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Primo novembre e Civenna edizione 2024 e nei secoli (XX e XXI) per un'accoppiata che porta in dote il Motoraduno, uno dei più sentiti e amati dagli appassionati delle due ruote a motore, che va in scena quindi da oltre 50 anni...
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PRIMA PAGINA Giornale Di Brescia di Oggi mercoledì, 21 agosto 2024
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FLORIDIA. SS124 IMPRATICABILE.
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La proporzione fra morti e feriti negli incidenti stradali in Italia
Attualmente in un anno in Italia muoiono circa 3.200 persone per incidenti d’auto. I feriti sono circa 250.000, in circa 175.000 incidenti gravi (circa 480 incidenti al giorno), dati ISTAT. Sono numeri del 2016 che possono variare di anno in anno (in particolare con il lockdown e le restrizioni legate al covid ci sono state forti variazioni verso il basso) ma che danno l’idea dell’ordine di…
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Eccoti come un uragano di vita E sei qui non so come tu sia riuscita Prendermi dal mio sonno scuotermi E riattivarmi il cuore . Sei il primo mio pensiero che Al mattino mi sveglia L'ultimo desiderio che La notte mi culla Sei la ragione più profonda Di ogni mio gesto La storia più incredibile Che conosco . . . __________________________ #love #ioete #biker #zavorrina #motociclisti #pazienza (che ci vuole con me) #winterbiker #lago #brasimone #autumn #lake #emiliaromagna #appennino #bmwrider #makelifearide #bmw #xr #f900xr #tripleblack (presso Bacino del Brasimone) https://www.instagram.com/p/Ck3Z2wms5_T/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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STORIA LUNGA, MI SPIACE.
Stasera mi è tornata in mente una persona appartenente al mio passato, forse perché ieri ho finito la nuova serie di Zerocalcare o forse per il soggetto del video.
Nella nostra compagnia c'era un tizio un po' particolare, che si aggregava a noi quando facevamo una partita di giochi di ruolo o quando, semplicemente, si usciva a bighellonare senza far nulla di socialmente produttivo.
Si chiamava Paolo ed era un ragazzo solo, con un padre che faceva massacranti turni in fabbrica e una madre sempre in comunità psichiatrica.
Non era affatto una cima ma si presentò quando stavamo cercando comparse per un cortometraggio molto trash con alieni e motociclisti che si menavano... ma quello merita un racconto a parte.
Paolo era molto ingenuo, ai limiti del caso sociale, e mi spiace dire che purtroppo era considerato da molti una specie di mascotte, da perculare quando faceva una delle sue solite uscite o da consolare quando andava in crisi perché non trombava (nessuno trombava ma credo che lui intuisse qualcosa del suo futuro).
Io poi cominciai l'università e quando tornavo vedevo solo una piccola manciata di amici, gli unici che mi sono resistiti accanto fino a oggi, e Paolo diventòquindi una figura di contorno, una di quelle comparse della vita frenetica di un giovane sulla soglia dell'età adulta, meritevoli solo di un cenno con la testa o di un 'oi...' sussurrato mentre ci si incrocia di corsa.
Un giorno successe una cosa che a distanza di 30 anni, dentro di me, non riesco ancora a perdonarmi... o meglio, che avrei voluto (o dovuto) fare e che invece non feci, una leggerezza con cui forse mi colpevolizzo in modo martireo ma che sento magari lo avrebbe reso diverso da quello che poi diventò.
Lo incontrai nel negozio di giochi di ruolo e di videogames che aveva appena aperto un nostro amico e con fare bambinesco mi tirò fuori un'agendina a fisarmonica, una di quelle con le due estremità magnetiche che si chiudevano a guscio di conchiglia
Guarda! - disse - Questa è l'agendina su cui voglio scrivere il numero di telefono di tutti i miei amici! Dai, dammi il tuo numero così lo scrivo!
Io tergiversai perché sapevo che mi avrebbe chiamato in continuazione per chiedermi di uscire, un accollo che ok in compagnia ma che da solo proprio non mi sentivo di prendere.
E feci una cosa orribile: gli diedi un numero sbagliato.
La parte nobile di me pensava che era la cosa giusta da fare, visto che da lì a poco sarei partito per il militare e che non potevo permettere che lui chiamasse i miei genitori agli orari più disparati (i cellulari erano una roba che allora usavano solo gli stronzi incravattati e pasturati a coca)... la realtà era che lo volevo scaricare perché dovevo andare avanti per la mia vita, finire il militare, cominciare a lavorare, magari a Parma, e farmi una famiglia con la mia nuova morosa (che infatti rimase incinta un anno dopo ma io per famiglia intendevo solo noi due... vabbe').
Partii quindi per il servizio di leva, prima a Fano per il corso addestramento reclute e poi a Bologna nel reparto comando supporti tattici nucleo NBCR (quelli con le tute gialle che se li vedi arrivare nei film soncazzi). E di Paolo persi completamente memoria.
Durante una licenza medica a Viareggio (un mese prima mi ero beccato una forma encefalica di morbillo insieme a tipo 200 commilitoni) stavo facendo uno dei primi LAN party a Doom, la principale fonte di guadagno del mio amico che nel suo negozio aveva messo quattro computer in rete e faceva le centinaia di mila lire al giorno.
Mentre stavo cercando di decapitare con la motosega un dodicenne che era solito farsi le seghe sui manga hentai mi sentii battere sulla spalla ma il boato dei fucili a canne mozze nelle cuffie che indossavo probabilmente coprì la voce che mi chiamava.
Un altro battere sulla spalla, più forte, al quale risposi con un pacato 'NON È IL MOMENTO DI ROMPERE I COGLIONI!', forse detto con voce un po' troppo alta ma tra le cuffie e l'adrenalina davvero il bon ton era stato sciacquonato via e correva veloce giù per le fogne verso il mare.
A quel punto, improvvisamente, cominciai a uccidere tutti gli avversari, uno dietro l'altro... bam! BAM! BAM! BAAAAM! MORITE STRONZI!... un attimo - pensai - troppo facile... gli avversari erano tutti immobili in mezzo all'arena del deathmatch, senza sparare un solo colpo.
Distolsi lo sguardo dallo schermo e fissai i tre tizi con cui stavo giocando: erano a bocca aperta con occhi sgranati e stavano fissando terrorizzati qualcosa che, evidentemente, stava succedendo dietro di me.
Feci ruoteare lentamente la sedia girevole da gamer, con la musica di Doom che ancora mi incalzava i timpani e notai tre cose in rapida successione: gli spostamenti d'aria che fino a poco prima mi raffreddavano la schiena sudata non erano prodotti dal ventaglio di una tizia col cosplay di Lamù (come mi sarebbe tanto piaciuto con la fantasia) ma da un paio di anfibi chiodati che come per magia erano sospesi in aria e scalciavano in direzione della mia faccia; la seconda era che dentro gli anfibi c'era un tizio vestito con jeans attillati, maglietta con croce celtica, bomber pieno di spillette rubate in qualche museo della Waffen-SS e capelli rigorosamente rasati... e la terza, per mia fortuna, che il tizio era trattenuto per le braccia dal proprietario del negozio e da qualche adolescente diventato muscoloso a forza di portare in giro mazzi di Magic da 20 chili l'uno.
Io guardavo come ipnotizzato le strisce nere di lucido da scarpe che il tizio lasciava sulla moquette del negozio mentre scalciava e si agitava per raggiungermi con le pedate e l'unica cosa che pensavo era 'Ma chi cazzo si mette così tanto lucido sulle scarpe da lasciare i segni a terra?'
Poi mi ricordai delle cuffie e quando me le tolsi, fu anche peggio.
Una voce che stentavo a riconoscere mi stava urlando 'FROCIO PEZZO DI MERDA COMUNISTA! LO SAI CHI STAI IGNORANDO? EH?! LO SAI?! IO SONO IL PORTABANDIERA DELLA...' e qua disse una parola che nelle sue intenzioni doveva suonare molto arianamente germanica ma che venne fuori come fanno parlare i turisti tirolesi nei film dei Vanzina.
La cosa divertente è che io in quel periodo una rissa non me la sarei mai fatta scappare e chiunque altro lo avrei percosso ripetutamente con una gamba la tavolo che avrei svitato silenziosamente mentre facevo di sì con la testa con sguardo compìto e invece quella volta restai completamente immobile.
Vidi portare Paolo fuori dal negozio a forza, senza nemmeno riuscire a chiudere un po' di più la mascella.
E poi non sentii mai più parlare di lui.
Fino a Marzo di quest'anno, quando - non chiedetemi perché... forse per lo stesso motivo che mi spinge a girovagare con street view nei luoghi che un tempo mi resero quello che sono - cercai Paolo B. su facebook e trovai il suo profilo, aperto al pubblico.
Ho impiegato parecchi giorni a liberarmi del senso di vuoto e di tristezza che mi venne non nel leggere quello che scriveva (poche frasi sgrammaticate e sconclusionate) ma nel vedere le foto che postava.
Paolo aveva migliaia di foto tutte pressoché uguali... un selfie ogni mattina con faccia seria e la testa ancora appoggiata sul cuscino, labbra leggermente dischiuse e un espressione che nel suo povero immaginario doveva essere da duro.
Migliaia di foto a ritroso nel tempo e tutte con un solo like.
Il suo.
Ci credete se vi dico che mi sono messo a piangere?
Per me non era un bel periodo e in una parte molto spinosa e dolorosa del mio cuore mi sono detto che, forse, se gli avessi dato il mio numero di telefono oggi sarebbe stato una persona felice, circondato dall'amore dei suoi amici e magari con una donna accanto.
E invece sentivo di averlo lasciato scivolare via dalla vita di tutti noi che stavamo andando avanti, senza nemmeno fare il gesto di tendere la mano.
Vabbe'... ve lo volevo raccontare perché, razionalmente, ero riuscito a farmene una ragione ma poi Zerocalcare ha rigirato il coltello in quella succitata parte spinosa e dolorosa del mio cuore.
Zerocalcare e forse quel video che ho fatto alla lucciola che stasera è rimasta incastrata dentro la zanzariera della camera, a brillare inutilmente per richiamare altre lucciole che mai avrebbe potuto raggiungere.
Quella lucciola poi l'ho liberata... ma avrei voluto liberare anche Paolo.
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Ecoscemi da ecosmaltire
Non Silverstone dove si correva in moto (e dove se si avvicinavano li avrebbero manganellati per bene, per salvarli dai motociclisti appassionati), i talebani verdi han bloccato per un'ora i ciclisti. Ottima scelta autoinculante.
Lasciateli fare, poi usate la loro stessa arma merdosa vittimista: indignadevi contro di loro, per poi vedere di nascosto l'effetto che fa. i gretini segnano solo autogol.
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C'è di positivo che qua, almeno in apparenza e spero che non siano solo dei miei errori di valutazione, sembrano possibili diverse cose che al sud sentivo inarrivabili: sembra possibile guidare, sembra possibile lavorare senza morirci mentalmente e poi fisicamente, sembra possibile spendere, mantenerti un affitto, fare una vita domestica piacevole e non sempre appresso alle faccende, sembra possibile pranzare o cenare fuori senza farti venire l'orticaria, persino salutare le persone sembra possibile senza correre il rischio che questi si appiccicano come le peggiori bestie del sud. Sembra possibile godere di una gentilezza che non diventa molesta, che non diventa colla, vincolo morale ma stimola una generosità genuina e senza secondi fini. Forse sono solo stata fortunata qua o sfortunata giù o entrambi. Qua sento comunque i neuroni rallentare, le fibre dei muscoli distendersi e sebbene lotti ancora con un petto stretto, il fiato corto, i battiti molto presenti nel petto e un'aggressività latente, mi sembra di respirare possibilità. Casa sembra un sanatorio: spaziosa e luminosa dà la sensazione di poter respirare; tutto intorno ho alberi, fiori, uccelli di varie grandezze e vari colori, verde, a tratti anche odore di letame che dicono faccia bene; autobus che passano, ciclisti, motociclisti (che se non ci fossero stati sarebbe stato pure meglio), gente che corre, bambini che vengono accompagnati a scuola o che fanno skateboard nel parchetto sotto casa , auto, persino qualche apecar; fumo delle fabbriche, neve, foschia, nebbia, stelle, persino la luna che si infiltra dalle tapparelle la notte e mi arriva dritta in faccia. Sono in alto, mi sento distante e al sicuro lontana dalla gente del sud. Qua mi sembra di guarire e penso che la mia malattia si possa chiamare "cultura del sud". Fallire qua significa tornare a morire di una malattia incurabile. Ho da sempre saputo di patire il sud, la sua mentalità ed i modi di fare della gente del sud, ma non pensavo fino a questo punto.
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In questi giorni di grande freddo sto tagliando un bosco scomodissimo a picco sulla statale, continuo a vedere motociclisti lanciati a 200 all'ora e mi viene costantemente in mente quella barzelletta del motociclista che viene fermato in inverno da una pattuglia e il poliziotto gli fa, "BOLLO!" E il motociclista risponde, "beato te io me sto a morì de freddo".
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Motoraduno di Civenna il 1 novembre con i centauri che, se non sono stati baciati dal Sole, almeno sono stati risparmiati dalla pioggia che ha lasciato una finestra che è durata giusto il tempo della celebrazione (in scena da oltre 50 anni) alla quale hanno preso parte tantissimi motard i quali non si sono voluti perdere questo raduno, uno dei più sentiti e amati dagli amanti delle due ruote a motore.
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PRIMA PAGINA Giornale Di Brescia di Oggi lunedì, 29 luglio 2024
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Alcuni motociclisti e automobilisti pensano di stare in pista per qualche gara di velocità.
Per non parlare delle frenate brusche e i clacson che suonano all'impazzata.
Calmateviii
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Un gruppo di motociclisti – capelli lunghi, barba e veste di cuoio – attraversa il midwest statunitense dietro Gary Burd, il loro pastore. Sulla sua veste ci sono la croce e il simbolo dei Christians united for Israel (cristiani uniti per Israele, Cufi), un’organizzazione cristiana evangelica. Prima del viaggio iniziatico Burd ha preparato delle spade d’acciaio da distribuire ai suoi seguaci. Con quelle armi Burd e i suoi vanno in moto fino a Lebanon, in Kansas, negli Stati Uniti. Non temono l’apocalisse, pregano addirittura perché arrivi al più presto: non vedono l’ora di “poter combattere accanto a Gesù” nella battaglia finale, che sostengono si terrà in una valle situata in Israele. A Lebanon saranno nominati “cavalieri dell’apocalisse”Questi motociclisti evangelici sono tra i primi protagonisti dello sconvolgente documentario Praying for armageddon, di Tonje Hessen Schei e Michael Rowley. Il secondo gruppo seguito dai due documentaristi mostra tutto un altro stile. Sono anche loro cristiani evangelici, ma indossano giacca e cravatta, e gravitano ai più alti livelli del potere statunitense e sui set televisivi di Fox news. Tra loro ci sono due dei più importanti esponenti evangelici sionisti, il pastore John Hagee, capo della Cufi, e il telepredicatore Robert Jeffress, pastore di Dallas.
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Il filo conduttore che lega queste tre realtà così lontane sono i Christians united for Israel, che hanno circa dieci milioni d’iscritti negli Stati Uniti e mettono a disposizione somme da capogiro per finanziare insediamenti illegali e progetti di espansione sionisti nei territori occupati. Insieme ad altri gruppi millenaristi, costituiscono l’ampio movimento dei cristiani evangelici negli Stati Uniti. Secondo il New Yorker, oggi questi ultimi rappresentano il 14 per cento della popolazione. È stata anche la loro pressione a spingere nel 2016 l’allora presidente Donald Trump a spostare l’ambasciata statunitense a Gerusalemme.
Jeffress, il pastore evangelico di Dallas, tra le altre cose in passato ha detto che gli ebrei “non potranno mai trovare salvezza”. Mentre Hagee ha affermato che “Hitler era parte del piano di dio per far tornare gli ebrei in Israele”.
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Oltre ai motociclisti che pregano nei parcheggi del midwest, il documentario mostra quanto il potere degli evangelici stia indebolendo la democrazia statunitense, in particolare attraverso la loro influenza sul Partito repubblicano. Lauren Boebert, repubblicana, sostenitrice di Trump ed evangelica, all’uscita del congresso dice: “Ci sono solo due nazioni create per onorare dio: Israele e gli Stati Uniti d’America”. Ralph Drollinger, che gestiva il gruppo di studio settimanale sulla Bibbia della Casa Bianca durante l’amministrazione Trump, spiega che ci sono dei poteri demoniaci al lavoro: ‘Il movimento omosessuale, i transgender nel nostro esercito, i sostenitori dell’aborto”.
L’influenza evangelica non si ferma alla politica, il documentario mostra quanto sembra avere preso piede anche nell’esercito statunitense. Lee Fang, giornalista di Intercept, nel documentario intervista il colonnello in pensione Lawrence Wilkerson, figura di spicco della Military religious foundation, ex consigliere del generale Colin Powell e convinto repubblicano. Wilkerson spiega con preoccupazione che “molti cappellani dell’esercito provengono sempre più dalle sette fondamentaliste”, come quella dei cristiani evangelici nazionalisti.
Uscito prima del 7 ottobre 2023, cioè dell’attacco di Hamas contro Israele, oggi il documentario suona ancora più attuale. Secondo molti cristiani sionisti, “i conflitti armati che coinvolgono Israele sono legati alle battaglie per la fine dei tempi”. Molti credono che lo stato ebraico giocherà un ruolo durante l’apocalisse e vedono la guerra tra Israele e Hamas come il preludio della fine dei tempi tanto attesa.
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Edgar Daigas
Il pittore preferito dai motociclisti.
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meccanici, motociclisti, muratori e cacciatori >>
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I bar, le vinoteche, le discoteche per gli adultescenti; le salite e i gironi delle montagne, sono piene di ciclisti e motociclisti fai da te, in tutina tutta stretta, di una certa età, che si sono presi troppo sul serio, e non hanno capito i consigli di Enrico Brizzi.
ADULTESCENTE: adulto immaturo che mantiene indefinitamente gli atteggiamenti e le abitudini propri dell'adolescenza; gli adultescenti sono i destinatari privilegiati del mercato dell'intrattenimento, che si fonda sull'idea dell'eterna giovinezza, intesa come lunga incoscienza.
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