#istruzione per bambini
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divulgatoriseriali · 1 month ago
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Volontariato internazionale: la storia di Moninga tra Modena e il Congo - Quanto vale una vita?
Ciao a tutti, sono Laura Baroni e ho il piacere di condividere con voi la storia di Moninga, un’associazione di volontariato internazionale che da anni lavora instancabilmente per cambiare la vita di molte persone in una delle zone più povere e instabili del mondo: la Repubblica Democratica del Congo. Continue reading Volontariato internazionale: la storia di Moninga tra Modena e il Congo –…
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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La Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza: Un Impegno Universale
Il 20 novembre si celebra il diritto a un futuro migliore per i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo.
Il 20 novembre si celebra il diritto a un futuro migliore per i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo. Il 20 novembre di ogni anno, il mondo si unisce per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, un’occasione per riflettere sull’importanza di garantire ai bambini e ai giovani un futuro libero da discriminazioni, abusi e povertà. Questa data…
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falcemartello · 5 months ago
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Il 6 Agosto di 79 anni fa il lancio della prima bomba atomica sul Giappone.
Polverizzarono all'istante più di 70000 persone ed altrettanto morirono per cro negli anni successivi.
Lo ricordiamo oggi come il primo lancio di bombe chirurgiche e democratiche di chi da li a breve penso' che in fondo, lanciarne un'altra, non era poi così disumano perché la pace prima di tutto.
I criminali di guerra USA non dovranno comparire davanti ad un tribunale militare stile Norimberga, non verranno mai giudicati.
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Il Giappone voleva arrendersi. Lo aveva detto chiaramente a più riprese e loro, gli Usa, lo sapevano. Lo sapevano perfettamente!
Ma non gli bastava una resa, a loro non è mai bastato raggiungere l'obiettivo della pace, non gli è mai importato nulla di tutto ciò. Hanno sempre mirato a mostrare al mondo intero uno strapotere militare criminale per i propri vantaggi economici e per riscrivere la storia a proprio piacimento. L'obiettivo è stravincere e umiliare gli avversari spargendo sangue e macerie, soprattutto per dare benzina al motore della propaganda Hollywoodiana, per fare in modo che tutti pensino di essere di fronte al paese perfetto che salva sempre il mondo dai cattivi e che persegue la democrazia per sé e per conto terzi.
Nessuno ancora oggi, almeno nella parte occidentale, chiama le bombe atomiche sganciate a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 agosto del 1945 "crimini di guerra". Nessuno in quel pezzo di mondo occidentale ha il coraggio di pronunciare questa frase nonostante siano stati inceneriti in mezzo secondo centinaia di migliaia di civili bambini, donne e anziani Giapponesi che non c'entravano nulla. Il crimine di guerra più atroce della storia pari solo ai crimini di guerra israeliani ai danni dei Palestinesi.
In quel lontano 1945, come dicevamo, il ministro degli esteri Giapponese aveva inviato un messaggio al suo ambasciatore a Mosca. Quel messaggio diceva che volevano far finire la guerra perché ormai si erano resi conto di essere stati sconfitti. In sostanza avevano offerto la resa a patto che l'imperatore non subisse ritorsioni. Cosa peraltro successa anche dopo le bombe atomiche perché gli Usa imposero che l'imperatore diventasse un loro fantoccio. Oltre a questo c'è un'altra cosa altrettanto importante, c'è il Memorandum MacArthur: questo documento riporta ben cinque richieste di resa arrivate agli Usa da alte personalità Giapponesi che agivano per conto dell'imperatore.
Ma agli USA non interessava nulla. Loro dovevano sganciare quelle bombe, bruciare vivi civili e contaminare per le successive generazioni un intero territorio per far vedere al mondo intero, soprattutto alla Russia che era stata già designata come prossimo avversario strategico di avere a disposizione queste armi nucleari. Qualcuno nei ranghi dell'esercito statunitense propose di sganciare le bombe in un'isola remota per evitare una strage. Ipotesi scartata perché quando sei un criminale naturale nato da un genocidio, la cosa più importante è continuare a delinquere. Allora come oggi.
Questa è storia che viene scientemente tenuta nascosta subdolamente. Infatti in nessun libro di storia dei cicli di istruzione nel mondo occidentale la si trova. Intere paginate sullo sbarco in Normandia mentre le bombe atomiche relegate come nota a margine. Esattamente come la battaglia di Stalingrado dove venne sconfitto Hitler per mano del sangue Russo. Ma non può essere cancellata. Bisogna fare in modo che non venga cancellata, costi quel che costi! È necessario coltivare la memoria per non essere fuorviati dalla propaganda che continua a trattarci come degli imbecilli.
Si continua a far credere, con ogni metodo possibile e immaginabile, che ci sia un paese detentore di verità e giustizia. Un paese che si erge e viene eretto a più grande e perfetta democrazia del mondo. Credo che queste siano le bugie più grandi della storia dell'umanità. Ma non perché lo dica io, semplicemente perché i fatti smentiscono categoricamente questa narrazione. Parliamo dello stesso paese che, ed è bene rammentarlo continuamente, a oggi è stato l'unico a sganciare l'atomica. Senza alcuna motivazione. Solo perché avevano deciso così...
GiuseppeSalamone
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gregor-samsung · 8 months ago
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" Un pensiero o idea di trasferimento [del popolo palestinese risale] ai primi tempi del movimento sionista, come mostrerebbe un'annotazione del diario di Theodor Herzl: «Dobbiamo espropriare con delicatezza. […] Cercheremo di indurre la popolazione in miseria ad attraversare il confine procurandole un'occupazione nei paesi di transito; negandogliela, però, nel nostro. […] Il processo di espropriazione e di sgombero dei poveri deve avvenire con discrezione e circospezione.»¹ A distanza di quarant'anni, Ben-Gurion ribadiva il concetto: «Il trasferimento di popolazione è già avvenuto nella valle di Jezreel, nella piana del Sharon e in altri luoghi. Siete a conoscenza del lavoro del Fondo nazionale ebraico in proposito. Ora occorre realizzare un trasferimento di ben altre dimensioni.»² Durante la guerra del 1948, Ben-Gurion mise in pratica le sue raccomandazioni. In una campagna nota come "Operazione Hiram" fu realizzato un trasferimento indiscriminato di popolazione dalla Galilea. Durante questa campagna, ha scritto Morris, le forze armate sioniste eseguirono "un numero insolitamente elevato di esecuzioni di popolazione civile contro muri o nei pressi di un pozzo con notevole metodicità". Molto scrupolosamente, Morris cita ventiquattro episodi di terrorismo o di massacro, di cui i più efferati ebbero luogo a Saliha (78 uccisi), Lod (250), Dawayima (centinaia) e, ovviamente, nel già citato villaggio di Deir Yassin. Alcuni di questi massacri furono probabilmente perpetrati per ragioni tattiche: a Dawayima, nei pressi di Hebron, per esempio, "una colonna entrò nel villaggio sparando all'impazzata e uccise qualsiasi cosa si muovesse". Altri massacri rispondevano, invece, all'intento strategico di terrorizzare la popolazione affinché fuggisse. Questi massacri non furono certo tenuti nascosti dalla popolazione palestinese. Dopotutto, come ebbe a dire una volta Lenin, l'intento del terrorismo è terrorizzare. (Morris, ricordiamo per inciso, ha giustificato i sionisti richiamandosi alla logica del ben noto aforisma di Lenin: "Per fare la frittata occorre rompere le uova").
Secondo un testimone oculare di Deir Yassin: «Deir Yassin era un villaggio che fu attaccato dagli israeliani, o dai sionisti, il 9 aprile 1948. […] Incontrerà delle persone che le diranno: "Questo è quello che successe a Deir Yassin", perché loro erano là. Ho incontrato una donna che mi ha detto che le portarono suo figlio e le dissero di prenderlo in grembo e poi lo uccisero. Usavano coltelli, baionette. Un macello; non un combattimento. Non c'era nessuno da combattere. Erano prevalentemente donne e bambini. Molte, moltissime persone furono massacrate in quel villaggio. Questo massacro terrorizzò l'intera Palestina. Tutti parlavano del massacro di Deir Yassin.» Complessivamente, furono cancellati oltre cinquecento villaggi palestinesi. La maggior parte dei palestinesi che fuggì fini in Cisgiordania, nella striscia di Gaza, nei paesi arabi limitrofi. Quelli con un certo grado di istruzione, con specializzazioni o disponibilità economica cercarono di rifarsi una vita meglio che poterono, talvolta in luoghi lontani come il Golfo persico, l'Europa, le Americhe. Quelli che non furono altrettanto fortunati finirono nei campi profughi, organizzati, inizialmente, dallo United Nations Releif for Palestine (Unrp). "
¹ B. MORRIS, Revisiting the Palestinian Exodus of 1948, in E. L. ROGAN e A. SHLAIM (a cura di), The War of Palestine, Rewriting the History of 1948, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, p. 41 [trad. it. La guerra per la Palestina: riscrivere la storia del 1948, Il Ponte, Bologna, 2004]. ² Ibidem, p. 43.
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James L. Gelvin, Il conflitto israelo-palestinese. Cent'anni di guerra, traduzione di Piero Arlorio, Einaudi (collana Piccola Biblioteca Einaudi n° 357), 2007¹; pp. 179-181.
[Edizione originale: The Israel-Palestine Conflict, Cambridge University Press, 2005]
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ballata · 2 months ago
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L’Unrwa agenzia delle Nazioni Unite per il sussidio dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente non è un’organizzazione internazionale: è un’organizzazione palestinese che internazionalizza il terrorismo anti-israeliano. Non è un’organizzazione umanitaria: è, per dichiarazioni pubbliche dei suoi rappresentanti un impianto che si oppone all esistenza dello Stato Ebraico. Così dicono gli stessi plenipotenziari d
Unrwa, essa è “percepita” dai palestinesi: non come ente a-politico che fornisce aiuto alimentare, medico, di istruzione, ma come il alleato che condivide e sostiene l’ambizione palestinese di distruzione di Israele. La metà dei soldi dell’Unrwa finisce nel sistema di istruzione in cui i bambini palestinesi sono indottrinati a credere che le uniche ragioni del proprio riscatto risiedano nel terrorismo. Gli altri tunnel, quelli costruiti con i miliardi sottratti allo sviluppo civile e culturale dei palestinesi, non formano oggetto di studio, né di recriminazione nei confronti di chi ha seppellito in quel modo le possibilità di un futuro diverso per i palestinesi. Sono gli uomini di Hamas per procura dell’Unrwa ad assumere insegnanti che allevano fin dall infanzia il sogno di diventare martire.
Il video del dipendente Unrwa che carica nel bagagliaio il cadavere di un ragazzo e lo porta a Gaza circola da mesi senza che il capo dell’agenzia, Philippe Lazzarini, abbia mai dato udienza alla madre che gli chiede conto di quello schifo mentre dalle sue conferenze stampabproclama l’insostituibilità del proprio esercito intruppato di tagliagole e apologeti dell’annientamento di Israele.
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vintagebiker43 · 1 month ago
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Questo sono io. Non sono sempre bello. Non sono sempre buono. Non sono sempre saggio. Sono umano.
Sorrisi smaglianti, battute di spirito e presenza scenica - questo è quello che vedi tu. Ma la verità è che dietro il leader c’è l’uomo, l’uomo con le sue paure, le sue ansie e le sue cicatrici.
Questo sono io.
Mi dicono che mi sacrifico vivendo in Africa, ma il vero sacrifico, per me, è tornare qui. E c’è chi mi odierà per aver osato dirlo ad alta voce.
Non importa.
Questo sono io. Mi scortico le cuticole quando sono in tour. Fa male, sanguina, eppure il dolore fisico ha il potere di pacificare il caos che mi si scatena in mente ogni volta che stringo mani potenti, ogni volta che faccio bagni di riflettori, ogni volta che appaio in TV o calpesto un palco.
Quello non sono io.
Non sono un VIP. Non sono una “star”. Non sono un influencer. Non sono famoso. Non sono una personalità pubblica. Non sono un animale da palcoscenico. Posso esserlo. Ho imparato a esserlo, così come ho imparato a superare tanti altri miei limiti per il bene della Missione. Ma non sono io. Io sono un insegnante. Un introverso. Uno a cui piace il silenzio. La routine. La pace di una vita semplice. Due mesi in Italia e dieci in Kenya perché là è il mio cuore. Qui il mio sangue.
Ecco, questo sono io. Non sono sempre bello. Non sono sempre piacevole. Non sono sempre gentile. Non sono sempre morigerato. Non sono sempre la migliore versione di me stesso. Provo a esserlo, ma è uno sforzo continuo: come tutto ciò che conta nella vita, l’equilibrio personale non è una destinazione da raggiungere, ma un sentiero da calcare nuovamente ogni giorno.
Questo sono io.
Un uomo che, ormai undici anni fa, ha lasciato tutto per inseguire un sogno e non si è mai più voltato indietro, finché l’ha realizzato. E così ha imparato il valore del sacrificio: non tanto quello di vivere dall’altra parte del mondo, quanto quello di mettere in pausa la vita che ama per una che, pur necessaria, non gli appartiene.
“Non permettere mai al potere e alla fama di corromperti,” mi dice spesso la gente. Pur da bravo ansioso cronico, quelle sono tra le poche insidie a non spaventarmi neanche un po’. Perché? Perché mi lasciano del tutto indifferente.
Quello non sono io.
Questo sì.
@Nicolò Govoni
N.B. Se non sapete chi è e cosa fa Nicolò Govoni cercatelo in rete e poi, magari, andate a dare un'occhiata qui:
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altrovemanonqui · 1 year ago
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Mia nonna mi asciugava il sudore. Passava un fazzoletto tra la maglietta e la schiena, a volte ce lo lasciava per assorbire il bagnato. I bambini, per star bene, dovevano tenere occhi e schiene all’asciutto.
Io vengo da lì. 
Da dove vengo si dice “ho voglia di piangere” ad alta voce per non piangere davvero.
Da dove vengo si urla “vattene via”, sperando che l’altro resti.
Da dove vengo la cosa peggiore da sentire è “ti devi vergognare”. E in effetti ancora oggi vergognarmi mi fa fisicamente male. 
Da dove vengo ti mandavano in collegio, svizzero. Ma per finta. (In pratica da dove vengo i genitori per far star bravi i figli minacciavano di offrir loro un’ottima istruzione, internazionale, in un paradiso fiscale.)A pensarci è un buffo posto quello da dove vengo.
Da dove vengo c’è silenzio. Il silenzio è un valore non è un caso che si debba rispettare.
Da dove vengo ho comunque imparato che di troppe o di troppe poche parole ci si muore.
Da dove vengo quando dicevi qualcosa di brutto, volgare, sbagliato, maleducato, ti intimavano di lavarti la bocca col sapone.
Da dove vengo eri tu che ti facevi delle fantasie e non erano mai gli altri ad illuderti.
Da dove vengo i genitori chiudevano le contrattazioni con “fai un po’ quel che vuoi”, non bluffavano, ma tu sapevi che poi i cocci erano tuoi. 
Da dove vengo i miei nonni sono stati insieme una infinità di anni. Come scemi ci siamo domandati come avessero resistito tutto quel tempo quando il vero mistero resta come abbia resistito lei alla morte di lui. (Probabilmente grazie all Alzheimer.)
Da dove vengo io “se sei felice e tu lo sai” era una canzone per bambini, ma nessuno ci chiedeva se davvero lo fossimo. Ho ricevuto un’educazione pseudo cattolica (in cosa creda o non creda io adesso è tutta un’altra storia), ma non ricordo che i Vangeli parlassero di felicità, di beatitudine certo sì, ma Gesù non era felice o almeno così mi pare, era un tipo ok, con un sacco di preoccupazioni e le idee chiare, ma felice non direi.
Vengo da luoghi in cui la tristezza era culturalmente più approfondita, quindi sono anche più preparata. So per esempio che l’infelicità è diversa dalla tristezza, la tristezza crea anticorpi per ricondurti alla guarigione, l’infelicità è appiccicosa, endemica, a volte posturale. 
Il posto da dove vengo non lo abito più. Sono andata via, ma a pensarci a volte e quando sto per tornarci mi ammazzo di nostalgia, mi viene da piangere e lo scrivo e lo dico ad alta voce, per non piangere davvero.
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susieporta · 1 year ago
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DA DOVE VENGO.
Mia madre mi asciugava il sudore, passava un fazzoletto tra la maglietta e la schiena, a volte ce lo lasciava per assorbire il bagnato. I figli, per star bene, dovevano tenere occhi e schiene all’asciutto. Io vengo da lì.
Da dove vengo si dice “ho voglia di piangere” ad alta voce per non piangere davvero.
Da dove vengo si urla “vattene via”, sperando che l’altro resti.
Da dove vengo la cosa peggiore da sentire è “ti devi vergognare”. E in effetti ancora ora vergognarmi mi fa fisicamente male.
Da dove vengo ti mandavano in collegio, svizzero. Ma per finta, non c’erano i soldi per il collegio, svizzero poi. In pratica da dove vengo i genitori per far star bravi i figli minacciavano di offrir loro un’ottima istruzione, internazionale, in un paradiso fiscale. A pensarci è un buffo posto quello da dove vengo.
Da dove vengo c’è silenzio. Il silenzio è un valore non è un caso che si debba rispettare. Da dove vengo ho comunque imparato che di troppe o di troppe poche parole ci si muore. Da dove vengo quando dicevi qualcosa di brutto, volgare, sbagliato, maleducato, ti intimavano di lavarti la bocca col sapone, dove sto ora invece laviamo le parole.
Da dove vengo eri tu che ti facevi delle fantasie e non erano mai gli altri ad illuderti.
Da dove vengo i genitori chiudevano le contrattazioni con “fai un po’ quel che vuoi”, non bluffavano, ma tu sapevi che poi i cocci erano tuoi.
Da dove vengo i miei nonni sono stati insieme settantacinque anni. Come scemi ci siamo domandati come avessero resistito tutto quel tempo quando il vero mistero resta come abbia resistito lei per altri quattro anni alla morte di lui.
Da dove vengo io “se sei felice e tu lo sai” era una canzone per bambini, ma nessuno ci chiedeva se fossimo felici. Ho ricevuto un’educazione cattolica, non ricordo che i Vangeli parlassero di felicità, di beatitudine certo sì, ma Gesù non era felice o almeno così mi pare, era un tipo ok, con un sacco di preoccupazioni e le idee chiare, ma felice non direi. Vengo da luoghi in cui la tristezza era culturalmente più approfondita, quindi sono anche più preparata. So per esempio che l’infelicità è diversa dalla tristezza, la tristezza crea anticorpi per ricondurti alla guarigione, l’infelicità è appiccicosa, endemica a volte posturale.
Il posto da dove vengo non lo abito più, sono andata via, ma a pensarci a volte mi ammazzo di nostalgia, mi viene da piangere e lo dico ad alta voce, per non piangere davvero.
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littlepaperengineer · 4 months ago
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I bambini si trovano i fidanzatini... E penso non ci sia nulla di più puro, ogni bambino sceglie chi sente più vicino, lo ama a modo suo, nel modo più naturale, gli da le coccole, lo protegge, a prescindere dal genere. Nel frattempo vive la sua vita, autonomamente. Certo facile semplificare così, però per certi versi...
Da grandi ci diamo i voti secondo me. Quello è da 4, l'altro da 9, per una serie di motivi, perfezione fisica, disponibilità economiche, livello di istruzione. Con una persona magari di trova affinità mentale, compatibilità fisica, ma niente da fare, se è su un piano diverso non vale a niente tutto il bello.
Belli i bambini, per la loro purezza.
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ma-come-mai · 1 year ago
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«Sono stordito dal niente che mi circonda»
Ieri, spinta dalla curiosità, ho provato a seguire una puntata di Uomini e donne. Se è uno dei programmi più seguiti in Italia un motivo dovrà pur esserci, mi sono detta. Però ciò che mi ha colpita non è stato il fatto che dicessero cose stupide, volgari, demenziali, ma che non dicessero nulla! Vedevo le loro labbra muoversi, ma non sono riuscita a trovare un senso logico, un senso qualsiasi nei loro discorsi.
La gente oggi non sa parlare, diceva Schopenhauer, ma vedete il problema non è tanto che la gente non sa parlare, è proprio tutto il resto che manca. Proprio qualche giorno fa una mia amica mi ha consigliato di leggere un libro. «È un libro bellissimo, vedrai, ne parlano tutti!» Io in genere diffido sempre dei «libri di cui tutti parlano», ma stavolta mi lasciai convincere. Presi questo libro, lessi le prima pagina e provai… un senso di sbalordimento.
«Ma no, dai,» non è possibile, pensai dentro di me. Perché questo libro aveva ottenuto centinaia di recensioni entusiastiche, i più importanti quotidiani del paese lo hanno decantato come un «capolavoro della letteratura», ma più lo leggevo, più il mio sbalordimento cresceva. Perché non è che racconti una storia brutta o che abbia personaggi piatti, noiosi… ma sembra scritto da un bambino di quinta elementare. È scritto con il linguaggio di un bambino di quinta elementare.
Ricordate quando alle elementari la maestra vi chiedeva di scrivere dei “pensierini”? Fanno tenerezza i primi temi scritti dai bambini, almeno quando sono i bambini a farlo. Fa spavento invece vedere un libro per adulti rivolto a persone presumibilmente mature scritto come se il proprio pubblico avesse dieci anni. E se ci fate caso è lo stesso linguaggio che usano molti giornalisti quando vogliono «spiegare» qualcosa alla popolazione: ci parlano come se avessimo dieci anni appunto. Allora mi domando: ma che diavolo è successo alle persone? Cosa diavolo sta succedendo? Qua non si tratta di superficialità e neanche di stupidità, ma è come se la gente fosse… anestetizzata. Inebetita. Ma in ogni caso prima di lavorare sull’intelligenza artificiale, perché non facciamo qualcosa per la stupidità naturale?
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X #cultura #istruzione #scuola #letteratura
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moonyvali · 2 years ago
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«La stupidità è il motore del mondo. I politici, i personaggi dello spettacolo campano tutti, chi più chi meno, sulla stupidità umana.»
Avete mai letto da bambini La fabbrica di Cioccolato? Matilde? Il grande gigante gentile? Sono libri innocenti, starete pensando. Libri innocui. A chi mai verrebbe in mente di censurarli? Ebbene i moralisti di turno ancora una volta non si sono smentiti.
Lo scrittore di libri per bambini Nicola Pesce lo ha denunciato ieri sulla sua pagina Facebook: «In pratica tolgono le parole «grasso», «pazzo», «nano»... e persino espressioni come «donna delle pulizie» diventeranno «persona addetta alle pulizie. La società che detiene i diritti delle sue opere e l'editore inglese a trent'anni dalla morte dell'autore hanno ben pensato di fare questa cosa orribile.»
Il politicamente corretto ormai è diventato una religione. Dapprima hanno pensato di riscrivere i classici, poi hanno censurato Shakespeare, Shakespeare! Perché? Perché parla di passioni violente e faide familiari, ed è stato abbastanza per per giudicarlo «diseducativo». Accostarsi alla letteratura in questo modo significa ucciderla. E oggi nel mirino di questa penosa censura sono caduti anche i libri per l’infanzia.
Qualcuno, obietterà: ma cosa importa se facciamo a meno di questa o di quella parola? È così importante, in fondo? E perché allora non eliminare la parola tristezza, perché non fare a meno della parola dolore, della parola odio? Perché sì, se si continua su questa strada, arriverà il giorno in cui non si potrà esprimere più nessun pensiero, nessuna emozione, nessuno stato d’animo che il Potere abbia giudicato socialmente inaccettabile. Edulcorare il linguaggio, riscrivere la storia significa «entrare», come diceva Goethe, «in quel luogo della mente in cui il sonno della ragione genera mostri.»
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Ai miei lettori, è da poco uscita la nuova ristampa del mio romanzo Clodio, se vi piacciono la storia e la filosofia, potete leggerne un estratto gratuito a questo link: https://www.amazon.it/Clodio-G-Middei/dp/8832055848
#istruzione #cultura #filosofia #scuola
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ninocom5786 · 1 year ago
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Aboliamo l'ora di religione e mettiamo l'obbligo di educazione sessuale in tutte le scuole.
Epuriamo da tutte le strutture sanitarie i medici obiettori di coscienza e facciamo sciogliere e bandire tutte le assicurazioni anti aborto e pro vita.
Non facciamo passare i messaggi della chiesa cattolica anti aborto, anti lgbt+ e anti educazione sessuale nei media e nei social media.
Togliamo i soldi a istruzione e sanità privata e alla guerra in Ucraina per darli direttamente all'istruzione e alla sanità pubblica.
Puniamo severamente ogni battuta/affermazione sessista, omofoba e misogina, ogni allusione sessuale su donne ed lgbt+, ogni condivisione non consensuale di foto di altri/e.
Bandiamo totalmente la prostituzione punendo severamente i "clienti" e i "protettori" di prostitute, aiutiamo quest'ultime a uscire dalla prostituzione.
Bandiamo totalmente la pornografia e tutti i suoi siti web, tutti gli show televisivi trash.
Blocchiamo perennemente i licenziamenti per chi è in maternità.
Aumentiamo fortemente il salario delle lavoratrici.
Mettiamo l'ergastolo o carcere oltre i 50 anni e il 41 bis per chi commette violenze fisiche e psicologiche contro donne e bambini.
Legittimiamo ogni autodifesa da una tentata violenza e/o molestia.
Aboliamo totalmente quelle leggi che impongono l' "affido condiviso".
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blogsdaseguire · 3 months ago
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Dona un Paio di Occhiali: Cambia la Vita di un Bambino
Scopri come #donare un paio di #occhiali può cambiare la vita di un #bambino. In questo articolo esploreremo l'importanza di garantire accesso agli occhiali da #vista per i bambini in difficoltà, contribuendo alla loro #istruzione e inclusione sociale.
In un mondo in cui la tecnologia e le risorse sono abbondanti, è sorprendente scoprire che milioni di bambini in aree impoverite non hanno accesso a risorse fondamentali come gli occhiali da vista. Questi bambini, affetti da disabilità visive curabili, si trovano spesso costretti ad abbandonare la scuola e a vivere in isolamento. Questo articolo esplorerà l’importanza di donare un paio di…
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olitaly · 3 months ago
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m2024a · 5 months ago
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Dallo ius soli allo ius scholae, come potrebbe cambiare la legge per prendere la cittadinanza italiana È il cosiddetto ius scholae il minimo comun denominatore che unisce le varie proposte di legge presentate in Parlamento, tutte da parte di esponenti del centrosinistra, per rivedere la legge sulla cittadinanza, sulla falsariga del testo approdato in Aula alla Camera al termine della precedente legislatura e poi naufragato anche per lo scioglimento anticipato del Parlamento. A partire dal disegno di legge a firma della senatrice del Pd ed ex capogruppo Simona Malpezzi, che prevede la concessione della cittadinanza italiana al minore stra­niero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che risieda legalmente nel nostro Paese e che abbia frequentato in maniera regolare per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale ido­nei al conseguimento di una qualifica pro­fessionale. Contenuti che si ritrovano anche nella proposta depositata dalla capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella, e in quella della deputata M5S Vittoria Baldino. Si spingono invece oltre, prevedendo anche il cosiddetto ius soli, le proposte dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, del deputato del Pd Matteo Orfini e del senatore Dem Francesco Verducci. Nel primo caso la cittadinanza viene riconosciuta ai nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio e a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di di cui almeno uno nato in Italia. La proposta Orfini prevede lo ius soli per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di cinque anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo. Contenuti analoghi a quelli del testo di Verducci, in base al quale acquista la cittadinanza chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Requisito decisivo per l’otte­nimento di uno dei suddetti titoli, si ricorda, è il sog­giorno per almeno cinque anni in Italia. Da segnalare infine la proposta presentata la settimana scorsa alla Camera dal responsabile Sport del Pd, Mauro Berruto, per disciplinare il tesseramento dei minori stranieri nati in Italia presso le società e associazioni sportive e i casi di concessione della cittadinanza.
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cinquecolonnemagazine · 7 months ago
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Istat: la povertà in Italia aumenta del 9,5%
Secondo le ultime stime Istat, la povertà in Italia è in netta crescita. Rispetto al 2022, il numero di famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta è aumentato del 9,5%, raggiungendo l'8,5% del totale delle famiglie residenti. Si tratta di oltre 2,2 milioni di famiglie, per un totale di circa 5,7 milioni di individui. Un dato allarmante che conferma la tendenza già in atto negli ultimi anni. L'incidenza di povertà assoluta era infatti in crescita già dal 2021, quando era passata dal 7,7% all'8,3%. L'aumento del 2023 è dovuto principalmente all'inflazione, che ha colpito duramente le famiglie con redditi più bassi, erodendo il loro potere d'acquisto. Istat, chi sono i più colpiti dalla povertà Tra i più colpiti dalla povertà ci sono i minori. L'incidenza di povertà assoluta tra i minorenni è infatti salita all'11,6%, con quasi 1,3 milioni di bambini e ragazzi che vivono in famiglie povere. Un dato che desta seria preoccupazione per il futuro del Paese. Le famiglie con lavoratori dipendenti sono le più a rischio. L'incidenza di povertà assoluta tra queste famiglie è infatti salita al 9,1%, rispetto all'8,3% del 2022. Un dato che evidenzia come la crisi economica stia colpendo anche i lavoratori, tradizionalmente considerati una categoria più protetta. Le diseguaglianze territoriali aumentano. La povertà è più diffusa nel Sud e nelle Isole, dove l'incidenza di povertà assoluta supera il 10%. Al Nord, invece, il dato si attesta intorno all'8%. Un divario che si è ulteriormente ampliato negli ultimi anni. Cosa fare per contrastarla? Non esiste una risposta facile a questa domanda. Sicuramente, è necessario intervenire per sostenere le famiglie più vulnerabili, ad esempio con misure di sostegno al reddito e interventi a favore dell'occupazione. Ma è necessario anche agire a monte, investendo in istruzione, formazione e servizi sociali. Solo con un impegno serio e strutturale sarà possibile invertire la rotta e costruire una società più equa e coesa. Oltre alle misure di carattere economico, è importante anche intervenire per contrastare le disuguaglianze sociali. Ad esempio, è necessario rafforzare il sistema di welfare e garantire l'accesso a servizi essenziali come la salute e l'istruzione. È inoltre importante promuovere l'inclusione sociale e combattere contro ogni forma di discriminazione. La lotta alla povertà è una sfida complessa che richiede un impegno da parte di tutti. Istituzioni, imprese e cittadini devono collaborare per costruire un futuro migliore per le persone che vivono in condizioni di povertà. Foto di Frantisek Krejci da Pixabay Read the full article
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