#comunità di scrittura
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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"Fumare è solo una moda, non una passione" di Abeera Mirza: Una riflessione poetica sulla dipendenza
Una poesia potente che denuncia i danni della dipendenza da fumo e invita alla consapevolezza attraverso il potere delle parole.
Una poesia potente che denuncia i danni della dipendenza da fumo e invita alla consapevolezza attraverso il potere delle parole. Biografia dell’autrice: Abeera Mirza, una voce della guarigione emotiva Abeera Mirza è una poetessa e scrittrice straordinaria, conosciuta per la sua capacità di toccare i cuori con le sue parole. Laureata con la medaglia d’oro in letteratura inglese presso…
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marcogiovenale · 8 months ago
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costituire e ampliare reti sociali indipendenti
INSISTO, anche sulla scorta del continuo #shadowbanning / #censura che i social generalisti operano nei confronti delle notizie dal medio oriente e ovviamente dalla #Palestina: è pressoché indispensabile e sicuramente URGENTE costituire e ampliare #comunità online e #retisociali altrove, direi soprattutto su #Mastodon, che al momento sembra raccogliere il maggioor numero di #partecipanti (basta…
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quellaputtanaanarkika · 4 months ago
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Non so cosa stavo cercando qui.
Di italianɜ ce ne sono ben pochɜ.
Ma ho voluto portare il mio attivismo e la mia scrittura anche qui.
Mi chiamo Ace e sono una scrittrice queer, neurodivergente e disabile.
Spero che il mio blog vi possa essere utile, (parlerò di tematiche sociali e disagi vari)e che riattivi un po' la comunità italiana di Tumblr (nei miei sogni ahhaha).
E se per caso per caso, c'è qualche persona italiana che pubblica i miei stessi contenuti, potrebbe lasciarmi un commento e io potrei seguirla❤️⚧️.
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sguardimora · 5 months ago
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Martedì 27 agosto è arrivato a Mondaino l'ultimo artista selezionato nel contesto del progetto europeo Stronger Peripheries. Si tratta di Hamdi Dridi, artista di origini tunisine che vive tra Tunisi e Montpellier in Francia ma principalmente nomade, come preferisce definirsi beyond borders.
"Mi occupo di coreografia" racconta Hamdi "ma quello che mi interessa per primo è l'incontro con l'altro". Dan(s)e House trio and constellations è il titolo del progetto a cui sta lavorando: si tratta di un lavoro in cui danza, cucina e musica provano a mescolarsi sulla scena per creare un ambiente accogliente e immersivo per lo spettatore. Per questo, per la scrittura coreografica, Hamdi sta collezionando un archivio di gesti attraverso l'osservazione della preparazione di alcune ricette o particolari cibi che le persone che incontra gli propongono. L'archivio, costituito dai movimenti del corpo, in particolare tronco e braccia, servirà a definire la danza delle tre performer che saranno in scena: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, Debora N’Jiokou, danzatrici e dj, mixano, preparano le loro ricette tradizionali e danzano su una base hip hop le danze tradizionali dei loro paesi di origine, Polonia, Portogallo e Capo Verde, e le partiture di gesti scritti da Hamdi.
In queste prime giornate di residenza in Italia quindi, dopo aver trascorso nei mesi scorsi un periodo di residenza in Spagna e in Francia confrontandosi con le comunità di quei territori, Hamdi ha iniziato a incontrare alcune persone di Mondaino e dei dintorni per cercare nei loro gesti non solo l'amore per la cucina ma anche per lo stare insieme e condividere un tempo e uno spazio di vita: stare, osservare, raccontarsi e ascoltare.
Così scopriamo che il progetto è ispirato da una parte al ricordo del lavoro del padre e alla ripetizione dell'azione, nel suo caso del dipingere, dall'altro all'amore della madre per la cucina.
Nel giorno del suo arrivo a Mondaino è stato accolto da Elisa ed Erica, due sorelle che si sono trasferite da poco in collina e che hanno aperto un'associazione culturale Sentieri Felici che si occupa principalmente di curare progetti per l'infanzia.
Al nostro arrivo tutto è pronto per accoglierci al meglio. Subito entriamo in cucina ed Elisa ed Erica iniziano a illustrarci quello che ci preparerano di li a poco, cioè cassoni e piadine. E mentre mescolano gli ingredienti facendo scivolare farina e acqua tra le mani ci raccontano l'origine di quella passione per il cibo e il cucinare per qualcuno. La tradizione di famiglia, che è passata dalla nonna alla mamma, è fatta di ristoranti e forni, di gesti ripetuti e di cibi condivisi, di accoglienza e piatti tradizionali.
Nella piccola cucina si muovono agili mentre Hamdi le segue con attenzione, cercando di non perdere nessun frammento dei loro movimenti coordinati, ritmici e ripetuti: il tempo è scandito dalla ripetizione dei gesti, dall'impastare e dal farcire, dall'attesa del riposo dell'impasto alla foratura del cassone "per farlo respirare" fino alla cottura finale.
La condivisione del cibo con tutta la famiglia, i sorrisi dei bambini e i loro sguardi attenti, i profumi e i sapori chiudono per Hamdi la prima intensa giornata di incontro con la comunità.
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"Si tratta", racconta Hamdi, "di comprendere un gesto che diviene ritmico: non è la danza che prende il sopravvento ma è il gesto che nel suo essere grezzo diventa ritmico e le due cose diventano organiche: è il gesto naturale che si fa danza inscrivendosi nei corpi".
Siamo a Marazzano ora, nel comune di Gemmano, e siamo a casa di Ivan Fantini dove ha sede il suo Boscost'orto. Ci accoglie insieme alla sua compagna, la danzatrice Paola Bianchi; poi seduti in giardino attorno a un lungo tavolo Hamdi e Ivan si raccontano, sorseggiando caffè e succo di mele appena fatto.
Ivan è un cuoco eterodosso, dimissionario e anarchico. Di origine romagnola proveniente da una famiglia del sottoproletariato inizia a cucinare in casa, a sette anni, per aiutare la madre e la nonna malate: così apprende la cucina tradizionale. Da qui in avanti non abbandonerà mai il mondo del cibo e della condivisione: dall'istituto alberghiero al primo lavoro a 16 anni in un ristorante famoso della zona, per poi entrare a far parte di un circolo culturale a Rimini, Quadrare il circolo, poi l'esperienza con festival e musei fino alla Biennale Teatro diretta da Romeo Castellucci dove curava installazioni gastronomiche d’arte, che potevano essere viste, toccate, mangiate. Infine un'osteria con cucina dentro un antico mulino prima di abbandonare tutto per ritirasi nella sua casa di Marazzano.
Ci racconta, infatti, come a partire dal 2008 con l'introduzione in Italia dell'HACCP, norma che concerne la sanificazione dei luoghi e degli alimenti, siano iniziati i problemi: Ivan non ha mai accettato di sottostare a quella norma e alle leggi del mercato: non ha voluto acquistare prodotti del mondo globalizzato ma ha continuato a lavorare con i contadini della zona, che ovviamente non potevano sottostare a queste norme e dopo tre anni di multe e una crisi depressiva ha scelto di uscire dal sistema.
Ha abbandonato, si fa per dire, il suo mestiere per fare quello che non sapeva fare. Ha cominciato a scrivere. Ha disboscato un bosco per avere un'autonomia alimentare. Ha iniziato a recuperare lo scarto del capitale, ciò che la comunità non acquista, e a saccheggiare quello che la natura offre vivendo di baratto.
E proprio grazie al baratto, un amico gli ha portato del pesce fresco. Così ci mettiamo in cucina, Ivan inizia a muoversi tra lavello e spianatoia, il dialogo prosegue mentre pulisce e disseziona seppie e sgombri, affetta cipolle, raccoglie foglie di alloro, rametti di rosmarino e scorze di limone per produrre un trito aromatico speciale. Il suo ritmo è serrato e sincopato allo stesso tempo, i gesti ripetuti sono ritmici e sicuri, le mani si muovono veloci e violente.
"Vivo il lusso della povertà: ho relazioni umane e politiche molto potenti in tutta Italia. Sono felice, malgrado quello che accade nel mondo", ci dice. Intanto i suoni e gli odori del cibo iniziano a pervadere lo spazio nonostante siamo all'aperto.
E Hamdi osserva, registra con gli occhi ogni movimento e con le orecchie, grazie anche al supporto di Anouk nella traduzione, le parole: lo sguardo non si arresta, entra ed esce dalla cucina, segue ogni movimento di Ivan.
E si tessono fili.
"La cucina è musica: come reagisce chimicamente la padella è un concerto."
"Conoscere le regole per poterle sovvertire. Opero come fa un musicista jazz che conosce le note e improvvisa." 
"La cucina è una danza, un gesto poetico e brutale allo stesso tempo!"
"La cucina come tutto è poetica e politica: quando cucino ho una specie di rabbia".
Così, tra una battuta e l'altra, si arriva al pranzo condiviso in giardino: il lungo tavolo apparecchiato si riempie e ci accoglie. E ce ne andiamo, ricchi di questo nuovo incontro.
#Tandem 11
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On Tuesday, August 27, the last artist selected for the European project Stronger Peripheries arrived in Mondaino. His name is Hamdi Dridi, a Tunisian artist who lives between Tunis and Montpellier in France but is primarily nomadic, as he prefers to define himself beyond borders.
“I work in choreography,” Hamdi explains, “but what interests me most is the encounter with others.” The project he is working on is titled Dan(s)e House Trio and Constellations: it is a work in which dance, cooking, and music try to blend on stage to create a welcoming and immersive environment for the audience. For this, in choreographic writing, Hamdi is collecting an archive of gestures through the observation of the preparation of certain recipes or particular foods proposed by the people he meets. The archive, consisting of body movements, especially torso and arms, will be used to define the dance of the three performers who will be on stage: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, and Debora N’Jiokou, dancers and DJs who mix, prepare their traditional recipes, and dance traditional dances from their countries of origin—Poland, Portugal, and Cape Verde—on a hip-hop base, along with the gesture scores written by Hamdi.
In these first days of residency in Italy, after spending time in Spain and France in the previous months interacting with communities in those regions, Hamdi has started to meet some people from Mondaino and the surrounding areas to look for not only the love for cooking but also for being together and sharing a time and space of life: being, observing, storytelling, and listening.
We discover that the project is inspired partly by memories of his father’s work and the repetition of the action, in his case painting, and partly by his mother’s love for cooking.
On the day of his arrival in Mondaino, he was welcomed by Elisa and Erica, two sisters who have recently moved to the hills and opened a cultural association, Sentieri Felici, which mainly deals with projects for children.
Upon our arrival, everything is ready to welcome us in the best possible way. We immediately enter the kitchen, and Elisa and Erica begin to show us what they will prepare for us shortly: cassoni and piadine. As they mix the ingredients, letting flour and water slide between their hands, they tell us about their passion for food and cooking for others. The family tradition, passed down from grandmother to mother, is made of restaurants and bakeries, repeated gestures, shared foods, hospitality, and traditional dishes.
In the small kitchen, they move gracefully while Hamdi watches them closely, trying not to miss any part of their coordinated, rhythmic, and repeated movements: time is marked by the repetition of gestures, from kneading and stuffing, from waiting for the dough to rest to puncturing the dough box “to let it breathe” until the final baking.
Sharing the food with the whole family, the smiles of the children, and their attentive gazes, the aromas and flavors close for Hamdi the first intense day of meeting with the community. “It’s about,” Hamdi recounts, “understanding a gesture that becomes rhythmic: it’s not the dance that takes over but the gesture that, in its rawness, becomes rhythmic and the two things become organic: it’s the natural gesture that becomes dance inscribed in the bodies.”
We are now in Marezzano, in the municipality of Gemmano, at Ivan Fantini’s home where his bosco-storto (wooded garden) is located. He welcomes us together with his partner, dancer Paola Bianchi; then seated in the garden around a long table, Hamdi and Ivan share stories while sipping coffee and freshly made apple juice.
Ivan is an unorthodox and anarchic cook. Of Romagnolo origin, coming from a working-class family, he began cooking at home at the age of seven to help his sick mother and grandmother: this is how he learned traditional cooking. From then on, he never left the world of food and sharing: from culinary school to his first job at 16 in a famous local restaurant, then joining a cultural circle in Rimini, Quadrare il Circolo, then working with festivals and museums up to the Biennale Theater directed by Romeo Castellucci, where he curated gastronomic art installations that could be seen, touched, and eaten. Finally, an inn with a kitchen inside an old mill before abandoning everything to retire to his home in Marazzano.
He tells us how, starting from 2008 with the introduction of HACCP in Italy, a regulation concerning the sanitation of places and food, problems began: Ivan never accepted complying with that regulation and market laws: he did not want to buy products from the globalized world but continued to work with local farmers, who obviously could not comply with these regulations, and after three years of fines and a depressive crisis, he chose to leave the system.
He “left,” so to speak, his profession to do what he didn’t know how to do. He began writing. He cleared a forest to achieve food self-sufficiency. He started recovering discarded capital, what the community does not purchase, and to forage what nature offers, living off barter.
And it was thanks to barter that a friend brought him fresh fish. So we enter the kitchen, Ivan starts moving between the sink and the counter, the conversation continues as he cleans and fillets cuttlefish and mackerel, slices onions, gathers bay leaves, rosemary twigs, and lemon peels to make a special aromatic blend. His rhythm is tight and syncopated at the same time, the repeated gestures are rhythmic and sure, his hands move quickly and forcefully.
“I live the luxury of poverty: I have very strong human and political relationships throughout Italy. I am happy, despite what happens in the world,” he tells us. Meanwhile, the sounds and smells of the food begin to fill the space even though we are outside.
And Hamdi observes, recording with his eyes every movement and with his ears, thanks also to Anouk's help with the translation, the words: his gaze does not stop, entering and exiting the kitchen, following every movement of Ivan.
And threads are woven.
“Cooking is music: how the pan reacts chemically is a concert.”
“Knowing the rules to overturn them. I operate like a jazz musician who knows the notes and improvises.”
“Cooking is a dance, a poetic and brutal gesture at the same time!”
“Cooking, like everything, is poetic and political: when I cook, I have a kind of anger.”
So, between one comment and another, we arrive at the shared lunch in the garden: the long table is set and welcomes us. And we leave, enriched by this new encounter.
#Tandem 11
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my-lady-galadriel · 6 months ago
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Due anni di ESTEL... 💚💙
Ad aprile, precisamente il 28, il mio forum ESTEL – Evviva Scrivere Trame E Leggere! ha compiuto due anni.
(Non so di preciso perché lo sto scrivendo qui adesso... Mi ronzava per la testa da mesi di fare una sorta di post "commemorativo", ma finora ho avuto altre cose a cui pensare, perciò non ero mai riuscita a scriverlo e non ero nemmeno sicura di volerlo mettere su Tumblr 😅.)
Sono stati due anni interessanti e formativi. Ho conosciuto persone capaci di creare una comunità di lettori e scrittori, andando oltre la malsana mentalità social (di cui ho già abbondantemente parlato) che trasforma tutto in numeri, visualizzazioni e "mi piace". Ho conosciuto persone pronte a mettersi in gioco per organizzare iniziative di scrittura amichevoli, senza competizione, ma solo per amore verso la scrittura e sano desiderio di condividere qualcosa.
Soprattutto, però, ho conosciuto persone disposte a mettersi in ascolto e a dedicare una piccola parte del loro tempo a qualcun altro.
Questa è la cosa più bella, la cosa che più mi rende felice.
Non dirò che è tutto rose e fiori, che ogni dettaglio funziona alla perfezione e che non ho mai avuto momenti di scoraggiamento o difficoltà, perché sarebbe falso. Gestire un forum non è una passeggiata – e la mia tendenza a prendere tutto seriamente, forse con eccessiva sensibilità e pignoleria, non mi facilita di certo le cose. Ciononostante, sarei una sciocca a non riconoscere di aver trovato utenti che hanno tanta buona volontà, che si leggono di buon grado a vicenda, che capiscono l'importanza di lasciare commenti sinceri e sentiti dopo aver letto un racconto o un capitolo di una storia.
Diciamocelo chiaro, rispetto alle mie precedenti esperienze c'è un abisso di differenza.
Quando ero su Wattpad mi sentivo sola e frustrata nove volte su dieci, odiavo il sistema delle classifiche e non trovavo quasi mai storie interessanti da leggere. Su ESTEL, al confronto, c'è una scelta di letture ridottissima, eppure mi sono imbattuta in diverse storie che hanno saputo incuriosirmi, affascinarmi, intrattenermi, emozionarmi.
Sono tornata a leggere online per il piacere di farlo, dopo più di tre anni in cui mi preoccupavo principalmente di leggere qualcosa nella speranza che qualcuno s'interessasse a quello che scrivevo e interagisse un po' con me. Perché su Wattpad – inutile negarlo – era così: io leggo te, tu leggi me, ci mettiamo stelline (ovvero "mi piace") a vicenda e finisce lì. Cerchiamo tutti di emergere anche se nessuno sa bene come funzionino le classifiche. Ah, e ovviamente i followers sono tali per modo di dire: quasi nessuno degli utenti che ti segue poi ti legge davvero. Insomma, uno scambio limitato e fondato su rapporti virtuali puramente utilitaristici.
Per me un sito di scrittura dev'essere tutt'altro. Non dev'essere un social network, non deve basarsi su stelline, cuoricini o "mi piace", tanto meno su assurde classifiche gestite da un algoritmo.
Semplicemente non dev'essere un luogo in cui ciascuno si pone su un piedistallo e crea la sua vetrina aspettando di essere notato dagli altri.
La scrittura e la lettura, a mio parere, servono per costruire un dialogo. Per mettersi in relazione con le persone, aprirsi a una socialità sana, conoscere degli spiriti affini. È questo ciò in cui credo profondamente e che mi ha portata a fondare ESTEL, che non a caso è un forum, non certo un social network.
Il numero di partecipanti è ridotto e ho ragione di credere che non aumenterà, ma in fin dei conti non ha importanza: la disponibilità e il sostegno delle utenti più attive sono molto preziosi, e mi aiuteranno ad andare avanti 💖
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katnisshawkeye · 7 months ago
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Lirael
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Scheda informativa
Titolo originale: Lirael
Secondo capitolo de: Trilogia del Vecchio Regno
Autore: Garth Nix
Editore: Fazi Editore
Prima edizione: 2023
Pagine: 498
Prezzo: € 18,50
Trama
Sono passati tanti anni da quando Sabriel, la regina Abhorsen, ha sconfitto il malvagio Kerrigor; anni in cui il Vecchio Regno ha conosciuto pace e prosperità. Ma il confine tra il regno dei vivi e l'oltretomba sta per essere nuovamente messo a rischio. Lirael vive nel Ghiacciaio delle Clayr, ma non si è ma sentita veramente parte di questa comunità di chiaroveggenti. A quattordici anni ancora non possiede il dono della Veggenza, ovvero la capacità di guardare nel presente per scorgere un possibile futuro. In preda alla solitudine e a un forte senso di insicurezza, Lirael cerca di distrarsi trascorrendo le giornate nella Grande Biblioteca, dove di nascosto studia leggende e antichi incantesimi in compagnia di una misteriosa amica a quattro zampe. Dall'altra parte del Muro, ad Ancelstierre, il principe Sameth si sente altrettanto solo e incerto di fronte a un futuro che lo attende. Prima o poi dovrà ricoprire il ruolo di Abhorsen seguendo le orme di sua madre Sabriel, ma la prospettiva di avere a che fare con i morti lo terrorizza. Mentre Lirael scopre tra le pagine dei libri una profezia sul suo conto che la condurrà in una missione disperata, anche Sameth si mette in viaggio per salvare un amico da nuove forze oscure che sembrano minacciare il Vecchio Regno; ma i morti non potranno essere rimandati indietro definitivamente finché non verrà alla luce il segreto che lega il destino dei due protagonisti.
Recensione
È il viandante a scegliere il sentiero o il sentiero che scegli il viandante?
Anche Lirael, come Sabriel, è la storia di un viaggio sia fisico sia di conoscenza personale, ma — a differenza di Sabriel — Lirael è un viaggio a duplice voce: quella di Lirael stessa, e quella del figlio di Sabriel e Touchstone, Sameth.
Questo nuovo viaggio, infatti, è un viaggio in cui sia Lirael sia Sameth affrontano i propri destini, trovandosi a comprendere meglio loro stessi e a scoprire che, qualunque cosa il destino abbia avuto il destino per loro, non è veramente stato scritto. Loro stessi sono artefici del loro destino, o dei loro possibili destini: le stesse Clayr, che vedono i possibili futuri, ritengono che siano le scelte che si compiono nel presente che determinano il proprio futuro.
Il mondo creato da Garth Nix è così ben costruito da sembrare reale, complice anche il fatto che oltre il Muro vi è effettivamente un mondo che sembra essere esattamente quello reale, con la magia che non esiste e non funziona — così, come d'altro canto, non funzionano le tecnologie del mondo oltre il Muro. La scrittura dei protagonisti, poi, è così ben fatta da farti empatizzare con loro, complice anche le sensazioni che essi provano, così simili a quelle in cui ci si può effettivamente ritrovare.
Valutazione
★★★★★ 5/5
La serie Trilogia del Vecchio Regno
Sabriel Lirael Abhorsen
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Juice Sanguinis
Francesco Paolo de Ceglia è stato già protagonista di uno dei miei post bibliofili, qualche anno fa, quando scrisse un libro eccezionale sulla Storia del Miracolo di San Gennaro, che fu una lettura entusiasmante. È con lo stesso spirito di curiosità che ho comprato il suo ultimo, lavoro, dal titolo, non si può dire altro, gotico:
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Anche in questo caso si tratta di una Storia Naturale, intesa come studio e descrizione dei componenti della natura, che stavolta riguarda i vampiri. Dico subito una cosa: non esiste una traduzione precisa del concetto di “vampiro” e persino la sua etimologia è oscura e misteriosa (va da sé, visto l’argomento, si potrebbe pensare), ma è chiaro che la nostra idea di “Vampiro” un succhiasangue spesso ben vestito che abita un castello terrificante sta al termine come Babbo Natale sta alla Coca-Cola. E lo spiega, con la sua scrittura precisa e barocca, il professore de Ceglia, che insegna Storia della Scienza presso l’Università di Bari, intraprendendo un percorso affascinante che parte da un dato storico: a metà del 1700, un po’ per pruderie editoriali un po’ per motivi politici, alcuni resoconti di ufficiali dell’Impero Austro-Ungarico, mandati da Vienna in sperduti angoli orientali dell’Impero, scoprirono che le popolazioni locali avevano “problemi” riguardanti dei “ritornati”, persone cioè morte ma che continuavano a disturbare la popolazione, soprattutto i familiari. Si fecero indagini, autopsie, e tra il preoccupato e lo scettico quei documenti arrivarono a Vienna, e segretamente poi pubblicati e ripresi da numerose Riviste Scientifiche e letterarie che accesero la miccia sui morti viventi dell’Europa orientale. Da qui, con un lavoro filologico e storico impressionante (oltre 1000 note, più di 400 tra Autori e Testi citati) de Ceglia indaga a ritroso sulle tradizioni legate a queste presenze, al ruolo che la Chiesa ha giocato sulla loro diffusione o sul loro confinamento, sulle problematiche teologiche, storiche e persino economiche. E si scopre che sotto la definizione vampiro si annidano figure che adesso definiamo con altri nomi, come gli zombie, ma che a seconda del contesto avevano caratteristiche specifiche, e molte altre comuni, che attraversano per centinaia di anni alcune zone dell’Europa. La storia è, il più delle volte, sempre la stessa: dopo il suo decesso, un membro marginale della comunità, spesso segnato da caratteristiche fisiche peculiari, ritorna col proprio corpo (e non semplicemente come spettro evanescente) a tormentare la popolazione del proprio villaggio, del tutto indifferente alla ratio che vorrebbe un corpo sepolto, e riesumato solo per accertarne l’assenza di decomposizione o eventualmente arderlo, inamovibile e del tutto incapace di vagare quando cassa e terra lo abbracciano. Ma non fu sempre così, e la categorizzazione delle varie differenze è meravigliosa, come lo scoprire perchè, e nel libro è prontamente spiegato, ci sono intere fasce di territorio europeo dove questo fenomeno non si riscontra. 
Ma Dracula? Beh, questo lo posso svelare: fu un bellissimo ma cagionevole di salute scrittore irlandese, che nel 1890 stava scrivendo un libro, dal titolo provvisorio di Conte Wampyr lo inventò. Si imbattè in un libello nascosto in una biblioteca, Resoconto sui principati di Valacchia e Moldavia, nel quale aveva letto: “Dracula in lingua valacca significa Diavolo. I Valacchi avevano l’abitudine all’epoca, e ce l’hanno ancora oggi, di dare questo soprannome a tutte le persone che si distinguono per coraggio,. azioni crudeli o abilità”. Persino il riferimento a Vlad III Dracula, detto l’Impalatore (Tepes,  nomignolo che si sarebbe affermato dopo la sua morte) è piuttosto occasionale. Quando uscì il suo romanzo, nel 1897, il clamoroso successo e l’imperitura trasfigurazione in opere teatrali e soprattutto cinema e televisione (potere dell’immagine, punto dell’era contemporanea) Dracula si trasformò in un elegante mordicollo, che odia la luce, che preferisce le tenebre e che trasforma chi morde in vampiro (che leggendo il libro sono caratteristiche che non si riscontrano, se non in minima parte, nelle storie dei vampiri “naturali” e sono tutta farina del sacco di Stoker).
Soprattutto, e qui sta la bellezza secondaria, è un grande affresco sul ruolo storico, culturale, politico e simbolico del rapporto con l’altro, con il diverso e, en passant, con la morte. E ci sono delle osservazioni che davvero entusiasmano (per chi leggerà il libro, raccomando particolare attenzione all’introduzione dell’idea del Purgatorio o come, per evitare pericolose contaminazioni, i segnali di santità sui corpi cambino repentinamente per non confondersi con quelli dei “non morti”).
È una lettura impegnativa, sia per l’argomento, per il tono da pubblicazione accademica (ma molto ironica e in alcuni passaggi esilarante) e anche per il prezzo del volume (34€) ma che scandaglia la storia dai miti greci fino a Buffy L’ammazzavampiri e True Blood o Twilight, nuovi fenomeni che cambiano ancora radicalmente la figura del vampiri, regalandole nuove e inaspettati rappresentazioni. D’altronde il possesso della conoscenza non uccide il senso di meraviglia e mistero. C’è sempre più mistero (Anaïs Nin).
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Cecilia Vicuña
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La donna di oggi è Cecilia Vicuña, artista visiva, poeta e attivista cilena, nota per le sue performance poetiche che rivendicano la sua identità femminile provando a riscrivere la storia della cultura indigena.
È creatrice di una poetica speciale che interseca arte e coscienza ecologica.
Il suo lavoro porta avanti conoscenze millenarie attualizzate con performance, film, installazioni, sculture, libri e gesti della vita quotidiana.
Ha scritto 25 libri di arte e di poesia, tradotti in sette lingue e anticipato i più recenti dibattiti su ecologia e femminismo decoloniale, immaginando nuove mitologie personali e collettive. Molte delle sue installazioni sono realizzate con materiali trovati e detriti abbandonati che intesse in delicate composizioni, nelle quali il microscopico e il monumentale trovano un fragile equilibrio, la sua arte è precaria, intima e, insieme, potente.
I suoi dipinti si ribellano alla forma, mettendo al centro l’immaginazione di una donna indigena.
Oggi le sue opere fanno parte delle collezioni di importanti musei tra cui il Guggheneim, il MoMa, la Tate, il Museo d’Arte Latinoamericana di Buenos Aires e il Museo Nazionale delle Belle Arti di Santiago del Cile.
È nata a Santiago del Cile il 27 luglio 1948 in una famiglia di artisti e intellettuali. Dal 1966, dopo aver iniziato con tele astratte, ha iniziato a lavorare a un  progetto che ancora oggi porta avanti, le precarios, sculture assemblate con materiali da recupero, esposte agli agenti atmosferici e alle maree.
Nel 1967 ha fondato il suo primo gruppo, Tribu No, che realizzava azioni artistiche collettive nella città di Santiago.
Nel 1968 ha pubblicato il suo primo poema sul periodico messicano El Corno Emplumado.
Dagli anni ’70, il suo lavoro si è confrontato visivamente e poeticamente con i rituali dell’America latina, delle popolazioni aborigene australiane, del Sudafrica e dell’Europa paleolitica. Le sue esibizioni, installazioni site-specific, quipu, sculture, dipinti, disegni e testi legano il filo rosso al sangue mestruale e alla continuità della vita.
Dopo aver esposto per la prima volta al Museo Nazionale delle Belle Arti di Santiago ed essersi laureata in Belle Arti, nel 1972 è partita per Londra per specializzarsi alla Slade School of Fine Art.
Si trovava in Gran Bretagna quando, l’11 settembre 1973, c’è stato il violento colpo di stato militare contro Salvador Allende guidato da Pinochet e ha chiesto asilo politico.
L’anno seguente ha fondato il gruppo Artists for Democracy per raccogliere fondi per la Resistenza cilena e organizzato il Festival of Arts for Democracy in Chile che ha visto partecipare 320 artisti e artiste internazionali tra cui Julio Cortázar, Christo e Sol LeWitt. Durante il Festival erano stati denunciati i soprusi commessi dalla dittatura militare di Pinochet e dalle altre dittature dell’America Latina e la violazione dei diritti umani.
Nel 1975 si è trasferita a insegnare storia dell’arte e poesia latinoamericana all’università di Bogotà, ha lavorato in ambito teatrale e condotto laboratori artistici con la comunità guambiana della Valle del Cauca, esperienza che l’ha portata ad approfondire il suo legame con la cultura indigena.
Quando al Concorso nazionale di poesia Eduardo Coté Lamus le è stato negato il premio a causa del tono erotico e irriverente della sua opera, è partita una serie di azioni artistiche di protesta che le hanno dato grande fama. 
A questo periodo risalgono le Palabrarmas, neologismo che unisce le parole (palabra) con le armi (armas), concretizzate attraverso varie tecniche artistiche che spaziano dal disegno alla performance, dalla scrittura ai film, come risposta poetica alla distorsione del linguaggio e alla violenza delle menzogne. 
Nel 1980 ha realizzato il suo primo documentario, ¿Qué es para usted la poesía? (Cos’è per voi la poesia?), oggi nella collezione del MoMA.
A New York ha collaborato con il periodico Heresies: A Feminist Publication on Art and Politics, leggendario gruppo di artiste e intellettuali femministe.
Nel 1981 ha esposto per la prima volta al MoMA, nella collettiva Latin American Video. 
Tra i viaggi in giro per l’America Latina e gli Stati Uniti, producendo reading, performance poetiche e esposizioni, non ha mai smesso di scrivere libri.
Nel 1995 ha tenuto il primo seminario con la comunità rurale di Caleu, in Cile, per promuovere la riscoperta delle conoscenze ancestrali dando origine a un metodo di educazione decolonizzatrice che ha chiamato Oysi, titolo che ha dato alla sua organizzazione senza scopo di lucro.
Nel 1997 è stata pubblicata la biografia The Precarious. The Art and Poetry of Cecilia Vicuña. L’anno successivo ha realizzato la prima mostra multimediale Cloud-net, dedicata al riscaldamento globale e all’estinzione delle specie e delle civiltà, temi che denuncia e porta avanti, instancabile, in ogni suo lavoro.
Numerose sono state le esposizioni e retrospettive tenute in giro per il mondo e le conseguenti acquisizioni da parte dei più importanti enti museali internazionali.
Nel 2015 è stata nominata Messenger Lecturer per il Dipartimento di Antropologia della Cornell University per contribuire all’«evoluzione della civiltà con lo scopo specifico di elevare lo standard morale della nostra vita politica, commerciale e sociale».
Nel 2017 ha partecipato a documenta 14, una delle più importanti esposizioni d’arte contemporanea nel mondo.
Nel 2018 ha ricevuto il premio Achievement Award assegnato da Cisneros Fontanals Art Foundation ed è stata nominata Sherry Memorial Poet in Residence 2018 per il Programma di poesia e poetica dell’Università di Chicago.
Nel 2019 ha ricevuto il Premio Velázquez di arti plastiche assegnato dal Ministero della cultura e dello sport della Spagna.
Al Centro Cultural España di Santiago del Cile, ha presentato Minga del Cielo Oscuro, convocando personalità del mondo dell’arte, astronomia, archeologia, musica ed etnomusicologia per riflettere sull’oscurità del cielo notturno e sulle molteplici conseguenze ecologiche, neurologiche e sociali della sua scomparsa.
Il 23 aprile 2022 è stata la prima artista cilena a ricevere il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia. Per l’occasione ha realizzato l’installazione site specific NAUfraga, dedicata alla fragilità (fraga) della laguna.
Il 3 maggio 2023 ha ricevuto la Laurea honoris causa dall’Università del Cile.
Per i suoi meriti, la poetica, l’instancabile ricerca e il fervente attivismo, si può considerare tra le più interessanti protagoniste dell’arte contemporanea.
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thejackind · 2 days ago
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⁒‌ «Come l'acqua
è il bello..
di esistere
di-scorrendo!»
Vai al post: https://www.instagram.com/p/B6wBfltKOx7/
Commenta e accendi il cuore: ♡❤
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La #WordsMakerFactory si presenta.
La #WMFTJK sono io, #MaurizioCACCIATORE; nella Rete, #TheJACKIND (blog in #bio).
Avvio la mia presenza su #Instagram con una delle mie radicate passioni: la #scrittura e l'#artecalligrafica.
Dal mio 1990, mi presento | vi presento la #poesia nella mia #calligraphicart.
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| #Sharesilience (la filosofia del mio progetto è “resilienza nella condivisione”, ovvero: “la comunità fa resilienza”!)
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#Penna a #sfera / #roller #pens.
#Penart.
#Calligrafia; #parole / #words.
#Illustrazione / #illustration.
#Tre.
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#Instashare.
#Instaphoto; #instalike; #instart / #start in #art.
#Artstagram.
Fonte:
► https://mauriziocacciatore.blogspot.com/
instagram
► #IlCacciatoreRoughGuide.
instagram
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antro-dei-fumetti · 10 days ago
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Fangirl 1
Cath è una fan di Simon Snow. Ok, tutti sono fan di Simon Snow, ma per Cath essere fan è la sua vita. La sorella di Cath si è per lo più allontanata dal fandom, ma Cath non riesce proprio a lasciarsi andare… Cath non ha bisogno di amici IRL. Ha sua sorella gemella, Wren, ed è una popolare scrittrice di fanfiction nella comunità di Simon Snow con migliaia di fan online. Ma ora che è al college, Cath è completamente fuori dalla sua zona di comfort. Improvvisamente ci sono tutte queste nuove persone nella sua vita. Ha una coinquilina scontrosa con un fidanzato affascinante, un professore di scrittura che pensa che le fanfiction siano la fine del mondo civile, un nuovo affascinante compagno di scrittura… E per tutto il semestre si sente a malapena da Wren!
Cath è una fan di Simon Snow. Ok, tutti sono fan di Simon Snow, ma per Cath essere fan è la sua vita. La sorella di Cath si è per lo più allontanata dal fandom, ma Cath non riesce proprio a lasciarsi andare… Cath non ha bisogno di amici IRL. Ha sua sorella gemella, Wren, ed è una popolare scrittrice di fanfiction nella comunità di Simon Snow con migliaia di fan online. Ma ora che è al college,…
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Auguri di Buon Natale, Buone Feste e Felice Anno Nuovo 2025 a tutti gli autori di Alessandria Today da Pier Carlo Lava
Un messaggio speciale di gratitudine e auguri per un nuovo anno ricco di successi e soddisfazioni.
Un messaggio speciale di gratitudine e auguri per un nuovo anno ricco di successi e soddisfazioni. Cari autori di Alessandria Today, in questo momento speciale dell’anno, desidero rivolgervi un pensiero di profonda gratitudine e stima per il contributo straordinario che ognuno di voi ha dato alla crescita e al successo del nostro progetto editoriale. Il vostro impegno, la vostra creatività e la…
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storieditramonti · 24 days ago
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Dicembre
Quelqu'un d'autre , Guillaume Musso - Visto che mi era piaciuto La vita segreta degli scrittori, ci ho riprovato. Anche qua, scrittura a più voci, anche se poi due, si scopre. appartanevano alla stessa persona... Si fa leggere.
Olga muore sognando, Xochitl Gonzalez - Ambientato a Brookiln nella comunità di espatriati portoricani, scrittrice messicana, ho dovuto mandarlo anche a Silvana, con tutte ste implicazioni latinoamericane :-)
Intermezzo, Sally Rooney - Anche qua, come con Musso, visto il buon esito con Persone normali, ho replicato. Non ho avuto modo di pentirmene, scrive bene la tipa, i conflitti familiari evidentemente sono il suo forte, ma qua sono molto più centrali, come i sensi di colpa. Il sesso, c'era e c'è, ma d'altronde il sesso è centrale per definizione, non ci sarebbe vita senza sesso...
Intermezzo l'ho finito oggi, primo gennaio, alle ultime luci del giorno. Un altro tramonto, ancora una storia che finisce, persone (personaggi, ma durante il processo capita diventino semplicemente degli amici) da salutare più o meno per sempre. Ho tanta carne al fuoco, scegliere da cosa iniziare non sarà facile, ma oggi no, devo elaborare il lutto, la separazione. Domani sarà un altro giorno, domani si vedrà.
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giuseppepiredda · 2 months ago
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Se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio, considerate queste cose della Scrittura
Se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio, considerate queste cose della Scrittura Cari fratelli e sorelle nel Signore, voi sapete che l’ambiente religioso evangelico si divide in molte comunità e denominazioni varie, il quale si caratterizza dal fatto che in esso si annunzia la salvezza per sola fede nel nome di Gesù Cristo, e non una salvezza per opere, e al di fuori di Gesù di…
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paoloferrario · 2 months ago
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Dialogo con Sonia Scarpante, docente in scrittura terapeutica
Da semplice strumento di comunicazione la scrittura, attualmente, è divenuta una componente riconosciuta e rispettata nel campo della salute mentale.È utilizzata in una varietà di contesti, dai centri di consulenza alle scuole, dagli ospedali alle comunità online, come strumento per promuovere la guarigione, l’autoconsapevolezza e il benessere emotivo. …. per l’intervista vai al sito “C’è una…
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silviatorani · 2 months ago
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Saremo noi: Giorno 19
Oggi il mio cervello era in modalità distrazione e ci ho messo parecchio a concentrarmi su quello che stavo facendo e a entrare nel flusso della scrittura ma, soprattutto sul finire della sessione, la scena a cui stavo lavorando mi ha preso molto, almeno finché non è suonata la sveglia che ogni giorno mi avvisa di andare a prendere mio figlio all'asilo. Sad, ma almeno avrò più voglia di mettermi a scrivere domani per riprendere da dove ho lasciato.
Quante parole ho scritto: 912 // 21567 (totale)
Quando ho scritto: dalle 10:30 alle 12:30.
Che musica ho ascoltato: Oltre alla playlist del romanzo ho ascoltato tutto quello che sono riuscitɘ a trovare su Spotify di SOFIA ISELLA, perché sì, I'm obsessed.
Osservazioni: La scena che ho iniziato oggi la aspettavo da un po'. Uno dei riferimenti che sto tenendo a mente per Saremo noi sono i romanzi di Casey McQuiston, in particolare Ancora una fermata e Ho baciato Shara Wheeler: sono libri pieni di comunità e gioia queer, e mi piacerebbe ricreare quell'atmosfera anche nel mio romanzo. La scena di oggi è pensata proprio in questa direzione, perché il gruppetto di concorrenti queer si sta consolidando e accolgono Cielo fra di loro.
Estratto di oggi:
Sofia sbatte i palmi sul tavolo e si guarda intorno. «Aspetta, sul serio? Siamo tutte queer qui?» «Vediamo…» Angel le indica una dopo l’altra. «Voi siete una specie di comune saffica, no?» Le ragazze si scambiano un’occhiata di ammissione e annuiscono. «Preferiamo il termine “congrega femminista”, ma comune saffica ci piace.» «Ecco. Io sono gay ed enby. Maryam è un’orgogliosa lesbica musulmana…» Maryam alza gli occhi al cielo. «…e la nostra Èirene—» «Irene» lo corregge lei. «La nostra Irene è bi.» Sofia si volta verso di me. «E Cielo?» «Già…» Angel congiunge le dita e mi scruta con le palpebre socchiuse. «Tu cosa sei? Perché il mio gaydar sicuramente capta qualcosa.» Fa un gesto circolare a mano aperta davanti a sé. «Ma non riesco a capire cosa, di preciso.» Irene affonda nelle spalle e tiene lo sguardo fisso sulla tavola. «Dai, non metterla a disagio… Non è il genere di domande che si fa così.» Maryam mi guarda con la coda dell’occhio. «Non devi rispondere, se non vuoi.» «Uhm… No, va bene.» Mi inumidisco le labbra. «Io sono aroace.» Irene sposta lo sguardo su di me e mi fissa intensamente. Probabilmente non sa cosa significhi. Mi schiarisco la voce. «Aromantica e asessuale. Non provo attrazione romantica o sessuale per nessun genere.» Angel storce le labbra. «Uhm, peccato.» Uno scalpellotto di Maryam colpisce la sua nuca. «Ahi!» Angel si massaggia la testa con una mano. «Mai?» chiede Sofia guardandomi. «È difficile dirlo, soprattutto per l’attrazione romantica. A volte mi sembra di innamorarmi di qualcuno, ma ho sempre l’impressione che sia più che altro il modo in cui la società mi ha insegnato a dare un senso a quei sentimenti.» Sofia borbotta. «Eterocispatriarcato di merda.» Sorrido. «Però sì, ogni tanto trovo una persona per cui provo un’attrazione platonica o estetica con cui vorrei formare un legame emotivo profondo, anche se non ha nulla a che vedere con il romanticismo. E sono sempre ragazze.» Irene mi sta fissando, ma quando la ricambio, sposta in fretta lo sguardo da un’altra parte. «Quindi sei una saffica anche tu!» esclama Sofia raggiante. Alzo le spalle. «Non ci ho mai pensato in questi termini, ma immagino di sì.»
E qui è esattamente quando ha suonato la sveglia. A domani con il seguito della scena!
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katnisshawkeye · 2 years ago
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The Hunt I
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Scheda informativa
Titolo completo: The Hunt I - Che la caccia abbia inizio Autore: Charlie Moon Editore: Sonzogno Prima edizione: giugno 2023 Pagine: 234 Prezzo: € 18,90
Trama
Builth Wells, Galles. A prima vista, sembrerebbe un ordinario ballo d’inverno: adolescenti in abiti eleganti, musica di dubbio gusto e l’atteso lento da condividere con la crush di turno. Charlie vorrebbe evitare tutto ciò, non sapendo come confessare a Tom che non potrà mai innamorarsi di lui, né recuperare il rapporto con Lance e Jake, un tempo suoi migliori amici, ora quasi estranei. Ma quando, al ballo, Charlie incontra per caso Hailee, tutti i ricordi riaffiorano e il suo cuore torna a battere per lei. E proprio quando le incomprensioni e le tensioni irrisolte sono sul punto di esplodere, succede il peggio: tre misteriosi sconosciuti tentano di rapire Jasmine, la sorella di Jake. Nell’impeto della lotta per cercare di salvarla, uno dei ragazzi scopre di potersi trasformare in un animale totem, acquisendo straordinarie capacità sensoriali. Ma da dove derivano questi poteri? Per risalire all’unicità, Charlie e i suoi amici dovranno scavare nel loro passato per imparare a conoscersi e ad accettarsi, preparandosi così ad affrontare una battaglia che affonda le radici nella notte dei tempi e li riguarda molto da vicino.
Recensione
È il secondo libro uscito, e che leggo, della content creator Charlie Moon, che “nata” nel mondo YouTube gaming ha sempre dimostrato una grande passione per il raccontare storie: chi era lì allora, a guardare i suoi video di Minecraft, può ben ricordare che il suo giocare sul gioco a cubetti della Mojang andava oltre il semplice “giocare”. Charlie Moon costruiva mondi, e ne viveva avventure al loro interno.
Ed è quello che ha fatto anche con il primo volume di questa trilogia fresca di scrittura, che racconta di un periodo invernale facendo il possibile per rinfrescare il lettore nella calda estate della sua uscita. È un libro che va oltre la sua trama, narrando temi attuali e di dibattito pubblico, dalla lotta per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQIAPK+ — su cui il primo libro di Charlie Moon, Dicono di noi, è incentrato — ai temi di rispetto e sostenibilità ambientale.
Così come la natura ci ha creato, allo stesso modo ci distruggerà.
La natura è al centro della narrazione di The Hunt I fin dalle prime pagine del libro, dove i sei protagonisti — Charlie, Jasmine, Jake, Tom, Lance e Hailee — si ritrovano a giocare insieme durante l’estate, in quella che è un’infanzia fatta di fantasia e magia come tutti i bambini dovrebbero avere.
[...] Sorrido di rimando, pensando che non ha idea di cosa mi stia passando per la testa in questo momento. Mentre lo guardo uscire dalla biblioteca, penso che nemmeno io so cosa gli stia passando per la testa. [...] O forse vuole semplicemente smetterla di cercare di essere la persona che gli altri si aspettano che sia. [...] Chissà se agli altri capita mai di sentirsi come la neve a settembre. [...] Noi esseri umani viviamo nella convinzione che esista solo ciò che vediamo. Ci è stato insegnato che è la luce che dà forma al mondo. Nonostante tutto, ci interroghiamo spesso su cosa si nasconda nel buio. [...]
È una storia in cui emerge l’interrogazione dell’essere umano rispetto a quello che fa e a quello che pensa, aprendo il libro dei perché senza però trovare le risposte alle numerose domande che, prima o poi, tutti si fanno. È, però, anche l’introduzione a tutte le risposte che, molto probabilmente, seguiranno nei prossimi due libri della trilogia, che daranno un’interpretazione, un punto di vista, una visione del mondo per rispondere alle tante domande che l’essere umano si pone. Perché esistiamo? Perché siamo al mondo? Qual è il nostro scopo? 
The Hunt I è anche un libro di crescita personale. La protagonista, un’adolescente, è alla ricerca della sua strada. Nel libro la crescita personale è posta sotto una chiave magica, con una trasformazione alla lettera: ma chi può negare che, nella vita, le persone si trasformano per davvero? Charlie, in questo primo capitolo della sua avventura, se ne rende conto: passando per le difficoltà, e per il timore di non essere utile, si interroga sul modo giusto di reagire quando la vita prende una piega che va oltre tutto quello che è stato sempre insegnato. E non è forse il capire che, crescere, è una cosa bella? Che non riguarda solo l’avere sempre più responsabilità?
Ed è anche una storia di amicizia. Di come le amicizie, a volte, possono disfarsi con il tempo, ma anche di come le stesse amicizie possono sopravvivere a lungo, anche se ci si perde di vista per lungo tempo.
Dal punto di vista della scrittura, c’è da considerare che scrivere un buon fantasy è difficile, in quanto è complessa la creazione di un mondo che riesce a stare in piedi. Il fatto che si tratti anche di un urban ha facilitato l’autorə nel non creare un mondo da zero, posizionandosi in una località gallese, ricca di leggende druidiche, che ben si adatta alla realtà del suo libro. Ottima è la ricerca sulle capacità degli animali, e come queste sono diventate i superpoteri dei sei protagonisti. Ben fatto, anche se abbastanza superficiale, probabilmente dovuto a una visione “da esternə”, è l’inserimento di elementi che richiamano la popolazione studentesca e la cultura nerd della reale Builth Wells. Seppure parla a ragazzə giovanə nel loro stesso linguaggio, non è invece ottimale l’utilizzo dei numerosi intercalari volgari usati dai personaggi come espressioni di rabbia o stupore, dimostrando una poca ricercatezza nel lessico utilizzato.
Questo non significa che l’ignoranza sia da condannare.
La trama si svolge abbastanza linearmente, anche se è possibile intuire prima della conclusione chi è l’eroe, chi è la principessa da salvare e chi è il cattivo. È ottima, inoltre, la cura dei dettagli nelle scene di combattimento. In alcuni punti, invece, non ci si trova del tutto coerenti con il tempo cronologico degli avvenimenti, un errore comunque comune tra gli autori di fantasy, e che un autorə urban fantasy alle prime armi può solo migliorare con l’esperienza.
Perché finché ci sarà una luna a cui ululare, nessuno scriverà la parola fine.
Questo primo volume della trilogia The Hunt, dunque, si conclude mettendo le basi per lo svolgimento dell’avventura sovrannaturale dei sei protagonisti, lasciando nella mente del lettore una sola domanda: e ora?
La parola scoiattolo è contenuta 12 volte all’interno del primo volume. Seguite lo scoiattolo!
Valutazione
★★★☆☆ 3/5
Dellə stessə autricə
Dicono di noi, Sonzogno, 2019
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