#lotta contro la morte
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pier-carlo-universe · 26 days ago
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Alla vita di Nazim Hikmet: Un inno alla serietà del vivere e alla bellezza dell’esistenza. Recensione di Alessandria today
Nazim Hikmet, poeta e drammaturgo turco, è noto per la sua profonda umanità e il suo impegno civile. Alla vita è una delle sue poesie più significative, un invito appassionato a prendere la vita sul serio, a viverla intensamente, senza superficialità, ma
Introduzione all’opera:Nazim Hikmet, poeta e drammaturgo turco, è noto per la sua profonda umanità e il suo impegno civile. Alla vita è una delle sue poesie più significative, un invito appassionato a prendere la vita sul serio, a viverla intensamente, senza superficialità, ma con amore e dedizione. Con un linguaggio diretto e immagini potenti, Hikmet celebra l’esistenza come valore supremo,…
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raffaeleitlodeo · 4 months ago
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Discorso tenuto da Daniele Leppe davanti al papa nella Basilica San Giovanni in Laterano, in data 25 ottobre 2024.
Ringrazio Sua Santità e ringrazio il Vicariato di Roma per questa opportunità unica. Nel ringraziarLa Le rappresento una realtà invisibile, quella di una trincea dove anche Dio ha abbandonato tutti.
Credo di essere la persona meno adatta a raccontare il disagio che vivono le nostre periferie.
Nella vita di tutti i giorni faccio l’avvocato. Sono nato in un quartiere popolare di Roma, figlio di un impiegato e di una casalinga, una famiglia semplice che mi ha dato la possibilità, con molto sacrificio, di studiare. Per questo ho deciso di restituire ai quartieri dove sono nato e cresciuto un po’ della fortuna che ho avuto. Ho messo a disposizione la mia professionalità per aiutare le persone più semplici, gli ultimi quei dannati che non sanno di esserlo, gli abitanti dei quartieri popolari di questa città, troppo spesso dimenticati, che troppo spesso tornano ad essere cittadini come gli altri solo in occasione delle campagne elettorali.
Al di fuori della mia attività lavorativa, esercito il mio volontariato professionale in due quartieri difficili di Roma: Tor bella monaca e il Quarticciolo.
Il primo, nato nei primi anni ‘80, rappresenta l’ultimo intervento di edilizia pubblica fatto nella capitale, che doveva essere un quartiere modello e che, invece, è diventato il terzo carcere a cielo aperto della capitale: ci vivono ben 800 persone agli arresti domiciliari.
Il secondo, il Quarticciolo, anch’esso ultimo quartiere popolare edificato, ma questa volta durante il fascismo, negli anni 40, che è rimasto tale e quale a 80 anni fa.
A Tor bella monaca collaboro con l’associazione Tor Più Bella di Tiziana Ronzio; una donna che da sola combatte una lotta senza sconti, e per questo paga lo scotto dell’isolamento umano, contro gli spacciatori, che dispensano la vita e la morte in quel quartiere. Tiziana è riuscita, da sola, a liberare dal controllo della criminalità organizzata il suo palazzo, in via santa Rita da Cascia, con un effetto domino su tutto il comprensorio di case che costeggiano la via.
Ha lottato per i suoi figli e per le persone che vivono nel suo palazzo, e per questo paga un prezzo altissimo.
Vive sotto scorta ogni ora della sua giornata perché la sua vita è in pericolo. Non può uscire da sola nel quartiere. Riceve continue minacce da parte della criminalità organizzata mentre le Istituzioni non riescono ad andare al di là di una solidarietà formale.
Non sappiamo nemmeno quante persone abitino in quel quartiere.
Le statistiche parlano di 28000 persone, ma poiché molti degli immobili pubblici sono occupati, i dati non corrispondono alla situazione reale. Nel quartiere ci sono 14 piazze di spaccio. Gli spacciatori, il primo datore di lavoro del quartiere, pagano le vedette, i pusher; le famiglie che nascondono la droga nel proprio appartamento, corrompono l’anima dei giovani e privano le persone di un futuro dignitoso.
C’è una presenza altissima di ragazze madri con figli nati da relazioni diverse, con mariti ristretti in carcere. Di anziani disabili. Di povertà, educativa e alimentare. Accanto a un tessuto sociale straordinario colpisce, nell’anno giubilare, l’assenza delle Istituzioni, che intervengono nel quartiere solo come forza repressiva e per questo sono viste come nemiche, incapaci di comprendere il disagio e le difficoltà di chi vive nella povertà.
Sembra di assistere ad una sorta di tacito patto sociale in questa città.
Nei quartieri poveri della capitale viene lasciata vita facile alla criminalità organizzata più invadente, per consentire agli abitanti della Roma bene di vivere in tranquillità.
La mia attività, in realtà, non è tanto giuridica: il più delle volte mi occupo di collegare i fili immaginari fra i poveri diseredati e le Istituzioni, per risolvere problemi che altrove sarebbero semplici, ma che in condizioni di povertà diventano insormontabili.
Le condizioni di degrado umano, abiezione, povertà, sono indicibili.
Donne che vendono il proprio corpo per comprare la droga, genitori in mano ad usurai per pagare i debiti contratti dai figli, bambini che crescono con i nonni, famiglie distrutte dalla droga e dalla povertà.
Quattro mesi fa ho partecipato ad una messa tenutasi in ricordo di un bimbo morto nel quartiere a causa dei ritardi nei soccorsi provocati dalla rottura di un ascensore e di una ragazza morta investita lungo via di Torbellamonaca.
La messa si teneva di domenica mattina, dietro la famigerata R5, un complesso popolare situato in via dell’Archeologia attualmente in ristrutturazione. Per entrare nel complesso ho contato 4 ingressi. Ognuno di questi ingressi era presidiato da spacciatori che, come in una sorta di confine immaginario, segnano l’ingresso fra il dentro e il fuori. Questo accadeva in pieno giorno, senza alcun imbarazzo, a pochi chilometri da qui.
Quando iniziai a lavorare nel quartiere ho conosciuto una donna che viveva prigioniera degli spacciatori. Il figlio aveva contratto un debito con uno di essi. Non riuscendo a pagarlo, è fuggito. Alla madre hanno bruciato l’attività imprenditoriale per vendetta. Non sa dove è andato a vivere il figlio e non vuole saperlo. Lo fa per proteggerlo. Lo sente solo con telefoni usa e getta. Lei continua a vivere nello stesso quartiere dove è cresciuto il figlio e dove riceve le minacce dei criminali per il debito contratto del figlio. Sembra un altro mondo. Siamo a 10 km da San Giovanni. Non sembra di essere in un paese ricco, in una democrazia liberale.
Il Quarticciolo, invece, è l’esempio dell’abbandono pubblico - né più né meno come Tor bella monaca - e della capacità delle persone di reagire, costruendo una speranza concreta per i più poveri.
Li collaboro con un’associazione; Quarticciolo ribelle, composta da ragazzi e ragazze che, finita l’università, hanno deciso di andare a vivere in quel quartiere, cui si dedicano giorno e notte.
Anche il Quarticciolo è una nota piazza di spaccio di Roma.
Come tutti i quartieri di edilizia popolare, la povertà economica e sociale e l’abbandono del patrimonio pubblico da parte delle Istituzioni costituiscono l’humus ideale per la proliferazione della criminalità.
In quel quartiere gli spacciatori smerciano la loro roba seduti su comode sedie agli angoli delle strade, in particolare vendono crack, che trasforma i ragazzi che ne fanno uso, in zombie che girano come morti per il quartiere. È un quartiere dove la polizia di Roma capitale ha paura ad entrare e ha bisogno di un parcheggio privato per i propri poliziotti per evitare che le macchine siano vandalizzate, dove gli spacciatori minacciano gli operai delle ditte dell’Ater in occasione dei interventi per la manutenzione degli stabili, e tanto altro ancora.
I ragazzi di Quarticciolo Ribelle costruiscono, invece, giorno per giorno, un’alternativa possibile, con il loro esempio e con le loro attività.
Nel quartiere hanno realizzato una palestra popolare dove i bambini e le bambine sono seguiti, direi accuditi, e tenuti fuori da ambienti malsani.
I familiari i che non possono permetterselo, non pagano rette. Questi ragazzi, che come detto si sono soprannominati Quarticciolo Ribelle, hanno organizzato il doposcuola per i bambini.
Hanno creato, nel deserto, un ambulatorio sociale che interviene laddove lo Stato arretra.
Cercano di creare lavori, fornendo un’alternativa concreta, con un birrificio, una stamperia.
Come dicono loro, dove tutto chiude, noi apriamo.
Supportano le famiglie nei colloqui con i servizi sociali e nei colloqui scolastici.
Collaborano con l’università nell’immaginare un possibile alternativa.
Coprono buchi.
Danno ovviamente fastidio. Innanzitutto alla criminalità, che prospera laddove è maggiore il bisogno. Ma anche alle Istituzioni. Sono sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune.
Raccontano di come i prezzi delle case, sempre più insostenibili, allontano i poveri dalla loro città, trasformata in una Disneyland per ricchi e turisti.
Collaboro con associazioni scomode con problematiche insostenibili.
Perché la povertà e l’abbandono sono scomode.
È più facile costruire una cancellata, un recinto, un ghetto, per occultare la realtà che dare risposte concrete ai bisogni dei poveri.
Con tristezza infinita sono costretto a constatare che gran parte degli interventi pubblici delle Istituzioni per onorare il giubileo, nato anche per la promozione della dignità di ogni persona e per il rispetto del creato, non siano stati investiti e utilizzati per dare dignità agli abitanti più sfortunati della nostra città ma per rendere più comodi, belli e sicuri i quartieri bene della Città Santa che santa non può essere se non apre gli occhi sulle povertà diffuse che la popolano.
#roma
#giubileo
#periferie
#realtà_vs_belleparole
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yomersapiens · 10 days ago
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Pistacchione
"Branco di maledetti sfigati" penso tra me e me mentre scelgo di prendere le scale normali, quelle statiche, invece di quelle mobili. Opto per l'opzione sana e sportiva che mi permette di giudicare gli altri e la loro sedentarietà, schiavi delle macchine, pigri, larve. Io sono un uomo migliore, pieno di virtù che mi riconosco giusto un secondo prima di infilarmi in pasticceria e concedermi il più burroso cornetto ripieno al pistacchio che i soldi possono comprare.
Sono dovuto tornare in ospedale, gli occhi hanno ceduto nuovamente. Quello che mi fa ridere è che ieri ho fatto la comparsa in un film. Non era previsto. Ero al corrente di alcuni conoscenti alle prese con questo progetto “cinematografico” ma non pensavo mi avrebbero mai chiamato. Non fosse che avevano il ruolo perfetto per me. "Hai voglia di fare la comparsa e stare seduto in sala d'attesa di un ospedale?". Sembrava veramente fatto apposta. L'ho scritto non so quante volte che uno dei miei più grandi talenti è saper sfruttare i tempi morti e ora l'ho fatto davanti a una cinepresa. Mentre attoruncoli dalle dubbie capacità provavano a ripetere le loro battute io facevo il Paziente n.5, intento a leggere un libro. Un occhio più attento noterà che sto leggendo il mio stesso libro. Un piccolo easter egg che ho inserito per farmi ridere quando guarderò il film. Se gli occhi saranno ancora con me, altrimenti me lo farò raccontare.
Stamattina sono seduto per davvero in ospedale e realmente sto aspettando non che qualcuno urli "azione!" ma che mi dicano cosa fare. Dopo quasi vent'anni ancora mi costringo a non perdere la speranza e dare agli altri la possibilità di dirmi cosa fare, perché se fosse per me saprei benissimo cosa fare.
Mentre arrivava la metropolitana ho guardato lo spazio che c'è tra la motrice e i binari. Se mi butto sotto ma in aria cambio idea e mi rannicchio e mi faccio piccino piccino, riesco a sopravvivere? Riesce a passarmi sopra senza recare alcun danno? Voglio sempre calcolare che ci sia per me la possibilità di tornare indietro sui miei passi, soprattutto quando si tratta di decisioni importanti. Questi pensieri non mi spaventano più perché ho imparato a conoscermi. Sono troppo codardo per fare qualcosa di definitivo. Accetto il lento deterioramento e la fine come inevitabile conseguenza che non posso controllare e mi piace così perché adoro dare la colpa agli altri. Mi immagino a parlare con San Pietro alle porte del paradiso e dire: - Eh no, mi scusi, ma lei mi deve fare entrare, ok che sono stato per tutta la vita un egoista, bastardo e pure vigliacco, ma ha ben visto come è andata a finire, ho allontanato tutti, il mio gatto mi schifa, ho pure perso i capelli e non ho fatto tutto lo sport che ho sempre promesso di fare perché mi sono accettato così come sono e per questo sono stato punito con una morte orribile che non ho scelto! Quindi, mio caro Pietruccio, lei mi deve fare entrare, me lo merito! - Ma veramente qua leggo che la morte è stata causata da soffocamento per eccesso di cornetti al pistacchio… - Suvvia sono dettagli! - …mentre praticava il decimo atto di onanismo della giornata. - Il suo capo non le ha insegnato a perdonare?
Il regista ieri mi ha detto che sono davvero bravo a recitare quello che aspetta di venire chiamato da un dottore. Ho accettato il complimento con un certo orgoglio. Un tempo avrei dovuto combattere contro il mio egocentrismo per essere stato messo sullo sfondo invece di diventare uno dei protagonisti, probabilmente quello più sguaiato e tendente ad urlare. Invece ora guardo queste persone recitare e provarci un sacco a risultare convincenti e sono soddisfatto del mio invecchiamento che mi ha fatto scendere a compromessi con le mie aspettative.
Un giorno, dopo anni di lotta, io e le mie aspettative ci siamo seduti al tavolo e abbiamo iniziato una discussione accesa. Io continuavo a far loro presente che se certe cose non accadono e non sono mai accadute, forse allora, non è sbagliato lasciar perdere, che la speranza è l’ultima a morire quando si tratta di film o racconti per bambini, ma per noi è meglio non dico ucciderla, però farle fare una vacanza a tempo indeterminato. Le aspettative mi hanno ascoltato, anche perché, alla luce dei fatti e del continuo finire ridimensionate un po’ ne avevano le palle piene. Abbiamo trovato un accordo. Abbiamo accompagnato la speranza in aeroporto, dandole un telefono per le emergenze. Ora mi sa che è a Bali, da qualche parte in spiaggia a farsi massaggiare i lunghi capelli da un influencer senza scrupoli. Io e le mie aspettative siamo tornati a casa, abbiamo parlato dei piani futuri e trovato numerosi accordi impensabili su carriera, musica, amore, famiglia, autoerotismo. È stata una trattativa estenuante ma ci siamo riusciti. Ora hanno le dimensioni di un criceto e le ho sistemate sotto alla mia scrivania in una gabbietta piena di paglia. Sono così carine quando si svegliano e si mettono a girare sulla ruota e non vanno da nessuna parte, proprio come nella realtà. Corrono veloci veloci e la ruota gira e gira ma stanno ferme, che spreco di energie! Poi scendono dalla ruota, ci guardiamo soddisfatti e tornano in letargo.
Oggi ho preso il telefono per scrivere un messaggio alla speranza, mentre sta in spiaggia a Bali. Siccome ne ho bisogno le ho chiesto “Andrà tutto bene vero? Mi daranno una nuova terapia che finalmente funzionerà?” e niente, nessuna risposta per qualche ora. Poi si è acceso lo schermo del telefono. “Certo, certo, andrà tutto alla grande. Io invece mi sono infilata un attimo in un megacasino cioè, devi aiutarmi, magari se puoi mandarmi un po’ di soldi, devo pagare non so quanto un influencer che mi ha rifilato una marea di prodotti per capelli promettendomi che avrebbero risolto il problema della calvizie e niente, poi le cose sono sfuggite di mano, pensavo di riuscire a corcarlo di legnate da sola e invece tutti quei muscoli erano veri e non generati da una IA, ora mi ha rinchiuso nella sua cantina e se non pago non mi lascia uscire, quindi dai, in onore dei vecchi tempi, mandami uno dei criceti con banconote di piccolo taglio”.
In ospedale ancora non hanno detto il mio nome. Ancora aspetto. Lunedì tornerò in terapia, non più psicanalisi però. Normale psicologia temo. In tedesco poi. Non tanto perché sento di averne bisogno ma per riattivare il superpotere passivo aggressivo supremo che oramai non posso più usare, quello che mi faceva dire con orgoglio: “Sai, secondo me dovresti provare ad andare in terapia cioè, io ci vado, secondo me farebbe bene anche a te”. Mi manca essere snob e dire agli altri cosa fare. Adesso nessuno mi da ascolto, nemmeno sulla qualità dei cornetti al pistacchio (dato che uno di loro mi ucciderà). Si tratta solo di capire quale sarà l'ultimo. Quello di un’ora fa, o quello che mangerò non appena uscirò dall’ospedale? Chi lo sa! Suspance!
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francesca-70 · 9 months ago
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Tutto ciò che leggerete mi è stato ispirato dalla classica foto che vede Paolo e Giovanni in fraterna cospirazione...
Oggi come ieri e per sempre ritratti come simbolo di unione alla lotta contro la mafia e alla criminalità.
Enza Romeo
Ciao Paolo,
oggi 23 maggio 2023 non è l'anniversario della mia morte, oggi è il giorno che morirò di nuovo, come ormai da 31 anni.
Ogni 23 maggio alla stessa ora io, Francesca, Rocco, Antonio e Vito andremo incontro sempre allo stesso destino.
Oggi come allora e come sempre.
Fin quando, per catturare un latitante impiegheremo anni, nonostante il suo nome, nonostante la cattiva fama, nonostante il suo volto esca in tutti gli archivi di giustizia come ' ricercato pericoloso', nonostante viva per anni nello stesso 'suo' paese e curato in una clinica come, se non meglio, di un bravo cittadino italiano.
Fin quando un giudice avrà le mani legate, la bocca tappata, la famiglia minacciata.
Fin quando sentiremo che un agente di polizia, un carabiniere o un uomo della guardia di finanza si toglierà la vita senza un apparente vero motivo.
Fin quando si abbasserà la testa per ogni sopruso illegale.
Caro Paolo, amico fraterno, compagno di ideali e di lotte per la giustizia, fin quando non si metterà la parola fine all'omertà, noi non avremo un giorno di commemorazione vera, ma avremo l'ennesimo boato, l'ennesima sensazione di perdita d'aria saltando nel vuoto e ritrovandoci inerti, smembrati e privati di ogni nostro Essere.
Però caro Paolo fin quando ci saranno uomini come noi e uomini che credono in noi a tal punto di sapere cosa gli aspetta nel seguirci passo dopo passo privandosi della loro stessa vita, spero sempre in un cambiamento e che il 19 luglio per te, per Agostino, Vincenzo, Emanuela, Walter e Claudio, non ci sia l'ennesima morte, ma la commemorazione di un'anniversario di nuova vita, di nuova giustizia e di legalità infinita.
Sempre insieme
Tuo fraterno amico Giovanni.
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#23maggio1992
#23maggio2023
#GiovanniFalcone
#paoloborsellino
#legalita #giustizia
#lottacontrolamafia
#Francesca #Rocco
#Antonio #Vito
#Agostino #Vincenzo #Emanuela #Walter #Claudio
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innamoratadellenuvole · 2 months ago
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Spero che un giorno avrai la forza di lasciarmi e rifarti una vita senza di me, io continuo a provarci ma al solo pensiero di non averti più nella mia esistenza, mi sembra di morire.
Il punto è che sono una di quelle persone che è meglio tenere lontane perché sono velenose per se stesse e per chi le circonda.
Avrei voluto capirlo prima che ci conoscessimo.
Non deve essere facile stare con una che ogni due per tre cerca di lasciarti, è da stronza, lo so ma non lo faccio per cattiveria.
Il mio dovrebbe essere un ultimo atto d'amore: liberarti da me in modo che tu possa finalmente sorridere, ed un giorno avere magari una relazione sana con un'altra in cui poter fare progetti per il futuro e pian piano realizzarli davvero.
Con me non avrai mai nulla di tutto ciò, non ce la faccio.
Ma il mio egoismo ha sempre la meglio e alla fine non taglio mai tutti i nostri ponti definitivamente.
Ti chiedo scusa davvero, non sai quanto questo mi faccia sentire orribile.
So quanto è dura per te e ti sarò per sempre grata per essermi rimasto vicino tutto questo tempo nonostante tutto ma continuo a credere che questa sia una pessima decisione per te e non capisco come tu non te ne renda conto.
È talmente palese che a causa mia siamo finiti in un limbo senza via d'uscita...
E per quanto odi me stessa ed ami te, non riesco comunque a mettere il tuo benessere davanti al mio.
Ti rendi conto di quanto fa schifo la persona con cui stai amore mio? Dovresti lasciarmi anche solo per questo.
Mi sono chiesta perché rimani e la risposta non ha nulla a che vedere con l'amore.
Bensì con la paura.
È altamente probabile che tu abbia paura di staccarti da me e ricominciare tutto daccapo, da solo, e se un giorno ti innamorassi di nuovo ma non fossi ricambiato?
Hai paura che se io me ne vado, non troverai più nessuno che ti ami come ho fatto io.
Però sono certa che troveresti una persona che ti ami anche di più e meglio di quanto sia riuscita a fare io.
Sono pessima sotto qualunque punto di vista amore mio.
Spero che un giorno smetterai di accontentarti di me.
Non sarò mai in grado di diventare la donna che meriti perché è una lotta contro me stessa che non vincerò mai, tu non c'entri, io non sono adeguata per niente e per nessuno.
Dovrei stare sola fin quando non sopraggiungerà la morte, è questa la fine che merito.
Non è più autocommiserazione ma consapevolezza.
Lasciami perché io non ci riesco.
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t-annhauser · 2 months ago
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Causa ipercriosi dei piedi sono costretto a fare largo uso durante tutto il periodo invernale di stufetta elettrica (temo di essermi appena ustionato i malleoli, e questo perché mentre scrivo non sento niente, come Pinocchio davanti al fuoco), e questo largo uso di stufetta si traduce poi in consumi che vanno fatalmente a incidere sulla mia impronta carbonica. Sono attualmente impegnato in una lotta contro l'Agenzia delle Entrate (A.d.E., le anime morte) per farmi riconoscere almeno una parziale esenzione per cause mediche, ma la lotta sarà lunga e la vittoria appare più che mai incerta.
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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Contrordine compagni.
Guardate cosa hanno scritto nel loro comunicato i sindacati, pronti a scioperare contro la crisi dell’automotive. Testuale: “Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Come, scusa? Finalmente la Cgil e i sindacati hanno capito che dalla Germania al Belgio, passando per Stellantis, complice anche l’auto elettrica, la crisi delle immatricolazioni rischia di bruciare milioni di posti di lavoro. Meglio tardi che mai, certo. Ma se oggi puntano il dito contro il costo dell’energia e contro una transizione portata avanti “contro il lavoro”, beh: allora l’ipocrisia regna sovrana. Era il maggio del 2022, governo Draghi, quando la Cgil e Maurizio Landini si riunirono con Paolo Gentiloni (commissario del governo Ue ideatore del green deal) e con l’allora ministro delle mobilità sostenibili per “allearsi con gli ecologisti di fronte alla sfida dell’auto elettrica”. Diceva Giorgio Airaudo, leader della Cgil piemontese: “A noi non convince la storia per cui elettrico significhi esuberi. Un recente studio tedesco ipotizza nell’automotive un saldo a somma zero tra posti di lavoro persi e posti di lavoro creati con le nuove tecnologie delle vetture a batteria e a guida autonoma: pensiamo solo alle reti di ricarica”. S’è vista come è andata. Volksvagen potrebbe arrivare a tagliare 15mila posti di lavoro. Bmw e Mercedes lanciano allarmi. Il fornitore di batterie, la svedese Northvolt, ha annunciato licenziamenti per 1.600 lavoratori e sospenderà gli investimenti per i nuovi stabilimenti. E Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha denunciato la “riduzione della quota di mercato delle auto elettriche”. Se l’Ue non rivedrà le regole sulle emissioni, con l’addio al motore endotermico entro il 2035, il rischio - scrive Acea - è che altre famiglie restino senza la pagnotta da portare a casa. Domanda: ma era coì difficile capirlo? Domanda per Landini: quando nel 2022 preferiva le manifestazioni di Fridays for future a quelle degli operai, non poteva immaginare che l’addio al motore endotermico in così poco tempo avrebbe avvantaggiato Cina e Usa (tecnologicamente più avanti), portando al tracollo della maggiore industria del vecchio continente? Forse, quando sosteneva che le priorità della Cgil erano “la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”, non aveva compreso fino in fondo quali sarebbero state le conseguenze. Ora la sveglia è suonata, e speriamo non sia troppo tardi. E pensare che Giancarlo Giorgetti lo andava spiegando dal lontano 2021: “Vogliamo scegliere la strada della transizione ecologica? - aveva detto in tempi non sospetti - Tutto questo avrà un prezzo sociale ed economico enorme in termini di disoccupazione. Chi lavora oggi in una fabbrica di motori diesel sa perfettamente” che è condannata a morte. Landini avrebbe fatto meglio ad ascoltare il ministro, invece di Greta Thunberg.
L'ipocrisia verde di Landini, la preghiera anti-partite iva e Putin: quindi, oggi... (msn.com)
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mezzopieno-news · 4 months ago
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NASCE L’ATLANTE DEL GENOMA CANINO: UNA SVOLTA NELLA RICERCA DEI TUMORI
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Nonostante il tumore sia una delle principali cause di morte nei cani, la ricerca scientifica sul cancro canino ha un ritardo rispetto a quella umana di circa 20-25 anni. Questo divario si sta colmando grazie al sequenziamento genetico canino realizzato in Italia dal Canine Cancer Genome Atlas guidato dal professor Luca Aresu dell’Università di Torino. Come per gli esseri umani per cui ha rivoluzionato cure e trattamenti, questo Atlante “rappresenta un progresso rivoluzionario nell’oncologia comparata, offrendo una ricchezza senza precedenti di dati genetici su dieci tipi di cancro canino. Questa risorsa inestimabile, che comprende 770 casi, rivela oltre 34.000 varianti genetiche, fornendo una mappa completa della genetica del cancro canino, colmando il divario tra oncologia canina e umana” spiega Aresu.
Il CCGA fornisce ai ricercatori strumenti di visualizzazione e analisi all’avanguardia, promuovendo la collaborazione e accelerando la comprensione delle complessità molecolari del cancro e le scoperte scientifiche. Questa risorsa non solo permette di progredire all’oncologia veterinaria ma ha anche il potenziale di trasformare il trattamento del cancro umano, esemplificando il profondo impatto della genomica comparativa nella lotta contro quella che rimane la seconda causa di decesso nel mondo. L’Atlante permette di raccogliere e analizzare dati genetici su larga scala, diventando uno strumento per i ricercatori per avere una visione completa delle mutazioni cromosomiche nei tumori canini. Come gli esseri umani, i cani sviluppano tumori con caratteristiche molecolari, fenotipiche, patologiche e cliniche analoghe a quelle osservate negli esseri umani. L’Atlante è accessibile a tutta la comunità scientifica ed anche dai singoli veterinari.
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Fonte: Canine Cancer Genome Atlas; foto di Gustavo Fring
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firewalker · 6 months ago
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Ho finito Naruto
Ringrazio Amazon Prime per aver messo a disposizione Naruto e Naruto Shippuden, ci ho messo mesi per vedere tutte le... boh? Seicento? Millequattrocento? puntate dell'anime, ma ne è valsa la pena.
Qualche considerazione.
OVVIAMENTE SPOILER.
Prima di tutto, c'è una domanda che mi assilla da tempo e che ho trovato scritto da qualche parte su internet: qual è il tuo personaggio preferito? Non lo so.
Ho motivi per adorare Sasuke, Sakura, Gai, Rock Lee, Negi, Hinata, Kakashi, persino Orochimaru. I tre ninja leggendari, tutti e tre, sono stati una colonna portante di tutta la storia, inseriti magistralmente. Naruto no, paradossalmente - non so nemmeno quanto paradossalmente in realtà, mi capita spesso con i protagonisti - non è tra i miei preferiti.
Ho pianto e ho riso per mesi dietro a dei pupazzetti (come diceva mia nonna) e tutti hanno contribuito a questo.
Pain. La saga di Pain è stato il momento più alto e più devastante dal punto di vista emotivo. La morte di Jiraiya apre la saga e fa da sfondo alle vicende di Naruto che, lontano per gli allenamenti, spera in continuazione di poter far vedere all'"eremita porcello" quanto sia migliorato. Decine di puntate in cui Naruto non vede l'ora di rivederlo e lui è già morto. La lotta contro Pain e la distruzione del villaggio, la conseguente morte di Kakashi e Hinata (poi riportati in vita, ma tant'è...)... nemmeno con Kenshiro ho pianto così tanto. Credo che dopo Pain io sia pronto anche a vedere storie di tre ore di cani abbandonati e mangiati dalla fame e dagli insetti (forse no... forse). Potrei rivedere Buffy. Potrei rivedere Futurama. Piango anche ora solo a ripensarci.
Capitolo filler. Troppi. Per fortuna la maggior parte delle volte aggiungevano informazioni interessanti alla storia, ma altre volte mi veniva voglia di skippare la puntata.
Ho tifato per Hinata fino alla fine, comunque, e il matrimonio con Naruto mi ha pienamente soddisfatto.
Sono contento di averlo visto.
EDIT: nell'edizione italiana, Naruto dice in continuazione "e che cavolo" nei sottotitoli, ma mai nel doppiaggio. Era una frase che lo collega direttamente alla mamma, e secondo me era importante, e nel frangente in cui si parla della mamma si inventano un modo di dire per lei e lui che mai è stato detto prima e mai verrà detto dopo, solo per creare questo collegamento raffazzonato. Secondo me è stato un grave errore di adattamento.
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ninocom5786 · 1 year ago
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Come nacque il fascismo? Non nacque solo dal fanatismo, dal nazionalismo e dal razzismo, nacque per necessità delle classi sociali più ricche, degli aristocratici, dei nobili, degli impreditori, dei banchieri e persino dei politici liberali, democratici e conservatori.
Il fascismo nacque per sedare le lotte sociali dei lavoratori e delle lavoratrici, per irrigidire i poteri delle istituzioni borghesi e dei padroni, per stroncare il movimento operaio rivoluzionario innescato dalla rivoluzione d'ottobre in Russia.
I comunisti furono i primi a essere antifascisti e alla testa del movimento antifascista perché furono i primi e unici a denunciare la collusione delle democrazie occidentali, delle loro istituzioni, dei politici liberal democratici, dei padroni e delle banche con il fascismo perché loro braccio destro.
A quasi 80 anni dalla morte (giusta) di Mussolini, ci troviamo ancora a fare accostamenti ridicoli e inutili, a sdoganare il fascismo, a reprimere ogni lotta operaia e popolare, a censurare ogni libertà, dissenso e analisi. È tutto un mondo al contrario questo, veramente inaccettabile e stupido.
Abbiamo avuto 40 anni Democrazia Cristiana, 20 anni di Berlusconi berlusconiano, 10 anni di governi PD, ma il fascismo non è mai morto, anzj si è reincarnato prettamente nel centrodestra e nelle istituzioni della Repubblica italiana.
I fascisti sopravvivono e vivono grazie alla liberal democrazia e al profitto. E allora perché indignarsi per i saluti fascisti di Acca Larentia per poi dare armi a bande naziste e al fantoccio Zelensky in Ucraina? Perché indignarsi contro Meloni e Salvini quando sino a ieri Draghi, Conte e Renzi hanno ridotto sul lastrico lavoratori e lavoratrici?
Non tutti gli antifascisti sono comunisti, giusto, ma tutti i liberal sono antifascisti di cartone e sono persino anticomunisti. L'anticomunismo non è antifascismo perché legittima è favorisce solo il fascismo. Le 'rivoluzioni' liberali del 1989 hanno solo riabilitato i ratti fascisti che erano stati sconfitti e repressi grazie all'Armata Rossa dell'Urss. L'esercito sovietico liberò mezza Europa e i nazifasci si arresero solo dinanzi agli angloamericani per poi essere fuggiti in America o reintegrati in un nuove liberal democrazie. I sovietici invece li fucilavano.
La differenza tra fascismo e comunismo sta in tutto questo: interesse di classe e struttura economica e sociale.Accomunarli in quanto estremismi e totalitari è inaccettabile, volgare, infantile e idiota. Perciò non rompete le ⚾️⚾️ per i numeri di morti. 🤫🤐
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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La Triste Storia di Taylor Rousseau Grigg: Le Difficoltà Condivise su TikTok Prima della Sua Morte
La famosa TikToker Taylor Rousseau Grigg aveva parlato apertamente delle sue lotte personali e delle difficoltà mentali sui social media prima della sua tragica scomparsa.
La famosa TikToker Taylor Rousseau Grigg aveva parlato apertamente delle sue lotte personali e delle difficoltà mentali sui social media prima della sua tragica scomparsa. Il mondo dei social media è stato scosso dalla tragica notizia della morte della giovane Taylor Rousseau Grigg, una popolare creatrice di contenuti su TikTok. Conosciuta per i suoi video sinceri e la sua capacità di entrare in…
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colonna-durruti · 13 days ago
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ADRIANO SOFRI
Ligotti, una carriera
Si conosce bene il proprio nemico. Luigi Ligotti - si chiamava così, tutto attaccato, prima del lifting onomastico - è stato mio nemico, non avversario, nelle aule di tribunale e fuori. Così ieri, di fronte al nuovo chiassoso passo della sua carriera, quando l'ho sentito definire da Meloni "molto vicino a Prodi", e definirsi lui già del MSI, ma "di sinistra", e oggi orientato "al PD", ho potuto riderne di cuore.
Ecco i rudimenti di un uomo in carriera. Della trentina d'anni trascorsi come neofascista e responsabile del MSI nella sua provincia calabrese hanno detto i giornali. Da avvocato, la prima occasione importante gliela diede Odoardo Ascari associandolo al patrocinio di alcune famiglie delle vittime di Piazza Fontana. Ascari (1922-2011), modenese, è stato difensore o patrono di parte civile in molti dei processi politici più importanti del dopoguerra, fino a quello palermitano (e perugino) in difesa di Giulio Andreotti. "Considerato il difensore storico dell'Arma dei carabinieri", come recitava il necrologio nella sua città, fu il promotore del famigerato trasferimento del processo per la strage di Piazza Fontana alla Corte d'Assise di Catanzaro. E là, nel 1975, col giovane Ligotti, sostenne la colpevolezza degli anarchici. Carlo Arnoldi, il cui padre era morto nella strage, poi presidente dell'Associazione delle famiglie delle vittime, ha ricordato: "Io ero da quel giorno insieme a mia mamma e alle tante mamme che cominciarono a trovarsi insieme per farsi coraggio, per cercare di capire tra di noi cosa poteva essere successo, naturalmente la maggior parte delle nostre mamme erano convinte che fossero gli anarchici, anche l’avvocato che c’era stato assegnato, l’avvocato Odoardo Ascari, lui era convinto che fossero gli anarchici e che il processo nel giro di pochi anni avrebbe dato ragione, che saremmo arrivati alla verità".
Con quella premessa Ascari rappresentò, insieme a Ligotti, la parte civile per la famiglia Calabresi nel processo contro i miei compagni e me. Durante il lungo corso di quel processo Ligotti diventò l'avvocato d'elezione di parecchi dei più sontuosi "pentiti" di mafia. Forte di questa competenza, e in particolare del patrocinio di Giovanni Brusca, nel novembre 1993, durante uno dei processi d'appello per l'omicidio Calabresi, dichiarò in aula, in mia assenza, che Mauro Rostagno era stato assassinato dalla mafia di Lotta Continua. "Anche Mauro Rostagno non è morto per lupara. Non è morto per lupara: è stato fatto tacere! Sicuramente. Ma alla vigilia di un interrogatorio per questi fatti, convocato dal Giudice... Non è morto per lupara. Questa è una storia macabra, ancora da scrivere! Ma questi erano gli uomini: loro mafiosi, perché il loro linguaggio è mafioso /.../ Io dico che la causa della morte di Rostagno –è una mia supposizione- è nei fatti di questo processo, non nella comunicazione giudiziaria: perché non è morto per lupara”. Intervenne il mio difensore, Marcello Gentili: “Signor Presidente, metto a verbale che abbandono l'aula dell'udienza: il difensore di Sofri abbandona l'udienza perché l'accusa di assassinio a una presunta mafia di Lotta Continua e quindi, indirettamente, allo stesso Adriano Sofri, l'accusa di assassinio di Mauro Rostagno eccede i limiti della difesa di Parte Civile e rende insopportabile ascoltare, criticare una discussione in questi termini...”. Presidente: "Avvocato Gentili, l'avvocato Ligotti ha fatto un'affermazione e ovviamente se ne assume la sua... se ne assume la responsabilità”.
Tre anni dopo, Ligotti ci riprovò: questa volta ad assassinare Mauro era stata Chicca, la sua compagna e madre di sua figlia Maddalena: "Le due piste, quella della faida interna a Saman e quella che porta al processo Calabresi, non si escludono a vicenda. Dietro la morte di Rostagno c'è qualcosa di grosso. E la mafia non c'entra niente... Perché insistere sulla mafia? Secondo me continua il depistaggio”.
Le sue sortite gli guadagnarono un clamore comparabile a quello che si è appena procacciato con l'esposto sul caso Almasri. Ignobile com'era, la calunnia sarebbe stata sconfessata perfino dal suo cliente Giovanni Brusca, la cui testimonianza fu tra quelle che si conclusero con la condanna della mafia, la vera, per l'assassinio di Rostagno. Intanto il curriculum di Li Gotti, così rinnovato, sospinse il suo passaggio dall'estrema destra alla destra in maschera di Di Pietro e della sua Italia dei Valori, grazie alla quale entrò da sottosegretario nel governo Prodi: ciò che ha suggerito a Giorgia Meloni l'imprudente definizione.
Di recente, Ligotti si è cimentato nella imprevista difesa di famigliari delle vittime del naufragio di Cutro. Fino all'esposto che gli ha riofferto la scena. Ispirato dall'ambizione personale, o da qualche intento collettivo - ha associato alla denuncia il sottosegretario Alfredo Mantovano, responsabile della sicurezza della repubblica, quale garagista dei Falcon di Stato - nella beata ridda di interviste e biografie Li Gotti ha trovato il modo di annunciare di essere stato "della corrente di sinistra del MSI", di essere stato iscritto "automaticamente" dagli amici ad AN fino al 1998, di aver cominciato a difendere mafiosi pentiti su richiesta di Giovanni Falcone, di non aver mai incontrato Prodi ma di sentirsi oggi vicino al PD. Ha bussato.
Poche cose sono paradossali come la pretesa che Almasri sia stato scarcerato e accompagnato in Libia da un Falcon della Presidenza del Consiglio "perché è pericoloso". Schlein e colleghe e colleghi hanno premesso ai loro commenti che la questione giudiziaria non è affar loro, al contrario della questione politica. Mi auguro che se ne ricordino strettamente, dell'una e dell'altra cosa.
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elperegrinodedios · 1 year ago
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Storie ed emozioni e lezioni di vita.
Dal Grande Spirito allo Spirito Santo.
Tatanka, taverna del pellegrino, oasi di pace. 📷
Ancora ateo ma molto provato dagli eventi. Non mi ero ancora convertito, e stavo attraversando il periodo più duro della mia vita. Ma nonostante tutto avevo dei punti fermi su cui appoggiarmi e molti amici che mi sostenevano, conoscendo le cause delle mie sofferenze. Subivo ingiustizie da parte di chi invece, avrebbe dovuto aiutarmi. Le cause? Avevo acquistato un luogo che non avrei dovuto prendere io, già, faceva gola ai qualcuno dei potenti che amministravano il Comune e ad altri che in teoria avrebbero dovuto stare neutri.
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Era ridotto cosi quando l'ho acquistato io ma era al centro del paese e in più confinava con quella che si può ben vedere, un'antica chiesa del 1700 circa, ancora diroccata e sconsacrata. Divieti su divieti, ma nonostante aver dovuto rinunciare a molte delle strutture che avevo nei programmi come per esempio una piscina, alla fine questo è stato il prodotto che sono riuscito ad ultimare. Avevo due squadre in serie "A" sia maschile che femminile e i campi di calcetto erano necessari.
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Non mi fecero muovere più di cosi e non potetti più avere nessun altro permesso, nel frattempo avevano ristrutturato e riconsacrata la chiesa. E cosi, come funzionava anticamente, mi ritrovai contro Sindaco e Comune, Chiesa, clero e Belle Arti con il naturale coinvolgimento dell'arma dei carabinieri. Sindaco comunista (Peppone) prete (Don Camillo)...si voglio finire questo post con il sorriso sulle labbra pensando che è solo passato e che, seppure in tantissimi anni di soprusi, che in Italia conosciamo bene, forse proprio per tali sofferenze, io quì ci ho incontrato, conosciuto e ricevuto il Signore nel mio cuore e nella mia vita.
Nello stesso periodo dunque, iniziò la mia storia come pellegrino e mi ritrovai come d'incanto ad essere un uomo davvero felice. Avevo con me il Fratello e l'Amico come Guida, e tutte le Vie del mondo da percorrere in libertà. La vera Libertà!
-Non dovevo rinnegare niente e nessuno, io ero cresciuto come uno spirito libero e sempre dalla parte dei deboli. Amavo gli indiani fin da piccolo e odiavo le promesse non mantenute cosi come facevano i bianchi con lingua biforcuta. D'altra parte gli indiani erano un popolo spirituale, che amava e rispettava la natura gli animali e gli altri esseri umani se agivano correttamente con loro e venivano in pace e rispettavano la parola data. Traditi più volte, reagivano con forza e coraggio come le madri quando difendono i loro figli. Per non dilungarmi oltre e concludere, quel Grande Spirito era non altro che lo Spirito Santo, avevo solo cambiato il nome ma era sempre il mio Dio.
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Ma il giorno dopo l'11 Settembre però, dopo aver appreso la notizia dai Tg, anch'io come tutti feci cordoglio. Un abominio, uno vero scempio circa tremila morti, ma gli esecutori, avevano toccato la pupilla di Dio e attirato la sua ira, mentre Bush dichiarava che tutto quello non sarebbe di certo rimasto impunito. Ecco cosi come sempre i capi dichiarano le guerre dai loro comodi salotti, e gli altri vanno a morire. Perchè non andate in testa voi come si faceva una volta? Ma non succederà mai. Ecco perchè il giorno dopo, ripensando alla storia di quei popoli innocenti e sottomessi, cosi come gli indiani e in accordo, con ciò che si può leggere nelle scritture: "Ciò che l'uomo semina, quello pure raccoglierà", ho scritto questa breve poesia già pubblicata, per non dimenticare:
"Guardando e riguardando queste foto degli indiani, mi viene in mente adesso la guerra ai talebani.
La lotta al terrorismo che il mondo sta facendo si dice è cosa giusta, ma la gente sta morendo.
L'America che spara, e che colpisce forte, non se ne rende conto che semina la morte.
Or tutti che l'aiutano perchè colpita al cuore ma intanto nessun ricorda che il talebano muore.
Tu un bel giorno hai deciso e hai decimato gli indiani, con le pistole, i fucili e loro con le mani.
Che senso d'impotenza devono aver provato, hanno difeso casa e non ti avevano provocato.
Ci vivevano da sempre, era la loro terra, ma tu per bramosia gli hai dichiarato guerra.
Li hai sconfitti, sei diventato padrone, loro erano i daini, tu eri il leone e quando eri sicuro che loro erano finiti, hai detto a tutto il mondo: "Ecco a voi gli Stati Uniti".
Ora ti ricordi che quel che è fatto è reso, che senso d'impotenza provi adesso popolo leso.
Eri certo ed eri sicuro che non sarebbe mai successo, del boomerang che è tornato te ne accorgi solo adesso.
Ma tu ti puoi difendere, puoi persino attaccare, la vittoria è quasi certa, ma poi dovrai pensare,
a come vivere in futuro e a far la strada dritta o pagherai di nuovo perchè ogni cosa è scritta".
lan ✍️🖤
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ L'eliminazione fisica dei migliori è l'inevitabile contrappasso della «perfezione» del Lager, la conseguenza necessaria di un potere veramente assoluto, ab-solutus, sciolto da ogni limite. Ma uccidere i migliori, i più coraggiosi non significa soltanto ferire a morte anche la dignità dei sopravvissuti, ogni impulso a ribellarsi, bruciare ogni residuo di resistenza al sistema del Lager. Essa produce un altro effetto perverso: la resistenza non verrà più esercitata contro il sistema, ma la sua spinta viene canalizzata in una direzione diversa, assumerà soprattutto la forma della lotta tra i prigionieri. La rottura, sistematica e preventiva, della fraternità tra i deportati fa sì che la difesa della propria dignità si rovesci nel suo contrario, nel tradimento degli altri. I rituali d'ingresso hanno anche questa funzione, quella di distruggere gli schemi della vita quotidiana e del senso comune: il mondo che il nuovo arrivato trovava era indecifrabile, completamente diverso da quello che si era atteso, ancora incentrato intorno ad una nitida linea di demarcazione e contrapposizione tra «noi» e «loro», tra i perseguitati e i persecutori. Invece ci si accorgeva subito che: «il nemico era intorno ma anche dentro, il 'noi' perdeva i suoi confini, i contendenti non erano due, non si distingueva una frontiera ma molte e confuse» [Nota: P. Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986, p. 25]. E dopo poco diventava evidente che nel campo ognuno è «il Caino di suo fratello».“
Franco Cassano, L'umiltà del male, Laterza, Roma-Bari, 2011. [Libro elettronico]
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joekirby · 3 months ago
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Con leggerezza, tramite un disegno vorrei sensibilizzare la tragicità della giornata. Siamo arrivati ad un punto in cui il 25 novembre deve essere la giornata contro la violenza sulle donne.
Siamo all'assurdo.
Oltre 90 femminicidi nel 2024, di cui cinque solo nell'ultima settimana.
Di queste vittime, 77 sono state uccise in ambito familiare o affettivo e di queste 48 hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner.
Sono dati vergognosi, in quello che si crede ancora un paese civile!
Allora l'unica cosa che posso fare, oltre ad essere un uomo corretto verso donne uomini e bambini, è pubblicare il mio tributo.
Sempre un eroina, perché tutte le donne lo sono. Contemporaneamente possono essere donne, madri, mogli, amiche lavoratrici. Perciò la mia Miss Marvel che di colorato ha solo la fusciacca, con quel rosso che è il simbolo di questa lotta.
No more violence
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curiositasmundi · 1 year ago
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A beneficiare della morte di Navalny, infatti, non è certo il Cremlino, sebbene, a essere obiettivi, il tema è a dir poco spinoso e la responsabilità della sorte di Navalny, in attesa di prove, può essere comunque riconducibile al regime russo e alle condizioni di prigionia in cui versava il dissidente nel carcere siberiano di Kharp, nella Siberia del Nord. A complicare le cose ci si mette Bild che rivela che sarebbe morto «forse poco prima di una sua possibile liberazione», nell’ambito di uno scambio di detenuti tra USA, Russia e Germania.
Mentre la stampa allineata acclama Navalny come un martire, descrivendolo erroneamente come “il leader dell’opposizione” e il nemico numero uno di Putin (che non era), gli stessi media mainstream evitano accuratamente di riportarne le origini e la formazione, ignorando in maniera selettiva le sue storiche inclinazioni nazionaliste, i legami con gruppi neonazisti, i ripetuti commenti xenofobi e le estreme opinioni anti-immigrazione. Finendo per dipingere la sua biografia come quella di un liberale di centrodestra. 
Che Navalny sia stato, almeno per una parte cospicua della propria storia politica, un razzista e un suprematista è noto e lo scriveva, del resto, proprio La Stampa in un articolo dal titolo inequivocabile, pubblicato nel 2012: «Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin». Dodici anni fa, il quotidiano torinese si poteva permettere di svelare il «lato oscuro dell’Assange russo», definendo senza mezzi termini Navalny un «blogger-star», xenofoba e di estrema destra. Nell’articolo si descrivevano le sue simpatie nazionaliste e le sue «tendenze giustizialiste», sottolineando che a novembre 2006 Navalny era in prima fila alla Marcia Russa dei “rivoluzionari bianchi”, tra neonazisti e slogan anti-Caucaso.
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Nato nel 1976 in una cittadina della provincia di Mosca, fin da giovanissimo Alexei Navalny è attivo nell’opposizione russa, finché nel 2008 viene cacciato dal partito Narod (Popolo), che aveva contribuito a fondare, per affermazioni xenofobe, dopo che in un comizio aveva paragonato i caucasici a degli «scarafaggi scuri di pelle» suggerendo di adoperare «le pistole» contro di loro, visto che non sarebbe bastata la paletta per schiacciarli. Non ritrattò mai queste frasi: nel 2017, in un’intervista al The Guardian, aveva ammesso di non avere rimpianti per le sue dichiarazioni passate e giustificò il suo paragone tra migranti e scarafaggi come una «licenza artistica». Nel febbraio 2021 Amnesty International ritirò a Navalny la designazione di “prigioniero di coscienza”, per via delle sue dichiarazioni nazionaliste, ripristinandola a maggio dello stesso anno.
Riconosciuti il carisma e le innegabili qualità di leader, Washington decide di puntare su di lui, “formandolo”, in modo da renderlo più presentabile. È così che Navalny finisce nell’incubatore a stelle e a strisce e diventa un prodotto mediatico. Parte per gli USA, per un periodo di formazione all’Università di Yale, come invitato nell’esclusivo Greenberg World Fellows Program, un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei “leader globali”.
Dopo la formazione, Navalny torna in Russia profondamente cambiato: niente più comizi nazionalistici e xenofobi, inizia la lotta contro la corruzione, per i diritti umani e contro il potere di Putin. Fonda il movimento Alternativa Democratica, uno dei beneficiari, come confermato da Wikileaks, della National Endowment for Democracy (NED), un’agenzia statunitense fondata nel 1983 con l’obiettivo dichiarato di promuovere la “democrazia” all’estero. In particolare, la NED è stata fortemente attiva in Ucraina, dove ha sostenuto il colpo di Stato di piazza Maidan. La tecnica, ormai consolidata, è quella delle “rivoluzioni colorate” per fomentare una ribellione anti-governativa, in modo da indebolire lo Stato dall’interno, mentre dall’esterno cresce su di esso la pressione militare, politica ed economica. Il progetto degli aiuti internazionali in questa forma risale, infatti, all’ex presidente americano Ronald Reagan: grazie alla costituzione di una rete di associazioni non governative, il governo americano controlla attivamente dal 1981 la politica estera, senza dovere più ricorrere ai fondi neri della CIA. 
Non sono nemmeno un mistero i rapporti di Navalny con i servizi segreti occidentali: in un video del 2012, ripreso dagli agenti russi del controspionaggio, Vladimir Ashurkov, il braccio destro dell’attivista, incontra in un ristorante di Mosca William Thomas Ford, agente dell’MI6 inglese, chiedendo apertamente finanziamenti per la sua campagna politica, impegnandosi a stabilire contatti con gli oligarchi al fine di rassicurarli sulla preservazione dei loro privilegi.
Da evidenziare, anche, come i media mainstream abbiano accuratamente evitato di ricordare le condanne di Navalny per frode e appropriazione indebita, facendo passare l’idea che sia stato arrestato esclusivamente per motivi “politici”. L’attivista era stato giudicato colpevole di appropriazione indebita nel 2014 su denuncia della casa di cosmetici francese, la Yves Rocher, di cui era il referente russo. Già allora La Repubblica evocava l’esistenza di una «trama oscura», una «trappola del regime per neutralizzare un oppositore politico». All’arresto per frode seguì un lungo tira e molla di arresti domiciliari, un sospetto avvelenamento, violazioni degli arresti e di nuovo la prigione per queste violazioni. Sebbene non sia da escludere che le accuse siano state amplificate o strumentalizzate, è curioso notare come i media occidentali abbraccino, in maniera ipocrita, la pista dei complotti a corrente alternata, proponendo, nel caso di Navalny una rappresentazione unilaterale e tutt’altro che realist
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