#famiglie Casale
Explore tagged Tumblr posts
Text
NATURALmente al NIDO: Giochi ed Esperimenti per i Più Piccoli a Casale Monferrato
Laboratori per bambini 0-3 anni, uniti ai valori di sostenibilità e solidarietà, nel cuore del Festival della Virtù Civica.
Laboratori per bambini 0-3 anni, uniti ai valori di sostenibilità e solidarietà, nel cuore del Festival della Virtù Civica. Il prossimo 19 novembre alle ore 16:30, presso il Salone Tartar in Piazza Castello a Casale Monferrato, si terrà NATURALmente al NIDO, un’iniziativa dedicata ai bambini dai 0 ai 3 anni e alle loro famiglie. L’evento si inserisce nel calendario del Festival della Virtù…
#Alessandria today#bambini 0-3 anni#Casale Monferrato#comunità educante#Creatività#Educazione Ambientale#educazione comunitaria#educazione intergenerazionale#educazione nei Nidi#esperimenti creativi#eventi Casale Monferrato#famiglie Casale#Festival della Virtù Civica#Festival della Virtù Civica Casale#genitori e bambini#giochi naturali#giochi per bambini#gioco educativo#Google News#innovazione educativa#italianewsmedia.com#Laboratori per bambini#materiali di recupero#materiali naturali#Natura#natura e sostenibilità#NATURALmente al NIDO#Nidi Comunali#Oltreponte#Pedagogia
0 notes
Text
Ouidad Bakkali
deputata del Partito Democratico
“‘Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi’.
Io questo giuramento lo feci a 23 anni, divenni cittadina nel 2009. Ero arrivata a due anni, ventuno anni dopo. Qui ho frequentato le scuole dell’infanzia dalle suore di Casal Borsetti, le elementari, le medie, le superiori. A 16 anni militavo nelle giovanili del mio partito, collaboravo attivamente alle campagne elettorali per le quali non avevo il diritto di voto, ero rappresentante d’istituto.
Alla gita di quinta superiore fui bloccata all’aeroporto di Praga perché il documento con cui viaggiavo non era corretto, seppur vagliato dalla Questura. Passai la notte in aeroporto con due professori del mio liceo e mi dissi lì che non mi sarei mossa fino alla fine della gita, per principio e per un senso di ingiustizia che avevo provato sulla pelle tante di quelle volte. Non ricordo quanti giorni di scuola ho saltato per andare in Questura per il rinnovo del permesso di soggiorno e al Consolato per il documento d’identità.
Perché no, i bambini non sono tutti uguali. Io capisco che voi quelli che appartengono alle famiglie che non vi piacciono li mandate in galera, noi cerchiamo invece di costruire politiche perché veramente siano tutti uguali. Queste mie note biografiche rappresentano le storie e le esperienze di centinaia di bambine e di bambini, e volevo dar loro voce affinché queste storie entrino prepotentemente dentro quest’aula e la vostra ipocrisia e la vostra ideologia si scontri contro questa mia faccia, perché questa faccia che vedete rappresenta quella narrazione che svaluta continuamente queste nuove e questi nuovi italiani e racconta quella condizione diffusa, ingiusta, che vede queste ragazze e questi ragazzi nascere, crescere, imparare a camminare in un Paese che non si accorge di loro, che ancora li computa nella percentuale di studenti stranieri quando deve stilare le statistiche.
Sono quei bambini che la narrazione dominante vuole relegare a viaggiare in ultima classe per quanto riguarda diritti sociali, civili, politici.
Sono quelle ragazze e quei ragazzi i cui sogni si infrangono decine di volte davanti alle porte di una Questura di qualunque provincia italiana.
Sono le storie di Casey, arrivata in Italia a dieci anni, ora ne ha ventisei. Sognava la carriera diplomatica, ma non potrà neanche iniziarla perché non raggiunge il parametro reddituale.
O Yassin, arrivato qua piccolissimo, ha perso la finestra della richiesta di cittadinanza perché a causa dei ritardi deve ricominciare da capo.
O Insef, che è arrivata a quattro anni e non potrà partecipare a un tirocinio in un’istituzione europea perché non è cittadina Ue.
O Kadija, campionessa italiana di boxe; non potrà partecipare ai campionati europei perché non è cittadina italiana.
E potremmo continuare all’infinito. Noi vogliamo solo riconoscere il presente e l’Italia di oggi, preservare il futuro dell’Italia, vogliamo che tutti i giovani partecipino al futuro di questo Paese senza cittadini di serie a e di serie b.
(…) Bisogna cominciare a parlare con rispetto di una popolazione straniera che contribuisce per l’8% del Pil di questo Paese. Non solo come braccia e non come schiavi. Sono portatori di diritti in quanto persone. In quanto persone.
La legge 91/92 non funziona. E lo dico alla Presidente del Consiglio che ignora la mobilitazione di 500.000 persone. La cittadinanza come concetto premio è un concetto fallimentare, oltreché una discriminazione. Per guardare verso il futuro ci vuole coraggio per tenere vivi i presidi educativi, le scuole dell’infanzia nei territori decentrati. Questa è un’Italia che ha bisogno di ogni singola e ogni singolo giovane che possa nutrire da subito il senso e il legame di appartenenza con la Repubblica e lo Stato.”
4 notes
·
View notes
Text
Roberto Speziale - Presidente nazionale Anffas: ... "il movimento delle persone con disabilità e delle loro famiglie manifesta tutta la propria indignazione e attende una ferma e più chiara presa di distanze e di smentita dal partito che ospita, tra le proprie liste, l’autore di tali odiose e antistoriche affermazioni" ..., in Corriere della Sera/Buone Notizie
29 aprile 2024 di Roberto Speziale* Può darsi che qualcuno abbia visto qualche anno fa La classe degli asini, il film di Andrea Porporati che raccontava una storia vera. Se avete occasione di recuperarlo guardatelo. È la storia di una maestra piemontese, Mirella Casale, che lottò per l’abolizione di quelle che una volta si chiamavano classi differenziali. Erano le classi in cui la scuola…
View On WordPress
0 notes
Text
Valle dei Templi: nasce il giardino sensoriale accessibile anche alle persone con disabilità. Scarpinato: «Favoriamo l'inclusione»
Valle dei Templi: nasce il giardino sensoriale accessibile anche alle persone con disabilità. Scarpinato: «Favoriamo l'inclusione». Agrigento. Cinque sensi per scoprire un piccolo Eden all'interno della Valle dei Templi di Agrigento, un luogo di conoscenza a contatto con la natura e con l'arte. Questa mattina è stato inaugurato il giardino sensoriale appena realizzato nell'area antistante "Casa Pace", a pochi passi dal Tempio della Concordia, arredato con alberi, arbusti ed erbe mediterranee dopo un importante intervento di manutenzione straordinaria. Gli arredi verdi, disposti secondo percorsi precisi, permettono ai visitatori di entrare in completa armonia con la natura attraverso il tatto, l'udito, la vista, l'olfatto e persino il gusto. Ogni tracciato è stato studiato e realizzato pensando anche ai visitatori con disabilità. Sia il pannello all'ingresso sia i punti informativi del giardino riportano immagini in rilievo, ogni testo è in italiano, inglese e braille. Un passamano "intelligente" e un percorso tattile aiutano nella visita anche le persone ipovedenti. L'area è stata attrezzata con tre punti acqua e un piccolo salto idrico per consentire la percezione acustica dell'elemento e creare il microambiente necessario alla biodiversità ornitologica. È stata realizzata inoltre un'agorà dei sensi con 25 posti a sedere, sempre con presìdi in braille, dove scoprire la descrizione completa della collina e dei diversi templi, tramite pannelli facilmente accessibili. Inoltre sono stati realizzati un laboratorio didattico rivolto alle scuole per la cura dell'orto e del giardino, diverse aree di sosta e un punto d'acqua potabile. «È fondamentale promuovere l'accessibilità a tutte le tipologie di pubblico, famiglie, scolaresche e persone con disabilità – sottolinea l'assessore ai Beni culturali e all'identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – creando percorsi alternativi che consentano di vivere appieno luoghi e storie attraverso strutture immersive facilmente fruibili. Ciò favorisce l'inclusione e amplifica la ricchezza dell'esperienza per tutti». Il progetto fa parte di un piano più ampio che riguarda i siti Unesco in Sicilia (oltre al Parco archeologico di Agrigento, Villa del Casale, le isole Eolie, l'Etna, Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica, l'area barocca del Val di Noto, il percorso della Palermo arabo-normanna con le cattedrali di Cefalù e Monreale) e la loro promozione nei confronti di un pubblico giovane tramite una lettura smart e immediata dal linguaggio accattivante ma con una grande attenzione per l'accessibilità. «Il giardino sensoriale rappresenta l'ultima tappa del progetto formativo "#SmartEducationUnescoSicilia - Cinque sensi per sette siti", grazie al quale per la prima volta sono stati messi in rete tutti e sette i siti Unesco siciliani per una fruizione universalmente accessibile», dice Giada Cantamessa, storica dell'arte e curatrice del progetto e del giardino sensoriale coadiuvata da Guido Meli, responsabile tecnico. Il progetto "#SmartEducationUnescoSicilia" del ministero della Cultura, cofinanziato dalla Regione Siciliana, nasce con l'obiettivo di creare, per la prima volta nell'Isola, una sinergia tra i siti iscritti nella World heritage list, collegando beni materiali e immateriali. Nell'ambito dell'iniziativa tutti i siti vengono spiegati tramite percorsi multisensoriali, collegati al territorio, in relazione alla storia, al folclore e alle tradizioni. Tutto fruibile attraverso un sito web (https://www.smarteducationunescosicilia.it/) e una smart app che si può scaricare da Google Play... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Hotel di lusso per gatti, ma gratis per chi va in ospedale
Aprirà il 3 dicembre a Ozzero, nel Milanese, l’hotel relais per gatti ‘Casale dolci Cosi’, una struttura dotata di tutti i confort per felini (e soprattutto padroni) esigenti che però è anche un rifugio gratuito per gli animali di persone, indicate dai Servizi sociali, che devono affrontare un ricovero in ospedale o un periodo di convalescenza. “Per famiglie o persone segnalate dai Servizi…
View On WordPress
0 notes
Text
ARCHEOEVENTI / Il legionario, le famiglie romane, gli antichi mestieri: gli abitanti dell'antica Bononia rivivono grazie alle epigrafi
#ARCHEOLOGIA #EVENTI / Il legionario, le famiglie romane, gli antichi mestieri: gli abitanti dell'antica #Bononia rivivono grazie alle epigrafi. @bolognamusei #Bologna
Durante gli incontri di “Bononia racconta” a “parlare” saranno le iscrizioni, fonti preziose per ricostruire le vicende dell’antica città e dei suoi protagonisti. Lapide dei CorneliiFine del I secolo a.C.Pietra d’Aurisina, cm 268 x 142 x 48,5Provenienza: San Pietro in Casale (Bologna), località Gavaseto. Rinvenuta nel 1533.Bologna, Museo Civico Archeologico, inv. 19008 Tre appuntamenti per…
View On WordPress
#archeologia#Bologtna#Bononia#epigrafi#età romana#eventi#incontri#iscrizioni#Legio XIII Gemina#Museo Archeologico di Bologna
0 notes
Text
Sagra del Peperone 2023 a Frassineto Po
Da giovedì 24 a domenica 27 agosto Frassineto Po, proporrà la 50esima edizione della Sagra del Peperone, per quattro giorni di festa e appuntamenti. Domenica 27 agosto dalle 10.30 alle 20 sarà da non perdere San Satiro Agri Food, fiera eno-gastronomica per riscoprire i prodotti della terra e i valori artigiani, alle 17.30 è previsto lo storico rovesciamento della polenta. Il nome di Frassineto Po è attestato, sin dal X secolo, con le forme di Fraxinetus, “Fraxenetus”, Fraxanetus” e “Frassianetus, che indica un luogo piantato, dove determinati alberi crescono in abbondanza. Le sue origini risalgono al periodo medievale e appartenne all’episcopato di Vercelli, come è attestato da due documenti, del 999 e del 1207, firmati dagli imperatori Ottone III e Corrado I, che ne confermano il possesso ai vescovi. In seguito venne contemporaneamente ceduta in feudo alla famiglia dei Rossi e a quella dei Cane di Casale. Un diploma di Enrico VI del 1187 mostra che il monastero di Rivalta ebbe possedimenti nella zona. Nel 1335 arrivarono i marchesi del Monferrato, a cui l’imperatore Carlo IV assegnò i territori di Frassineto. Circa quarant’anni più tardi questi possedimenti entrarono a far parte del dominio milanese di Galeazzo Visconti, mentre nel 1446 furono i Gonzaga di Mantova a diventare signori del borgo. I secoli furono i testimoni del suo passaggio, con titolo comitale, a varie famiglie locali, tra cui quella degli Ardizi, dei Natta Callori e dei Mosso Pallavicino di Morano. Nel 1859 le sponde del Po furono teatro del primo scontro della seconda guerra di indipendenza combattuta fra austriaci e piemontesi. Le vestigia del passato di Frassineto Po sono di notevole interesse storico e architettonico, come la quattrocentesca parrocchiale di Sant’Ambrogio, fatta costruire dal marchese Bonifacio III del Monferrato e caratterizzata da una facciata neoclassica realizzata durante un’opera di ampliamento del 1820 che presenta, al suo interno, un altare e un tabernacolo in legno scolpito dello scultore Ambrogio Volpi, vissuto nel XVII secolo, e due tele di Guglielmo Caccia. Molto interessanti risultano anche una casa porticata e il palazzo dei duchi di Mantova, entrambi di origine seicentesca. Read the full article
0 notes
Text
Casale Monferrato, l’amministratore di condominio non paga le bollette: buco da un milione di euro
DIRETTA TV 23 Marzo 2023 La vicenda riguarda 1.200 famiglie a Casale Monferrato: le utenze (gas, riscaldamento, acqua) sarebbero state saldate regolarmente dai condomini che ora però dovranno versare di nuovo le quote. Coinvolto lo studio di amministrazione condominiale Ginepro. 1 CONDIVISIONI Un amministratore di condominio è fuggito coi soldi di circa 85 condomini (1.200 famiglie, seimila…
View On WordPress
0 notes
Photo
Non mi chiamavano ricchion* da quando frequentavo le scuole superiori, e oggi, a 33 anni, è successo proprio per mano di ragazzi di quell’età. Non li chiamerò bambini o ragazzini, come a sminuire la cosa o ad attenuarla, perché a quindici o sedici anni non sei un uomo, ma un minimo di educazione civile devi averla. Stasera, intorno alle 17:30, stavo lavorando nel Podere con un amico, ed è passato di fronte al casale un branco di sei ragazzi sui motorini. Passano sempre, ogni pomeriggio, con due cani sciolti, uno nero e uno marrone, ma in genere sono un paio di loro che arrivano fin lì. Stavolta c’era tutta la comitiva. Pensando che io fossi in casa e quindi di non essere visti, uno di loro ha urlato “ricchion*”. Poi si sono accorti che invece ero nel parco e che li avevo riconosciuti, così hanno accelerato e sono usciti dalla campagna. Penso siano tutti figli delle famiglie del Cafasso, il borgo di Capaccio Paestum in cui è situato il Podere. Non li conosco, non posso sapere se le loro famiglie sono di brave persone che non immaginano di avere figli di merda o se siano delle merde anche i genitori. Ma una cosa la so: credevo che non facesse più male. Di averla superata. Di essere un uomo che ha trasformato quei ricordi in cicatrici e che capisce che là fuori ci sono persone crudeli, bisogna solo resistere. Invece non è così. Ho fatto finta di niente, ho chiuso gli attrezzi nel capanno, sono salito in macchina per tornare a casa e quando ho messo in moto sono scoppiato a piangere. Come se non fosse passato un giorno da quei tempi in cui quei ragazzi di quindici e sedici anni mi chiamavano ricchion* a scuola e mi rovinavano per sempre la vita. Come se avessi ancora paura, e adesso so che è così. Ho ancora paura del mondo. Io so perfettamente cosa vuol dire essere gay in un paese di provincia. Discorsi sull’orgoglio e sul combattere vanno a farsi fottere quando intorno a te hai persone che fanno in modo che tu sia socialmente evitato, escluso o chiacchierato, o quando hai intorno uomini, padri di famiglia, che fanno della virilità un vangelo e conservano il fucile nel garage, per risolvere i problemi. So perfettamente che tante persone diranno cose del genere alle mie spalle, che penseranno che io faccia schifo e va benissimo. A me non interessa niente di avere il rispetto degli sconosciuti o l’accettazione da gente orribile. Ma di certo non posso sopportare di essere insultato a 33 anni, di provare di nuovo paura nel posto che diventerà la mia casa e mi darà un lavoro. Non posso essere colpito al cuore nel posto in cui vorrei sentirmi più al sicuro. Pubblico questa foto senza vergogna, non importa se così mi rendo vulnerabile o ridicolo, perché ripeto che non è una questione di forza, di lotta o resistenza. Fa male e basta. È una violenza e non è giusto. E la pubblico affinché chi li conosce capisca il dolore che possono causare dei ragazzi di quell’età. Perché se lo fanno a me, vuol dire che lo faranno anche a scuola, e magari stanno distruggendo l’adolescenza a qualcuno come successe ai miei tempi. Di Pierpaolo Mandetta
284 notes
·
View notes
Photo
Nuovo post su https://is.gd/cBkgbL
Surbo e la sua “Madonna vestita d’Oro”
Surbo e la sua “Madonna vestita d’Oro”: un patrimonio di fede e tradizioni
Il Martedì dell’Ottava di Pasqua, Surbo festeggia la Madonna di Loreto, sua celeste Patrona
di Vincenza Musardo Talò
La Puglia, da sempre terra di incontro di luminose civiltà e naturale avanporta dell’Oriente, fin dal sec. XV vanta una consolidata tradizione del culto della Madonna di Loreto e dell’insigne reliquia della Santa Casa. In aggiunta, per il suo essere fin dall’alto medioevo meta di pellegrinaggio verso i numerosi santuari regionali (quello micaelico in primis) e luogo di raduno dei crociati in partenza per la Terra Santa, questa regione ha veicolato in numerosi centri demici del suo esteso territorio il suggestivo narrato della traslazione lauretana e dato testimonianza degli eventi prodigiosi ad essa afferenti. E così, più insistentemente lungo la costa adriatica (divenuta una sorta di baluardo contro i turchi frontalieri, soprattutto a partire dai fatti di Otranto del 1480), dalla Terra di Capitanata all’estremo lembo della Terra d’Otranto, da subito essa ha documentato momenti altissimi di devozione. Numerosi sono i santuari, gli altari di parrocchie o le cappelle urbane e rurali che riferiscono della dedicatio alla Vergine di Loreto, la cui diffusione non appare condizionata da mirate scelte insediative, tanto la rete di simili luoghi di culto mostra una sorta di omogeneità sull’intero territorio regionale, sia pure con una insistenza lungo i litorali dell’Adriatico, da Manfredonia a Santa Maria di Leuca. Il fenomeno cultuale tra i secoli XV e XVII si lega anche a una fioritura dei rituali del pellegrinaggio da parte dei devoti pugliesi.
Di tanto è dato sapere dai Registri dei Doni, conservati presso l’Archivio storico del Santuario lauretano, in cui si attesta un nutrito elenco di doni votivi, offerti dai pellegrini di Puglia o inviati da noti membri delle famiglie feudatarie del tempo, non escluse le commende dei cavalieri di Malta o le Domus dei templari, sommamente devoti alla Madonna di Loreto.
Tralasciando, per ovvi motivi, un più esteso e puntuale tracciato storico delle vicende pugliesi legate a tale indirizzo devozionale, ecco che nel primo Seicento, nei pressi dell’attigua cinta muraria a borea di Lecce, si origina il culto della Vergine di Loreto, praticato da quanti vivevano nel minuscolo casale di Surbo (suburbum), per secoli casale de corpore della città di Lecce.
Un culto che poi si è radicato e alimentato nel tempo; già nel 1724, è attestato che fosse il clero di Surbo e non quello di Lecce a festeggiare, il Martedì dopo Pasqua, presso il vicino santuario di S. Maria di Arurìo, la Gran Madre di Dio venerata non più sotto l’antico titolo di S. Maria di Aurìo ma come S. Maria di Loreto.
Invece, per quel che attiene il titolo di patrona, pare che la comunità di Surbo abbia preso a invocare il suo patrocinio a partire dal 1838. Non a caso la sua prima solenne celebrazione nel casale di Surbo, si tenne all’indomani della ricomposizione di una contesa, sorta nel 1837 tra il clero della parrocchia di S. Maria del Popolo di Surbo e quello della Chiesa di S. Maria della Porta di Lecce (per inciso, proprio quest’anno ricorre il 180.mo anniversario di quella storica, prima festa della Vergine lauretana a Surbo).
Tuttavia, per trovare l’incipit di tale devozione dei surbini, bisogna rifarsi alla tradizione locale, la quale riferisce di un prodigioso rinvenimento in un fondo vicino alla chiesa di Santa Maria (sec. XI), ubicata nel diruto casale medievale di Aurìo, nato dopo l’arrivo di una comunità di monaci basiliani e spopolatosi intorno al sec. XVI. Il toponimo Aurìo rimanda al termine greco layrion, laura (proprio dei tanti minuscoli cenobi bizantini del Salento greco) e compare per la prima volta in un diploma di epoca normanna, quando nel 1180, Tancredi d’Altavilla ne fa donazione al monastero benedettino dei Santi Niccolò e Cataldo di Lecce.
Stando alla tradizione, ai primi del ‘600, proprio in un fondo limitrofo alla chiesa di S. Maria di Aurìo, un contadino di Surbo rinvenne, in un tronco cavo d’ulivo, una piccola statua in legno scuro, che effigiava una Madonna in apparenza priva delle braccia, col divino Infante. Senza indugio, l’uomo lasciò la campagna e tornò in paese, portando la statua nella chiesa matrice di S. Maria del Popolo, dove accorsero i fedeli, toccati da quell’evento straordinario. Ma con grande sconcerto del popolo, il giorno seguente il prezioso simulacro era scomparso, per poi essere ritrovato nel medesimo luogo, da cui era stato asportato il giorno precedente.
Da subito, le fattezze di quel simulacro richiamarono nei fedeli surbini una certa somiglianza con la Vergine lauretana, giù venerata in tutto il Salento. Ma a Surbo, il culto della Madonna di Loreto nasce – a dire di alcuni studiosi – dalla somiglianza e dalla commistione fonetica tra layrion e Loreto, generando così la successiva assimilazione del culto della Madonna di Aurìo a favore di quello della Madonna lauretana, pur mantenendone la festa nella data antica, il Martedì dopo Pasqua. Tanto, in considerazione del fatto che nel casale basiliano di Aurìo, secondo il Sinassario bizantino, la festa della Madonna cadeva il Martedì dell’Ottava di Pasqua. E parimenti i devoti di Surbo vollero mantenere – e mantengono – in quella data la festa della Madonna di Loreto, che nel tempo si è denominata “Madonna vestita d’Oro”.
Pur tenendo in debito conto queste ipotesi, da parte mia, invece, depongo a favore di un dato più probante, afferente al già consolidato culto lauretano nella cristianissima Lecce del primo ‘600, sotto la cui amministrazione municipale cadeva pure il casale di Surbo. Tra i suoi trenta conventi, erano attivi due monasteri di donne claustrali, che andavano sotto il titolo di Santa Maria di Loreto: quello delle Carmelitane scalze, fondato sul finire del ‘500, e l’altro più tardo delle Cappuccine francescane. In aggiunta, l’influenza devozionale che arrivava da Lecce e l’opera di un qualche zelante predicatore venuto a Surbo, potrebbero aver concorso più verosimilmente a mutare l’antico indirizzo del culto mariano di Aurìo in quello della Vergine di Loreto, di cui vi è traccia materiale anche nei seicenteschi Registri dei Battezzati della Matrice, col dato certo dell’imposizione alle nuove nate del nome Auritana, Auretana, Lauretana e Lauria.
E sempre intorno alla metà del ‘600 o appena dopo è da datarsi una anonima tela, conservata presso la chiesa della Madonna di Loreto in Surbo, il cui tema iconografico tratta del miracolo della traslazione della Santa Casa. Il dipinto, visionato da P. Giuseppe Santarelli – come riferisce O. Scalinci – è da ritenersi posteriore al 1638, anno in cui il re di Francia Luigi XIII donò alla Vergine del Santuario di Loreto una preziosa corona, simile a quella effigiata nella tela di Surbo; mentre in precedenza, la Vergine esibiva una corona a forma di triregno, donata nel 1498 dai devoti di Recanati e che compare sulle teste della Vergine e del Bambino di Loreto fino al 1642.
Ma è dal 1838, che a Surbo partono i primi festeggiamenti della Madonna di Loreto, curati dalla erigenda Confraternita della Beata Maria Vergine Lauretana, che fin dal ‘700 si era embrionalmente costituita con un gruppo di devoti, un Corpo morale. Questa viene giuridicamente istituita nel 1858, con il Regio placet di Ferdinando II, re di Napoli e approvata con la bolla dell’ordinario di Lecce, mons. Nicola Caputo, in data 22 maggio del 1858. Primo priore fu Pietro P. Paladini. In aggiunta, nel 1860, sempre con decreto di Francesco II, viene ordinato al Comune di Surbo di concedere gratuitamente alla Congrega della SS. Vergine di Loreto, un suolo pubblico, destinato all’ampliamento della chiesa-oratorio, che portava il medesimo titolo. Questo periferico edificio di culto, già dedicato a S. Stefano, è attestato fin dal 1610 nei verbali di Santa Visita di mons. Scipione Spina, vescovo di Lecce. Più volte chiusa e poi riaperta al culto, nell’Ottocento perde l’antica intitolatio e prende il titolo mariano. Tanto è certificato nel 1882, quando l’ordinario diocesano, mons. Luigi Zola, visita la chiesa, che si presenta con due altari: quello centrale dedicata alla Madonna di Loreto e l’altro, in cornu Epistulae, dedicato a S. Stefano, primo titolare della chiesa. Al suo interno si custodiva l’antica statua della Madonna bruna e la tela del ‘600, raffigurante il viaggio – da Nazareth a Loreto – della Santa Casa. La Vergine e il Bambino, incoronati, mostrano fattezze celestiali; la Madre appare vestita di un abito rosso con decori dorati e preziosi ricami floreali. Dopo la reale approvazione giuridica del 1858, la locale Confraternita mariana prenderà in custodia detta chiesa, in cui fissa anche il suo oratorio.
In questo luogo sacro abita la statua della bella Madonna vestita d’Oro. E a tal proposito va detto che questa è una riproduzione della statua storica del ‘600, che ebbe in sorte quella di bruciare, quasi un comune destino con quella lauretana, la quale venne pure distrutta nel 1921 da un incendio. Si era negli anni dolorosi della prima guerra mondiale e per l’insistenza di tante famiglie, che avevano i loro cari al fronte, la statua venne tolta dalla teca dell’altare ed esposta alla devozione dei fedeli. La presenza abnorme di candele e lumi votivi fu la causa dell’incendio che distrusse la venerata icona. La riproduzione di un primo manufatto non simigliante a quello distrutto, portò a una seconda statua, bella come l’antica ma di colore chiaro, come oggi è dato osservare. Non una foto rimane a ricordare le fattezze della statua delle origini; pare che una devota avesse messo in salvo sola una manina del Bambinello, che poi custodì sotto campana, ma di cui oggi non vi è traccia.
Venendo all’oggi, caleidoscopica e ricca di rituali segnici è la festa della Madonna vestita d’Oro, che si tiene, ab antiquo il Martedì dell’Ottava di Pasqua, una data simbolica, ricca di riferimenti storici, di fede e di consolidate tradizioni.
I festeggiamenti si aprono il Lunedì dell’Angelo con la spettacolare fòcara serotina, un rito che mi ricorda i falò lauretani della notte del 10 dicembre, accesi a memoria della Venuta della Vergine a Loreto. Nel passato, erano i confratelli che andavano alla questua della legna e accendevano il falò sullo spazio antistante la chiesa, ancora fuori dal centro urbano. Poi, prima dell’alba del Martedì (alle ore tre), i confratelli e alcune pie donne o delle religiose (perché mai avrebbero potuto farlo le mani di uomini), compiono il devoto rito della vestizione della Vergine e del Bambino, che si mostrano integralmente coperti del corredo di monili, mentre la presenza di alcuni carabinieri vigila il prezioso cofanetto degli ori votivi, ogni anno più ricco, perché segno di una consolidata e continua donazione dei devoti.
Dopo il rito quasi privato della vestizione, all’Angelus mattutino, la chiesa della Madonna di Loreto si apre dinanzi a una folla di fedeli in attesa di entrare e rivedere, dopo un anno, la Madonna vestita d’Oro. Con l’arrivo del vescovo, salutata da spari di mortaretti, inni e ovazioni corali e la musica delle bande, ha inizio la processione. Alla folla, alle autorità cittadine e alla Congrega, si uniscono i bambini “vestiti”, le donne devote – scalze e con un cero – che pubblicamente esprimono alla Vergine il loro bisogno di una grazia o di una intercessione; e non mancano segni o gesti di commossa pietà popolare. In questo particolare momento della giornata (bello o brutto che sia il tempo prima e dopo la processione), da sempre, quasi un prodigio, i surbini hanno testimoniato la presenza del sole, che mostra la straordinaria bellezza della Gran Madre di Dio, adorna di una sorta di dalmatica luccicante, fatta di ori, perle e pietre preziose di vario colore. Portata poi nella Chiesa parrocchiale, prima e dopo la celebrazione eucaristica, la Vergine riceve il filiale omaggio del popolo tutto; quindi, la sera del Mercoledì, giorno riservato ai festeggiamenti civili, la statua viene riportata nella sua Chiesa, dove si ripete il rito inverso a quello della vestizione. I confratelli, deposti in luogo sicuro gli ori della loro Madonna, pensano già alla festa dell’anno dopo.
Un ultima riflessione ci viene dal considerare il caso raro, se non unico, della spettacolare dote di gioielli votivi posseduta dalla Madonna lauretana di Surbo. Per noi resta un esempio il Gesù Bambino dell’Aracoeli a Roma (miseramente trafugato) o l’esempio di altre madonne dotate, ma mai in maniera tale da ricoprirle integramente e tanto riccamente di preziosi come la Madonna surbina.
E’ da credere che tali donativi debbano riferirsi a simbolismi profondamente stratificati nell’immaginario collettivo. Oltre che tributi di ringraziamento, questi – e a me sembra essere il caso di Surbo – sono fondamentalmente chiara manifestazione di una forma di preghiera materializzata, quasi il desiderio di ognuno e di tutti di accorciare le distanze col sacro, calandosi in un rapporto ravvicinato, di devozione diretta con la divinità stessa, tanto è forte il senso di intima appartenenza, a cui pure non è estraneo, ma non preminente, il rito dell’ex voto. Dunque, per il popolo di Surbo, simile corredo di preziosi donativi sarebbe il segno di un (conscio o inconscio) desiderio individuale e corale di stretta e materiale vicinanza con la sua Madonna.
Un atteggiamento collettivo che trova la sua legittima e più alta espressione nella continuità del suo prezioso e delicato omaggio alla Patrona, che si rende visibile nella plurisecolare devozione e soprattutto nella festa più attesa e più bella dell’anno. Ed è questo il momento in cui la devota Surbo condivide, rafforza e rivive i miti antichi delle sue radici, della sua storia e della sua granitica identità comunitaria civile e religiosa insieme.
#Aurio#Madonna di Loreto#S. Maria della Porta di Lecce#S. Maria di Aurìo#Surbo#Vincenza Musardo Talò#Spigolature Salentine#Tradizioni Popolari di Terra d’Otranto
2 notes
·
View notes
Text
Non esistono ragazzi cattivi: un incontro per comprendere il disagio giovanile. Don Claudio Burgio al Teatro Municipale di Casale Monferrato per il progetto "A scuola di... genitori"
Martedì 26 novembre 2024, alle ore 21, il Teatro Municipale di Casale Monferrato ospiterà un appuntamento imperdibile del progetto "A scuola di... genitori", curato dall’associazione I Care Family ETS e presieduto dalla dottoressa Renza Marinone.
Martedì 26 novembre 2024, alle ore 21, il Teatro Municipale di Casale Monferrato ospiterà un appuntamento imperdibile del progetto “A scuola di… genitori”, curato dall’associazione I Care Family ETS e presieduto dalla dottoressa Renza Marinone. L’evento vedrà come protagonista Don Claudio Burgio, figura di spicco nel mondo dell’educazione e della prevenzione del disagio giovanile. Fondatore e…
#adolescenza#Alberto Pellai#Alessandria today#Biblioteca Ragazzi#Casale Monferrato#Cesare Beccaria#Clinica#Comune di Casale#Comunità#Corrado Rendo#Crescita#disagio giovanile#don Claudio Burgio#Educatori#Educazione#educazione giovanile#Eventi#Famiglie#Figli#For.Al#Genitori#Giovani#Google News#I Care Family ETS#ier Carlo Lava#Incontri culturali#incontro genitori#italianewsmedia.com#Job Academy#Kayrós
0 notes
Link
La riunione ha sede nell’immobile dove l’elemosiniere del Papa entrò per togliere i sigilli ai contatori e riattivare la luce agli occupanti dello Spin Time Labs
Dunque le sardine si riuniscono nello stabile occupato da Spin Time Labs; riporto, dal sito https://www.spintimelabs.org/drupal/spintime, la loro presentazione:
Spin Time Labs è un bene comune, cantiere di rigenerazione urbana, una nuova dimensione dell'abitare e un centro culturale polifunzionale. Un tetto per più di 150 famiglie, una sala concerti ed eventi e un auditorium per orchestre, conferenze e assemblee. Organizziamo corsi, spettacoli e laboratori teatro, iniziative per bambini e attività di assistenza sociale. Spin Time è anche un'osteria, un laboratorio di birra artigianale, una falegnameria, una sala prove e un punto di approdo, aperto a tutti, attento ai giovani, agli ultimi e ai più bisognosi.
Lo stabile di Via di Santa Croce è stato occupato 12 ottobre 2013 da Action a scopo abitativo. L'ex sede dell'Inpdap, da anni in abbandono, fu occupata, liberata ed aperta da subito per diventare la casa per centinaia di persone bisognose. è stato occupato da Action è l'ex sede dell'Inpdap, da anni in abbandono. Dopo la fine dell'esperienza di Casale Pachamama, abbiamo deciso di riqualificare il piano terra e il piano -1, per sviluppare e costruire attività e laboratori. Il 28 giugno 2014 iniziano i lavori, partendo dall'osteria. A febbraio 2015 abbiamo ospitato la presentazione del libro "Una rivoluzione ci salverà" di Naomi Klein: l'auditorium fu riempito da oltre 500 persone, mentre in sala L la diretta streaming era seguita da 1000 persone. Dal 10/05/2016 iniziò il nostro sciopero della fame, che durò circa 20 giorni: sotto il nome di #vitedascarto una ventina di attivisti hanno attuato una forma di protesta contro il decreto di Tronca, allora commissario straordinario del comune di Roma, che stroncava la delibera regionale che cercava di sanare l'emergenza abitativa e le occupazioni. Nell'ottobre 2017 abbiamo organizzato un grande assessorato per la rigenerazione coinvolgendo decine di realtà, il quartiere e gli occupanti, e delineando orizzonti comuni. La rigenerazione dello spazio e l'organizzazione di manifestazioni culturali ed artistiche è in continuo divenire, ad oggi conta numerosi spazi attivi, e vuole arrivare alla realizzazione concreta di una nuova dimensione abitativa, culturale, sociale, lavorativa ed economica.
“Cominciamo bene”, come disse Adamo al Signore, dopo essersi pulito la faccia dal suo sputo, che l’aveva creato ...
#roma#sardine#centro sociale#movimento delle sardine#movimento sardine#mattia santori#mattia santori sardine#centri sociali#centro sociale occupato#stabile occupato
2 notes
·
View notes
Text
La Resistenza delle istituzioni e della società civile. La giornata di ieri in sintesi:
1) Un picchiatore, manganellatore fascista, accusato in passato di tentato omicidio (ha partecipato con altri 14 camerati all'aggressione di 4 ragazzi di Sassari, accoltellandone uno allo stomaco), alla guida di skinhead, che in una intervista ha detto che Mussolini è il più grande statista italiano, che le difficoltà di un paese vanno risolte anche con una dittatura e che il problema principale è l’antifascismo, rinviato a giudizio con l’accusa di lesioni per cui domani dovrà comparire davanti al giudice, con l’accusa di aver picchiato con violenza due persone che erano intervenute in difesa di una persona aggredita con frasi razziste, è stato sbattuto fuori dal Salone del Libro di Torino.
Halina Birenbaum, 90 anni, una delle ultime sopravvissute ad Auschwitz, aveva minacciato di non partecipare più. "Non avrei mai potuto trovarmi nello stesso spazio di chi diffonde un'ideologia che ha prodotto solo sofferenza e morte". Il rischio che la vicenda possa portare portare pubblicità a chi sarebbe rimasto nell'ombra? "Può darsi. Anzi sicuramente l'hanno avuta. Ma è un rischio che bisognava correre. Era inaccettabile dire sì per assecondare una falsa idea di democrazia".
2) Centinaia di antifascisti hanno manifestato a Casal Bruciato dietro lo slogan: “La dignità delle periferie non si conquista con la guerra fra poveri”. Contrastando così i vigliacchi fascisti che hanno aggredito una mamma con un bambino al grido: Ti stupro, troia”. Un corteo pacifico che ha avuto la forza, la pazienza e la tenacia di aspettare per oltre due ore bloccato dai blindati della polizia. Dopo una lunga trattativa carica di tensione, sono riusciti a sfilare. Il coro continuo “Fuori i fascisti dal quartiere” e i vari interventi dei residenti, le testimonianze di chi vive nel disagio ma non si lascia sopraffare da razzismo e intolleranza sono stati il più bel calcio nel culo a quei 4 fasci di merda a cui la polizia ha permesso di arrivare fin sotto casa delle famiglie assegnatarie.
3) La sindaca Virginia Raggi è andata a Casal Bruciato. Di fatto rappresentando lo Stato e la democrazia, riappropriandosi di quegli spazi lordati dalla melma fascista e mandando un unico, inequivocabile messaggio: Qui comanda lo Stato.
4) Il senatore leghista Armando Siri, indagato per corruzione, non è più sottosegretario. Salvini esce con le ossa rotte da questo scontro con il Presidente Conte.
Arianna Ciccone via fb
31 notes
·
View notes
Text
Madalina è un’attivista dei Blocchi Precari Metropolitani: ha ricevuto una notifica di espulsione dall’Italia per cinque anni perché ha partecipato a molte manifestazioni. Una vicenda che fa indignare e rabbrividire
Madalina ha ricevuto una notifica di espulsione dall’Italia, il prefetto le ha ordinato di lasciare il paese per cinque anni. Lei è un’attivista di BPM (Blocchi Precari Metropolitani) in prima fila nelle battaglie per il diritto all’abitare. Nonostante la sua vita e i suoi affetti siano a Roma, le istituzioni italiane hanno deciso che deve andar via. Il motivo? Non è socialmente integrata. Un pretesto, chiaramente, lo scopo è solo punitivo. Il messaggio è chiaro: per i migranti che protestano e si ribellano non c’è spazio. Nell’epoca delle leggi razziali e dell’apartheid vogliono negare ai migranti anche le libertà fondamentali come quella di espressione politica. Madalina, però, ha le idee chiare e non vuole arrendersi. La sua forza è la grande solidarietà che ha ricevuto in questi giorni. Il prossimo 2 febbraio all’occupazione abitativa di Casal Boccone si terrà un’assemblea in suo sostegno «per chiunque si senta Madalina».
Madalina ci spieghi cos’è successo?
Il 15 di gennaio sono stata invitata a presentarmi dai Carabinieri ritirare una notifica, sono andata e lì ho ricevuto il foglio, un provvedimento di allontanamento per motivi di pubblica sicurezza non imperativi. Entro 30 giorni dovrei lasciare il territorio italiano e non potrei tornare prima di 5 anni. Nelle motivazioni c’era scritto che io rappresento un pericolo pubblico per cui dovrei essere allontanata
Quali reati hai commesso per ricevere questo provvedimento?
Ho partecipato alle manifestazioni insieme ai movimenti per il diritto alla casa e ai sindacati che ci appoggiavano. Alla fine tutte le denunce riguardano l’attività sociale. Dicono che in questi anni facendo queste manifestazioni non sono riuscita a integrarmi socialmente. Ho denunce per manifestazioni non autorizzata per i cortei che abbiamo fatto con i Si Cobas e le altre sigle che spesso erano in piazza con noi. Ma non sono mai stata condannata né sono andata a processo. Ho solo delle multe amministrative. In quei momenti non sono stata l’unica denunciata ma secondo me sono stata colpita da questo provvedimento perché sono un’attivista straniera, e per questo non hanno aspettato che si arrivasse al processo né tanto meno alla condanna. Al momento, infatti, non ho ricevuto nessuna condanna. Alla fine dei conti sinceramente le uniche sanzioni che ho subito sono le multe per il biglietto perché ogni tanto non avevo il biglietto e i controllori mi hanno beccata. Ma aldilà di questo non ho un cavolo né per la mia vita personale né per l’attivismo perché ancora non ho subito nessun processo e perciò non possiamo parlare di condanne
Perché secondo te hanno preso questo provvedimento?
Perché stanno attuando delle misure repressive contro gli attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare. È un fatto ovvio. Hanno provato con Paolo, Luca, poi Luciano e tanti altri compagni che sono stati colpiti da altri provvedimenti. Sorveglianza speciale, foglio di via dal territorio romano. Nel mio caso essendo straniera ma comunitaria hanno pensato bene di non aspettare, c’era il rischio concreto che i reati potessero finire in prescrizione o magari che il processo non si fosse mai tenuto. Mi stanno dando resistenza aggravata per qualche picchetto antisfratto in cui abbiamo provato a fare di tutto per le famiglie che si sono trovate senza soluzioni alternative. E alla fine si sono dovute appoggiare nelle occupazioni altrimenti sarebbero rimaste per strada.
Qual è la tua posizione legale in Italia?
Ho residenza, tessera sanitaria, la disoccupazione, pagavo le tasse. Ho una vita normale con un lavoro precario e di merda, sono una persona che tutti i giorni si impegna per chiedere diritti. Insomma nulla di così tanto criminale
Non si sono stati altri casi simili?
Al momento no, neanche nel resto d’Italia. Nel mio caso si tratta di motivi specificamente non imperativi quindi loro dichiarano che non sono pericolosa ma non sono integrata socialmente. Non ha proprio un senso. Questo ci ha colto di sorpresa perché per altre cose danno un foglio di via o per quelli senza dimora hanno fatto delle multe. Perché non pensano che sono poveri e non hanno un reddito ma multano pure loro. Anche quella è una forma di repressione contro la povertà e anche per questo che ci stiamo battendo.
Ti accusano di non esserti integrata, ma cos’è l’integrazione per te?
Ma nemmeno loro lo sanno… almeno io sono molto lucida con le mie idee, so quello che voglio. Loro no. Loro ogni giorno cambiano. Ieri parlavamo di Renzi e di Gentiloni che ci hanno fatto dei danni, anche grazie a loro stiamo soffrendo. Oggi parliamo di questi che ci governano, loro cambiano le idee e i pensieri invece noi abbiamo delle idee chiare. Maddalena ha le idee chiare. Quindi io sono più ché integrata
Qual è la tua storia, come hai iniziato la tua esperienza nella lotta per la casa?
Da 10 anni sto lottando proprio per queste problematiche. Prima vivevo in un campo rom. Mio padre era rom e mia madre rumena. La mia prima abitazione in Italia era in un campo rom. Tramite un amico, siccome avevo deciso di rimanere in Italia mi sono iscritta a scuola per studiare italiano. Il mio obiettivo era studiare e trovare lavoro. Una persona che incontrai mi raccontò che quello era un modo di integrarmi, non volevo rimanere nel campo dove non mi sentivo a mio agio
Possiamo chiederti in quale campo vivevi?
Il campo si trovava sulla Palmiro Togliatti, vicino la fermata del treno e dopo due mesi è stato sgomberato, così ho conosciuto i movimenti. In quel periodo stavamo combattendo contro la repressione delle famiglie rom. Anche oggi si dice che sono tutti ladri, ma nessuno li aiuta nell’integrazione. Allora nel campo c’erano tanti bambini che andavano a scuola. Così ho provato in tutti i modi a fare riconoscere quelle famiglie sul territorio italiano, affinché avessero un’integrazione e dei diritti. Da lì ho iniziato una battaglia per i diritti e da quel tempo fino a oggi ho studiato, ho preso la licenza media e mi sono iscritta al liceo. Ho frequentato anche il corso come operatore socio-sanitario. Purtroppo non ho mai concluso gli studi, il giorno dell’esame un’occupazione è stata sgomberata e io ho scelto di stare vicino a quelle famiglie. Così ho perso l’esame. Per riprendere gli studi avrei dovevo pagare di nuovo. Ma non avendo un lavoro ho rinunciato. Poi ho trovato lavoro in una cooperativa di pulizie. Fino ad aprile scorso avevo un lavoro, seppur precario avevo comunque un’entrata mensile. Poi la cooperativa ha chiuso e siamo entrati tutti in disoccupazione.
Quali reazioni ci sono state al tuo provvedimento di allontanamento?
Con il loro attacco volevano spaventare gli attivisti stranieri. Invece in questo momento si sono avvicinati tutti. Non solo dove vivo ma anche nelle altre città hanno capito il segnale di repressione. Non stanno attaccando solo Madalina ma attaccano la vita di un’attivista. Può essere un punto di partenza per il governo contro gli altri attivisti stranieri. Per questo il provvedimento non deve passare. Perché potrebbe essere un precedente pericoloso, potrebbe diventare uno strumento di repressione contro chi fa attivismo, contro chi sta nelle lotte. Sono passati tanti governi e ognuno con la sua idea ma le persone rimangono comunque a combattere perché è un diritto. Per questo si trova anche una comprensione da parte delle persone perché chiunque si identifica con Madalina. Questo è il messaggio. Chiunque sta lottando in piazza si può identificare con Madalina perché in quanto straniera rischia l’espulsione. Questi provvedimenti sono veramente infami
Quali sono i prossimi passaggi?
Il primo febbraio stiamo organizzando un’assemblea pubblica a Casal Boccone alle 5 di pomeriggio per chiunque si senta Madalina. La solidarietà si fa sempre più forte e voglio ancora andare fino alla fine, non possiamo lasciarli passare, ma non tanto per Madalina ma per il futuro, per quello che può accadere al prossimo.
Antonio Sanguinetti
da DinamoPress
******
«Sono stata convocata dai carabinieri, mi sono presentata in caserma e ho ricevuto un provvedimento di allontanamento dal territorio italiano per cinque anni. Dicono che non sono integrata» afferma Madalina, cittadina europea nata in Romania e residente a Roma. La donna è un’attivista dei movimenti per il diritto all’abitare, da anni si batte per le persone che non riescono a pagare un affitto. Per questo adesso rischia di doversene andare dal paese in cui si è costruita una vita.
«Sono arrivata qui dieci anni fa – racconta – Mio padre era rom e mia madre romena. Siamo finiti a vivere in un campo. Quando ho deciso di rimanere in Italia mi sono iscritta a scuola per studiare la lingua e la storia di questo paese. Poi ho conosciuto i movimenti e sono riuscita a lasciare il campo, ambiente in cui non mi sentivo a mio agio».
MADALINA PRENDE LA LICENZIA media e inizia a frequentare una scuola superiore per adulti, vuole diventare operatrice socio-sanitaria. «Non mi sono diplomata perché il giorno dell’esame c’è stato uno sgombero e ho scelto di stare vicino alle famiglie che stavano perdendo la casa. Per riprovarci avrei dovuto pagare, ma non avevo soldi perché ero disoccupata».
QUALCHE TEMPO DOPO viene assunta in una cooperativa che fa le pulizie nei supermercati. A febbraio dello scorso anno l’impresa chiude e tutti i lavoratori rimangono senza impiego. Il decreto che le intima di andarsene risale allo stesso mese, anche se rimane in standby fino al 15 gennaio di quest’anno. Emesso sotto il governo precedente, notificato con il nuovo: un’inquietante continuità. «Il provvedimento di allontanamento – spiega l’avvocato Francesco Romeo, che difende la donna – è basato su denunce mai tradotte in sentenze, né tantomeno in processi. Queste dimostrerebbero una mancanza di integrazione nella società italiana. Un ragionamento tautologico che nasconde un sostrato di violenza. La violenza non riguarda solo il processo penale, le condanne, gli arresti, ma anche queste misure amministrative che impongono la rottura di legami e relazioni costruite con fatica».
Madalina tiene a sottolineare che tutte le denunce ricevute riguardano la sua attività politica di difesa dei diritti delle persone senza casa. Nessun interesse individuale dietro quelle azioni. «Non è Madalina a essere messa sotto accusa, ma l’attivista. Vogliono spaventare tutti gli stranieri che lottano – afferma – Per questo è importante che la risposta sia di solidarietà e non di paura. Venerdì primo febbraio faremo un’assemblea nell’occupazione di via Casal Boccone 112».
ACCANTO A LEI siede Debora, una donna romana che la guarda e annuisce. «Sei anni fa venivo fuori da una separazione – dice senza riuscire a trattenere le lacrime – Ero finita per strada. Incontrai Madalina e le spiegai la situazione. Non ci conoscevamo, ma mi invitò a stare da lei. Da allora viviamo insieme, anche adesso che ho un nuovo fidanzato. Siamo grandi amiche». Integrazione è un concetto ambiguo. Dignità no.
Giansandro Merli
da il manifesto
1 note
·
View note
Text
Torna l'iniziativa Varese è Solidale
Torna l'iniziativa Varese è Solidale. Edizione numero otto per Varese è Solidale, il progetto che unisce una rete di associazioni con l'obiettivo di dare supporto alle realtà cittadine che si occupano di sostegno alimentare di persone e famiglie bisognose. Motore dell'iniziativa è don Marco Casale, con il supporto di Max Laudadio che lancia l'appello alle aziende del territorio per aderire al progetto e allargare la comunità solidale. L'appuntamento è per sabato 16 settembre dalle ore 10 alle 13 in piazza San Vittore con gli stand delle associazioni, mentre dalle ore 20 si prosegue con la cena solidale, realizzata con ricette antispreco. Per partecipare è richiesta la prenotazione. Il progetto si completa inoltre con la Lotteria di Varese per la solidarietà, con tanti premi in palio che verranno estratti il 18 novembre in piazza Monte Grappa. Il ricavato della cena e gran parte del ricavato della lotteria verranno devoluti a cinque associazioni: Banco Nonsolopane, Pane di Sant'Antonio, Croce Rossa Italiana, Emporio Solidale, Mensa delle Suore della Riparazione, mentre metà del ricavato della vendita dei biglietti della lotteria da parte di ciascuna associazione andrà all'associazioni stesse. "Un'iniziativa che mostra la forte spinta in termini di solidarietà e sussidiarietà che la nostra città possiede segno di un territorio che sa mostrare il volto solidale a tutto campo" spiega l'assessore ai Servizi Sociali Roberto Molinari. "Quest'anno in occasione della fiera di Varese sarà presente uno spazio dedicato alle associazioni, tra cui quelle attive all'interno del progetto Varese è Solidale un modo concreto per toccare con mano la solidarietà della nostra città" aggiunge la vicesindaca Ivana Perusin. Titolare del progetto è l'Associazione Farsi Prossimo, che raccoglie tutte le Parrocchie Varesine in collaborazione con il Comune di Varese, il Gruppo Alpini di Varese, i Monelli della Motta, la Fondazione Comunitaria del Varesotto, i ragazzi dell'Istituto Alberghiero De Filippi e altre realtà del territorio. Informazioni utili: I biglietti della cena sono disponibili dal 2 settembre presso l'Associazione Nazionale Carabinieri in via Domenico Romagnosi, dal lunedì al mercoledì dalle 15.30 alle 17.30, il sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17. I biglietti della lotteria sono invece disponibili dal 1 settembre nella sede VareseVive in via San Francesco, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdi dalle 18 alle 19. Per le donazioni e tutte le informazioni è possibile scrivere all'indirizzo e-mail [email protected].... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Incidente Casal Palocco, avv. di Di Pietro: "Matteo ha risposto, e' un dramma per due famiglie"
La legale dello youtuber Antonella Benveduti: “Anche la sua vita e’ distrutta”source
View On WordPress
0 notes