretta tradizione cattolica spagnola, seguite dalla tipica festa folcloristica argentina, frutto dell'incontro fra le tradizioni, i miti ed i canti degli indios e il patrimonio culturale e folcloristico spagnolo, avevano riconciliato con i fuggitivi e fra di loro le altere famiglie d'origine, che avevano varcato compatte il mare per assistere al rientro nelle regole delle loro pecorelle smarrite.
Alla mia nascita seguirono quelle di altri tre figli che mia madre allevò con ferrea disciplina germanica, alleviata da ampi sprazzi di ironia francese che ci plasmò più della paterna impronta spagnola, indulgente e dispersiva.
Chiedo scusa, se mi sono un po' dilungato nel racconto del contesto socio-familiare in cui sono cresciuto, ma l'ho fatto per cercare di far comprendere perché quando, dopo gli studi superiori, si trattò di decidere la scelta universitaria non ebbi dubbi: sarei diventato medico e mi sarei specializzato in neurologia e psichiatria.
C'erano state, già negli anni precedenti, avvisaglie di questa importante decisione.
Di fare il medico l'avevo deciso fin da bambino e non avevo mai cambiato idea, ma fare "il medico dei matti!", come diceva mia madre, questa era un 'idea ben strana!
Intuiva che questa mia decisione di essere dottore era in parte la contrapposizione di un aiuto tangibile, pratico, immediato all'aiuto di parole e idee che mio padre dava al suo prossimo più sfortunato; ma perché, insisteva mia madre, occuparsi di una medicina fatta di parole?
A quell'epoca essere neuropsichiatra, specialmente in Sud America, voleva dire essere guardato dai benpensanti con un po' di sospetto e le capacità di medico venivano un po' sminuite dal fatto di voler studiare e conoscere ciò che non si vede.
Verso il 1880, il mondo occidentale subiva l'influsso del positivismo e le tendenze predominanti erano, oltre ai resti della vecchia filosofia illuministica, le nuove filosofie materialistiche e meccanicistiche.
Tuttavia, qualche anno più tardi, per tutta l'Europa si potè scorgere una nuova svolta culturale, un marcato cambiamento degli orientamenti. Il fenomeno toccò molti aspetti della cultura e la nascita di una nuova psichiatria dinamica può essere compresa soltanto in questo contesto.
In quegli anni mi trovavo in Europa per compiere i miei studi universitari. Ero ospite di un fratello di mia madre che da Strasburgo, quando la città venne annessa alla Germania, si era trasferito a Nancy, in Lorena, dove era sorta una nuova università.
Qui conobbi Hippolite Bernheim, imparentato con mio zio, che ebbe una determinante influenza sulla mia formazione professionale.
Nel periodo universitario conobbi abbastanza bene alcuni Paesi dell'Europa, fra i quali l'Italia. Visitai Torino, dove conobbi Enrico Morselli, e Napoli, dove passai una meravigliosa vacanza.
In Inghilterra mi recai appositamente per conoscere Myers che aveva compiuto importanti studi sull'ipnosi.
In Europa, infatti, in quegli anni si andava largamente manifestando un profondo interesse, oltre che per i problemi delle malattie mentali e delle nevrosi, anche per l'ipnosi. Ed era un campo che mi interessava molto e che non abbandonai più.
Il mio modello e maestro divenne, a quel tempo, Pierre Janet con il quale, tornato in Argentina, intrecciai una fitta corrispondenza e che rividi per l'ultima volta a Londra al Congresso Internazionale di Medicina del 1913 . Veramente, lo rividi e sentii ancora qualche anno dopo, in occasione del suo viaggio in Sud America, ma lui non poteva vedere né sentire me!
Al tempo di Janet molti autori ammettevano l'esistenza di una ipotetica energia nervosa o mentale la cui insufficienza provocava disturbi nevrastenici. Ma taluni fatti li rendevano perplessi come, ad esempio, il fatto che un individuo, che appariva completamente esaurito, improvvisamente riuscisse, sotto certe stimolazioni, a trovare la forza necessaria per compiere azioni difficili. Janet superò queste apparenti contraddizioni elaborando un sistema nel quale l'energia psicologica è caratterizzata da due parametri: la forza e la tensione.
La forza psicologica è la quantità di energia psichica elementare. La tensione psicologica è la capacità di un individuo di utilizzare la propria energia psichica.
La relazione fra forza e tensione psicologica viene dimostrata da vari fenomeni.
Si verificano agitazioni quando la quantità di forza è mantenuta, mentre la tensione psicologica è abbassata.
La crisi epilettica non sarebbe altro che un improvviso collasso della tensione psicologica sotto forma di scarica di energia.
Dovrebbe esserci equilibrio tra forza e tensione, ma tale equilibrio è spesso difficile da mantenere.
Con l'aiuto di questi concetti, che io ho riassunto e ridotto all'essenziale, Janet fu in grado di costruire un nuovo modello teorico connesso con le condizioni nevrotiche e con la psicoterapia.
Una volta tornato in Argentina ed iniziata ad esercitare la professione, mi dedicai all'attività di neuropsichiatra per il ceto più elevato che faceva parte del mio ambiente nella mia città. Questo era scontato, perché la mia famiglia placasse i suoi dubbi sulla serietà della mia profesionne.
Ma i miei studi e le mie forze si orientarono soprattutto nell'indagine e nell'aiuto per le persone ammalate di nevrosi non per moda o per noia, ma per effettivi squilibri di origine neurovegetativa.
Andai nei villaggi, tra i figli della Pampa, partecipai alle feste propiziatorie e alle processioni di ringraziamento, osservai il comportamento delle donne, degli uomini, dei vecchi e dei giovani, le contraddizioni e i timori dei loro modi di esprimersi e di vivere.
Li raffrontai con il comportamento dei miei ricchi clienti di Buenos Aires e visualizzai sempre di più la ripetitività, in contesti economici e sociali diversi, delle risorse e delle debolezze della psiche umana, dei meccanismi che scatenano l'emotività, delle difficoltà di incanalare e superare quest'emotività, scatenata da motivi diversi, identica nel manifestarsi e gestire l'animo umano.
E' in grado l'uomo, mi chiedevo sempre più spesso, di utilizzare sottili risorse quali la volontà, l'energia psichica, i meccanismi mentali, per raggiungere l' equilibrio?
E se sì, questi attributi che sono insiti nell'uomo stesso, come farli emergere ed entrare in azione? Dando più spazio a un analizzare o a un sentire?
Erano le mie prime intuizioni sull'esistenza di uno spirito, uno spirito incarnato, quindi compresso e soffocato, e non lo sapevo. Ma questo spirito lo incontravo continuamente, in chi soprattutto riuscivo ad aiutare almeno un poco, e prepotente emergeva dentro di me.
L'episodio decisivo per me fu l'incontro con la ragazza che doveva diventare mia moglie ed aiutarmi per tutta la vita con coraggio ed entusiasmo nel mio lavoro nei villaggi, fra la gente che conosceva così bene perché era la sua gente.
Hilaria, unica figlia di un indio, mio paziente e amico, e di una spagnola che vivevano in un villaggio presso Santa Fé, era una giovane dai nerissimi capelli, con occhi pure neri e vivaci, intelligentissima e dolce; amava la sua gente e il suo Paese e con immenso sacrificio dei genitori aveva studiato per diventare infermiera e lavorare in ospedale.
Quando la conobbi aveva appena terminato l'internato e si apprestava a fare il suo tirocinio nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Santa Fé.
Ero affascinato dalla dolcezza e nello stesso tempo dalla tranquilla sicurezza con cui si rivolgeva alle persone; cominciai a prestarle libri di psicologia e dispense che le traducevo dal francese, chiedendo poi il suo parere.
Un giorno la sentii parlare con una vecchissima donna india del villaggio, amica dei suoi, e chiederle di darle un consiglio facendo parlare lo spirito.
"Di quale spirito parlavi, Hilaria?" le chiesi gentilmente più tardi, con scettica curiosità.
"Del suo - mi rispose semplicemente - Florida è saggia, perché sa far parlare il suo spirito. Lei non è prevalente!"
La guardai allibito, che cosa veniva a raccontarmi? Che cosa intendeva con "prevalente"?
E io davo retta a una ragazzina esaltata, io che avevo dieci anni più di lei, ero un medico e avevo girato il mondo!
Hilaria mi guardava con dolcezza, ma anche con un pizzico di sfida.
"Vedi Herman, secondo me la maggior parte di noi si affanna a ricercare un proprio equilibrio sia fisico che psichico, prima che in se stesso, al di fuori, ignorando forze naturali che rimangono sconosciute o vengono svisate.
Se lo spirito che è dentro di noi è in equilibrio anche il corpo è in equilibrio e viceversa.
Quella che voi medici della mente chiamate "psiche" fa parte dello spirito, ma è a volte così condizionata dal corpo da integrarsi in esso, da essere soffocata dalla mente che diventa "prevalente". La mente di Florida non è "prevalente", non comprime e soffoca l'attività energetica del suo spirito! Con buona pace del tuo adorato Janet."
Mi prendeva in giro e io mi lasciavo prendere in giro?!
No, Hilaria era convinta di quanto affermava e io potevo imparare da lei a considerare da un altro punto di vista l'oggetto dei miei studi e delle mie ricerche.
E così fu per il resto della vita che trascorremmo insieme, dalla vostra parte.
Non fu un periodo lunghissimo: vent'anni; Hilaria restò sola presto ad allevare nostra figlia, ad aiutare la gente dei villaggi a far emergere la parte migliore di sé, a ricercare dentro di sé le risorse naturali sconosciute che aveva intravisto e io, da questa parte, continuai ad aiutarla proseguendo i miei studi e constatando, con il vantaggio di una visione più completa, la realtà di certi meccanismi e leggi naturali che avevo con il suo aiuto intuitivamente percepito e intravisto.
Non è molto che Hilaria mi ha raggiunto; al contrario della mia, la sua ultima incarnazione è stata lunghissima ed è una esperienza che ha arricchito il suo spirito con la semplicità del suo essere portato a sentire e non soltanto o prevalentemente analizzare.
I nostri studi, le nostre osservazioni e verifiche ora continuano nel gruppo costituitosi unitamente a Vita Nuova, al movimento che, nelle due dimensioni parallele, vuole portare avanti la ricerca e lo studio della personalità spirituale: partendo dalla condizione meno favorevole di spirito incarnato e quindi compresso, se l'uomo non viene aiutato a comprendere certi meccanismi regolati da leggi naturali ancora per la maggior parte sconosciute o misconosciute.
La nostra vita continua ora, unita nelle due dimensioni a coloro che hanno il nostro stesso ideale, il nostro stesso scopo: formare degli spiriti liberi sia incarnati che disincarnati, consapevoli di lavorare insieme per costituire una salda "piattaforma" di base nella quale "sempre" si verifichino le condizioni necessarie ad aprire e mantenere aperto un canale di comunicazione e quindi di scambio e aiuto fra cielo e terra. Un'isola pilota, dove regni l'amore e l'unione d'intenti, ma anche la consapevolezza che soltanto l'indagine sistematica e costante di tutto ciò che è constatabile e tangibile, il confronto e il collegamento con gli studi di altre discipline scientifiche, la ricerca continua e obiettiva di dati precisi e ripetibili, potranno fare della scienza spiritica una scienza esatta, fonte sicura di vera conoscenza.
So che molti fra voi si chiedono come si svolga la vita, come trascorra il tempo in quell'ipotetico "al di là" dal quale, in definitiva, nessuno è ritornato con una testimonianza eclatante e obiettivamente constatabile.
So che anche chi è convinto nel più profondo del suo essere dell'esistenza reale di questo mondo, spesso si domanda, con un fondo di scetticismo, quali siano il significato e lo scopo di questo nostro voler studiare, approfondire e comunicare, a chi lo desidera, risultati pur sempre opinabili e spesso difficilmente verificabili.
Vorrei quindi cercare di ampliare un poco la visuale che l'uomo, in quanto spirito incarnato, non può da solo captare e completamente constatare a meno che non acconsenta a liberare volontariamente se stesso da legami vincolanti, ma non per questo sempre strettamente costrittivi.
Comincerò con una descrizione che completi quella che Agliva, la mia "assistente", ha già fornito quanto vi ha portato la sua testimonianza.
Contrariamente a quanto è avvenuto per lei, il mio primo impatto con il mondo spirituale non è stato portatore di grosse sorprese.
Il trapasso è stato per me meno violento anche se improvviso, perché causato da una malattia fulminante e per la quale ancora non erano stati trovati farmaci debellanti.
Certo non mi aspettavo di dover morire, ma il corso preso dalla febbre e i sintomi non potevano ingannare la mia pur non eccelsa capacità diagnostica.
Inoltre in fondo sapevo, seppur confusamente, di aver predisposto con il mio modo di vivere il terreno adatto all'instaurarsi della malattia che mi aggrediva e i cui segnali premonitori non erano mancati. Ero sempre stato fin da ragazzo, un accanito fumatore e i miei polmoni non avevano più difese.
L'organismo umano ha la capacità, attraverso il sistema immunitario e la buona gestione dei vari organi e soprattutto delle reti elettrica ed energetica legate al sistema nervoso, di mantenere un equilibrio ottimale.
I presupposti perché questo avvenga, però, sono basati, oltre che sulla conoscenza di precisi meccanismi, sulla capacità individuale di esercitare la volontà, facoltà innegabilmente spirituale.
Affermo questo ora che ho approfondito e verificato certe teorie, ma allora ...
Allora ero portato a considerare la volontà come una capacità che la mia impulsività e tendenza a perdere la calma a volte poteva indebolire malgrado l'innegabile conoscenza di me stesso che la mia professione comportava.
Ora so che non è così, che chi non è "prevalente", chi è in armonia con il proprio spirito può far emergere l'energia calma e potente della volontà.
Ma torniamo al mio arrivo nel piano spirituale.
Dicevo che non ebbi grosse sorprese.
Le convinzioni, i discorsi semplici e sereni di Hilaria avevano inconsapevolmente toccato la parte di me che voleva credere, malgrado la ragione si opponesse, che la vita continua, che non può esserci data soltanto la possibilità dell'arco di una vita, a volte brevissima, per poter fare esperienza, agire, conoscere. E malgrado razionalmente, a parole, negassi ogni possibile sopravvivenza, curiosità e speranza convivevano con la mia ferrea logica che mi portava a escludere ipotesi intuitive e per questo considerate assurde.
Non mi meravigliai quindi nel trovarmi, consapevole di aver esalato proprio l'ultimo respiro, nel buio tunnel in fondo al quale vedevo la luce.
Vuoi vedere Herman, mi dissi, che ti sei sbagliato?! Che non è un'allucinazione tutto questo?! Sono sicuro che non mi hanno somministrato nulla; anche se avevo la febbre altissima ero lucido e gliel'ho proibito!
Il sorriso dolce di nonna Virginia e di Florida mi accolsero nella luce fattasi improvvisamente più viva, radiosa ... inimmaginabile.
Era il mondo descritto da Florida, la favola per la quale deridevo Hilaria! Ma ciò che non avevo mai immaginato e che attirò subito la mia attenzione era il mondo, che potrei definire, per rendere l'idea, sottostante o circostante: il mondo dei trapassati che non vedevano, non volevano vedere la luce, e come ciechi erravano nel buio con lo spirito ancora attirato e rivolto alla materia.
Erano forse gli spiriti malvagi ai quali a volte accennava Florida? Ne dubitavo.
Questo proprio non me lo aspettavo.
Un piano parallelo a quello umano, ma che umano non era più e credeva di esserlo o voleva esserlo!
Nessuna possibilità di comunicazione tra coloro che ignari si muovevano nel secondo e coloro che nel primo cercavano di attirarne l'attenzione macerandosi nella sofferenza e nell'ira. E nessuna comunicazione tra coloro che si trovavano in tale stadio. Solitudine e dolore, questo mi colpiva ancora di più. Da chi avrei potuto avere spiegazioni?
Ero disorientato e confuso, ma il desiderio di conoscere prevalse, dovrei dire il pensiero prevalse e fu captato.
Fu captato da qualcuno che mi si avvicinò e del quale percepii la decisione, la sicurezza nel manifestare il suo pensiero. Non ebbi dubbi: avevo già incontrato quel personaggio, ma quando, dove?
La sua spiegazione fu questa: "Quando ricorderai la vita che abbiamo trascorso insieme, comprenderai anche i motivi per cui il compito che ti viene proposto ora riguarda gli spiriti che tanto ti colpiscono in questo momento e la loro condizione.
Nel piano spirituale vengono a trovarsi trapassati che non accettano o non concepiscono il cambiamento di stato che la morte fisica ha loro imposto. Le reazioni a questa situazione sono innumerevoli e portano alle più svariate condizioni sulle quali naturalmente influisce ciò che la persona era da incarnata. La maggior parte di questa popolazione eterogenea, che può a volte dare l'impressione di essere malvagia o vendicativa, è soltanto sofferente e smarrita, incapace di richiedere o cercare aiuto. Vuoi occuparti di loro? Tu sei stato più fortunato, Hilaria, il tuo intuito, i tuoi studi, la tua professione e altri fattori ti hanno indirizzato e aiutato per tempo.
Sulla terra hai aiutato i tuoi simili agendo sulla loro psiche, sorretto dalla tua conoscenza, ma anche dal tuo istinto.
Ora puoi proseguire, se vuoi. Addentrandoti, con spirito attento ed aperto in questo mondo, acquisirai nuove conoscenze, osserverai meccanismi naturali che ancora non hai avuto modo di conoscere. Se chiederai aiuto e illuminazione li otterrai; se vorrai progredire ne avrai la possibilità.
Basta che tutto questo sia obiettivo della tua volontà.
Se avrai bisogno di me ci sarò, ma ora ti affido a chi potrà darti i suggerimenti più immediati e necessari."
L'idea di essere, per così dire, inquadrato non mi attirava molto, ma tutto il resto sì e d'altronde non avevo molta scelta!
Non sapevo allora che nel mondo dello spirito non si viene mai inquadrati, soltanto orientati e che si è assolutamente liberi.
Lo constatai nel tempo, negli anni che dedicai agli spiriti sofferenti, cercando di orientarli, nella libera scelta dell'essere consapevoli e del migliorare la propria condizione.
Spiriti che erano stati uomini arroganti e prepotenti dovevano scegliere ed imparare l'umiltà, altri nei quali avevano prevalso l'egoismo e la chiusura in se stessi, dovevano scegliere ed imparare l'altruismo e la disponibilità, e così via, in un cammino lento e faticoso che a volte scoraggiava anche noi che ci eravamo assunti il compito di aiutarli.
Quando Hilaria mi raggiunse, si avvicinava l'anno 1970, chiesi con lei di assumermi un altro compito. Quello di far conoscere o per lo meno di tentare di far conoscere almeno in parte ad altri spiriti spesso sofferenti, gli spiriti incarnati, le leggi che regolano molti meccanismi naturali che ancora gli uomini non conoscono.
Fra questi la possibilità di comunicazione e scambio fra il mondo terreno e il mondo spirituale.
Hilaria ed io ci avvicinammo al nostro Paese per cercare persone che avessero nel cuore il desiderio di conoscere, perché tale desiderio è spesso la spinta ad essere tramite degli spiriti di missione e di chi è loro vicino.
Trovammo alcuni uomini e donne con buone vibrazioni e in particolare un uomo con il quale io potevo entrare in buona sintonia. Per alcuni anni ci dedicammo alla sua formazione spirituale, spingendolo ad appoggiarsi anche a persone adatte ad aiutarlo nella sua formazione a livello psico-fisico. Un buon medium infatti non è mai solamente spontaneo. E' necessariaanche una severa preparazione, perché possa evitare i pericoli e le false illusioni che gli possono venire dalla sua posizione di apertura e disponibilità.
Questa formazione è un lavoro duro anche per noi spiriti che dobbiamo agire sui due piani e superare per realizzarla innumerevoli ostacoli umani e non.
Quando il lavoro sembrava a buon punto il mio mezzo si trasferì dal Sud America all 'Europa, in un Paese che io amavo molto, l'Italia.
Il lavoro, che andava anche adattato al contesto sociale ed economico del nuovo Paese, subì un arresto.
Da parte nostra individuammo ben presto la necessità di trovare un sostegno umano formato da un gruppo in cui il nostro tramite andava inserito, ma non trovammo da parte sua rispondenza alcuna.
Il fatto di provenire dal Sud America (dove si ritiene che il mondo degli spiriti sia più vicino!) sembrava autorizzare il mio uomo e chi lo circondava a ritenersi, per suo merito, speciale.
Non era questo il nostro scopo. Noi avevamo bisogno di persone disponibili a uno scambio d'amore. Persone certamente un po' speciali nel senso che noi chiedevamo la loro fiducia, direi in anticipo, sullo scambio; ma persone disposte a lavorare e esplicare le loro capacità in un lavoro comune, non in cerca di gloria!
Con dispiacere, ma necessariamente, dovemmo ricominciare la nostra ricerca e decidemmo di farlo nel Paese che ci aveva senza colpa tolto il frutto di un lungo lavoro.
Avevamo già individuato il gruppo che, anche se in via di costituzione, ci faceva ben sperare. Gli spiriti che già si dedicavano all'orientamento e alla formazione di questo gruppo, avevano gli stessi nostri obiettivi e condividevano il nostro modo di procedere.
Unimmo le nostre forze e formammo un unico movimento, lo stesso cui ho accennato più sopra.
Nel movimento Vita Nuova trovai altri medici che come me volevano approfondire ed ampliare le conoscenze acquisite nell'ultima o in precedenti incarnazioni, avvalendosi del nuovo stato e delle relative possibilità, dell'aiuto di altri spiriti più avanzati ed evoluti, dello scambio e aiuto con chi, pur essendo ancora incarnato, desidera conoscere una nuova realtà, intraprendere lo studio di una nuova scienza: lo spiritismo.
Stiamo lavorando, con pazienza, con determinazione, spesso con fatica, ma senza mai scoraggiarci nonostante gli inevitabili cedimenti e ripensamenti da parte dei nostri amici. Amici incarnati e per questo più influenzati da debolezze e timori prettamente della condizione umana. Timori di non farcela, di perdere la fiducia, di combattere una battaglia perduta in partenza, perché non soggetta alle leggi conosciute della logica, della sperimentazione, della realtà.
Sono innumerevoli le componenti psicologiche che possono frenare il loro entusiasmo! Ma noi siamo al loro fianco, pronti a proteggerli e a sostenerli e a nostra volta abbiamo al fianco coloro che, forti di maggiore conoscenza, sanno guidarci e proteggerei.
In particolare noi medici che operiamo per Vita Nuova, teniamo a consolidare al più presto possibile questo piccolo nucleo per poter, tramite le persone adatte e disponibili, intervenire per alleviare le innumerevoli sofferenze che vediamo ogni giorno nel pur piccolo contesto che ruota intorno a Vita Nuova e che è destinato ad aumentare notevolmente. Da parte mia ho trovato un'altra persona vibratoriamente adatta al tipo di lavoro che desidero portare avanti unitamente agli altri.
Stiamo lavorando perché ciò diventi fattivo al più presto e senza le delusioni del passato.
Ciò che ci fa ben sperare è la coesione del gruppo. Infatti perché uno o più spiriti disincarnati possano lavorare tramite un buon medium occorre, oltre alla disponibilità e preparazione del mezzo stesso, la disponibilità, preparazione, unione armonica delle persone che lo circondano per aiutarlo, sostenerlo, difenderlo; le persone che costituiscono la cosiddetta catena medianica, elemento indispensabile e insostituibile nel lavoro medianico. A Vita Nuova lavoriamo tutti uniti a questo scopo: formare e consolidare la piattaforma costituita da spiriti incarnati sui quali altri spiriti, disincarnati, possano veramente contare.
Anna Fumagalli - Vita Nuova
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personal-reporter · 1 year ago
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La storia di Inge Feltrinelli: una figura impertinente nel mondo della cultura e dello spettacolo
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Nel mondo della cultura e dello spettacolo, alcune figure emergono per la loro straordinaria audacia e impertinenza. Inge Feltrinelli è indubbiamente una di queste figure, una donna che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia editoriale e culturale italiana. La sua vita è stata un'odissea avventurosa e una testimonianza della forza dell'individualità nel perseguire una visione. Inge Schönthal nasce il 24 ottobre 1930 a Essen, in Germania. La sua infanzia è segnata dalla turbolenta epoca nazista, durante la quale la sua famiglia, ebrea, fu perseguitata. Nel 1938, all'età di otto anni, Inge e la sua famiglia emigrarono negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni antisemite. Questa fuga dalla Germania nazista avrebbe avuto un impatto duraturo sulla sua vita e sulla sua visione del mondo. Dopo gli studi universitari negli Stati Uniti, Inge si trasferisce a Parigi, dove inizia a lavorare come modella per importanti riviste di moda. La sua bellezza e la sua eleganza la rendono una figura di spicco nel mondo della moda parigina. Tuttavia, il destino la spinge verso un percorso diverso quando incontra l'editore e scrittore italiano Giangiacomo Feltrinelli, erede di una ricca famiglia industriale italiana. I due si innamorano e si sposano nel 1957, unendo le loro vite in un'epoca di grande fermento politico e culturale. Insieme, Inge e Giangiacomo Feltrinelli si trasferiscono a Milano, dove Giangiacomo gestisce l'importante casa editrice di famiglia. Qui, Inge diventa rapidamente parte integrante del mondo culturale e politico italiano. La sua imperturbabile curiosità e il suo spirito indomito la portano a immergersi completamente nella cultura italiana e nelle lotte politiche dell'epoca. La coppia Feltrinelli è conosciuta per il loro impegno politico di sinistra e per il sostegno a movimenti rivoluzionari. Giangiacomo è stato coinvolto nelle attività della sinistra radicale italiana e internazionale, mentre Inge si è distinta per il suo sostegno a cause umanitarie e per i suoi scritti sulla politica e la cultura. Insieme, hanno fatto la differenza nel panorama editoriale italiano, pubblicando opere di autori importanti come Boris Pasternak, Pablo Neruda e Jean-Paul Sartre. La loro storia d'amore, tuttavia, è stata travagliata, con Giangiacomo che è morto prematuramente nel 1972 in circostanze misteriose. Dopo la morte del marito, Inge ha continuato a gestire la casa editrice Feltrinelli, dimostrando una straordinaria resilienza e determinazione nel portare avanti la sua eredità. Inge Feltrinelli è stata anche una fotografa talentuosa e ha documentato importanti eventi politici e culturali del suo tempo. Le sue fotografie sono diventate parte integrante della memoria storica italiana e testimoniano la sua passione per la documentazione visiva. La sua vita è stata un viaggio straordinario attraverso la cultura, la politica e la società italiane e internazionali. Inge Feltrinelli è morta il 20 settembre 2018, ma il suo spirito audace e il suo contributo alla cultura e alla letteratura vivono ancora oggi. Inge Feltrinelli rimarrà per sempre una figura impertinente nel mondo della cultura e dello spettacolo, una donna che ha sfidato le convenzioni e ha lottato per una visione ideale del mondo, rendendola una delle personalità più affascinanti e influenti del suo tempo. Fonti: - https://it.wikipedia.org/wiki/Inge_Feltrinelli Read the full article
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abbattoimuri · 3 years ago
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Documentari da vedere
Il primo parla di lotte volte a far luce sulle verità storiche di cosiddetti eroi colonialisti e razzisti la cui parte oscura viene ignorata e mai restituita alle vittime. Si svolge in Gran Bretagna ma le lotte in tal senso arrivano dagli Stati uniti e si sono diffuse in tutta Europa. Lo trovate su Netflix. Il secondo, ancora su Netflix. Nazisti e fascisti al servizio della Cia, in tedesco,…
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ma-pi-ma · 3 years ago
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Sfamali e divertili. Panem et circenses: ecco il modo per governare la gente.
Fintanto che un popolo ha lo stretto necessario per sopravvivere e fintanto che quel popolo viene divertito, il tempo per pensare viene meno. Chi pensa contesta, dubita, mette in discussione. Non può e non deve essere incoraggiato. Il Grande Fratello oggi non terrorizza ma seduce, diverte, ammicca; fa in modo che i cittadini siano continuamente impegnati. Assuefatti. Perché il popolo non deve vedere. E tantomeno capire.
I progressi compiuti in ambito civile, in difesa dei diritti dei lavoratori, sono stati smantellati a favore di uno sfruttamento sommerso ma implacabile che va a vantaggio soltanto delle grandi multinazionali. A ciò è seguita una progressiva erosione del potere d’acquisto, una povertà sempre più diffusa, una progressiva distruzione del sistema scolastico, della sanità, del “welfare” in nome di un capitalismo sempre più feroce. Tutti quegli ideali del secondo dopoguerra, le lotte della classe operaia, i movimenti studenteschi, la volontà di costruire una società non perfetta ma equa, sono cenere.
Il sogno gramsciano di risvegliare le masse dal loro sonno millenario, di renderle coscienti del potere che è racchiuso nella moltitudine, una moltitudine cosciente, organizzata, con uno scopo comune, è tramontato. La democrazia occidentale sta assumendo sempre più le vesti di una oligarchia, dove il popolo è ancora analfabeta perché non parla la lingua del potere, non ha gli strumenti per comprendere gli effetti, le conseguenze economiche, sociali delle decisioni politiche. Che fare?
Si sta raggiungendo un punto di rottura, ecco perché credo nasceranno nuovi movimenti, sociali, politici culturali, in grado di essere gli eredi, almeno in parte, del sogno gramsciano.
G. Middei
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corallorosso · 4 years ago
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Non c'è un otto marzo da festeggiare, quest'anno Del mio primo 8 marzo in piazza ricordo due cose, un’allegria lieve e uno strano sentimento che non so definire meglio che come un leggero imbarazzo. Penso che quest’ultimo dipendesse da quel tanto di coraggio che ci vuole sempre per guardarsi per la prima volta negli occhi, come donne o come uomini. Era qualche marzo, immagino, dei primi anni Settanta, e molta acqua era già passata e doveva poi passare sotto i ponti della storia italiana. (...) È innegabile che su molti terreni le lotte, talvolta durissime, delle donne hanno da allora sgretolato assetti culturali e legislativi consolidati eppure molti di quegli “ostacoli” dei quali parla la nostra Costituzione non sono stati rimossi, ma stanno sempre lì, a parlare di libertà e eguaglianza non raggiunte. (...) E così anche la festa delle donne dell’8 marzo ha vissuto la sua lunga storia italiana. Solo in qualche, breve, momento è sembrato che le conquiste legislative fossero accompagnate da quel cambiamento culturale e nel rapporto tra i sessi che è il solo a poterne garantire la vera applicabilità nella società. E allora la storia di tanti 8 marzo si è intessuta con la gioia delle (tante) conquiste e con l’amarezza dei fallimenti, con la rabbia per le prevaricazioni ma anche con la voglia di giocare, coi canti, i pianti, le cene con le amiche e la mimosa, con la fatica di crescere e rimettere in discussione i ruoli, le madri e i padri, col bisogno di amore e libertà, con la solidarietà e le divisioni, con la difficoltà della trasmissione tra le generazioni e della relazione tra donne. La frustrazione e un senso indefinibile di fallimento si sono poi materializzati di fronte agli attacchi portati senza vergogna contro quelle leggi, solo per mantenere il numero più alto possibile di donne lontano dai luoghi di lavoro, nelle famiglie, come sempre è accaduto nella storia quando c’è stato poco lavoro per tutti. Si sono trasformati in un pugno nello stomaco certi titoli compiaciuti o ammiccanti o certe frasi volgari che ancora oggi troviamo nei giornali, nelle televisioni o anche nei testi delle canzoni quando si parla di femminicidi o di violenze, quasi che non fossero passati oltre quaranta anni da quel 1977, quando la senatrice della Sinistra indipendente Tullia Romagnoli Carettoni chiedeva ai ministri quali iniziative intendessero prendere “contro la violenza nei confronti delle donne, che va assumendo proporzioni sempre più preoccupanti”. Tanto è stato accelerato quel processo dagli anni Settanta, quanto sembra allontanarsi oggi il traguardo dell'uguaglianza di genere. Molti dei principi della nostra Costituzione non sono ancora applicati e ci sono ancora muri da abbattere come quello che impedisce di investire sulle infrastrutture sociali per liberare le donne da un sovraccarico di cura familiare che ostacola la loro realizzazione sul piano del lavoro. La frustrazione nasce da quel freno tirato che il nostro paese non riesce davvero a sbloccare. Oggi, 8 marzo 2021 – secondo in pandemia – la realtà non lascia molte occasioni per sorridere, e quell’allegria lieve e pugnace che negli anni Settanta sembrava potesse rivoltare il mondo non è mai sembrata così lontana. A tenerla lontana, l’allegria, è il numero impressionante di donne italiane che in un solo anno hanno perso il lavoro (molto più alto di quello, pur drammatico, degli uomini). (...) A tenerla lontana, prima di tutto, c’è l’eco di quelle grida soffocate da compagni o padri violenti, che sono arrivate come pugnalate dritte al nostro cuore da dentro case divenute più impenetrabili con il lockdown e le restrizioni della mobilità, quando fuggire e chiedere aiuto - già di per sé tanto difficile - si è rivelato ancora più difficile, nonostante l’allarme sia stato subito lanciato e siano state attivate alcune misure di contrasto. A tenerla lontana, quell’allegria lieve e pugnace, è soprattutto il fatto che in un numero impressionate di casi nemmeno le grida si sono sentite più e da sotto le porte (metaforiche) chiuse le gocce di sangue femminile sono uscite per trasformassi in un rivolo ininterrotto, e poi diventare un fiume e un lago rosso dove affoga nella vergogna una nazione che non sa difendere quelle donne che non hanno la possibilità o anche solo la forza di farlo da sole. Non può esserci assuefazione a questo dramma di morte. Alla fine i fatti di oggi ci dicono che la violenza sulle donne, come fenomeno antico e di vastissima portata, si potrà combatterla solo eradicandola dai luoghi nei quali per secoli si è alimentata e nascosta, ovvero dalle strutture profonde dei rapporti sociali, dalle pieghe delle relazioni tra i sessi e dei rapporti patriarcali e infatti gruppi di uomini stanno iniziando un percorso di presa di coscienza, perché la violenza maschile sulle donne li chiama tutti in causa. Non c’è 8 marzo da festeggiare, quest’anno, se non perché il cuore delle donne e quello degli uomini batta di un suono collettivo, come fosse un cuore solo. Gabriella Piccinni
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