#educazione comunitaria
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
NATURALmente al NIDO: Giochi ed Esperimenti per i Più Piccoli a Casale Monferrato
Laboratori per bambini 0-3 anni, uniti ai valori di sostenibilità e solidarietà, nel cuore del Festival della Virtù Civica.
Laboratori per bambini 0-3 anni, uniti ai valori di sostenibilità e solidarietà, nel cuore del Festival della Virtù Civica. Il prossimo 19 novembre alle ore 16:30, presso il Salone Tartar in Piazza Castello a Casale Monferrato, si terrà NATURALmente al NIDO, un’iniziativa dedicata ai bambini dai 0 ai 3 anni e alle loro famiglie. L’evento si inserisce nel calendario del Festival della Virtù…
0 notes
avvloscerbo · 10 days ago
Text
Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile:
Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo
Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile:
Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo
Premessa L’Europa ha adottato per decenni un approccio all’immigrazione basato sull’inserimento lavorativo come prerequisito per la permanenza.
Questo modello ha dimostrato limiti significativi, generando tensioni sociali e ostacolando un’autentica coesione tra migranti e comunità ospitanti.
È tempo di capovolgere questa regola: non è il lavoro che giustifica l’ingresso e la permanenza, ma l’integrazione.
Questo manifesto stabilisce principi chiari: integrare per restare, non integrarsi per lavorare.
Chi non dimostra un’effettiva integrazione perde il diritto di permanere e deve intraprendere un percorso di ReImmigrazione verso il paese d’origine.
La sostenibilità dell’immigrazione non riguarda solo l’accoglienza di nuovi migranti, ma anche la tutela di chi ha già completato con successo il proprio percorso di integrazione.
Principi Fondamentali
Integrazione come Requisito Primario L’ingresso e la permanenza in Europa devono essere subordinati alla capacità e volontà del migrante di integrarsi nella società ospitante. Non è sufficiente avere un lavoro: è necessaria una dimostrazione concreta di adesione ai valori, alle norme e alla cultura della comunità.
Tutela dei Migranti Integrati La sostenibilità dell’immigrazione è strettamente legata alla protezione dei diritti e delle opportunità di chi si è già integrato. Le politiche devono garantire continuità e stabilità a chi ha contribuito al benessere della società ospitante, prevenendo disparità tra nuovi arrivati e migranti già stabiliti.
Limitazione del Ricongiungimento Familiare Il ricongiungimento familiare deve essere concesso solo in presenza di un’integrazione consolidata del richiedente. Non può essere un diritto automatico, ma un privilegio basato sul rispetto delle regole e sull’effettivo contributo alla comunità.
ReImmigrazione Come Alternativa Necessaria Chi non dimostra di essere integrato entro tempi ragionevoli o manifesta comportamenti incompatibili con la coesione sociale deve intraprendere un percorso di rientro nel paese d’origine, sostenuto con strumenti concreti per il reinserimento.
Nuove Regole per l’Immigrazione
Ingresso Basato su Progetti di Integrazione
L’ingresso deve essere autorizzato solo a chi si impegna formalmente a seguire percorsi di integrazione, inclusi l’apprendimento della lingua e la partecipazione a programmi di educazione civica.
I permessi di soggiorno iniziali devono essere di breve durata e rinnovabili esclusivamente in base ai progressi dimostrati nell’integrazione.
Valutazione Continua dell’Integrazione
Introduzione di criteri oggettivi per misurare l’integrazione: conoscenza della lingua, partecipazione alla vita comunitaria, rispetto delle leggi e assenza di comportamenti antisociali.
I migranti che non soddisfano tali criteri entro un periodo definito perdono il diritto di soggiorno.
Un esempio positivo da ampliare è rappresentato dall'Accordo di Integrazione adottato in Italia. Questo strumento prevede un percorso formativo obbligatorio per i nuovi arrivati, finalizzato all’apprendimento della lingua, delle leggi e dei valori fondamentali della società italiana. Un modello simile, opportunamente ampliato e incrementato, potrebbe costituire un riferimento per una gestione più efficace dei processi di integrazione a livello europeo. L'obiettivo è garantire un approccio standardizzato che valuti concretamente i progressi individuali nel percorso di integrazione.
Lavoro Come Esito dell’Integrazione
Il lavoro non deve essere un prerequisito per la permanenza, ma un risultato naturale dell’integrazione. È necessario separare il concetto di “integrazione” dall’idea di mera “occupazione lavorativa”.
Misure per la ReImmigrazione
Ritorno Volontario Incentivato
Programmi di ritorno volontario con incentivi economici, formazione professionale e supporto per il reinserimento nel paese d’origine.
Rimpatri Forzati Sostenibili
Per chi non rispetta le regole di integrazione, devono essere attuati rimpatri forzati in modo umano e organizzato, con il coinvolgimento dei paesi di origine.
Tuttavia, è essenziale che l'Europa dimostri la forza politica e diplomatica necessaria per imporre ai paesi di origine la loro collaborazione. I governi europei devono stipulare accordi bilaterali e multilaterali vincolanti, che prevedano il rimpatrio dei cittadini.
L'assenza di collaborazione da parte di alcuni paesi di origine rappresenta una sfida significativa che rischia di vanificare gli sforzi per una gestione sostenibile dell'immigrazione. L'Europa deve essere in grado di condizionare gli aiuti allo sviluppo e altre forme di supporto economico alla piena adesione a tali accordi, garantendo che i paesi di origine rispettino i propri obblighi internazionali e cooperino attivamente nel processo di rimpatrio.
Cooperazione con i Paesi di Origine
Accordi bilaterali per garantire che i paesi di origine accolgano i propri cittadini rimpatriati e promuovano la loro reintegrazione sociale ed economica.
Creazione di Centri in Paesi Terzi
Sviluppo di centri per la gestione dei migranti in paesi esteri, sul modello italiano adottato in Albania. Questi centri devono essere funzionali a consentire il rimpatrio, offrendo supporto logistico e assistenza per il trasferimento nei paesi di origine. La reintegrazione sociale ed economica dei migranti rimpatriati deve essere responsabilità primaria dei paesi di origine, che devono attuare politiche adeguate per accogliere e sostenere i propri cittadini. Questo approccio mira a migliorare la gestione dei flussi migratori, riducendo la pressione sui paesi europei e garantendo che i rimpatri avvengano nel pieno rispetto della dignità umana.
Riflessione sul caso Italiano: il Decreto-Legge n. 145 del 2024
Il recente Decreto-Legge n. 145 del 2024 introduce la possibilità di convertire i permessi di soggiorno stagionali in permessi per lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato, dopo aver svolto soltanto 39 giornate lavorative. Questo approccio solleva numerose criticità:
Integrazione Assente: La conversione del permesso non richiede alcuna verifica sul livello di integrazione sociale e culturale del lavoratore stagionale. Questo rischio è amplificato dal numero significativo di lavoratori coinvolti. Secondo il Decreto Flussi per il triennio 2023-2025, l'Italia prevede di ammettere complessivamente 452.000 cittadini stranieri per lavoro subordinato stagionale e non stagionale, nonché per lavoro autonomo. Di questi, le quote per il lavoro stagionale sono:
Anno 2023: 89.050 ingressi;
Anno 2024: 89.050 ingressi;
Anno 2025: 110.000 ingressi.
Per il 2025, 110.000 ingressi sono destinati esclusivamente al lavoro stagionale, e, se convertiti in permessi di soggiorno subordinato, questi lavoratori otterranno un titolo di soggiorno valido due anni senza dover dimostrare alcun progresso nei percorsi di integrazione.
Precarietà a Lungo Termine: L'assenza di requisiti integrativi può portare a situazioni di isolamento sociale e lavorativo, generando percorsi di permanenza basati unicamente su logiche economiche. Questo modello rischia di creare una categoria di lavoratori migranti marginalizzati, senza una reale prospettiva di inserimento nella società ospitante.
Contrasto con i Principi di Sostenibilità: Il decreto non considera l'integrazione come un requisito fondamentale per la permanenza, contravvenendo a un principio essenziale per una gestione sostenibile e coesa dell'immigrazione.
Questa politica evidenzia la necessità di introdurre strumenti che garantiscano che la conversione dei permessi sia subordinata non solo al completamento di un numero minimo di giornate lavorative, ma anche alla partecipazione a percorsi formativi che certifichino un effettivo progresso nell'integrazione.
garantire una vera coesione sociale.
Contrasta con il principio secondo cui l’integrazione deve essere il requisito primario per la permanenza.
Obiettivi Strategici
Ripristino del Controllo sulle Migrazioni
Ridurre l’ingresso indiscriminato, focalizzandosi su criteri di integrazione anziché solo su esigenze lavorative o umanitarie.
Riduzione della Pressione Sociale
Garantire che solo i migranti integrati rimangano, riducendo le tensioni legate alla mancanza di coesione culturale e sociale.
Promozione di una Nuova Cultura dell’Immigrazione
Diffondere il principio che la permanenza in Europa non è un diritto acquisito, ma una responsabilità reciproca tra migrante e comunità.
Conclusioni È necessario un modello basato su responsabilità, reciprocità e sostenibilità, dove l’integrazione è la condizione imprescindibile per restare e il ritorno nel paese d’origine è una possibilità concreta per chi non si adatta.
Avv. Fabio Loscerbo Lobbista in materia di Migrazione e Asilo
registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea
ID: 280782895721-36 www.about.me/loscerbo
0 notes
europeansafetycouncill · 9 months ago
Text
Rafforzare la Tutela Ambientale: Il Ruolo Chiave del Servizio Ambientale Civile
Nel panorama della conservazione ambientale e della sostenibilità, il Servizio Ambientale Civile emerge come un punto di riferimento fondamentale. Con una dedizione alla protezione e alla salvaguardia del nostro ecosistema, incarna l'essenza del dovere civico verso la tutela ambientale.
Il Servizio Ambientale Civile opera tra strategie governative, partecipazione comunitaria e promozione della sostenibilità, affrontando problematiche ambientali con misure proattive e interventi mirati, dal controllo dell'inquinamento alla tutela della biodiversità.
Promuovendo iniziative che favoriscono lo sviluppo sostenibile, collabora con enti governativi, organizzazioni non-profit e comunità locali. Questo approccio integrato include azioni di sensibilizzazione, educazione e riforme normative per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e della gestione ambientale.
In una recente analisi condotta da Stradenuove.net, il Servizio Ambientale Civile è stato riconosciuto per l'impegno proattivo nella gestione delle questioni ambientali, diventando una risorsa fondamentale per decisori, esperti del settore e cittadini interessati.
La tutela ambientale è una responsabilità condivisa che necessita di collaborazione e azione collettiva. Il Servizio Ambientale Civile dimostra l'importanza della sinergia nel fronteggiare le sfide ambientali contemporanee, contribuendo a costruire un futuro più sostenibile e resiliente.
Per ulteriori dettagli su iniziative ambientali e ultime notizie, visitate stradenuove.net.
Per maggiori informazioni:-
Notizie Turismo Italia
Servizio Civile Ambiente
0 notes
londranotizie24 · 1 year ago
Text
Un pomeriggio di multilinguismo a Londra con il Laboratorio gratuito di Ambarabà
Tumblr media
Di Pietro Nigro @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Un Pomeriggio di Multilinguismo a Londra con il Laboratorio Gratuito per Genitori ed Educatori Italiani organizzato dal Comites di Londra e dalla comunità di Ambarabà. Se sei un genitore o un educatore nella comunità italiana di Londra e vuoi scoprire il magico mondo del multilinguismo, allora segna la data: il 15 ottobre è la giornata da non perdere! Il Comites Londra in collaborazione con la comunità di Ambarabà ti invitano a un workshop interattivo e gratuito dedicato al multilinguismo. L'evento, parte della XXIII Settimana della Lingua e Cultura Italiana nel Mondo, si svolgerà dalle 14.30 alle 16.30 presso gli spazi Inca-GGIL, situati al numero 124 di Canonbury Road, Londra (N1 2UT). Questo laboratorio segue una serie di webinar organizzati dal Comites di Londra per supportare le famiglie italiane nel Regno Unito e in tutto il mondo nel loro percorso di educazione dei figli in ambienti multilingue. Durante questi webinar, esperti del settore hanno condiviso le loro conoscenze e risposto alle domande dei genitori. La novità di questo incontro? Sarà un'occasione per incontrarsi di persona anziché virtualmente. A guidare il workshop ci saranno Carmen Silvestri dell'University of Essex e Giulia Pepe dell'University of Westminster, due ricercatrici ed esperte in didattica dell'italiano come lingua comunitaria e lingua d'origine. Durante il laboratorio, genitori ed educatori avranno l'opportunità di partecipare a discussioni e riflessioni sulle pratiche linguistiche in famiglia e nei contesti educativi, con un focus speciale sul mantenimento dell'italiano. Sarà un momento unico per imparare dagli altri partecipanti e per ottenere consigli dagli esperti del settore. Durante la sessione, verranno progettati giochi e attività per coltivare le abilità linguistiche dei bambini e promuovere un profondo apprezzamento per la lingua e la cultura italiane. Alla fine del workshop, i partecipanti avranno riflettuto sulla loro esperienza di multilinguismo, condiviso esperienze con altre famiglie ed educatori, e avranno imparato a progettare attività per il mantenimento dell'italiano come lingua d'origine. Un altro punto forte di questo evento è la sua natura multilingue: il workshop sarà condotto sia in inglese che in italiano, per garantire che tutti possano partecipare pienamente. ... Continua a leggere su www.
0 notes
carmenvicinanza · 2 years ago
Text
Sahar Pirzada
https://www.unadonnalgiorno.it/sahar-pirzada/
Tumblr media
Sahar Pirzada, attivista statunitense di origine pakistana, è l’advocacy manager di HEART Women & Girls Project, organizzazione no profit che esplora le intersezioni tra islamofobia e violenza di genere.
Si occupa dei diritti delle donne musulmane che, quotidianamente, vengono discriminate in molti aspetti della loro vita, inclusa l’assistenza sanitaria, per promuovere la giustizia riproduttiva e sradicare la violenza di genere garantendo la possibilità di libera scelta sessuale e l’accesso ai servizi. Promuove spazi sicuri di ascolto e sostegno per interrompere le consuetudini di silenzio generazionale e istituzionale.
Ha una vasta esperienza di lavoro come organizzatrice ed educatrice.
Cresciuta nella Bay Area di San Francisco, ha frequentato una scuola islamica fino all’11 settembre, quando la struttura ha cominciato a subire pesanti minacce ed è stata costretta a chiudere. Sebbene fosse piccola e non ancora esposta alle micro aggressioni e discriminazioni quotidiane in quanto musulmana, ha cominciato a sperimentare l’islamofobia sulla sua stessa persona e questo ha scaturito una diversa consapevolezza del suo stare al mondo e il conseguente attivismo.
Dopo la laurea in Studi su Sviluppo e Inclusione comunitaria a Berkeley, nel 2012, si è trasferita per qualche anno a Singapore dove ha lavorato come coordinatrice di un progetto finanziato dalle Nazioni Unite che promuoveva un’interpretazione equa dell’Islam.
Tornata negli Stati Uniti nel 2015, è diventata co-presidente di Vigilant LOVE, comunità che sfida l’islamofobia e altre forme di violenza interpersonale, comunitaria, istituzionale e statale attraverso azioni dirette, seminari di educazione politica, campagne e programmi di solidarietà e sostegno culturale e materiale.
Ha un master di Studi Sociali all’Università della California del Sud.
Attualmente vive a Los Angeles e gira il paese per tenere discorsi e seminari apportando il suo contributo a un’idea di Islam sana ed equa che rispetti le scelte e le differenze di genere e identità sessuale.
Ha partecipato a importanti campagne di impatto internazionale come SHOUT (Sexual Harrassment Out) rivolta alle donne vittime di violenza.
Il suo lavoro è stato segnalato dalle maggiori testate americane.
Sahar Pirzada è stata tra le diciassette attiviste segnalate da Lizzo, durante la cerimonia dei People’s Choice Awards 2022 che presentandola ha dichiarato: Lavora per le donne musulmane per promuovere la giustizia riproduttiva e proteggere la comunità dalla violenza di genere e da sistemi oppressivi nei loro confronti.
0 notes
passaggioalboscoedizioni · 3 years ago
Text
Tumblr media
⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
AA. VV.
L’ESEMPIO DI SPARTA
Storia, eredità e mito di una Civiltà immortale
Quello di Sparta è un mito senza tempo, capace di illuminare i secoli e fornire perenni linee di vetta. Fonte di ispirazione per guerrieri, filosofi e rivoluzionari, Lacedemone ha tracciato un solco unico e irripetibile: dalla totalità organica del suo ordinamento alla ferrea educazione dell’Agoghé; dall’essenziale austerità del suo stile di vita alla centralità comunitaria delle sue istituzioni; dalla celebre potenza della sua falange alla formidabile tempra dei suoi soldati.
Il presente testo – che raccoglie saggi, immagini e citazioni – vuole essere uno strumento di analisi storica ed un contributo alla Formazione di sé, nel solco di una Weltanschauung eroica, marziale e solare.
Dinanzi al livellamento globalista, alla devirilizzazione del “pensiero debole” e allo sradicamento iconoclasta della “cancel culture”, si rende necessaria una potente “cultura delle origini” che attinga alla memoria ancestrale della nostra Civiltà.
Con i contributi di Marco Scatarzi, Maurizio Rossi, Pino Rauti, Comunità Sportiva Nemeton, Comunità Militante Raido, Rutilio Sermonti, Nello Gatta, Adriano Scianca.
INFORMAZIONI & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
4 notes · View notes
lorenzodonatibologna · 3 years ago
Text
Cultura ed educazione
C'è un legame profondo fra educazione e cultura da mettere al centro degli indirizzi delle politiche cittadine. Quello che siamo dipende in grande parte dalle esperienze che facciamo, dai luoghi che visitiamo, dagli incontri con "gli altri" che avvengono anche attraverso l'arte, luogo di un potenziale confronto con l'alterità. Può essere grazie all'arte che incontriamo qualcosa o qualcuno che differisce da noi, dai nostri modi di pensare e ragionare. Può essere grazie all'arte che ci educhiamo a scardinare le chiusure identitarie e le "paure dei barbari", per dare forza a un processo emancipazione che alimenta il senso critico. Per farlo serve però una nuova utopia pedagogica e comunitaria, proprio nei prossimi anni, alle soglie di un isolamento che dovrebbe averci insegnato qualcosa. Dobbiamo riscoprire le dichiarazioni "massimaliste", innamorate, fondative di chi ha reimmaginato da capo una società in cui vivere: 1947, Piccolo Teatro di Milano: «Un teatro necessario come la metropolitana e i vigili del fuoco». 1953, Théâtre Nationale Populaire di Parigi: «il teatro sia un servizio pubblico come l’acqua, il gas e la luce». Riportando questi nodi nella città di oggi: dobbiamo potenziare o ricostruire il legame fra cultura, arte ed educazione. Ogni istituzione e istituto culturale e artistico, dai più grandi a quelli indipendenti, dovrebbe porsi il problema dell'educazione, articolando percorsi di relazione strutturali con studenti e giovani, ovviamente trovando negli indirizzi delle politiche culturali ed educative delle sponde e delle occasioni di sostegno; d'altro canto ogni istituto educativo, formativo e scolastico dovrebbe generare relazioni non occasionali con chi opera nell'arte e nella cultura. Servono ovviamente azioni di sistema a livello nazionale, noi possiamo indicare la via, sperimentando in città. «Così abbiamo capito cos'è l'arte. È voler male a qualcuno o a qualche cosa. Ripensarci sopra a lungo. Farsi aiutare dagli amici in un paziente lavoro di squadra. Pian piano viene fuori quello che di vero c'è sotto l'odio. Nasce l'opera d'arte: una mano tesa al nemico perché cambi». Don Lorenzo Milani, Lettere a una professoressa, 1967
3 notes · View notes
pietroguerravideo · 2 years ago
Text
Minori in difficoltà: fidati dell’affido, c‘è chi ha bisogno
Minori in difficoltà: fidati dell’affido, c‘è chi ha bisogno
La Fondazione comunitaria della Valle d’Aosta promuove un progetto pilota. L’obiettivo è coinvolgere i cittadini e trovare genitori (a termine) per bimbi in difficoltà. Incontri aperti a tutti per presentare il programma incentrato su educazione e sostegni source
View On WordPress
0 notes
paoloxl · 6 years ago
Link
A volte si tratta di riscoprire prima di tutto la gioia e la ricchezza del camminare insieme: in questo frastagliato orizzonte la Rete di Cooperazione Educativa “C’è speranza se accade @” (nata intorno al pensiero e all’amicizia di Mario Lodi e Gianfranco Zavalloni, ma anche alla pedagogia critica, tra gli altri, di don Lorenzo Milani, Maria Montessori, Célestin Freinet…), la redazione di Comune e l’Asilo Bosco Caffarella promuovono due giorni a Roma (sabato 6 e domenica 7 ottobre) di scambio e approfondimento all’interno di “Fabbrica di Roma ReAct”, festival multidisciplinare promosso dall’associazione Comunitaria all’ex Cartiera Latina (Via Appia antica 42). A questa iniziativa, parteciperà anche Lunaria, con un laboratorio sul  
“Come possiamo creare un mondo nuovo dal basso nei territori dove viviamo e nelle scuole che frequentiamo ogni giorno? La scuola e più in generale l’educazione sono destinati soltanto a imitare il proprio tempo? È evidente: abbiamo bisogno di un apprendimento diverso e diffuso oltre le pareti delle classi, aperto al territorio e al mondo, per creare prima di tutto comunità di ricerca e sperimentare pedagogie interculturali. Esperienze, reti e libri dimostrano che, nonostante gli ostacoli, è comunque possibile e che non serve per forza attendere interventi dall’alto”. Qui di seguito il programma delle iniziative organizzate da Rete di Cooperazione Educativa, la redazione di Comune e Bosco Caffarella, nell’ambito di “Miraggi migranti”, alcuni laboratori e momenti di approfondimento rivolti a insegnanti, educatori e genitori dedicati ai nessi che legano accoglienza, condivisione ed educazione.
All’interno di Miraggi Migranti, domenica 7 ottobre, sarà promossa anche la videoproiezione del film “La mia classe” (di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea nelle parti del maestro di una classe di immigrati, un viaggio tra finzione cinematografica e realtà). Interverrà Gino Clemente, sceneggiatore del film. La partecipazione a questa seconda iniziativa, fortemente legata ai temi di Miraggi migranti, sarà libera e gratuita.
SABATO 6
1) Lunaria. Prevenzione del razzismo (sab 6, ore 15/18) Alcuni casi esemplari (maturati dall’esperienza del Libro bianco sul razzismo e da Cronachediordinariorazzismo.org
2) Cemea. Le forme del gioco dal singolare al plurale (sab 6, ore 15/18) La lingua come contesto educativo
3) Asinitas. Fare scuola, fare pensiero, fare anima (sab 6, ore 15/18) La narrazione come strumento educativo
4) Ass. Altramente. Io leggo, dunque sono (sab 6, ore 15/18) Pezzettini (festa della lettura) tutto l’anno
5) Caritas di Roma (…) (sab 6, ore 15/18)
DOMENICA 7
6) Lìscìa Sulle tracce di Tik (dom 7, ore 10/13) Laboratorio di ludopedagogia “Tik” è un’assemblea politica, una ricerca e una sperimentazione che dal 2016 Liscìa porta avanti sul tema delle migrazioni con il metodo della ludopedagogia (giocare per conoscere conoscere per trasformare)
7) Ass. Matura Infanzia/Circ. G. Rodari La radio-scuola (dom 7, ore 10/13) Una radio per fare scuola fra oralità, tecnologia e scrittura Inventare, produrre, comunicare i saperi attraverso centri d’interesse, apprendimento cooperativo e grammatiche fantastiche. La radio-scuola fra oralità, tecnologia e scrittura
8) ZaLab. Flying Roots. Video partecipativo (dom 7, ore 10/13) La percezione delle identità, l’altro, lo straniero Videoproiezione dedicata a un progetto di cinema sociale che si è svolto nel quartiere Esquilino, dedicato ad adolescenti per lo più di seconda generazione.
9) Movimento di Cooperazione Educativa Il nome (dom 7, ore 10/13) Un buon avvio d’accoglienza di una persona è fare spazio nella testa al suo nome Il nome porta una confidenza e la confidenza porta a sentirsi a casa, anche quando la tua casa è lontana. Nel nostro nome rileggiamo storie familiari, gli affetti più intimi, l’infanzia. Ma ogni nome rimanda anche a una “cultura” e a una storia collettiva. Un viaggio tra gestualità, narrazioni, manipolazione di materiali e uso di linguaggi teatrali
10) Roberta Ventura. Alfabetizzazione al conflitto (dom 7, ore 10/13) Sperimentiamo la gestione nonviolenta del conflitto (interpersonale e sociale) Cosa si intende per “conflitto”? Da cosa nasce e a quali conseguenze può portare? Laboratorio/training con attività e giochi di simulazione sul conflitto a livello micro (relazioni interpersonali) e macro (quello che J. Galtung definisce “violenza strutturale”) e sulla gestione nonviolenta del conflitto secondo D. Dolci (laboratori di maieutica)
11) Anna Maria Bruni. L’altro di me (dom 7, ore 10/13) Tre ore di laboratorio teatrale per scoprire se stessi attraverso gli altri Siamo tutti connessi. Di più, ognuno è parte dell’altro. Dentro lo specchio io posso vedere una moltiplicazione esponenziale di me, che come cerchi nell’acqua appartengono al mio centro come io appartengo a loro. Posso lasciarmi incantare dal mio aspetto, preoccuparmene e occuparmene, e posso guardare oltre. Lo specchio è lì… Un laboratorio teatrale per scoprire se stessi attraverso giochi di relazione
12) Sabrina D’Orsi. Vivere semplice (dom 7, ore 10/13) Un incontro con l’autrice del libro “Vivere semplice. Con i figli, con se stessi” Un momento di confronto sulla necessità che i genitori facciano la loro parte a proposito di educazione interculturale, accoglienza, inclusione sociale, solidarietà con le scelte degli insegnanti.
13) Liberi Nantes. Pietralata open, giochi in campo (dom 7, pomeriggio) Giochi, sport, divertimento per tutti e tutte, migranti e non, grandi e piccoli Al campo Campo Sportivo XXV Aprile, Pietralata: un pomeriggio di giochi in campo. Una giornata all’insegna del gioco e del divertimento per tutte e tutti, bambini compresi. Palla in campo e giochi a sorpresa. Nel corso dell’iniziativa saranno presentati i risultati del nostro progetto Erasmus+ S(up)port Refugees Integration interamente dedicato alle donne migranti coinvolte con diverse discipline sportive
Per partecipare è necessario prenotarsi in anticipo (proposta quota/donazione di 10 euro a laboratorio-incontro, 15 euro per due laboratori-incontri, uno il sabato e uno la domenica). È possibile prenotare – a partire da martedì 11 settembre – con PAYPAL oppure con un BONIFICO (l’IBAN IT58X0501803200000000164164; Banca Pop. Etica, Roma; nella causale bisognerà indicare il numero di laboratorio-incontro scelto). Subito dopo occorre inviare una email a [email protected] segnalando nome, cognome, numero e titolo del laboratorio-incontro (per l’evento numero “13” promosso da Liberi Nantes, l’unico non ospitato all’ex Cartiera Latina di Via Appia antica, non occorre la prenotazione ma molta voglia di mettersi in gioco).
2 notes · View notes
giuliocavalli · 8 years ago
Text
Alexander Langer e il suo tentativo di decalogo per la convivenza
Alexander Langer e il suo tentativo di decalogo per la convivenza È stato scritto 23 anni fa. Tanto per capire quanto l'emergenza non sia un'emergenza e quanto tempo abbiamo perso nel non cercare soluzioni. E, come tutti gli scritti di Langer, è attualissimo. (1.11.1994, Arcobaleno TN) 1. La compresenza pluri-etnica sarà la norma più che l'eccezione; l'alternativa è tra esclusivismo etnico e convivenza Situazioni di compresenza di comunità di diversa lingua, cultura, religione, etnia sullo stesso territorio saranno sempre più frequenti, soprattutto nelle città. Questa, d'altronde, non è una novità. Anche nelle città antiche e medievali si trovavano quartieri africani, greci, armeni, ebrei, polacchi, tedeschi, spagnoli... La convivenza pluri-etnica (1), pluri-culturale, pluri-religiosa, pluri-lingue, pluri-nazionale... appartiene dunque, e sempre più apparterrà, alla normalità, non all'eccezione. Ciò non vuol dire, però, che sia facile o scontata, anzi. La diversità, l'ignoto, l'estraneo complica la vita, può fare paura, può diventare oggetto di diffidenza e di odio, può suscitare competizione sino all'estremo del "mors tua, vita mea". La stessa esperienza di chi da una valle sposa in un'altra valle della stessa regione, e deve quindi adattarsi e richiede a sua volta rispetto e adattamento, lo dimostra. Le migrazioni sempre più massicce e la mobilità che la vita moderna comporta rendono inevitabilmente più alto il tasso di intreccio inter-etnico ed inter-culturale, in tutte le parti del mondo. Per la prima volta nella storia si può - forse - scegliere consapevolmente di affrontare e risolvere in modo pacifico spostamenti così numerosi di persone, comunità, popoli, anche se alla loro origine sta di solito la violenza (miseria, sfruttamento, degrado ambientale, guerra, persecuzioni...). Ma non bastano retorica e volontarismo dichiarato: se si vuole veramente costruire la compresenza tra diversi sullo stesso territorio, occorre sviluppare una complessa arte della convivenza. D'altra parte diventa sempre più chiaro che gli approcci basati sull'affermazione dei diritti etnici o affini - p.es. nazionali, confessionali, tribali, "razziali" - attraverso obiettivi come lo stato etnico, la secessione etnica, l'epurazione etnica, l'omogeneizzazione nazionale, ecc. portano a conflitti e guerre di imprevedibile portata. L'alternativa tra esclusivismo etnico (comunque motivato, anche per auto-difesa) e convivenza pluri-etnica costituisce la vera questione-chiave nella problematica etnica oggi. Che si tratti di etnie oppresse o minoritarie, di recente o più antica immigrazione, di minoranze religiose, di risvegli etnici o di conflittualità inter-etnica, inter-confessionale, inter-culturale. La convivenza pluri-etnica può essere percepita e vissuta come arricchimento ed opportunità in più piuttosto che come condanna: non servono prediche contro razzismo, intolleranza e xenofobia, ma esperienze e progetti positivi ed una cultura della convivenza. 2. Identità e convivenza: mai l'una senza l'altra; nè inclusione nè esclusione forzata "Più chiaramente ci separeremo, meglio ci capiremo": c'è oggi una forte tendenza ad affrontare i problemi della compresenza pluri-etnica attraverso più nette separazioni. Non suscitano largo consenso i "melting pots", i crogiuoli dichiaratamente perseguiti come obiettivo (ad esempio negli USA), e non si contano le sollevazioni contro assimilazioni più o meno forzate. Al tempo stesso si incontrano movimenti per l'uguaglianza, contro l'emarginazione e la discriminazione etnica, per la pari dignità. Non hanno dato buona prova di sè nè le politiche di inclusione forzata (assimilazione, divieti di lingue e religioni, ecc.), nè di esclusione forzata (emarginazione, ghettizzazione, espulsione, sterminio...). Bisogna consentire una più vasta gamma di scelte individuali e collettive, accettando ed offrendo momenti di "intimità" etnica come di incontro e cooperazione inter-etnica. Garanzia di mantenimento dell'identità, da un lato, e di pari dignità e partecipazione dall'altro, devono integrarsi a vicenda. Ciò richiede, naturalmente, che non solo le regole pubbliche e gli ordinamenti, ma soprattutto le comunità interessate so orientino verso questa opzione di convivenza. 3 Conoscersi, parlarsi, informarsi, inter-agire: "più abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci comprenderemo" La convivenza offre e richiede molte possibilità di conoscenza reciproca. Affinché possa svolgersi con pari dignità e senza emarginazione, occorre sviluppare il massimo possibile livello di conoscenza reciproca. "Più abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci comprenderemo", potrebbe essere la controproposta allo slogan separatista sopra ricordato. Imparare a conoscere la lingua, la storia, la cultura, le abitudini, i pregiudizi e stereotipi, le paure delle diverse comunità conviventi è un passo essenziale nel rapporto inter-etnico. Una grande funzione la possono svolgere fonti di informazioni comuni (giornali, trasmissioni, radio, ecc. inter-culturali, pluri-lingui, ecc.), occasioni di apprendimento o di divertimento comune, frequentazioni reciproche almeno occasionali, possibilità di condividere - magari eccezionalmente - eventi "interni" ad una comunità diversa dalla propria (feste, riti, ecc.), anche dei semplici inviti a pranzo o cena. Libri comuni di storia, celebrazioni comuni di eventi pubblici, forse anche momenti di preghiera o di meditazione comune possono aiutare molto ad evitare il rischio che visioni etnocentriche si consolidino sino a diventare ovvie e scontate. 4. Etnico magari sì, ma non a una sola dimensione: territorio, genere, posizione sociale, tempo libero e tanti altri denominatori comuni Ha la sua legittimità, e talvolta forse anche le sue buone ragioni, l'organizzazione etnica della comunità, delle differenti comunità: purchè sia scelta liberamente, e non diventi a sua volta integralista e totalitaria. Quindi dovremo accettare partiti etnici, associazioni etniche, club etnici, spesso anche scuole e chiede etniche. Ma è evidente che se si vuole favorire la convivenza più che l'(auto-) isolamento etnico, si dovranno valorizzare tutte le altre dimensioni della vita personale e comunitaria che non sono in prima linea a carattere etnico. Prima di tutto il comune territorio e la sua cura, ma anche obiettivi ed interessi professionali, sociali, di età... ed in particolare di genere; le donne possono scoprire e vivere meglio obiettivi e sensibilità comuni. Bisogna evitare che la persona trascorra tutta la sua vita e tutti i momenti della sua giornata all'interno di strutture e dimensioni etniche, ed offrire anche altre opportunità che di norma saranno a base inter-etnica. E' essenziale che le persone si possano incontrare e parlare e farsi valere non solo attraverso la "rappresentanza diplomatica" della propria etnia, ma direttamente: quindi è assai rilevante che ogni persona possa godere di robusti diritti umani individuali, accanto ai necessari diritti collettivi, di cui alcuni avranno anche un connotato etnico (uso della lingua, tutela delle tradizioni, ecc.); non tutti i diritti collettivi devono essere fruiti e canalizzati per linee etniche (p.es. diritti sociali - casa, occupazione, assistenza, salute... - o ambientali). 5. Definire e delimitare nel modo meno rigido possibile l'appartenenza, non escludere appartenenze ed interferenze plurime Normalmente l'appartenenza etnica non esige una particolare definizione o delimitazione: è frutto di storia, tradizione, educazione, abitudini, prima che di opzione, volontà, scelta precisa. Più rigida ed artificiosa diventa la definizione dell'appartenenza e la delimitazione contro altri, più pericolosamente vi è insita la vocazione al conflitto. L'enfasi della disciplina o addirittura dell'imposizione etnica nell'uso della lingua, nella pratica religiosa, nel vestirsi (sino all'uniforme imposta), nei comportamenti quotidiani, e la definizione addirittura legale dell'appartenenza (registrazioni, annotazioni su documenti, ecc.) portano in sè una insana spinta a contarsi, alla prova di forza, al tiro alla fune, all'erezione di barricate e frontiere fisiche, alla richiesta di un territorio tutto e solo proprio. Consentire e favorire, invece, una nozione pratica più flessibile e meno esclusiva dell'appartenenza e permettere quindi una certa osmosi tra comunità diverse e riferimento plurimo da parte di soggetti "di confine" favorisce l'esistenza di "zone grigie", a bassa definizione e disciplina etnica e quindi di più libero scambio, di inter-comunicazione, di inter-azione. Evitare ogni forma legale per "targare" le persone da un punto di vista etnico (o confessionale, ecc.) fa parte delle necessarie misure preventive del conflitto, della xenofobia, del razzismo. L'autodeterminazione dei soggetti e delle comunità non deve partire dalla definizione delle proprie frontiere e dei divieti di accesso, bensì piuttosto dalla definizione in positivo dei propri valori ed obiettivi, e non deve arrivare all'esclusivismo ed alla separatezza. Deve essere possibile una lealtà aperta a più comunità, non esclusiva, nella quale si riconosceranno soprattutto i figli di immigrati, i figli di "famiglie miste", le persone di formazione più pluralista e cosmopolita. 6. Riconoscere e rendere visibile la dimensione pluri-etnica: i diritti, i segni pubblici, i gesti quotidiani, il diritto a sentirsi di casa La compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse sullo stesso territorio, nella stessa città, deve essere riconosciuta e resa visibile. Gli appartenenti alle diverse comunità conviventi devono sentire che sono "di casa", che hanno cittadinanza, che sono accettati e radicati (o che possono mettere radici). Il bi- (o pluri-)linguismo, l'agibilità per istituzioni religiose, culturali, linguistiche differenti, l'esistenza di strutture ed occasioni specifiche di richiamo e di valorizzazione di ogni etnia presente sono elementi importanti per una cultura della convivenza. Più si organizzerà la compresenza di lingue, culture, religioni, segni caratteristici, meno si avrà a che fare con dispute sulla pertinenza dei luoghi e del territorio a questa o quella etnia: bisogna che ogni forma di esclusivismo o integralismo etnico venga diluita nella naturale compresenza di segni, suoni e istituzioni multiformi. (Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka, cità pluri-etnica a maggioranza serba in Croazia, oggi assai disputata tra serbi e croati, lo dice in modo semplice: "un prato con molti fiori diversi è più bello di un prato dove cresce una sola varietà di fiori".) Faticosamente l'Europa ha imparato ad accettare la presenza di più confessioni che possono coesistere sullo stesso territorio e non puntare a dominare su tutti e tutto o ad espellersi a vicenda: ora bisogna che lo stesso processo avvenga esplicitamente a proposito di realtà pluri-etnica; convivere tra etnie diverse sullo stesso spazio, con diritti individuali e collettivi appropriati per assicurare pari dignità e libertà a tutti, deve diventare la regola, non l'eccezione. 7 . Diritti e garanzie sono essenziali ma non bastano; norme etnocentriche favoriscono comportamenti etnocentrici Non si creda che identità etnica e convivenza inter-etnica possano essere assicurate innanzitutto da leggi, istituzioni, strutture e tribunali, se non sono radicate tra la gente e non trovano fondamento in un diffuso consenso sociale; ma non si sottovaluti neanche l'importanza di una cornice normativa chiara e rassicurante, che garantisca a tutti il diritto alla propria identità (attraverso diritti linguistici, culturali, scolastici, mezzi d'informazione, ecc.), alla pari dignità (attraverso garanzie di piena partecipazione, contro ogni discriminazione), al necessario autogoverno, senza tentazioni annessionistiche in favore di qualcuna delle comunità etniche conviventi. In particolare appare assai importante che situazioni di convivenza inter-etnica godano di un quadro di autonomia che spinga la comunità locale (tutta, senza discriminazione etnica) a prendere il suo destino nelle proprie mani ed obblighi alla cooperazione inter-etnica, tanto da sviluppare una coscienza territoriale (e di "Heimat") comune: ciò potrà contribuire a scoraggiare tentativi di risolvere tensioni e conflitti con forzature sullo "status" territoriale (annessioni, cambiamenti di frontiera, ecc.). E non si dimentichi che leggi e strutture fortemente etnocentriche (fondate cioè sulla continua enfasi dell'appartenenza etnica, sulla netta separazione etnica, ecc.) finiscono inevitabilmente ad inasprire conflitti e tensioni ed a generare o rafforzare atteggiamenti etnocentrici, mentre - al contrario - leggi e strutture favorevoli alla cooperazione inter-etnica possono incoraggiare ed irrobustire scelte di buona convivenza. 8. Dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono "traditori della compattezza etnica", ma non "transfughi" In ogni situazione di coesistenza inter-etnica si sconta, in principio, una mancanza di conoscenza reciproca, di rapporti, di familiarità. Estrema importanza positiva possono avere persone, gruppi, istituzioni che si collochino consapevolmente ai confini tra le comunità conviventi e coltivino in tutti i modi la conoscenza, il dialogo, la cooperazione. La promozione di eventi comuni ed occasioni di incontro ed azione comune non nasce dal nulla, ma chiede una tenace e delicata opera di sensibilizzazione, di mediazione e di familiarizzazione, che va sviluppata con cura e credibilità. Accanto all'identità ed ai confini più o meno netti delle diverse aggregazioni etniche è di fondamentale rilevanza che qualcuno, in simili società, si dedichi all'esplorazione ed al superamento dei confini: attività che magari in situazioni di tensione e conflitto assomiglierà al contrabbando, ma è decisiva per ammorbidire le rigidità, relativizzare le frontiere, favorire l'inter-azione. Esplosioni di nazionalismo, sciovinismo, razzismo, fanatismo religioso, ecc. sono tra i fattori più dirompenti della convivenza civile che si conoscano (più delle tensioni sociali, ecologiche o economiche), ed implicano praticamente tutte le dimensioni della vita collettiva: la cultura, l'economia, la vita quotidiana, i pregiudizi, le abitudini, oltre che la politica o la religione. Occorre quindi una grande capacità di affrontare e dissolvere la conflittualità etnica. Ciò richiederà che in ogni comunità etnica si valorizzino le persone e le forze capaci di autocritica, verso la propria comunità: veri e propri "traditori della compattezza etnica", che però non si devono mai trasformare in transfughi, se vogliono mantenere le radici e restare credibili. Proprio in caso di conflitto è essenziale relativizzare e diminuire le spinte che portano le differenti comunità etniche a cercare appoggi esterni (potenze tutelari, interventi esterni, ecc.) e valorizzare gli elementi di comune legame al territorio. 9. Una condizione vitale: bandire ogni violenza. Nella coesistenza inter-etnica è difficile che non si abbiano tensioni, competizione, conflitti: purtroppo la conflittualità di origine etnica, religiosa, nazionale, razziale, ecc. ha un enorme potere di coinvolgimento e di mobilitazione e mette in campo tanti e tali elementi di emotività collettiva da essere assai difficilmente governabile e riconducibile a soluzioni ragionevoli se scappa di mano. Una necessità si erge pertanto imperiosa su tutte le altre: bandire ogni forma di violenza, reagire con la massima decisione ogni volta che si affacci il germe della violenza etnica, che - se tollerato - rischia di innescare spirali davvero devastanti e incontrollabili. Ed anche in questo caso non bastano leggi o polizie, ma occorre una decisa repulsa sociale e morale, con radici forti: un convinto e convincente no alla violenza. 10. Le piante pioniere della cultura della convivenza: gruppi misti inter-etnici Un valore inestimabile possono avere in situazioni di tensione, conflittualità o anche semplice coesistenza inter-etnica gruppi misti (per piccoli che possano essere). Essi possono sperimentare sulla propria pelle e come in un coraggioso laboratorio pionieristico i problemi, le difficoltà e le opportunità della convivenza inter-etnica. Gruppi inter-etnici possono avere il loro prezioso valore e svolgere la loro opera nei campi più diversi: dalla religione alla politica, dallo sport alla socialità del tempo libero, dal sindacalismo all'impegno culturale. Saranno in ogni caso il terreno più avanzato di sperimentazione della convivenza, e meritano pertanto ogni appoggio da parte di chi ha a cuore l'arte e la cultura della convivenza come unica alternativa realistica al riemergere di una generalizzata barbarie etnocentrica. (testo riveduto nel novembre 1994) ___________________________________________ 1) Il termine "etnico", "etnia" viene usato qui come il più comprensivo delle caratteristiche nazionali, linguistiche, religiose, culturali che definiscono un'identità collettiva e possono esasperarla sino all'etnocentrismo: l'ego-mania collettiva più diffusa oggi. (fonte)
È stato scritto 23 anni fa. Tanto per capire quanto l’emergenza non sia un’emergenza e quanto tempo abbiamo perso nel non cercare soluzioni. E, come tutti gli scritti di Langer, è attualissimo. (1.11.1994, Arcobaleno TN) 1. La compresenza pluri-etnica sarà la norma più che l’eccezione; l’alternativa è tra esclusivismo etnico e convivenza Situazioni di compresenza di comunità di diversa lingua,…
View On WordPress
1 note · View note
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Festival “1, 2, 3… Stella!”: Alessandria Celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dell'Infanzia
Dal 18 al 23 novembre, eventi e laboratori per bambini e famiglie tra Borgo Rovereto, Spinetta Marengo e il Quartiere Cristo, per promuovere inclusione e diritti dei più piccoli.
Dal 18 al 23 novembre, eventi e laboratori per bambini e famiglie tra Borgo Rovereto, Spinetta Marengo e il Quartiere Cristo, per promuovere inclusione e diritti dei più piccoli. Alessandria si prepara a festeggiare la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia con il festival “1, 2, 3… Stella!”, un’iniziativa dedicata ai bambini e alle loro famiglie, che si terrà dal 18 al 23 novembre…
0 notes
sciscianonotizie · 7 years ago
Link
0 notes
londranotizie24 · 1 year ago
Text
Un pomeriggio di multilinguismo a Londra con il Laboratorio gratuito di Ambarabà
Tumblr media
Di Pietro Nigro @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Un Pomeriggio di Multilinguismo a Londra con il Laboratorio Gratuito per Genitori ed Educatori Italiani organizzato dal Comites di Londra e dalla comunità di Ambarabà. Se sei un genitore o un educatore nella comunità italiana di Londra e vuoi scoprire il magico mondo del multilinguismo, allora segna la data: il 15 ottobre è la giornata da non perdere! Il Comites Londra in collaborazione con la comunità di Ambarabà ti invitano a un workshop interattivo e gratuito dedicato al multilinguismo. L'evento, parte della XXIII Settimana della Lingua e Cultura Italiana nel Mondo, si svolgerà dalle 14.30 alle 16.30 presso gli spazi Inca-GGIL, situati al numero 124 di Canonbury Road, Londra (N1 2UT). Questo laboratorio segue una serie di webinar organizzati dal Comites di Londra per supportare le famiglie italiane nel Regno Unito e in tutto il mondo nel loro percorso di educazione dei figli in ambienti multilingue. Durante questi webinar, esperti del settore hanno condiviso le loro conoscenze e risposto alle domande dei genitori. La novità di questo incontro? Sarà un'occasione per incontrarsi di persona anziché virtualmente. A guidare il workshop ci saranno Carmen Silvestri dell'University of Essex e Giulia Pepe dell'University of Westminster, due ricercatrici ed esperte in didattica dell'italiano come lingua comunitaria e lingua d'origine. Durante il laboratorio, genitori ed educatori avranno l'opportunità di partecipare a discussioni e riflessioni sulle pratiche linguistiche in famiglia e nei contesti educativi, con un focus speciale sul mantenimento dell'italiano. Sarà un momento unico per imparare dagli altri partecipanti e per ottenere consigli dagli esperti del settore. Durante la sessione, verranno progettati giochi e attività per coltivare le abilità linguistiche dei bambini e promuovere un profondo apprezzamento per la lingua e la cultura italiane. Alla fine del workshop, i partecipanti avranno riflettuto sulla loro esperienza di multilinguismo, condiviso esperienze con altre famiglie ed educatori, e avranno imparato a progettare attività per il mantenimento dell'italiano come lingua d'origine. Un altro punto forte di questo evento è la sua natura multilingue: il workshop sarà condotto sia in inglese che in italiano, per garantire che tutti possano partecipare pienamente. ... Continua a leggere su www. Read the full article
0 notes
frontiera-rieti · 8 years ago
Text
Ad Amatrice per parlare ai giovani “ma in realtà sono io che dovrei ascoltare loro perché hanno molte cose da dire”. Parlare del terremoto? “Non avrei aggiunto nulla a ciò che è stato detto. Ho invece una grande curiosità di ascoltare. Ciò che hanno vissuto questi giovani è una prova enorme. Da loro ho solo da imparare”. E un sogno da condividere: “Mi piacerebbe che qui tornasse ad esserci un cinema, un teatro. Sarebbe bello tirare su una sala. Dovrei cominciare a rompere le scatole in giro, bussare alle porte delle case cinematografiche, a Rai Cinema…” dice ridendo, ma non troppo. “La normalità rende straordinaria ogni cosa. Gesti normali, come per esempio andare al cinema, ci aiuta a dire che siamo ancora vivi”. Così Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, regista di “La mafia uccide solo d’estate” e di “In guerra per amore”, racconta il suo incontro con i giovani avvenuto ad Amatrice
Ad Amatrice per parlare ai giovani “ma in realtà sono io che dovrei ascoltare loro perché hanno molte cose da dire”. Parlare del terremoto? “Non avrei aggiunto nulla a ciò che è stato detto. Ho invece una grande curiosità di ascoltare. Ciò che hanno vissuto questi giovani è una prova enorme. Da loro ho solo da imparare”. E un sogno da condividere: “Mi piacerebbe che qui tornasse ad esserci un cinema, un teatro. Sarebbe bello tirare su una sala. Dovrei cominciare a rompere le scatole in giro, bussare alle porte delle case cinematografiche, a Rai Cinema…” dice ridendo, ma non troppo. “La normalità rende straordinaria ogni cosa. Gesti normali, come per esempio andare al cinema, ci aiuta a dire che siamo ancora vivi”. Freddo glaciale e tanta neve hanno accolto, domenica 8 gennaio, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, conduttore televisivo, regista e attore, ad Amatrice dove era stato invitato dalla diocesi di Rieti per il Meeting dei Giovani 6-8 gennaio). In un lungo colloquio con i circa 200 partecipanti, che affollavano la tensostruttura messa a disposizione dalla Protezione civile, Pif, regista di “La mafia uccide solo d’estate” e di “In guerra per amore”, e la giornalista Benedetta Tobagi, anche lei ospite al Meeting, hanno toccato diversi temi, come educazione, legalità, lavoro, identità, integrazione. A fare da filo conduttore il tema del Meeting, “Solo l’amore”.
Pif, il terremoto ha suscitato la grande solidarietà e il carattere generoso degli italiani. Ma questo tempo della ricostruzione chiede soprattutto trasparenza e legalità… L’Italia è un Paese di cuore quando ci sono fatti tragici come il terremoto. La gente è generosa, si danna per fare qualcosa di buono.
Nell’emergenza si pensa al prossimo. Nella quotidianità, invece, ci perdiamo. In questo caso si pensa al prossimo per fregarlo.
Mi tornano alla mente quegli imprenditori che ridevano, parlando del terremoto dell’Aquila, pensando già a quanto avrebbero guadagnato con gli appalti.
Appunto. Per la rimozione delle macerie di Amatrice e Accumuli si parla già di appalti a una ditta sotto processo per traffico di rifiuti e truffa. Come evitare, o meglio, prevenire questi fatti? A un cittadino non si può chiedere se la ditta che ha vinto un appalto è pulita o meno. A questo deve pensare la Magistratura che interviene se c’è un reato.
Come cittadini abbiamo la possibilità, entrando in cabina elettorale, di scegliere persone oneste, quelle che fanno politica per costruire una società onesta.
Anche i partiti al loro interno devono operare una selezione.
Educare all’onestà. Dove è possibile portare avanti questa missione? Educare all’onestà, alla passione civile, alla cittadinanza: non ci sono altre vie e soluzioni che la scuola. Ma serve innanzitutto farci un esame di coscienza.Noi campiamo sull’approssimazione delle leggi e del loro rispetto. I Paesi che noi giudichiamo più civili sono quelli che in cui la regola è la regola. Senza eccezioni. Una cosa che per noi italiani è difficile.Io credo fortissimamente nella verità.
Essere sincero paga, anche se ti complica la vita.
E anche per questo che non tutti sono disposti a denunciare l’illegalità e il malaffare? Serve onestà intellettuale. Quando denunci qualcosa di illegale lo fai per amore della tua città, della tua nazione, diceva il giudice Borsellino.
Denunciare non significa screditare un Paese, o una parte di esso. La mafia non è del Nord o del Sud…
Ai giovani di Amatrice che ti chiedevano come fare per preservare la propria identità, minacciata dal terremoto, tu hai risposto che non bisogna restare prigionieri del proprio territorio. Come conciliare queste due visioni? Credo che si possa preservare la propria identità sociale, comunitaria, senza restare prigionieri del territorio. Io sono di Palermo. Posso andare a vivere anche in Canada ma resterò sempre palermitano, legato alla mia terra, alle mie radici. Comportandomi da onesto cittadino rendo un servizio al mio Paese anche se sono lontano. Non si può fuggire dal luogo dove sei nato perché lì hai le tue radici.
Cosa porti via dall’incontro con i giovani ad Amatrice? La loro voglia e lo sforzo di non arrendersi, di continuare a lottare. E questo barattolo di miele locale (sorride, ndr) che mi hanno donato poco fa, al termine di questa giornata. Mi dicono che sia buonissimo!
Pif ad Amatrice per parlare ai giovani: «Nell’emergenza si pensa al prossimo ma nella quotidianità ci perdiamo» Ad Amatrice per parlare ai giovani “ma in realtà sono io che dovrei ascoltare loro perché hanno molte cose da dire”.
0 notes
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
"A Scuola di… Genitori": Un Progetto per Sostenere le Famiglie a Casale Monferrato
Prossimo Incontro il 15 Novembre per Approfondire il Disagio dei Giovani con Esperti e Professionisti
Prossimo Incontro il 15 Novembre per Approfondire il Disagio dei Giovani con Esperti e Professionisti Il Progetto “A Scuola di… Genitori”: Un Supporto per le Famiglie di Casale Monferrato Nell’ambito delle iniziative a sostegno della genitorialità e della crescita familiare, l’associazione I Care Family, guidata dalla dottoressa Renza Marinone, ha lanciato il progetto “A Scuola di… Genitori”.…
0 notes
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Nuovi Fondi per il Centro di Informazione sull’Amianto nella Palazzina Ex Eternit di Casale Monferrato
La Città di Casale Monferrato riceve 800.000 Euro per trasformare un ex edificio dell'Eternit in un polo museale e informativo sulle bonifiche ambientali
La Città di Casale Monferrato riceve 800.000 Euro per trasformare un ex edificio dell’Eternit in un polo museale e informativo sulle bonifiche ambientali. A Casale Monferrato, la storia dell’amianto e delle sue tragiche conseguenze ha segnato profondamente la comunità. Ora, grazie a un finanziamento di 800.000 Euro recentemente approvato nella Variazione al Bilancio di Previsione 2024-2026, la…
0 notes