#libri sul mistero
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 22 days ago
Text
"L'estate delle lumache colorate" di Massimiliano Serino. Recensione di Alessandria today
"L'estate delle lumache colorate", romanzo pubblicato il 28 luglio 2024, è un’opera di Massimiliano Serino che immerge il lettore in un’indagine avvincente ambientata nel cuore della campagna piemontese.
Un’estate tra mistero, paura e crescita interiore. “L’estate delle lumache colorate”, romanzo pubblicato il 28 luglio 2024, è un’opera di Massimiliano Serino che immerge il lettore in un’indagine avvincente ambientata nel cuore della campagna piemontese. Con un sapiente intreccio di suspense, leggende locali e dinamiche umane, il libro racconta una storia che unisce il fascino del mistero con un…
0 notes
ros64 · 25 days ago
Text
From DG on FB.
Lord John Gray and his brother Lord Melton
What's on my mind? Well, mostly work. Also the Normal January Routine, which involves heavy shovel-work in my office...believe me, you don't want to know...
But in the meantime, I'm glad you've all been enjoying the last bits of Season 7. There will be a 2-week break between Ep. 715 and Ep. 716, as I'm sure you all know by now--but there is still all of Season 8 to come!
Now, _when_ Season 8 is coming is still a mystery. STARZ will doubtless unveil Season 8 (and the new "Blood of My Blood"'s first season!) in their own good time.
Meanwhile, though, I thought you might enjoy this link, given to me by Angela Hickey, proprietress of The Queen Bee's Hive. Angela is a sharp and devoted OUTLANDER fan, who often provides Really Interesting material on her website--and among the most interesting things of late are her commentaries--with Jeff Woodman, who is Lord John's voice in the Lord John audiobooks (and does a fabulous job of it! He's my favorite reader, which is saying something...)--on Season Seven.
She's just sent me a link (this is a public link; there's no charge for using it and you needn't sign up for anything) of their commentary on Ep. 715, which includes a wonderful reading by Jeff of a passage in WRITTEN IN MY OWN HEART'S BLOOD, regarding a conversation between Lord John and his brother Hal, in the wake of the Battle of Monmouth--featuring Lord John's recounting of his experiences, including being hit in the eye by Jamie Fraser, doctored by Claire, captured by the Americans...and a few other things.
If you haven't encountered Jeff's performances with the Lord John books, I recommend them highly--but either way, I'm sure you'll enjoy this one:
Ep 715 Book Bonus - Lord John Narrator, Jeff Woodman, Reads the Hal and John Tent Scene Post Monmouth --
Tumblr media
Cosa ho in mente? Beh, soprattutto lavoro. Anche la solita Routine di Gennaio, che prevede un lavoro pesante di riordino nel mio ufficio… credetemi, non volete saperlo…
Nel frattempo, però, sono felice che stiate tutti apprezzando gli ultimi episodi della Stagione 7. Ci sarà una pausa di due settimane tra l’Episodio 715 e il 716, come sicuramente saprete ormai—ma c’è ancora tutta la Stagione 8 in arrivo!
Quando arriverà la Stagione 8 è ancora un mistero. STARZ annuncerà senza dubbio la Stagione 8 (e la prima stagione del nuovo “Blood of My Blood”!) a tempo debito.
Nel frattempo, però, ho pensato che vi sarebbe piaciuto questo link, condiviso con me da Angela Hickey, proprietaria di The Queen Bee’s Hive. Angela è una fan appassionata e acuta di OUTLANDER, che spesso propone materiale davvero interessante sul suo sito—e tra le cose più intriganti di recente ci sono i suoi commenti, insieme a Jeff Woodman, che dà voce a Lord John negli audiolibri della serie Lord John (e lo fa in modo straordinario! È il mio lettore preferito, il che è tutto dire…)—sulla Stagione 7.
Angela mi ha appena inviato un link (è un link pubblico; non c’è alcun costo per utilizzarlo e non serve iscriversi a nulla) con il loro commento sull’Episodio 715, che include una splendida lettura di Jeff di un passaggio di WRITTEN IN MY OWN HEART’S BLOOD, riguardante una conversazione tra Lord John e suo fratello Hal, dopo la Battaglia di Monmouth—con il racconto di Lord John delle sue esperienze, tra cui essere stato colpito all’occhio da Jamie Fraser, curato da Claire, catturato dagli americani… e qualche altra cosa.
Se non avete mai ascoltato le interpretazioni di Jeff nei libri di Lord John, ve le consiglio vivamente—ma in ogni caso, sono sicura che vi piacerà questa:
Ep 715 Book Bonus - Il narratore di Lord John, Jeff Woodman, legge la scena nella tenda tra Hal e John dopo Monmouth
11 notes · View notes
susieporta · 9 months ago
Text
La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
27 notes · View notes
thegianpieromennitipolis · 10 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
PARADIGMI DELLA RAPPRESENTAZIONE
Due modi d'interpretare, non solo il tema religioso ma il proprio tempo: simbologie opposte.
Il Cristo di Piero della Francesca è una rappresentazione di onnipotenza disincantata, la forza della verità che si erge, maestosa eppure solitaria e rassegnata, lascia dietro di sé le tracce del mondo sconfitto dalla sterile condizione dell'umanità immersa nel sonno della ragione.
Risorgere potrebbe apparire inutile.
Eppure, è il segno potentissimo che rivela la radicalità della scelta, tra salvezza e morte.
Al contrario, il "Risorto" di Paolo Veronese è trionfante, posseduto dalla mistica ascesa al cielo, ormai incurante delle vicende terrene, come un dio pagano si erge al di sopra della materialità e delle miserie umane, avvolto nella luce che acceca e spaventa, mentre l'angelo sul fondo, in una scena lontana, indica alle pie donne il compimento del disegno divino.
Il primo è un Cristo messaggero che invita gli uomini a destarsi per contemplare la dualità della storia e la necessità della scelta.
Ed un Cristo che imprime la sua "auctoritas" sulla realtà terrena in una plateale, solida fissità capace di suscitare un ineluttabile moto di conversione.
Il secondo è un "redentore" che offre il mistero della sua resurrezione come implacabile superiorità del divino sull'umano, come luce sulle tenebre, come leggerezza che vince la "gravitas" dell'esistenza terrena.
Ma che guarda in alto.
E si lascia contemplare nella sua apoteosi.
Due narrazioni della cristianità, opposte, inconciliabili.
Tra la severità che accoglie e l'alterità che allontana.
- Piero della Francesca (1416-1492): "La Resurrezione",1460-1465, Museo Civico, Borgo San Sepolcro (AR) - Paolo Veronese (1528-1588): "La Resurrezione di Cristo",1570 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo
22 notes · View notes
lalivella · 3 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Mostro di Firenze
Il Mostro di Firenze è uno dei casi di cronaca nera più inquietanti e dibattuti della storia italiana. Si tratta di una serie di otto duplici omicidi avvenuti tra il 1968 e il 1985 nelle campagne fiorentine, ai danni di giovani coppie appartate.
Chi era il Mostro di Firenze?
L'identità del Mostro di Firenze è rimasta un mistero. Nonostante le indagini e le numerose piste seguite, non è mai stato possibile individuare con certezza l'autore o gli autori di questi efferati delitti. Nel corso degli anni, sono state avanzate diverse ipotesi, coinvolgendo personaggi di ogni tipo, da semplici cittadini a figure più o meno note dell'epoca.
Cosa sappiamo degli omicidi?
Gli omicidi erano caratterizzati da una estrema violenza e da una precisa ritualità. Le vittime venivano spesso mutilate e gli oggetti personali delle donne rubati. L'arma del delitto era quasi sempre una Beretta calibro 22.
Le indagini e i processi
Le indagini sulla vicenda sono state lunghe e tortuose, caratterizzate da numerosi colpi di scena e da una forte pressione mediatica. Nel corso degli anni, sono stati arrestati e processati diversi sospettati, ma nessuna condanna è mai stata ritenuta definitiva.
Tra i casi più noti ricordiamo quello di Pietro Pacciani, condannato in primo e secondo grado per quattro dei duplici omicidi, ma poi assolto in Cassazione per insufficienza di prove.
Perché il caso è ancora aperto?
Il caso del Mostro di Firenze rimane aperto per diversi motivi:
Mancanza di prove concrete: Nonostante le numerose indagini, non sono mai emerse prove scientifiche inconfutabili che potessero incastrare un unico responsabile.
Tante ipotesi, pochi fatti: Nel corso degli anni sono state avanzate numerose teorie, spesso contraddittorie tra loro, che hanno reso difficile ricostruire una versione univoca dei fatti.
Errore giudiziario? La condanna e successiva assoluzione di Pietro Pacciani hanno alimentato i dubbi sull'operato della giustizia e sulla possibilità che un innocente sia stato condannato.
Il Mostro di Firenze oggi
Il caso del Mostro di Firenze continua a suscitare grande interesse, sia in Italia che all'estero. Sono numerosi i libri, i documentari e gli articoli dedicati a questa vicenda, che rappresenta uno dei più grandi misteri irrisolti della cronaca nera italiana.
Avvertenza: È importante sottolineare che molte delle informazioni disponibili sul Mostro di Firenze sono basate su ipotesi e congetture. È quindi fondamentale approcciarsi a questo argomento con spirito critico e valutare attentamente le diverse fonti.
2 notes · View notes
vecchiorovere · 4 months ago
Text
Tumblr media
L’oste della “Cena in Emmaus”
Il dipinto fu eseguito nell’autunno del 1601 per Ciriaco Matthei che, il 7 gennaio 1602, registrò il pagamento di 150 scudi al pittore, come si può leggere nei suoi meticolosi libri contabili. Caravaggio raffigurò i personaggi del noto racconto sacro raccolti intorno a un tavolo e il rapporto che veniva a crearsi fra loro, dopo l’improvviso riconoscimento, magistralmente reso nel repentino, indimenticabile movimento delle braccia. Ma, al di fuori del mistero religioso, in entrambe le versioni Caravaggio introdusse una figura forse meno suggestiva, un personaggio profano che, del tutto inconsapevole di quanto stesse accadendo, osservava gli altri senza comprendere cosa in effetti stesse succedendo. Era l’oste, raffigurato con una bianca cuffia sul capo, che proiettava la sua ombra sulla parete di fondo, grazie all’illuminazione proveniente dall’alto a sinistra. L'oste incarnava l’umanità che non aveva ancora occhi per vedere e capire la verità, e guardava perplesso lo strano comportamento dei due apostoli che invece riuscivano a vedere il Cristo risorto.
Immagine: Caravaggio, la “Cena in Emmaus”, 1601, olio su tela cm.139×195, dettaglio (National Gallery di Londra).
2 notes · View notes
toscanoirriverente · 9 months ago
Text
Quelle che vogliono l’ergastolo anche per chi fa catcalling definiscono “resistenza” le violenze di Hamas e negano le violenze sessuali sulle ragazze ebree
Non ho vinto il Pulitzer. Il Pulitzer non lo ha vinto nemmeno Mondoweiss, Jezebel, c’è stata però nei giorni scorsi una menzione speciale per gli studenti di giornalismo della Columbia che raccontano l’Instafada. Il Pulitzer lo hanno vinto anche i giornalisti che coprono la guerra a Gaza, ma non si capisce se vale anche per quelli che fanno inchieste dalla zona giorno con cucina a vista.
Non lo ha vinto, purtroppo, il sondaggio di TikTok su chi le donne preferirebbero incontrare di notte in un bosco, se un uomo o un orso. Partirei da questo. L’anno scorso in Francia c’è stata una storia per cui Le Monde non ha vinto il Pulitzer.
Un elettricista di cinquantaquattro anni per dieci anni ha sistematicamente drogato la moglie e l’ha fatta stuprare da sconosciuti. L’elettricista ha filmato e catalogato ogni stupro. Nessuno degli uomini che si è presentato a casa sua si è mai rifiutato di violentare la donna. Quando l’hanno visitata aveva quattro differenti malattie veneree. Lei non si è mai accorta di niente. E questo è il motivo per cui le donne rispondono l’orso: gli orsi non stuprano.
Probabilmente, tuttavia, se chiedessimo alle donne che manifestano per i terroristi se preferiscono l’uomo o l’orso, risponderebbero l’orso, a meno che quell’uomo non sia uno di Hamas. Questo perché Hamas ha proprio tirato una riga: ok bruciare vivi i bambini, ok tagliare a pezzi la gente, ok sputare sul corpo di una ragazza portata in parata, ok fare sondaggi su internet su quale degli ostaggi deve morire, ma per carità di Dio lo stupro no.
E insomma è successo che quelle che vogliono l’ergastolo ostativo per gli uomini che ti fischiano per strada per il grave reato di catcalling, quelle che non hanno mai avuto bisogno né di una prova né di un processo perché «ti credo, sorella», quelle che considerano come una micro aggressione l’acqua troppo calda dal parrucchiere, insomma quelle lì, hanno deciso che a un certo punto tutto l’impianto di giustizia sociale non valeva più.
La motivazione è che non puoi accettare di manifestare per qualcuno che stupra; quindi, devi dire che quello stupro non è mai successo. Se fai dell’attivismo un lavoro, se grazie a quello ci costruisci una specie di prestigio sociale, se grazie a quello vai in tv e scrivi libri, non puoi rischiare di perdere tutto: se ti piace la tua vita dovrai fare in modo di manipolare la realtà in modo che le corrisponda.
Questo succede a tutto il branco che vuole sentirsi parte di una comunità, un branco che decide che una storia è falsa solo perché non gli piace. Quando su X l’account del Pulitzer ha annunciato la vittoria del New York Times per la copertura internazionale dell’attacco di Hamas contro Israele, leggendo i commenti ho pensato che nessun editoriale potesse valere più di quello. Metà ha pensato che il Pulitzer fosse per il pezzo “Screams without words” che era l’inchiesta sugli stupri, l’altra metà si è accorta che quel pezzo non era tra i premiati e ha così convalidato la tesi che fossero tutte puttanate. Tutto questo sempre gratuitamente dalla propria zona di interesse, soggiorno con cucina a vista.
Perché la questione degli stupri è la linea da cui non si torna indietro? Per lo stesso principio dell’orso e dell’uomo. Perché i campioni che chiamano Hamas “resistenza” non possono ammettere di stare dalla parte di quelli che stuprano, nessuno lo può ammettere senza poi volersi buttare giù dalla finestra.
La psicologia delle folle ci dice che quello che si fa nella folla il singolo non lo farebbe mai. Nella massa un individuo non ha responsabilità, e quindi se tutto l’internet ti dice che quegli stupri non ci sono stati anche se hai davanti alla faccia una donna che ti dice che è stata stuprata, anche se hai davanti alla faccia lo stupratore che ammette di averlo fatto, tu continuerai a dire che quello stupro non esiste. Mai come ora spero che alla domanda «ma se un amico ti chiede di buttarti giù da un burrone, tu lo fai?» la gente risponda sì, ma giusto per dignità.
Ho guardato il film documentario “Screams before silence”. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti al 7 ottobre, ci sono quelle degli ex ostaggi, ci sono quelle dei soccorritori, ci sono i filmati degli interrogatori dei terroristi. Ci sono persone che non si conoscono e che raccontano tutte la stessa storia. C’è una ragazza che era al Nova Festival che racconta delle urla di una donna che continuava a gridare a qualcuno di fermarsi.
L’intervistatrice le chiede come facesse a sapere che la stavano stuprando. «I know what it sounds», risponde lei. Lei sa cos’è perché ogni donna sa cos’è, sa com’è, sa come suona. A questa ragazza viene poi chiesto perché avesse deciso di parlare, e lei risponde che aveva sentito persone che dicevano che non era vero niente e lei non poteva permetterlo. C’è l’interrogatorio a uno dei terroristi a cui viene chiesto cosa avesse fatto a una ragazza. Descrive come l’ha spogliata e ricorda perfettamente di che colore aveva la biancheria intima. I poliziotti gli chiedono cosa le abbia fatto, e lui risponde: «Ho dormito con lei». Poi confessa.
Se proprio non vogliamo credere alle vittime, possiamo sempre credere agli stupratori. TikTok non ha vinto il Pulitzer perché ha posto la domanda sbagliata: preferisti incontrare un orso o uno di X che commenta i Pulitzer?
2 notes · View notes
Text
Scelti per voi
Tumblr media
Fonte: pixabay.com
Una piccola scelta di libri “certificati” dai bibliotecari per distrarvi nel migliore dei modi durante le vacanze. Si tratta di novità, di titoli non recentissimi ma che magari vi sono sfuggiti e meritano attenzione, e di opere da cui sono stati tratti ottimi film.
Tumblr media
Se non l’avete ancora letto vi consigliamo L’animale più pericoloso di Luca D’Andrea, del 2020. Ma qual è l’animale più pericoloso? Se non ci si lascia sviare dall’immagine di copertina, si può intuirlo fin dalle prime righe di questo avvincente giallo che ha come tema (argomento di scottante attualità) la salvaguardia dell’ambiente. A parte l’idea di fondo dell’adolescente rapita che ricorda il pregevole La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, la storia si dipana in maniera diversa, dalla location (le montagne della Val Pusteria), ai moventi dei crimini, allo stile, agile, moderno, mai banale. Anche il finale diverge, ma su questo, naturalmente, non sveliamo nient’altro. Rispettata in pieno l’unica regola cui i gialli dovrebbero essere sottoposti: quella di inchiodare il lettore alle pagine, fino alla conclusione.
Pare che le case di ringhiera della vecchia Milano siano una continua fonte di ispirazione per scrittori e assassini: dopo i gialli di Francesco Recami orientati sulla figura dell’ex tappezziere in pensione Amedeo Consonni, è il vice-commissario Enea Zottìa che deve occuparsi di una serie di crimini in un vecchio stabile malandato nel cuore di Milano nell’ultimo libro di Marco Polillo I delitti di corso Garibaldi. Ma le indagini ci porteranno anche a Viboldone, frazione di San Giuliano Milanese e sede di un’antica Abbazia, e all’isola di San Giulio sul lago d’Orta (ebbene sì, proprio nel luogo in cui C’era due volte il barone Lamberto!), dove le vicende, soprattutto sentimentali, dei protagonisti troveranno il loro più naturale scioglimento.
Ambientato sul lago di Como è I milanesi si innamorano il sabato di Gino Vignali, il cui titolo si ispira al famosissimo I milanesi ammazzano al sabato di Scerbanenco (da cui è stato tratto anche un film per la regia di Duccio Tessari). “Dopo la fortunata tetralogia riminese con protagonista Costanza Confalonieri Bonnet, Gino Vignali cambia atmosfere e personaggi ma mantiene intatti il tono scanzonato e il ritmo incalzante che contraddistinguono i suoi fortunati gialli. Suspense, erotismo, umorismo sono gli ingredienti vincenti di un romanzo che, giocando abilmente con dubbi e ossessioni, incertezze e desideri, incanta il lettore in un riverbero di luci e ombre. Come l’acqua del lago, quando sembra calma ma non lo è”.
Tumblr media
Non intendiamo certo tralasciare l’ultimo Simenon, L’orsacchiotto, anche questa opera di introspezione, di scavo profondo nella psiche umana aperto a più interpretazioni, una delle quali può essere che non è possibile mantenere sempre il controllo su tutto, anche ad altissimi livelli professionali: dopo una intera esistenza trascorsa all’insegna del più assoluto dominio di sé, una sola deroga al perfetto meccanismo esistenziale che il protagonista si è imposto può costare un prezzo inestimabile.
Torna nell’ultimo romanzo di Fabio Stassi, Notturno francese, il simpatico counselor della rigenerazione esistenziale Vince Corso, ma in questo caso, come per Simenon, l’indagine è introspettiva: un viaggio parallelo nei ricordi dell’infanzia e in treno, lungo la Costa Azzurra, terra d’origine del nostro detective-bibliofilo, trapiantato in Via Merulana. Finalmente sarà svelato il mistero del padre mai conosciuto a cui Vince indirizza cartoline nell’unico luogo che di sicuro aveva frequentato, almeno per una memorabile notte, ovvero il mitico Hotel Negresco.
Tumblr media
Folgorante fin dall’incipit, la lettura di Perle ai porci (il titolo originale suona: God Bless You, Mr. Rosewater, or Pearls Before Swine) rende pienamente ragione a Umberto Eco che annoverava Kurt Vonnegut tra i suoi scrittori preferiti:
Uno dei protagonisti di questa storia, storia di uomini e donne, è una grossa somma di denaro, proprio come una grossa quantità di miele potrebbe essere, correttamente, uno dei protagonisti di una storia di api.
Ironico, dissacrante, politicamente scorretto, bizzarro, surreale, a metà strada fra America di Kafka e i racconti di Carver; uno stile veloce, tagliente; un lessico moderno e spiazzante. Se poi vi affezionate a questo autore, allora vi consigliamo Ghiaccio-nove, anche questo composto in una forma originalissima che sconcerta il lettore con la sua imprevedibile fantasia che scardina completamente gli schemi narrativi tradizionali. Strutturato a brevi capitoli sullo stile del Tristram Shandy di Sterne è un libro trasgressivo, esilarante fino al demenziale, davvero “uno dei tre migliori romanzi dell’anno scritto dal più grande scrittore vivente” come lo accolse Graham Greene nel 1963, anno della pubblicazione. Una potente satira della società contemporanea, che punta in particolare alla condanna della guerra, argomento quanto mai tristemente attuale.
Tumblr media
Lo spaccone  di Walter Tevis è un romanzo di formazione in cui il protagonista svolge il suo “apprendistato” (come lo definisce Fabio Stassi nella prefazione all’edizione minimum fax) nelle sale da biliardo dove sbarca il lunario spennando ‘polli’ grazie al suo non comune talento. Ma la conquista della consapevolezza comporta un prezzo molto alto: la coscienza del proprio valore si paga con la perdita della libertà. Un libro con i fiocchi che non poteva non ispirare un capolavoro come il film di Robert Rossen del 1961 con un Paul Newman perfettamente incarnato nella parte di Eddie Felson, The Fast, ‘lo svelto’. A voi il piacere di scoprire le differenze (che ci sono, e anche notevoli) tra il libro e il film. Newman rivestirà lo stesso ruolo nel 1986 come mentore del giovane Tom Cruise in Il colore dei soldi, per la regia di Scorsese, sempre dal sequel di Tevis.
Tumblr media
Da La morte corre sul fiume di Davis Grubb è stato tratto nel 1955 per la regia di Charles Laughton un film talmente bello e originale proprio dal punto di vista tecnico da far rimpiangere che si tratti dell’unico exploit come regista da parte del celeberrimo attore britannico. Tratto da una drammatica storia vera, il romanzo si dispiega su più piani narrativi: il tema fiabesco, reso da Laughton con splendide immagini dello sfondo naturale notturno, il noir e la denuncia del fanatismo religioso. “La storia è qualcosa di più, se possibile, dei fatti che la compongono, è un’omelia nera, una lunga e cupa ballata atroce almeno quanto le filastrocche infantili che di tanto in tanto la interrompono, risuonando nel vuoto”.
Tumblr media
Non è una storia dell’orrore, come il precedente Dracula, che tanta popolarità diede al suo creatore, Bram Stoker: Il gioiello dalle sette stelle è soprattutto un racconto d’avventura, i cui protagonisti, sorta di Indiana Jones tra le mummie, sono morbosamente infatuati dalla passione per la storia egizia. A metà tra il romanzo gotico di stampo ottocentesco e l’egittomania molto diffusa all’epoca, tanto da influenzare anche Conan Doyle e Poe, è un romanzo piacevole e adatto come lettura per le vacanze. Tra culto della reincarnazione, sarcofagi, ricerche archeologiche, luoghi affascinanti come il misterioso Egitto e la nebbiosa Londra, abbiamo anche la possibilità di scegliere tra due finali, perché il pubblico non gradì il primo e costrinse l’autore, pare, a riscriverne uno nuovo nella seconda edizione uscita nel 1912, anno della sua morte. In questa ristampa di ABEditore del 2022 sono presenti entrambe le varianti.
Tumblr media
16 notes · View notes
klimt7 · 2 years ago
Text
Tumblr media
LA VERTIGINE DEL TEMPO
.
Avere una specie di patologia: ricordare tutto, a livello visivo, sensoriale, istintivo, emozionale. Come avere un armadio a disposizione, pieno di milioni di cassetti.
In ognuno, un ricordo, uno stato d'animo, una moltitudine di immagini, e poi voci, suoni, profumi, perfino il vento pungente sulla pelle, che abbiamo sentito una mattina a nove anni, mentre aspettavamo Sorella, che tardava, su una piazza di un borgo che si chiamava Sogliano, da cui si scorgeva l'imponenza blù-lontananza, di San Marino.
Accorgersi che come persone, noi, siamo questo accumulo di sensazioni, emozioni, giorni, attimi, lampi.
Poi ti chiedi: "perchè mai sono fatto così?
A che serve, questo enorme giacimento di frammenti memorizzati?
Perchè questa smisurata sedimentazione che avviene dentro ogni singola persona?
Alcuni non se ne curano, non vi danno grande importanza.
Per altri è quasi un peso, una condanna, un disagio. Dipende dall'attenzione che prestiamo alle cose che ci accadono.
Forse deriva da quella specie di "muscolo interiore", che è detta autocoscienza.
Quanta più intensità e attenzione vi è nel sentire chi siamo e a che punto siamo, quanto più la memoria si espande e diventa nitida, infinitamente dettagliata.
Come un teleobiettivo fotografico.
Uno strumento che opera al meglio, in presenza di quella sostanza incorporea, che chiamiamo "Dolore esistenziale".
Di certo, vi è questo nella memoria: un enorme accumulo di materiali incoerenti fra loro.
E se al suo interno vi fossero perfino materiali, percezioni, stati d'animo provenienti da vite precedenti a questa?
E se, come credono in Oriente l'anima fosse destinata a vivere una moltitudine di esistenze attraverso la reincarnazione?
Ma i grandi del passato, Lucrezio, Virgilio, Dante, Manzoni, Pavese, forse anche loro si posero gli stessi interrogativi?
E cosa li spinse a scrivere?
Forse questo tipo di inquietudine universale?
La memoria, il mistero infinito che ci portiamo dentro, come strumento per conoscere il mondo, e per vivere nel quotidiano, ( oltre che per costruire la nostra coscienza individuale - le nostre radici, come individui ), a cosa serve sul lungo periodo?
E su scala collettiva cosa produce?
Libri, autobiografie, biblioteche...
Che poi, lo stesso fenomeno di Internet, lo si potrebbe leggere come la memoria collettiva dell'intera specie umana. Un contenitore, dove da più di 30 anni abbiamo cominciato a riversare il prodotto delle nostre memorie e coscienze individuali..."
Domande. Domande. Domande...
Un vortice, un capogiro
.
La vertigine.
.
Tumblr media
.
.
.
.
9 notes · View notes
julias-74 · 2 years ago
Text
Charles Baudelaire, La morte dei poveri, da I fiori del male, 1857
La Morte consola, la Morte, ahimè, fa vivere…
Lei scopo della vita, lei speranza
Unica, elisir che tonifica e inebria
e ci dà forza d’arrivare a sera;
lei che attraverso il gelo, la neve, la tempesta
fa vibrare di luce l’orizzonte tenebroso;
lei locanda famosa di cui parlano i libri,
promessa di una sedia, di un letto, di una cena;
lei Angelo che regge con magnetiche dita
il regalo del sonno e l’estasi dei sogni
e rassetta le coperte a chi è povero e nudo,
gloria divina, mistico granaio,
capitale del povero e sua antica
patria - lei, portico che s’apre sul mistero dei Cieli!
Adriaen van de Venne (circa 1589 –1662), Dance of Death
Tumblr media
6 notes · View notes
purplebass · 2 years ago
Note
Ciao, oggi mi permetto di farti una domanda anche io.
Che ne pensi di Lockwood & Co? Ti sei letta i libri? (Voglio parlare con qualcuno di questa serie🥺)
Aspettavo che qualcuno me lo chiedesse perché non seguo molti fan italiani di Lockwood 🥲 allora, la serie mi è piaciuta molto e sto incrociando le dita che lo rinnovino. I libri li ho presi tutti ma sono ancora al primo, che mi sta piacendo molto anche se ultimamente non riesco a concentrarmi sulla lettura in generale, quindi sono ferma da un po' 😭 E fino a dove ho letto (quando Lockwood & co. incontrano Kipps and gli altri in biblioteca) sono rimasta stupita dal fatto che il telefilm fosse molto fedele! Questa cosa non capita spesso e mi fa piacere che si siano impegnati nell'adattamento. I personaggi sono adorabili poi, le loro interazioni sono molto realistiche e non banali, pur essendo tutti e tre ragazzi di 15-16 anni. Poi che te lo dico a fare, io adoro le storie di fantasmi e il paranormale in generale, quindi non poteva non piacermi una serie dove ci sono entrambi e c'è anche il mistero. È davvero molto scorrevole da leggere e non vedo l'ora di continuare con i libri successivi per saperne di più sul passato di Lockwood, ad esempio... ma anche sul teschio. Il teschio è troppo divertente 😂
2 notes · View notes
pier-carlo-universe · 1 month ago
Text
La Locanda del Giallo: misteri e ironia nel nuovo romanzo di Gaia Conventi. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra enigmi, personaggi eccentrici e atmosfere avvincenti in un giallo unico nel suo genere.
Un viaggio tra enigmi, personaggi eccentrici e atmosfere avvincenti in un giallo unico nel suo genere. Trama e temi principali. “La Locanda del Giallo” è il nuovo romanzo di Gaia Conventi, un’opera che unisce il fascino del giallo classico con un’ironia fresca e brillante. Ambientato in una locanda dall’atmosfera retrò, il libro segue le vicende di un gruppo di personaggi tanto peculiari quanto…
0 notes
persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
Text
I commessi della Giunti si staranno ancora chiedendo che strano genere mi piace ahah ma è difficile spiegarmi e poi chissà se gli è rimasta la curiosità di che libro cercavo di descrivergli al commesso che era convinto di aver capito i miei gusti e ha tentato di consigliarmi un libro che non ci azzeccava nulla ahah
Tutto è iniziato con mamma che ha voluto chiedere del terzo libro della saga di Tilly che cercavo tra gli scaffali inutilmente, dopodiché questo commesso mi si avvicina e cerca di sbirciare i libri che ho in mano: due fantasy per ragazzi, però mi ha raggiunta nel settore narrativa per adulti, quindi già lì era curioso di capire perché mi trovassi in quel settore con quel genere di libri in mano ahah e quindi mi chiede "che libri leggi?" E io oddio mo cosa gli rispondo, quindi con voce nasale perché raffreddata cerco di dire "spazio tra ragazzi e adulti" per non dire spazio tra bambini-ragazzi e adulti ahah, e mi sorride incuriosito per poi lasciarmi finire di guardare gli scaffali prima quello a parete in cui mi aveva colpita una ennesima copertina cute con dei libri disegnati e nel titolo la parola libreria, è diventata una fissa ultimamente e soprattutto ne sono davvero un sacco di questo genere, ma mi ritrovo a poggiarlo quasi subito per via della sintesi nella pagina interna della copertina, penso "ah l'ennesimo libro che inizia con un lutto, un locale lasciato in eredità o problemi vari stavolta un'amicizia molto particolare che non ha età ma comunque non di mio gusto o almeno credo, fatt'é che l'ho poggiato. Ho continuato a guardare lo scaffale spuntando mentalmente: quello lì l'avevo già scartato, quello l'ho in eBook e gli altri uffa tema guerra e drammi vari, mi resta solo lo scaffale basso dei romanzi rosa, mah non penso di trovare nulla qui ma non si sa mai. Sempre gli stessi e poi mi colpisce un titolo diverso finalmente! Oh stile libreria ma un magazzino dei sogni, molto interessante, uh scrittrice coreana sempre più interessante, "ti prego che non inizi con qualche disgrazia anche questo" penso mentre apro la copertina alla sinossi, leggo e esclamo a voce abbastanza alta da attirare l'attenzione di mamma "finalmente qualcosa di originale! Diverso dagli altri! Va bene questo come terzo libro da farmi regalare dalla nonna per la laurea al posto di Tilly"
Andiamo in fila per pagare quando quel commesso mi fa "vieni che ho visto che libro ti interessa e penso di sapere quale altro libro può essere di tuo interesse" io lo seguo incuriosita ed emozionata wow si è proprio così tanto interessato, lo so che vuole semplicemente vendermi un altro libro ma ero comunque adrenalinica, ci ritroviamo di nuovo nel settore ragazzi e io gli faccio ah penso di aver capito a che libro ti riferisci! E lui un po' ridendo mi guarda e dice "no mi leggi anche nel pensiero ora!" Spoiler a quanto pare no ahah visto che pensavamo a due libri lontani anni luce dall'essere lo stesso genere ahah, quindi gli spiego che l'illustratrice del libro a cui alludevo è la stessa di quelli di Tilly e che prima l'avevo visto lì solo soletto e avevo pensato "ecco a te devo ancora leggere!" E lui mi dice "ora me lo devi mostrare che sono troppo curioso", niente non lo sono riuscita a ritrovare e non ricordandomi il titolo ma solo copertina fucsia-viola, una ragazza dietro un tavolo con delle pozioni magiche e una V da qualche parte nel titolo e non ritrovandolo nemmeno su internet o nella mia lista di quelli da leggere è rimasto un mistero per il commesso curioso ahah
Nel frattempo gli avevo mollato i 3 libri già sicuri dell'acquisto per continuare a cercare quella benedetta copertina fucsia, quindi lui li va a portare in cassa perché naturalmente non fa il fattorino ahah e mentre cercavo ancora sul telefono arriva la commessa donna, che non aveva capito che la ricerca la stavo facendo per il collega e non per me e poi una volta capito ciò cerca in tutti i modi di convincermi a leggere dei fantasy proprio tanto fantasy dicendomi che lei ama i fantasy e che se è un fantasy lei sicuramente l'ha letto, ma io cerco di farle capire che si amo i fantasy ma non del genere di Harry Potter, al che naturalmente mi guarda perplessa e mi chiede delucidazioni. Io con pazienza cerco di spiegarmi: "mi piacciono fantasy realistici", altro sguardo corrucciato e perplesso, "storie di persone normali in una vita normale ma con magia". A quel punto si illumina e mi porta nel settore fantasy e horror per adulti. Io penso ok mo che ci facciamo qui, c'è solo la trilogia delle gemme qui che ho letto e mi è piaciuta, il resto tutto non dei miei gusti ma sono curiosa e quindi la lascio fare. Prende un librone dopo avermi chiesto se sono veramente una lettrice, ora capisco la domanda era riferita alla quantità di pagine, e legge il titolo mah già l'avrei scartato però dai sentiamo perché proprio questo pensa possa essere il mio genere, mi descrive la storia e se non fosse stato per l'ambientazione di un Inghilterra vittoriana e storia di ragazzi mutanti avrei detto ah hanno copiato l'Accademia del bene e del male che purtroppo non mi è piaciuto come romanzo e quindi ho abbandonato la saga già a fine primo libro, finisce di narrarmi la sinossi lasciandomi con un quesito perché giustamente no spoiler, al che penso poverina il genere non è di mio gusto ma lei è stata così gentile a narrarmi sta sinossi che dire "no, lo scarto" mi pare brutto, quindi mentendo mi limito a dire "ci penso su" lei sorride, mamma tira un sospiro di sollievo perché sentendo la trama sapeva benissimo non essere di mio gusto e andiamo a pagare, saluto e una volta uscita dal negozio mi rigiro e rileggo l'annuncio attaccato su un foglietto "cercasi libraio" forse sono stata troppo precipitosa a dire no a mamma quando me l'ha fatto notare, ci penserò su.
2 notes · View notes
unmatto · 26 days ago
Text
Ognuno per sé e dio contro tutti, Werner Herzog
“Per mia fortuna aveva visto alcuni dei miei film e si limitò semplicemente a dare l’ordine: “Fate entrare quel pazzo con la macchina fotografica”.”
“Avevo trovato la mia voce.”
“Il momento più toccante mi venne raccontato in seguito da mia nonna. Verso gli ultimi anni della sua vita, Rudolf non la riconosceva più e si rivolgeva a lei chiamandola “gentile signora”. A una cena si presentò insolitamente formale, in giacca e cravatta. Dopo l’antipasto, ripiegò con cura il suo tovagliolo, allineò ordinatamente le posate accanto al piatto e si alzò. “Gentile signora,” disse con un inchino, “se non fossi già sposato, le chiederei la mano”.”
“La libertà di potermi dedicare tranquillamente alla mia creatività.”
“Ancora oggi riesco a imparare qualcosa soltanto dai film di pessima qualità. Quelli buoni, li guardo sempre come li guardavo all’inizio. I capolavori, anche dopo averli visti più di una volta, rimangono per me sempre un mistero.”
“Non persi neanche un secondo a sentirmi offeso. Pensai: questi sono dei cretini che non capiscono niente.”
“Imparai le basi del cinema da circa trenta o quaranta pagine di un’enciclopedia sulla radio, la televisione e il cinema nel giro di una settimana, e sono tuttora dell’idea che non ci sia bisogno di conoscere altro. È come imparare a scrivere a macchina, ma non si diventa scrittori o poeti studiando letteratura.”
“Mi venne estratto un dente senza anestesia. Non ero masochista, rientrava nel mio modo di vedere il mondo e di vivere la vita.”
“Per fortuna, quando lavoravo nella giungla, avevo l’abitudine di portare con me uno shampoo particolarmente buono e il sapone migliore, perché lavarsi in un fiume e avere un buon profumo addosso aiuta, proprio in un posto del genere, ad accrescere il senso di autostima. Barattai quindi shampoo e sapone al mercato di Iquitos per tre chili di riso, con cui tirai avanti per le tre settimane successive.”
“Come è possibile qualcosa di inimmaginabile?”
“Provando un forte disagio nel vedere come vengono gestite le scuole di cinema un po’ in tutto il mondo, ho fondato la Rogue Film School, un progetto alternativo, una scuola antisistema, dove le uniche due cose che insegno sono come falsificare documenti e come scassinare le serrature.”
“Mi raccontò che quando andava a scuola in Siberia–aveva solo quindici anni–aveva copiato a mano di nascosto dei libri che erano vietati nell’Unione Sovietica per poi farli circolare clandestinamente tra gli amici. Aveva copiato tutto Il maestro e Margherita di Bulgakov e il primo libro di Solženicyn, Un giorno nella vita di Ivan Denisovič. Quella serata fu indimenticabile. Capii immediatamente, senza indugi, che quella era la donna con la quale desideravo vivere.”
“Questa volta, però, volevo fare tutto come si deve. Tornai a Vienna dove, formalmente, ero ancora sposato, anche se io e mia moglie non vivevamo più insieme. Misi in ordine la casa e rinunciai a tutto ciò che possedevo materialmente. Tornai negli Stati Uniti senza bagagli, niente. Volevo ricominciare tutto da zero. Stavo già passando il controllo dei passaporti e della dogana quando improvvisamente un funzionario mi richiamò, chiedendomi dove fosse il mio bagaglio e se per caso non l’avessi dimenticato sul nastro trasportatore. Il fatto che non avessi nulla con me mi fece passare subito per un individuo sospetto, visto che se avessi avuto una bomba, l’avrei sicuramente lasciata girare tranquillamente sul nastro trasportatore. Risposi che non avevo un bagaglio. L’ufficiale mi disse che in ventidue anni di servizio quella era la prima volta che vedeva un viaggiatore arrivare da un altro continente senza bagagli, al massimo qualcuno era arrivato soltanto con una borsa o una valigetta. Per pura stupidità, o più probabilmente per impressionarlo, misi la mano nella tasca della giacca e gli mostrai il mio spazzolino da denti, con la conseguenza che, per le successive sei ore e mezza, fui sottoposto a un interrogatorio e a tutta una serie di ricerche su un mio possibile trascorso criminale. Spiegai che avevo trovato la donna della mia vita e che volevo solo essere me stesso, senza status, senza proprietà, senza niente, addirittura senza sapere se lei mi avrebbe accettato. Mi fecero passare.”
“Quanto sono veri i nostri ricordi?”
“Ho sempre cercato di avviare un dibattito pubblico con i rappresentanti del cosiddetto Cinéma Vérité, che rivendicano la verità dei cosiddetti documentari. Essi sostengono che l’autore di un film deve scomparire completamente, deve essere come una mosca sul muro. Se così fosse, allora le riprese delle telecamere di una banca sarebbero il caso ideale di riprese cinematografiche. Io non voglio essere una mosca, voglio essere un calabrone che punge.”
“Quando mi rado la barba mi guardo allo specchio perché sto attento a non tagliarmi, ma mi concentro solo sulla mia guancia, il resto non lo considero. Ancora oggi non saprei dire con certezza di che colore sono i miei occhi.”
“Le persone che abbracciano gli alberi mi sono profondamente sospette.”
0 notes
thegianpieromennitipolis · 1 year ago
Text
Tumblr media
Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
GLI STRATI DEL TEMPO
«Fino alla nascita dei décollage, nel 1953, io facevo della pittura neo-geometrica. Avevo studiato tutti gli stili e tutti i più grandi maestri, da Kandinskij a Mondrian, da Picasso a Matisse. Poi mi trasferii per due anni negli Stati Uniti, e realizzai una mostra anche lì. Quando tornai in Italia, non volevo più dipingere, perché ero giunto alla conclusione che tutto ormai, in pittura, fosse stato fatto. Una mattina del ’53, mi trovavo nel centro di Roma, e osservavo i muri completamente tappezzati di manifesti pubblicitari lacerati. Ciò mi colpì moltissimo, e pensai: ‘Ecco le nuove immagini che io devo dare al pubblico’. Nessuno aveva mai fatto questo. Così è nato il décollage: è stata una sorta di… illuminazione zen. Allora uscivo di notte dal mio studio e rubavo i manifesti dai muri. Una sera venne a vedere i miei lavori un critico giovane e molto intelligente, un filologo, Emilio Villa. Fu entusiasta, e mi disse: ‘Tu stai inventando una nuova forma d’arte, che va al di là della pittura’. Mi invitò ad allestire una mostra con sei pittori romani sul Tevere. All’inaugurazione c’era un critico americano, il quale sostenne nella sua recensione che l’unico a proporre un nuovo messaggio ero io. Mi definì ‘neo-dadaista’.».
Con queste parole Mimmo Rotella (Catanzaro 1918 – Milano, 8 gennaio 2006) rievocava la nascita del "decollage", intuizione capace d'innovare il linguaggio artistico del secondo Novecento, inserendosi nella scia della Pop Art, dell'Informale, del Nouveau Réalisme, del NeoDada.
Tuttavia, gli schemi non raccontano.
Indicano un percorso, delle assonanze, dei richiami.
Non bastano: gli artisti fanno storia a sé.
La libertà in quegli anni convulsi è massima.
La tecnica diviene essa stessa fenomeno creativo, così prorompente da ribaltare il tradizionale rapporto tra significante e significato, fino a una semiosi inaspettata, controversa.
Eppure dotata di una poetica profonda, ammessa, come nel caso di Rotella, all'antico mistero del tempo e delle sue infinite narrazioni.
Lo "strappo" diventa scoperta.
E quanto rimane è rappresentazione artistica di un divenire che annulla le distanze, saldando passato e presente.
Suggestione del perenne.
Nascosto.
Svelato.
- Mimmo Rotella, "Europa di notte", 1961, Mumok, Vienna
Tumblr media Tumblr media
12 notes · View notes
scienza-magia · 1 month ago
Text
Il carattere oscuro delle profezie di Nostradamus
Tumblr media
Nel 1503 nacque in Francia l’astrologo e medico Nostradamus per alcuni chiaroveggente e per altri profeta. La sua opera principale fu pubblicata nel 1555 con il titolo “Le Profezie” e le sue parole hanno dato origine a innumerevoli interpretazioni sul futuro del mondo e dell’umanità. L’opera di Nostradamus al momento della pubblicazione era composta da 353 quartine poesie di quattro versi scritte in modo enigmatico che avevano lo scopo di annunciare gli eventi futuri. Il successo delle profezie fu spettacolare e diede al loro autore un medico provenzale già noto per i suoi almanacchi fama su scala europea. Tale fama aumentò notevolmente dopo che nel 1559 si verificò il tragico evento che Nostradamus aveva previsto nel 1555 la morte del re Enrico II nel corso di un torneo. Negli anni successivi Nostradamus pubblicò edizioni successive della sua opera ogni volta ampliate con nuove quartine tanto che l’ultima edizione era costituita da 992 quartine raggruppate in un totale di 10 secoli. Nostradamus disse che le sue opere erano libri di profezie che erano scritte in maniera oscura. Egli stesso riconosceva insomma di avere deliberatamente dato un significato oscuro ed enigmatico alle sue predizioni utilizzando in esse frasi astruse. In tal modo tuttavia non c’è dubbio che abbia fatto in modo che le sue previsioni potessero essere interpretate in modo diverso e quindi applicate a vari eventi del futuro. Per questo motivo molto raramente specificò la data in cui la profezia si sarebbe realizzata. Il tono enigmatico delle quartine era ottenuto da Nostradamus con vari procedimenti linguistici: uso di latinismi al posto delle parole usuali ellissi o soppressione di verbi o articoli sintassi contorta etc. Persino gli errori di stampa comuni da un edizione all’altra ne aumentavano il mistero e l’oscurità. Tale carattere oscuro delle profezie di Nostradamus è spiegato in maniera molto diversa da quelli che credono nelle sue profezie rispetto alle spiegazioni elaborate dagli scettici. In questa sede esporremmo sia le spiegazioni dell’oscurità delle profezie fornite dagli scettici sia quelle elaborate da quelli che considerano veritiere tali profezie. Dobbiamo dire che quelli che non considerano Nostradamus un profeta ritengono che l’oscurità delle profezie sia dovuta o al fatto che Nostradamus era un imbroglione oppure che era soggetto a stati di allucinazione. Riguardo la prima spiegazione formulata dagli scettici essi sostengono che Nostradamus ha utilizzato tale linguaggio oscuro per creare confusione nei posteri allo scopo di avere maggiore possibilità che le sue profezie fossero considerate veritiere. Infatti quando una profezia è oscura può essere interpretata in molteplici modi cosicché aumenta notevolmente la possibilità che una di tali molteplici interpretazioni si adatti più o meno agli avvenimenti futuri. Riguardo la seconda ipotesi o spiegazione formulata dagli scettici essi affermano che le profezie formulate da Nostradamus trovavano la loro origine in stati di allucinazione che Nostradamus subiva abbastanza spesso. Di conseguenza il linguaggio oscuro sarebbe dovuto al fatto che Nostradamus si trovava in tali stati allucinatori anche quando metteva per iscritto tali visioni allucinatorie. A loro volta quelli che credono nelle capacità profetiche di Nostradamus spiegano il carattere oscuro delle sue profezie chiamando in causa varie motivazioni: la paura di incorrere nella condanna dell’Inquisizione, la volontà di non far comprendere al popolo e agli stolti il significato delle sue profezie il desiderio di non spaventare i suoi contemporanei e i posteri considerando il carattere apocalittico di molte profezie la volontà di non attirarsi odio e antipatie che di norma subiscono i profeti di sventure in tutti i periodi storici. Riguardo la prima motivazione del carattere oscuro delle profezie di Nostradamus dobbiamo dire che è moto probabile che Nostradamus abbia deciso di scrivere tali profezie in maniera oscura per evitare di essere condannato dall’Inquisizione che ai suoi tempi colpiva senza pietà non solo streghe ed eretici ma anche quelle persone considerate dotate di poteri profetici. Infatti a quel tempo esisteva una doppia interpretazione delle capacità profetiche. Esse in alcuni casi erano considerate un dono divino mentre in altri casi erano considerate di origine diabolica. Dobbiamo dire che nella Bibbia ci sono elencati casi molto numerosi di profezie, ispirate direttamente da Dio (vedasi i profeti del Vecchio Testamento) ma ci sono anche casi nei quali i poteri profetici vengono attribuiti all’intervento diretto dei demoni. Riguardo la seconda motivazione dell’oscurità delle profezie, Nostradamus stesso ha affermato in una delle sue lettere che non voleva che il popolo fosse in grado di comprendere il significato di tali profezie. Egli usa una metafora biblica dicendo che le sue profezie non dovevano essere perle gettate ai porci. Per dirla in altro modo il profeta francese voleva che solamente una ristrettissima minoranza riuscisse a interpretare le sue profezie, una vera e propria élite che avrebbe poi deciso se spiegare o meno alle altre persone il significato dell’opera di Nostradamus. Un’altra motivazione della difficile comprensione di tali profezie può essere la volontà dell’autore francese di non spaventare sia i suoi contemporanei sia i posteri che avrebbero avuto occasione di leggere le centurie. Infatti dobbiamo dire che molte profezie di Nostradamus hanno un carattere apocalittico in grado di causare certamente paura e preoccupazione nelle menti dei lettori di qualunque epoca. Con tutta probabilità Nostradamus pensava che tutti quelli che detenevano il potere nelle varie epoche storiche potevano essere indotti a non far conoscere il significato delle previsioni proprio perché preannunciavano spesso clamorosi ribaltamenti e mutamenti a livello della gestione del potere politico economico militare in tutte le epoche storiche. Infine l’autore francese potrebbe essere stato indotto a rendere oscure le sue profezie perché sapeva bene che la storia insegna che tutti i profeti di sventure si sono attirati nelle varie epoche storiche l’odio e l’antipatia sia dei loro contemporanei sia di molti dei posteri. A tale riguardo bisogna mettere in evidenza che la maggior parte dei profeti del Vecchio Testamento si sono distinti per il carattere apocalittico delle loro profezie dal momento che in esse venivano predette sventure e punizioni divine di ogni genere. Di conseguenza molti di questi antichi profeti biblici sono stati vittime dell’odio e dell’antipatia dei loro concittadini che hanno reso loro la vita molto difficile se non impossibile. D’altra parte è risaputo che anche nelle culture non ebraiche le persone che profetizzavano eventi apocalittici si attiravano notevolissime quantità di odio ed antipatia. Di conseguenza dobbiamo dire che la volontà di Nostradamus di non essere considerato un profeta di sventura è comprensibilissima e di conseguenza può giustificare il carattere oscuro delle sue profezie. Tra l’altro dobbiamo dire che l’autore francese rivestiva un ruolo importante alla corte di Caterina dei Medici regina di Francia. Di conseguenza se egli si fosse attirato l’odio l’antipatia della regina del re di Francia a causa del contenuto apocalittico delle sue profezie avrebbe avuto molto da perdere. In definitiva possiamo dire che le ragioni addotte da coloro che credono nella veridicità delle profezie risultano essere in linea di massima convincenti. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
0 notes