#libri sul mistero
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"Il Mio Segreto" di Kathryn Hughes: Un Racconto di Amore e Mistero che Unisce Passato e Futuro. Recensione di Alessandria today
Un segreto del passato può cambiare per sempre il futuro: una storia emozionante che mescola ricordi, segreti e speranza.
Un segreto del passato può cambiare per sempre il futuro: una storia emozionante che mescola ricordi, segreti e speranza. Recensione Kathryn Hughes, già autrice del bestseller La Lettera, torna a emozionare i lettori con il suo romanzo “Il Mio Segreto”. Questo libro si distingue per la sua capacità di intrecciare due periodi temporali, portando il lettore a vivere un viaggio tra presente e…
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susieporta · 6 months ago
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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thegianpieromennitipolis · 7 months ago
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
PARADIGMI DELLA RAPPRESENTAZIONE
Due modi d'interpretare, non solo il tema religioso ma il proprio tempo: simbologie opposte.
Il Cristo di Piero della Francesca è una rappresentazione di onnipotenza disincantata, la forza della verità che si erge, maestosa eppure solitaria e rassegnata, lascia dietro di sé le tracce del mondo sconfitto dalla sterile condizione dell'umanità immersa nel sonno della ragione.
Risorgere potrebbe apparire inutile.
Eppure, è il segno potentissimo che rivela la radicalità della scelta, tra salvezza e morte.
Al contrario, il "Risorto" di Paolo Veronese è trionfante, posseduto dalla mistica ascesa al cielo, ormai incurante delle vicende terrene, come un dio pagano si erge al di sopra della materialità e delle miserie umane, avvolto nella luce che acceca e spaventa, mentre l'angelo sul fondo, in una scena lontana, indica alle pie donne il compimento del disegno divino.
Il primo è un Cristo messaggero che invita gli uomini a destarsi per contemplare la dualità della storia e la necessità della scelta.
Ed un Cristo che imprime la sua "auctoritas" sulla realtà terrena in una plateale, solida fissità capace di suscitare un ineluttabile moto di conversione.
Il secondo è un "redentore" che offre il mistero della sua resurrezione come implacabile superiorità del divino sull'umano, come luce sulle tenebre, come leggerezza che vince la "gravitas" dell'esistenza terrena.
Ma che guarda in alto.
E si lascia contemplare nella sua apoteosi.
Due narrazioni della cristianità, opposte, inconciliabili.
Tra la severità che accoglie e l'alterità che allontana.
- Piero della Francesca (1416-1492): "La Resurrezione",1460-1465, Museo Civico, Borgo San Sepolcro (AR) - Paolo Veronese (1528-1588): "La Resurrezione di Cristo",1570 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo
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vecchiorovere · 26 days ago
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L’oste della “Cena in Emmaus”
Il dipinto fu eseguito nell’autunno del 1601 per Ciriaco Matthei che, il 7 gennaio 1602, registrò il pagamento di 150 scudi al pittore, come si può leggere nei suoi meticolosi libri contabili. Caravaggio raffigurò i personaggi del noto racconto sacro raccolti intorno a un tavolo e il rapporto che veniva a crearsi fra loro, dopo l’improvviso riconoscimento, magistralmente reso nel repentino, indimenticabile movimento delle braccia. Ma, al di fuori del mistero religioso, in entrambe le versioni Caravaggio introdusse una figura forse meno suggestiva, un personaggio profano che, del tutto inconsapevole di quanto stesse accadendo, osservava gli altri senza comprendere cosa in effetti stesse succedendo. Era l’oste, raffigurato con una bianca cuffia sul capo, che proiettava la sua ombra sulla parete di fondo, grazie all’illuminazione proveniente dall’alto a sinistra. L'oste incarnava l’umanità che non aveva ancora occhi per vedere e capire la verità, e guardava perplesso lo strano comportamento dei due apostoli che invece riuscivano a vedere il Cristo risorto.
Immagine: Caravaggio, la “Cena in Emmaus”, 1601, olio su tela cm.139×195, dettaglio (National Gallery di Londra).
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toscanoirriverente · 6 months ago
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Quelle che vogliono l’ergastolo anche per chi fa catcalling definiscono “resistenza” le violenze di Hamas e negano le violenze sessuali sulle ragazze ebree
Non ho vinto il Pulitzer. Il Pulitzer non lo ha vinto nemmeno Mondoweiss, Jezebel, c’è stata però nei giorni scorsi una menzione speciale per gli studenti di giornalismo della Columbia che raccontano l’Instafada. Il Pulitzer lo hanno vinto anche i giornalisti che coprono la guerra a Gaza, ma non si capisce se vale anche per quelli che fanno inchieste dalla zona giorno con cucina a vista.
Non lo ha vinto, purtroppo, il sondaggio di TikTok su chi le donne preferirebbero incontrare di notte in un bosco, se un uomo o un orso. Partirei da questo. L’anno scorso in Francia c’è stata una storia per cui Le Monde non ha vinto il Pulitzer.
Un elettricista di cinquantaquattro anni per dieci anni ha sistematicamente drogato la moglie e l’ha fatta stuprare da sconosciuti. L’elettricista ha filmato e catalogato ogni stupro. Nessuno degli uomini che si è presentato a casa sua si è mai rifiutato di violentare la donna. Quando l’hanno visitata aveva quattro differenti malattie veneree. Lei non si è mai accorta di niente. E questo è il motivo per cui le donne rispondono l’orso: gli orsi non stuprano.
Probabilmente, tuttavia, se chiedessimo alle donne che manifestano per i terroristi se preferiscono l’uomo o l’orso, risponderebbero l’orso, a meno che quell’uomo non sia uno di Hamas. Questo perché Hamas ha proprio tirato una riga: ok bruciare vivi i bambini, ok tagliare a pezzi la gente, ok sputare sul corpo di una ragazza portata in parata, ok fare sondaggi su internet su quale degli ostaggi deve morire, ma per carità di Dio lo stupro no.
E insomma è successo che quelle che vogliono l’ergastolo ostativo per gli uomini che ti fischiano per strada per il grave reato di catcalling, quelle che non hanno mai avuto bisogno né di una prova né di un processo perché «ti credo, sorella», quelle che considerano come una micro aggressione l’acqua troppo calda dal parrucchiere, insomma quelle lì, hanno deciso che a un certo punto tutto l’impianto di giustizia sociale non valeva più.
La motivazione è che non puoi accettare di manifestare per qualcuno che stupra; quindi, devi dire che quello stupro non è mai successo. Se fai dell’attivismo un lavoro, se grazie a quello ci costruisci una specie di prestigio sociale, se grazie a quello vai in tv e scrivi libri, non puoi rischiare di perdere tutto: se ti piace la tua vita dovrai fare in modo di manipolare la realtà in modo che le corrisponda.
Questo succede a tutto il branco che vuole sentirsi parte di una comunità, un branco che decide che una storia è falsa solo perché non gli piace. Quando su X l’account del Pulitzer ha annunciato la vittoria del New York Times per la copertura internazionale dell’attacco di Hamas contro Israele, leggendo i commenti ho pensato che nessun editoriale potesse valere più di quello. Metà ha pensato che il Pulitzer fosse per il pezzo “Screams without words” che era l’inchiesta sugli stupri, l’altra metà si è accorta che quel pezzo non era tra i premiati e ha così convalidato la tesi che fossero tutte puttanate. Tutto questo sempre gratuitamente dalla propria zona di interesse, soggiorno con cucina a vista.
Perché la questione degli stupri è la linea da cui non si torna indietro? Per lo stesso principio dell’orso e dell’uomo. Perché i campioni che chiamano Hamas “resistenza” non possono ammettere di stare dalla parte di quelli che stuprano, nessuno lo può ammettere senza poi volersi buttare giù dalla finestra.
La psicologia delle folle ci dice che quello che si fa nella folla il singolo non lo farebbe mai. Nella massa un individuo non ha responsabilità, e quindi se tutto l’internet ti dice che quegli stupri non ci sono stati anche se hai davanti alla faccia una donna che ti dice che è stata stuprata, anche se hai davanti alla faccia lo stupratore che ammette di averlo fatto, tu continuerai a dire che quello stupro non esiste. Mai come ora spero che alla domanda «ma se un amico ti chiede di buttarti giù da un burrone, tu lo fai?» la gente risponda sì, ma giusto per dignità.
Ho guardato il film documentario “Screams before silence”. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti al 7 ottobre, ci sono quelle degli ex ostaggi, ci sono quelle dei soccorritori, ci sono i filmati degli interrogatori dei terroristi. Ci sono persone che non si conoscono e che raccontano tutte la stessa storia. C’è una ragazza che era al Nova Festival che racconta delle urla di una donna che continuava a gridare a qualcuno di fermarsi.
L’intervistatrice le chiede come facesse a sapere che la stavano stuprando. «I know what it sounds», risponde lei. Lei sa cos’è perché ogni donna sa cos’è, sa com’è, sa come suona. A questa ragazza viene poi chiesto perché avesse deciso di parlare, e lei risponde che aveva sentito persone che dicevano che non era vero niente e lei non poteva permetterlo. C’è l’interrogatorio a uno dei terroristi a cui viene chiesto cosa avesse fatto a una ragazza. Descrive come l’ha spogliata e ricorda perfettamente di che colore aveva la biancheria intima. I poliziotti gli chiedono cosa le abbia fatto, e lui risponde: «Ho dormito con lei». Poi confessa.
Se proprio non vogliamo credere alle vittime, possiamo sempre credere agli stupratori. TikTok non ha vinto il Pulitzer perché ha posto la domanda sbagliata: preferisti incontrare un orso o uno di X che commenta i Pulitzer?
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Scelti per voi
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Fonte: pixabay.com
Una piccola scelta di libri “certificati” dai bibliotecari per distrarvi nel migliore dei modi durante le vacanze. Si tratta di novità, di titoli non recentissimi ma che magari vi sono sfuggiti e meritano attenzione, e di opere da cui sono stati tratti ottimi film.
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Se non l’avete ancora letto vi consigliamo L’animale più pericoloso di Luca D’Andrea, del 2020. Ma qual è l’animale più pericoloso? Se non ci si lascia sviare dall’immagine di copertina, si può intuirlo fin dalle prime righe di questo avvincente giallo che ha come tema (argomento di scottante attualità) la salvaguardia dell’ambiente. A parte l’idea di fondo dell’adolescente rapita che ricorda il pregevole La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, la storia si dipana in maniera diversa, dalla location (le montagne della Val Pusteria), ai moventi dei crimini, allo stile, agile, moderno, mai banale. Anche il finale diverge, ma su questo, naturalmente, non sveliamo nient’altro. Rispettata in pieno l’unica regola cui i gialli dovrebbero essere sottoposti: quella di inchiodare il lettore alle pagine, fino alla conclusione.
Pare che le case di ringhiera della vecchia Milano siano una continua fonte di ispirazione per scrittori e assassini: dopo i gialli di Francesco Recami orientati sulla figura dell’ex tappezziere in pensione Amedeo Consonni, è il vice-commissario Enea Zottìa che deve occuparsi di una serie di crimini in un vecchio stabile malandato nel cuore di Milano nell’ultimo libro di Marco Polillo I delitti di corso Garibaldi. Ma le indagini ci porteranno anche a Viboldone, frazione di San Giuliano Milanese e sede di un’antica Abbazia, e all’isola di San Giulio sul lago d’Orta (ebbene sì, proprio nel luogo in cui C’era due volte il barone Lamberto!), dove le vicende, soprattutto sentimentali, dei protagonisti troveranno il loro più naturale scioglimento.
Ambientato sul lago di Como è I milanesi si innamorano il sabato di Gino Vignali, il cui titolo si ispira al famosissimo I milanesi ammazzano al sabato di Scerbanenco (da cui è stato tratto anche un film per la regia di Duccio Tessari). “Dopo la fortunata tetralogia riminese con protagonista Costanza Confalonieri Bonnet, Gino Vignali cambia atmosfere e personaggi ma mantiene intatti il tono scanzonato e il ritmo incalzante che contraddistinguono i suoi fortunati gialli. Suspense, erotismo, umorismo sono gli ingredienti vincenti di un romanzo che, giocando abilmente con dubbi e ossessioni, incertezze e desideri, incanta il lettore in un riverbero di luci e ombre. Come l’acqua del lago, quando sembra calma ma non lo è”.
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Non intendiamo certo tralasciare l’ultimo Simenon, L’orsacchiotto, anche questa opera di introspezione, di scavo profondo nella psiche umana aperto a più interpretazioni, una delle quali può essere che non è possibile mantenere sempre il controllo su tutto, anche ad altissimi livelli professionali: dopo una intera esistenza trascorsa all’insegna del più assoluto dominio di sé, una sola deroga al perfetto meccanismo esistenziale che il protagonista si è imposto può costare un prezzo inestimabile.
Torna nell’ultimo romanzo di Fabio Stassi, Notturno francese, il simpatico counselor della rigenerazione esistenziale Vince Corso, ma in questo caso, come per Simenon, l’indagine è introspettiva: un viaggio parallelo nei ricordi dell’infanzia e in treno, lungo la Costa Azzurra, terra d’origine del nostro detective-bibliofilo, trapiantato in Via Merulana. Finalmente sarà svelato il mistero del padre mai conosciuto a cui Vince indirizza cartoline nell’unico luogo che di sicuro aveva frequentato, almeno per una memorabile notte, ovvero il mitico Hotel Negresco.
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Folgorante fin dall’incipit, la lettura di Perle ai porci (il titolo originale suona: God Bless You, Mr. Rosewater, or Pearls Before Swine) rende pienamente ragione a Umberto Eco che annoverava Kurt Vonnegut tra i suoi scrittori preferiti:
Uno dei protagonisti di questa storia, storia di uomini e donne, è una grossa somma di denaro, proprio come una grossa quantità di miele potrebbe essere, correttamente, uno dei protagonisti di una storia di api.
Ironico, dissacrante, politicamente scorretto, bizzarro, surreale, a metà strada fra America di Kafka e i racconti di Carver; uno stile veloce, tagliente; un lessico moderno e spiazzante. Se poi vi affezionate a questo autore, allora vi consigliamo Ghiaccio-nove, anche questo composto in una forma originalissima che sconcerta il lettore con la sua imprevedibile fantasia che scardina completamente gli schemi narrativi tradizionali. Strutturato a brevi capitoli sullo stile del Tristram Shandy di Sterne è un libro trasgressivo, esilarante fino al demenziale, davvero “uno dei tre migliori romanzi dell’anno scritto dal più grande scrittore vivente” come lo accolse Graham Greene nel 1963, anno della pubblicazione. Una potente satira della società contemporanea, che punta in particolare alla condanna della guerra, argomento quanto mai tristemente attuale.
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Lo spaccone  di Walter Tevis è un romanzo di formazione in cui il protagonista svolge il suo “apprendistato” (come lo definisce Fabio Stassi nella prefazione all’edizione minimum fax) nelle sale da biliardo dove sbarca il lunario spennando ‘polli’ grazie al suo non comune talento. Ma la conquista della consapevolezza comporta un prezzo molto alto: la coscienza del proprio valore si paga con la perdita della libertà. Un libro con i fiocchi che non poteva non ispirare un capolavoro come il film di Robert Rossen del 1961 con un Paul Newman perfettamente incarnato nella parte di Eddie Felson, The Fast, ‘lo svelto’. A voi il piacere di scoprire le differenze (che ci sono, e anche notevoli) tra il libro e il film. Newman rivestirà lo stesso ruolo nel 1986 come mentore del giovane Tom Cruise in Il colore dei soldi, per la regia di Scorsese, sempre dal sequel di Tevis.
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Da La morte corre sul fiume di Davis Grubb è stato tratto nel 1955 per la regia di Charles Laughton un film talmente bello e originale proprio dal punto di vista tecnico da far rimpiangere che si tratti dell’unico exploit come regista da parte del celeberrimo attore britannico. Tratto da una drammatica storia vera, il romanzo si dispiega su più piani narrativi: il tema fiabesco, reso da Laughton con splendide immagini dello sfondo naturale notturno, il noir e la denuncia del fanatismo religioso. “La storia è qualcosa di più, se possibile, dei fatti che la compongono, è un’omelia nera, una lunga e cupa ballata atroce almeno quanto le filastrocche infantili che di tanto in tanto la interrompono, risuonando nel vuoto”.
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Non è una storia dell’orrore, come il precedente Dracula, che tanta popolarità diede al suo creatore, Bram Stoker: Il gioiello dalle sette stelle è soprattutto un racconto d’avventura, i cui protagonisti, sorta di Indiana Jones tra le mummie, sono morbosamente infatuati dalla passione per la storia egizia. A metà tra il romanzo gotico di stampo ottocentesco e l’egittomania molto diffusa all’epoca, tanto da influenzare anche Conan Doyle e Poe, è un romanzo piacevole e adatto come lettura per le vacanze. Tra culto della reincarnazione, sarcofagi, ricerche archeologiche, luoghi affascinanti come il misterioso Egitto e la nebbiosa Londra, abbiamo anche la possibilità di scegliere tra due finali, perché il pubblico non gradì il primo e costrinse l’autore, pare, a riscriverne uno nuovo nella seconda edizione uscita nel 1912, anno della sua morte. In questa ristampa di ABEditore del 2022 sono presenti entrambe le varianti.
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klimt7 · 2 years ago
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LA VERTIGINE DEL TEMPO
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Avere una specie di patologia: ricordare tutto, a livello visivo, sensoriale, istintivo, emozionale. Come avere un armadio a disposizione, pieno di milioni di cassetti.
In ognuno, un ricordo, uno stato d'animo, una moltitudine di immagini, e poi voci, suoni, profumi, perfino il vento pungente sulla pelle, che abbiamo sentito una mattina a nove anni, mentre aspettavamo Sorella, che tardava, su una piazza di un borgo che si chiamava Sogliano, da cui si scorgeva l'imponenza blù-lontananza, di San Marino.
Accorgersi che come persone, noi, siamo questo accumulo di sensazioni, emozioni, giorni, attimi, lampi.
Poi ti chiedi: "perchè mai sono fatto così?
A che serve, questo enorme giacimento di frammenti memorizzati?
Perchè questa smisurata sedimentazione che avviene dentro ogni singola persona?
Alcuni non se ne curano, non vi danno grande importanza.
Per altri è quasi un peso, una condanna, un disagio. Dipende dall'attenzione che prestiamo alle cose che ci accadono.
Forse deriva da quella specie di "muscolo interiore", che è detta autocoscienza.
Quanta più intensità e attenzione vi è nel sentire chi siamo e a che punto siamo, quanto più la memoria si espande e diventa nitida, infinitamente dettagliata.
Come un teleobiettivo fotografico.
Uno strumento che opera al meglio, in presenza di quella sostanza incorporea, che chiamiamo "Dolore esistenziale".
Di certo, vi è questo nella memoria: un enorme accumulo di materiali incoerenti fra loro.
E se al suo interno vi fossero perfino materiali, percezioni, stati d'animo provenienti da vite precedenti a questa?
E se, come credono in Oriente l'anima fosse destinata a vivere una moltitudine di esistenze attraverso la reincarnazione?
Ma i grandi del passato, Lucrezio, Virgilio, Dante, Manzoni, Pavese, forse anche loro si posero gli stessi interrogativi?
E cosa li spinse a scrivere?
Forse questo tipo di inquietudine universale?
La memoria, il mistero infinito che ci portiamo dentro, come strumento per conoscere il mondo, e per vivere nel quotidiano, ( oltre che per costruire la nostra coscienza individuale - le nostre radici, come individui ), a cosa serve sul lungo periodo?
E su scala collettiva cosa produce?
Libri, autobiografie, biblioteche...
Che poi, lo stesso fenomeno di Internet, lo si potrebbe leggere come la memoria collettiva dell'intera specie umana. Un contenitore, dove da più di 30 anni abbiamo cominciato a riversare il prodotto delle nostre memorie e coscienze individuali..."
Domande. Domande. Domande...
Un vortice, un capogiro
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La vertigine.
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ La giornata del libraio comincia prima delle otto, quando le commesse dei negozi torinesi attendono davanti alle saracinesche ancora abbassate sotto i portici l'arrivo dei proprietari dei negozi. Uscito dal magazzino coi pacchi dei libri adorna rapidamente il chiosco arroccato attorno a una colonna dei portici, e nell'interno del chiosco, infagottato nel cappotto, rimane fino alle otto di sera. Poco per volta il freddo gli appanna la parlantina e gli cancella le idee, la parte del volto che fuoriesce dal cappotto è diventata violacea e non bastano le regolari corse al caffè d'angolo o i due passi battuti e ribattuti attorno alla colonna di cui è virtualmente proprietario, a dargli animo. Ogni tanto una richiesta specifica lo costringe ad abbandonare il chiosco per recarsi velocemente al magazzino, e allora lascia l'incarico della sorveglianza al commesso del negozio di fronte, che come ricompensa di questo servizio si accontenta di un libro giallo al sabato sera. Quando la sera fa affluire pei portici la gente in passeggio, molti sono coloro che si fermano davanti alle file dei libri usati, disposti secondo un ordine speciale per cui i vecchi clienti sanno subito riconoscere, tra gli altri, la novità arrivata in giornata. La media del venduto, almeno riguardo i libri gialli, si aggira sui quaranta giornalieri, e ora che si avvicinano le festività natalizie il libraio risfodera i classici della letteratura. L'anno scorso vendette, nei tre giorni antecedenti il Natale, 10 Promessi sposi, 15 Fiabe dei fratelli Grimm, 40 Dumas vari e più di mille gialli pubblicati anteguerra. Infatti i gialli violenti, senza mistero, senza poliziotto prodigio, hanno poco smercio, la gente preferisce ancora i Wallace agli Spillane, le complicate storie londinesi alle noiose brutalità delle avventure poliziesche americane. Anche il commercio delle riviste clandestine aumenta vertiginosamente nelle feste, e il contrabbandiere segreto, che rifornisce il libraio almeno una volta al mese si trova nell'impossibilità di ricoprire tutte le richieste. È costui un ragazzo di appena vent'anni, riformato alla visita militare, rigoglioso e astuto, quando fa visita al magazzino col suo pacco si diverte a rendere più pesante la sua presenza al proprietario del locale, che fa di tutto per toglierselo di torno. Il ragazzo è analfabeta e magari non è che il commesso di altri individui, tuttavia la permanenza in una città severa e schiva come Torino lo ha persuaso ad essere ben vestito e pettinato. A una ultima sollecitazione del libraio se ne va senza salutare. Sono le otto e comincia la smobilitazione dei libri, che ammucchiati sulle braccia e contro lo stomaco e il ventre del figlio che sorregge immobile il peso, verranno trasferiti dal libraio e dal giovane fino al magazzino. Solo alle otto di sera il giovane universitario arriva per dare una mano al padre in faccende. Arriva in automobile, e il lavoro da fare è di breve durata. Dopo mezz'ora, tirata giù la saracinesca, i due salgono in macchina e filano via, per i viali deserti della città. “
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Brano tratto dal racconto Il lettore di seconda mano pubblicato il 4 gennaio 1955 sul settimanale “Il Mondo”, quindi raccolto in:
Giovanni Arpino, Storie dell'Italia minore, Mondadori (collana Oscar Originals), 1990; pp. 97-98.
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julias-74 · 2 years ago
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Charles Baudelaire, La morte dei poveri, da I fiori del male, 1857
La Morte consola, la Morte, ahimè, fa vivere…
Lei scopo della vita, lei speranza
Unica, elisir che tonifica e inebria
e ci dà forza d’arrivare a sera;
lei che attraverso il gelo, la neve, la tempesta
fa vibrare di luce l’orizzonte tenebroso;
lei locanda famosa di cui parlano i libri,
promessa di una sedia, di un letto, di una cena;
lei Angelo che regge con magnetiche dita
il regalo del sonno e l’estasi dei sogni
e rassetta le coperte a chi è povero e nudo,
gloria divina, mistico granaio,
capitale del povero e sua antica
patria - lei, portico che s’apre sul mistero dei Cieli!
Adriaen van de Venne (circa 1589 –1662), Dance of Death
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purplebass · 2 years ago
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Ciao, oggi mi permetto di farti una domanda anche io.
Che ne pensi di Lockwood & Co? Ti sei letta i libri? (Voglio parlare con qualcuno di questa serie🥺)
Aspettavo che qualcuno me lo chiedesse perché non seguo molti fan italiani di Lockwood 🥲 allora, la serie mi è piaciuta molto e sto incrociando le dita che lo rinnovino. I libri li ho presi tutti ma sono ancora al primo, che mi sta piacendo molto anche se ultimamente non riesco a concentrarmi sulla lettura in generale, quindi sono ferma da un po' 😭 E fino a dove ho letto (quando Lockwood & co. incontrano Kipps and gli altri in biblioteca) sono rimasta stupita dal fatto che il telefilm fosse molto fedele! Questa cosa non capita spesso e mi fa piacere che si siano impegnati nell'adattamento. I personaggi sono adorabili poi, le loro interazioni sono molto realistiche e non banali, pur essendo tutti e tre ragazzi di 15-16 anni. Poi che te lo dico a fare, io adoro le storie di fantasmi e il paranormale in generale, quindi non poteva non piacermi una serie dove ci sono entrambi e c'è anche il mistero. È davvero molto scorrevole da leggere e non vedo l'ora di continuare con i libri successivi per saperne di più sul passato di Lockwood, ad esempio... ma anche sul teschio. Il teschio è troppo divertente 😂
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persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
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I commessi della Giunti si staranno ancora chiedendo che strano genere mi piace ahah ma è difficile spiegarmi e poi chissà se gli è rimasta la curiosità di che libro cercavo di descrivergli al commesso che era convinto di aver capito i miei gusti e ha tentato di consigliarmi un libro che non ci azzeccava nulla ahah
Tutto è iniziato con mamma che ha voluto chiedere del terzo libro della saga di Tilly che cercavo tra gli scaffali inutilmente, dopodiché questo commesso mi si avvicina e cerca di sbirciare i libri che ho in mano: due fantasy per ragazzi, però mi ha raggiunta nel settore narrativa per adulti, quindi già lì era curioso di capire perché mi trovassi in quel settore con quel genere di libri in mano ahah e quindi mi chiede "che libri leggi?" E io oddio mo cosa gli rispondo, quindi con voce nasale perché raffreddata cerco di dire "spazio tra ragazzi e adulti" per non dire spazio tra bambini-ragazzi e adulti ahah, e mi sorride incuriosito per poi lasciarmi finire di guardare gli scaffali prima quello a parete in cui mi aveva colpita una ennesima copertina cute con dei libri disegnati e nel titolo la parola libreria, è diventata una fissa ultimamente e soprattutto ne sono davvero un sacco di questo genere, ma mi ritrovo a poggiarlo quasi subito per via della sintesi nella pagina interna della copertina, penso "ah l'ennesimo libro che inizia con un lutto, un locale lasciato in eredità o problemi vari stavolta un'amicizia molto particolare che non ha età ma comunque non di mio gusto o almeno credo, fatt'é che l'ho poggiato. Ho continuato a guardare lo scaffale spuntando mentalmente: quello lì l'avevo già scartato, quello l'ho in eBook e gli altri uffa tema guerra e drammi vari, mi resta solo lo scaffale basso dei romanzi rosa, mah non penso di trovare nulla qui ma non si sa mai. Sempre gli stessi e poi mi colpisce un titolo diverso finalmente! Oh stile libreria ma un magazzino dei sogni, molto interessante, uh scrittrice coreana sempre più interessante, "ti prego che non inizi con qualche disgrazia anche questo" penso mentre apro la copertina alla sinossi, leggo e esclamo a voce abbastanza alta da attirare l'attenzione di mamma "finalmente qualcosa di originale! Diverso dagli altri! Va bene questo come terzo libro da farmi regalare dalla nonna per la laurea al posto di Tilly"
Andiamo in fila per pagare quando quel commesso mi fa "vieni che ho visto che libro ti interessa e penso di sapere quale altro libro può essere di tuo interesse" io lo seguo incuriosita ed emozionata wow si è proprio così tanto interessato, lo so che vuole semplicemente vendermi un altro libro ma ero comunque adrenalinica, ci ritroviamo di nuovo nel settore ragazzi e io gli faccio ah penso di aver capito a che libro ti riferisci! E lui un po' ridendo mi guarda e dice "no mi leggi anche nel pensiero ora!" Spoiler a quanto pare no ahah visto che pensavamo a due libri lontani anni luce dall'essere lo stesso genere ahah, quindi gli spiego che l'illustratrice del libro a cui alludevo è la stessa di quelli di Tilly e che prima l'avevo visto lì solo soletto e avevo pensato "ecco a te devo ancora leggere!" E lui mi dice "ora me lo devi mostrare che sono troppo curioso", niente non lo sono riuscita a ritrovare e non ricordandomi il titolo ma solo copertina fucsia-viola, una ragazza dietro un tavolo con delle pozioni magiche e una V da qualche parte nel titolo e non ritrovandolo nemmeno su internet o nella mia lista di quelli da leggere è rimasto un mistero per il commesso curioso ahah
Nel frattempo gli avevo mollato i 3 libri già sicuri dell'acquisto per continuare a cercare quella benedetta copertina fucsia, quindi lui li va a portare in cassa perché naturalmente non fa il fattorino ahah e mentre cercavo ancora sul telefono arriva la commessa donna, che non aveva capito che la ricerca la stavo facendo per il collega e non per me e poi una volta capito ciò cerca in tutti i modi di convincermi a leggere dei fantasy proprio tanto fantasy dicendomi che lei ama i fantasy e che se è un fantasy lei sicuramente l'ha letto, ma io cerco di farle capire che si amo i fantasy ma non del genere di Harry Potter, al che naturalmente mi guarda perplessa e mi chiede delucidazioni. Io con pazienza cerco di spiegarmi: "mi piacciono fantasy realistici", altro sguardo corrucciato e perplesso, "storie di persone normali in una vita normale ma con magia". A quel punto si illumina e mi porta nel settore fantasy e horror per adulti. Io penso ok mo che ci facciamo qui, c'è solo la trilogia delle gemme qui che ho letto e mi è piaciuta, il resto tutto non dei miei gusti ma sono curiosa e quindi la lascio fare. Prende un librone dopo avermi chiesto se sono veramente una lettrice, ora capisco la domanda era riferita alla quantità di pagine, e legge il titolo mah già l'avrei scartato però dai sentiamo perché proprio questo pensa possa essere il mio genere, mi descrive la storia e se non fosse stato per l'ambientazione di un Inghilterra vittoriana e storia di ragazzi mutanti avrei detto ah hanno copiato l'Accademia del bene e del male che purtroppo non mi è piaciuto come romanzo e quindi ho abbandonato la saga già a fine primo libro, finisce di narrarmi la sinossi lasciandomi con un quesito perché giustamente no spoiler, al che penso poverina il genere non è di mio gusto ma lei è stata così gentile a narrarmi sta sinossi che dire "no, lo scarto" mi pare brutto, quindi mentendo mi limito a dire "ci penso su" lei sorride, mamma tira un sospiro di sollievo perché sentendo la trama sapeva benissimo non essere di mio gusto e andiamo a pagare, saluto e una volta uscita dal negozio mi rigiro e rileggo l'annuncio attaccato su un foglietto "cercasi libraio" forse sono stata troppo precipitosa a dire no a mamma quando me l'ha fatto notare, ci penserò su.
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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Il mercante di lana di Valeria Montaldi: Un viaggio nel Medioevo tra mistero, fede e intrighi. Recensione di Alessandria today
Un romanzo storico che intreccia sacro e profano nella Milano del XIV secolo
Un romanzo storico che intreccia sacro e profano nella Milano del XIV secolo Recensione Il mercante di lana di Valeria Montaldi è un avvincente romanzo storico ambientato nel Medioevo, che ci porta nella Milano del XIV secolo, un’epoca oscura e affascinante segnata da contrasti tra sacro e profano, superstizione e fede, potere e povertà. Al centro della vicenda c’è Thomas, un mercante di lana,…
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m2024a · 3 months ago
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Omicidio Sharon Verzeni, clamoroso: ecco l’analisi dei messaggi Le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni continuano con test del DNA sui residenti e l’analisi dei messaggi sul suo telefono. Sharon Verzeni, la barista di 33 anni assassinata a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola, continua a essere al centro di un’intensa indagine. Gli investigatori stanno esaminando attentamente i filmati delle telecamere di sicurezza della zona e analizzando i messaggi sul telefono della vittima per cercare indizi che possano portare all’identificazione dell’assassino. Nonostante gli sforzi, il colpevole rimane sconosciuto e il caso rimane avvolto nel mistero. Omicidio Sharon Verzeni, indagini in corso e alibi del compagno Le indagini sono intensificate con il test del DNA sui residenti vicini e il sequestro delle telecamere di sicurezza. Gli investigatori stanno cercando di capire se Sharon seguisse un percorso abituale durante le sue passeggiate serali e se l’assassino potesse avere conoscenze su queste abitudini. Intanto, il compagno della vittima, Sergio Ruocco, è stato nuovamente interrogato. Nonostante il suo alibi, che conferma di essere rimasto a casa, rimane sotto scrutinio. I filmati delle serate precedenti non mostrano né Sharon né Ruocco, il che solleva interrogativi su come il killer fosse a conoscenza del percorso di Sharon. I messaggi sul telefono e le ipotesi L’analisi del cellulare di Sharon ha rivelato un’attività di messaggistica nei cinquanta minuti precedenti all’omicidio, suggerendo la possibilità di un appuntamento o, più probabilmente, una trappola. Il suo telefono ha generato traffico che gli investigatori stanno cercando di collegare all’omicidio. Ruocco ha confermato che Sharon non aveva molte frequentazioni e trascorreva il tempo libero leggendo libri e raramente socializzava al di fuori del lavoro. Questo riduce le piste basate su motivi personali o litigi. Le prossime mosse investigative Mentre i carabinieri del Ros continuano a esaminare le telecamere e i Ris di Parma analizzano gli indumenti e i campioni prelevati durante l’autopsia, la squadra di Bergamo sta indagando su possibili sospetti con problemi psichiatrici e pregiudicati nella zona. Le indagini sono complesse e non hanno ancora portato a una svolta significativa, ma le nuove prove potrebbero presto chiarire i dettagli del caso.
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thegianpieromennitipolis · 9 months ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
GLI STRATI DEL TEMPO
«Fino alla nascita dei décollage, nel 1953, io facevo della pittura neo-geometrica. Avevo studiato tutti gli stili e tutti i più grandi maestri, da Kandinskij a Mondrian, da Picasso a Matisse. Poi mi trasferii per due anni negli Stati Uniti, e realizzai una mostra anche lì. Quando tornai in Italia, non volevo più dipingere, perché ero giunto alla conclusione che tutto ormai, in pittura, fosse stato fatto. Una mattina del ’53, mi trovavo nel centro di Roma, e osservavo i muri completamente tappezzati di manifesti pubblicitari lacerati. Ciò mi colpì moltissimo, e pensai: ‘Ecco le nuove immagini che io devo dare al pubblico’. Nessuno aveva mai fatto questo. Così è nato il décollage: è stata una sorta di… illuminazione zen. Allora uscivo di notte dal mio studio e rubavo i manifesti dai muri. Una sera venne a vedere i miei lavori un critico giovane e molto intelligente, un filologo, Emilio Villa. Fu entusiasta, e mi disse: ‘Tu stai inventando una nuova forma d’arte, che va al di là della pittura’. Mi invitò ad allestire una mostra con sei pittori romani sul Tevere. All’inaugurazione c’era un critico americano, il quale sostenne nella sua recensione che l’unico a proporre un nuovo messaggio ero io. Mi definì ‘neo-dadaista’.».
Con queste parole Mimmo Rotella (Catanzaro 1918 – Milano, 8 gennaio 2006) rievocava la nascita del "decollage", intuizione capace d'innovare il linguaggio artistico del secondo Novecento, inserendosi nella scia della Pop Art, dell'Informale, del Nouveau Réalisme, del NeoDada.
Tuttavia, gli schemi non raccontano.
Indicano un percorso, delle assonanze, dei richiami.
Non bastano: gli artisti fanno storia a sé.
La libertà in quegli anni convulsi è massima.
La tecnica diviene essa stessa fenomeno creativo, così prorompente da ribaltare il tradizionale rapporto tra significante e significato, fino a una semiosi inaspettata, controversa.
Eppure dotata di una poetica profonda, ammessa, come nel caso di Rotella, all'antico mistero del tempo e delle sue infinite narrazioni.
Lo "strappo" diventa scoperta.
E quanto rimane è rappresentazione artistica di un divenire che annulla le distanze, saldando passato e presente.
Suggestione del perenne.
Nascosto.
Svelato.
- Mimmo Rotella, "Europa di notte", 1961, Mumok, Vienna
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weirdesplinder · 4 months ago
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Libri per l'estate: vi segnalo alcune nuove uscite e alcune uscite non più tanto nuove riguardanti dei romanzi secondo me molto interessanti che potrete leggere sotto l'ombrellone
La casa delle orfane bianche, di Fiammetta Palpati
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Trama: Per aiutarsi reciprocamente tre donne di mezz’età decidono di ritirarsi in una casa di paese con le rispettive anziane madri, bisognose di assistenza. La convivenza, sulla carta, è un incastro perfetto: cosa c’è di meglio della rusticità dei bei tempi andati per dividere spese, pensieri, incombenze, e magari risanare quel legame intimo tra madre e figlia, di accudimento e amore, che al momento è invertito? Ma il nido si mostra assai presto per quello che è: un covo di immaturità, risentimento, egocentrismo e disperazione che sfocia in un tragicomico delirio collettivo: la casa si rivolta contro le inquiline e il loro desiderio, soffocandole tra immondizie, un cane infido e l’odore nauseabondo di una papera guasta. La situazione precipita quando arriva nella casa, teoricamente come badante, una suora fasulla e inferma, che si piazza in poltrona e pretende d’essere servita e riverita. Lo scompiglio che ne segue getta le protagoniste nello sconforto totale finché, come in ogni dramma che si rispetti, esse saranno costrette a smascherarsi, e a dichiararsi orfane bianche.
La mia opinione: libro vincitore di uno dei Premi Campiello, si distingue per l'argomento che tratta cioè le problematiche legate ai all'accudire un famigliare anziano. Tra badante o casa di riposo in questo caso tre donne decidono di unire invece le forze andando a vivere tutte e tre insieme con le rispettive madri in modo da potersi aiutare a vicenda. Questo argomento così attuale, ma spesso scabroso o di cui non si vuole parlare, qui viene trattato con molta ironia e realismo, seppure a volte sfociando nell'assurdo. Il libro sembra quasi una commedia teatrale a tratti grottesca a tratti divertente a tratti tragica, come il teatro dovrebbe essere in fondo no? Libro veramente diverso dal solito che merita una lettura a mio avviso.
Una piccola lavanderia a Yeonnam di Kim Jiyun
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Trama: Yeonnam-dong è un quartiere di Seul in perpetua trasformazione e sempre alla rincorsa dell'ultima moda. Eppure, tra locali modernissimi e temporary shop, c'è una piccola lavanderia automatica che, per alcuni abitanti della zona, rappresenta un porto sicuro in un mare di cambiamenti. Perché qui trovano luci calde, scaffali pieni di libri e profumo di caffè che si mischia a quello del bucato appena lavato. E poi, un giorno, anche un taccuino verde dimenticato chissà da chi, un taccuino che in breve tempo diventa una sorta di diario del quartiere. Da un anziano signore che non sa come ricucire il rapporto col figlio a una madre minacciata di sfratto, da una sceneggiatrice in cerca di fortuna a una ragazza incastrata nel rapporto sbagliato, tutti vedono in quel diario un'occasione per confidare gioie e dolori, delusioni e speranze. Ma non solo. A poco a poco, il taccuino diventa un mezzo con cui dare consigli, offrire conforto e aiuto, aprire il cuore a quegli sconosciuti le cui vite si sfiorano da anni ma che solo ora finalmente iniziano a intrecciarsi. Così, quando da quelle pagine emerge una vicenda più complessa e oscura delle altre, tutti daranno il loro contributo per rimettere insieme i pezzi della storia e riportare l'armonia in quel magnifico mosaico di esistenze imperfette...
La mia opinione: Poteva mancare un libro sal sapore asiatico nella mia lista? Assolutamente no, anche se non sempre amo gli autori coreani quando raccontano semplicemente delle scene di vita, li trovo un po' troppo blandi a volte, ma qui c'è anche un mistero da ricolvere a dare un poco di verve alla trama.
My Lady Jane, di Jodi Meadows, Cynthia Hand e Brodi Ashton
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Trama: Edward è il re d'Inghilterra. Ed è anche sul punto di morire, condizione non del tutto adeguata a un sedicenne che preferirebbe assaporare il suo primo bacio e non pianificare la linea di successione alla corona. Jane, o meglio Lady Jane Grey, è la cugina di Edward, ma alla vita di corte e al solo pensiero di un possibile marito preferisce immergersi tra le pagine dei suoi amati libri. Purtroppo per lei, Edward ha pensato proprio a Jane per il matrimonio che garantirà alla corona di restare in famiglia. Guildford è lo sposo prescelto, ed è un E∂ian. La sorte ha benedetto gli E∂ian (o maledetto, a seconda del punto di vista) donando loro il potere di passare da una forma umana a una animale, e Guildford trascorre le ore dall'alba al tramonto come nobile destriero. Mentre l'attrazione e la tensione saranno sempre più difficili da governare per entrambi, anche il cuore del regno sarà messo a dura prova. Con Jane sul trono, gli imprevisti e le cospirazioni sono dietro l'angolo. Peccato che nessuno abbia davvero capito che Jane è molto più della classica damigella in pericolo...
La mia opinione: questo è uno di quei casi in cui la serie tv che sta ndando ora in onda su Prime Video potrebbe essere meglio del libro, perchè il libro è veramente semplice e facile, quasi uno young adult sinceramente, mentre con l'argomento e i personaggi storici che tratta avrebbe potuto essere una romanzone fantasy storico di tutto rispetto. Il libro è un occasione mancata secondo me o meglio un libro che si è scelto di scrivere per un pubblico giovane invece di cercare di creare un romanzo per tutti....visto che la serie tv invece cerca un pubblico più ampio spero vivamente abbiano arricchito la trama e magari l'abbiano resa un tantino più complessa e interessante.
Il famiglio, di Leigh Bardugo
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Trama: In una Madrid diventata da poco capitale del Regno e pervasa dalla furia controriformistica dell'Inquisizione, la giovane Luzia Cotado, conversa orfana di entrambi i genitori, cerca di sopravvivere come meglio può, nascondendo a tutti le sue origini e, soprattutto, la sua capacità di compiere milagritos, piccole magie. Un giorno, però, la signora della casa presso la quale presta servizio si accorge del suo dono e di lì in poi la obbliga a farne sfoggio davanti ai suoi ospiti, nel patetico e disperato tentativo di migliorare la posizione sociale della sua famiglia ormai decaduta. Ma quello che inizia come un semplice divertimento per nobili fiacchi e annoiati prende ben presto una piega pericolosa perché Luzia attira l'attenzione di Antonio Pérez, ex segretario ora in disgrazia di Filippo II. Per riconquistare il favore del re, ancora provato dalla sconfitta della sua armada, Pérez decide di indire un torneo per trovare un campione che diventi l'arma decisiva nella guerra estenuante contro la regina eretica d'Inghilterra. Determinata a cogliere l'unica possibilità che la vita sembra volerle offrire per migliorare la sua condizione, Luzia si immerge in un mondo popolato da veggenti e alchimisti, bambine sante e imbroglioni, dove i confini tra magia, scienza e inganno sono tanto labili quanto incerti. Con il crescere della sua notorietà, però, aumenta di pari passo il rischio che i suoi segreti vengano scoperti. Per non finire nella morsa dell'Inquisizione, la giovane conversa dovrà quindi agire d'astuzia, accettando persino l'aiuto di un uomo misterioso temuto da tutti, Guillén Santángel, a sua volta custode di verità che potrebbero rivelarsi letali per entrambi.
La mia opinione: Qui sì che siamo davanti ad un degno romanzo fantasy storico, altro che Lady Jane di cui ho parlato sopra. Leigh Bardugo non si smentisce, sa scrivere....se solo investisse su personaggi più adulti l'amerei molto di più.
Assistente cercasi, di Hannah Nicole Maehrer
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Trama: Assistente cercasi: noto criminale di alto rango cerca un assistente leale per compiti d'ufficio non specificati e supporto per spargere caos, terrore e altre cose oscure. Richiesta discrezione. Ottima retribuzione. Con una famiglia da mantenere, avere un buon impiego è per Evie Sage una priorità. E così, quando un incidente con il più famigerato cattivo di Rennedawn si traduce in un'offerta di lavoro, lei accetta. Nessun incarico è perfetto, ovviamente, e lo è ancora meno quando hai una cotta per il tuo capo, un tipo terribile, lunatico ma innegabilmente sexy. Proprio quando si sta abituando ad assistere a scene raccapriccianti, come teste mozzate che pendono dal soffitto e bulbi oculari schiacciati sotto le scarpe, Evie sospetta che una minaccia stia aleggiando sul regno di Rennedawn. Qualcuno che vuole eliminare il Cattivo e il suo nefasto impero. E così Evie non solo deve cercare di resistere al fascino del suo capo, ma deve anche scoprire chi sta sabotando il suo lavoro... per assicurarsi di fargliela pagare
La mia opinione: romanzo semplice semplice, carino, divertente ma in modo molto ma molto prevedibile. Un romanzo leggero giusto per passare il tempo con qualche sorriso nei caldi pomeriggi d'estate, ma a volte ci vogliono pure i libri leggeri e prevedibili che danno ciò che promettono e nulla più.
Il giardino d'oro e ruggine, di Francesca Cani
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Trama: Ogni inverno la piccola e nobile Ginevra Orsini torna a Rocca Calascio e incontra il bambino di cui è innamorata. Lui è Lupo dei Lupi, un bastardo, senza famiglia, senza stirpe, buono solo per le armi. Prima di diventare grandi e separarsi, Ginevra lo induce a bere un filtro d’amore e a pronunciare un giuramento: io ti ritroverò, tu mi ritroverai. Ma a volte i desideri sono pericolosi, soprattutto quando si avverano.Passano gli anni e Ginevra è divenuta una dama, merce preziosa, mentre Lupo è solo un soldato senza cuore, con la terribile maledizione di somigliare come una goccia d’acqua a Cesare Borgia. Due mondi in conflitto, spiriti ribelli sotto il cielo lilla del Gran Sasso, dove Lupo diventerà un signore e Ginevra il suo bottino di guerra.
La mia opinione: romanzo storico romantico di stampo classico, se amate il genere questa è una nuova uscita calda calda da non perdere ambientata in Italia all'epoca delle Signorie.
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micro961 · 5 months ago
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Luca Viozzi - Il nuovo romanzo “Delitto sotto le torri 2 - Il terzo segreto”
Il commissario Salviati questa volta è alle prese con un caso intricatissimo e viene aiutato nelle indagini dalla giornalista Sonia Neri
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“Delitto sotto le torri2 - Il terzo segreto” è il nuovo romanzo dello scrittore e professore Luca Viozzi, un giallo tutto italiano che ha come sfondo il lungomare di San Benedetto del Tronto, edito dalla Giaconi Editore e acquistabile sui principali stores digitali. Il libro è il secondo capitolo delle avventure del commissario Filippo Salviati, diventando un punto fermo per gli amanti del genere giallo. Un avvincente racconto colmo di colpi di scena, intrighi, enigmi, scritto con estrema cura e ricco di dettagli che accompagneranno il lettore in un’immediata immersione emotiva e sensoriale sin dalle prime pagine. Un giallo d’altri tempi, ma con una caricata letteraria contemporanea che crea un mix di tensione e colpi di scena degni dei grandi classici della letteratura italiana e internazionale.
Il commissario si dedica alla ricerca della verità sull'omicidio di un noto personaggio del luogo. La narrazione procede attraverso capitoli brevi e incisivi, in cui si alternano momenti di tensione ad altri di riflessione, senza mai perdere di vista il filo conduttore dell'indagine.
“Il terzo segreto” è un romanzo che in verità va oltre la semplice etichetta di giallo, toccando temi come il potere, il denaro e la morte, ma anche l'arte, la religione e le tradizioni locali. Attraverso questi elementi, Luca Viozzi offre una riflessione sul bene e sul male, sul sacro e sul profano, creando un'opera che è al tempo stesso un intrigante giallo e un profondo esame della natura umana.
Scopriamo di più
Un noto direttore di banca viene trovato morto sotto un ponte vicino alla torre Gualtieri a San Benedetto del Tronto. Molti i misteri che avvolgono la vicenda legati a un passato che nessuno conosce. L’autore orchestra mistero e intrigo in un romanzo che lascia il fiato sospeso. Non è un caso semplice, tanti gli indizi e i rimandi storici legati al territorio. Curiosità e aneddoti che arricchiscono il racconto. La straordinaria capacità di Luca Viozzi di dosare colpi di scena, lusso e giochi di potere, appassiona il lettore fino all’ultima pagina. Il finale è sorprendente.
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