#fede religiosa
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Brighton Rock - La sottile linea tra bene e male. Il capolavoro di Graham Greene che trasforma Brighton in un teatro oscuro di crimini e dilemmi morali. Recensione di Alessandria today
Pubblicato originariamente nel 1938, Brighton Rock di Graham Greene è un classico della letteratura inglese che mescola con maestria il noir e il romanzo morale.
Recensione del RomanzoPubblicato originariamente nel 1938, Brighton Rock di Graham Greene è un classico della letteratura inglese che mescola con maestria il noir e il romanzo morale. Ambientato nella colorata ma insidiosa Brighton, il romanzo si apre con l’imminente morte di Hale, un giornalista invischiato in una faida tra bande criminali. La Brighton che Greene ci descrive non è quella delle…
#Ambiguità morale#bene e male#Brighton Rock#capobanda#classici inglesi#crimine#critica sociale#detective improvvisato#dilemmi morali#Domenico Scarpa#fede religiosa#giusto e sbagliato#Graham Greene#Graham Greene opere#Greeneland#Intrighi Criminali#letteratura inglese#Lotta interiore#mistero#narrativa esistenziale#Pinkie#romanzi con tema religioso#romanzi del &039;900#romanzi polizieschi#romanzo di redenzione#romanzo noir#Rose#Sellerio Editore#sociologia del crimine#sociopatia
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Si, certo: 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘭𝘰 anche disabili e ciechi: sono portatori di handicap mica persone stupide.
Tifo per l'integrazione non per la ghettizzazione.
Se serve a farli ridere, si: lo faccio con tutti.
Perché no?! Dovrei ignorarli?
Ci pensa già il "nostro" Stato ad ignorare le legittime esigenze dei portatori di handicap (a meno che non siano molto ricchi - proprio come accade con gay e donne).
Se sei cristiano (o altra fede), la porta è in fondo, a destra: la spazzatura religiosa, noi, la mettiamo lì: non è benvenuta su Threads: c'è già X, oltre Facebook, per gli psicopatici religiosi: quindi sai dove devi traslocare, quanto prima ✔️
#𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘭𝘰 anche disabili#portatori di handicap#persone stupide#stupidità#Tifo per l'integrazione non per la ghettizzazione#tifo#integrazione#disabilità#prendere per il culo#handicap#disabili#persone#ghettizzazione#X#Facebook#cristiano#fede#spazzatura religiosa#traslocare#benvenuto#Threads
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C'è solo un momento in cui una persona ben istruita potrebbe diventare credente: se facesse un incidente, le sue capacità cerebrali perdessero potenza e fosse vittima della circonvenzione di credenti e di sciamani di una setta religiosa - vittima come molti bambini, plagiati.
Sono i sacerdoti della chiesa cattolica a sostenere che la fede sia un dono; in Realtà, sono i fedeli a donare agli stregoni della chiesa la possibilità di non lavorare, di vivere a spese degli altri, di condurre una vita privilegiata - e non accorgersi di questo è DA IDIOTI.
La fede non è un aspetto innato nelle persone: devi costringere, qualcuno, fin da bambino, a credere in dogmi (fatti indimostrabili), esercitando una forte pressione psicologica basta sul ripetere lo stesso concetto continuamente, fino a farlo fissare nella mente di una persona.
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Nell’ottica di Kuhn, una rivoluzione scientifica è la conseguenza di una crisi, quest’ultima determinata dalla falsificazione del paradigma fino ad allora accettato.
Nel periodo della scienza rivoluzionaria, si creeranno paradigmi diversi, e si aprirà una discussione all’interno della comunità…
È interessante notare come la scienzah sostenga di mettere tutto in dubbio, ma quando è essa stessa ad essere messa in dubbio comincia a dare etichette di "eretico", a chiedere tso, impedimenti, arresti, roghi in piazza in nome del principio di fede e autorità (in sé stessa).
Di fatto trattasi della (pseudo)dottrina (pseudo)religiosa, perché di TALE si tratta, più intollerante della storia umana.
(A Different Point of View)
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Islamisti vogliono cancellare il Natale anche in Italia...
L’Italia è sotto attacco, un attacco silenzioso ma devastante che minaccia di cancellare la nostra identità culturale e religiosa. Guardiamo alla Siria, dove i jihadisti hanno già compiuto un atto di barbarie inaudita: le decorazioni natalizie ad Aleppo sono state rimosse, un preludio inquietante che ci mette in guardia su cosa potrebbe accadere qui se non agiamo con decisione. L’immigrazione islamica regolare, lungi dall’essere un arricchimento, è diventata un pericoloso cavallo di Troia per l’islamizzazione del nostro paese. L’arroganza e l’ignoranza hanno raggiunto nuovi livelli di follia. Il giornale “Il Domani” ha avuto il coraggio di etichettare il presepe, simbolo sacro della nostra tradizione cristiana, come rappresentazione di “una comunità escludente e razzista”. Questo è un insulto non solo alla nostra fede ma anche alla nostra storia millenaria. Se gli islamici in Italia si sentono esclusi dal nostro presepe, dalla nostra cultura, dal nostro Natale, allora è meglio che facciano ritorno alla loro terra. Non siamo obbligati a rinunciare alla nostra identità per fare spazio a chi non rispetta, anzi, disprezza le nostre tradizioni. Questo non è un atto di xenofobia, ma di legittima difesa culturale. L’Italia non può trasformarsi in una succursale dell’islam, dove le nostre festività vengono cancellate per non offendere chi non condivide i nostri valori. La nostra nazione è stata costruita sui valori cristiani; questi sono i pilastri su cui si fonda la nostra civiltà. Permettere che vengano erosi in nome di una falsa integrazione è un tradimento verso i nostri antenati e verso le generazioni future. Ogni giorno che passa, vediamo i segni di questa islamizzazione. Le nostre scuole, che dovrebbero essere luoghi di trasmissione della nostra cultura, stanno già modificando le celebrazioni natalizie per non offendere nessuno. Le nostre città, che dovrebbero risplendere di luci natalizie, rischiano di diventare zone oscurate da un’ideologia che non riconosce la nostra storia. È tempo di dire basta. L’immigrazione islamica regolare deve essere azzerata. Non possiamo permettere che la nostra identità venga diluita o sostituita. Gli italiani devono alzarsi e difendere ciò che è loro, prima che sia troppo tardi. Se vogliamo mantenere l’Italia Italia, dobbiamo proteggerla da chi cerca di trasformarla in qualcosa che non è. Non si tratta di odio, si tratta di sopravvivenza. Se vogliamo evitare che le decorazioni natalizie scompaiano dalle nostre città come è successo ad Aleppo, dobbiamo agire ora. L’Italia non deve diventare un altro capitolo dell’islamizzazione dell’Europa. Tornino a casa loro, se non riescono a rispettare e a vivere con la nostra cultura, con i nostri valori cristiani, con il nostro Natale.
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Questo uomo no, #139 - L'essenzialistə
Si chiama essenzialismo quell'atteggiamento del pensiero che ritiene esistano le "essenze" delle cose e dei fenomeni, qualcosa che le caratterizza come tali e che è sempre superiore a qualsiasi esistenza concreta. Sono essenzialistə quelle persone che credono che esistano caratteristiche "essenziali" dell'essere uomo, dell'essere donna, di qualsiasi altra caratteristica umana possibile.
L'essenzialismo è quindi un atteggiamento tipicamente fascista, anche se professato da compagnə di ogni tipo, perché si basa su una definizione arbitraria (una qualsiasi, decisa dall'essenzialistə) che viene applicata per decidere chi è "giusto" e chi è "sbagliato", a seconda che abbia o no "l'essenza".
Gli esempi di questa forma di fascismo sono quindi innumerevoli, e spesso contraddittori. Si basano sull'avere o no certi organi sessuali, sull'usarli più o meno e in quale modo; sull'avere una determinata disponibilità economica; sull'aver fatto o no certe cose, avere letto o no certi libri, avere conosciuto o no certe persone; avere o no una determinata fede, sia essa politica, religiosa, sportiva, culturale; nascere o vivere in un determinato luogo, avere la pelle di un dato colore, parlare una o più lingue, e così via.
Per gli MRA, per le TERF, per suprematistə, razzistə e fascistə di ogni tipo, le differenze tra esseri umani si basano su caratteri "interni", stabili e immodificabili, delle singole persone. Quindi l'essenzialistə può solo ammettere l'esistenza di persone come se stessə, mentre qualsiasi altra diversità è sbagliata, traditrice, mistificatrice, infida o, come è stato detto a me, "laido" (dice il vocabolario: ripugnante per il sudiciume o la deformità, anche morale). Ed essendo un atteggiamento tipicamente fascista, è vile: raramente lo sentirete professato da qualcunə senza un richiamo a teorie, scienze, "natura" o altre forze superiori ritenute inattaccabili e insindacabili.
L'essenzialistə è quindi una persona che rifiuta la diversità umana, sotto uno o più aspetti. Questo uomo no, ma magari esistessero solo essenzialisti uomini.
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Se la strage di Altavilla si fosse consumata tra persone di una qualsiasi fede religiosa di base non cristiana ora certi opinionisti starebbero urlando.
Invece, siccome è stata perpetrata da gente della stessa risma di quella che dava della satanista a Elena Cecchettin, “eh, la follia…”
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Penitenze
Guardia Sanframondi è un borgo del Sannio, in provincia di Benevento. Ogni sette anni si svolgono qui, dal primo lunedì dopo la Festa dell' Assunta (15 Agosto) dei Riti in Onore della Madonna dell' Assunta. Che hanno una caratteristica unica ormai nel mondo Occidentale: sono dei Riti Penitenziari.
I momenti clou sono la sfilata dei Misteri (scene tratte dalla via Crucis) che ogni rione del borgo, in totale sono quattro, mette in scena in processione per le vie della città. La domenica della settimana dei Riti viene portata in processione la Statua della Madonna, con tutti gli ori e gli ex voto dei fedeli
Ma il momento decisamente più spettacolare è la Processione dei Battenti. Uomini incappucciati vanno in processione battendosi il petto con un " pettine", un disco di sughero pieno di aghi, fino a farselo sanguinare
Secondo la tradizione, i pettini sono bagnati con del vino bianco benedetto dal clero come anestetizzante e disinfettante.
Nel borgo si riversano centinaia di migliaia di persone, in parte discendenti di emigranti, in parte anche studiosi da tutto il mondo per assistere ad uno degli ultimi momenti di penitenza religiosa nella nostra parte del Mondo.
Poenitentiam agite, appropinquabit enim regnum caelorum – Fate penitenza, che il regno dei cieli è vicino, Vangelo secondo Matteo
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Si può provare orrore per una data?
No. Altrimenti dovremmo provare orrore per l'intero calendario.
Oggi è un anno da quella che i nazisti islamici di Gaza hanno chiamato عملية طوفان الأقصى, Operazione Alluvione di AlAqsa.
Operazione: considerano "operazione militare" stuprare donne e uomini, sventrare donne incinte, estrarre il nascituro e metterlo nel forno, massacrare a mani nude bambini terrorizzati, riempire di chiodi il pube di ragazzine facendole morire dissanguate, portare in trionfo corpi di donne seminude insanguinati, per offrirli agli sputi del pubblico in un gran festeggiamento popolare. E tutto il resto dell'orrore che piano piano sta venendo a galla.
L'orrore non è la data del 7 ottobre. L'orrore è quella gente, la loro ideologia religiosa che mette al primo posto dei suoi "valori" l'uccisione degli ebrei, come prescritto dal Corano, "farli vivere nel terrore".
L'orrore è la massa disumana di Gaza che ha avuto 18 anni di tempo per potersi riscattare da quell'ossessione.
Il 22 agosto del 2005 furono deportati dalla striscia di Gaza gli ultimi degli 8600 ebrei presenti, nell'ennesima illusione che ciò potesse servire a costruire una convivenza di pacifica separazione.
Ma questi 18 anni sono stati un incubo continuo per l'intero sud di Israele. E nessuno dei vari governi che si sono succeduti ha preso atto dell'unica cosa che era fin troppo chiara già dall'agosto 2005, quando i selvaggi di quella regione distrussero le serre e tutte le strutture agricole che Israele gli aveva lasciato in dono, per trasformare quell'area in un poligono di lancio per missili.
Chiedete agli abitanti di Sderot, di Ashkelon, di Ashdod, di Be'er Sheva, di Netivot ecc.
Quante tonnellate di missili si sono accumulati! Per non parlare degli oggetti incendiari che sono stati inviati, dei danni al patrimonio boschivo, agli allevamenti e alla fauna selvatica. Per non parlare della vita da incubo scandita da continui allarmi e corse al rifugio! Per non parlare dei morti.
Il 7 ottobre 2023 era nell'aria già il 22 agosto 2005.
Oggi circa 1.500 israeliani insieme alle famiglie dei rapiti e degli atleti olimpici hanno percorso in bicicletta il tratto dal parcheggio bruciato di Takuma fino al sito del festival Nova.
Un'iniziativa che definirei sinistramente petalosa.
Oggi la gente di Gaza dovrebbe essere bombardata di musica tekno assordante a tutto volume e senza sosta, intervallata solo dagli urli di orrore delle vittime, estratti dai video che loro stessi hanno postato su internet per vantarsi, dagli urli di gioia delle loro mamme, dalle loro benedizioni di risposta all'annuncio vittorioso dei loro figli urlanti: "MAMMA, HO UCCISO UN SACCO DI EBREI!" "ALLAH TI BENEDICA, FIGLIOLO!"
La gente di Gaza meriterebbe questo, senza sosta, notte e giorno, sempre più forte, da far tremare la terra. Per disperazione dovrebbe desiderare la sordità, la morte.
Ma non accadrà nulla di tutto ciò. Israele continuerà a farsi colpire, dal nemico, continuerà a farsi bacchettare in coro dal mondo che odia gli ebrei, con l'Europa in prima fila, grande esperta in campi di sterminio per ebrei e oggi guidata dalla figlia di un nazista.
Sembra che qualcuno sia in attesa dell'esito delle elezioni americane di novembre, nella speranza che quelle pongano fine al supporto di zio Sam al terrorismo islamico, agli infiniti doni al suo sponsor principale dell'area, il regime degli ayatollah.
Inoltre, a Washington stanno facendo di tutto per incrinare quell'equilibrio fragilissimo di rapporti Israele-Russia, che vede la Russia, legata dall'alleanza con Damasco ereditata dall'URSS, e legata ai numerosi cittadini israeliani di origine russa.
Ma nessuno ci assicura che a novembre l'Asse del Male di stampo DEM verrà sconfitto. Nessuno ci assicura che Trump non venga ucciso, una volta eletto, né che sia messo in condizioni di poter tenere fede alla proprie promesse.
L'ebreo che non conta solo sulle proprie forze è un ebreo morto. Israele questo non lo dimentica.
Fulvio Del Deo, 7 ottobre 2024
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The Devil's Bath (Veronika Franz - Severin Fiala, 2024)
The Devil's Bath è un film ambientato nel 700. I registi dopo lo studio di alcuni documenti storici dell'epoca hanno ricostruito e messo in scena una storia a dir poco agghiacciante.
Ci troviamo in un piccolo villaggio austriaco, popolato da gente profondamente religiosa e superstiziosa. Il film comincia con una donna che uccide un neonato gettandolo da una cascata. In seguito vedremo che dopo essersi confessata, questa donna verrà decapitata, dopodiché le taglieranno le dita delle mani e dei piedi. Dopo questa sequenza di forte impatto il film si focalizza su Agnes, la protagonista, ( interpretata da una straordinaria Anja Plaschg) una giovane donna che ha appena sposato un uomo di nome Wolf. La vita matrimoniale di Agnes non è esattamente quella che si aspettava.
Lei desidera avere un figlio ma il marito evita qualsiasi contatto fisico con lei.
Inoltre la donna subisce continue pressioni da parte della suocera, che pretende che essa sia una moglie servile e precisa nello svolgere le mansioni da donna di casa.
Tutto questo non farà altro che distruggere l'equilibrio mentale di Agnes che si sentirà sempre più inadeguata e cercherà rifugio nella fede, pregando ossessivamente... finché non prenderà una decisione estrema e terrificante.
Un film con una regia molto precisa e curata, con ambientazioni boschive affascinanti ma allo stesso tempo cupe.
Una colonna sonora minimale e mai invadente che fa da sfondo a una storia che scorre lentamente e ci fa provare una sensazione di forte angoscia. Gli ultimi 20 minuti mi hanno completamente devastata, ma nello stesso tempo incuriosita tant'è che alla fine del film mi sono fiondata a cercare fonti riguardo questi avvenimenti realmente accaduti.
Un film che forse non verrà apprezzato da chi non sopporta un ritmo di narrazione lento (per certi versi simile a "You won't be alone") ma chi ama il genere folk/horror ne rimarrà sicuramente soddisfatto.
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"‘Natale’ di Lucio Zaniboni: una poesia che celebra la fratellanza e il significato universale del Natale". Recensione di Alessandria today
"Un invito alla riflessione e alla condivisione attraverso la magia della poesia."
“Un invito alla riflessione e alla condivisione attraverso la magia della poesia.” La poesia “Natale” di Lucio Zaniboni è un inno alla fratellanza, alla solidarietà e alla riflessione. Con parole semplici ma potenti, l’autore invita chiunque, a prescindere dalla fede o dall’assenza di essa, a riscoprire il vero significato del Natale. La capanna del presepe, l’agrifoglio, e il bambino nella…
#agrifoglio#Alessandria today#bambino nella greppia#condivisione#empatia poetica#fede e poesia#fratellanza#fratellanza universale#Google News#italianewsmedia.com#Lucio Zaniboni#messaggio di pace#messaggio di speranza#miti natalizi#Natale come simbolo#Natale e fede#Natale letterario#Natale poesia#Pier Carlo Lava#poesia del cuore#poesia di Lecco#poesia di Zaniboni#poesia evocativa#poesia Natale#poesia religiosa#poesia religiosa contemporanea#poesia senza tempo#Poesia spirituale#poesia universale#presepe poesia
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che cos'era una chiesa cristiana?
si usavano già allora queste parole? Probabilmente si. Nelle lettere Paolo parla delle sue "chiese" - che per essere meno clericali potremmo chiamare semplicemente "gruppi". E "cristiana"? Anche. La parola è nata ad Antiochia, in Siria, dove Paolo ha cominciato la sua predicazione una decina d'anni dopo la morte di Gesù. Sotto la guida di Paolo si sono moltiplicate le conversioni e si sono cominciati a chiamare christianoí i seguaci di quel Christós che parecchi, a partire dalle autorità romane, consideravano un capo ribelle ancora in vita. Questa leggenda metropolitana ha cominciato a diffondersi e nel 41 è arrivata a Roma dove per tutta risposta l'imperatore Claudio ha emanato un decreto contro gli ebrei, accusati di provocare disordini in nome del loro leader Christós.
Roma, Antiochia e Alessandria erano le capitali del mondo, ma anche in una zona periferica dell'Impero come la Macedonia, dove viveva Luca, poche decine di persone in qualche città si consideravano la Chiesa di Cristo. Queste poche decine di persone non erano poveri pescatori incolti come nella Galilea delle origini, di cui non sapevano nulla, e nemmeno uomini di potere, ma piuttosto bottegai, artigiani, schiavi. Luca mette l'accento su alcune reclute di classe più elevata, soprattutto romane, ma Luca è un po' snob, portato al name-dropping, il tipo capace di precisare che Gesù non era soltanto figlio di Dio ma discendeva anche, da parte di madre, da un'ottima famiglia.
Alcuni erano ebrei ellenizzati, la maggior parte greci giudaizzanti, ma dopo il loro incontro con Paolo tutti, ebrei e greci, pensavano di aver aderito a una delle correnti più pure e autentiche della religione d'Israele, non a una fazione di dissidenti. Continuavano ad andare in Sinagoga, se non venivano accolti con eccessiva ostilità. L'ostilità si manifestava, ovviamente, laddove c'erano una vera sinagoga, una vera colonia ebraica e veri ebrei circoncisi. Non era il caso di Filippi, mentre era il caso di Tessalonica, dove Paolo è andato subito dopo. Quando il nuovo arrivato ha attratto a sé una parte dei loro fedeli, gli ebrei non l'hanno presa bene. Lo hanno denunciato alle autorità romane come fomentatore di disordini e lo hanno costretto a fuggire; la scena si è ripetuta a Berea, la città vicina. Che cosa potevano fare allora i convertiti di Paolo? O andare come prima in sinagoga, e vedersi in privato, senza richiamare l'attenzione, per mettere in pratica le istruzioni lasciate dal nuovo guru. O aprire un'altra sinagoga.
Ma davvero? Era così semplice? Facciamo un po' di fatica a crederlo. Pensiamo subito a scismi, eresie. Il fatto è che siamo abituati a vedere in ogni religione un fenomeno più o meno totalizzante, ma nell'antichità non era affatto così. Su questo punto, come su molti altri che riguardano la civiltà greco-romana, mi rifaccio a Paul Veyne, scrittore magnifico oltre che grande storico. Ora, dice Paul Veyne, nel mondo greco-romano i luoghi di culto erano piccole imprese private; il tempio di Isis di una città non aveva più rapporti con il tempio di Isis di un'altra città di quanti non ne abbiano, per esempio, due panifici. Uno straniero poteva dedicare un tempio a una divinità del proprio paese esattamente come oggi potrebbe aprire un ristorante etnico. Era il pubblico a deciderne il futuro, andandoci o no. Se arrivava un concorrente, al massimo poteva soffiare dei clienti al tempio - rimprovero che veniva mosso spesso a Paolo.
Già gli ebrei prendevano questi argomenti meno alla leggera dei pagani, ma sono stati i cristiani a creare un'organizzazione religiosa centralizzata, con la sua gerarchia, il suo Credo valido per tutti e i provvedimenti contro chi non si allineava. Nel periodo di cui parliamo questa invenzione era ancora ai suoi primi vagiti. Quello che cerco di descrivere somiglia, più che a una guerra di religione - gli antichi non sapevano nemmeno che cosa fosse -, a un fenomeno che si osserva spesso nelle scuole di yoga e di arti marziali, e di sicuro anche in altre realtà, ma io parlo di quella che conosco. Un allievo di livello avanzato decide di passare all'insegnamento e si porta dietro una parte dei condiscepoli. Il maestro ci rimane male, e lo fa più o meno vedere. Per amor di concordia alcuni allievi alternano i corsi dell'uno e dell'altro, e dicono che si trovano bene, che i due corsi si integrano. Dopo un po', la maggior parte fa una scelta.
-Emmanuel Carrère -Il Regno
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«Transumanesimo, Estropianesimo, Singolaritanismo, Cosmismo, Razionalismo, Altruismo Efficace e Lungotermismo»: il TESCREAL è un acronimo che riunisce queste 7 formule (...). Il termine (é) nato come critica contro il mondo distopico della Valley (...). Nello specifico, l’estropianismo è la sua “corrente” (...) più criptica (...). L’entropia come noto è una grandezza fisica che descrive il grado di disordine di un sistema e che aumenta da sola: di contro invece, il termine “estropia” (...) vorrebbe intendere la “direzione opposta del movimento”. Si passa dal caos all’ordine e poi ancora oltre, sempre più in alto (...). I due giovani “pionieri” del TESCREAL nel 1988 definirono cinque principi fondamentali per l’estropianismo: “espansione senza confini, autotrasformazione, ottimismo dinamico, tecnologia intelligente e ordine spontaneo“. Qualcosa di scherzoso all’inizio ma decenni dopo, con lo sviluppo di ChatGPT e altre intelligenze artificiali, quell’ideologia rischia davvero di diventare religione dalla Silicon Valley verso il resto del globo. (...) Nick Bostrom, uno dei principali scienziati esterofili dell’epoca, scrisse che il transumanesimo non era una religione, «sebbene assuma alcune delle funzioni per le quali le persone hanno tradizionalmente usato le religioni». (...) Ad oggi le due più importanti aziende di AI nel mondo – Google e OpenAI – sono guidate da “sacerdoti estropianisti”, miliardari che credono i limiti della biologia debbano essere superati (...). Un’ideologia religiosa che soppianti l’umano per “superarlo”: come scriveva il “Foglio” qualche mese fa trattando il tema del TESCREAL (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/estropianesimo-che-cose-lideologia-tescreal-silicon-valley-religione-nata-per-caso-ora-inquieta-con-lai/2574423/
Chi si trovi immerso nel vortice spiralante a velocità sempre più alta dello sviluppo di frontiera, fatalmente sente di dover inquadrare quel che fa e le direzioni in qualcosa di olistico, meta scientifico -> "religioso".
Chi invece sta nelle retrovie di periferia a consumare, crede di non aver più bisogno di religione - e consuma a sua insaputa i surrogati più comici della superstizione: peggio degli oroscopi è l'abbi fede nella scenza, l' Ipse dixit contemporaneo.
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Mi trovo in difficoltà.
La parrocchia locale ha "convocato" la famiglia per l'eventuale inizio del catechismo di Aurora, e ho saputo - io lavoravo, non sono andato all'incontro - che loro hanno un piano d'azione diverso dal consueto.
Normalmente, i bimbi seguono il catechismo preparatorio alla prima comunione, poi fanno la prima comunione, poi seguono il catechismo per la cresima e alla fine ricevono anche la cresima.
Questi no: visto che hanno notato un drastico tasso di abbandono dei fedeli tra l'uno e l'altro sacramento, hanno deciso che i bimbi fanno 4 anni di catechismo, alla fine dei quali vengono cresimati e ricevono la loro prima comunione.
Ora, piccolo background: io non sono mai stato un fervente cattolico e di sicuro non ho fatto sette anni di catechismo (mi hanno recuperato con due corsi ultra accelerati di 1 settimana il primo e 3 giorni l'altro) MA, post-cresima, ho suonato nel coro della chiesa di fatto frequentandone tutte le attività per SETTE anni. Quindi un po' d'esperienza sul campo ce l'ho.
Personalmente sono molto perplesso sul percorso proposto, per me non ha senso arrivare al sacramento della confermazione (la cresima) senza avere fatto i giusti passi - e la prima comunione, e la frequentazione "volontaria" da parte dei cresimandi, a indicare il preciso atto di volontà di confermarsi cattolici etc.
Il problema è che la bambina è interessata e vorrebbe frequentare il catechismo, molto probabilmente a causa degli insegnanti di religione della materna e della primaria. Per dire, una delle sue domande sull'argomento è stata "ma se vado in chiesa, Gesù è felice?"
Ora, Aurora è una bimba molto intelligente, razionale e sensibile. Io non riesco - è questa la mia grandissima difficoltà - a spiegarle la religione cattolica e il percorso che si trova davanti senza dirle come la penso in proposito ed affrontare i motivi per i quali me ne sono allontanato. E più penso a questo atteggiamento "di cattura" della parrocchia e più mi convinco che non sia la scelta migliore; ma, devo dire, è una scelta che sta manifestando di voler fare lei.
Ho provato a spiegarle un po' di cose sulle religioni, sul rispetto tra diverse culture e appartenenze, sul fatto che la religione non deve mai essere una tifoseria e che non esiste un dio migliore di un altro (e per alcuni non esiste, e vanno rispettati anche loro) ma devo ammettere che sento dentro di me un grande conflitto.
Un conflitto dovuto al fatto che si, io sono arrivato a determinate conclusioni, e ad abbracciare idealmente qualsiasi religione e appartenenza religiosa, e a ritenere che siano tutte originate da una stessa fonte, e a vivere bene senza dover per forza dare un nome, una storia, un corpus di precetti e tutta la compagnia a una entità di coesione universale che chiamo dio solo per mancanza di altri termini e in cui, alla fine della giornata, credo anche io.
Ma ci sono dovuto arrivare passandoci dal di dentro. E che diritto ho, io, di proiettare la mia esperienza personale su di lei? Non dovrei invece lasciarle fare le sue scelte e, casomai, rispondere alle domande che vorrà farmi? E però, non è giusto - da parte mia - avere perplessità su un percorso che questa parrocchia vuol fare in modo così alternativo e inconsueto per quello che dovrebbe essere un percorso cattolico "tradizionale" ?
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"Basta vedere il sussiego sprezzante, o la rabbia scomposta, con cui gli italiani iperscolarizzati di oggi accolgono un dubbio, una critica o anche solo una battuta sui loro idoli culturali, per capire che il nostro clerico-fascismo è endemico. I nostri intellettuali riescono a trasformare qualunque figura, perfino la più ironica o kantiana o disperata, in un’arma di terrorismo inquisitoriale e in un dittatore a cui inchinarsi. Filtrato da loro, Calvino è Mussolini. Gadda è Mussolini. Primo Levi è Mussolini. Foucault è Mussolini. Said è Mussolini. Joyce è Mussolini. Beckett è Mussolini. Rodari è Mussolini. Bourdieu è Mussolini. Agamben è Mussolini. Francesco Orlando è Mussolini. Montale è Mussolini. Lacan è Mussolini. Barthes è Mussolini. Manganelli è Mussolini. Kafka è Mussolini. Derrida è Mussolini. Magrelli è Mussolini. Frasca è Mussolini. Murgia è Mussolini. Simone de Beauvoir è Mussolini. Michele Mari è Mussolini. Borges è Mussolini. Gramsci è Mussolini. Fortini è Mussolini. Gianni Celati è Mussolini. Furio Jesi è Mussolini. Tutti “hanno sempre ragione”, naturalmente, finché non cambiano i paradigmi egemoni: allora, all’improvviso, gli stessi intellettuali scappano vilmente a Brindisi."
Matteo Marchesini
(Per me si tratta sempre della pigrizia intellettuale di fronte alla fede: quella di chi crede che esista solo quella religiosa, di chi pensa che superarla sia non credere più al peccato originale o alla resurrezione. Se quella tesi non è un' ipotesi da verificare, perché in realtà è il tuo cuore e la tua famiglia, è ovvio che hai sempre in mano la pistola. Se vuoi credere va bene tutto, gli illuministi francesi, i Primo Levi, le squadre di calcio, i divi televisivi o digitali o dell' industria culturale. Allora, se proprio, era meglio Gesù.)
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
LE RADICI DELLA CRISI
Quando si pensa al "Rinascimento" in Italia, le espressioni si fanno idillio.
Ovviamente, è un errore.
Velato dalla bellezza delle arti plastiche e pittoriche in anni di densa produzione e di "maestri" inarrivabili, paradigmi della successiva "maniera".
Ma nell'Europa del Nord, la crisi spirituale e con essa il rivolgimento delle società e degli individui, la cui collocazione al centro della vita è già indice della modernità, si afferma senza infingimenti.
Nessuna illusione, neanche qui: si tratta di un'altra forma di retorica, severa, austera, grigia.
No, ancora di più: tormentata, angosciata, ossessionata.
L'intero vecchio continente ne verrà stravolto: l'età protestante, la riforma, la reazione delle gerarchie romane, le lotte di potere, il fanatismo religioso, la guerra, fino al "Sacco di Roma", avvenimento spartiacque che segna la fine della centralità della Chiesa cattolica e, paradossalmente, anche la fine dell'Impero incarnato da Carlo V.
Entrambe le istituzioni protagoniste della storia stanno per subire l'avvento delle Nazioni.
Lunga fu la scia, si estenderà per tutto il XVI secolo fino alla Guerra dei Trent'anni tra il 1618 e il 1648 e alla pace di Vestfalia che darà un nuovo assetto all'Europa.
La Germania rimarrà frammentata in Stati che potranno trovare unità solo oltre due secoli dopo.
È il riflesso del passaggio dall'unità religiosa alla fede vissuta come traccia individuale.
Ma non regge al fanatismo della verità: questi, non conosce la tolleranza.
E incombe, dai nuovi pulpiti.
Come il cavaliere attraversa saldo nella sua armatura di fede il dramma della morte e l'incombere del male, così l'uomo che l'arte del Nord immagina, è figura della solitudine e del sacrificio, eroe della lotta: l'unico affidavit è riposto in se stesso.
Dürer intuisce, come ogni vero artista, l'avvento di un modello diverso di umanità: più libera, cosciente.
Ma sa anche che questo modello richiede la ricostruzione di principi guida, di un'identità che dall'individuo passi alla dimensione collettiva: ecco la crisi.
La città, sul picco della montagna, è un enigma lontano, silenzioso.
Il cavaliere, meditabondo nella sua dignità di spada e di obblighi, segue il cammino e i suoi pericoli.
Li attraversa, non li teme.
Perché ne riconosce l'essenza: è identica alla sua.
Uno stanco mendicare che ha solo l'apparente baldanza muscolare di un cavallo al trotto e l'incosciente vitalità di un cane.
L'esteso simbolismo dell'immagine è anch'esso un barlume che non riesce a mascherare il senso di rassegnazione delle tre figure: fiacche comparse in un circo abbandonato al "memento mori".
Come radici senza più terra, abbarbicate sulla roccia.
Dura.
Pesante.
Scenario estremo che nulla potrà accogliere.
- Albrecht Dürer (1471 - 1528): "Il cavaliere, la morte e il diavolo", 1513, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe (Germany)
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