#diritto allo studio
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Adhd, alunno non trova posto in nessun istituto. La madre: “Le scuole per chi ha questi disturbi sono a numero chiuso”
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Minori stranieri non accompagnati: sfide, percezioni e integrazione sociale in Italia
Gang o semplicemente bambini? Risulta difficile comprendere culture e realtà sottostanti a realtà troppo distanti dalla nostra. Attraverso un ventaglio di nozioni legislative e pratiche, nel seguente articolo verrà proposto uno sguardo nuovo e critico rispetto alla situazione reale vissuta dai Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA). Continue reading Minori stranieri non accompagnati: sfide,…
#Accoglienza#accoglienza minori#adolescenza#assistenza sociale#bambini migranti#cultura#devianza#devianza secondaria#Diritti dei Bambini#diritti umani#diritto allo studio#Discriminazione#educazione interculturale#esclusione sociale#etichette sociali#flussi migratori#formazione professionale#giurisprudenza#giustizia sociale#immigrazione#inclusione#inclusione educativa#infanzia#integrazione lavorativa#integrazione sociale#legge 47/2017#legge italiana#minoranze#minori stranieri non accompagnati#minori vulnerabili
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PUP, la Federico II ospita la CNUPP
PUP, la Federico II ospita la CNUPP
L’Università Federico II è la prima del Meridione a iniziare l’attività del PUP: conta il 10% degli iscritti in Italia CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – L’Università Federico II ospiterà l’edizione 2022 della CNUPP | Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari Italiani nell’ambito della CRUI| Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Il presidente della CNUPP, Franco Prina, e…
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no, @ memista di pagina di memini che seguo, not to sound like una dirigente della democrazia cristiana, ma la promozione a scuola e agli esami universitari non è un diritto
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Concorso per 1 operatore (veneto) AZIENDA REGIONALE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO
Author: http://www.concorsi.it Data : 2024-10-25 11:57:00 Dominio: http://www.concorsi.it Leggi la notizia su: Concorsi.it LEGGI TUTTO I testi riportati sono gratuiti e non hanno carattere di ufficialità: ai sensi di legge l’unico testo definitivo, che prevale in caso di discordanza, è quello pubblicato a mezzo periodico. Concorso Concorso Assunzione 1 INPA AZIENDA REGIONALE PER IL DIRITTO…
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PRIMA PAGINA Gazzetta Del Sud Calabria di Oggi sabato, 05 ottobre 2024
#PrimaPagina#gazzettadelsudcalabria quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi gazzetta#comune#clan#polizia#anche#euro#tasse#italia#stime#soltanto#regione#manovrina#personale#diritto#allo#studio#sanita#mediche#metro#city#beirut
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E niente borsa di studio anche quest'anno grazie uni[redacted] <3
#grimm official speaks#Dare la borsa solo al 34% delle persone idonee è ridicolo dai#vaffanculo eh diritto allo studio cosa#Uni tag#<- derogatorio#Italian tag
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Cazzo, un soggiorno di ricerca in Svezia con la possibilità di estenderlo oltre i 12 mesi di permanenza e altro che corsettino estivo di lingua. Ma io che campo a fare? Crepare con la coscienza pulita non è l’unica soddisfazione che esista. Siamo fatti di carne e non possiamo eludere il nostro terrestre anelito di gloria. Mi sarei aspettata di tutto meno che un rilancio così violento della proposta proprio in questo periodo. Vorrei tanto avere un professionista della salute mentale dalla massima competenza possibile che mi guidasse e che non mi colpevolizzasse se, come probabilmente accadrà anche stavolta, decidessi di non partire. Ma cazzo, un soggiorno di ricerca. Un soggiorno di ricerca. Formalmente sono ancora solo diplomata e ho perdipiù 30 anni, non 20, né 25. A questa persona non è mai fregato niente di questo contorno, ha solo fatto scouting a partire dalle caratteristiche che ha giudicato vincenti in me e mi ha ricoperto di opportunità infinite volte. Proprio per questo non posso nemmeno biasimarla del tutto per non aver dato un’ultima revisione alla tesi di laurea: perché per il resto mi ha dato tutto, massimizzando il mio diritto allo studio come mai ne avevo avuto il privilegio e come mai ho visto fare in giro. Sono semplicemente esterrefatta e incapace di esprimermi. Sono mortificata di fronte a lui e di fronte a me stessa all’idea di dover rinunciare.
#per oggi chiuso discorso giuro#è stata una notizia troppo spiazzante e completamente a bruciapelo#Si accettano confronti pacati e tranquilli via askbox…
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GLI STUDENTI UNIVERSITARI CREANO CITTÀ A MISURA D’API
Oasi urbane di biodiversità per le api, sparse nel cuore delle città, con fiori nutrienti, piante aromatiche per l’impollinazione e casette rifugio i piccoli insetti impollinatori.
Migliaia di studenti distribuiti in 5 campus universitari italiani sono diventati custodi di centinaia di colonie di api e dell’equilibrio naturale dell’ambiente, attraverso un progetto diffuso che coinvolge i campus di Roma, Bari, Chieti, Firenze e Torino e una popolazione di 5.300 universitari fuori sede. In collaborazione con la startup agri-tech 3Bee specializzata nello sviluppo di sistemi di monitoraggio per la salvaguardia e la protezione delle api, hanno realizzato il progetto “Oasi Urbane di Biodiversità” una serie di aree dedicate, all’esterno dei campus studenteschi in cui vivono, per sostenere la protezione, il benessere e la riproduzione delle api. All’interno dei CX Campus&Hotel e con il supporto della Fondazione Experience, ente filantropico impegnato sul fronte della mobilità studentesca e del diritto allo studio e su quello dell’ecosostenibilità, il programma si estenderà anche ai campus di Trieste, Milano Bicocca e Milano Novate dove gli studenti e le studentesse potranno unire lo studio alla lotta per la salvaguardia delle api, ricreando habitat ideali con risorse mellifere fondamentali.
Spostandosi da un fiore all’altro, le api impollinano oltre 170mila specie vegetali, garantendo così la biodiversità nei vari ecosistemi e permettendo lo sviluppo e la rigenerazione della natura. In un giorno le api di un alveare possono visitare fino a 225mila fiori.
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Fonte: Fondazione Experience; 3Bee
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Tra il 2021 e 2022 mio figlio era uno studente universitario.
Per avere il diritto allo studio era quotidianamente costretto a mostrare l'esito del tampone, il greenpass e la prenotazione di ogni lezionevtra gli applausi scroscianti di chi oggi sbraita "Vivalitaliantifascista".
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È opaca la denominazione dello Stato, definito ebraico pur essendo abitato per oltre il 25 per cento da non ebrei (arabo-palestinesi musulmani e cristiani, cristiani non arabi, drusi, beduini, ecc.). È opaca la formula che descrive Israele come “unica democrazia in Medio Oriente”, perché la democrazia non si concilia con l’occupazione coloniale o l’assedio dei palestinesi. È opaca la forza militare di Israele, che dagli anni 60 dispone di un armamento atomico senza mai ammetterlo. Secondo il giornalista Seymour Hersh, Tel Aviv ha già minacciato una volta l’uso dell’atomica, nella Guerra del Kippur del 1973 (The Samson Option, 1991).
Ma più opaca di tutte le politiche è l’esistenza di una lobby sionista estremamente danarosa e attiva – soprattutto in Usa e Regno Unito – che fin dalla nascita dello Stato di Israele sostiene le sue politiche di colonizzazione, e che oggi appoggia l’ennesimo tentativo di svuotare la Palestina dei suoi abitanti. Si dice che Netanyahu sta spianando Gaza e attaccando anche la Cisgiordania solo per restare al potere, senza un piano per il futuro. Quasi un anno è passato dalla strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre, e una rettifica si impone. È vero che Netanyahu teme di perdere il potere, ma un piano ce l’ha: la pulizia etnica in Palestina.
La lobby sionista ha istituzioni secolari negli Stati Uniti e Gran Bretagna e filiali ovunque. Influenza i giornali e li monitora, finanzia i politici amici. Denuncia regolarmente l’antisemitismo in aumento, mescolando antisemitismo vero e opposizione alle guerre di Israele. Nei Paesi europei operano vari gruppi di pressione tra cui l’Ong Elnet (European Leadership Network).
È chiamata a volte lobby ebraica, ma con l’ebraismo non ha niente a che vedere. Ha a che vedere con il sionismo, che è una corrente politica dell’ebraismo e che dopo molti conflitti interni ha finito col pervertire la religione. È nata nella seconda metà dell’800 e culminata nei testi e negli atti fondatori di Theodor Herzl e Chaim Weizmann. Per il sionismo politico, l’ebraismo non è una religione ma una nazione, uno Stato militarizzato, edificato in Palestina con uno slogan che falsificando la realtà era per forza bellicoso: la Palestina era “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, data da Dio agli ebrei per sempre. Secondo il filosofo Yeshayahu Leibowitz, che intervistai nel 1991, Israele era preda di un “nazionalismo tendenzialmente fascista”. Non stupisce che Netanyahu e i suoi ministri razzisti si alleino oggi alle estreme destre in Europa e Usa.
Non tutti gli ebrei approvarono la ridefinizione della propria religione come nazione e Stato. In parte perché consapevoli che la Palestina non era disabitata, in parte perché la lealtà assoluta allo Stato israeliano imposta dalla corrente sionista esponeva gli ebrei della diaspora a sospetti di doppia lealtà.
Indispensabile per capire questa fusione tra religione e Stato militarizzato è l’ultimo libro di Ilan Pappe (Lobbying for Zionism on Both Sides of the Atlantic, 2024). Lo storico racconta, proseguendo lo studio di John Mearsheimer e Stephen Walt sulla lobby (2007), la nascita del sionismo nella seconda metà dell’800, e cita fra gli iniziatori le sette messianiche evangelicali negli Stati Uniti. Sono loro che con più zelo promossero e motivarono il movimento sionista. L’idea-guida del sionismo millenarista è che Israele ha un diritto divino a catturare l’intera Palestina. Se il piano si realizza, giungerà o tornerà il Messia. Questo univa nell’800 sionisti ebrei e cristiani. C’era tuttavia un tranello insidioso: per i sionisti cristiani, il Messia arriva a condizione che gli ebrei alla fine si convertano in massa al cristianesimo.
Il sionismo colonizzatore è oggi in difficoltà. “Non in mio nome”, è scritto sugli striscioni degli ebrei che manifestano contro la nuova Nakba (“Catastrofe”, in arabo) che il governo Netanyahu infligge a Gaza come nel 1948. E che infligge in Cisgiordania dal 28 agosto.
Ciononostante i governi occidentali accettano l’equiparazione fra antisemitismo e antisionismo, per timore delle denigrazioni e manipolazioni della lobby. Quasi tutti hanno fatto propria la “definizione operativa” dell’antisemitismo adottata nel 2016 dall’International Holocaust Remembrance Alliance (cosiddetta Definizione IRHA, legalmente non vincolante). Tra gli esempi indicati, l’antisionismo e le critiche di Israele. Il governo Conte-2 si è allineato nel gennaio 2020.
Difficile in queste condizioni monitorare e combattere l’antisemitismo. L’unica cosa certa è che la politica di Israele non solo svuota la Palestina e crea nuove generazioni di resistenti più che mai agguerriti, non solo rende vano l’appello ai “due popoli due Stati”, ma mette in pericolo gli ebrei in tutto il mondo. Nel lungo termine può condurre Israele stesso al collasso.
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" Re Leopoldo II era ossessionato dall'idea di possedere una colonia, e la sua brama cadde sul bacino del fiume Congo. Per realizzare il suo sogno creò l’Associazione internazionale del Congo e finanziò l’esploratore inglese Henry M. Stanley, che nei suoi viaggi lungo il fiume stipulò una serie di trattati con i capi indigeni in nome dell'associazione. Forte di questo, Leopoldo II si presentò alla Conferenza di Berlino (1884-1885), convocata per tracciare le linee della spartizione europea dell'Africa, e ottenne l’affidamento del bacino del Congo. Il 29 maggio, il re del Belgio proclamò lo “Stato indipendente del Congo”, che diventava così di sua proprietà. Leopoldo II divise quell'enorme territorio in blocchi che affidò a compagnie private, alle quali concedeva il diritto esclusivo di sfruttare tutto quello che poteva essere asportato: avorio, olio di palma, rame, legno tropicale, ma soprattutto il caucciù, molto ricercato in Europa. Per costringere gli africani a raccogliere il caucciù (un lavoro molto pesante) il re istituì un vero e proprio sistema di terrore. Se un villaggio si rifiutava di obbedire (il lavoro non era retribuito!), arrivava la milizia delle compagnie che bruciava le capanne e sparava a vista, uccidendo tutti, donne e bambini. Per assicurarsi che i soldati avessero realmente usato le cartucce per uccidere le persone, gli ufficiali esigevano che tagliassero le mani delle vittime e le consegnassero poi al commissario, che le avrebbe contate. Un orrore in nome del profitto, del caucciù! Fu una carneficina che ridusse la popolazione del Congo da circa venti a otto milioni nel 1911. Durante il regno di Leopoldo II molti missionari, soprattutto belgi, andarono a portare il Vangelo in Congo e costruirono chiese, scuole, dispensari: “Eppure,” scrive nel suo studio The Sacrifice of Africa il teologo ugandese Emmanuel Katongole, “il ruolo del cristianesimo rimase quasi invisibile”. Il cristianesimo occidentale riteneva che il suo campo di competenza fosse il campo “spirituale” e “pastorale”, mentre allo Stato toccava l’aspetto politico. Secondo Katongole è stato questo il tipo di cristianesimo portato in Africa. "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
#Alex Zanotelli#letture#leggere#libri#citazioni#conversione#Lettera alla tribù bianca#popoli africani#umanità#Africa nera#Padre Alessandro Zanotelli#Congo belga#colonialismo europeo#XIX secolo#Henry Morton Stanley#Leopoldo II del Belgio#Emmanuel Katongole#imperialismo#Africa#Conferenza di Berlino#genocidio#caucciù#estrattivismo#terrorismo#capitalismo#missionari#cristianesimo#società africane#antropocene#schiavismo
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Tre anni fa, come oggi, un certo “signore” introdusse il green pass negando il diritto al lavoro e allo studio ad un’intera nazione. Ricordare questa vergogna e la passività del popolo italiano di fronte a questo scempio è un dovere.
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Jurassic World 3: Il dominio: I dinosauri ci ridimensionano
"Li vuoi salvare perché hanno bisogno di noi o perché hai bisogno di assolvere te stessa?". È una frase che sentiamo dire da un personaggio minore, ed è rivolta a Claire, alias Bryce Dallas Howard, in una delle prime scene di Jurassic World: Il dominio, terzo capitolo della nuova trilogia iniziata da Jurassic World, e diretto da Colin Trevorrow. Claire, con un gruppo di animalisti, sta provando a liberare dei dinosauri che sono stati catturati da alcuni bracconieri e tenuti segregati in condizioni al limite della decenza. È da aspetti come questi che si nota come il mondo dei dinosauri, in questa nuova trilogia, sia visto sotto una luce diversa, lontana da quella dei film di Spielberg, nonostante il punto di partenza sia lo stesso. È questo, in fondo, uno degli aspetti più interessanti di un film che è comunque un grande intrattenimento. Il terzo capitolo inizia spiazzando e, dopo essere diventato quasi una spy-story e un action movie, torna nell'alveo dei predecessori, e, in fondo, non delude le attese.
A quattro anni da Isla Nublar…
Jurassic World - Il Dominio: due Velociraptor in una scena del trailer
Sono passati quattro anni dalla distruzione di Isla Nublar. I dinosauri sono arrivati sulla terraferma e ormai sono tra noi: vivono e cacciano insieme agli umani in tutto il mondo. L'umanità si chiede se, una volta riportate in vita queste specie estinte, debba proteggerle o lasciarle a se stesse. E se gli esseri umani abbiano diritto all'incolumità più di altre specie. Ancora una volta, però, l'essere umano sembra tirare fuori il peggio: i bracconieri sono a caccia di dinosauri per il mercato nero, e Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) dovranno intervenire ancora una volta per sistemare le cose. Ma c'è una nuova minaccia che sembra mette in pericolo l'ordine e l'economia mondiale. E stavolta a intervenire ci saranno anche Ian Malcolm (Jeff Goldblum), Ellie Sattler (Laura Dern) e Alan Grant (Sam Neill). Sì, proprio i nostri vecchi amici del primo Jurassic Park…
La nuova trilogia ribalta il punto di vista
Jurassic World - Il Dominio: Chris Pratt in un primo piano in una scena del trailer
La grande idea alla base della trilogia di Jurassic World è proprio questa: i dinosauri sono trattati come animali, e non come mostri. E, come tali, sono delle specie da proteggere, degli esseri viventi con i loro diritti. È per questo che si battono i protagonisti della nuova saga, non solo per restare in vita e salvare il genere umano. La nuova trilogia allora, pur partendo dallo stesso punto della prima, con Jurassic World che era quasi un remake, oltre che un sequel, del primo Jurassic Park di Spielberg, è arrivata a una conclusione diversa, quasi a un ribaltamento. Non è un caso che il punto di vista ora è quello di Owen Grady: è un addestratore, un "uomo che sussurrava ai velociraptor", uno che i dinosauri li guarda da vicino, li tocca, li sente. Nella trilogia originale il punto di vista era quello dello scienziato, in qualche modo distante dai dinosauri, per lui oggetto di studio, ma non di empatia.
Jurassic World - Il Dominio: un'immagine del trailer
I dinosauri in mezzo a noi: inquietante, ma affascinante
Jurassic World - Il Dominio: il T-Rex in un Drive-In
Quella dei dinosauri in mezzo a noi è una prospettiva che è sì inquietante, ma allo stesso tempo è anche affascinante. Tolti gli animali più pericolosi, certo, è il sogno di ogni bambino che gioca con i dinosauri, con questi animali vissuti 65 milioni di anni fa che non ha mai potuto vedere dal vivo. Vedere i brachiosauri passare accanto ai camion di una segheria, con la neve che cade, è qualcosa di poetico. In fondo è questo che ci accade ogni volta che assistiamo a film di questo tipo: torniamo bambini. E la saga di Jurassic Park, da quando la lanciò un certo Steven Spielberg, ha formato centinaia di bambini e li ha fatti amare i dinosauri, e anche il cinema. Non è un caso che alcuni di quei bambini oggi fanno i paleontologi. E alcuni fanno i registi.
Un film che non ci si aspetta
Jurassic World: Il Dominio, Chris Pratt in motocicletta
Jurassic World: Il dominio è però un film che non ci si aspetta. Si gioca subito, con veloci news televisive e stralci di documentari, la carta degli aspetti paurosi, o spiacevoli, della convivenza tra umani e dinosauri, già diffusi nelle immagini di qualche mese fa. L'arrivo dei dinosauri nella nostra civiltà, tra l'altro, era stata una carta già giocata nel secondo film di Spielberg, Il mondo perduto: Jurassic park: ma quella dei dinosauri era una presenza estemporanea, e risolta in poco tempo. Qui è una presenza costante, è la nostra nuova vita, la "nuova normalità" per usare un termine in voga in questi anni. Giocata subito questa carta, il film passa ad altro. È qualcosa che ha a che fare con il Dna del cretaceo, con nuove creature, un'agricoltura geneticamente modificata. E la solita multinazionale scientifica…
Jurassic World: Il Dominio, una fotografia
Tra spy-story e action movie
Jurassic World: Il Dominio - Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum
È in questa nuova storia, una storyline a lungo parallela a quella di Owen e Claire, che entrano in scena Ian Malcolm, Ellie Sattler e Alan Grant, i personaggi del primo Jurassic Park, e che la nuova saga, da remake e sequel, sembra prendere la strada del legacy sequel, riportando in scena i vecchi personaggi. Jeff Goldblum, Sam Neill e Laura Dern, i nostri vecchi amici, sono in forma, la chimica tra loro funziona, ed è un piacere vederli. Però c'è una parte che ci allontana un po' dai dinosauri, dal classico mondo di Jurassic Park, e questa cosa finisce per spiazzare un po'. È una parte che sconfina nella spy-story, mente l'altra storyline, quella di Owen e Claire, finisce per andare nel campo dell'action movie, con gangster e inseguimenti. È una scelta che dimostra come la nuova trilogia abbia cambiato spesso genere: dal primo film, più classico, siamo passati a un fantasy-horror con il secondo Jurassic World - Il regno distrutto, diretto da Juan Antonio Bayona, mentre ora siamo tra la spy-story e l'action movie alla James Bond.
I dinosauri, nelle scene d'azione in modo naturale
Jurassic World - Il Dominio: una scena tratta dal trailer
In questo senso, cambia anche, almeno per la prima parte, la presenza dei dinosauri nel racconto. Molti di loro non hanno più delle vere e proprie scene madri, il loro ingresso ad effetto, non sono protagonisti assoluti. Sono già nel nostro mondo, e in questo modo sono inseriti in modo organico alle scene d'azione, sono naturalmente integrati in esse. Così vediamo dei velociraptor partecipare a una scena di inseguimento in moto, in modo spettacolare sì, ma anche naturale. I grandi predatori, quelli che ci aspettiamo da un film della saga di Jurassic World, arrivano comunque nella seconda parte. E fanno quello che devono fare. Anche se non sono interessati davvero a noi, ma al loro dominio sul territorio e sulla catena alimentare.
Jurassic World: Il Dominio, Bryce Dallas Howard in una foto del film
I dinosauri ci rendono umili
Jurassic World: Il Dominio, uno scontro tra dinosauri
Jurassic World: Il dominio, allora, può accontentare i fan della saga per il suo essere spettacolare, per il punto di vista nuovo che pervade il film e perché i dinosauri funzionano. Tutta la parte in cui al centro non ci sono i dinosauri rischia però di deludere qualcuno, insieme ad alcuni cattivi piuttosto stereotipati e irreali, fumettistici, da action movie, quando il film, pur nelle sue premesse fantastiche, ricerca invece sempre una sua credibilità. Ma, a conti fatti, sono difetti di poco conto. Jurassic World: Il dominio è un film spettacolare. E, come dicevamo, a suo modo è un'operetta morale. Può insegnarci, infatti, a vedere le cose in modo diverso. Come suggerisce un personaggio del film, l'idea che questa forma di vita esistesse fino a 65 milioni di anni fa ci ridimensiona. Loro ci rendono umili. Ed è così che dovremmo essere di fronte alla Terra, e alla natura.
Conclusioni
In conclusione Jurassic World: Il dominio come tutta la trilogia, mette i dinosauri sotto una luce diversa, animali e non mostri. È questo uno degli aspetti più interessanti di un film che è comunque un grande intrattenimento. Il terzo capitolo inizia spiazzando e, dopo essere diventato quasi una spy-story e un action movie, torna nell'alveo dei predecessori e, in fondo, non delude le attese.
👍🏻
L'idea di raccontare i dinosauri da un punto di vista "animalista": sono animali, con i loro diritti, sono specie da proteggere.
I dinosauri sono ben realizzati e i momenti in cui sono in scena sono emozionanti.
Il ritorno dei tre vecchi protagonisti è riuscito…
👎🏻
…ma la storyline dedicata a loro ci allontana per un po' dal mondo dei dinosauri.
Alcuni cattivi sono stereotipati ed eccessivi, e questo contrasta con un film che, al di là delle premesse fantastiche, cerca una sua credibilità.
#jurassic world#jurassic world 3#jurassic world dominion#jurassic park#jurassic world chaos theory#jurassic world camp cretaceous#jurassic world: dominion#recensione#recensioni#recensione film#review#movie review
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PRIMA PAGINA Unita di Oggi sabato, 24 agosto 2024
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Cari Fratelli Warner,
evidentemente ci sono molti modi di conquistare una città e di conservarne il dominio. Per esempio, quando questo film era ancora in fase di progetto non avevo idea che la città di Casablanca appartenesse esclusivamente alla Warner Brothers. E invece, solo pochi giorni dopo aver pubblicato il nostro annuncio, riceviamo la vostra lunga, ominosa missiva che ci intima di non usare il nome Casablanca. Sembra che nel 1471 Ferdinando Balboa Warner, il vostro bis-bis-bisavolo, mentre cercava una scorciatoia per la città di Burbank capitasse per caso sulle coste dell'Africa e, levando in aria il suo Alpenstock (barattato poi con un centinaio di acri di terra), battezzasse quel luogo Casablanca. Non riesco proprio a capire il vostro comportamento. Anche se intendete rispolverare il vostro film, sono sicuro che col tempo lo spettatore medio imparerà a distinguere Ingrid Bergman da Harpo. Io non so se ci riuscirei, ma di sicuro mi piacerebbe provarci. Voi sostenete di essere i proprietari di Casablanca e vietate a chiunque di usare questo nome senza il vostro permesso. “Ma come la mettiamo con Warner Brothers”? E' vostro anche questo? Probabilmente avete il diritto di usare il nome Warner, ma Fratelli? Professionalmente, noi siamo fratelli da molto più tempo di voi. I Marx Brothers se la sgavettavano in giro per i teatri quando il Vitaphone era ancora un sogno proibito nella mente del suo inventore, e del resto prima di noi ci sono stati altri fratelli: i Fratelli Lumière, i Fratelli Karamazov, Dan Fratelli, un esterno che giocava nel Detroit, e la canzone "Fratello, ti avanza un nichelino?" (che originariamente s'intitolava "Fratelli, vi avanza un nichelino?", ma siccome un nichelino in due era da pidocchi hanno buttato fuori un fratello e preso tutto il malloppo all'altro). E tu, Jack? Credi che il tuo sia un nome originale? Ebbene, non lo è. Si usava molto tempo prima che tu nascessi. Lì per lì mi vengono in mente due Jack: quello di "Jack e la pianta di fagioli" e Jack lo Squartatore, una figura di portata storica veramente incisiva. Quanto a te, Harry, probabilmente firmi i tuoi assegni nella ferma convinzione di essere il primo Harry di tutti i tempi; gli altri sarebbero impostori. Ma io ricordo due Harry che ti hanno preceduto. C'era Harry del faro, di rivoluzionaria memoria, e un Harry Appelbaum che abitava all'angolo fra la Novantatreesima Strada e Lexington Avenue. Purtroppo, Appelbaum non era molto noto. L'ultima volta che ho sentito parlare di lui, vendeva cravatte da Weber e Heilbroner. E veniamo allo studio Burbank. E' così che voi fratelli chiamate la vostra sede, mi pare. Il vecchio Burbank non c'è più, forse vi ricordate di lui. Era un asso del giardinaggio; sua moglie soleva ripetere che Luther aveva dieci pollici verdi. Che donna spiritosa doveva essere! Burbank era il mago che a forza di incrociare frutti e verdure li rendeva talmente scombinati e nevrotici che non sapevano mai se entrare in sala da pranzo sul piatto dei contorni o su quello del dessert.
E' solo una congettura, s'intende, ma chissà, forse i discendenti di Burbank non vedono di buon occhio quella fabbrica che si è messa a sfornare pellicole cinematografiche nel territorio della loro città, appropriandosi del nome Burbank e usandolo come copertura. E' perfino possibile che la famiglia Burbank vada più orgogliosa della patata prodotta dal vecchio che non dei vostri "Casablanca" o magari "Gold Diggers of 1931". A quanto pare mi è venuta fuori una bella filippica, ma vi assicuro che non ne avevo l'intenzione. Io "adoro" la Warner. Alcuni dei miei migliori amici sono nella Warner Brothers. E' perfino possibile che io stia commettendo un'ingiustizia nei vostri confronti e che voi, poverini, siate estranei a questo comportamento da botoli ringhiosi. Non mi sorprenderebbe affatto scoprire che i capi del vostro ufficio legale sono all'oscuro di quest'assurda diatriba, giacché io sono in buoni rapporti con molti di loro e si tratta di brave persone con i ricci neri, i completi doppiopetto e un amore per il prossimo che è più saroyaniano di Saroyan. Ho la sensazione che questo tentativo di impedirci di usare il titolo sia stato partorito dalla mente di qualche azzeccagarbugli dal musetto aguzzo, che sta svolgendo un breve apprendistato nel vostro ufficio legale. Lo conosco bene, quel genere: fresco fresco di università, affamato di successo e troppo ambizioso per seguire le naturali leggi della promozione. Questo scellerato causomane ha probabilmente istigato i vostri avvocati (che sono perlopiù brave persone con i ricci neri, i completi doppiopetto, eccetera) a tentare la diffida. Ebbene, non la passerà liscia! Gli daremo battaglia fino all'ultimo appello! Nessun esangue avventuriero legale riuscirà a spargere zizzania fra i Warner e i Marx. Dentro di noi siamo tutti fratelli, e rimarremo in armonia fino a che l'ultima bobina di Una notte a Casablanca avrà terminato di svolgersi sul suo rullo.
Ossequi,
Groucho Marx
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