#educazione giovani alla guida
Explore tagged Tumblr posts
Text
La Polizia di Stato di Alessandria celebra la Giornata mondiale delle vittime della strada a Casale Monferrato
Un evento di sensibilizzazione tra testimonianze, cultura e impegno istituzionale
Un evento di sensibilizzazione tra testimonianze, cultura e impegno istituzionale Il 22 novembre 2024, presso il Teatro Civico di Casale Monferrato, si è tenuta una giornata di riflessione e sensibilizzazione dedicata alle vittime della strada. L’evento, organizzato in collaborazione con il Gruppo AMAG di Alessandria, ha visto la partecipazione attiva della Polizia di Stato, delle istituzioni…
#Alessandria today#Alessia Montessoro#Alfa Romeo Alfetta#Associazione Familiari Vittime Strada#automezzi storici Polizia#collaborazione istituzionale#commemorazione vittime strada.#Croce Rossa Casale#Croce Verde Casale#educazione giovani alla guida#Educazione stradale#eventi novembre Alessandria#evento sicurezza stradale#Giornata mondiale vittime strada#Google News#Gruppo AMAG Alessandria#impegno sicurezza stradale#incidenti stradali prevenzione#Istituti Leardi e Balbo#italianewsmedia.com#Maria Grazia Di Virgilio#Matteo Vicino#mostra Polizia Stradale#Moto Guzzi V7#Pier Carlo Lava#Polizia di Stato Alessandria#Polizia Locale Casale Monferrato#Polstrada Alessandria#prevenzione incidenti stradali#proiezione film educativi
0 notes
Video
"I giovani sono soli e la famiglia è implosa. I genitori si sveglino" Non c'è il movente? Sì, ma i segnali di malessere in Riccardo c'erano. «Semplicemente non sono stati visti». Quindi, nella narrazione della famiglia da Mulino Bianco e del bravo ragazzo che giocava a pallavolo e frequentava il liceo, bisogna saper leggere nelle fessure invisibili. Ben oltre la perfezione della vacanza in barca e della villetta borghese. Chiediamo una guida a Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, che nel suo ultimo libro, intitolato «Mordere il cielo», invita a riappropriarci con audacia delle nostre emozioni, a esprimerle, a viverle. Per non soffocare. Cosa c'è dietro la storia di Paderno? Vuoto emotivo? Fragilità che si è tradotta in violenza? «Fragilità, fragilità, non ne posso più di sentire questa parola. Basta pietismo, basta togliere le castagne dal fuoco ai nostri figli». E allora in cosa va ricercata la crepa? «Nella famiglia di oggi. Implosa da anni. I genitori controllano in tempo reale il registro elettronico dei figli, sanno che voto hanno preso in italiano già alle 10,30 del mattino ma non sanno dove sono alle 3 di notte. Quante volte i padri chiedono 'come stai?' al figlio durante la cena? E, se lo fanno, quante volte ascoltano la risposta?». Riccardo dice: 'Mi sentivo solo, estraneo in casa mia'. «Sì, in generale i ragazzi sono soli, sempre di più. Lo hanno voluto i genitori. Tutto è costruito perché i ragazzi siano isolati: telefonini, visori in 3D, social. Perfino le università, on line. Usano il cellulare anche in discoteca. La solitudine è decuplicata. Non diciamo che dietro a storie come quella di Paderno ci sono i disagi maturati in pandemia. La strage di Erika e Omar era ben prima della pandemia». D'accordo. Ma come possiamo cambiare rotta? «La domanda vera è: vogliamo cambiare rotta? Dovremmo cominciare in casa e proseguire cambiando la scuola ma, mi sembra chiaro, non siamo disposti a farlo». Come dovrebbe cambiare la scuola? «Facciamo un esempio. I ragazzi fanno sesso a 13 anni. Forse è ora di mandarli a scuola un anno prima, a 5 anni. E poi dobbiamo incoraggiare il tempo pieno, come negli altri Paesi. Ci siamo sgolati per introdurre l'ora di educazione sentimentale nell'orario scolastico ma è rimasto uno slogan e basta. È ovvio che non basti un'ora. Così come lo psicologo scolastico. Rischia di essere persino dannoso se non è preparato». Però lo psicologo a scuola può aiutare a intercettare un disagio latente. «Quello è il compito della famiglia. Che deve tornare a essere tale. Prima dei governi e delle istituzioni, dobbiamo cambiare noi, in casa». Siamo genitori troppo molli? «I genitori pensano di educare proteggendo, facendo le cose al posto dei figli. E stanno crescendo giovani che nemmeno sanno apparecchiare la tavola, tanto ogni sera trovano tutto pronto, non hanno bisogno di imparare. La famiglia di una volta invece era quella con dieci persone, tutti aiutavano tutti, nessuno veniva servito. Ora invece si concede tutto per uno strano senso di colpa che sovrasta i genitori». Quindi i ragazzi hanno meno occasioni per crearsi gli anticorpi, per mettersi alla prova? «Lo abbiamo voluto noi. E sinceramente non vedo un grande futuro. Non sono spronati a studiare. Nessuno si preoccupa dell'aumento delle iscrizioni alle università on line, è un business così florido che ovviamente non si arresterà. Vogliono fare tutti gli influencer. Ma chi li costruirà i ponti in futuro? Chi li farà i trapianti di fegato? Questa generazione non ha più voglia di studiare». Perchè ha tutto. «Ha anche più di tutto. Questa è una società basata sull'eredità: anche se non lavori e non impari una professione pazienza, tanto puoi mettere in affitto il bilocale ereditato dal nonno in piazza Cordusio». Seguendo il suo ragionamento, i casi simili a Paderno potenzialmente potrebbero essere molti di più. «Ci sono tante altre storie meno tragiche ed eclatanti che non vengono raccontate ma che denunciano lo stesso disagio».
0 notes
Text
Campani litigiosi al volante: uno su tre perde spesso la pazienza
C’è chi lascia correre e chi replica a colpi di clacson e fari. Ma sono anche molti gli abitanti campani – uno su tre, il 38% - che, di fronte a una manovra avventata di un altro automobilista, che magari taglia la strada o non rispetta i segnali di precedenza, perdono d’abitudine le staffe, arrivando a inveire dall’abitacolo con gesti e improperi nei confronti del responsabile dell’imprudenza. È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, la Compagnia Assicuratrice Ufficiale dell’ACI. Guidare che stress Con queste premesse, non stupisce che per sette campani su dieci (74%) la guida rappresenti un’esperienza stressante, e che una delle prime cause sia proprio le manovre rischiose degli altri automobilisti e utenti della strada (39%). Il comportamento considerato in assoluto più pericoloso è l’utilizzo dello smartphone alla guida, che provoca distrazione ed errori (41%). Ma a far perdere la pazienza ai campani sono anche i sorpassi avventati (37%), le manovre improvvise e le frenate brusche (30%), il non rispettare la distanza di sicurezza, stando troppo vicini al veicolo che precede (29%) e il mancato utilizzo delle frecce (18%). Educazione stradale e tecnologia per viaggiare più sicuri Per migliorare la sicurezza su strada e ridurre il rischio di incidenti gli intervistati sottolineano l’importanza di una maggiore educazione stradale fin da giovani (44%) e di rafforzare i controlli (29%). Il 22% sottolinea anche i vantaggi della tecnologia. In particolare, a essere considerati utili sono i sistemi di assistenza (32%) per il controllo della frenata o la regolazione della velocità, telecamere e sensori (29%), e i dispositivi di monitoraggio dello stile di guida, che incentivano un comportamento virtuoso (29%). Solo il 17% è invece del parere che, in futuro, una maggiore sicurezza potrà arrivare dai veicoli senza conducente. C’è chi si affida alla scaramanzia Per evitare spiacevoli imprevisti, l’indagine rileva che un campano su due (57%) adotta comportamenti scaramantici prima di intraprendere un viaggio. C’è ad esempio chi evita di avventurarsi in determinate strade o luoghi (15%), chi, al momento dell’acquisto, evita di scegliere un’auto di un dato colore (11%) e chi preferisce non mettersi in strada in orari o giorni particolari (9%). Il classico portafortuna sembra invece la scelta del 9% dei campani. Il ruolo delle polizze assicurative Per una maggior sicurezza, nove su dieci (89%) considerano utile ampliare le garanzie della polizza auto oltre la sola RC, apprezzando in particolare la possibilità di personalizzare le coperture (35%), i servizi di assistenza in caso di guasto o sinistro (29%) e il senso generale di protezione che deriva dal sapersi tutelati (20%). “La sicurezza per chi viaggia in auto, così come su qualsiasi altro mezzo e per i pedoni, poggia innanzitutto su comportamenti consapevoli e responsabili che a loro volta non possono prescindere da un’appropriata educazione stradale” - dichiara Marco Brachini, Direttore Marketing, Brand e Customer Relationship di Sara Assicurazioni – “Per questo, da sempre realizziamo iniziative di sensibilizzazione a una guida sicura che coinvolgono la popolazione a cominciare dai giovani, come il Sara Safe Factor. In parallelo, attraverso il nostro ecosistema della mobilità, offriamo soluzioni assicurative che rispondono alle più diverse esigenze di tutela degli utenti della strada. Particolarmente innovativa in questo senso è la polizza auto comportamentale, che unisce sicurezza e risparmio premiando gli stili di guida responsabili con sconti al rinnovo, oltre ai prodotti e servizi telematici”. Foto di freestocks-photos da Pixabay Read the full article
0 notes
Text
23^ edizione del concorso Icaro “Una mobilità sicura, innovativa e responsabile. Racconta come la immagini nel futuro”
23^ edizione del concorso Icaro “Una mobilità sicura, innovativa e responsabile. Racconta come la immagini nel futuro” Sono stati premiati il 30 maggio, nella sala Auditorium Capitalis del Palazzo dei Congressi di Roma gli studenti vincitori del concorso abbinato alla 23^ edizione del concorso Icaro "Una mobilità sicura, innovativa e responsabile. Racconta come la immagini nel futuro". Icaro, avviato nel 2001, è una delle più importanti campagne della Polizia di Stato, realizzata in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dell'Istruzione e del Merito, il Dipartimento di Psicologia della Sapienza – Università di Roma, la Fondazione Ania, il MOIGE, la Federazione Ciclistica Italiana, Autostrada del Brennero S.p.a., ENEL Italia S.p.a., il Gruppo ASTM/SIAS SINA, ANAS S.p.A., Pirelli S.p.A. e l'Associazione Lorenzo Guarnieri onlus, per promuovere tra le giovani generazioni la cultura della guida consapevole e responsabile. Una giornata trascorsa all'insegna della legalità e della sicurezza stradale quella vissuta dagli oltre 2000 studenti di scuole di ogni ordine e grado di Roma per i quali è stata allestita una vasta area espositiva esterna in Piazza John Kennedy con percorsi educativi destinati ai più piccoli, con il Pullman Azzurro e la Lamborghini della Polizia di Stato e moto in dotazione alla Polizia Stradale, il Parco del Traffico e vari stand allestiti dai partner. I più grandi, invece, hanno assistito all'interno del teatro, ad un dibattito sul tema dell'incidentalità giovanile e a interventi in materia di educazione stradale da parte di operatori della Specialità che li hanno coinvolti in giochi interattivi. Il Prefetto Renato Cortese, Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato, ha sottolineato l'importanza delle campagne di sensibilizzazione sul tema della sicurezza stradale messe in campo dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza tramite la Polizia Stradale, finalizzate al consolidamento di una cultura della sicurezza stradale tra i giovani. "Vi abbiamo lanciato una sfida e voi l'avete raccolta con serietà ed interesse, sperimentando in prima persona, attraverso le numerose attività che vi hanno visto protagonisti in questi anni, che non siete immuni dai rischi che derivano da comportamenti pericolosi alla guida ed avete dimostrato che potete essere il vero motore del cambiamento. Insieme siamo riusciti a diffondere un messaggio chiaro: la sicurezza stradale è una responsabilità collettiva e ognuno di noi può fare la differenza, perché la vostra sicurezza e quella degli altri dipende dalle scelte che fate ogni giorno, tutti i giorni" All'evento erano presenti quali testimonials d'eccezione Daniela Ferolla, Massimiliano Ossini e Maria Leitner, mentre Milly Carlucci, Mariagrazia Cucinotta, Carlo Conti, Vittorio Brumotti e il Prof. Schettini hanno condiviso le proprie riflessioni dedicate alla sicurezza stradale con un videomessaggio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Educazione sentimentale, l’Italia si sveglia solo ora. Dalla Svezia (dove è obbligatoria dal 1955) alla Germania, come funziona nei paesi Ue
di Virginia Della Sala
Annunciato in estate, rimandato da settembre a inizio novembre. Infine sovrastato dalle polemiche: il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, vuole portare un piano di educazione sentimentale nelle scuole. Secondo quanto emerso finora, riguarderà le scuole superiori e si concentrerà per un’ora a settimana extra curricolare “sull’Educazione alle relazioni”. Volontaria, circa tre mesi all’anno, per un totale di dodici incontri con docenti, esperti e pure influencer e cantanti. Immediate le critiche dell’opposizione: “Non basta” ha commentato il M5s, che ha depositato una proposta di legge sull’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale a scuola. “Serve una legge organica”.
A fine ottobre il deputato leghista Rossano Sasso aveva però definito una “nefandezza” la mozione del M5s per inserire l’insegnamento alle elementari ed alle medie.
“Finché ci sarà la Lega al Governo la propaganda di gender se la scordano” aveva detto (confondendo l'Educazione Relazionale, con l'Educazione Sessuale).
In ritardo. Di annuncio in annuncio, di anticipazione in anticipazione, si arriva ad oggi. La struttura della proposta – la cui presentazione è attesa per mercoledì mattina – è affidata ad Alessandro Amadori, lo spin doctor e consulente del ministro che in un suo libro parla di guerra dei sessi, predominanza della donna sull’uomo e futura “ginarchia” al posto del patriarcato. Ma su Amadori sono piovute le polemiche di opposizioni e centri antiviolenza che lo accusano di diffondere contenuti misogini e sessisti.
La Buona Scuola.
A ottobre, Sasso aveva tra le altre cose ricordato l’esistenza di una circolare del governo Renzi, la n. 1972 del 2015, che, fornendo chiarimenti contro l’allarme sull’insegnamento dell’”ideologia gender”, faceva pure riferimento a un comma della riforma della Buona scuola in cui si raccomandava di “promuovere l’educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell’ambito dei programmi scolastici di ogni ordine e grado”. Problema: tempi, modalità e iniziative sono demandate alle singole scuole e quindi molto spesso trascurate. Proprio per ovviare a questo “inconvenente”, molti Paesi hanno stabilito per legge o comunque reso vincolante quella che l’Unesco definisce “Educazione sessuale ‘comprensiva’”. Come funziona? Uno dei report più completi per capirlo è quello realizzato dal Centro federale per l’educazione sanitaria (BZgA) con la la rete europea della International Planned Parenthood Federation (IPPF EN).
La Svezia è uno degli esempi più virtuosi. Qui la “Sexuality and Relationship education” è obbligatoria dal 1955. Viene insegnata sin dal primo grado di educazione e oltre ad affrontare i temi legati alla sessualità e alla declinazione “biologica” del rapporto, si concentra su tematiche come “amore”, “relazioni”, “relazioni a lungo termine”, “reciproco consenso e diritti umani”. Per i gradi superiori di insegnamento, i docenti sono obbligati ad avere una formazione sul tema. Vengono messi a disposizione linee guida e corsi di aggiornamento, nonché servizi di assistenza sanitaria collegati. La partecipazione delle associazioni e delle non profit è solo salutaria: la formazione èaffidata quasi totalmente al sistema scolastico. E infatti, secondo il report, il 50 per cento delle informazioni sulla sessualità e le relazioni ai giovani tra i 15 e i 24 anni arriva dalla scuola così come da internet.
In Austria, spiega il rapporto, l’educazione sessuale è integrata in diverse materie scolastiche ma soprattutto è obbligatoria per tutti gli studenti ed è diffusa in tutta la scuola primaria e secondaria, a partire dai 10 anni e fino alla fine della scuola secondaria. “Il programma di educazione sessuale è completo e utilizza un approccio didattico partecipativo. Temi come gli aspetti biologici, la gravidanza, la contraccezione, l’amore, il matrimonio, i ruoli di genere, l’HIV, la violenza sessuale e domestica sono trattati ampiamente nel curriculum degli studenti, la cui ideazione e stesura è responsabilità del Ministero dell’Istruzione. A Salisburgo è previsto un Centro federale per l’educazione sessuale di Salisburgo che lavora allo sviluppo dei materiali didattici.
Anche in Germania l’educazione sessuale è obbligatoria sin dalla scuola primaria, integrata in altre materie o in alcune zone trattata come materia a sé. Anche in questo caso i programmi non si limitano alla sola sfera biologica ma affrontano questioni relazionali, i ruoli di genere, il matrimonio e così via. I genitori sono informati sulla materia ma non possono esonerare i figli dalle lezioni. Più carente la formazione specifica dei docenti: il materiale formativo obbligatorio è fornito dal ministero, ma i docenti possono procurarsi integrazioni da un apposito sito web.
Ha invece approvato un “Positioning Paper” l’Albania, in cui si riconosce che l’educazione sessuale si basa sui diritti umani. Il programma di educazione sessuale intitolato “Competenze per la vita ed educazione sessuale” è composto da una serie di moduli inclusi nel contenuto di tre materie: biologia, educazione sanitaria ed educazione fisica. I programmi successivi, che coprono rispettivamente le fasce di età 10 – 12, 12 – 16 e 16 – 18 anni, sono obbligatori. Il numero totale di ore di insegnamento per tutti i gruppi è 140. Dal 2011 c’è poi un programma di training specifico per gli insegnanti che dura 110 ore. Ad oggi, quelli formati raggiungono circa il 20 per cento delle scuole. Esiste poi un gruppo di docenti esperti a livello centrale che elabora e diffonde le linee guida sul tema.
In Gran Bretagna, la legge sull’istruzione del 1996 stabilisce che l’educazione relazionale sia obbligatoria nelle scuole pubbliche dall’età di 11 anni in poi. Dal 2019 è previsto sia obbligatoria anche nelle scuole private. Sono le scuole stesse ad assumersi la responsabilità di garantire che gli insegnanti siano adeguatamente preparati a impartire educazione sessuale e relazionale, così come hanno libertà di decidere programmi e contenuti mentre i materiali didattici sono spesso sviluppati da ONG ma anche da “organizzazioni religiose” spiega il rapporto. L’attenzione, però, pare si concentri prevalentemente sugli aspetti “fisici”.
In Estonia nel 1996, l’educazione sessuale è stata inclusa, per legge, come materia nel nuovo curricolo delle scuole primarie. Da allora il curricolo è stato adattato due volte, nel 2002 e nel 2011. Il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca ne è ufficialmente responsabile, ma le autorità locali sono responsabili dell’erogazione dell’istruzione.
Nella scuola primaria ( età 7 – 16) è una parte della materia dell’educazione personale, sociale e sanitaria. Durante l’intero programma, quasi tutte le questioni rilevanti riguardanti la sessualità e la salute vengono trattate in dettaglio ma c’è anche una forte enfasi sugli atteggiamenti e sullo sviluppo delle capacità comportamentali.
.
1 note
·
View note
Text
Umanismo lavorativo all’altezza dell’uomo
Realtà sociale e ideale.
C’è tutto un lato umano, dietro questa iniziativa di crowdfunding, che ci sta permettendo prima di tutto di riuscire a creare una rete sociale sana, affine al nostro modo di pensare, di essere, di concepire la realtà. Sembra una cosa scontata, banale, invece per noi non lo è.
Avevamo già accennato a quanto il nostro ambiente non sia per niente incoraggiante: la mentalità del “lavora o sei un fallito” è molto forte, maschi o femmine, anziani o giovani, laureati o no, si sta con la cosa che qualsiasi lavoro tu riesca a trovare va bene e devi accettarlo. I primi ad andarci contro, infatti, sono stati proprio i “lavoratori”, proprio quelli che vengono costantemente umiliati a lavoro da condizioni al limite dell’illegalità. Nessuna solidarietà da parte loro, nessun consiglio utile che vada oltre il “sempre meglio di niente”. Al di là, poi, della mancanza di tatto e di educazione.
Tempo fa, in un gruppo di lavoro su Facebook, ho chiesto un consiglio: Come ci si comporta quando vedi un “cercasi commessa” in un panificio qualsiasi del tuo paese? Per molti poteva suonare banale, scontato, ma se una persona avanza una domanda, un dubbio, evidentemente per lei la risposta non è così scontata o ci sono dei dubbi, delle insicurezze che la bloccano e quindi ricevere qualche linea guida può darle quella rappresentazione mentale della situazione che la aiuterebbe a sentirsi in grado di riuscire ad affrontarla. Quasi tutte le persone che hanno scelto di dare una risposta (perché dare una risposta, scrivere un commento sui social è una scelta, nessuno ci interpella personalmente tranne in casi specifici, nessuno ci chiama in causa personalmente ma decidiamo di intervenire in un dibattito libero in cui la nostra opinione è un plus) sono stati cortesi, alcuni hanno anche speso qualche parola di incoraggiamento. Una ragazza invece è arrivata dall’alto della sua sapienza e arroganza a denigrare la domanda, prendendomi quasi per idiota perché è una cosa banale: “Ma come ti vuoi comportare, scusa?” “Ma quanti anni hai?”. Inizialmente ho tentato una risposta cortese ma la ragazza era in vena di polemiche sterili ed inutili e allora mi sono limitata a segnalare i commenti ai moderatori del gruppo senza darle più credito.
Purtroppo gente come loro è gente che è “allenata” ad essere così, a lottare per un pezzo di carne ringhiando contro e attaccando chi per un qualsiasi motivo si avvicina, vivendo nella rabbia e nella frustrazione costanti. Insomma la guerra tra poveri, dove il problema non viene dall’alto, chi ti strema e ti deumanizza, ma è chi ti sta vicino e non l’ambiente tossico che vivi, ma chi condivide con te esperienze terze che dovrebbero spingervi alla cooperazione e collaborazione. Da piccola credevo fosse un problema di carattere: c’è chi è più gentile, chi meno, chi ha un temperamento più aggressivo, chi più remissivo; ed invece non è solo un problema di “natura”, ma sistemico, più grande e complesso. È una cultura e dunque educazione non solo a tirare acqua solo al proprio mulino, ma farlo saccheggiando e distruggendo il mulino del vicino e più è misero più va distrutto.
Prescindendo dall’argomento sul come ci si dovrebbe comportare sui social — e non solo —; la cosa che ci è venuta in mente, dopo averne parlato al resto dei membri di Edi.Po., è proprio il fatto che i “nemici” non sono solo i datori di lavoro ma spesso e soprattutto, perché lo sono in una maniera meno palese e più subdola, i lavoratori stessi, i “colleghi”.
Un utente su Facebook diceva di evitare di lasciare il curriculum ai dipendenti ché nella maggior parte dei casi li cestinano prima ancora di farli arrivare al capo. C’è stato chi ha risposto malamente dicendo “Ma che stai dicendo? Ma dove vivi?”, ma quanto è lontana dalla realtà questa affermazione? Nemmeno così tanto. Molti, infatti, tendono a lamentarsi dei propri colleghi — anche su questo argomento, i gruppi di Facebook sono una fonte preziosa — in molti infatti tendono a scrivere di loro colleghi che, tanto per fare un esempio, mandano loro mail denigratorie riguardo il lavoro che hanno compiuto ma gli esempi sarebbero parecchi. O anche, in realtà più piccole, ché sono quelle che appartengono a noi di Edi-po dato che la realtà che viviamo al momento è quella paesana, mi viene in mente quella volta in cui andai a fare un giorno di prova in un negozio d’abbigliamento cinese — ovviamente gratis —; ero diplomata da poco, le commesse erano delle mie coetanee ed una di loro, la più esuberante, inspiegabilmente dato che avevamo avuto giusto qualche scambio di battute riguardanti il lavoro stesso e nemmeno minimamente confidenziali, a fine giornata convinta che non potessi sentirla iniziò a sbraitare col cinese proprietario del negozio contro di me dicendo delle cose assurde con una rabbia ingiustificata come se avessimo avuto un litigio o qualcosa di simile. Vero è che eravamo entrambe poco più che ventenni, ma chiedo di nuovo: quanto questo effettivamente è lontano dalla realtà, al di là dell’età? Noi di Edi-Po. crediamo non così tanto.
Abbiamo iniziato Edi.Po. che fondamentalmente avevamo pochissimi contatti. Potrebbe sembrare una scelta discutibile, di sicuro poco furba perché su un piano utilitaristico, sul piano del profitto, semplicemente: se i contatti sono pochi, hai poca visibilità, poca condivisione e dunque automaticamente poche donazioni. Anche su questo non rientriamo nei sistemi classici del “business”, non riusciamo nemmeno qua ad essere come il sistema vorrebbe che fossimo. Abbiamo pensato: Abbiamo questa idea, abbiamo questo progetto, noi ci crediamo e lo troviamo valido e se ci crediamo abbastanza anche chi si troverà vicino a noi ci crederà. Ci stiamo insomma facendo conoscere e per fare questo stiamo superando parecchie timidezze, senso di inadeguatezza, vergogna, inibizioni, pensando che puntando sulla discrezione, sulla chiarezza e sulla cortesia un qualche risultato lo raggiungeremo e così sta avvenendo. A livello umano stiamo riuscendo, come dicevamo, a creare una rete sociale sana, che ci permette di allontanarci dalla nube tossica di cui siamo circondati e questo ci aiuta a continuare a credere in questo progetto, all’aiuto che potremmo dare oltre a quello che stiamo ricevendo. È in questa cooperazione e collaborazione che noi crediamo e puntiamo e vedere che c’è chi è disposto a collaborare con noi ci ricorda che sì, le realtà fuori sono parecchio spietate, difficili, annichilenti e avvilenti, ma non c’è solo questo, c’è chi vi partecipa cosciente che quello che vive non dovrebbe essere la normalità. Ciò che speriamo dunque, parallelamente alla possibilità di riuscire a raggiungere l’obiettivo, è di riuscire ad estendere questa rete sociale e costruire un impegno civile.
Per chi volesse lasciare un piccolo contributo o volesse aiutarci a dare visibilità al nostro progetto:
QUI IL LINK ALLA RACCOLTA FONDI · QUI IL LINK AL POST PRINCIPALE
#umanismo#società#reale#ideale#lavoro#lavoratori#cooperazione#collaborazione#impegno civile#crowdfunding#raccolta fondi#gofundme#insicurezza#timidezza#the great resignation
9 notes
·
View notes
Text
Tutto quello che non sopporto ha un nome.
Non sopporto i vecchi. La loro bava. Le loro lamentele. La loro inutilità.
Peggio ancora quando cercano di rendersi utili. La loro dipendenza.
I loro rumori. Numerosi e ripetitivi. La loro aneddotica esasperata.
La centralità dei loro racconti. Il loro disprezzo verso le generazioni successive.
Ma non sopporto neanche le generazioni successive.
Non sopporto i vecchi quando sbraitano e pretendono il posto a sedere in autobus.
Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù.
La prosopopea dell’ invincibilità eroica dei giovani è patetica.
Non sopporto i giovani impertinenti che non cedono il posto ai vecchi sull’autobus.
Non sopporto i teppisti. Le loro risate improvvise, scosciate ed inutili.
Il loro disprezzo verso il prossimo diverso. Ancor più insopportabili i giovani buoni, responsabili e generosi. Tutto volontariato e preghiera. Tanta educazione e tanta morte.
Nei loro cuori e nelle loro teste.
Non sopporto i bambini capricciosi e autoreferenziali e i loro genitori ossessivi e referenziali solo verso i bambini.
Non sopporto i bambini che urlano e che piangono. E quelli silenziosi mi inquietano, dunque non li sopporto. Non sopporto i lavoratori e i disoccupati e l’ostentazione melliflua e spregiudicata della loro sfortuna divina.
Che divina non è. Solo mancanza di impegno.
Ma come sopportare quelli tutti dediti alla lotta, alla rivendicazione, al comizio facile e al sudore diffuso sotto l’ascella? Impossibile sopportarli.
Non sopporto i manager. E non c’è bisogno nemmeno di spiegare il perché. Non sopporto i piccoli borghesi, chiusi a guscio nel loro mondo stronzo. Alla guida della loro vita, la paura. La paura di tutto ciò che non rientra in quel piccolo guscio. E quindi snob, senza conoscere neanche il significato della parola.
Non sopporto i fidanzati, poiché ingombrano.
Non sopporto le fidanzate, poiché intervengono.
Non sopporto quelli di ampie vedute, tolleranti e spregiudicati.
Sempre corretti. Sempre perfetti. Sempre inconciliabili. Tutto consentito, tranne l’omicidio.
Li critichi e loro ti ringraziano della critica. Li disprezzi e loro ti ringraziano bonariamente. Insomma, mettono in difficoltà.
Perché boicottano la cattiveria.
Quindi sono insopportabili.
Ti chiedono “ come stai?” E vogliono saperlo veramente. Uno choc. Ma sotto l’interesse disinteressato, da qualche parte, covano coltellate.
Ma non sopporto neanche quelli che non ti mettono mai in difficoltà. Sempre ubbidienti e rassicuranti. Fedeli e ruffiani.
Non sopporto i giocatori di biliardo, i soprannomi, gli indecisi, i non fumatori, lo smog e l’aria buona, i rappresentanti di commercio, la pizza al taglio, i convenevoli, i cornetti alla cioccolata, i falò, gli agenti di cambio, i parati e i giorni, il commercio equo e solidale, il disordine, gli ambientalisti, il senso civico, i gatti, i topi, le bevande analcoliche, le citofonare inaspettate, le telefonate lunghe, coloro che dicono che un bicchiere di vino al giorno fa bene, coloro che fingono di dimenticare il tuo nome, coloro che per difendersi dicono di essere dei professionisti, i compagni di scuola che dopo trent’anni ti incontrano e ti chiamano per cognome, gli anziani che non perdono mai occasione per ricordarti che loro hanno fatto la Resistenza, i figli sopravvissuti che non hanno nulla da fare e decidono di aprire una galleria d’arte, gli ex comunisti che perdono la testa per la musica brasiliana, gli svampiti che dicono “ intrigante”, i modaioli che dicono “ figata” e derivati, gli sdolcinati che dicono bellino carino stupendo, gli ecumeni che chiamano tutti “ amore”, certe bellezze che dicono “ ti adoro”, i fortunati che suonano ad orecchio, i finti disattenti che quando parli non ascoltano, i superiori che giudicano, le femministe, i pendolari, i dolcificanti, gli stilisti, i registi, le autoradio, i ballerini, i politici, gli scarponi da sci, gli adolescenti, i sottosegretari, le rime, i cantanti rock attempati con i jeans attillati, gli scrittori boriosi e seriosi, i parenti, i fiori, i biondi, gli inchini, le mensole, gli intellettuali, gli artisti di strada, le meduse, i maghi, i vip, gli stupratori, i pedofili, tutti i circensi, gli operatori culturali, gli assistenti sociali, i divertimenti, gli amanti degli animali, le cravatte le risate finte, i provinciali, gli aliscafi, i collezionisti tutti, un gradino più un su quelli di orologi, tutti gli hobby, i medici, i pazienti,il jazz, la pubblicità, i costruttori, le mamme, gli spettatori di basket, tutti gli attori e tutte le attrici, la video arte, i luna park, gli sperimenti di tutti i tipi, le zuppe, la pittura contemporanea, gli artigiani anziani nella loro bottega, i chitarristi dilettanti, le statue delle piazze, il baciamano, le beauty farm, i filosofi di bell’aspetto, le piscine con troppo cloro, le alghe, i ladri, le anoressiche, le vacanze, le lettere d’amore, i preti e i chierichetti, le supposte, la musica etnica, i finti rivoluzionari, i panda, l’acne, i percussionisti, le docce con le tende, le voglie, i cosmetici, i cantanti lirici, i parigini, i pullover a collo altro, la musica al ristorante le feste, i meeting, le case col panorama, gli inglesi, i neologismi, i figli di papà, i figli d’arte, i figli dei ricchi, i figli degli altri, i musei, i sindaci dei comuni, tutti gli assessori, i manifestanti, la poesia, i salumieri, i gioiellieri, gli antifurti, le catenine di oro giallo, i leader, tutte le persone troppo alte o troppo basse, i funerali, i peli, tutte le cilindrate, i portachiavi, I cantautori, i giapponesi, i dirigenti, i razzisti e i tolleranti, i ciechi, la formica, il rame, gli abbronzati, le lobby, i cuochi in televisione, i balbuzienti, i radical chic
[....]
Non sopporto i timidi, i logorroici, i finti misteriosi, ingoffi, gli spavaldi, gli estrosi, gli invidiosi , i maleducati, i coscienziosi, gli imprevedibili, i comprensivi, gli attenti, gli umili, gli esperti, gli appassionati, gli eterni sospesi, i battiti sti, i cinici, i paurosi i superbi, i tredici, gli svogliati, gli insicuri, i dubbiosi, i bruschi, e tutti quelli che socializzano con relativa facilità.
Non sopporto la nostalgia, la normalità, la cattiveria, l’iperattività, la bulimia, la gentilezza, la malinconia, l’intelligenza e la stupidità, la tracotanza, la rassegnazione, la vergogna, l’arroganza, la simpatia, il doppiogiochismo, il menefreghismo, l’abuso di potere, la sportività, la bontà d’animo, l'ostentazione, la curiosità, , il la sobrietà e l’eccesso, la falsità, l’eleganza, la felicità.
Non sopporto niente e nessuno.
Neanche me stesso. Soprattutto me stesso.
Solo una cosa sopporto.
La sfumatura.
{ hanno tutti ragione P. Sorrentino }
5 notes
·
View notes
Text
Chiara Ersilia Trapani, Monica Marziota, Beatrice Binda soprano
Chiara Ersilia Trapani consegue il diploma di II livello in Canto presso il Conservatorio "Lorenzo Perosi" di Campobasso sotto la guida della Prof.ssa Alda Caiello. Le è stata conferita dal presidente della Camera una medaglia come riconoscimento al talento dei giovani musicisti italiani vincitori di premi Internazionali. Attualmente è docente di Educazione Musicale presso la Scuola Secondaria e frequenta il Master di II Livello in Canto, Musica vocale e Teatro musicale del novecento e contemporaneo presso l'Istituto G. Verdi di Ravenna. Monica Marziota si è laureata in Canto Lirico presso il Conservatorio di Musica di Santa Cecilia e in Musicologia alla Sapienza Università di Roma, dal 2016 si perfeziona vocalmente con Alda Caiello. Nel 2017 le è stato conferito il Premio Lunezia. Ha vissuto tra L’Avana, Toronto e Roma. Interpreta musica classica moderna e contemporanea, musica classica latino-americana, jazz, musica mediterranea, e le proprie composizioni. Ha anche studiato al Conservatorio Amadeo Roldán de L'Avana; al Royal Conservatory of Music di Toronto; nella Musical Theatre Academy di Roma e partecipato a uno scambio accademico con la Pineapple Academy of Performing Arts di Londra. È invitata regolarmente a festival internazionali e per lei scrivono diversi compositori. Attualmente frequenta il Master di II Livello in Canto-Musica Vocale e Teatro Musicale del Novecento e Contemporaneo presso l’Istituto G. Verdi di Ravenna. Beatrice Binda si diploma presso il Conservatorio di Como, completando la formazione presso il Mozarteum di Salisburgo e l’Accademia del Teatro alla Scala. Si dedica a generi e stili diversi, con una particolare predilezione per la musica del ‘900 e contemporanea. Di particolare rilievo la sua esecuzione dei Kafka Fragmente op.24 di György Kurtág con Lorenzo Gorli al violino per Rondò 2019, di ampio successo di pubblico e critica.
0 notes
Text
"Metti la sicurezza al volante" ad Alessandria: un evento per sensibilizzare alla sicurezza stradale
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti organizza una giornata dedicata alla cultura della sicurezza stradale con eventi interattivi e attività per tutte le età.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti organizza una giornata dedicata alla cultura della sicurezza stradale con eventi interattivi e attività per tutte le età. Sabato 12 ottobre 2024, Alessandria sarà protagonista dell’evento “Metti la sicurezza al volante”, una giornata dedicata alla promozione della cultura della sicurezza stradale. Organizzata dal Ministero delle Infrastrutture e…
#Alessandria eventi#Alessandria sicurezza stradale#autoscuole#Cultura della sicurezza#Educazione stradale#Eventi Gratuiti#evento sicurezza stradale#formazione alla guida#formazione stradale#giochi interattivi sicurezza#giovani e sicurezza stradale#Metti la sicurezza al volante#Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti#motocicletta sicura#neopatentati#Polizie Locali#prevenzione incidenti#primo soccorso stradale#Sensibilizzazione stradale#sicurezza alla guida#Sicurezza in Piazza#Sicurezza stradale Alessandria#sicurezza su monopattini#simulatore ribaltamento#simulazioni di guida#Teatro in Strada#tecnologia e sicurezza#test di impatto#Tir Crash Test Experience
0 notes
Text
Verona. Le scuole della città e della provincia cantano Turandot di Puccini giovedì 2 maggio al Teatro Filarmonico.
Verona. Le scuole della città e della provincia cantano Turandot di Puccini giovedì 2 maggio al Teatro Filarmonico. Giovedì 2 maggio al Teatro Filarmonico oltre 600 bambini e bambine, ragazzi e ragazze porteranno in scena Turandot di Puccini, nel progetto Scuola InCanto del Comune di Verona in collaborazione con Fondazione Arena. È possibile imparare a conoscere, cantare e amare l'opera lirica tra i banchi di scuola? A questa domanda hanno cercato di rispondere docenti e i giovani studenti delle scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di I grado di Verona, Provincia e zone limitrofeattraverso il progetto Scuola InCanto organizzato dal Comune di Verona in collaborazione con Fondazione Arena. Il metodo didattico, già sperimentato in numerose città italiane e proposto per il primo anno a Verona, ha l'obiettivo di avvicinare ed appassionare i più piccini all'opera lirica, la forma d'arte più completa che unisce teatro, danza, musica e letteratura, riconosciuta dall'Unesco patrimonio immateriale dell'Umanità. Quest'anno il protagonista del progetto Scuola InCanto è stato il capolavoro incompiuto del genio di Lucca che tra un mese aprirà la 101ma edizione del Festival lirico in Arena. Il percorso è iniziato ad ottobre 2023 con la formazione dei docenti attraverso incontri di educazione al canto e alla musica per avvicinarli a trama, metrica e melodia dell'opera. I formatori di Europa InCanto hanno poi tenuto dei laboratori nelle classi delle scuole veronesi accompagnando la memorizzazione e perfezionando l'esecuzione dei brani dell'opera, svelandone segreti e curiosità. Per facilitare il progetto, insegnanti e alunni hanno avuto a disposizione un libro e una app che li hanno supportati nelle diverse fasi di apprendimento. Ma, come per le grandi star, è la messa in scena che corona un lungo lavoro di studio e impegno. Giovedì 2 maggio, con due spettacoli che si terranno alle 10.30 e alle 12.30, più di 600 bambine e bambini saliranno per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Filarmonico e proporranno alla platea l'esecuzione di una speciale versione di Turandot, con apposite coreografie e con costumi da loro realizzati, vestendo i panni del popolo di Pechino. La Cina delle favole, i tre enigmi, una principessa di ghiaccio, l'amore e il coraggio: questi sono gli ingredienti di Turandot, il capolavoro pucciniano che quest'anno spegne le cento candeline. Il cast di giovani cantanti lirici sarà diretto dal Maestro concertatore e Direttore Germano Negri, alla guida dell'Orchestra Europa InCanto. Francesca Paoletti vestirà il ruolo del titolo, mentre il giovane innamorato Calaf sarà il tenore SeJoon An. La dolce Liù sarà Cecilia Taliano Grasso, mentre Timur avrà la voce di Luca Sozio. I ministri Ping, Pong e Pang saranno interpretati rispettivamente da Gianluca Failla, Francesco Cuccia e Paolo Mascari. Completano il cast l'Imperatore di Giovanni Adbbadessa e Francesco Nuzzi che condurrà la narrazione. La regia dello spettacolo è affidata a Germano Neri, con il Direttore di scena Sofia Neri, l'aiuto regista Angelica Azzellini e Teresa Gasperi Responsabile della Sartoria. Sono ancora disponibili i biglietti per gli spettacoli, da acquistare inviando una mail a [email protected] o direttamente presso la biglietteria del Filarmonico il giorno di spettacolo. Bambine e bambini potranno vivere un'esperienza a tutto tondo, prendendo parte allo spettacolo in tutte le sue fasi, al pari della creazione del cartellone delle opere che rendono ogni estate Verona il cuore internazionale della lirica: preparazione musicale, regia, realizzazione delle scenografie e dei costumi, fino alla messa in scena nel palcoscenico sotto le stelle più grande al mondo. Quest'anno sono quasi 50.000 gli studenti di tutta Italia che hanno impiegato questo metodo per apprendere l'opera lirica; l'auspicio dell'Amministrazione, al termine di questo primo anno, è far crescere il progetto e riunire in Arena bambine e bambini di tutta Italia, uniti nel segno della grande musica che fa viaggiare nel tempo e nello spazio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
“IO NON ME LA BEVO”, FMI SUL LUNGOMARE DI NAPOLI PER SENSIBILIZZARE I GIOVANI
Sul lungomare di Napoli un grande Villaggio con ospedale da campo, sport e solidarietà. Presente all'evento dello scorso fine settimana con un'iniziativa volta all'educazione e alla sicurezza stradale, la FMI Campania. Un'occasione per presentare a studenti e famiglie "Io non me la bevo", un progetto dedicato alla sensibilizzazione di ragazzi adolescenti e preadolescenti sulle conseguenze derivanti dall'uso di alcool e droga. L'obiettivo è infatti quello di trasmettere ai giovani tra i 14 e i 16 anni la consapevolezza dei rischi che si corrono in caso di guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Per raggiungerlo, sono state predisposte nel Capoluogo attività che hanno messo a dura prova la lucidità e la prontezza di riflessi dei ragazzi che, muniti di occhiali che simulavano lo stato "alticcio", hanno con difficoltà eseguito le azioni comandate dai delegati della Federazione. I Formatori di Educazione Stradale FMI hanno sottolineato l'importanza di guidare il proprio mezzo con lucidità, dimostrano l'importanza delle protezioni passive e spiegando il comportamento da tenere in caso di incidente. Gli adolescenti sono stati direttamente coinvolti e hanno dimostrato un grande entusiasmo.
Presenti sul posto Giuseppe Guarnaschelli, referente regionale per l'educazione stradale; Antonino Schisano, formatore e consigliere regionale del FMI; Emilia Bonaventura, delegato Provinciale Avellino; Gerardo Crichigno, referente regionale Educazione Stradale e alcuni formatori che stanno ultimando le loro ore di tirocinio. Con il Dipartimento di Educazione Stradale e con questo tipo di attività, la FMI vuole andare dunque ad incidere nel sociale e in particolare sui giovani. Un consiglio agli studenti? Prudenza e molta attenzione quando si circola per strada, perché molto spesso si pagano a caro prezzo gli errori degli altri.
0 notes
Photo
Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/02/22/la-letteratura-di-viaggio-e-viaggiatori-stranieri-in-puglia-fra-settecento-e-ottocento/
La letteratura di viaggio e viaggiatori stranieri in Puglia fra Settecento e Ottocento
DUE INGLESI ED UN TEDESCO
di Paolo Vincenti
Gli inglesi e il tedesco del titolo sono tre viaggiatori che nei secoli scorsi hanno raggiunto le nostre contrade. Ora, la letteratura di viaggio è un campo sterminato e anche sui viaggiatori stranieri in Puglia fra Settecento e Ottocento vi è una bibliografia talmente vasta che non appesantirò questo articolo, riportandola.
Mi sia concesso solo fare una brevissima introduzione su quell’importante fenomeno che va sotto il nome di “Grand Tour”, e poi mi intratterrò sui tre personaggi che, dei tanti, mi sembrano fra i più interessanti. Il Grand Tour è un fenomeno culturale tipicamente settecentesco.
Con questa espressione si è soliti definire il viaggio di istruzione e di formazione, ma anche di divertimento e di svago, che le élites europee intraprendono attraverso l’Europa fra Settecento e Ottocento. Protagonisti indiscussi del Grand Tour sono i giovani che hanno appena concluso gli studi, e in generale quegli intellettuali che specie nel Romanticismo erano imbevuti di cultura classica e dunque desideravano venire in Italia, come dire alla fonte di quella enorme ricchezza culturale che dal nostro Paese si era irradiata in tutta Europa.
Per i rampolli dell’aristocrazia francese, inglese, tedesca, pieni di cultura libresca ma poco pratici del mondo e degli uomini, il viaggio in Italia si presentava come un’esperienza irrinunciabile, certo indispensabile al fine di perfezionare la propria educazione. Essi vedevano nell’Italia la culla dell’arte e per esteso della civiltà mediterranea, grazie alla storia gloriosa di Roma, a sua volta tributaria della Grecia. E così si mettono in viaggio non solo i giovani, ma anche diplomatici, filosofi, collezionisti, romanzieri, poeti, artisti. Ciò dà origine ad una sterminata produzione, epistolari, diari, reportages di viaggio, romanzi, poesie, e non solo di carattere letterario ma anche artistico, pensiamo al famoso “Voyage pittoresque ou description du Royaume de Naples et de Sicile”, in cinque volumi, che realizzò l’abate francese Richard de Saint-Non tra il 1778 e il 1787, su incarico degli editori Richard e Labord.
Uno dei primi viaggiatori inglesi ad arrivare in terra salentina è Crauford Tait Ramage,1803-1878. Egli dimorava a Napoli come precettore dei figli del console Henry Lushington e, nel 1828, intraprese il suo viaggio nelle province meridionali, visitando il Salento. Rimane affascinato dalla bellezza di Otranto, poiché egli, come moltissimi inglesi dell’epoca, associava il nome di Otranto al romanzo di Horace Walpole ( il quale però non era mai stato ad Otranto)[1].
Nella sua opera “The nooks ad by-ways of Italy”, presso l’Editore Howell, Liverpool, del 1868[2], egli annota tutto quello che vede, catturato dall’irresistibile fascino dei nostri paesi e paesini, e per questo osserva anche la vita quotidiana, gli usi e le abitudini della nostra gente, anche se non sempre si dimostra preciso ed attento, come sottolinea Carlo Stasi a proposito del suo passaggio nel Capo di Leuca[3].
Il suo libro, dedicato al Generale Carlo Filangeri, è un resoconto di viaggio, sotto forma di lettere scritte ad un parente. Le lettere che riguardano la Puglia vanno dalla XXIII alla XXIX.
Come spiega bene il sottotitolo dell’opera, “Vagando in cerca dei suoi antichi resti e delle moderne superstizioni”, il Ramage, pur essendo spirito illuminista, è attirato dalle stranezze, o per meglio dire è attirato dalla suggestione che queste stranezze sembrano esercitare sul nostro popolo. Egli, che si professa materialista, e in effetti è uno storico serio e puntiglioso, trova grande meraviglia e interesse antropologico nel notare la creduloneria, le supersitizioni, l’ignoranza che allignano fra i salentini. Si ferma di fronte al fenomeno delle tarantate, che fa discendere dai culti orgiastici della dea Cibele. Tuttavia, ama la bellezza classica di questi posti. Infatti rimane molto colpito da Lecce e dalla sua architettura barocca, anche se, come già Swinburne, non apprezza la Chiesa di Santa Croce.
Anche il grande poeta Henry Swinburne, infatti, venne nel Regno delle Due Sicilie e visitò la Puglia da Foggia fino a Lecce. Nel suo libro “Travels in the Two Sicilies” del 1783, passa in rassegna tutte le città e i paesi che visita. Parla delle donne che danzano sfrenatamente delle danze bacchiche, a Brindisi, e che egli crede morsicate dalle tarantole, e parla anche di Lecce. Di particolare interesse, il suo disappunto di fronte al barocco leccese e a quello che ne è il monumento simbolo, la Chiesa di Santa Croce, che derubrica a pessimo esempio di commistione fra stili diversi. Lo Swinburne detesta la città di Lecce e la sua architettura, d’accordo in questo con un altro celebre intellettuale, il Riedesel, che è il secondo protagonista del nostro pezzo.
Il tedesco Johann Hermann von Riedesel, barone di Eisenbach, 1740-1785, è un appassionato archeologo che vuole descrivere ai suoi connazionali le antichità classiche dell’Italia. Il suo libro, “Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann”, è, come dice il titolo, un’opera epistolare, diretta al famoso archeologo Winckelmann[4].
Diplomatico e ministro prussiano, Riedesel aveva conosciuto a Roma e frequentato il Winckelmann, il quale gli aveva fatto da guida nella esplorazione dei monumenti della città. Infatti, e non potrebbe essere diversamente, nella descrizione che il Riedesel fa dell’Italia Meridionale, in particolare della Regione salentina, si avverte l’influenza del Winckelmann. Come detto, in fatto di architettura egli non ama lo stile barocco, che definisce “il più detestabile”, mentre apprezza molto la semplicità delle architetture mediterranee e in particolare delle pajare e dei muretti a secco. “Non restano però estranee al tedesco, acuto osservatore di uomini e cose, la vita economica e quella sociale delle contrade visitate”, come scrive Enzo Panareo[5].
Il suo libro divenne un punto di riferimento in Germania e fu molto letto, anche da Goethe, che lo elogia nella sua opera “Viaggio in Italia”, in cui sostiene di portarlo sempre con sé, come un breviario o un talismano, tale l’influenza che quel volume, per la puntigliosità e l’esattezza delle notizie, esercitava sugli intellettuali.
Janet Ross ,1842-1927, giornalista, storica e autrice di libri di cucina, arriva nel Salento nel 1888. Memorabile il suo incontro con Sigismondo Castromediano, che le racconta la storia della sua vita. Janet Ross pubblicò nel 1889 in Inghilterra le sue relazioni di viaggio in Puglia, in “La terra di Manfredi, principe di Taranto e re di Sicilia. Escursioni in zone remote dell’Italia Meridionale”, successivamente tradotto e pubblicato in Italia col titolo “La terra di Manfredi”[6].
Un racconto davvero interessante, fra lo storico-artistico e l’antropologico, impreziosito dai disegni di Carlo Orsi, compagno di viaggio della Ross, e ripubblicato ancora nel 1978 in Italia col titolo “La Puglia nell’800 (La terra di Manfredi)”.[7] Bisogna dire che la figura del Re Manfredi, come tutti gli Svevi, suggestionava fortemente la viaggiatrice inglese. Nella mentalità dei britannici, infatti, questa era una dinastia eroica, avendo lottato contro il papato.
Nei luoghi visitati – nell’ordine: Trani, Andria, Castel del Monte, Barletta, Bari, Taranto, Oria, Manduria, Lecce, Galatina, Otranto, Foggia, Lucera, Manfredonia, Montesantangelo, Benevento – , la Ross cerca le antiche vestigia di una civiltà, quella appula, ricca di gloriose tradizioni.
Determinante fu il suo incontro con Giacomo Lacaita. Come scrive Nicola De Donno, recensendo il libro curato da Vittorio Zacchino, “L’autrice, che era stata a Firenze, la capitale italiana degli inglesi, ed in Puglia anche l’anno precedente, ci informa che non avrebbe composto il suo libro senza l’incoraggiamento di Giacomo Lacaita, o meglio di sir James Lacaita, come sempre lo chiama. A Leucaspide, presso Taranto, che era la residenza di campagna dei Lacaita, ella rimase ospite per alcuni giorni e di lì il Lacaita le preparò escursioni ed in alcune l’accompagnò, le dette consigli e le suggerì riferimenti culturali. Egli era, al tempo del viaggio, senatore del regno d’Italia ed aveva settantacinque anni.
Nativo di Manduria, laureato in giurisprudenza a Napoli ed introdotto nella buona società cosmopolita della capitale dalla principessa di Leporano, di cui suo padre era stato amministratore, fu impiegato come legale dal consolato inglese, ove strinse relazioni importanti, fece da guida al Gladstone nella sua famosa visita a Napoli, ebbe, probabilmente per ciò, noie dalla polizia borbonica. Riuscì, nonostante tutto, ad ottenere da Ferdinando II un passaporto per l’Inghilterra nel 1851 e non tornò più a Napoli. A Londra fece un nobile matrimonio che gli aprì molte porte, si convertì all’anglicanesimo e naturalizzò, ebbe incarichi presso diplomatici.
E’ quasi certo che venne agganciato dalla diplomazia segreta di Cavour; da vecchio si vantò, a nostro giudizio poco credibilmente, di avere scongiurato lui che l’Inghilterra nel ’60 impedisse a Garibaldi di passare lo stretto e invadere la Calabria e tutto il Napoletano. Dopo l’unità tornò in Italia, fu candidato governativo alla Camera, si riconverti al cattolicesimo e venne fatto senatore.
Acquistò la tenuta di Leucaspide, la restaurò e vi si stabilì. Grandi e piccoli personaggi passavano dalla masseria, la quale divenne un nodo significativo di quei legami post-risorgimentali fra la buona società inglese e il turismo in Italia, di cui il viaggio della Ross fu una manifestazione.
In questo filone si inserisce anche, nel libro, l’incontro a Lecce con il Castromediano e la scoperta che questi era stato assistito in Inghilterra, quando evase dalla nave che lo deportava in America, dalla nonna della Ross. (Il racconto di galera che gli mette in bocca non è però originale: è una parafrasi dell’articolo Da Procida a Montefusco, che il Castromediano stampò nella strenna « Lecce 1881 » dell’editore Giuseppe Spacciante).
Il libro riporta molte annotazioni etniche e demografiche, sull’abbigliamento, su usi e costumi dei pugliesi, sulle fiere e i pellegrinaggi, le superstizioni soprattutto, i riti pasquali, le danze e i canti, ecc. Parla della pizzica pizzica facendo delle descrizioni puntuali ma anche coinvolgenti, nel puro spirito romantico da cui questa viaggiatrice era sostenuta”[8].
Janet Ross è una studiosa davvero attenta. Il contributo demo etno antropologico del suo libro è rilevante, perché ella, nella nostra Terra d’Otranto, annota tutto, fiabe, racconti popolari, superstizioni, riti magici, riporta tre canzoni, “Riccio Riccio”, “Larilà” e “La Gallipolina”, e poi si sofferma sul fenomeno del tarantismo, distinguendo fra “tarantismo secco ” e “tarantismo umido”, sottolineando per il primo l’importanza della presenza dei colori e per il secondo l’importanza dell’acqua nel cerimoniale.
Molto belle e coinvolgenti le descrizioni del ballo della pizzica pizzica che fa alla masseria Leucaspide con i lavoranti di Sir Lacaita. Una personalità davvero interessante, insomma. La Ross, corrispondente del Times, grande viaggiatrice, nel 1867, insieme al marito Henry Ross, un ricco banchiere, si stabilì in Toscana, dove continuò la sua carriera di scrittrice.
In Puglia, ella trova un mondo che non pensava potesse esistere, e se ne innamora. Ecco perché riesce a rendere con tanta efficacia usi e costumi della gente dell’antica Terra d’Otranto.
[1] Vasta la letteratura su Horarce Walpole, 1717-1797, e sulla sua opera “Il castello di Otranto”, primo romanzo gotico della storia.
[2] Pubblicata in Italia col titolo “Viaggio nel regno delle due Sicilie”, a cura di Edith Clay, traduzione di Elena Lante Rospigliosi, Roma, De Luca Editore, 1966, e poi anche in Crauford Tait Ramage, Vagando in cerca dei suoi antichi resti e delle moderne superstizioni, contenuto in Angela Cecere, “Viaggiatori inglesi in Puglia nel Settecento”, Fasano, Schena, 1989, pp. 37 e segg., e successivamente in Angela Cecere, La Puglia nei diari di viaggio di H. Swinburne, Crauford Tait Ramage, Norman Douglas, contenuto in “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bari”, Terza serie, 1989 -90/X, Fasano, 1993, p. 63.
[3] Carlo Stasi, Uno straniero dal nome strano ed un contadino dall’aspetto sveglio, in “Annu novu Salve vecchiu”, n.9 , Edizioni Vantaggio, Galatina, Editrice Salentina, 1995, pp.72-76.
[4] Johann Hermann von Riedesel ,“Un viaggiatore tedesco in Puglia nella seconda metà del sec. XVIII. Lettere di J.H.Riedesel a J.J.Winckelmann”, Prefazione e note di Luigi Correra, Martina Franca, Editrice Apulia, 1913, poi ristampata in Tommaso Pedio, “Nella Puglia del 700 (Lettera a J.J. Winckelmann)”, Cavallino, Capone, 1979
[5] Enzo Panareo, Viaggiatori in Salento, in “Rassegna trimestrale della Banca agricola popolare di Matino e Lecce”, a.V, n.2, Matino, giugno 1979, p.54.
[6] Janet Ross, “La terra di Manfredi”, Vecchi Editore, 1899.
[7] “La Puglia nell’800 (La terra di Manfredi)”, a cura di Vittorio Zacchino, Cavallino, Capone Editore, 1978.
[8] Nicola De Donno, “La Puglia nell’800 (La terra di Manfredi)”, in “Sallentum”, Anno I, n.1, sett.-dic. 1978, Galatina, Editrice Salentina, 1978, p.138.
#Carlo Orsi#Crauford Tait Ramage#Giacomo Lacaita#Henry Swinburne#Janet Ross#Johann Hermann von Riedesel#Paolo Vincenti#Richard de Saint-Non#Viaggiatori in Puglia#Voyage pittoresque ou description du Royaume de Naples et de Sicile#Spigolature Salentine
3 notes
·
View notes
Text
SERVIZIO CIVILE NAZIONALE “CAMBIA RITMO IN COMUNE!”
Il Comune di Castellanza, in collaborazione con Anci Lombardia, ha aderito al bando del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, che offre ai giovani l’opportunità di partecipare attivamente alla vita della propria comunità, attraverso esperienze di servizio di pubblica utilità.
Questa proposta è in piena sintonia con gli obiettivi di partecipazione che sono alla base del programma amministrativo della Giunta Cerini e offre la possibilità di un ‘esperienza di servizio e crescita personale.
L’opportunità è offerta ai giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni.
Quest’anno i progetti con cui il comune di Castellanza partecipa al bando diventano 3 e prevedono 6 posizioni:
PROGETTO CULTURA IN PROVINCIA DI VARESE
Le posizioni offerte presso il Servizio Biblioteca sono tre e si occuperanno di:
• Patrimonio librario e multimediale: operazioni di prestito ed interprestito, riordino dei documenti;
• Rapporti con l’utenza: guida all’uso della biblioteca, ricerche bibliografiche;
• Servizio internet: iscrizioni, registrazioni, connessioni;
• Promozione della struttura e della lettura: attività per la valorizzazione del patrimonio librario e documentale della biblioteca con particolare attenzione a specifiche fasce d’utenza.
Inoltre, la terza posizione avrà come obiettivo specifico:
La fruizione dell’archivio fotografico del territorio sia per la consultazione on-line sia per la consultazione in sede, che prevede:
- la digitalizzazione del materiale fotografico del territorio già in possesso del Comune e non ancora catalogato;
- l’acquisizione di nuovo materiale consegnato dai cittadini e la relativa catalogazione;
- l’apertura al pubblico;
- l’implementazione del sito dedicato.
PROGETTO EDUCAZIONE IN PROVINCIA DI VARESE
Il progetto prevede la realizzazione di diverse attività in stretto contatto con le realtà scolastiche territoriali.
Il volontario verrà inserito nelle scuole di Castellanza come risorsa per il potenziamento di vari servizi. In particolare avrà la possibilità di occuparsi, in affiancamento con personale educativo specializzato, di:
→ Servizio pre e post scuola presso i due plessi delle scuole primarie “De Amicis” e “Manzoni”;
→ Attività di facilitazione linguistica per minori stranieri di nuovo arrivo in Italia, frequentanti l’Istituto Comprensivo di Castellanza;
→ Avviamento e promozione di progetti sportivi in collaborazione con l’Istituto Comprensivo di Castellanza e le Società Sportive in essa operanti;
→ Attività di orientamento scolastico e professionale presso il servizio InFormaLavoro di Castellanza.
PROGETTO ASSISTENZA IN PROVINCIA DI VARESE
Area assistenza minori
Il progetto prevede attività di assistenza educativa a favore di minori con difficoltà di apprendimento/ritardo cognitivo inseriti nelle realtà scolastiche del territorio, con particolare attenzione per le scuole d’infanzia convenzionate con il Comune.
Il volontario si occuperà di attività ludico-ricreative finalizzate a favorire l’inserimento dei minori nel gruppo classe potenziando l’attività didattica del corpo docente, in affiancamento con personale specializzato.
Si tratta di un’esperienza arricchente e fortemente formativa, di grande soddisfazione sia da un punto di vista relazionale che a livello professionale.
Consente di entrare in contatto con un contesto lavorativo articolato che richiede sensibilità, competenza, capacità di adattamento alle diverse situazioni ed esigenze.
Area assistenza anziani minori e disabili
Il progetto intende rispondere al bisogno di supporto e assistenza espresso dagli anziani, dai disabili e dai minori del territorio ed ampliare e arricchire gli interventi di assistenza domiciliare, svolte da personale qualificato, con altri, aventi un più marcato carattere sociale e relazionale.
L’obiettivo è quello di:
• implementare il servizio inserendo nelle azioni a carico del volontario civile una collaborazione informatica con l’Assistente Sociale per la compilazione in ADIWEB e delle schede personali degli utenti anziani e disabili e la cartella sociale degli utenti in carico, nonché l’attività di front-office per l’accoglienza e l’orientamento delle persone che accedono al servizio;
• potenziare gli interventi di supporto e sostegno a domicilio degli anziani, minori e disabili assistiti con l’obiettivo di suscitare e potenziare l'autonomia residua dell'utente e fornire supporto nell’espletamento delle azioni quotidiane (spesa, medicinali, bollette, pratiche burocratiche, il trasporto presso centri sanitari o educativi ecc.).
La presenza del volontario consentirà di incrementare le potenzialità dei servizi, sia in termini quantitativi che qualitativi.
0 notes
Video
youtube
Tutto quello che non sopporto ha un nome.
Non sopporto i vecchi. La loro bava. Le loro lamentele. La loro inutilità.
Peggio ancora quando cercano di rendersi utili. La loro dipendenza.
I loro rumori. Numerosi e ripetitivi. La loro aneddotica esasperata.
La centralità dei loro racconti. Il loro disprezzo verso le generazioni successive.
Ma non sopporto neanche le generazioni successive.
Non sopporto i vecchi quando sbraitano e pretendono il posto a sedere in autobus.
Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù.
La prosopopea dell'invincibilità eroica dei giovani è patetica.
Non sopporto i giovani impertinenti che non cedono il posto ai vecchi in autobus.
Non sopporto i teppisti. Le loro risate improvvise, scosciate ed inutili.
Il loro disprezzo verso il prossimo diverso. Ancor più insopportabili i giovani buoni, responsabili e generosi. Tutto volontariato e preghiera. Tanta educazione e tanta morte. Nei loro cuori e nelle loro teste.
Non sopporto i bambini capricciosi e autoreferenziali e i loro genitori ossessivi e referenziali solo verso i bambini. Non sopporto i bambini che urlano e che piangono. E quelli silenziosi mi inquietano, dunque non li sopporto. Non sopporto i lavoratori e i disoccupati e l'ostentazione melliflua e spregiudicata della loro sfortuna divina.
Che divina non è. Solo mancanza di impegno.
Ma come sopportare quelli tutti dediti alla lotta, alla rivendicazione, al comizio facile e al sudore diffuso sotto l'ascella? Impossibile sopportarli.
Non sopporto i manager. E non c'è bisogno nemmeno di spiegare il perché. Non sopporto i piccolo borghesi, chiusi a guscio nel loro mondo stronzo. Alla guida della loro vita, la paura. La paura di tutto ciò che non rientra in quel piccolo guscio. E quindi snob, senza conoscere neanche il significato della parola.
Non sopporto i fidanzati, poiché ingombrano.
Non sopporto le fidanzate, poiché intervengono.
Non sopporto quelli di ampie vedute, tolleranti e spregiudicati.
Sempre corretti. Sempre perfetti. Sempre ineccepibili.
Tutto consentito, tranne l'omicidio.
Li critichi e loro ti ringraziano della critica. Li disprezzi e loro ti ringraziano bonariamente. Insomma, mettono in difficoltà.
Perché boicottano la cattiveria.
Quindi, sono insopportabili.
Ti chiedono: "Come stai?" e vogliono saperlo veramente. Uno choc. Ma sotto l'interesse disinteressato, da qualche parte, covano coltellate.
Ma non sopporto neanche quelli che non ti mettono mai in difficoltà. Sempre ubbidienti e rassicuranti. Fedeli e ruffiani.
Non sopporto i giocatori di biliardo, i soprannomi, gli indecisi, i non fumatori, lo smog e l'aria buona, i rappresentanti di commercio, la pizza al taglio, i convenevoli, i cornetti con la cioccolata, i falò, gli agenti di cambio, i parati a fiori, il commercio equo e solidale, il disordine, gli ambientalisti, il senso civico, i gatti, i topi, le bevande analcoliche, le citofonate inaspettate, le telefonate lunghe, coloro che dicono che un bicchiere di vino al giorno fa bene, coloro che fingono di dimenticare il tuo nome, coloro che per difendersi dicono di essere dei professionisti, i compagni di scuola che dopo trent'anni ti incontrano e ti chiamano per cognome, gli anziani che non perdono mai occasione per ricordarti che loro hanno fatto la Resistenza, i figli sprovvisti che non hanno nulla da fare e decidono di aprire una galleria d'arte, gli ex comunisti che perdono la testa per la musica brasiliana, gli svampiti che dicono "intrigante", i modaioli che dicono "figata" e derivati, gli sdolcinati che dicono bellino carino stupendo, gli ecumenici che chiamano tutti "amore", certe bellezze che dicono "ti adoro", i fortunati che suonano ad orecchio, i finti disattenti che quando parli non ascoltano, i superiori che giudicano, le femministe, i pendolari, i dolcificanti, gli stilisti, i registi, le autoradio, i ballerini, i politici, gli scarponi da sci, gli adolescenti, i sottosegretari, le rime, i cantanti rock attempati coi jeans attillati, gli scrittori boriosi e seriosi, i parenti, i fiori, i biondi, gli inchini, le mensole, gli intellettuali, gli artisti di strada, le meduse, i maghi, i vip, gli stupratori, i pedofili, tutti i circensi, gli operatori culturali, gli assistenti sociali, i divertimenti, gli amanti degli animali, le cravatte, le risate finte, i provinciali, gli aliscafi, i collezionisti tutti, un gradino più in su quelli di orologi, tutti gli hobby, i medici, i pazienti, il jazz, la pubblicità, i costruttori, le mamme, gli spettatori di basket, tutti gli attori e tutte le attrici, la video arte, i luna park, gli sperimentalisti di tutti i tipi, le zuppe, la pittura contemporanea, gli artigiani anziani nella loro bottega, i chitarristi dilettanti, le statue nelle piazze, il baciamano, le beauty farm, i filosofi di bell'aspetto, le piscine con troppo cloro, le alghe, i ladri, le anoressiche, le vacanze, le lettere d'amore, i preti e i chierichetti, le supposte, la musica etnica, i finti rivoluzionari, le telline, i panda, l'acne, i percussionisti, le docce con le tende, le voglie, i calli, i soprammobili, i nei, i vegetariani, i vedutisti, i cosmetici, i cantanti lirici, i parigini, i pullover a collo alto, la musica al ristorante, le feste, i meeting, le case col panorama, gli inglesismi, i neologismi, i figli di papà, i figli d'arte, i figli dei ricchi, i figli degli altri, i musei, i sindaci dei comuni, tutti gli assessori, i manifestanti, la poesia, i salumieri, i gioiellieri, gli antifurti, le catenine d'oro giallo, i leader, i gregari, le prostitute, le persone troppo basse o troppo alte, i funerali, i peli, i telefonini, la burocrazia, le installazioni, le automobili di tutte le cilindrate, i portachiavi, i cantautori, i giapponesi, i dirigenti, i razzisti e i tolleranti, i ciechi, la fòrmica, il rame, l'ottone, il bambù, i cuochi in televisione, la folla, le creme abbronzanti, le lobby, gli slang, le macchie, le mantenute, le cornucopie, i balbuzienti, i giovani vecchi e i vecchi giovani, gli snob, i radical chic, la chirurgia estetica, le tangenziali, le piante, i mocassini, i settari, i presentatori televisivi, i nobili, i fili che si attorcigliano, le vallette, i comici, i giocatori di golf, la fantascienza, i veterinari, le modelle, i rifugiati politici, gli ottusi, le spiagge bianchissime, le religioni improvvisate e i loro seguaci, le mattonelle di seconda scelta, i testardi, i critici di professione, le coppie lui giovane lei matura e viceversa, i maturi, tutte le persone col cappello, tutte le persone con gli occhiali da sole, le lampade abbronzanti, gli incendi, i braccialetti, i raccomandati, i militari, i tennisti scapestrati, i faziosi e i tifosi, i profumi da tabaccaio, i matrimoni, le barzellette, la prima comunione, i massoni, la messa, coloro che fischiano, coloro che cantano all'improvviso, i rutti, gli eroinomani, i Lions club, i cocainomani, i Rotary club, il turismo sessuale, il turismo, coloro che detestano il turismo e dicono che loro sono "viaggiatori", coloro che parlano "per esperienza", coloro che non hanno esperienza e vogliono parlare lo stesso, chi sa stare al mondo, le maestre elementari, i malati di riunioni, i malati in generale, gli infermieri con gli zoccoli, ma perché devono portare gli zoccoli?
Non sopporto i timidi, i logorroici, i finti misteriosi, i goffi, gli svampiti, gli estrosi, i vezzosi, i pazzi, i geni, gli eroi, i sicuri di sé, i silenziosi, i valorosi, i meditabondi, i presuntuosi, i maleducati, i coscienziosi, gli imprevedibili, i comprensivi, gli attenti, gli umili, gli esperti, gli appassionati, gli ampollosi, gli eterni sorpresi, gli equi, gli inconcludenti, gli ermetici, i battutisti, i cinici, i paurosi, i tracagnotti, i litigiosi, i superbi, i flemmatici, i millantatori, i preziosi, i vigorosi, i tragici, gli svogliati, gli insicuri, i dubbiosi, i disincantati, i meravigliati, i vincenti, gli avari, i dimessi, i trascurati, gli sdolcinati, i lamentosi, i lagnosi, i capricciosi, i viziati, i rumorosi, gli untuosi, i bruschi, e tutti quelli che socializzano con relativa facilità.
Non sopporto la nostalgia, la normalità, la cattiveria, l'iperattività, la bulimia, la gentilezza, la malinconia, la mestizia, l'intelligenza e la stupidità, la tracotanza, la rassegnazione, la vergogna, l'arroganza, la simpatia, il doppiogiochismo, il menefreghismo, l'abuso di potere, l'inettitudine, la sportività, la bontà d'animo, la religiosità, l'ostentazione, la curiosità e l'indifferenza, la messa in scena, la realtà, la colpa, il minimalismo, la sobrietà e l'eccesso, la genericità, la falsità, la responsabilità, la spensieratezza, l'eccitazione, la saggezza, la determinazione, l'autocompiacimento, l'irresponsabilità, la correttezza, l'aridità, la serietà e la frivolezza, la pomposità, la necessarietà, la miseria umana, la compassione, la tetraggine, la prevedibilità, l'incoscienza, la capziosità, la rapidità, l'oscurità, la negligenza, la lentezza, la medietà, la velocità, l'ineluttabilità, l'esibizionismo, l'entusiasmo, la sciatteria, la virtuosità, il dilettantismo, il professionismo, il decisionismo, l'automobilismo, l'autonomia, la dipendenza, l'eleganza e la felicità.
Non sopporto niente e nessuno.
Neanche me stesso. Soprattutto me stesso.
Solo una cosa sopporto.
La sfumatura.
25 notes
·
View notes
Photo
Don Bosco e la Madonna “I motivi che abbiamo di essere devoti della Madonna sono: Maria è la più santa tra tutte le creature, Maria è la Madre di Dio, Maria è la Madre nostra”. “Maria non fa le cose solo per metà” . “Maria Ausiliatrice ha ottenuto ed otterrà sempre grazie particolari, anche straordinarie e miracolose, per coloro che concorrono a dare cristiana educazione alla pericolante gioventù colle opere, col consiglio, col buon esempio o semplicemente con la preghiera”. “Maria Santissima ci ha sempre fatto da Madre”. “Un sostegno grande per voi, un’arma potente contro le insidie del demonio l’avete, o cari giovani, nella devozione a Maria Santissima”. “Maria ci assicura che se saremo suoi devoti, ci annovererà tra i suoi figli, ci coprirà col suo manto, ci colmerà di benedizioni in questo mondo per ottenerci poi il Paradiso”. “Maria è Madre di Dio e Madre nostra, Madre potente e pietosa, che ardentemente desidera di colmarci di celesti favori”. “Noi siamo in questo mondo come in un mare burrascoso, come in un esilio, in una valle di lacrime. Maria è la stella del mare, il conforto del nostro esilio, la luce che ci addita la via del cielo asciungandoci le lacrime”. “Maria Santissima protegge i suoi devoti in tutti i bisogni ma li protegge specialmente in punto di morte”. “Le madri terrene non abbandonano mai i loro figli. Così Maria, che tanto ama i suoi figli in vita, con quale tenerezza, con quale bontà non correrà a proteggerli negli ultimi istanti, quando maggiore ne è il bisogno”. “Amate, onorate, servite Maria. Procurate di farla conoscere, amare e onorare dagli altri. Non solo non perirà un figlio che abbia onorato questa madre, ma potrà aspirare anche a una grande corona in cielo”. “E’ quasi impossibile andare a Gesù se non ci si va per mezzo di Maria”. ” Chi confida in Maria non sarà mai deluso “. ” Maria vuole la realtà e non l’apparenza. Maria è la nostra guida, la nostra maestra, la nostra madre “ #Mariaausiliatrice #donbosco https://www.instagram.com/p/Bx24EViip4W/?igshid=16v3a1flgqa1d
0 notes
Text
Franz, oh Franz.
Buonasera a tutti!
C’è un modo più appropriato di trascorrere una piovosa domenica pomeriggio qui in mezzo alla campagna francese, se non andando a scovare pettegolezzi e storie interessanti del 1800?
Ovviamente no, per cui, eccomi qui! ;)
Vi avevo lasciato nello scorso post un po’ con il fiato sospeso. Franz Joseph si era dunque innamorato a prima vista di Elisabeth. Vi ho raccontato di Sisi e della sua famiglia, ma non vi ho mai raccontato chi fosse Franz, e perché era uno dei giovani rampolli più desiderati della sua epoca.
Ecco Franz Joseph in un ritratto realizzato da Miklós Barabás nel 1853, lo stesso anno in cui si fidanzò con Elisabeth. Oggi potete trovare questo quadro nel Museo Nazionale Ungherese di Budapest.
Incominciamo per benino.
Franz Joseph I d’Austria nacque il 18 agosto 1830, ed era il figlio maggiore dell’arciduchessa Sophie di Wittelsbach e dell’arciduca Franz Karl d’Asburgo Lorena.
Un ruolo fondamentale nella sua educazione e nella sua formazione lo giocò proprio sua madre, Sophie, una donna ambiziosa ed energica, dotata di una spiccata sensibilità politica, che riuscì non senza fatica a concentrare il potere nelle sue mani prima e in quelle del figlio poi. Mise da parte il cancelliere Metternich che di fatto in quegli anni “regnava” al posto dell’Imperatore Ferdinand I, uomo dalla salute cagionevole e con gravi problemi di salute mentale (era rachitico, idrocefalo e soffriva di epilessia). L’energica Sophie costrinse dunque Ferdinand I ad abdicare e rinunciò lei stessa a diventare Imperatrice al fianco del marito per lasciare il trono a suo figlio maggiore Franz.
Questa piccola premessa politica ci fa capire quanta fiducia riponeva in questo ragazzo. Franz Joseph ricevette un’educazione rigida e severa fin dalla più tenera età, venne affidato a dei generali e addestrato come un cadetto destinato a diventare un ufficiale. L’importanza di farne un eccellente militare era cruciale, dato che la politica di quegli anni era fortemente incentrata sulla forza dell’esercito. Un bambino cresciuto per diventare imperatore, al quale non fu concesso di vivere serenamente negli anni della sua infanzia. Di natura obbediente e diligente, Franz si lasciò guidare in tutto e per tutto dalla madre che adorava e nella quale riconosceva l’unica e assoluta fonte di autorità.
Franz Joseph parlava correntemente cinque lingue (oltre al tedesco, il francese, l’italiano, l’ungherese e il cèco), aveva ricevuto un’eccellente educazione, ma aveva una scarsa propensione alle arti, era rigido e piuttosto serio.
Salì al trono all’età di 18 anni, nel 1848. I primi tempi non furono facili: dovette affrontare i moti rivoluzionari magiari e un attentato alla sua persona. Ma nonostante questo, nel 1853 l’Austria era il più grande e potente stato europeo e lui ne era l’imperatore. Franz in quegli anni era diventato un giovane affascinante, biondo, dal fisico atletico, elegantissimo nelle sue uniformi attillate che non mancava di sfoggiare a ogni occasione. Era il sogno di tutte le contessine viennesi e non solo, anche perché oltre a essere molto bello era ricco, potente ed era (dote non trascurabile) un’eccezionale ballerino.
Come ogni lato della sua esistenza, Sophie iniziò presto a dedicarsi anche alla situazione sentimentale del suo “Franzi”. La politica da seguire, soprattutto dopo i moti del 1848, era filotedesca, dunque la futura sposa doveva essere cercata tra le casate germaniche, soprattutto per rafforzare la posizione dell’Austria come paese-guida a scapito della sempre più potente Prussia.
Con questi presupposti, Sophie inviò a Berlino Franz, che si innamorò della bella nipote del re di Prussia, Anna.
La principessa Anna di Prussia ritratta da Franz Xaver Winterhalter. Anche qui, ci sarebbe da chiedersi come sarebbe stata la vita di Franz se si fosse sposato con lei anziché con Elisabeth!
Ma la principessa era già fidanzata. Sophie scrisse alla sorella (che era la madre di Anna - sono tutti parenti, è un gran pasticcio genealogico, lo so ;p): «c'è qualche speranza che questo triste matrimonio, che stanno imponendo all'affascinante Anna e che non le lascia alcuna prospettiva di felicità, possa venir impedito?», ma purtroppo i suoi sforzi furono vani. Nulla si poté contro il volere degli uomini politici prussiani, per i quali questo matrimonio avrebbe potuto significare un atto di debolezza.
Franz Joseph tornò dunque a Vienna con le pive nel sacco.
L’arciduchessa Sophie presentò dunque a suo figlio un’altra candidata, una principessa sassone che però non piacque all’Imperatore, poiché malaticcia e non particolarmente avvenente.
Fu allora che Sophie decise di proporre l’ultima principessa tedesca, cattolica, in età da marito ma soprattutto disponibile sul “mercato”. Era Nené, la sorella di Sisi.
E qui ci riagganciamo allo scorso post: Ma sappiamo bene come è andata a finire! ;)
Alla prossima settimana, vado a magiare che si è fatta una certa! :)
Come sempre, potete seguire il work in progress del mio fumetto qui. E anche sui vari socials, ovviamente. In alto e a lato trovate tutti i link. A presto!
Bibliografia per questo post:
Hamann Brigitte, “Sissi, una donna eccezionale, un’imperatrice indimenticabile”, Tea, Milano, 2011.
Millo Alessandra e Monaco Lino, “Sissi, imperatrice ribelle”, Giunti, Milano, 2007.
#elisabeth of austria#sisi#bd#franz#franz joseph#habsburg#comics#steinkis#giorgiamarras#history#story#wip
2 notes
·
View notes