#educazione intergenerazionale
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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NATURALmente al NIDO: Giochi ed Esperimenti per i Più Piccoli a Casale Monferrato
Laboratori per bambini 0-3 anni, uniti ai valori di sostenibilità e solidarietà, nel cuore del Festival della Virtù Civica.
Laboratori per bambini 0-3 anni, uniti ai valori di sostenibilità e solidarietà, nel cuore del Festival della Virtù Civica. Il prossimo 19 novembre alle ore 16:30, presso il Salone Tartar in Piazza Castello a Casale Monferrato, si terrà NATURALmente al NIDO, un’iniziativa dedicata ai bambini dai 0 ai 3 anni e alle loro famiglie. L’evento si inserisce nel calendario del Festival della Virtù…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Presentato a palazzo Zanca da Comune e Messina Social City il progetto "Way - Welfare activity for Young
Messina, presentato a palazzo Zanca da Comune e Messina Social City il progetto "Way - Welfare activity for Young".  L'amministrazione del sindaco Federico Basile e l'Azienda speciale Messina Social City guidata dalla presidente Valeria Asquini hanno presentato ieri, lunedì 15 aprile, a palazzo Zanca, il progetto "Way - Welfare Activity for Young". All'incontro con i giornalisti, presente il Primo cittadino, hanno preso parte gli assessori Alessandra Calafiore, Liana Cannata, Massimo Finocchiaro, Massimiliano Minutoli, la presidente della MSC Asquini e la componente il CdA Daniela Bruno, e il delegato provinciale del CIP nonché esperto comunale allo Sport Francesco Giorgio. "Un intervento che si propone di promuovere la pratica sportiva come strumento di educazione e inclusione, offrendo opportunità culturali, sociali e formative ai destinatari, sia diretti che indiretti. Il nostro obiettivo – ha detto il sindaco Basile - è creare una rete multidisciplinare al fine di rendere protagonisti tutti, nel contesto delle sei Municipalità, dove è prevista la creazione di spazi sia centrali che microaree per potere realizzare attività inclusive. Il progetto intende coinvolgere tutti gli attori i quali saranno parte attiva di un lavoro di squadra. Un progetto voluto dal mio predecessore De Luca, e oggi ripreso in continuità per dare una risposta all'intero territorio comunale.  Sono convinto che WAY  - ha concluso Basile - avrà un impatto positivo sul miglioramento dell'aspetto socio - educativo di parte della nostra comunità". "L'obiettivo principale di una società civile e nella fattispecie di una amministrazione è promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà e ogni forma di discriminazione attraverso l'utilizzo dello sport, perché il suo linguaggio universale è strumento fondamentale per favorire l'inclusione, la legalità, la sana competizione, il miglioramento personale e il rispetto degli altri", così la presidente della Messina Social City Asquini. "Il progetto Way nasce dalla consapevolezza delle sfide che affrontiamo nella nostra comunità, soprattutto nelle aree più vulnerabili della città, e in linea con la nostra mission che giornalmente ci vede in primo piano a dovere fronteggiare e supportare le cosiddette fasce deboli, ciò ha motivato l'Azienda, in sinergia agli assessori interessati per deleghe con il coinvolgimento degli enti del terzo settore, a promuovere discipline sportive olimpiche e paralimpiche al fine di creare in ogni realtà circoscrizionale della città un ambiente inclusivo dove ogni individuo, indipendentemente dalla propria situazione socio-economica o dalle proprie abilità, possa sentirsi parte integrante della sua comunità per offrire attraverso lo sport opportunità di sviluppo culturale, sociale e formativo in un'ottica sempre più inclusiva e intergenerazionale". Le attività saranno rivolte prioritariamente a giovani, giovani adulti e persone con disabilità che si trovano in condizioni di svantaggio e esclusione sociale, oltre che a individui in condizioni di vulnerabilità socio- economica e culturale. Ulteriore aspetto importante del progetto è quello relativo all'assistenza, prevista per le persone con disabilità destinatarie delle attività che potranno usufruire del servizio di trasporto dell'azienda MSC, così come sarà assicurata la presenza di personale specializzato durante lo svolgimento delle attività a garanzia di una più ampia partecipazione. E sulle attività l'assessora Calafiore ha aggiunto "si tratta di attività sempre aperte al territorio, e sono convinta che grazie alla collaborazione con le realtà territoriali come le parrocchie, si possono concretizzare obiettivi importanti". Per l'assessore Minutoli nel contesto delle proprie deleghe "attraverso il progetto Way vogliamo dare una risposta concreta alle Municipalità, rendendole sempre più vicine all'amministrazione centrale e rispetto all'installazione invece di aree fitness negli spazi saranno coinvolte figure in affiancamento a chi svolgerà l'attività". Relativamente invece ai giovani coinvolti nel progetto l'assessora Cannata si è detta soddisfatta in quanto "queste iniziative rappresentano il modo più opportuno per rendere i giovani protagonisti del proprio territorio attuando così concretamente l'azione messa in campo da questa amministrazione, come abbiamo già dimostrato con le due edizioni di Giochi senza Quartiere". Il progetto Way per l'assessore Finocchiaro rappresenta un'ulteriore opportunità per la promozione del connubio sport - eventi, "lo sport è inclusione, è integrazione ma è anche eventi. Pertanto, occasioni come queste ci permettono di organizzare appuntamenti importanti per coinvolgere l'intera città". A conclusione sotto l'aspetto puramente sportivo e tecnico "la novità di WAY – ha detto Giorgio - è considerare il valore dell' inclusione a 360 gradi, pensando ad un percorso olimpico e paralimpico curando particolari come il trasporto per le persone con disabilità per beneficiare delle attività".  Per dare attuazione al progetto, a breve, saranno indette dalla Messina Social City manifestazioni di interesse ad evidenza pubblica per la selezione di organismi sportivi ed enti del terzo settore che avranno il compito di curare l'organizzazione di eventi ed attività sportive olimpiche e paralimpiche nei siti attrezzati delle sei municipalità, oltre al lancio di campagne informative relative ai benefici della pratica sportiva e dello sport inclusivo. Le selezioni riguarderanno anche organismi sportivi abilitati ad erogare la formazione di primo livello e di base in ambito olimpico e paralimpico finalizzata all'acquisizione di competenze spendibili nel mondo del lavoro.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 3 years ago
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Fondazione CON IL SUD: Nove progetti per ripartire dallo sport
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Sono 9 i progetti selezionati, sostenuti con 2,3 milioni di euro. Oltre 100 organizzazioni coinvolte e 4 mila persone interessate, soprattutto bambini e ragazzi. Saranno recuperati e valorizzati spazi pubblici e palestre in disuso, rendendo disponibili circa 100 mila mq per attività sportive sia al chiuso che all’aperto (una media di 25 mq per minore, a fronte dei circa 4,8 mq messi a disposizione dei ragazzi nei capoluoghi del Sud Italia). Borgomeo: “La pandemia ci ha isolati, lo sport può diventare una leva determinante per incontrarci di nuovo, stare insieme, rafforzare la coesione sociale e dare opportunità concrete a ragazzi e cittadini, anche nei territori più difficili spesso gravemente ‘contaminati’ dalla criminalità organizzata”. Iniziative dedicate a tutte le età, scambio interculturale e intergenerazionale, voglia di stare insieme, promozione del benessere fisico e mentale, ma anche lotta al degrado urbano con recupero e valorizzazione di spazi pubblici e palestre. C’è tutto questo e altro ancora nei 9 progetti selezionati dalla Fondazione CON IL SUD con il bando “Sport– l’importante è partecipare”: c’è la bellezza dello sport e i suoi valori, c’è l’educazione alimentare e il rispetto delle regole, c’è il diritto al gioco e l’emancipazione delle piccole comunità del Sud che vivono situazioni di difficoltà socio-economica. Lanciato in piena pandemia, con uno sguardo fiducioso al futuro, il bando ha visto la partecipazione di oltre 2100 organizzazioni da tutto il Sud. Al termine del rigoroso processo valutativo, sono stati selezionati 9 progetti in Campania, Puglia e Sicilia sostenuti con 2,3 milioni di euro: circa 50 le attività sportive che da settembre coinvolgeranno circa 4 mila persone, soprattutto bambini e ragazzi, che vivono in quartieri, rioni o frazioni di piccoli comuni nelle province di Napoli, Bari, Lecce, Catania, Messina e Palermo, caratterizzati da un contesto socioeconomico difficile, spesso con presenza di disagio e marginalizzazione. L’obiettivo generale è mettere al centro l’attività sportiva come strumento per rafforzare le piccole comunità locali del Sud Italia, ma in questa fase critica, segnata da mesi di mancata socialità e accesso a spazi e attività comuni, queste azioni saranno realmente una boccata d’ossigeno per tanti bambini e ragazzi. Saranno disponibili infatti circa 100 mila mq per attività sportive sia al chiuso che all’aperto: una media di 25 mq per minore, a fronte dei circa 4,8 mq messi in media a disposizione dei ragazzi nei capoluoghi del Sud Italia come ha recentemente sottolineato il rapporto nazionale “Minori e sport” dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini. “Abbiamo lanciato questo bando nel maggio del 2020, in piena pandemia, come segnale di speranza e fiducia per il futuro – ha dichiarato Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD. Oggi questa speranza diventa più concreta. La pandemia ci ha isolati, lo sport può diventare una leva determinante per incontrarci di nuovo, stare insieme sempre nel pieno rispetto delle regole anti covid, rafforzare percorsi di coesione sociale e dare opportunità concrete a ragazzi e cittadini, anche nei territori più difficili spesso gravemente ‘contaminati’ dalla criminalità organizzata”. Quasi 50 le discipline sportive che animeranno i progetti: si va dagli sport di squadra più tradizionali (calcio, basket, pallavolo), di cui viene proposta anche la variante per persone disabili (sitting volley, football integrato, baskin); agli sport di resistenza e potenza (atletica, ciclismo, arrampicata) o di precisione (tiro con l’arco). E ancora, danza (hip hop, danze urbane, folcloristiche) e sport di contatto (kickboxing, karate). Oltre 100 le organizzazioni coinvolte nelle partnership di progetto, tra associazioni, parrocchie, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, scuole, università, comuni e enti pubblici, imprese, ordini professionali. C’è chi realizzerà ciclo-passeggiate, tornei di municipio e attività itineranti per il quartiere; chi realizzerà una palestra diffusa all’aperto; chi punterà su sport come l’arrampicata per favorire sbocchi lavorativi nell’edilizia acrobatica, sulle navi da crociera, nel mondo dello spettacolo; chi invece farà del calcio uno strumento di educazione al rispetto delle regole e di integrazione, con la nascita di squadre rionali e di quartiere o squadre miste, formate da italiani e stranieri. In alcuni casi saranno gli sport tradizionali di altri paesi (come cricket, badminton e peteca particolarmente diffusi in Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka) a favorire questo processo, rendendo i migranti protagonisti: saranno infatti loro a proporre dei laboratori per insegnare ai ragazzi le regole del gioco. Anche per i meno giovani l’offerta sarà ricca, con corsi dedicati al benessere e all’invecchiamento attivo come la ginnastica dolce e lo yoga, ma anche gli scacchi. Saranno coinvolti anche giovani tra i 12 e i 25 anni sottoposti a misure alternative alla detenzione. Sarà possibile effettuare visite mediche e psicoattitudinali, per guidare i ragazzi nella scelta dello sport più adatto alle proprie attitudini e bisogni fisici; avere consulenze nutrizionali, con percorsi di sensibilizzazione ad una sana e corretta alimentazione. Grazie ai 9 progetti, alcuni centri sportivi già attivi, ma sottoutilizzati e in condizioni di degrado torneranno a nuova vita, divenendo fulcro di un’offerta culturale, sportiva e socio-educativa completa. Anche gli spazi pubblici (parchi, aree giochi, piazze, palestre scolastiche e municipali) saranno valorizzati  e messi a disposizione delle comunità. In particolare, 14 spazi saranno interessati da interventi di ristrutturazione e riqualificazione per adibire oltre 9 mila mq alla pratica sportiva. Read the full article
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giuliocavalli · 7 years ago
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Un appello per la scuola
Un appello per la scuola Un appello a cui ho aderito convintamente. So che di solito gli appelli si sprecano e difficilmente si leggono ma vale la pena. Dalla Costituzione della Repubblica italiana: Art. 3: " [..]E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." Art. 33: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.  La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.  Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato." Art. 34: "La scuola è aperta a tutti.  L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.   I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi." Rafael Araujo, Blue morpho golden ratio sequence                             Al Presidente della Repubblica Ai Presidenti delle Camere Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.   Gli insegnanti proponenti: Giovanni Carosotti, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Milano. Rossella Latempa, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Verona. Renata Puleo, già dirigente scolastico, Roma. Andrea Cerroni, professore associato, Università degli Studi Milano-Bicocca. Gianni Vacchelli, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Rho (MI). Ivan Cervesato, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Milano. Lucia R. Capuana, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Conegliano Veneto (TV). Vittorio Perego, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Melzo (MI).   La premessa L’ultima riforma della scuola è l’apice di un processo pluridecennale che rischia di svuotare sempre più di senso la pratica educativa e che mette in pericolo i fondamenti stessi della scuola pubblica. Certo la scuola va ripensata e riformata, ma non destrutturata e sottoposta ad un processo riduttivo e riduzionista, di cui va smascherata la natura ideologica, di marca economicistica ed efficientista. La scuola è e deve essere sempre meglio una comunità educativa ed educante. Per questo non può assumere, come propri, modelli produttivistici, forse utili in altri ambiti della società, ma inadeguati all’esigenza di una formazione umana e critica integrale. È quanto mai necessario “rimettere al centro” del dibattito la questione della scuola. Come? In tre modi almeno: a) parlandone e molto, in un’informazione consapevole che spieghi in modo critico i processi in corso; b) ricostituendo un fronte comune di Insegnanti, Dirigenti Scolastici, Studenti, Genitori e Società civile tutta; e, soprattutto, c) riprendendo una lotta cosciente e resistente in difesa della scuola, per una sua trasformazione reale e creativa. Bisogna chiedersi, con franchezza: cosa è al centro realmente? L’educazione, la cultura, l’amore per i giovani e per la loro crescita intellettuale e interiore, non solo professionale, o un processo economicistico-tecnicistico che asfissia e destituisce? 7 temi per un’idea di Scuola da leggere come studente, genitore, insegnante, cittadino Conoscenze vs competenze Innovazione didattica e tecnologie digitali Lezione vs attività laboratoriale Scuola e lavoro Metrica dell’educazione e della ricerca Valutazione del singolo, valutazione di sistema Inclusione e dispersione Il documento Conoscenze vs competenze Una scuola di qualità è basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle discipline. Letteratura, Matematica, Arte, Scienza, Storia, Geografia, Filosofia, in tutte le loro declinazioni, sono la chiave di lettura del mondo, della società e del nostro futuro. Una reale comprensione del presente e la trasformazione della società richiedono riferimenti che affondano le radici nella storia, nelle opere, nelle biografie e nell’epistemologia delle discipline.  Crediamo che: i)Aggregare compiti e prestazioni degli allievi attorno a competenze predefinite e standardizzate annienti l’organicità dell’educazione, riduca la complessità del mondo ad un “kit di pratiche”, che tali restano, anche con l’appellativo onorifico di “competenze di cittadinanza”. ii)La competenza, unica e trasversale, si consegua nel tempo, nello spazio sociale, nei contesti comunicativi affettivo-cognitivi. La cittadinanza, a cui le competenze comunitarie aspirano, non è un insieme di rituali individuali da validare e certificare. Cittadinanza è “operare in comune”. iii)  Non abbia senso misurare “livelli di competenza” degli studenti, da attestare in una sorta di fermo-immagine valutativo. Il sapere non si acquisisce mai definitivamente. È continuamente rinnovato dalla maturazione, consapevolezza, interiorità, ricerca singolare e plurale, approfondimento di contenuti e pratiche. Innovazione didattica e tecnologie digitali Innovare non è bene di per sé, tantomeno in campo educativo. La didattica “innovativa” o digitale, oggi presentata come primaria necessità della Scuola, non vanta alcuna legittimazione scientifica né acquisizione definitiva da parte della ricerca educativa. Innovazioni e tecnologie, nelle varie accezioni global-ministeriali (debate, CLIL, flipped classroom, etc), rappresentano un insieme di “riforme striscianti” che demoliscono pezzo a pezzo l’edificio della Scuola Pubblica dal suo interno. Servono piuttosto innovazioni in tutt’altra direzione, che sappiano valorizzare inoltre l’interculturalità, la creatività e l’immaginazione, il pensiero critico e quello simbolico, nella didattica così come nell’impianto complessivo della scuola.  Crediamo che: i)Ogni innovazione metodologica o tecnologia digitale sia un possibile strumento di ampliamento e accesso a contenuti e conoscenze. Sul loro impiego l’insegnante è chiamato a riflettere e valutare in maniera incondizionata e libera. Codificare pratiche e metodi, presentati come la priorità della Scuola, è una semplificazione retorica arbitraria, corrispondente ad un preciso modello culturale preconfezionato, che ridefinisce finalità e ruoli dell’istruzione pubblica in ossequio a un’ideologia indiscussa. ii)L’inflazione di innovazioni didattiche e gli sperimentalismi digitali offrano spesso narrazioni impazienti ed elementari (slides, video, “prodotti”, progetti), propongano procedure stereotipate e associazioni banali, con grave danno per gli studenti e la loro crescita culturale, interiore e sociale. iii) Non sia il mero ingresso di uno smartphone in classe a migliorare l’apprendimento o l’insegnamento. In quel caso si potrà, certo, aderire a un modello, attualmente dominante: quello che sostiene l’equazione cambiamento=miglioramento e digitale=coinvolgimento. Il miglioramento dell’apprendimento e dell’insegnamento passa, però, per altre strade: quelle dell’attuazione del dettame della nostra Costituzione.      Lezione vs attività laboratoriale Nell’era di instagram, twitter e dell’ e-learning, la relazione e la comunicazione “viva” allievo/insegnante - nella comunità della classe - rappresentano fortezze da salvaguardare e custodire. La saldatura del legame intergenerazionale, la trasmissione coerente di conoscenze, percorsi e temi, il dialogo incalzante, la maieutica, la circolarità, la condivisione di interpretazioni e scelte linguistiche, il problematizzare insieme, l’attenzione ai tempi, alle reazioni di sguardi e comportamenti. Tutto questo è fare lezione, un incontro fra persone in cammino in una comunità inclusiva. Gli appellativi di “frontale”, “dialogata”, “laboratoriale” sono rifiniture burocratiche che non ne intaccano la sostanza. Una lezione può e deve essere un laboratorio educativo, di crescita e partecipazione, di scambi fra tutti e cambiamenti di ciascuno, insegnante incluso.  Crediamo che: i) L’insegnante, come educatore, sia responsabile e garante di quell’ “incontro” che dà senso e valore ai fatti culturali della propria disciplina. La relazione di pari dignità ma asimmetrica tra maestro e studente, nel microcosmo della collettività di classe, permette agli allievi di imbattersi nel non conosciuto, di praticare l’incontro con la difficoltà del reale e del vivere in comunità, di aprire un orizzonte culturale diverso da quello familiare o sociale. ii)Attenzione concentrata, aumento dei tempi di ascolto, siano condizioni per un “saper fare” come “agire intelligente”, che non si consegue assecondando l’uso delle tecnologie o seducendo gli alunni con dispositivi smart, ma in contesti di applicazione laboriosa, tempo quieto per pensare, discussione nel gruppo.      Scuola e lavoro Non si va a scuola semplicemente per trovare un lavoro, non si frequenta un percorso di istruzione solo per prepararsi ad una professione. Dal liceo del centro storico al professionale di estrema periferia, la scuola era e deve restare, per primo, un “luogo potenziale” in cui immaginare destini e traiettorie individuali, rimettere in discussione certezze, diventare qualcos'altro dalla somma di “tagliandi di competenza” accumulati e certificati. L’apertura alla realtà sociale e produttiva può realizzarsi, volontariamente, attraverso forme e progetti di scambio organizzati autonomamente dagli istituti scolastici. Non imposti ex lege dal combinato Jobs Act e Buona Scuola. Pratiche calibrate in base ai contesti e alle finalità educative, che in nessun modo gravino sulle famiglie o sugli allievi in termini di sostenibilità e gestione.  Crediamo che: i)L’alternanza scuola lavoro non rappresenti affatto un’opportunità formativa per i ragazzi, quanto piuttosto una surrettizia sperimentazione del “lavoro reale” che entra fin dentro i curricula scolastici, sottraendone tempo e qualità e distorcendone le finalità. ii) Oltre ad approfondire il solco tra sapere teorico e pratico, alternanza è sinonimo di disuguaglianza. Percorsi ineguali in base a contesti, tessuti sociali e reti familiari, che peggiorano in proporzione alla fragilità delle condizioni economiche e delle opportunità culturali di luoghi e famiglie. iii) Bisogna recuperare l’idea di Scuola come luogo della vita dotato di un tempo e spazio propri, non corridoio di passaggio tra infanzia e adolescenza - considerate età “minori” - e occupazione adulta. iv)Sia necessario portare la conoscenza del lavoro nelle classi, non gli studenti a lavorare. Logiche, dinamiche e problematiche dell’occupazione entrino nel dialogo educativo, per aiutare i giovani ad orientarsi, attrezzarsi a comprenderle e intervenire per modificarle. Metrica dell’educazione e della ricerca Educazione e ricerca accademica sono oggi terreno di confronto tra tutti i soggetti sociali, politici, economici ad esse interessati. Gli orientamenti internazionali delle politiche formative e di ricerca lo testimoniano e innescano una competizione globale in cui ranking internazionali (OCSE) e nazionali (INVALSI, ANVUR) comprimono gli scopi formativi e di studio sulla dimensione apparentemente neutra di “risultato”, oltre ad indurre a paragoni privi di rigore logico. Educazione e ricerca universitaria non sono riducibili ad un insieme di pratiche psicometriche globali, a cui sottoporsi in nome del principio di etica e responsabilità. Il futuro della Scuola e dell’Università sono questioni politiche nazionali, da collocare in un contesto europeo e interculturale di confronto e valorizzazione delle differenze, libero e democratico.  Crediamo che: i)Scuola e Ricerca universitaria siano oggetto di vera e propria “ossessione quantitativa”, da parte di organismi internazionali e nazionali. ii)La logica dell’adempimento e della competizione azzerino il lavoro di personalizzazione nella formazione scolastica ed erodano progressivamente spazi di progettualità libera nella ricerca universitaria (attraverso la sottomissione a criteri di valutazione non condivisi). iii) Le scelte operate da MIUR, INVALSI ed ANVUR, modifichino profondamente comportamenti e strategie nelle Scuole e nelle Università, generando condotte di mero opportunismo metodologico-didattico e scientifico nonché la perdita di “biodiversità culturale”, strumento indispensabile per affrontare le complessità del futuro, oggi imprevedibili.  Valutazione del singolo, valutazione di sistema La valutazione degli studenti è impegno unico, qualificante e delicato dell’insegnante, condiviso con la comunità dei docenti e dei discenti, consapevoli del cambiamento tipico dei processi di apprendimento. È un’osservazione “prossimale” (e responsabile) modulata su tempi lunghi, sull'evoluzione del singolo allievo, delle pratiche di insegnamento, del gruppo, del contesto. È impensabile che enti terzi, estranei al rapporto educativo, entrino nel merito della valutazione formativa, come previsto dalla Buona Scuola. Singolarmente anacronistico appare che, dopo decenni di ‘crisi del fordismo’ in economia, si voglia introdurre la ‘fordizzazione’ nell'educazione. Le menti, soprattutto durante le prime fasi della formazione, sono delicate, creative e si conciliano con “tempi e metodi” d’antan assai meno delle berline.  Crediamo che: i) Accostare una valutazione di agenzie esterne a quella del corpo docente nel “curriculum dello studente”, mini la relazione di fiducia scuola-famiglia, spostando l’attenzione sull'esito, più che sul processo e sul percorso, togliendo ogni significato agli obiettivi di personalizzazione ed inclusione che la Scuola afferma di perseguire; ii)Un’agenzia “terza” (INVALSI) non possa svolgere compiti di valutazione e di ricerca pedagogico-didattica orientanti programmi e curricola: la terzietà non è, inoltre, comparabile con gli incarichi affidati dal MIUR per la valutazione (diretta e indiretta) di docenti e dirigenti attraverso meccanismi di premialità. iii) La presenza di agenzie esterne nella valutazione del singolo rappresenti un’espropriazione di quella responsabilità complessa, raffinata negli anni con l’esperienza e la condivisione collegiale, della professionalità di ogni insegnante: la valutazione dei propri studenti; Inclusione e dispersione La dispersione scolastica, l’inclusione autentica e la riduzione delle disuguaglianze necessitano di interventi politici sistematici, di fondi strutturali, impegni comunitari, di monitoraggio costante, conoscenza e capitalizzazione delle pratiche esistenti. A partire da investimenti e piani territoriali: infrastrutture, associazioni, biblioteche; fino ad arrivare a Scuola, con risorse costanti per costruire una fitta ed efficiente rete di recupero dei disagi, delle solitudini e delle difficoltà degli allievi più fragili. Se è vero che la Scuola e i buoni insegnanti fanno la differenza, è ancor più vero che la dispersione ha una sua mappa che si sovrappone a quella geografica ed economica dei tessuti degradati e delle periferie impoverite, di situazioni e storie difficili da ribaltare e su cui incidere. Dare alle Scuole risorse e spazi adeguati alla costruzione di didattiche di recupero e opportunità di accoglienza non è sperpero di denaro pubblico, ma progettazione politica di inclusione autentica, unica vera prospettiva di crescita e ricchezza del paese. Crediamo che: i) I temi in gioco siano cruciali e non ci si possa limitare a chiedere alla Scuola di fare meglio solo con ciò che ha. Semplificare compiti e programmi, organizzare corsi di recupero pomeridiani che ricalchino quelli antimeridiani, medicalizzare le diversità, sono scorciatoie che restano agli atti come prove burocratiche di adempimenti amministrativi; ii) La Scuola abbia un valore politico. Dunque ha il diritto di chiedere di indirizzare risorse pubbliche su questioni di importanza sociale e morale che ritiene prioritarie. Dispersione scolastica e abbandoni precoci non sono solo capi d’imputazione su cui è chiamata a rispondere, ma problematiche che nelle attuali condizioni assorbe e subisce.  --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- In virtù di queste considerazioni: 1)      Chiediamo un’azione di moratoria su: Ø  obbligo dei percorsi di alternanza-scuola lavoro e del requisito di effettuazione per l’accesso all’esame di Stato conclusivo del II ciclo Ø  obbligo di impiego metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning, apprendimento integrato di contenuti disciplinari in lingua straniera)  Ø  uso dei dispositivi INVALSI a test censuario per la valutazione degli esiti scolastici, obbligatorietà della somministrazione funzionale all’ammissione agli esami di licenza del primo e secondo ciclo Ø  modifiche relative all’esame di Stato, che renderebbero di fatto sempre più marginale la didattica disciplinare. 2) Chiediamo l’apertura di un ampio dibattito governo-Scuola di base-organizzazioni sindacali-cittadinanza sulle questioni di cui al punto precedente e su tutto l’impianto della Legge 107/2015. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------  Per aderire: compila il modulo google cliccando il link seguente.                                                                   contatti: [email protected]                                                                                 Firma anche tu: Appello per la Scuola Pubblica Per scaricare il testo e diffonderlo nella tua scuola clicca qui.
Un appello a cui ho aderito convintamente. So che di solito gli appelli si sprecano e difficilmente si leggono ma vale la pena. Dalla Costituzione della Repubblica italiana: Art. 3: ” [..]E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva…
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italianaradio · 5 years ago
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Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+
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Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+
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Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+
Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+ Lente Locale
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Quaranta giovani, tra i 18 e i 30 anni, di sette Paesi diversi, si sono ritrovati in Croazia per il progetto Erasmus+ “Road to Employment” (n. 2019-1-HR01-KA105-060724) sulle misure di contrasto alla disoccupazione giovanile e sul rafforzamento delle capacità dei giovani per garantire un migliore e più efficace ingresso nel mondo del lavoro. Coordinato dall’organizzazione croata CET Platform Hrvatska, il progetto ha visto tra i partecipanti tre membri del neo-costituito Gruppo Informale di Giovani “YOUngi Camini”, Salvatore Gambardelli, Buba Drammeh e Samial Woldensaie Yihdego, giunti a Đakovo, nella Croazia orientale, alla fine del mese di ottobre insieme agli altri giovani provenienti da Croazia, Bulgaria, Spagna, Macedonia del Nord e Portogallo.
La partecipazione giovanile, il rilancio dei territori in chiave europea e internazionale, percorsi di cittadinanza attiva e solidarietà sui temi dell’ambiente, della natura del patrimonio culturale, sviluppo di percorsi di creatività e innovazione sono alla base di questo tipo di progettualità finalizzata all’inclusione sociale e al dialogo interreligioso, interculturale e intergenerazionale. Il Gruppo Informale di Giovani, a livello europeo identificato nella formula “Informal Groups of Young People”, è oggi un’entità eleggibile nell’ambito dei due programmi europei principalmente dedicati alla popolazione giovanile ovvero: Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà. Così riuniti, i giovani possono aumentare la loro autostima, autonomia e motivazione per imparare e interagire con i diversi livelli delle società contemporanee acquisendo sicurezza e consapevolezza, oltre che capacità gestionali preziosi per qualsiasi esperienza professionale e associativa successiva. La partecipazione a un progetto di solidarietà come “Road to Employment” ha rappresentato, parallelamente, un primo passo verso il lavoro autonomo o la creazione di organizzazioni nei settori della solidarietà, del non profit, dello sport o della gioventù.
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«La partecipazione alle iniziative di mobilità transnazionale tramite la costituzione di gruppi informali da territori finora etichettati come ‘marginali’ ha una doppia valenza ovvero quella di connettere le nuove generazioni sul piano transnazionale in maniera diretta senza alcuna intermediazione di sorta e quella di rendere protagonisti anche i luoghi di origine superandone i limiti strutturali» — afferma Anna Lodeserto, esperta europea di mobilità transnazionale nell’ambito delle politiche giovanili e migratorie e ‘coach’ insieme al collega rumeno Gabriel Brezoiu del Gruppo Informale di Giovani “YOUngi Camini”, la quale prosegue «La formula dei “gruppi informali di giovani” riconosciuti sul piano amministrativo dalla Commissione europea con il nome “Informal Groups of Young People” nell’ambito di alcune azioni specifiche dei programmi europei “Erasmus+” e “Corpo europeo di Solidarietà” ed equiparati nella legislazione regionale anche in alcuni contesti italiani (per esempio dalla Regione Lazio che ha già legiferato in materia di “Comunità Giovanili”) costituisce un volano formidabile per lo sviluppo delle capacità imprenditoriali nelle fasi della vita più dinamiche, per il rafforzamento delle capacità personali e professionali e parallelamente dello stesso tessuto associativo, esigenze determinanti proprio nelle aree fragili di tutto il territorio dell’Unione europea».
«La partecipazione alle attività dello scambio giovanile in Croazia “Road to Employment” è stata molto importante per me – racconta Salvatore Gambardelli, co-fondatore e referente del primo Gruppo Informale di Giovani di Camini denominato “YOUngi Camini” – tanto come prima esperienza in termini assoluti, quanto per l’equilibrio tra apprendimento personale e professionale e l’avvicinamento alle tecniche di educazione non formale grazie alla mobilità europea. Ho apprezzato molto il fatto che il tema principale del progetto fosse proprio quello del mondo del lavoro e dello sviluppo di capacità per affrontarne l’ingresso nel migliore dei modi perché credo che il miglioramento delle nostre vite passi da lì e che lo sviluppo per noi giovani passi imprescindibilmente dal fatto di poter crescere professionalmente, ovunque siamo. Nel corso della mobilità europea – prosegue Salvatore – si apprende in maniera molto diversa rispetto alla scuola, a casa o allo stesso luogo di lavoro poiché si instaura sin da subito un confronto con nostri coetanei provenienti da contesti simili ai nostri, perché ci sforziamo ogni momento di parlare con loro in un’altra lingua dunque siamo naturalmente spinti a una maggior riflessione e selezione delle parole più adatte e perché oltre alla teoria cresciamo attraverso la consapevolezza delle nostre emozioni e percezioni sia sul tema trattato sia sulle scelte da compiere per il nostro futuro.»
L’esperienza dello scambio giovanile ha lasciato un segno molto profondo anche nel percorso di Samial, giovanissimo eritreo nato in Sudan oggi residente a Camini dove è stato accolto nel locale progetto SPRAR/SIPROIMI che fa riferimento all’amministrazione comunale e all’ente gestore Eurocoop Servizi “Jungi Mundu”. Samial racconta di aver «imparato a redigere sia un buon Curriculum vitae sia i documenti essenziali per il lancio di un’idea imprenditoriale come il business plan e la strategia di marketing» e non aver mai potuto beneficiare di occasioni simili in passato, dunque di poter far tesoro di quanto appreso in occasione della partecipazione al progetto europeo “Road to Employment”.
Grande soddisfazione esprime anche Buba Drammeh, giunto dal Gambia nel 2016, beneficiario proprio come Samial del progetto SPRAR/SIPROIMI gestito sempre dalla cooperativa Eurocoop Servizi “Jungi Mundu”, in questo caso presso il Comune di Sant’Ilario dello Jonio (RC): «Abbiamo avuto l’opportunità di analizzare il problema della disoccupazione nei diversi Paesi e ci è stata data la possibilità di sviluppare le nostre capacità imprenditoriali con professionisti del settore. Per me è stato molto importante poter approfondire questi argomenti e comprendere meglio tante cose che riguardano le possibilità future nel mondo del lavoro. Sono quindi grato per questa straordinaria possibilità che mi è stata data, grazie davvero a tutti quelli che, in vario modo, hanno contribuito affinché io potessi usufruire di questa preziosa occasione di crescita».
«Ritengo la mobilità transnazionale un importante elemento di integrazione tra i popoli e, quindi, un’opportunità particolarmente significativa per i beneficiari dei nostri progetti di accoglienza – dichiara Rosario Zurzolo, presidente della Eurocoop Servizi “Jungi Mundu” –. Un mondo senza frontiere è quello che immaginiamo e auspichiamo. I nostri tre ragazzi, italiani e stranieri, che insieme hanno preso parte al progetto in Croazia sono il simbolo di un nuovo inizio, di una nuova strada da percorrere nell’unico obiettivo dell’unione tra i popoli».
Al ritorno in Italia, i tre membri del Gruppo Informale di Giovani “YOUngi Camini” sono intensamente impegnati nelle attività di disseminazione sul territorio di origine rispetto a quanto appreso e nella pianificazione delle attività per il futuro in maniera tale da coinvolgere un numero sempre maggiore di coetanei. Tra le iniziative che li vedono al momento impegnati, rientra per esempio l’incontro con altre comunità giovanili e organizzazioni di ambito provinciale e regionale che promuovono la mobilità europea, avvenuto il 21 novembre a Cosenza, presso il coworking dell’innovazione digitale “Talent Garden”, nell’ambito del tour nazionale di inaugurazione del primo network radiofonico digitale istituzionale “ANG inRadio”, che sta aprendo i battenti in tutta Italia grazie al supporto dell’Agenzia Nazionale per i Giovani e che avrà da questo mese un’antenna anche in Calabria.
Qui il link al video sull’esperienza in Croazia https://youtu.be/SlgPPrEkOv8
Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+ Lente Locale
Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+ Lente Locale
R & P Quaranta giovani, tra i 18 e i 30 anni, di sette Paesi diversi, si sono ritrovati in Croazia per il progetto Erasmus+ “Road to Employment” (n. 2019-1-HR01-KA105-060724) sulle misure di contrasto alla disoccupazione giovanile e sul rafforzamento delle capacità dei giovani per garantire un migliore e più efficace ingresso nel mondo del […]
Camini: I giovani di “YOUngi Camini” in Croazia con Erasmus+ Lente Locale
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Antonella Scabellone
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pangeanews · 5 years ago
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Basta studenti rinchiusi! La scuola non deve trasformarsi in un lager e non può più lasciare i ragazzi soli dietro a un monitor. Modesta proposta per riaprire le superiori a settembre
Treni affollati, autobus stracolmi, classi pollaio: la possibilità che gli adolescenti possano tornare a scuola a settembre, in questa nuova emergenza sanitaria, è una chimera. Si sono succedute varie ipotesi sulla riapertura. Giardini e cortili dove sistemare i ragazzi per dimezzare le classi, ma quante scuole ne hanno uno così capiente? E con la stagione invernale alle porte? Allora metà studenti a casa e metà a scuola, ma il criterio per dividere i ragazzi mi è sfuggito e con le telecamere in classe, poi, non si scherza. Turni pomeridiani! Rimarrebbe il nodo cruciale dello spostamento e il reclutamento di nuovo personale docente qualificato, che non sia improvvisato. Allora niente, ingressi scaglionati in fila per uno, percorsi tracciati e, di conseguenza, anche se nessuno lo ha detto, sei ore seduti nei banchi senza possibilità di muoversi e di socializzare. Una scuola lager a tutti gli effetti. A oggi, tutto fa presupporre che le scuole a settembre continueranno con la didattica a distanza. Di quanto siano gravi le disparità che questa genera – tra computer che mancano o necessari a genitori in smart working o ad altri fratelli, senza tener conto dei limiti delle connessioni – si è già detto tanto, non serve ribadirlo. Non solo, dopo neanche tre mesi di DAD, tutti – ragazzi, docenti, presidi, genitori – vedono chiaramente gli effetti deleteri del burnout, dello stress e dell’alienazione da iperconnessione. Questi fattori rappresentano rischi reali in età adolescenziale, non meno allarmanti del contagio.
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E allora, come ripensare la riapertura a settembre? Ecco la mia proposta. Immaginiamo una scuola superiore che non abbia paura di sperimentare, che salvaguardi l’insegnamento disciplinare, il benessere socio-affettivo dei ragazzi e le cautele per la situazione sanitaria. Questa scuola può organizzare l’insegnamento delle discipline di indirizzo e di quelle fondamentali (italiano, matematica, lingua straniera) esclusivamente con la didattica online.
Gli insegnanti preparano un modulo di lezioni coerenti, che corrispondano, supponiamo, a tre settimane di lavoro;
– le registrano su piattaforma in modo che i ragazzi abbiano garantito l’accesso alla lezione a qualsiasi ora e possano ascoltarla senza sovrapporsi ad altri membri della famiglia;
– al completamento di tale modulo i ragazzi verranno esaminati, in base a contenuti, obiettivi e materiali indicati dall’insegnante all’inizio del percorso stesso.
Ogni ragazzo potrà così lavorare in autonomia, in base ai propri tempi di apprendimento ma anche in base alle esigenze familiari, sapendo che ci sarà uno sportello didattico settimanale in videoconferenza con il docente, per confrontarsi e chiedere chiarimenti. La scuola non sarà più vincolata, quindi, all’orario in senso tradizionale, la cui inutilità è già stata mostrata da molte scuole europee. Tutte le altre discipline (scienze naturali, arte, fisica, elettronica, scienze motorie, ecc.) possono essere sviluppate secondo una modalità laboratoriale, nel modo che ora descriverò.
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Si stabilisce innanzitutto la corrispondenza tra un giorno della settimana e un gruppo di discipline affini. Ad esempio: lunedì il Gruppo I (storia, geografia, diritto, economia), martedì il Gruppo II (scienze naturali, scienze motorie, fisica, discipline tecniche), mercoledì il Gruppo III (filosofia, religioni, sociologia), giovedì il Gruppo IV (arte, letteratura, lingue). Ogni docente, incluso quello di sostegno – in genere uno dei profili più specializzati del corpo insegnante – elabora un progetto creativo, sempre della durata di 3 settimane, da poter realizzare nel Gruppo pertinente, secondo il giorno prefissato. Lo stesso docente raccoglie le adesioni e apre la sua casa a piccoli gruppi di 5-10 studenti che vivono nel suo territorio, indipendentemente dalla classe frequentata (se il numero dei docenti o dei laboratori per ogni docente lo permette, la distinzione tra biennio e triennio sarebbe da conservare). Se non può mettere la propria abitazione a disposizione, può riunire i ragazzi negli spazi del territorio che già normalmente sono aperti ai laboratori esperienziali con le scolaresche. Per esempio: parchi, ville, percorsi in natura, strade medievali, abbazie, musei, osservatori astronomici, officine, laboratori artigiani, biblioteche, circoli culturali, teatri, cinema. Le tante realtà di scuole all’aperto, libertarie, diffuse, nonché il vivacissimo dibattito sollevato in questi mesi da reti di educatori, genitori e istituzioni (Movimento di Cooperazione Educativa, Tutta un’altra scuola, Liberare Roma, la neo-nata Mentre la scuola è chiusa di cui faccio parte) testimoniano tutto il potenziale della didattica su territorio. Basterà affinare o attivare le convenzioni per promuovere “le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello svolgimento della loro attività” (art.118 della Costituzione), come di recente hanno ben sottolineato i membri del Forum Disuguaglianze e Diversità.
In extremis, ci sono sempre i locali della scuola, semivuoti a questo punto. Per valutare la didattica laboratoriale, si prenderanno in considerazione tanto i risultati concreti (creazione di un cortometraggio, di un prodotto tecnologico, ecc.), quanto le soft skills, le competenze sociali, la collaborazione, parametri già individuati, tra l’altro, per attribuire i voti di condotta; basterà allora adattare la griglia in uso nella scuola.
Al temine del mese didattico, quindi, uno studente avrà svolto i programmi disciplinari imprescindibili, ma avrà sperimentato anche un modello pratico e creativo di apprendere altro, avrà incontrato docenti e compagni, esplorato il suo quartiere. Le attività dei laboratori potrebbero essere riconosciute ai fini dell’alternanza scuola-lavoro (PCTO): si recupererebbero così le ore perse in questo anno scolastico a causa della chiusura delle scuole a marzo e si risolverebbe, in parte, il problema dell’alternanza per il prossimo anno, quando sarà impossibile riversare centinaia di migliaia di studenti nelle strutture finora individuate per questa finalità.
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Il criterio dei piccoli gruppi così pensati salvaguarda anche i ragazzi con disabilità, i grandi penalizzati della didattica a distanza, ma per loro non si può fare un discorso generale. Ogni caso è a se stante. Non è tutto: la scuola può arricchirsi della partecipazione attiva dei genitori. Rispettando lo stesso criterio del piccolo gruppo e della vicinanza territoriale, un genitore può tenere un laboratorio pratico, il venerdì, ad esempio, insegnando ciò di cui è esperto: giornalismo, programmi professionali al computer, fotografia, giardinaggio, idraulica, cucina, lingue straniere, musica. Questo si chiama parental schooling, educazione intergenerazionale, che ad oggi, nella scuola italiana, non ha ancora trovato spazio. Non escluderei neppure che studenti particolarmente dotati possano condurre, a loro volta, laboratori per i loro coetanei. Sarà necessario ripensare la mastodontica macchina burocratica che finora ha contraddistinto l’esperienza di alternanza (servono più ore per compilare scartoffie che non per svolgere l’alternanza in sé); un semplice modulo con i dati essenziali dell’attività svolta sarà più che sufficiente e i genitori si faranno finalmente protagonisti attivi di quel patto formativo firmato al momento dell’iscrizione. Senza dover subire la sfiancante maratona cui li sottopone la didattica a distanza.
*
Un’importante criticità da risolvere è la normativa che tutela i minori, nella privacy e nell’incolumità, fuori dalle mura scolastiche; ma in questi ultimi due mesi abbiamo visto tutti con che rapidità un decreto ministeriale possa spazzare via questioni annose e delicatissime come quella della bocciatura; serve solo la volontà. Si potrebbe riadattare, ad esempio, la normativa che regola le uscite didattiche o i viaggi di istruzione, in virtù del fatto che i ragazzi sono tutt’altro che ebeti incapaci di evitare i pericoli. Molti di loro già intraprendono lunghi spostamenti da soli per arrivare a scuola, per non parlare del fatto che a 16 anni siano considerati dallo Stato così responsabili da poter guidare le macchinine senza patente. Incentivare l’autonomia e la responsabilità, nella tutela imprescindibile dei diritti, è la strada da intraprendere: don Lorenzo Milani ce lo ricordiamo tutti. La scuola non deve più lasciare i ragazzi soli dietro un monitor, non deve più abdicare alla sua funzione di guida nella loro crescita sociale e affettiva. Invece, può rinunciare benissimo alla burocrazia e all’abitudinarietà di molte pratiche (orario, consigli di classe, valutazioni per singole materie). Soprattutto se da subito direziona le sue energie alla preparazione di un planning razionale dei corsi, valorizzando il talento dei docenti che il sistema attuale non permette di esprimere In estate può raccogliere le adesioni di ragazzi e genitori per i laboratori, e a settembre può avviare la prima fase di sperimentazione, mentre fa recuperare in sede gli studenti ammessi con le insufficienze.
Sono disponibile a illustrare e discutere il progetto accogliendo suggerimenti e a sviluppare proposte integrative.
Solo chi ha paura di cambiare finisce accartocciato su se stesso e marcisce. RI-VIRUSIONIAMOCI!
Marilena Rea
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tmnotizie · 6 years ago
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MACERATA – “Bello, prezioso e coraggioso”, così è stato definito dalla platea di Bressanone l’intervento di realizzazione delnuovo nido d’infanzia nella casa di riposo della città che guarda alle relazioni intergenerazionali. Un progetto voluto dall’Amministrazione del Comune di Macerata e dall’Ircer, ente gestore della casa di riposo, e realizzato nell’ambito del progetto QUIsSICRESCE!, sostenuto da“Con i bambini” con il fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.
Occasione per presentare questo progetto è stata la terza edizione del Convegno Internazionale “Educazione Terra  Natura”,  svoltosi nella città altoatesina il 29 novembre, piattaforma annuale per la presentazione di progetti e  di risultati di ricerca in ambito pedagogico ed educativo rispetto alla vivibilità e sostenibilità ambientale.
Quest’anno il tema riguardava l’abitare: “Io abito qui. Io abito il mondo”. L’esperienza di abitare uno spazio ambientale di valore come il parco di villa Cozza da parte di bambini che frequentano il nuovo nido, nonché la visione del nuovo servizio come spazio di relazione intergenerazionale con gli ospiti della casa di riposo sono state molto apprezzate dalla platea della sezione “Call for papers”. L’esperienza maceratese è stata illustrata da Manola Romagnoli educatrice dei nidi comunali, presente al convegno insieme all’educatrice Raffaella Primavera.
“Ancora una volta la nostra esperienza nei servizi zero-sei è esemplare e viene portata alla ribalta di un pubblico di specialisti e apprezzata per innovazione e contenuti” –  afferma l’assessore alla cultura e vicesindaco Stefania Monteverde – “Il nido a Villa Cozza è un esempio innovativo di consapevolezza e attenzione che scaturiscono da esperienze educative in continuo aggiornamento e da una attenta cultura dell’infanzia per costruire una piena città delle bambine e dei bambini.”
La scelta degli spazi da dedicare a un nuovo servizio educativo fa parte di una convergenza d’intenti, in quanto una delle finalità correlate è quella di valorizzare e restituire alla città un luogo ricco, oltre che di bellezze naturali, di storia e di memoria, che finora è stato percepito come privato. L’apertura del nido rappresenta anche un invito a conoscere e riconoscere un luogo dove si può stare, passeggiare, giocare e soprattutto incontrarsi.
Secondo step del progetto sarà l’attivazione nel nido di uno spazio pomeridiano trisettimanale per bambini, bambine e famiglie con la presenza di un’educatrice professionale che accolga e faciliti la relazione e il gioco. Partirà a primavera dell’anno prossimo, sarà ad accesso gratuito e flessibile e rivolto principalmente alle famiglie della città estranee ai “circuiti” educativi classici, nello spirito del contrasto alla povertà educativa minorile sostenuto da Con i Bambini.
Insieme al Comune di Macerata e ai Nidi comunali, capofila,  sono partner del progetto QUIsSI CRESCE!, l’Università di Macerata, l’Azienda pubblica servizi alla persona IRCR MACERATA, l’Istituto Comprensivo “D. Alighieri”, l’Istituto Comprensivo “Enrico Fermi”, l’Istituto Comprensivo “Enrico Mestica”, l’Associazione Culturale Les Friches,la Sas La Quercia della Memoria di Di Luca Federica & c. e Zeroseiup s.r.l. , la rete Nati per Leggere.
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giancarlonicoli · 6 years ago
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3 lug 2018 18:08
PIERO ANGELA E I (SUOI) DEMONI - ''IN IRAQ MI ARRESTARONO PER SPIONAGGIO. ERO LÌ DOPO LA GUERRA DEI SEI GIORNI. IMPICCAVANO LE PERSONE. IO DOVEVO FARE UN SERVIZIO SUL PETROLIO E FILMAMMO DI NASCOSTO UNA RAFFINERIA. QUALCUNO CI VIDE... I POLIZIOTTI CI ARRESTARONO E IN PRIGIONE C'ERA UNA GABBIA CON UNA VENTINA DI PERSONAGGI CHE NON TI DICO. IO DISSI ALLA MIA TROUPE…'' - DAL 5 LUGLIO TORNA IN PRIMA SERATA CON ''SUPERQUARK''
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Massimo Sideri per ''Corriere Innovazione - Corriere della Sera''
L'intervista che avrebbe voluto fare? «Leonardo da Vinci: mi piacerebbe fargli vedere quante cose sono state inventate. Ho sempre pensato che fare il divulgatore per lui sarebbe stato divertente».
Non un divulgatore qualunque. Il maestro dei divulgatori.
Eppure sono in pochi a sapere che la vita di Piero Angela, prossimo ai 90 anni, richiederebbe una serie di documentari al netto di Quark: prima di diventare divulgatore è stato:
1) un pianista (suona ancora);
2) inviato di guerra («In Iraq sono stato arrestato per spionaggio, una stupidaggine (sic). Ero lì dopo la Guerra dei sei giorni. Impiccavano le persone. Io dovevo fare un servizio sul petrolio e filmammo di nascosto una raffineria. Qualcuno ci vide... i poliziotti ci arrestarono e in prigione c' era una gabbia con una ventina di personaggi che non ti dico. Io dissi alla mia troupe, scherzando ma non troppo: stanotte dormiamo legati schiena contro schiena. Poi per fortuna a mezzanotte arrivò un capitano dei servizi segreti che parlava inglese e ci portò via»);
3) mancato direttore Rai per sua scelta («Nel '75 alla Rai andava fatta una lottizzazione da manuale Cencelli per cui il direttore del Tg2 doveva essere suggerito dal Partito repubblicano. Mi volle incontrare Rossetti. Gli dissi che non andavo nelle sedi dei Partiti così ci vedemmo in un bar del Corso. L' onorevole Ugo La Malfa aveva pensato a me. Io ringraziai ma dissi di no, per tante ragioni. Io volevo fare il giornalista, i direttori si devono occupare di tante altre cose, soprattutto grane. Insistette molto. Mi disse che era l' occasione giusta, che finalmente i Tg sarebbero diventati più liberi, che non potevo tirarmi indietro. Alla fine gli risposi: io per la patria posso anche farlo però ogni settimana mi presento in una conferenza stampa con tutta la lista delle cose che i politici mi chiederanno di fare. Non li ho più sentiti»);
4) cronista del primo videoregistratore («Ero corrispondente da Parigi e alla Fiera del 1960 venne presentato Ampex (il sistema che poi perse la battaglia con lo standard concorrente Vhs, ndr). E allora feci vedere in video una tv con sopra una specie di lavatrice e dissi: vedete questo è un videoregistratore e permette di vedere immediatamente ciò che si registra. Spinsi il bottone e feci vedere che riapparivo sul monitor. Uno degli ingeneri Ampex disse che in qualche anno avremmo avuto dei modelli a tracolla».
Oggi portiamo tutti un "videoregistratore" in tasca senza meravigliarci.). Non ha mai avuto rimpianti. Senza ispiratori («semplicemente non c' erano»). E non è stato nemmeno un grande studente! («Mi annoiavo, puntavo al minimo sindacale. L' insegnamento era punitivo, ancora è così»).
Ma nonostante tutto questo Piero Angela, che dal 5 luglio torna in prima serata con SuperQuark (il regista storico è sempre Gabriele Cipollitti così come rimane la squadra degli autori), è l' uomo che ha unito più generazioni di fronte al piccolo schermo parlando di una cosa che in Italia non ha mai goduto di buona fama come dimostrano ancora oggi le discussioni surreali sui vaccini: la Scienza. Ed è anche l' uomo che, a distanza, ha ispirato il Corriere Innovazione con il suo amore per la divulgazione tecnico-scientifica.
Noi al «Corriere Innovazione» diciamo che in Italia sui temi dell' innovazione andrebbe fatto ciò che lei ha fatto per la scienza: robot, intelligenze artificiali, reti neuronali che collegano gli umani alle macchine, bio e nanotecnologie. La stessa ansia da nuove tecnologie è la riprova che questi argomenti andrebbero conosciuti e spiegati di più, magari anche per governarli.
Non le sembra che ancora oggi gli intellettuali siano portatori magari involontari di questo atteggiamento anti-scientifico?
«La cultura che abbiamo in particolare in Italia andava bene in un mondo contadino perché le cose non cambiavano e ognuno accettava il suo ruolo. I cambiamenti o non esistevano o erano lentissimi e la cultura era il giardino dei piaceri: la pittura, la poesia, l' arte, la lettura. Purtroppo è su questi argomenti che oggi spendono i soldi pubblici gli assessori. Sono argomenti ancora importanti, certo, ma purtroppo questa vecchia cultura letteraria non è più in grado di reggere il suo tempo e di interpretare la modernità.
Oggi per essere dei saggi bisogna sapere raccontare l' innovazione tecnologica e anche l' economia. Perché questo sistema tecnologico è intimamente legato all' economia».
"Quark" è il programma di divulgazione più longevo della storia italiana: ha superato la Prima, la Seconda e si appresta ora con "SuperQuark" ad affrontare la Terza Repubblica. Si sarà fatto un' idea in tanti anni di cosa manca...
«Manca oggi una filosofia della tecnologia. C' è la filosofia della scienza che si occupa di massimi sistemi. Ma manca una filosofia della tecnologica che spieghi come tutta questa rivoluzione ci ha permesso di studiare, di vivere sani, di avere un reddito più alto, di liberare uomini e donne da sudditanze antiche e soprattutto ci ha permesso di creare delle società che sono competitive in un mondo in cui conta la capacità di essere innovatori per riuscire a vincere la concorrenza. Dunque è importante che i politici sappiano gestire questa società moderna».
Eppure viviamo questa contraddizione enorme: il livello scientifico in Italia è altissimo. I nostri scienziati, anche in campi modernissimi come le biotecnologie, sono apprezzati in tutto il mondo. Siamo stati grandi innovatori nella storia, come nell' invenzione del pianoforte, ma ci siamo sempre dimenticati di dare a Bartolomeo Cristofori quello che è di Bartolomeo Cristofori...
«Per la cultura di stampo crociano la tecnologia è l' intendenza come si diceva una volta. Si dà per scontata, eppure senza perdi la guerra. Il nostro ruolo di divulgatori, in tv come nei giornali, non è tanto quello di spiegare le teorie scientifiche. Questo è il ruolo della scuola. Il nostro è spiegare quali conseguenze avranno queste scoperte e innovazioni in vari campi della conoscenza.
Alla fine di questi discorsi non è che la gente deve conoscere tutto dei computer, basta che ne comprenda l' importanza che ha la ricerca in innovazione e dunque l' importanza di investire in uomini e mezzi. Questa è la macchina della ricchezza; l' altra, quella della politica, è la macchina della povertà perché non crea nulla, come la distribuzione di un reddito di cittadinanza. E non mi riferisco tanto ai politici attuali, sono stati tutti così.
Chi più dà più riceve voti, è la legge del mercato elettorale. Ma un Paese deve sapere anche come si crea la ricchezza. In Germania un' organizzazione tecnica aiuta le aziende medio piccole a costruire i propri prodotti e a trovare soluzioni dal 1949. Se un Paese ha la preveggenza di fare anche queste cose diventa più forte. È una specie di obbligo negli investimenti. Non possiamo farne a meno. Come dire che non investiamo in educazione perché rende poco. Sono le ricchezze di base. Che permettono di crescere anche attraverso la meritocrazia».
Cosa le rimane dopo tanti anni del suo pubblico intergenerazionale?
«Il nostro pubblico ci assomiglia: è un pubblico di curiosi, di persone intelligenti, vogliono sapere cosa c' è dentro il giocattolo».
Un' ultima cosa: il mistero scientifico che l' ha appassionata di più?
«Ah, quella che io chiamo la macchinetta, il funzionamento del cervello umano. È la cosa più straordinaria che ci sia».
Di certo il cervello di Piero Angela, a 90 anni, è sempre straordinario.
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pier-carlo-universe · 19 days ago
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"A Scuola di… Genitori": Un Progetto per Sostenere le Famiglie a Casale Monferrato
Prossimo Incontro il 15 Novembre per Approfondire il Disagio dei Giovani con Esperti e Professionisti
Prossimo Incontro il 15 Novembre per Approfondire il Disagio dei Giovani con Esperti e Professionisti Il Progetto ���A Scuola di… Genitori”: Un Supporto per le Famiglie di Casale Monferrato Nell’ambito delle iniziative a sostegno della genitorialità e della crescita familiare, l’associazione I Care Family, guidata dalla dottoressa Renza Marinone, ha lanciato il progetto “A Scuola di… Genitori”.…
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lamilanomagazine · 8 months ago
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In città torna "Sondrio ti prende per la gola" con proposte culturali per accompagnare alla scoperta del territorio
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In città torna "Sondrio ti prende per la gola", con proposte culturali per accompagnare alla scoperta del territorio. Una città a colori saluta la primavera con il grande evento "Sondrio ti prende per la gola", in programma sabato 13 e domenica 14 aprile, che è stato presentato ufficialmente Giovedì mattina a Palazzo Pretorio. Esperienze da vivere e una città da scoprire tra degustazioni, passeggiate, mercatini, giochi per i bambini e l'arrivo di Tina e Milo, le mascotte di Milano Cortina 2026. Dalle erbe spontanee ai vini, dalle passeggiate nel verde alle visite guidate, dallo yoga al percorso botanico, dai workshop ai laboratori creativi a unire tutta la città, dal centro alla periferia, e le frazioni, con allestimenti floreali a colorare vie e piazze. «L'obiettivo è di far conoscere la nostra città e di accompagnare residenti e turisti alla scoperta di ciò che si può fare - ha sottolineato il vicesindaco e assessore alle Attività produttive e agli Eventi Francesca Canovi -. Abbiamo lavorato con le associazioni presenti sul territorio, introducendo attività nuove all'interno di un format che abbiamo confermato per i riscontri molto positivi, in termini di affluenza e di gradimento, che ha ottenuto nelle due precedenti edizioni». "Sondrio ti prende per la gola" amplia la sua offerta culturale aprendo le porte al progetto "Sondrio capoluogo alpino - 500 anni" per valorizzare la storia della città nel suo ruolo di guida a livello provinciale. «Il nostro desiderio era quello di celebrare la storia della nostra città dal 1512, l'anno in cui venne scelta quale capoluogo, in avanti - ha spiegato l'assessore alla Cultura, Educazione e Istruzione Marcella Fratta -. Proponiamo itinerari culturali guidati, laboratori e una mostra con fotografie d'epoca, per ribadire l'importanza della memoria lungo il percorso storico fino al presente, stimolando una riflessione critica verso un futuro migliore». Un progetto innovativo, sostenuto da Fondazione Cariplo, che rende omaggio alla storia fra sagome di personaggi illustri, cartellonistica e un'app con gli itinerari tra gli antichi palazzi. «Sondrio capoluogo - ha affermato Marco Dell'Acqua, componente della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo - è un esempio di nuova progettualità culturale in quanto promuove una valorizzazione integrata e sostenibile della città e del suo patrimonio culturale, finalizzata a favorire una comune identità tra la città e le frazioni, in uno scambio intergenerazionale». Lucia Simonelli, responsabile turismo di APF Valtellina, si è soffermata sull'ingrediente olimpico rappresentato dalla partecipazione a "Sondrio ti prende per la gola" delle mascotte di Milano Cortina 2026, Tina e Milo, che dopo aver fatto la loro apparizione a Livigno e a Bormio, proseguono il loro tour toccando il capoluogo. Armando Lanzetti, vicepresidente dell'Associazione mandamentale di Sondrio dell'Unione Commercio Turismo e Servizi, ha ribadito la collaborazione con il Comune e il coinvolgimento dei propri associati per gli aperitivi e i menù a tema proposti da bar e ristoranti della città. Il programma, illustrato da Simona Nava dell'agenzia Sviluppo Creativo, prevede due giorni fitti di proposte e di iniziative per coinvolgere un pubblico ampio e variegato, per età e provenienza: bambini, famiglie ma anche giovani e anziani, residenti e turisti. Ne emerge una Sondrio inaspettata, una vera e propria sorpresa che abbraccia natura, cultura ed enogastronomia, evidenziando la bellezza, promuovendo i prodotti tipici locali e puntando sul benessere. Tante esperienze tra le quali scegliere che coinvolgono l'intera città, dal centro a piazzale Bertacchi, a Castello Masegra, alla Piastra, fino al Parco Bartesaghi, con un trenino a rendere i collegamenti più comodi. Attività gratuite o a pagamento, con iscrizione obbligatoria sul sito internet www.sondriotiprendeperlagola.it dove si può consultare il programma dettagliato. Una nuova stagione che inizia e un evento che la celebra, una città vestita a festa pronta ad accogliere residenti e turisti. L'evento è promosso e organizzato dal Comune di Sondrio in collaborazione con il Consorzio Bim, l'Unione Commercio Turismo e Servizi della Provincia di Sondrio, Coldiretti Sondrio, Confindustria Lecco e Sondrio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year ago
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“Un Sogno di Periferia”, il lungometraggio antibullismo di 150 studenti salentini
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“Un Sogno di Periferia”, il lungometraggio antibullismo di 150 studenti salentini. Una storia di riscatto sociale, di rivincita, di riqualificazione urbana di luoghi realmente esistenti. S’intitola “Un sogno di periferia” ed è il lungometraggio prodotto da sei scuole del Salento: l’Istituto comprensivo statale “Geremia Re” di Leverano (scuola capofila) con l’IC “Don Milani”, sempre di Leverano, e gli istituti comprensivi di Aradeo - Neviano, Porto Cesareo, “P. Impastato” di Veglie e “ A.Diaz” di Vernole. Realizzato attraverso un progetto finanziato con il Bando “Il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione. Azione C) Visioni Fuori-Luogo”, promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del merito, il film è stato presentato oggi, a Palazzo Adorno, da Antonio Leo, vicepresidente della Provincia di Lecce, Antonella Cazzato, dirigente scolastico ICS “Geremia Re” di Leverano, Ines Cagnazzo, assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Leverano, Maria Luisa Mirto, referente Valutazione e Monitoraggio, Fabio Frisenda, regista, Graziano Tramacere, sceneggiatore, e i due ragazzi protagonisti del film Stefano Mangia e Nicole Carrafa. «La Provincia, ente che rappresenta tutte le periferie, fa suo questo film con i messaggi che vuole trasmettere. È una pellicola che affronta temi importanti, dal bullismo al recupero di luoghi abbandonati, con un linguaggio che può coinvolgere i più giovani e, quindi, essere d’aiuto dove c’è bisogno. La scuola si muove, i ragazzi ci sono, le istituzioni ci sono. Insieme formiamo una rete incredibile. Solo così possiamo sconfiggere grandi piaghe sociali, come il bullismo», ha evidenziato il vicepresidente della Provincia di Lecce Antonio Leo. Il film “Un sogno di periferia” sarà proiettato in anteprima lunedì 20 novembre, presso il multisala The Space a Surbo, per gli studenti dei sei istituti scolastici coinvolti. Interamente girato nel Comune di Leverano, partner del progetto in sinergia con gli enti e le associazioni del territorio, il film sviluppa una storia di riscatto ed affermazione sociale attraverso le vicende del protagonista. Il racconto filmico non trascura il sentimento della rivincita e della rinascita, attraverso il superamento della vergogna per le proprie umili origini in un contesto di vita, la 167, territorio degradato ai margini del paese, ma con forti margini di espansione futura. Lele, il protagonista scoprirà, in fondo al tunnel delle prevaricazioni e dello scherno dei coetanei socialmente più agiati, la luce del riscatto sociale e dell’accettazione. Al tempo stesso, recupererà il valore dell’amicizia leale e disinteressata, la forza dell’amore senza confini, quello dei genitori, onesti lavoratori dediti a sacrifici quotidiani e quella dell’amore puro, capace di superare le barriere della malattia e, ancora, il valore inestimabile del rapporto intergenerazionale, attraverso il confronto costante con la guida saggia del nonno. Il film, il cui valore aggiunto è dato dalla presenza di adolescenti, in scena come attori non professionisti, induce lo spettatore alla riflessione profonda e lo conduce all’affermazione che la speranza in un domani migliore sia sempre possibile, così come la forza invincibile del sogno, se è vero che “Un vincitore è soltanto un sognatore che non si è mai arreso” (N. Mandela). Oltre alla produzione del lungometraggio, il progetto ha previsto anche un corso di formazione, la proiezione del film negli Istituti coinvolti, una rassegna di cinema che si terrà a Leverano, la partecipazione a importanti Festival del Cinema e la fruizione del film su piattaforme web tv.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Torino, la Polizia Postale fa il punto su violenza e maltrattamenti in Rete
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Torino, la Polizia Postale fa il punto su violenza e maltrattamenti in Rete.   In occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, la Polizia Postale fa il punto sulle attività svolte. Gli Operatori negli incontri con bambini, adolescenti e ragazzi affrontano assieme a loro i temi della educazione digitale e della sicurezza sul web.  Al centro del dibattito con gli specialisti della Polizia Postale, il dialogo intergenerazionale sui temi del digitale, per sviluppare le competenze fondamentali per vivere online e in rete con consapevolezza, nel rispetto degli uni con gli altri, senza correre il rischio di essere autori o vittime di revenge porn, sexting e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie. L’obiettivo delle attività è sensibilizzare gli studenti sempre più precoci nell’utilizzo dei device, esposti sulla rete internet e vittime di revenge porn a sfruttare le potenzialità comunicative del web e delle community online, senza correre rischi connessi a comportamenti scorretti o pericolosi per sé e per gli altri. La formazione sui temi della sicurezza e dell’uso responsabile della rete è un impegno quotidiano della Polizia di Stato e la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione è assolutamente determinante. Un impegno avvalorato anche dai dati sul rapporto tra giovanissimi e sicurezza online: l’avvento della pandemia ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più precoci. L’attenzione di genitori e insegnanti deve rimanere molto alta anche sui bambini più piccoli che, obbligati negli ultimi anni dalla pandemia ad approcciarsi sempre più precocemente al web, rimangono i più fragili ed esposti al rischio online. La Polizia Postale e delle Comunicazioni, lo scorso anno ha trattato 203 casi di stalking perpetrato anche attraverso l’uso della rete, contro i 151 dell’anno 2020, con un incremento pari al 34%. Su 203 casi trattati nel 2021, che hanno portato ad indagare 76 persone, il 75% delle vittime sono state donne (137 adulte e 15 minorenni). Su 115 casi trattati dal 1 gennaio 2020 al 30 settembre 2022, che hanno portato ad indagare 48 persone, il 64% delle vittime sono state donne (64 adulte e 10 minorenni). Per quanto concerne il reato di molestie perpetrato attraverso l’uso della rete lo scorso anno sono stati trattati 706 casi contro i 532 dell’anno 2020, con un incremento pari al 33%. Su 706 casi trattati nel 2021, che hanno portato ad indagare 112 persone, il 65% delle vittime sono state donne (415 adulte e 44 minorenni). Su 430 casi trattati dal 1 gennaio 2020 al 30 settembre 2022, che hanno portato ad indagare 40 persone di cui 3 tratte in arresto, il 66% delle vittime sono state donne (259 adulte e 25 minorenni). Il Revenge Porn lo scorso anno ha fatto registrare 265 casi contro i 126 dell’anno 2020, con un incremento pari al 110%. Su 265 casi trattati nel 2021, che hanno portato ad indagare 120 persone di cui 4 tratte in arresto, il 79% delle vittime sono state donne (185 adulte e 25 minorenni). Nei primi nove mesi di quest’anno i casi trattati sono già 137 che hanno portato ad indagare 52 persone. Il 77% delle vittime sono state donne (125 adulte e 12 minorenni). La Sextortion pur essendo un fenomeno che vede come vittime prevalentemente gli uomini, dall’analisi dei dati dello scorso anno si è riscontrato un trend in aumento per quanto concerne le donne che sono passate da 151 casi del 2020 a 194 del 2021 con un incremento pari al 28%. Nei primi nove mesi del 2022 le vittime sono 1128 di cui 194 sono state donne. Sulla Rete Internet la violenza sulle donne non ferisce il fisico ma lede la sfera più intima della persona, offendendo e umiliando la vittima a tal punto che la vergogna può condurla al suicidio. Sono molte le donne che denunciano la diffusione non autorizzata di video e foto che le ritraggono in momenti intimi su chat, siti online, social network. Il fenomeno del “revenge porn”, colpisce soprattutto giovani ragazze: a volte, a loro insaputa, vengono fotografate o riprese in atteggiamenti sessualmente espliciti dai partner; altre volte, cedono alle richieste dei partner e acconsentono a farsi ritrarre o a condividere immagini intime. Spesso sono gli ex che, finita la relazione, diffondono le immagini per vendicarsi. Iniziative come la Giornata contro la violenza sulle donne, dedicata a studenti e insegnanti, sono di grande importanza perché hanno lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani: la violenza di genere in tutte le sue forme, partendo da quella fisica che lascia segni tangibili sino ad arrivare a quella più subdola, la violenza psicologica. La Polizia Postale e delle Comunicazioni consiglia: - La prima difesa è sempre la prudenza. Non diffondere immagini e video personali tramite profili social e messaggi; - Se sei vittima di revenge porn, contatta immediatamente la Polizia Postale per ricevere supporto e chiedere informazioni; - Per limitare la diffusione sui social di foto che ti ritraggono in atteggiamenti intimi puoi segnalare il reato al Garante per la protezione dei dati personali utilizzando il modulo gpdp.it/revengeporn - Se ricevi foto e video sessualmente espliciti che ritraggono altre persone, non diventare complice della loro diffusione, è un reato! - Spesso un partner geloso asseconda la propria esigenza di controllo chiedendo di condividere le password degli account.  Quando si è certi di non avere nulla da nascondere e ci si fida incondizionatamente della persona della quale si è innamorati, si dà seguito a queste richieste pensando che, in fondo, non ci sia nulla di male.  Purtroppo, nel momento in cui si condividono le password, si consegna la totalità delle proprie informazioni, conversazioni, interazioni, nonché immagini e video ad un’altra persona che in futuro potrebbe disporne in modo illecito (ad esempio, al termine di una relazione amorosa finita male); - Scambiare immagini intime con il proprio partner può essere divertente e trasgressivo. Bisogna però sempre ricordare che una volta condivise, se ne perderà definitivamente il controllo: l’immagine potrà essere ricondivisa su vari gruppi di messaggistica istantanea, postata su social Network o pubblicata su siti web; - Se ci si accorge che su internet circolano immagini sessualmente esplicite riguardanti la propria persona, è fondamentale chiedere aiuto e denunciare! Non bisogna vergognarsi e bisogna capire che chi ha sbagliato è chi ha condiviso l’immagine; - È necessario conservare tutto ciò che può essere utile alle Forze di Polizia per identificare l’autore del fatto: si consiglia di non cancellare le chat in cui si viene minacciati o diffamati, le immagini e i video in cui si è ritratti in atteggiamenti intimi che vengono divulgati, l’ID del profilo con cui viene commesso il fatto e l’URL dei siti su cui i file multimediali vengono pubblicati; - Ogni storia è diversa dalle altre. Spesso su internet non si trovano tutte le risposte di cui si ha bisogno. Se si ha necessità di confrontarsi sulla situazione che si sta vivendo o richiedere maggiori informazioni, è possibile scrivere alla Polizia Postale e delle Comunicazioni sul sito commissariatodips.it o, in alternativa, recarsi personalmente presso qualunque ufficio di polizia per ricevere aiuto. Se si è in pericolo, contattare il numero unico di emergenza 112.    ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Napoli, la Polizia Postale incontra i ragazzi delle scuole per sensibilizzare sul fenomeno del sexting e revenge porn
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Napoli, la Polizia Postale incontra i ragazzi delle scuole per sensibilizzare sul fenomeno del sexting e revenge porn. La Polizia Postale, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, ha organizzato workshop sul tema della violenza online nelle scuole primarie e secondarie sul territorio nazionale. Gli Operatori della Polizia Postale incontreranno bambini, adolescenti e ragazzi per aiutarli ad affrontare insieme i temi della educazione digitale e della sicurezza sul web. Al centro del dibattito con gli specialisti della Polizia Postale, il dialogo intergenerazionale sui temi del digitale, per sviluppare le competenze fondamentali per vivere online e in rete con consapevolezza, nel rispetto degli uni con gli altri, senza correre il rischio di essere autori o vittime di revenge porn, sexting e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie. L’obiettivo delle attività è sensibilizzare gli studenti sempre più precoci nell’utilizzo dei device, esposti sulla rete internet e vittime di revenge porn a sfruttare le potenzialità comunicative del web e delle community online, senza correre rischi connessi a comportamenti scorretti o pericolosi per sé e per gli altri. La formazione sui temi della sicurezza e dell’uso responsabile della rete è un impegno quotidiano della Polizia di Stato e la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione è assolutamente determinante. Un impegno avvalorato anche dai dati sul rapporto tra giovanissimi e sicurezza online: l’avvento della pandemia ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più precoci. L’attenzione di genitori e insegnanti deve rimanere molto alta anche sui bambini più piccoli che, obbligati negli ultimi anni dalla pandemia ad approcciare sempre più precocemente il web, rimangono i più fragili ed esposti al rischio online. La Polizia Postale e delle Comunicazioni, lo scorso anno ha trattato 203 casi di stalking perpetrato anche attraverso l’uso della rete, contro i 151 dell’anno 2020, con un incremento pari al 34%. Su 203 casi trattati nel 2021, che hanno portato ad indagare 76 persone, il 75% delle vittime sono state donne (137 adulte e 15 minorenni). Su 115 casi trattati dal 1 gennaio 2020 al 30 settembre 2022, che hanno portato ad indagare 48 persone, il 64% delle vittime sono state donne (64 adulte e 10 minorenni). Per quanto concerne il reato di molestie perpetrato attraverso l’uso della rete lo scorso anno sono stati trattati 706 casi contro i 532 dell’anno 2020, con un incremento pari al 33%. Su 706 casi trattati el 2021, che hanno portato ad indagare 112 persone, il 65% delle vittime sono state donne (415 adulte e 44 minorenni). Su 430 casi trattati dal 1 gennaio 2020 al 30 settembre 2022, che hanno portato ad indagare 40 persone di cui 3 tratte in arresto, il 66% delle vittime sono state donne (259 adulte e 25 minorenni). Il Revenge Porn lo scorso anno ha fatto registrare 265 casi contro i 126 dell’anno 2020, con un incremento pari al 110%. Su 265 casi trattati nel 2021, che hanno portato ad indagare 120 persone di cui 4 tratte in arresto, il 79% delle vittime sono state donne (185 adulte e 25 minorenni). Nei primi nove mesi di quest’anno i casi trattai sono già 137 che hanno portato ad indagare 52 persone. Il 77% delle vittime sono state donne (125 adulte e 12 minorenni). La Sextortion pur essendo un fenomeno che vede come vittime prevalentemente gli uomini, dall’analisi dei dati dello scorso anno si è riscontrato un trend in aumento per quanto concerne le donne che sono passate da 151 casi del 2020 a 194 del 2021 con un incremento pari al 28%. Nei primi nove mesi del 2022 le vittime sono 1128 di cui 194 sono state donne. Sulla Rete Internet la violenza sulle donne non ferisce il fisico ma lede la sfera più intima della persona, offendendo e umiliando la vittima a tal punto che la vergogna può condurla al suicidio. Sono molte le donne che denunciano la diffusione non autorizzata di video e foto che le ritraggono in momenti intimi su chat, siti online, social network. Il fenomeno del “revenge porn” colpisce soprattutto giovani ragazze: a volte, a loro insaputa, vengono fotografate o riprese in atteggiamenti sessualmente espliciti dai partner; altre volte, cedono alle richieste dei partner e acconsentono a farsi ritrarre o a condividere immagini intime. Spesso sono gli ex che, finita la relazione, diffondono le immagini per vendicarsi. Iniziative come la Giornata contro la violenza sulle donne, dichiara il Dirigente Centro Operativo Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale Campania Basilicata e Molise, dedicata a studenti e insegnanti, sono di grande importanza perché hanno lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani: la violenza di genere in tutte le sue forme, partendo da quella fisica che lascia segni tangibili sino ad arrivare a quella più subdola, la violenza psicologica. La Polizia Postale e delle Comunicazioni consiglia: - La prima difesa è sempre la prudenza. Non diffondere immagini e video personali tramite profili social e messaggi; - Se sei vittima di revenge porn, contatta immediatamente la Polizia Postale per ricevere supporto e chiedere informazioni; - Per limitare la diffusione sui social di foto che ti ritraggono in atteggiamenti intimi puoi segnalare il reato al Garante per la protezione dei dati personali utilizzando il modulo gpdp.it/revengeporn - Se ricevi foto e video sessualmente espliciti che ritraggono altre persone, non diventare complice della loro diffusione, è reato! - Spesso un partner geloso asseconda la propria esigenza di controllo chiedendo di condividere le password degli account.  Quando si è certi di non avere nulla da nascondere e ci si fida incondizionatamente della persona della quale si è innamorati, si dà seguito a queste richieste pensando che, in fondo, non ci sia nulla di male.  Purtroppo, nel momento in cui si condividono le password, si consegna la totalità delle proprie informazioni, conversazioni, interazioni, nonché immagini e video ad un’altra persona che in futuro potrebbe disporne in modo illecito (ad esempio, al termine di una relazione amorosa finita male); - Scambiare immagini intime con il proprio partner può essere divertente e trasgressivo. Bisogna però sempre ricordare che una volta condivise, se ne perderà definitivamente il controllo: l’immagine potrà essere ricondivisa su vari gruppi di messaggistica istantanea, postata su social Network o pubblicata su siti web; - Se ci si accorge che su internet circolano immagini sessualmente esplicite riguardanti la propria persona, è fondamentale chiedere aiuto e denunciare! Non bisogna vergognarsi e bisogna capire che chi ha sbagliato è chi ha condiviso l’immagine; - È necessario conservare tutto ciò che può essere utile alle Forze di Polizia per identificare l’autore del fatto: si consiglia di non cancellare le chat in cui si viene minacciati o diffamati, le immagini e i video in cui si è ritratti in atteggiamenti intimi che vengono divulgati, l’ID del profilo con cui viene commesso il fatto e l’URL dei siti su cui i file multimediali vengono pubblicati; - Ogni storia è diversa dalle altre. Spesso su internet non si trovano tutte le risposte di cui si ha bisogno. Se si ha necessità di confrontarsi sulla situazione che si sta vivendo o richiedere maggiori informazioni, è possibile scrivere alla Polizia Postale e delle Comunicazioni sul sito commissariatodips.ito, in alternativa, recarsi personalmente presso qualunque ufficio di polizia per ricevere aiuto. Se si è in pericolo, contattare il numero unico di emergenza 112.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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All’IIS Caterina da Siena di Milano la nuova grammatica dell’educazione sessuale col progetto "Making (of) Love"
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Un progetto che mira a combattere le parole tabù e le resistenze lessicali della vita scolastica e quotidiana tout court. Milano, lunedì 19 ottobre, l’IIS Caterina, ha ospitato quattro degli otto ventenni protagonisti e co – autori del progetto ‘Making (of) love’. Claudio, Piper, Annalisa ed Enrica hanno deciso di mettersi in gioco, insieme ai registi Anna Pollio e Lucio Basadonne per ridiscutere l'approccio alla visione della sessualità, attraverso un film ed un libro, ed intraprendendo esperienze cross - mediali per le scuole secondarie superiori. A giugno, i ragazzi di MoL avevano già avuto modo di incontrare gli studenti del Caterina da Siena presso lo storico cinema Beltrade, alla proiezione del docu – film ‘Edonè, la sindrome di Eva’ ed al format di ‘Lezioni d’amore’: il cinema come ‘strumento’ per discutere sulla sessualità consapevole, senza tabù. Lunedì, al Caterina da Siena ha avuto luogo un evento ‘inedito’ in quanto l’educazione sessuale non è prevista tra le materie scolastiche obbligatorie, così come accade in tutta Europa tranne che in Italia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito (Politicies for sexsuality Education in the European Union, 2013). I quattro ragazzi di MoL hanno incontrato un gruppo ‘misto’ di studenti della scuola appartenenti a diverse classi ed hanno ‘messo in scena’ un workshop esperienziale con metodi dell’educazione di tipo ‘non - formale’ e della creazione artistica per esplorare le intelligenze del corpo, delle emozioni, della sensualità. I focus sono stati: ‘entrare in relazione’, ‘sentire il mio spazio’, ‘io e il mio limite’. In seguito ha avuto luogo un ‘dibattito’ incentrato su alcune domande ‘scomode’, apparentemente ‘politically incorrect’, quali: ‘Hai mai pianto durante un rapporto sessuale?; Ti sei mai sentito giudicato a causa dei canoni estetici che vengono ‘narrati’ nel porno’?; Ti senti libero di parlare di masturbazione con i tuoi amici e con la tua famiglia? etc. Si è tentato di scrivere una ennesima pagina di una ‘nuova grammatica dell’educazione sessuale’, utilizzando come medium il cinema ed attraverso l’ideazione di un progetto intergenerazionale, dove gli adulti, i registi ed ideatori del progetto Anna Pollio e Lucio Basadonne, e l’insegnate, la Prof.ssa Angela Petrone del Caterina da Siena, creano sì il setting, ma i ragazzi diventano i ‘protagonisti attivi’ e condividono l’esperienza acquisita, in un rivoluzionario peer to peer, in un rivoluzionario approccio all’educazione sessuale. ‘Language is a virus’ cantavano William Burroughs e Laurie Anderson, ed è proprio questo l’auspicio, ovvero quello di ‘diffondere un nuovo linguaggio’, o meglio, un linguaggio realistico e non anacronistico, parlare ai e con i ragazzi del ’piacere’, del’ consenso’, del ‘diritto al piacere’, parlare di una educazione sessuale non esclusivamente in maniera precauzionale e sanitaria, andare quindi oltre la punta dell’iceberg ed approfondire l’abisso della sessualità attraverso un progetto che mira a combattere le parole tabù e le resistenze lessicali della vita scolastica e quotidiana tout court.  ... Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Modena, al via la rassegna "In Baracca con Alex"
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Modena, al via la rassegna "In Baracca con Alex"   Portare allegria a grandi e piccoli, sostenere progetti solidali e di “puppet therapy”, promuovere il valore terapeutico del teatro di animazione e incentivare la formazione di professionisti del settore medico - sanitario ed educativo sui temi delle “medical humanities”. Sono i principali obiettivi di “In baracca con Alex”, la rassegna di due giorni dedicata a laboratori e spettacoli di burattini e teatro di figura che si svolge sabato 3 e domenica 4 settembre a Modena. In questa edizione, la settima, la manifestazione ad accesso libero si sposta nel cortile del Leccio, nel complesso San Paolo di via Selmi 67. Entrando nel dettaglio del programma, sabato 3 settembre si inizia alle ore 16 con i laboratori aperti a grandi e piccini per dare libero sfogo all’immaginazione e alla fantasia e costruire insieme, con tecniche varie, una “testa di legno” a cui donare movimento e voce. Alle 18.30 è la volta di “Il castello degli spaventi”, uno spettacolo di burattini per tutte le età portato in scena dal burattinaio romagnolo Vladimiro Strinati. Si prosegue domenica dalle 16 con la replica del laboratorio, a cura di “Capitan Capitone”, che insegna a tutti i partecipanti come si costruisce un burattino. A seguire, alle 18.30 Alberto De Bastiani presenta lo spettacolo “La bella Fiordaliso e la strega Tirovina”. Tutte le rappresentazioni e i laboratori sono a ingresso gratuito (con offerta libera per le attività legate al progetto) con prenotazione obbligatoria via mail a [email protected] oppure, tramite messaggio WhatsApp, al numero 347 4910867. È possibile anche accedere direttamente al cortile del Leccio da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli. “In baracca con Alex” è un progetto nato nel 2016 dall’associazione culturale modenese “I burattini della Commedia” di Moreno Pigoni ed Elisabetta Della Casa in collaborazione col Comune di Modena, i bolognesi di “Fuori porta” Mattia Zecchi, Riccardo Pazzaglia, il “maestro” Romano Danielli e la moglie di Alex, Stefania Galliani, tutti insieme per ricordare l’amico burattinaio Alessandro Barberini, scomparso nel 2014, che condivideva e portava avanti l’idea del valore anche terapeutico dell’arte del raccontare storie con “le teste di legno”. Il ricavato di tutte le iniziative della rassegna è destinato a borse di studio per i corsi di specializzazione sull’uso del burattino in ambito sociale, educativo e medico sanitario, e per le attività di “puppet therapy “all’interno dello Spazio Incontro del reparto di Pediatria e oncoematologia del Policlinico di Modena attraverso il progetto “Burattini con cura”. Dal 2019 il dipartimento di Educazione e Scienze umane di Unimore e la struttura complessa di Oncoematologia pediatrica del Policlinico sono coinvolte, infatti, nella realizzazione di attività volte a migliorare la qualità della vita dei pazienti pediatrici, a rispondere ai loro bisogni e a quelli delle famiglie. In questo contesto, pure per l’anno accademico 2021/22 Unimore ha proposto il corso di perfezionamento “Medicina Narrativa e drammaturgia in funzione terapeutica” al cui interno è presente il modulo sul teatro di animazione in funzione terapeutica con insegnamenti sull’utilizzo del burattino e del teatro di animazione in ambito di cura in educazione e in ambito sociale, intergenerazionale e inclusivo e che vede la docenza proprio di Moreno Pigoni. Informazioni anche sul sito web (VAI AL SITO) e sui social network Facebook e Instagram.... Read the full article
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tmnotizie · 6 years ago
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MACERATA – A settembre si apre a Macerata un nuovo nido d’infanzia pubblico e sarà nel parco di Villa Cozza nella struttura della casa di riposo dell’Azienda Pubblica dei Servizi alla Persona – Ircr.  È stato presentato al Consiglio comunale dall’assessore ai nidi d’infanzia Stefania Monteverde, che ha spiegato la convenzione di collaborazione tra l’APSP- IRCR e Comune di Macerata.
“Aprire un nuovo nido d’infanzia pubblico è un segno di civiltà. Dà nuove opportunità alle famiglie, mette i bambini al centro della comunità e ha il merito di sperimentare a Macerata nuovi percorsi di educazione nel dialogo tra le generazioni, una scelta culturale che ci deve rendere tutti orgogliosi di quello che sa fare questa città.”  ha affermato l’assessore ricordando come la scelta rafforza il percorso dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona nata nel 2012 anche per ampliare i servizi anche ai bambini.
Il nido d’infanzia sarà realizzato anche grazie al finanziamento del progetto “QUIsSICRESCE!” presentato dal Comune insieme a una rete di partner e selezionato dall’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile” con cui ha ottenuto un contributo di 300mila euro in tre anni per diverse azioni tra cui il potenziamento dei servizi educativi 0- 3 anni con il nuovo nido.
Si lavora durante l’estate, dunque, per allestire nei locali adiacenti alla casa di riposo, che ospitavano gli uffici dell’Ircr, il nuovo servizio educativo che sarà gestito all’Azienda Pubblica Servizi alla persona, nell’ambito di una convenzione con il Comune di Macerata. Potrà ospitare 21 bambini e consentirà di aumentare i posti disponibili nei nidi d’infanzia pubblici, ampliando nel contempo numero e tipologia dei servizi offerti alle famiglie.
Nel nido, infatti, sarà avviata la sperimentazione di un nuovo servizio integrativo: uno spazio per bambini e bambine fino a sei anni che potranno frequentare la struttura accompagnati da genitori, nonni e familiari, per tre volte alla settimana dopo la chiusura del nido.
Sarà un momento in cui sperimentare, con la presenza e la facilitazione di un educatore o educatrice adeguatamente formato, la relazione intergenerazionale tra i bambini e gli anziani attraverso attività e laboratori. La stessa sarà favorita grazie alla presenza dell’area di connessione del Parco di Villa Cozza che circonda la struttura, con incontri, anche spontanei, legati alla quotidianità.
Nelle prossime settimane si ultimeranno i lavori di ristrutturazione e imbiancatura dei locali del nido. La procedura di fornitura e la scelta degli arredi è stata già completata a cura della coordinatrice dei nidi Marzia Fratini secondo le linee guida nazionali, mentre per il personale il Comune attingerà da una selezione in corso a seguito di bando. Il consiglio comunale ha accolto positivamente la proposta.
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