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Heegen lascia Casale Monferrato: una nuova crisi per il Monferrato. Il Partito Democratico esprime solidarietà ai lavoratori e pone interrogativi sul futuro occupazionale della città
A pochi giorni dal Natale, i lavoratori della ditta Heegen (ex Silfer) di Casale Monferrato ricevono una notizia sconvolgente: l’azienda verrà trasferita a Comignago, nel Novarese, a partire dai prossimi mesi
La chiusura e il trasferimento di Heegen: un duro colpo per Casale Monferrato A pochi giorni dal Natale, i lavoratori della ditta Heegen (ex Silfer) di Casale Monferrato ricevono una notizia sconvolgente: l’azienda verrà trasferita a Comignago, nel Novarese, a partire dai prossimi mesi. Un trasferimento che implica un tragitto di 170 km tra andata e ritorno, rendendo la situazione insostenibile…
#Alessandria notizie#Alessandria today#aziende in crisi#Casale Monferrato#chiusure aziendali#Comignago#crisi aziendale#Crisi Industriale#Crisi Occupazionale#dipendenti Heegen#economia e territorio#Federico Riboldi#Fondazione Aleramo#futuro di Casale#Futuro Occupazionale#Gimar#giovani e lavoro#giovani e occupazione#Google News#Heegen#industria Monferrato#italianewsmedia.com#lavoro e futuro#Lavoro in Piemonte#lavoro Monferrato#Monferrato economia#Partito Democratico#Pier Carlo Lava#politica e lavoro.#politica locale
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Lettera aperta del personale accademico e amministrativo delle università di Gaza al mondo | il manifesto
4 mesi fa
PALESTINA. Cancellato lo spazio dell'istruzione palestinese. Uccisi 94 accademici, 4.327 studenti, 231 insegnanti. Il campus di Israa tramutato in centro di detenzione. E nelle accademie israeliane sospesi o espulsi i docenti che hanno chiesto il cessate il fuoco.
1 giugno 2024 — Aggiornato alle 10:59
APPELLI
Lettera aperta del personale accademico e amministrativo delle università di Gaza al mondo
Al-Azhar University a Gaza (Ap)
Al-Azhar University a Gaza - Ap
GAZA. Accademici palestinesi e personale delle università «per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e l'insistenza sul nostro futuro, di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci»
Pubblicato 4 ore fa
Edizione del 2 giugno 2024
***
Ci siamo riuniti come accademici palestinesi e personale delle università di Gaza per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e l’insistenza sul nostro futuro, di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci.
Le forze di occupazione israeliane hanno demolito i nostri edifici, ma le nostre università continuano a vivere. Riaffermiamo la nostra determinazione collettiva a rimanere nella nostra terra e a riprendere l’insegnamento, lo studio e la ricerca a Gaza, nelle nostre università palestinesi al più presto.
Invitiamo i nostri amici e colleghi di tutto il mondo a resistere alla campagna di scolasticidio in corso nella Palestina occupata, a lavorare al nostro fianco nella ricostruzione delle nostre università demolite e a rifiutare tutti i piani che cercano di aggirare, cancellare o indebolire l’integrità delle nostre istituzioni accademiche. Il futuro dei nostri giovani a Gaza dipende da noi e dalla nostra capacità di rimanere nella nostra terra per continuare a servire le generazioni future del nostro popolo.
Lanciamo questo appello da sotto le bombe delle forze di occupazione nella Gaza occupata, nei campi profughi di Rafah e dai luoghi di un nuovo esilio temporaneo in Egitto e in altri paesi ospitanti. La diffondiamo mentre l’occupazione israeliana continua a condurre quotidianamente la sua campagna genocidaria contro il nostro popolo, nel tentativo di eliminare ogni aspetto della nostra vita collettiva e individuale.
Le nostre famiglie, i nostri colleghi e i nostri studenti sono stati assassinati, mentre noi siamo stati ancora una volta resi senza casa, rivivendo le esperienze dei nostri genitori e dei nostri nonni durante i massacri e le espulsioni di massa da parte delle forze armate sioniste nel 1947 e nel 1948.
Le nostre infrastrutture civili – università, scuole, ospedali, biblioteche, musei e centri culturali – costruite da generazioni del nostro popolo, sono diventate rovine a causa di questa Nakba deliberata in corso. La deliberata presa di mira delle nostre infrastrutture educative è un tentativo evidente di rendere Gaza inabitabile e di erodere il tessuto intellettuale e culturale della nostra società. Tuttavia, ci rifiutiamo di permettere che tali atti spengano la fiamma della conoscenza e della resilienza che arde in noi.
Gli alleati dell’occupazione israeliana negli Stati Uniti e nel Regno Unito stanno aprendo un altro fronte scolastico promuovendo presunti schemi di ricostruzione che cercano di eliminare la possibilità di una vita educativa palestinese indipendente a Gaza. Rifiutiamo tutti questi schemi e invitiamo i nostri colleghi a rifiutare qualsiasi complicità in essi. Esortiamo inoltre tutte le università e i colleghi di tutto il mondo a coordinare qualsiasi sforzo di aiuto accademico direttamente con le nostre università.
Esprimiamo il nostro più sentito apprezzamento alle istituzioni nazionali e internazionali che sono state solidali con noi, fornendo sostegno e assistenza in questi momenti difficili.
Sottolineiamo tuttavia l’importanza di coordinare questi sforzi per riaprire effettivamente le università palestinesi a Gaza.
Sottolineiamo l’urgente necessità di riaprire le istituzioni scolastiche di Gaza, non solo per sostenere gli studenti attuali, ma per garantire la resilienza e la sostenibilità a lungo termine del nostro sistema di istruzione superiore. L’istruzione non è solo un mezzo per impartire conoscenze; è un pilastro vitale della nostra esistenza e un faro di speranza per il popolo palestinese.
Di conseguenza, è essenziale formulare una strategia a lungo termine per riabilitare le infrastrutture e ricostruire le strutture delle università. Tuttavia, tali sforzi richiedono un tempo significativo e finanziamenti consistenti, mettendo a rischio la capacità delle istituzioni accademiche di sostenere le operazioni, con la potenziale perdita di personale, studenti e della capacità di operare nuovamente.
Considerate le circostanze attuali, occorre passare rapidamente all’insegnamento online per mitigare le interruzioni causate dalla distruzione delle infrastrutture fisiche. Questa transizione richiede un sostegno completo per coprire i costi operativi, compresi gli stipendi del personale accademico.
Le tasse studentesche, principale fonte di reddito per le università, sono crollate dall’inizio del genocidio. La mancanza di entrate ha lasciato il personale senza stipendio, spingendo molti a cercare opportunità esterne.
Oltre a colpire il sostentamento dei docenti e del personale universitario, questa tensione finanziaria causata dalla deliberata campagna di scolasticidio rappresenta una minaccia esistenziale per il futuro delle università stesse.
Pertanto, è necessario adottare misure urgenti per affrontare la crisi finanziaria che le istituzioni accademiche stanno affrontando, per garantire la loro stessa sopravvivenza. Chiediamo a tutte le parti interessate di coordinare immediatamente i loro sforzi a sostegno di questo obiettivo critico.
La ricostruzione delle istituzioni accademiche di Gaza non è solo una questione di istruzione; è una testimonianza della nostra resilienza, della nostra determinazione e del nostro incrollabile impegno a garantire un futuro alle generazioni a venire.
Il destino dell’istruzione superiore a Gaza appartiene alle università di Gaza, ai loro docenti, al personale e agli studenti e al popolo palestinese nel suo complesso. Apprezziamo gli sforzi dei popoli e dei cittadini di tutto il mondo per porre fine a questo genocidio in corso.
Invitiamo i nostri colleghi in patria e a livello internazionale a sostenere i nostri risoluti tentativi di difendere e preservare le nostre università per il bene del futuro del nostro popolo e della nostra capacità di rimanere nella nostra terra di Palestina a Gaza. Abbiamo costruito queste università partendo dalle tende. E dalle tende, con il sostegno dei nostri amici, le ricostruiremo ancora una volta.
(sotto il testo originale segue traduzione inglese e nomi firmatari)
—Al-Azhar University a Gaza -
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Mi permetto di riportare le parole di un antroposofo, Tiziano Bellucci, scritte pochi giorni prima della tragedia di Paderno- Dugnano.
APPELLO AL GENERE UMANO: TU CREDI CHE IL MALE NON POSSA IMPOSSESSARSI DI TE?
L’essere umano è un involucro che di solito contiene un’anima, ma può “svuotarsi” da essa e lasciare che altri “io” non umani possano penetrarvi e prendere il comando.
Questo “io” non umani hanno un morale diversa, la quale si basa sulla distruzione dell’esistenza.
Non sono entità extraterrestri, ma forze che sono sempre esiste sulla terra e sempre hanno attentato all’uomo: ma soprattutto ora, con il propagarsi di reti virtuali ed elettromagnetiche, hanno il massimo accesso, la loro invasione è favorita ai massimi gradi.
“𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 ℎ𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑖𝑢𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑎 𝑒𝑟𝑜 “𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑚𝑒”, 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠‘𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑠𝑖 𝑒̀ 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎”: così affermano coloro che vengono accusati come “assassini”.
Queste entità attaccano soprattutto i ragazzi, adolescenti, oppure gli adulti fortemente materialisti, informatizzati.
Il “progresso” tecnologico, sta sorpassando troppo i ritmi di comprensione umana; la scienza non è stata capace di stare al passo con la coscienza dell'uomo.
Non si è voluto rispettare le attuali capacità umane di “gestione” morale delle macchine e degli strumenti informatici.
Il risultato è che l’individuo viene “svuotato” dagli automatismi che gli vengono indotti dalla tecnologia.
Gli individui meno autonomi, quindi più immaturi sono maggiormente a rischio: ma sono molti quelli che si credono “protetti” o maturi, pur non essendolo.
Queste entità non umane approfittano delle occasioni di “vuoto” e prendono al volo la possibilità di “occupare” le coscienze umane.
Quale è il rimedio?
Primo: non credere di essere esenti da questa minaccia;
secondo: proteggere i più giovani evitando che diventino succubi della tecnologia;
terzo: limitare al massimo l’uso del virtuale, ritornando ad uno stile di vita più essenziale e naturale.
Piaccia o non piaccia, questa realtà esiste lo stesso, anche se non la si accetta, anche se non si è d’accordo. Anzi, coloro che non la riconoscono sono potenziali vittime di una imminente “occupazione”.
Quando avviene l’“egemonia” di una forza dentro di sé, è troppo tardi per tornare indietro.
So che queste parole possono sembrare fuori dal tempo e paradossali, ma esse sono la risposta a tutte le quelle manifestazioni delittuose e irragionevoli verso le quali non si riesce a dare una spiegazione razionale o sensata.
L’uomo è di natura un essere benevolo: può però divenire il veicolo di forze del male.
Il “sequestro si sè” non è solo una superstizione che appartiene al medioevo: coloro che ironizzano, e dicono “𝑖𝑙 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒, 𝑜𝑐𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖!” la risposta è: "𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒗𝒆 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒄𝒆, 𝒓𝒊𝒕𝒓𝒐𝒗𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒔𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒓𝒊𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊. 𝑬 𝒔𝒊 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒗𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒍𝒆 𝒆̀ 𝒖𝒏’𝒆𝒏𝒕𝒊𝒕𝒂̀ 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆”
Non possiamo rimanere indifferenti a questo pericolo.
Tiziano Bellucci
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Lunedì...
...ma di riposo, dopo essere sopravvissuto alla prima e lunga settimana, perché questa settimana è corta cioè lavoro solo Mercoledì e Giovedì (quindi potete capire quella lunga com'è), dicevo lunga settimana più che altro perché erano esattamente 4 anni che non facevo un lavoro di cucina e quindi non stavo in piedi e soprattutto non stavo a lavoro per così tanto tempo, tra le 12 e le 13 ore, che è moltissimo e per me è uno spreco di tempo, ma questo passa il convento e purtroppo come è spesso accaduto nella mia vita penso sia sempre l'ultimo lavoro e poi posso dedicarmi alla musica a tempo pieno, ma dopo tanti e tanti anni mi viene difficile pensare che possa essere così, ma non demordo e vado avanti con l'idea che suonare sia sempre il mestiere che fa per me, di sicuro non è il lavoro in cucina anche se lo so fare come tante altre cose che ho fatto nella mia vita quando non riuscivo a lavorare con la musica, perché purtroppo in questa società non si può vivere senza lavorare. Un pò come la società del 'Mondo nuovo' di Huxley dove le persone sono impegnate a fare qualcosa di socialmente utile, che siano dei ranghi alti o di quelli bassi, e poi drogati di una sostanza 'il soma' (almeno nella traduzione si chiama così) e intrattenimenti di vario tipo da giochi dove a quanto pare si devono spendere soldi, infatti nel libro più di una volta fa menzione di giochi del passato che erano gratis e non era buono (dice così), a concerti e film odorosi, qua non c'è una descrizione di cosa siano nello specifico ma tutte le attività funzionavano da occupazione per la mente per evitare che le persone si rendessero conto di vivere in una società costruita ad arte per controllarli, beh è più o meno come viviamo noi adesso. Ci sono le varie stronzate che ti distraggono mentre chi governa e gli affaristi si rimpinzano alle nostre spalle, ma guai a farglielo notare a differenza del libro, dove ti mandano su un isola dove le persone hanno preso coscienza (cosa che trovo molto interessante), qua prima ti attaccano le altre persone, poi se non cambi idea passano per vie legali e puoi finire in galera, dipende anche il grado di 'lamentela', diciamo che se sei un Assange o uno Snowden non te la passi bene.
Comunque com'è andata? Beh, levando il fatto di lavorare con due ragazze molto giovani e di ascoltare tutto il giorno pop di uno squallore squallido, si proprio così, e che devo fare hamburger e patatine fritte tutto il giorno, oltre alla preparazione di svariate cose (chop chop per ore); l'ambiente non è poi così malvagio, anche se non so cosa mi sarebbe potuto capitare di peggio. Ma oggi e gli altri giorni di riposo, come ho fatto i due giorni di riposo la scorsa settimana, mi dedicherò alle mie cose, musica in primis, anche se ci sono alcune piccole cose da fare per la casa, sapete già il prato da tagliare per dirne una. Quindi dopo aver scritto tutto questo vi lascio con quello che ascolto come faccio di solito quando scrivo, dalla Finlandia sto giro.
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The Quiet Girl, la bambina che finalmente fu amata
Come è una persona quieta? Calma, che sembra non preoccuparsi, esente da turbamenti. O forse è solo introversa.
E così appare Cáit, una bambina di nove anni così silenziosa da sembrare invisibile, così taciturna e presa da un mondo alternativo da essere chiamata 'la vagabonda' dal padre o 'quella' dalle sorelle più grandi, così 'a parte' da avere a malapena un nome. E' lei la protagonista di THE QUIET GIRL di Colm Bairéad, film candidato all'Oscar il 12 marzo come miglior film internazionale (è in dialetto irlandese e forse è l'outsider del gruppo), dopo essere stato consacrato in Gran Bretagna come il film indipendente di maggior successo della stagione, aver ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il Miglior Film nella sezione Generazione Kplus a Berlino 2022 e Miglior film dell'anno da Rottentomatoes.com. In Italia arriva dal 16 febbraio con Officine UBU. Ad interpretare Cait c'è una esordiente e meravigliosa Catherine Clinch di Dublino. E' un ambiente inospitale quello di Cait che vive con la famiglia in mezzo al nulla della campagna irlandese degli anni '80 con una madre, unica a trattarla minimamente, in procinto di far nascere il quarto figlio, le due sorelle adolescenti e il padre la cui unica occupazione sembra essere giocare anzi perdere ai cavalli. Una famiglia impoverita e non solo economicamente. Lei ha sviluppato una sorta di autodifesa in lotta a tutto questo, imparando a nascondersi a tutti, a casa come a scuola. Ma quando Cait d'estate viene mandata lontano dalla cugina della madre e il padre la molla sulla porta della fattoria con i soli abiti che indossa senza neppure un saluto, la ragazzina ancora non sa che le si sta aprendo il mondo davanti. Comincia a vivere con la coppia di zii l'affettuosa Eibhlín (Carrie Crowley) e il ruvido Seán (Andrew Bennett) nella loro fattoria dove allevano mucche e viene accudita, nutrita, considerata, vestita anche letteralmente, pur se in uno stile 'asciutto' (c'è un segreto in famiglia) la giovane rinasce conoscendo che c'è un altro modo di stare al mondo, un altro modo di essere figlia. Adattamento cinematografico di Foster, la storia breve scritta da Claire Keegan, The Quiet Girl rientra in quel genere di film cosiddetti Coming of Age che nel raccontare la formazione di una adolescente aprono il cuore dello spettatore e indicano emotivamente una strada: i 'veri' genitori sono quelli che ti crescono e ti danno amore. La regia quasi accarezza Cait, è una cinepresa compassionevole quella di Colm Bairéad che da' alla ragazzina quell'attenzione che i giovani solitari, introversi, sofferenti nel profondo raramente ricevono. E il finale arriva straordinariamente commovente.
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Tra il 2011 e il 2023, 550mila giovani sono fuggiti dall’Italia in cerca di lavoro. Alta soddisfazione tra gli usciti rispetto ai "rimasti". Fondazione Nord Est presenta le criticità del Paese per una politica carente su occupazione e famiglia.
#CNEL#competenze#Cristina Montagni#efficienza generazionale#emigrazione giovani#Fondazione Nord Est#Formazione#natalità#politiche lavoro#professioni#Renato Brunetta#salari#skills#womenforwomenitaly
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Manovra, Tenerini: Sostegno Imprese, Crescita Occupazionale
Manovra, la deputata toscana di Forza Italia Chiara Tenerini: "Sostegno Imprese per Crescita Occupazionale" La manovra finanziaria che sta attualmente avanzando alla Camera rappresenta un passo cruciale verso il sostegno alle imprese italiane, con un'attenzione particolare alla crescita occupazionale. L'onorevole Chiara Tenerini, rappresentante di Forza Italia, ha sottolineato come il partito abbia da sempre promosso politiche a favore del mondo imprenditoriale attraverso sgravi fiscali e incentivi volti ad aumentare l'occupazione, migliorare il turnover aziendale e favorire l'assunzione delle categorie svantaggiate. Sgravi Fiscali e Incentivi all'Assunzione Una delle misure cardine della manovra è la conferma della super deduzione del 120% del costo del lavoro per le nuove assunzioni, che sarà valida dal 2025 al 2027. "Questo provvedimento, che si fonda sul principio 'più assumi e meno paghi', è un chiaro segnale che il governo intende incentivare le assunzioni," ha dichiarato Tenerini. Questo incentivo non solo stimola la creazione di nuovi posti di lavoro ma anche la stabilizzazione di quelli esistenti, favorendo una crescita economica sostenibile. Attenzione alle Categorie Vulnerabili La manovra non dimentica le categorie più a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Gli stanziamenti per gli incentivi occupazionali sono volti particolarmente all'assunzione di giovani e donne, nonché allo sviluppo dell'occupazione nelle ZES Uniche del Sud. "Gli incentivi per l'assunzione di giovani e donne sono essenziali," ha affermato Tenerini, "perché rappresentano un investimento nel futuro del nostro paese, garantendo non solo lavoro ma anche un'equità sociale." Supporto alle PMI con la Nuova Sabatini Il rifinanziamento della nuova Sabatini è un altro pilastro della manovra, destinato a sostenere gli investimenti delle micro, piccole e medie imprese. Tenerini ha evidenziato che "portare il fondo a ben 607 milioni nel 2025 e aumentare le risorse fino al 2029 è un segnale di fiducia verso il nostro tessuto imprenditoriale." Le PMI rappresentano il cuore pulsante dell'economia italiana, e questo supporto finanziario è cruciale per la loro innovazione e competitività. Credito d'Imposta per le ZES Uniche Un ulteriore incentivo è rappresentato dai 1,6 miliardi stanziati per il credito d'imposta per le imprese che investono nelle ZES Uniche nel 2025. "Questi fondi non solo stimolano la crescita economica ma anche l'innovazione nelle regioni che più ne hanno bisogno," ha aggiunto Tenerini. Questo provvedimento mira a colmare il divario economico tra il Nord e il Sud del Paese, promuovendo sviluppo e occupazione dove sono più necessari. Conclusioni e Prospettive Future L'onorevole Tenerini ha concluso il suo intervento con una nota di ottimismo: "Siamo convinti che queste misure contribuiranno a creare un ambiente favorevole per le imprese e a garantire un futuro migliore per tutti i cittadini." Forza Italia continua a impegnarsi per un'Italia che cresce e si sviluppa, sostenendo ogni iniziativa che promuove l'occupazione e il benessere sociale. Edoardo Fabbri Nitti Coordinamento regionale Forza Italia Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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Fieracavalli, Lollobrigida: "Investiamo nei giovani per un futuro di sviluppo e occupazione". "È stata una scelta strategica del nostro Ministero coinvolgere le scuole e i giovani. Per questo motivo, saluto le scuole di Verona e Brescia e tutti gli studenti che contribuiranno al successo di questa iniziativa.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Nuovi occupati: luci e ombre di un mercato del lavoro in evoluzione
Tasso di occupazione in aumento, ma ancora indietro rispetto alla media UE: l'Italia si posiziona al secondo posto in Europa per crescita di nuovi occupati, con un incremento del 1,5% nel 2023 rispetto all'anno precedente. Un dato positivo che, seppur incoraggiante, non deve far storcere il naso di fronte ad alcune criticità strutturali che persistono nel mercato del lavoro italiano. Nuovi occupati: numeri in crescita ma divario con l'Europa ancora ampio Nonostante la crescita registrata, il tasso di occupazione in Italia rimane ancora lontano dalla media europea: solo il 66,3% della popolazione tra i 20 e i 64 anni risulta infatti occupata, contro una media UE del 75,3%. Un divario di quasi 9 punti percentuali che evidenzia la necessità di ulteriori sforzi per colmare il gap con i principali paesi europei. Malta al primo posto, Italia seconda: A precedere l'Italia nella classifica per crescita di nuovi occupati troviamo Malta, con un incremento del 1,6%. Seguono poi Germania, Portogallo e Cipro, con tassi di crescita rispettivamente dell'1,4%, 1,3% e 1,2%. Donne e giovani: le categorie più avvantaggiate Tra i dati più interessanti emerge la crescita dell'occupazione femminile, con un aumento di 0,9 punti percentuali contro lo 0,6% degli uomini. Bene anche la performance dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che registrano un incremento del 2,4%. Economia circolare: un settore trainante per l'occupazione: L'Italia si distingue come seconda in Europa per numero di occupati nel settore dell'economia circolare, con ben 517.000 addetti. Un dato che conferma il ruolo strategico di questo settore per la ripresa economica e la sostenibilità ambientale del Paese. Lavoro precario e divario salariale: le sfide da affrontare: Nonostante i dati positivi in termini di crescita occupazionale, permangono criticità come la diffusione del lavoro precario e la persistenza di un divario salariale tra uomini e donne. Secondo l'INPS, nel 2023 il 20,2% dei lavoratori in Italia era impiegato con contratti atipici. Il divario salariale di genere, invece, si attesta al 2%, con le donne che guadagnano in media il 2% in meno degli uomini a parità di mansioni. Investire in formazione e istruzione? Per consolidare la crescita occupazionale e centrare gli obiettivi europei in termini di tasso di occupazione, è necessario investire in formazione e istruzione. Bisogna creare un sistema che permetta di sviluppare le competenze necessarie per i nuovi lavori emergenti e per facilitare l'inserimento nel mondo del lavoro, soprattutto per le categorie più fragili. La crescita di nuovi occupati in Italia rappresenta un segnale positivo, ma non basta per parlare di una vera e propria ripresa del mercato del lavoro. Perseguire gli obiettivi di inclusione sociale e di competitività economica richiederà un impegno costante da parte di tutti gli attori coinvolti, a partire da politiche mirate al sostegno delle categorie più fragili e all'ammodernamento del sistema formativo. Solo con un'azione sinergica e lungimirante sarà possibile costruire un futuro lavorativo più solido e inclusivo per tutti. Foto di Karolina Grabowska da Pixabay Read the full article
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I Giovani Imprenditori di Confartigianato presentano un rapporto sulla situazione del lavoro giovanile in Italia
Sempre meno giovani, sempre più inattivi ed è a rischio il ricambio generazionale nelle imprese. L’allarme arriva dai Giovani Imprenditori di Confartigianato che oggi, a Roma, nel corso della loro Convention, presentano un rapporto sulla situazione del lavoro giovanile in Italia. Secondo la rilevazione, nel decennio 2013-2023 la crisi demografica ha fatto diminuire la popolazione italiana di 874mila giovani tra 20 e 34 anni, con un calo dell’8,7%. Questo trend si riflette sulla composizione del lavoro indipendente: oggi il numero di imprenditori e lavoratori autonomi over 60, pari a 897mila, ha superato quello degli under 35 (719mila). Il fenomeno, diffuso in tutta Europa, è più marcato in Italia dove la quota di giovani lavoratori indipendenti sul totale è pari al 15%, a fronte del 16,2% della media Ue. Eppure le occasioni di lavoro per i giovani non mancano: tanto è vero che tra il 2021 e il 2023 la crescita dell’occupazione è stata trainata dagli under 35, in aumento dell’8,8% a fronte del +3,3% dell'occupazione senior, con un andamento migliore per laureati (+12,5%) e giovani donne (+9,9%). E si potrebbe fare molto di più, visto l’aumento della percentuale di manodopera che le imprese non riescono a reperire: a maggio si attesta al 48,2%, 2,1 punti in più rispetto allo scorso anno. Ma, oltre al problema del calo demografico, le nuove generazioni non si offrono sul mercato del lavoro. Il rapporto di Confartigianato mette infatti in evidenza che gli inattivi under 35 sono 1.477.000, il valore più alto in Europa. E così, il tasso di occupazione degli under 35 italiani è del 45%, e rimane la percentuale più bassa d’Europa che fa registrare una media del 58,6%. Siamo accanto a Grecia (45,1%) e Romania (46,5%), e lontanissimi dai valori di occupazione giovanile in Austria (70,6%), Malta (76,8%) e Olanda (82,1%). Un segnale di speranzaarriva dalla nascita nel 2023 di 50mila imprese guidate da giovani, pari al 34,9% del totale delle aziende create lo scorso anno. "Il futuro dell’Italia – sottolinea Davide Peli, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato - dipende da quanto e come si investirà sulle nuove generazioni. C’è molto da cambiare, se si considera che oggi, per 12 euro di spesa pubblica destinati a pensioni e sanità per anziani, se ne spende soltanto 1 per giovani e famiglie. Bisogna puntare su formazione di qualità, istruzione tecnica e professionalizzante, per creare le competenze evolute imposte dalla rivoluzione digitale. E occorre incentivare la trasmissione d’impresa, con strumenti ad hoc come, per esempio, il credito di imposta, per i giovani che vogliono rilevare l’azienda di famiglia, subentrare in un'impresa già avviata o creare una propria attività. Così si protegge il patrimonio di saper fare dell’artigianato e delle piccole imprese e si offre un futuro ai giovani e al Paese". Read the full article
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Fai la Mossa Giusta: grande successo per la terza edizione dedicata a studio, formazione e lavoro
Si è conclusa con successo l’edizione 2024 di “Fai la Mossa Giusta”, tenutasi il 16 novembre al Palafiere Riccardo Coppo di Casale Monferrato. L’evento ha registrato un’alta partecipazione, attirando studenti, famiglie, lavoratori e adulti in cerca di nuove opportunità professionali e formative. Un’occasione unica per il futuro La manifestazione ha messo in connessione diretta cittadini e…
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'No alla guerra', finita occupazione facoltà Economia a Trieste
Gli studenti e i giovani che hanno occupato ieri nel tardo pomeriggio la facoltà di Economia al termine di una manifestazione contro la guerra in Palestina, hanno liberato stamani i locali. I manifestanti hanno lasciato pacificamente l’edificio D precisando che si è trattato di un gesto di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese. I giovani sono andati via poco prima…
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DIS Design Italian Shoes: il valore di calzare il Made in Italy sartoriale grazie al digitale
Questa è la storia di un’impresa, nell’ampio senso letterale del termine: una missione di salvezza riservata a coloro che ancora oggi raccolgono nelle proprie mani un patrimonio inestimabile di regole e pratiche complesse, le stesse che furono apprese con cura e poi fatte scivolare giù per i secoli, consegnandole alle generazioni nuove, fino a noi, per creare oggetti di grande fascino e qualità unica. Ovvero: gli artigiani.
Quella di DIS Design Italian Shoes è la storia appassionata di un’impresa coraggiosa, assemblata con la mente strategica spalancata sulla contemporaneità e il cuore allacciato all’autenticità della tradizione manifatturiera italiana, più precisamente quella calzaturiera marchigiana, parte integrante e pregiata del glorioso Made in Italy che, sotto la scorza dura della massificazione, sa ancora essere la punta di diamante di questa nostra nazione. La storia di DIS ha infatti a che fare con la raccolta visionaria di una sfida lanciata dal nostro presente intriso di digitalizzazione: strumento essenziale per costruire il ponte fondamentale tra il savoir faire artigiano e l’attualità tecnologica.
Ed ha inizio nel 2013, quando tre giovani della provincia marchigiana (i fratelli Andrea e Francesco Carpineti, e Michele Luconi) sentono che è giunta l’ora di portare l’innovazione nel settore della calzatura Made in Italy, per mettere in connessione i piccoli artigiani con clienti di tutto il mondo attraverso il web.
Mille potrebbero essere i modi, ma il loro ha un che di rivoluzionario, esclusivo ed al contempo pressoché democratico: l’ideazione di un servizio alla portata di tutti che consente di personalizzare virtualmente la propria scarpa, di ottenerla realizzata a mano su misura del proprio gusto e di riceverla in temi brevi a casa, ovunque nel mondo essa si trovi! La storia di un’intuizione diviene realtà concreta, risolutamente in cammino sulla via del successo, nonostante le innumerevoli difficoltà rappresentate dal campo minato dell’imprenditorialità italiana: grazie all’incontro tanto bramato tra i giovani imprenditori di DIS e il laboratorio giusto, una sorta di scrigno all’interno del quale è custodita da oltre 40 anni la competenza di veri maestri artigiani calzaturieri, oggi è possibile vivere l’esperienza della progettazione personalizzata della calzatura dei propri sogni.
Come? Accedendo innanzitutto al sito web www.designitalianshoes.com: qui basterà far parlare la propria ispirazione, seguire la guida che vi condurrà tra numerosi modelli di calzature maschili e femminili, dalle più iconiche che han fatto la storia dell’eleganza formale, alle più contemporanee come le sneakers. E poi, voilà, inizia la progettazione attraverso il configuratore 3D che consentirà in tempo reale di assemblare la propria scarpa scegliendo ogni dettaglio: dal colore e texture della pelle agli occhielli, dai lacci alla fodera, al tipo di suola, è possibile creare 45 milioni di combinazioni diverse, fino alla delizia più lussuosa, ovvero l’incisione personalizzata sulla suola. Infine, si può richiedere la calzatura prova (gratuitamente in Europa) per assicurarsi la soddisfazione completa al momento dell’arrivo delle scarpe customizzate in appena 10-15 giorni dall’ordine.
Grazie a questa sorta d’incantesimo tangibile che tramuta l’immaginazione in realtà e il cliente in protagonista della creazione, DIS finora ha raggiunto clienti sparsi in 31 paesi del mondo e qui, da noi, ha dato opportunità ai laboratori di creare nuova occupazione.
A sua volta, DIS garantisce la tracciabilità della filiera, la selezione di materie prime di qualità altissima, l’abilità eccellente puramente made in Italy dei maestri artigiani di dare forma esclusiva ai desideri del cliente, la ricerca di stile costante tra l’appeal dei trend e la classe senza tempo, l’aggiornamento della tecnologia per favorire l’esclusività virtuosa: l’occasione unica di raccontare, indossandola, la propria storia racchiusa nella bellezza autentica delle proprie scarpe. Per dirla col claim di DIS: "Be Different Be Yourself”!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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Non ho l’età, la canzone di Gigliola Cinquetti, a quasi 60 anni esatti dalla sua uscita, avrebbe una nuova versione in tema di occupazione. Oltre che una discriminazione di genere (23%), si segnala infatti anche quella legata all’età delle persone (34%), sia nel momento in cui si candidano a un lavoro, sia quando lo hanno conquistato e sono in carriera. Giudicati o troppo avanti con gli anni o troppo giovani, è quanto rivela un'indagine condotta su un campione di 5mila persone da PageGroup, una società internazionale di recruiting. Ne parliamo sul quotidiano Il Mondo del Lavoro
[link ilmondodellavoro.net/28/08/2023/90905 | illustrazione Golden Cosmos per New Yorker]
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"Il patriota, il partigiano e il "sogno di una cosa": una biografia ragionata di mio padre Antonello Trombadori
di Duccio Trombadori
Nella primavera del 2007 su iniziativa del sindaco Walter Veltroni il Comune di Roma intitolò un viale di Villa Borghese alla memoria di Antonello Trombadori. La toponomastica allora mi pregò di indicare i titoli che intendevo far incidere sulla lapide che ne portava il nome: “poeta, critico d’arte, uomo politico”, tagliai corto. E così fu.
Oggi però a quasi vent’anni di distanza mi pento di non aver aggiunto il termine “patriota” quale richiamo al ruolo assolto da mio padre nella Resistenza romana (settembre 1943-giugno 1944) che gli valse una medaglia d’argento al valore militare.
Ricordo ancora non senza rimorso un addolorato Rosario (Sasà) Bentivegna - altro decorato dei Gap a Roma- quando, non senza rammarico, mi fece notare la mancanza.
Pensavo esagerasse, tanto era implicito l’ abito antifascista che onora la vita di mio padre. Ma Sasà aveva pienamente ragione.
Vedo più chiaro oggi quello che allora mi sfuggì: era la questione del “patriottismo” quale identità morale sofferta e controversa, rappresentativa di tutta una generazione di uomini e donne (padri e madri per me; nonni e bisnonni, per i più giovani) che si formarono nel pieno delle illusorie mitologie nazionaliste e imperialiste, passarono il setaccio della guerra fascista, della umiliante sconfitta, della occupazione nazista e trovarono poi nella resistenza partigiana un riscatto morale per la guerra di Liberazione nazionale da combattere a fianco degli eserciti alleati.
Della drammatica esperienza di questa generazione di italiani, forse l’ ultima coinvolta e motivata dal compimento civile di motivi ideali risorgimentali, mio padre Antonello fu un emblematico testimone e interprete.
“Risorgimentale” in senso analogico fu l’ animo del militante garibaldino; “risorgimentale” fu la radicalità di parte, lo spirito di sacrificio volontario che formò i ranghi della Resistenza; “risorgimentale” fu l’idea di restituire alla Patria umiliata e offesa una nuova unità morale e civile.
Si spiega anche così l’ adesione al comunismo (il PCI di Togliatti) dell’ animoso patriota, giovane inquieto di quegli anni difficili, a complemento dell’ indole di un carattere votato all’ azione, un’ impronta psicologica che lo accompagnerà lungo l’ intensa e multiforme esperienza di vita distribuita tra l’ attività politica, la critica d’ arte, la battaglia delle idee, il giornalismo, il cinema e la poesia.
Giunto quasi al termine di una meticolosa e appassionata ricerca che lo ha impegnato a riassumere le tracce di un ritratto biografico, Mirko Bettozzi - giovane generoso che non si arrende al quasi procurato oblìo della memoria della Resistenza, e per questo ha già scritto un bel ricordo di Mario Fiorentini, “ultimo gappista”- si è più volte incontrato con me dopo avere consultato i documenti disponibili a partire da quelli lasciati da Antonello Trombadori ed oggi custoditi presso l’archivio della Fondazione Quadriennale di Roma.
A lavoro quasi compiuto, l’autore ha pensato in un primo momento di sigillare il libro con un titolo -“Il comunista critico”, o giù di lì- che forse non era inesatto ma che mi appariva piuttosto anodino e probabilmente fuorviante la particolarità di una trattazione non corrispondente a un vero e proprio saggio di storiografia politica.
Una volta richiesto di un parere, gli consigliai perciò di evitare quella soluzione proprio perché l’argomento del “comunista critico” rischiava di ridurre l’ originalità di un lavoro più incline a figurare un carattere, una fisionomia imbevuta dello spirito del tempo che va ben oltre i vincoli dell’ ideologia e travalica le tematiche di partito.
In effetti l’ adesione militante di mio padre a quel singolare organismo che fu il PCI, ossatura politica costituente della democrazia italiana nata dalla Resistenza, non poteva rendere pienamente conto del “puzzle” intellettuale, morale e civile che rispecchia il suo complesso profilo umano.
Era semmai più vero il contrario. Bisognava forse partire dalla formazione familiare, dalle radici sociali e culturali, dalle amicizie nate sui banchi di scuola, e da tant’ altra esperienza vissuta di natura pre-politica per comprendere meglio i tratti di una scelta di vita ( da “rivoluzionario professionale”, si diceva) segnata dalla permanente inquietudine, dalla tensione a spendere ogni energia per la “causa giusta”, e la pulsione a “prendere partito” volta per volta, spesso controcorrente, pagandone il prezzo dovuto.
Tale in uomini come Trombadori fu il carattere predominante.
Ragionando allora su quale fosse il titolo migliore per la sua narrazione, la parola “partigiano” a un certo punto comparve e prese quota nella riflessione di Bettozzi fino ad emergere quasi naturalmente dal computo delle diverse varianti esaminate.
A guardar bene, da qualsiasi punto di vista e in qualsiasi circostanza la si osservasse, la figura di Antonello rispondeva quasi sempre all’ emblema del “partigiano”, in senso più generale: partigiano, egli fu tale non solo durante la Resistenza, ma in ogni occasione della vita pubblica e privata, sul piano degli schieramenti politici, culturali, esistenziali e così via. Meditando su questo singolare metabolismo psicologico, alla fine Bettozzi ha ricavato il titolo generale –“Un eterno partigiano”- che a me pare molto persuasivo e ben ritagliato a misura della ricerca.
Non a caso nel ritratto prevale una sorta di adesione simpatetica dell’ autore all’oggetto della sua narrazione: dove le oscillazioni e le vicissitudini dell’ intellettuale organico del PCI, quale Trombadori fu fin quasi alla fine (ricordo il doloroso distacco dal comunismo, testimoniato proprio al culmine dell’esistenza) non contano tanto per quel che valsero nella vita pubblica italiana, quanto come contrassegno di una esuberante natura individuale pronta a battersi per la bandiera ritenuta giusta ma anche per rimettere sempre in questione sé stessa.
Bettozzi ha prescelto alcuni episodi centrali: tra questi la lotta partigiana contro i tedeschi, l’impegno per l’ arte realista, in pittura e nel cinema, la campagna per la pace in Vietnam, la particolare sensibilità verso la Chiesa del dialogo e del Concilio vaticano II .
Di fronte al mosaico dai mille tasselli in cui si è risolta l’ attività di mio padre (la poesia in dialetto romanesco e in lingua italiana, la critica cinematografica, l’ attività politica e parlamentare, ecc…) non tutto è stato possibile riassumere e approfondire, né tantomeno Bettozzi ha preteso di offrire una versione storiografica esaustiva e sistematica.
Nel presentare la materia trattata egli ha avuto piuttosto il merito di cogliere un certo ritmo psicologico, che sembra condividere a tal punto fino a riconoscersi in esso, quasi per vocazione, quasi spontaneamente. Il narratore diventa lo specchio di un’ anima il cui tratto fondamentale corrisponde all’ irrisolta ansia di chiarezza dell’ uomo laico moderno ( vedi la “freischwebende Intelligenz” di Mannheim)
che insegue incessante il “ filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità” (Montale, “I limoni”).
Questo spirito disperato ma combattivo, questo temperamento “montaliano” tipico degli anni formativi (siamo nel pieno degli anni Trenta) portò a suo tempo Trombadori a riconoscersi nelle inquietudini dei giovani insofferenti la dittatura, a partire dal mondo antifascista per giungere all’ acquisita “verità marxista” e a quel comunismo che tracciò il corso principale della sua esistenza.
L’ emblematico “sentire partigiano”, che punta all’ azione politica come urgente prova di verità, Trombadori lo condivise con la parte più sensibile della sua generazione, penso al gruppo romano (intellettuali liberal-socialisti e filo-comunisti) tanto bene descritto da Albertina Vittoria: da Paolo Alatri a Bruno Zevi, da Carlo Muscetta a Mario Alicata da Pietro Ingrao a Lucio Lombardo Radice, da Antonio Amendola a Paolo Bufalini e tanti altri personaggi che hanno distinto la cultura e la politica italiana nella democrazia “post-borghese” del secondo dopoguerra.
Una simile posizione morale accompagnò il “partigiano” Trombadori fino all’ età avanzata, quella delle amare disillusioni riguardo al socialismo sovietico, ma anche del rilancio di nuovi traguardi di verità da conseguire per il futuro dei valori democratici e socialisti. Rivelatrice è in proposito la chiusa malinconicamente filosofica del poemetto (pubblicato nel 1998 in “Foglie perse”, per l’Associazione Amici di Villa Strohl-fern) in memoria dell’ amico dirigente del PCI Mario Alicata che per analoga “ansia di verità” divenne anch’ egli intellettuale organico:
“…Adesso sei,
forse come io solo ti conobbi
atrocemente intatto e lacerato,
ritornato al momento in cui Guttuso
ti dipinse ventenne, scapigliato:
fu allora che con Marx scoprivamo,
nella lettera a Ruge,"Il nostro motto
deve essere dunque: riforma
della coscienza
non per mezzo di dogmi, ma mediante
l'analisi della coscienza
non chiara a se stessa, o si presenti
sotto forma religiosa o politica.
Apparirà allora che il mondo
da lungo tempo ha il sogno d'una cosa…"
La citazione di Marx -che tra l’altro fa non a caso da epigrafe al romanzo di Pasolini, “Il sogno di una cosa”- rivela di quale pasta spirituale fossero gli uomini come Antonello Trombadori e spiega perché egli spese la vita nella partigianeria, scontando illusioni ed errori, sempre pronto però a rivederli in nome della verità.
Bisogna perciò rendere grazie a Mirko Bettozzi per avere realizzato un ritratto che ha il merito di fare emergere, dall’attivismo proteiforme di mio padre, un filo di continuità che ne illumina le ragioni di fondo: corrispondere alla leggenda di Prometeo (il gigante punito da Zeus per aver portato l’uomo a conoscere il fuoco) quale metafora del coraggio di chi sfida gli dèi per liberare l’umanità dai dogmi che la opprimono. Così, ripensato in chiave libertaria, anche il “sogno di una cosa” che animò Antonello può tornare di lampante attualità.
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Ci preoccupiamo tanto per chi arriva, ma non per chi deve partire
L’Intervento di GIOCONDO TALAMONTI* In Italia ci si preoccupa degli immigrati, ma poco si dice delle emigrazioni dei nostri giovani che, dopo aver conseguito un diploma o una laurea, tentano di sfuggire ad una occupazione povera, precaria e malpagata. Il problema non è scoppiato all’improvviso, ma si è alimentato nel tempo nell’indifferenza di tutti: politici, amministratori, formatori e…
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