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#Che la caccia abbia inizio
katnisshawkeye · 1 year
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The Hunt I
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Scheda informativa
Titolo completo: The Hunt I - Che la caccia abbia inizio Autore: Charlie Moon Editore: Sonzogno Prima edizione: giugno 2023 Pagine: 234 Prezzo: € 18,90
Trama
Builth Wells, Galles. A prima vista, sembrerebbe un ordinario ballo d’inverno: adolescenti in abiti eleganti, musica di dubbio gusto e l’atteso lento da condividere con la crush di turno. Charlie vorrebbe evitare tutto ciò, non sapendo come confessare a Tom che non potrà mai innamorarsi di lui, né recuperare il rapporto con Lance e Jake, un tempo suoi migliori amici, ora quasi estranei. Ma quando, al ballo, Charlie incontra per caso Hailee, tutti i ricordi riaffiorano e il suo cuore torna a battere per lei. E proprio quando le incomprensioni e le tensioni irrisolte sono sul punto di esplodere, succede il peggio: tre misteriosi sconosciuti tentano di rapire Jasmine, la sorella di Jake. Nell’impeto della lotta per cercare di salvarla, uno dei ragazzi scopre di potersi trasformare in un animale totem, acquisendo straordinarie capacità sensoriali. Ma da dove derivano questi poteri? Per risalire all’unicità, Charlie e i suoi amici dovranno scavare nel loro passato per imparare a conoscersi e ad accettarsi, preparandosi così ad affrontare una battaglia che affonda le radici nella notte dei tempi e li riguarda molto da vicino.
Recensione
È il secondo libro uscito, e che leggo, della content creator Charlie Moon, che “nata” nel mondo YouTube gaming ha sempre dimostrato una grande passione per il raccontare storie: chi era lì allora, a guardare i suoi video di Minecraft, può ben ricordare che il suo giocare sul gioco a cubetti della Mojang andava oltre il semplice “giocare”. Charlie Moon costruiva mondi, e ne viveva avventure al loro interno.
Ed è quello che ha fatto anche con il primo volume di questa trilogia fresca di scrittura, che racconta di un periodo invernale facendo il possibile per rinfrescare il lettore nella calda estate della sua uscita. È un libro che va oltre la sua trama, narrando temi attuali e di dibattito pubblico, dalla lotta per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQIAPK+ — su cui il primo libro di Charlie Moon, Dicono di noi, è incentrato — ai temi di rispetto e sostenibilità ambientale.
Così come la natura ci ha creato, allo stesso modo ci distruggerà.
La natura è al centro della narrazione di The Hunt I fin dalle prime pagine del libro, dove i sei protagonisti — Charlie, Jasmine, Jake, Tom, Lance e Hailee — si ritrovano a giocare insieme durante l’estate, in quella che è un’infanzia fatta di fantasia e magia come tutti i bambini dovrebbero avere.
[...] Sorrido di rimando, pensando che non ha idea di cosa mi stia passando per la testa in questo momento. Mentre lo guardo uscire dalla biblioteca, penso che nemmeno io so cosa gli stia passando per la testa. [...] O forse vuole semplicemente smetterla di cercare di essere la persona che gli altri si aspettano che sia. [...] Chissà se agli altri capita mai di sentirsi come la neve a settembre. [...] Noi esseri umani viviamo nella convinzione che esista solo ciò che vediamo. Ci è stato insegnato che è la luce che dà forma al mondo. Nonostante tutto, ci interroghiamo spesso su cosa si nasconda nel buio. [...]
È una storia in cui emerge l’interrogazione dell’essere umano rispetto a quello che fa e a quello che pensa, aprendo il libro dei perché senza però trovare le risposte alle numerose domande che, prima o poi, tutti si fanno. È, però, anche l’introduzione a tutte le risposte che, molto probabilmente, seguiranno nei prossimi due libri della trilogia, che daranno un’interpretazione, un punto di vista, una visione del mondo per rispondere alle tante domande che l’essere umano si pone. Perché esistiamo? Perché siamo al mondo? Qual è il nostro scopo? 
The Hunt I è anche un libro di crescita personale. La protagonista, un’adolescente, è alla ricerca della sua strada. Nel libro la crescita personale è posta sotto una chiave magica, con una trasformazione alla lettera: ma chi può negare che, nella vita, le persone si trasformano per davvero? Charlie, in questo primo capitolo della sua avventura, se ne rende conto: passando per le difficoltà, e per il timore di non essere utile, si interroga sul modo giusto di reagire quando la vita prende una piega che va oltre tutto quello che è stato sempre insegnato. E non è forse il capire che, crescere, è una cosa bella? Che non riguarda solo l’avere sempre più responsabilità?
Ed è anche una storia di amicizia. Di come le amicizie, a volte, possono disfarsi con il tempo, ma anche di come le stesse amicizie possono sopravvivere a lungo, anche se ci si perde di vista per lungo tempo.
Dal punto di vista della scrittura, c’è da considerare che scrivere un buon fantasy è difficile, in quanto è complessa la creazione di un mondo che riesce a stare in piedi. Il fatto che si tratti anche di un urban ha facilitato l’autorə nel non creare un mondo da zero, posizionandosi in una località gallese, ricca di leggende druidiche, che ben si adatta alla realtà del suo libro. Ottima è la ricerca sulle capacità degli animali, e come queste sono diventate i superpoteri dei sei protagonisti. Ben fatto, anche se abbastanza superficiale, probabilmente dovuto a una visione “da esternə”, è l’inserimento di elementi che richiamano la popolazione studentesca e la cultura nerd della reale Builth Wells. Seppure parla a ragazzə giovanə nel loro stesso linguaggio, non è invece ottimale l’utilizzo dei numerosi intercalari volgari usati dai personaggi come espressioni di rabbia o stupore, dimostrando una poca ricercatezza nel lessico utilizzato.
Questo non significa che l’ignoranza sia da condannare.
La trama si svolge abbastanza linearmente, anche se è possibile intuire prima della conclusione chi è l’eroe, chi è la principessa da salvare e chi è il cattivo. È ottima, inoltre, la cura dei dettagli nelle scene di combattimento. In alcuni punti, invece, non ci si trova del tutto coerenti con il tempo cronologico degli avvenimenti, un errore comunque comune tra gli autori di fantasy, e che un autorə urban fantasy alle prime armi può solo migliorare con l’esperienza.
Perché finché ci sarà una luna a cui ululare, nessuno scriverà la parola fine.
Questo primo volume della trilogia The Hunt, dunque, si conclude mettendo le basi per lo svolgimento dell’avventura sovrannaturale dei sei protagonisti, lasciando nella mente del lettore una sola domanda: e ora?
La parola scoiattolo è contenuta 12 volte all’interno del primo volume. Seguite lo scoiattolo!
Valutazione
★★★☆☆ 3/5
Dellə stessə autricə
Dicono di noi, Sonzogno, 2019
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queerographies · 2 months
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[The Hunt 2][Charlie Moon]
Il solstizio d’inverno è il secondo volume della trilogia fantasy di Charlie Moon: una saga leggendaria ed emozionante che cresce insieme alle sue lettrici e ai suoi lettori, parlando il linguaggio dell’amore, dell’amicizia e dell’accettazione di ogni par
Vi chiedo per un istante di uscire dalle vostre menti, guardare il mondo dall’esterno e domandarvi: chi sono davvero i cattivi? Titolo: The hunt #2. Il solstizio d’invernoScritto da: Charlie MoonEdito da: SonzognoAnno: 2024Pagine: 288ISBN: 9788845410550 La trama di The Hunt #2 di Charlie Moon Dopo il rapimento di Hailee e il tradimento di Jake, Charlie e i suoi amici Tom, Jasmine e Lance si…
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multiverseofseries · 26 days
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A Quiet Place: silenzio e morte nel survival horror che è diventato un cult
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Nonostante alcune svolte narrative fin troppo prevedibili e forzate, A Quiet Place coinvolge, appassiona e spaventa, emanando tensione in ogni singola scena e riuscendo a fare emergere la grande umanità dei suoi personaggi in un mondo che non sembra più averla.
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A Quiet Place - Un posto tranquillo: Emily Blunt in un'immagine del film
"Se ti sentono, ti danno la caccia". Il concept del nuovo film diretto e interpretato da John Krasinski è semplice ma geniale, e proprio per questo di grande efficacia. Perché a volte per realizzare un horror che funzioni basta davvero poco, l'abbiamo già visto tante volte in passato. Qui si è scelto di inserire creature mostruose e apparentemente invincibili, ma quello che fa più paura è in realtà un semplice rumore, come quello di un giocattolo elettronico che parte nel bel mezzo di una strada silenziosa e deserta. Un rumore che i due protagonisti di A Quiet Place - Un posto tranquillo non dimenticheranno mai.
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A Quiet Place - Un posto tranquillo: John Krasinski ed Emily Blunt in una scena del film
Non conosciamo il destino del resto del mondo, ma possiamo facilmente immaginarlo. Viviamo in una società dominata dal rumore, spesso nemmeno ce ne accorgiamo, ed è facile intuire che in una situazione del genere ogni piccola abitudine, ogni istinto più elementare - piangere, ridere, urlare o anche semplicemente parlare con chi amiamo - possa diventare il peggior ostacolo per la sopravvivenza. Quando il film ha inizio, la famiglia di Lee ed Evelyn, forse anche grazie alla conoscenza del linguaggio dei segni e alla presenza di una figlia non udente, è riuscita finora a sopravvivere 89 giorni e si trova a vagare all'interno di città ed edifici completamente deserti. Ma basta un minimo rumore a fare la differenza, a determinare chi vive e chi muore.
Il silenzio dei sopravvissuti
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A Quiet Place - Un posto tranquillo: John Krasinski e Noah Jupe in una scena del film
Ma è possibile continuare a vivere, crescere una famiglia quando si è perduto tutto? È una domanda che nei film abbiamo visto declinata tante volte in modo diverso, d'altronde ne abbiamo visti tanti di film post-apocalittici, e sappiamo bene che in questi casi il concetto di famiglia e sopravvivenza vanno sempre a braccetto. Ma quanto è più difficile vivere e sopravvivere in assoluto silenzio? Quando anche un evento gioioso come due bambini che giocano o addirittura mettere al mondo un nuovo figlio, il sentirlo piangere per la prima volta, può mettere in pericolo tutto quello per cui si è combattuto.
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A Quiet Place - Un posto tranquillo: Noah Jupe e Millicent Simmonds in una scena del film
Il punto di forza di A Quiet Place è proprio il riuscire a fare emergere la grande umanità dei suoi personaggi in un mondo che non sembra più averla. Un mondo talmente silenzioso e vuoto da apparire abbandonato e privo di ogni speranza, ma che in realtà nasconde l'amore e la forza di chi non può e non vuole arrendersi. Non è un caso che il regista/protagonista abbia scelto al suo fianco quella che è sua moglie anche nella vita reale, la splendida e talentuosa Emily Blunt, perché questa sua terza opera, certamente la più incisiva e memorabile, è anche e soprattutto una splendida storia d'amore. Un amore fatto di sguardo e di frasi non dette; un sentimento talmente forte che permette di superare ogni paura ed affrontare mostri orribili pur di proteggere quello che conta.
Sussurri e silenzi
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A Quiet Place - Un posto tranquillo: Emily Blunt in una scena del film
Non bisogna però lasciarsi trarre in inganno, perché, nonostante tutto questo, A Quiet Place non è certamente un film per famiglie. Ma innanzitutto un film che emana tensione ed angoscia in ogni singola scena; coinvolge, appassiona e spaventa grazie a personaggi credibili e dei mostri davvero spaventosi. Di cui non sappiamo nulla, così come non sappiamo nulla di quello che è accaduto al mondo nei 95 giorni precedenti, ma è proprio questa scelta di sceneggiatura a rendere ancora più affascinante e scorrevole tutto il film.
Non che nello script manchino difetti: alcune svolte narrative sono fin troppo prevedibili e forzate, ma vale la pena di stare al gioco considerato l'ottimo risultato raggiunto in termini di tensione. Si tratta di un breve viaggio di novanta minuti in cui davvero si è quasi sempre senza respiro, in cui ogni rumore può rappresentare un pericolo e ogni errore o svista da parte dei protagonisti un twist letale. Ed arrivati alla fine, rimane la sensazione non di aver visto semplicemente un film, ma di aver vissuto davvero un'esperienza terrificante ma anche incredibilmente soddisfacente da un punto di vista emotivo.
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A Quiet Place - Un posto tranquillo: Noah Jupe in una scena del film
L’inizio di questo nuovo franchise è stato terrificante e silenzioso e per una volta da una parte rimane il desiderio che questo film rimanesse unico nel suo genere ma dall’altra la curiosità di continuare ad esplorare questo mondo che ha affascinato e coinvolto fin dai primi minuti non vediamo l’ora di vedere anche il sequel che il prequel godendoceli in silenzio, sia mai qualche mostro si annidi sotto il divano.
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thegrimmwanderer · 2 years
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Bucaioli's Adventures - Terzo anno - Seconda Campagna.
"La Maledizione di Strahd"
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“Sovrastata dalle nubi di una tempesta furente, la sagoma del conte vampiro Strahd von Zarovich si staglia sulle mura antiche del castello di Ravenloft. Un tuono fa rimbombare le guglie del castello. Il vento ulula più intensamente mentre rivolge lo sguardo in basso, verso il villaggio di Barovia. In lontananza, ma non abbastanza per sfuggire alla sua vista acuta, un gruppo di avventurieri è appena entrato nei suoi domini. Sul volto di Strahd si forma l’impercettibile accenno di un sorriso mentre le sue oscure macchinazioni si mettono in moto. Sapeva che sarebbero arrivati e perché sono qui: tutto va secondo i suoi piani. Un lampo accecante squarcia l’oscurità, ma Strahd è sparito. La bufera continua a infuriare nell’aria notturna. Il signore del castello di Ravenloft ha ospiti a cena. E tu hai ricevuto un invito.”
Sistema: D&D 5E Ambientazione: Ravenloft Livello: 1-10
Tematiche: Fantasy-Horror, non morte, terrore. La vorrei giocare più GrimDark e meno Fantasy.
Campagna classica, simile a quello che abbiamo giocato ma con tematiche differenti.
Necessità di creare i personaggi a tavolino per legarli all'immaginario dei reami del Terrore e tra di loro.
Necessario acquisto del pacchetto moduli su Rolll20.
“Il Furto dei Dragoni”
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“Il celebre esploratore Volothamp Geddarm ha bisogno di voi per completare una semplice missione. Da quella missione, però, ha inizio una corsa sfrenata attraverso i quartieri di Waterdeep, alla scoperta di una diabolica trama che coinvolge alcune delle figure più influenti della città. Una grandiosa scorribanda urbana vi attende. Misurate la vostra abilità e la vostra spavalderia contro nemici che non avete mai affrontato prima, e che la caccia ai dragoni abbia inizio!” Sistema: D&D 5E Ambientazione: Forgotten Realms, 20 anni dopo gli eventi della passata campagna. Livello: 1-5
Tematiche: Heist Game, Malavita, Cappa e Spada, Personaggi Amorali.
Simile alla One Shot dei Dirty Four ma ambientata 20 anni dopo gli eventi della passata campagna. 
Necessità di creare i PG a tavolino in modo che siano funzionali al tipo di avventura.
Necessario acquisto del modulo su Roll20.
“Malelande”
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“Le Malelande si trovano ai margini della civiltà, situate intorno a una grande baia sul confine occidentale del Mare Grigio. Per un breve periodo, le frontiere dei grandi imperi abbracciarono la regione, ma si ritirarono secoli fa. Ad oggi, rimangono solo pochi avamposti di civiltà in mezzo ai pericoli della natura selvaggia che si sta avvicinando.
La baia che domina le Malelande è stata creata due millenni fa dal disastro noto come La montagna Che Cadde. Dopo che la montagna cadde, strani e terribili mostri apparvero nella terra desolata circostante. Gli elfi arrivarono nelle Malelande, scacciarono le creature cadute e guarirono la terra. Tuttavia, dopo due millenni e mezzo, il loro potere si sta indebolendo e i mostri sono tornati a insinuarsi negli angoli bui delle terre selvagge.
Un migliaio di anni fa, il Fulgido Impero innalzò il Castello di Paludenera e per un breve periodo le razze furono unite in un'alleanza e respinsero i mostri. Poi ottocento anni fa, il Fulgido Impero cadde dopo essere stato sconfitto dai barbari nella battaglia cataclismica nota come La Frantumazione. Le Malelande furono una delle prime regioni ad essere abbandonate. In seguito alla ritirata dell'impero ciò che rimase fu un mosaico di regni governati da piccoli re e tiranni.
A seguito della Frantumazione, la frontiera si ritirò lentamente. Al posto della sicurezza ordinata del Fulgido Impero, mostri, barbari e altre creature cominciarono a vagare sempre più spesso senza ritegno. Al giorno d'oggi, coloro che vengono nelle Malelande sono più interessati al Viz, ad uccidere mostri o agli strani artefatti lasciati dalla Montagna Che Cadde piuttosto che a stabilire nuovi insediamenti. L'unica forza che si contrappone alla natura selvaggia sono i Ranger di Paludenera. Chiunque sia disposto a difendere la terra e la sua gente è il benvenuto nei loro ranghi.” Sistema: Old School Essentials + House Rules Ambientazione: “Malelande” è un ambientazione che sto scrivendo e che vorrei scrivere insieme ai giocatori. E’ ispirata agli albori del gioco di ruolo e a tutto l’immaginario GrimDark, GrimFantasy e Weyrd Fantasy che ci piace tanto. Tematiche: esplorazione, mistero, terre selvagge, mortalità e tutto quello che ci può venire in mente. Quello che vorrei far giocare è un gigantesco sandbox dove i giocatori hanno il pieno controllo su quello che vogliono fare. Il mondo va avanti attorno a loro e la storia si scrive al tavolo. Le possibilità sono infinite così come i materiali. E’ un tipo di gioco molto leggero e libero in cui siete tenuti a partecipare portando contenuti. Volete che il vostro PG si occupi della ristrutturazione della torre che avete liberato dai goblin? Lo potete fare! Volete spodestare il barone di quella regione per prendere il controllo dei suoi eserciti e muovere guerra contro il regno vicino? Lo potete fare! Possibilità di giocare open table, di pausare i PG o quanto altro, Insomma le possibilità sono infinite. 
“Warhammer 40k - Wrath of Glory”
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Le sinistre macchinazioni degli Dei del Caos hanno spezzato la galassia. La Grande Fenditura ha squarciato la realtà, spingendo i mortali sull’orlo del baratro. Il Sistema Gilead, intrappolato nel buio e nel silenzio, ha perso ogni contatto con l’Imperium. L’ombra dell’estinzione si allunga, la speranza si affievolisce, ma non è ancora spenta. Camminerete per le strade malridotte di un impero vasto quanto la galassia, costeggiate da colossali cattedrali e fabbriche tossiche, dove i lavoratori faticano senza sosta in nome di un dio immortale. Indagherete le stregonerie profane di chi può manipolare la realtà, mentre nel cielo passano Navi del Vuoto lunghe chilometri, opere di una tecnologia perduta. Transumani geneticamente potenziati oltre ogni limite si battono contro demoni mutaforma su un pianeta e contro enigmatici alieni su un altro, in una guerra eterna per proteggere la spietata e corrotta società imperiale. Preparatevi per una galassia di terribili massacri, dove la vita vale poco e bisogna affidarsi a strani alleati per sopravvivere; per un mondo d’ignoranza e superstizione, ricco di tecnologie pericolose e arcane e di abietti rituali demoniaci; per gesta furenti e avventure gloriose nella tetra oscurità del 41° Millennio! Sistema: Warhammer 40k - Wrath Of Glory Avventura: Avventura introduttiva - Pioggia di Grazia Ritengo questo sistema il meno adatto ad essere giocato Online. Principalmente perché è parecchio narrativo e non avremo tutti i supporti che hanno quelli elencati prima. Tuttavia è molto più leggero ed è comunque il 40k.  L’avventura introduttiva è ganza e si finisce in 2-3 sessioni. Poi uno guarda cosa fare.
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Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un dio né un punto fermo sulla terra da cui poter attirare l’attenzione di un dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto.
Io stesso sono a caccia di consolazione come un cacciatore lo è di selvaggina. Là dove la vedo baluginare nel bosco, sparo. Spesso il mio tiro va a vuoto, ma qualche volta una preda cade ai miei piedi. Poiché so che la consolazione ha la durata di un alito di vento nella chioma di un albero, mi affretto a impossessarmi della mia vittima.
Cosa stringo allora tra le mie braccia?
Poiché sono solo: una donna amata o un infelice compagno di strada. Poiché sono un poeta: un arco di parole che tendo sentendomi pervadere di gioia e di spavento. Poiché sono un prigioniero: un improvviso spiraglio di libertà. Poiché sono minacciato dalla morte: un animale caldo e vivo, un cuore che batte irridente. Poiché sono minacciato dal mare: uno scoglio d’inamovibile granito.
Vi sono però anche consolazioni che vengono a me come ospiti non invitati e riempiono la mia stanza di bisbigli volgari: io sono il tuo desiderio – amale tutte! Io sono il tuo talento – abusa di me come di te stesso! Io sono l’amore per il godimento – solo i bramosi vivono! Io sono la tua solitudine – disprezza gli esseri umani! Io sono la nostalgia della morte – recidi!
In equilibrio su un’asse sottile. Vedo la mia vita minacciata da due forze: da un lato dalle bocche avide dell’eccesso, dall’altro dall’amarezza avara che si nutre di se stessa. Ma io mi rifiuto di scegliere tra l’orgia e l’ascesi, anche se il prezzo dev’essere un tormento continuo. A me non basta sapere che ogni cosa può essere scusata in nome della legge del servo arbitrio. Ciò che cerco non è una scusa per la mia vita, ma il contrario di una scusa: l’espiazione. Mi coglie infine il pensiero che qualsiasi consolazione la quale non tenga conto della mia libertà è ingannevole, non è che l’immagine riflessa della mia disperazione. Quando infatti la mia disperazione dice: abbandonati allo sconforto, perché il giorno è racchiuso tra due notti, la falsa consolazione urla: spera, perché la notte è racchiusa tra due giorni.
L’uomo non ha però bisogno di una consolazione che sia un gioco di parole, ma di una consolazione che illumini. E chi desidera essere malvagio, vale a dire un uomo che agisce come se tutte le azioni fossero difendibili, dovrebbe almeno avere la bontà di accorgersi quando è riuscito nel suo scopo.
Nessuno è in grado di enumerare tutti i casi in cui la consolazione è una necessità. Nessuno sa quando cala l’oscurità, e la vita non è un problema che possa essere risolto dividendo la luce per la tenebra e i giorni per le notti, è invece un viaggio pieno di imprevisti tra luoghi inesistenti. Posso per esempio camminare sulla spiaggia e all’improvviso sentire la spaventosa sfida dell’eternità alla mia esistenza nell’incessante movimento del mare e nell’inarrestabile fuga del vento. Cos’è allora il tempo se non una consolazione perché niente di umano può essere perenne? E che consolazione miserabile, da arricchire solo gli svizzeri!
Posso starmene seduto davanti al fuoco nella più sicura delle stanze e, all’improvviso, sentire la morte che mi accerchia. È nel fuoco, in tutti gli oggetti taglienti che mi stanno intorno, nel peso del tetto e nella massa delle pareti, è nell’acqua, nella neve, nel calore e nel mio sangue. Cos’è allora la sicurezza dell’uomo se non una consolazione perché la morte è prossima alla vita? E che povera consolazione, che riesce solo a ricordarci ciò che vorrebbe farci dimenticare!
Posso riempire tutti i miei fogli bianchi con le più belle combinazioni di parole che sorgono nel mio cervello. Siccome desidero assicurarmi che la mia vita non sia priva di senso e che io non sia solo sulla terra, raccolgo le parole in un libro e ne faccio dono al mondo. Il mondo mi dà in cambio dei soldi, la fama e il silenzio. Ma che m’importa dei soldi, che m’importa di contribuire a rendere più grande e perfetta la letteratura? L’unica cosa che m’importa è quella che non ottengo mai: l’assicurazione che le mie parole hanno toccato il cuore del mondo. Cos’è allora il mio talento se non una consolazione per la mia solitudine? Ma che consolazione spaventosa, che riesce solo a farmi vivere la solitudine con intensità cinque volte maggiore!
Posso vedere la libertà incarnata in un animale che attraversa veloce una radura e sentire una voce che sussurra: vivi semplicemente, prendi ciò che desideri e non temere le leggi! Ma cos’è questo buon consiglio se non una consolazione perché la libertà non esiste? E che consolazione spietata, per chi comprende che occorrono milioni di anni a un essere umano per trasformarsi in lucertola!
Posso infine scoprire che questa terra è una fossa comune in cui Salomone, Ofelia e Himmler riposano fianco a fianco. Posso trarne l’insegnamento che il crudele e l’infelice muoiono la stessa morte del saggio, e che la morte può quindi apparire una consolazione per una vita sprecata. Che orribile consolazione, però, per chi nella vita vorrebbe vedere una consolazione alla morte!
Non possiedo una filosofia in cui potermi muovere come l’uccello nell’aria e il pesce nell’acqua. Tutto quello che possiedo è un duello, e questo duello viene combattuto in ogni istante della mia vita tra le false consolazioni, che solo accrescono l’impotenza e rendono più profonda la mia disperazione, e le vere consolazioni, che mi guidano a una temporanea liberazione. Dovrei forse dire: la vera consolazione, perché a rigore non c’è per me che una sola vera consolazione, e questa mi dice che sono un uomo libero, un individuo inviolabile, una persona sovrana entro i miei limiti.
Ma la libertà ha inizio con la schiavitù e la sovranità con la soggezione. Il più sicuro indizio della mia mancanza di libertà è il mio timore di vivere. L’inconfutabile segno della mia libertà è che il timore arretra e lascia spazio alla calma gioia dell’indipendenza. Sembra che io abbia bisogno della dipendenza per provare infine la consolazione di essere un uomo libero, e questo è sicuramente vero. Alla luce delle mie azioni mi rendo conto che tutta la mia vita sembra avere per scopo quello di procurare delle pietre da attaccarmi al collo. Ciò che potrebbe darmi la libertà mi dà schiavitù e pietre al posto del pane.
Uomini diversi hanno padroni diversi. Io, per esempio, sono a tal punto schiavo del mio talento che non ho il coraggio di farne uso per timore di averlo perso. Sono poi così schiavo del mio nome da non osare quasi scrivere una riga per paura di arrecargli danno. E quando infine sopravviene la depressione, sono schiavo anche di quella. Il mio più grande desiderio diventa quello di trattenerla, il mio più grande piacere è sentire che il mio unico valore stava in ciò che credo di aver perduto: la capacità di spremere bellezza dalla mia disperazione, dal mio disgusto e dalle mie debolezze. Con gioia amara voglio vedere le mie case crollare e me stesso sepolto nell’oblio. Ma la depressione ha sette scatole, e nella settima sono riposti un coltello, una lametta da barba, un veleno, un’acqua profonda e un salto da una grande altezza. Finisco per essere schiavo di tutti questi strumenti di morte. Mi seguono come cani, o sono io a seguirli come un cane. E mi pare di capire che il suicidio è l’unica prova della libertà umana.
Ma da una direzione di cui ancora non ho idea si avvicina il miracolo della liberazione. Può accadere sulla spiaggia, e la stessa eternità che poco fa ha suscitato la mia paura è ora testimone della mia nascita alla libertà. In cosa consiste dunque questo miracolo? Semplicemente nella scoperta improvvisa che nessuno, nessuna potenza e nessun essere umano, ha il diritto di esigere da me tanto da far dileguare la mia voglia di vivere. Perché se non esiste questa voglia, cosa può esistere allora?
Dal momento che mi trovo sulla riva del mare, dal mare posso imparare. Nessuno ha il diritto di pretendere dal mare che sorregga tutte le imbarcazioni o di esigere dal vento che riempia costantemente tutte le vele. Così nessuno ha il diritto di pretendere da me che la mia vita divenga una prigionia al servizio di certe funzioni. Non il dovere prima di tutto, ma prima di tutto la vita! Come ogni essere umano, devo avere diritto a dei momenti in cui posso farmi da parte e sentire di non essere solo un elemento di una massa chiamata popolazione terrestre, ma di essere un’unità che agisce autonomamente.
Solo in questi momenti posso essere libero davanti a tutte quelle consapevolezze sulla vita che mi hanno prima portato alla disperazione. Posso riconoscere che il mare e il vento non potranno che sopravvivermi, e che l’eternità non si cura di me. Ma chi mi chiede di curarmi dell’eternità? La mia vita è breve solo se la colloco sul patibolo del calcolo del tempo. Le possibilità della mia vita sono limitate solo se faccio il conto della quantità di parole o di libri che avrò il tempo di produrre prima della mia morte. Ma chi mi chiede di fare questo conto? Il tempo è una falsa misura per la vita. Il tempo è in fondo uno strumento di misura privo di valore, perché tocca esclusivamente le mura esterne della mia vita.
Ma tutto quel che mi accade di importante, tutto quel che conferisce alla mia vita il suo contenuto meraviglioso – l’incontro con una persona amata, una carezza sulla pelle, un aiuto nel bisogno, il chiaro di luna, una gita in barca sul mare, la gioia che dà un bambino, il brivido di fronte alla bellezza – tutto questo si svolge totalmente al di fuori del tempo. Che io incontri la bellezza per un secondo o per cent’anni è del tutto indifferente. Non solo la beatitudine si trova al di fuori del tempo, ma essa nega anche ogni relazione tra il tempo e la vita.
Depongo dunque il fardello del tempo dalle mie spalle e, con esso, quello delle prestazioni che da me si pretendono. La mia vita non è qualcosa che si debba misurare. Né il salto del capriolo né il sorgere del sole sono delle prestazioni. E nemmeno una vita umana è una prestazione, ma uno svilupparsi e ampliarsi verso la perfezione. E ciò che è perfetto non dà prestazioni, opera nella quiete. È privo di senso sostenere che il mare esiste per sorreggere flotte e delfini. Lo fa, certo, mantenendo però la sua libertà. Ed è altrettanto privo di senso affermare che l’uomo esiste per qualcos’altro che non sia il vivere. Certo, egli alimenta macchine o scrive libri, ma potrebbe fare qualsiasi altra cosa. L’essenziale è che faccia quel che fa mantenendo la propria libertà e con la chiara coscienza di avere in sé – come ogni altro dettaglio della creazione – il proprio fine. Egli riposa in se stesso come una pietra sulla sabbia.
Posso anche essere libero dinanzi al potere della morte. Certo, non potrò mai liberarmi dal pensiero che la morte segue i miei passi, e tanto meno negare la sua realtà. Ma posso ridurre la minaccia fino ad annullarla non ancorando la mia vita a punti d’appoggio tanto precari come il tempo e la fama.
Non è invece in mio potere restare costantemente rivolto verso il mare e confrontare la sua libertà con la mia. Verrà il tempo in cui dovrò volgermi verso la terra e affrontare gli organizzatori della mia oppressione. Sarò allora costretto a riconoscere che l’uomo dà alla propria vita delle forme che, almeno in apparenza, sono più forti di lui. Con tutta la mia libertà appena conquistata non mi è possibile spezzarle, posso solo lamentarmi sotto il loro peso. Posso però distinguere, tra le richieste che pesano sull’uomo, quali sono irragionevoli e quali ineludibili. Un tipo di libertà, mi rendo conto, è perduto per sempre o per lungo tempo. Parlo di quella libertà che deriva dal privilegio di essere padrone del proprio elemento. Il pesce ha il suo elemento, l’uccello ha il suo, l’animale di terra il suo. L’uomo invece si muove in questi elementi correndo tutti i rischi dell’intruso. Ancora Thoreau aveva la foresta di Walden, ma dov’è adesso la foresta in cui l’uomo possa dimostrare che è possibile vivere in libertà, al di fuori delle forme irrigidite della società?
Sono costretto a rispondere: in nessun luogo. Se voglio vivere in libertà, dev’essere – per ora – all’interno di queste forme. Il mondo è dunque più forte di me. Al suo potere non ho altro da opporre che me stesso – il che, d’altra parte, non è poco. Finché infatti non mi lascio sopraffare, sono anch’io una potenza. E la mia potenza è temibile finché ho il potere delle mie parole da opporre a quello del mondo, perché chi costruisce prigioni si esprime meno bene di chi costruisce la libertà. Ma la mia potenza sarà illimitata il giorno in cui avrò solo il mio silenzio per difendere la mia inviolabilità, perché non esiste ascia capace di intaccare un silenzio vivente.
Questa è la mia unica consolazione. So che le ricadute nella disperazione saranno molte e profonde, ma il ricordo del miracolo della liberazione mi sostiene come un’ala verso una meta vertiginosa: una consolazione più bella di una consolazione e più grande di una filosofia, vale a dire una ragione di vita.
Stig Dagerman, Vårt behov av tröst
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG155 - #0020312 - Il costo della vita
[Episodio precedente]
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ARCHIVISTA
Novità?
BASIRA
No. Se sono ancora in giro, si saranno nascosti.
ARCHIVISTA
Non che ci sia scarsità di posti in cui nascondersi.
BASIRA
Mmh. Londra è quanto, 600 miglia quadrate?
ARCHIVISTA
607.
BASIRA
(sospira) Va be’.
ARCHIVISTA
Quindi immagino che vorremmo cercare un paio di serial killer senzatetto adesso. Lo aggiungerò alla lista.
BASIRA
Nessun segno nemmeno di Annabelle.
ARCHIVISTA
Ci stai pensando ancora?
BASIRA
Tu no?
ARCHIVISTA
Voglio dire... non so fino a che punto possa predire o manipolare il futuro, ma credo abbia dimostrato di essere quanto meno in grado di fare in modo che non la troviamo.
BASIRA
Già, be’, mi fa sentire meglio.
ARCHIVISTA
Immagino sia qualcosa. Come sta Daisy?
BASIRA
Non lo so. Si è ripresa dal vostro piccolo… scontro, ma diventa sempre più debole. Sono preoccupata che -
ARCHIVISTA
Già.
BASIRA
Perché hai chiamato lei e non me?
ARCHIVISTA
A dire la verità, sono andato nel panico. Il suo nome è spuntato per primo nel mio telefono.
BASIRA
Sto provando a convincerla a inseguirli. A, ehm… dar loro la Caccia.
ARCHIVISTA
Perché?
BASIRA
Perché non ho intenzione di perderla.
ARCHIVISTA
Se va di nuovo a caccia, potresti perderla comunque.
BASIRA
E se non lo fa, potrebbe morire.
ARCHIVISTA
Cosa che ti va bene in certi altri casi, e cosa con cui lei ha fatto pace.
BASIRA
A causa del senso di colpa che prova per la roba che le ha fatto fare la Caccia. Non è colpa sua.
ARCHIVISTA
Prima, quando era ancora fuori di sé, ho visto… alcune delle cose di cui stava parlando, alcune delle cose che ha fatto mentre era parte della polizia. Non sono convinto di essere in disaccordo con la sua valutazione.
Vuoi che te lo dico?
BASIRA
No. No non voglio.
ARCHIVISTA
Lo sapevi già, vero? Sapevi il genere di cose che faceva e non l’hai mai fermata.
BASIRA
No. Non esattamente. Pensavo… non è così semplice.
ARCHIVISTA
Non lo è mai. Ma non vuol dire che sia giusto.
BASIRA
Nessuno di noi è più chi eravamo una volta, Jon.
ARCHIVISTA
No. Immagino di no. Per molti versi ora è più semplice, no? Almeno adesso i nostri demoni hanno dei nomi.
BASIRA
Mmh.
ARCHIVISTA
Hai riflettuto più su quello che ho detto?
BASIRA
Sì, non penso di poterlo fare. Daisy non se ne andrebbe senza di me, e io non ho intenzione di lasciarla indietro. Tra l’altro, saremmo entrambe cieche e… comunque, essere bloccata qui non è esattamente il suo problema principale in questo momento.
ARCHIVISTA
Immagino di no.
BASIRA
E con quei Cacciatori ancora là fuori--
ARCHIVISTA
No, lo capisco. Volevo solo essere sicuro che sapessi di poter scegliere.
BASIRA
Sì. Comunque, dovrei andare a vedere come sta.
ARCHIVISTA
Certo. Ti dispiace chiudere la porta?
BASIRA
Ora di registrare una dichiarazione.
[LA PORTA VIENE CHIUSA]
ARCHIVISTA
(sospira) Dichiarazione di Tova McHugh riguardo la sua serie di esperienze pre-morte. Dichiarazione originale rilasciata il 3 dicembre 2002.  Registrazione di Jonathan Sims, l’Archivista.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Deve capire, ho così tanti motivi per continuare a vivere. Oh, okay, non è esattamente quello che intendo. Lo so che la maggior parte delle persone ha molte ragioni per continuare a vivere, ma quello che voglio dire è che con la mia vita io faccio del bene. Ho così tanto da offrire al mondo. Ha letto di quella iniziativa per i senzatetto che ha portato 8000 persone nei rifugi? Sono stata io. Ho finanziato progetti di medicina, ho organizzato iniziative per ridurre la violenza nei centri urbani. Sono sempre stata consapevole della posizione in cui mi trovo, e desiderosa di usare quel potere per aiutare veramente le persone. E i miei non sono soldi presi da qualche fondo fiduciario. Be’, certo, i miei genitori mi hanno prestato i soldi per iniziare, ma ho costruito il mio business dal nulla, e adesso forniamo lavoro a quasi 700 persone.
E lo so che la vita di ognuno di noi ha valore, ma ho solo bisogno di chiarire che il mio impatto nel mondo è positivo. La mia esistenza fa del bene, e ciò è diventato sempre più vero da quanto è iniziato tutto questo. Ho dato sempre di più, speso sempre più tempo a fare beneficenza e aiutato sempre più persone. Scusi, sono… sono solo consapevole di come mi faccia sembrare questa storia e non voglio che lei pensi che io sia un qualche mostro egoista che macina le persone solo per estendere la mia macabra vita. Sto provando a fare del bene.
Ho sempre provato a vivere in modo salutare; non ho mai fumato o provato droghe, ho sempre seguito una dieta equilibrata, e fatto molta attività fisica. Quindi quando ho avuto una crisi epilettica, la prima in tutta la mia vita, il mese prima del mio matrimonio… non era giusto. Voglio dire, anche se avessi sofferto di epilessia - cosa con cui avrei potuto convivere - avere il mio primo attacco in cima ad una scalinata, cinque settimane prima del giorno più felice della mia vita, non era semplicemente giusto! Non c’era nessun motivo, avevo fatto tutto nel modo giusto! Non sarebbe dovuto succedere così.
Mi ricordo lo strano formicolio che saliva dal mio stomaco, attraverso i polmoni, finché non ha raggiunto la testa. Non avevo mai provato niente del genere. Non sapevo cosa fare e anche se lo avessi saputo non so se sarei riuscita a farlo in tempo. Non mi ricordo esattamente la caduta, solo il mondo che girava e si muoveva attorno a me mentre io rimanevo totalmente ferma. C’erano questi crack, come colpi di pistola nella mia testa. E tuttora non so se erano parte della crisi epilettica, o il modo in cui la mia mente ha processato il rompersi delle ossa. Poi mi ritrovai a terra, a guardare indietro verso la cima delle scale e pensare tra me e me quanto fosse strano che non ero ancora lì sopra. Mi trovavo proprio lì in piedi fino a poco fa, quindi perché non riuscivo a vedermi? Tutto sembrava molto rumoroso, poi molto silenzioso, e poi ancora molto luminoso. L’ultima cosa che vidi fu un uomo che si affrettava ad aiutarmi. Indossava una maglietta con un piccolo stupido alieno disegnato sopra, e io pensai l’ho già visto in una pubblicità? E poi sono svenni.
Sa, è strano. Non ho mai avuto paura di morire. Sono agnostica… ero agnostica… E ho sempre pensato che se ci fosse un Dio, Egli saprebbe vedere nei cuori di ognuno, e basterebbe vivere una vita onesta per stare bene. Ma più probabilmente pensavo che non ci fosse niente. Niente paradiso o inferno, niente pensieri o sensazioni, solo… il niente. Non ti saresti nemmeno accorto di essere morto. Ma non era per niente così. Non so se ho le parole per descriverlo. Come puoi descrivere l’essere consapevole dell’assenza di qualunque cosa? Vita. Luce. Calore. Era tutto molto oscuro, e molto freddo. Mi resi conto che quella sarebbe potuta essere la mia esistenza per sempre. Lì, al di fuori del tempo, e provai in modo così disperato a gridare, ma non avevo polmoni o una gola in quel terribile posto. Non potevo neanche piangere. E poi mi ritrovai di nuovo alla luce con una scossa così improvvisa che provai a battere le palpebre anche se non le avevo, e non avevo neanche gli occhi. Ma riuscivo comunque a vedere.
Mi trovavo in quella che sembrava essere una sala operatoria. Medici e infermieri in camici e mascherine ronzavano intorno e attraverso di me, impegnati con qualcosa sul lungo tavolo al centro della stanza. Non mi ci volle molto per realizzare che ciò con cui erano occupati ero io. Non sembravo me stessa, così ammaccata e scolorita, con una grande ferita sulla fronte. È strano dire che vedere ciò mi riempì di sollievo? Ebbi un’improvvisa realizzazione. Non ero morta, stavo vivendo un’esperienza pre-morte! Avevo letto di persone che avevano avuto incontri quasi esattamente come questo, e sembravano stare bene. Potevo ancora stare bene. Potevo sopravvivere. A quel punto mi resi conto di un lungo e fisso ronzio, e rivolsi lo sguardo verso la linea piatta e immobile del cardiofrequenzimetro. Il panico di prima tornò tutto d’un colpo, ma adesso era concentrato, acuto. Non avevo delle braccia ma provai comunque ad allungare le mani, agitandole verso il dottore che era chino sul mio corpo, che provava a far ripartire il mio cuore. E poi sentii qualcosa. Sentii me stessa raggiungere il suo petto, stringere il forte e costante battito del suo cuore. Calmo. Calmo mentre io giacevo morta sul tavolo. Ci fu un momento improvviso di rabbia e odio che fluì fuori da me fino al suo torace, e il dottore iniziò ad avere delle convulsioni. Barcollò all’indietro allontanandosi dal tavolo, le braccia che cadevano ai fianchi, faceva fatica a parlare. E sentii  il ronzio del monitor trasformarsi in un beep. Beep. Beep. E persi conoscenza.
Quando mi svegliai ero sdraiata in un letto d’ospedale, decisamente viva nonostante le facce attorno a me fossero a lutto. Chiesi ad una delle infermiere cosa era successo, e lei mi spiegò molto gentilmente della crisi epilettica, la mia caduta, e cosa aspettarmi dalla convalescenza in futuro. Ma chiaramente non mi stava dicendo tutta la verità, e dopo averle fatto un po’ di pressione, finalmente mi disse che il dottore che mi aveva salvato la vita aveva avuto un infarto che lo aveva ucciso mentre mi stava curando. Non le dissi cosa avevo visto, ciò che stavo cercando di convincermi fosse un semplice sogno. Una bizzarra esperienza pre-morte. Non potevo averlo ucciso, non era possibile. Ma non c’era motivo di dare voce a quel pensiero in ogni caso. Dovevo solo provare a dimenticare.
I miei tempi di guarigione furono a dir poco miracolosi. In un paio di giorni venni dimessa dall’ospedale, e le fratture nelle mie ossa sembravano essere state tutte fratture pulite che erano guarite molto velocemente. Alla fine, non ci fu neanche bisogno di posticipare il matrimonio e… nonostante tutto, fu perfetto. La chiesa era magnifica, mi divertii al ricevimento come non facevo da anni, e Daven era esattamente l’uomo con cui volevo passare il resto della mia vita. Al posto dei regali, chiedemmo agli invitati di fare delle donazioni ad un ente di beneficenza locale per bambini, e loro ci spedirono una bellissima cartolina come ringraziamento. Passammo la nostra luna di miele ai Caraibi, e tutto andava alla grande.
Fu l’anno dopo che scivolai nella doccia e mi spaccai la testa sul rubinetto. Non avevo avuto più attacchi epilettici, e i dottori non erano stati in grado di trovare alcuna traccia di epilessia nelle mie scansioni. No, questo fu un semplice incidente. Sarebbe potuto succedere a chiunque, ma successe a me. Mi trovai di nuovo in quel posto oscuro e freddo, e questa volta semplicemente aspettai, sperando a tutti i costi che non fosse per sempre. E con mio grande sollievo, non lo fu. Mi trovai di nuovo presente sopra il mio stesso corpo, una presenza separata che guardava l’acqua mentre continuava a scendere sulla mia forma immobile. Cominciai a sviluppare un sospetto, un’idea su cosa stesse succedendo. Non c’era nessun altro nei paraggi. Daven era in viaggio d’affari e io ero sola in casa. Provai a muovermi e ci riuscii. Sembrava quasi come camminare, anche se non avevo delle gambe per trasportarmi. Non ero in grado di toccare la porta del bagno, quindi mi mossi semplicemente attraverso di essa, e poi fuori all’esterno, per cercare qualcosa a cui non sapevo ancora dare un nome.
Forse il dottore non era stato un incidente. Forse la sua morte e il mio sopravvivere erano strettamente legati tra loro. Avrei dovuto farlo di nuovo? L’idea mi inorridiva profondamente, ma sembrava l’unica spiegazione. Dovevo vivere, non potevo morire, non in quel momento. Eravamo a tanto così dal chiudere un accordo che avrebbe fornito acqua fresca alle comunità impoverite di una dozzina di paesi in via di sviluppo. Senza di me, il progetto sarebbe fallito. Quindi continuai a muovermi, i miei sensi alla ricerca di ciò di cui avevo bisogno, e la trovai seduta in un parco tutta sola. Una vecchia signora, fragile e tremante, che osservava le papere nell’acqua, una busta di pane vuota al suo fianco. Se solo avessi potuto spiegarglielo, sono sicura che avrebbe capito. Potrebbe anche essere stata d’accordo. Ma non potevo parlarle, e avevo bisogno di continuare a vivere. La trovarono morta per un ictus, e io mi svegliai nella mia doccia con un mal di testa lancinante.
Pensavo di aver risolto il problema. Se fosse successo qualcos’altro del genere, avrei saputo cosa bisognava fare. Ma quando cominciai ad avere una reazione allergica fatale durante un pranzo due settimane dopo, nonostante non avessi mai avuto allergie prima, realizzai di aver sbagliato i calcoli. Forse era la vita stessa che stavo prendendo, e alla vecchia signora ne rimaneva a mala pena, ed era finita troppo velocemente. Questa volta cercai un un senzatetto. Giovane e forte, sebbene la sua vita fosse chiaramente finita dato che cercava di autodistruggersi bevendo. Lo seguii in un vicolo, e il suo fegato cedette, proprio nel momento in cui l’EpiPen veniva inserita nella mia gamba. Ma anche quello sembrò finire più velocemente del previsto. L’incidente d’auto fu solo tre mesi dopo, e mi ritrovai addirittura ad avercela con il povero vagabondo per non aver avuto più vita per sostenermi.
Presi una decisione. Una decisione della quale mi vergogno profondamente, ma pensavo veramente fosse per il meglio. Non potevo continuare a vivere  così, all’ombra della morte, di quello che dovevo fare per sopravvivere. Un sacrificio, pensai. Solo uno, da parte di qualcuno con tutta la vita davanti a sé. Presi un neonato. È strano, fare questo tipo di calcoli. Un’intera vita davanti, ma a parte i genitori devastati, non avrebbe causato nessun problema reale al resto del mondo. Nessuna buona azione rimasta incompiuta. Era un bambino nato nella povertà, uno la cui vita, pensai, avrebbe portato sofferenza, e credevo sarebbe stato l’ultimo sacrificio che avrei dovuto fare. Sicuramente questo sarebbe stato abbastanza, sicuramente mi sarebbe bastato fino al momento in cui ero veramente destinata a morire. Pensavo che sarei potuta andare in pace nell’oblio, non intrappolata in quella spaventosa oscurità. Ma mi tenne in vita per 10 mesi, persino meno del dottore. Alla fine realizzai che non aveva niente a che fare con l’età o la salute. Dipendeva dalle connessioni. Dalla gioia. Più amici, familiari e cari ha quella persona più si allontana da me l’incubo di una morte improvvisa. Più a lungo mi tiene in vita.
Ho 40 anni adesso, e ho preso le vite di madri amate, professionisti rispettati, pilastri della comunità. Ma ho fatto così tanto bene con la mia vita, sono andata oltre, ho aiutato più persone di quante ne avrebbero mai potute aiutare loro. Da quando questa è diventata la mia esistenza mi sono dedicata alla filantropia più che mai, e il mondo è tanto migliore grazie alla mia presenza. Non sto dicendo che come vivo sia giusto o un bene, ma è la posizione in cui sono stata messa, e una decisione che devo prendere. Non ho mai voluto soppesare il valore di una vita, metterla su una bilancia contro la mia, ma è una scelta che sono stata costretta a fare. Ed una scelta che continuerò a fare.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
Qual è il valore di una vita? È qualcosa che si può quantificare, rappresentare con numeri, buone azioni, cattive? E quando la tua vita, la tua esistenza, è a costo di fare del male, allora cosa? Ho - (ride) ho salvato il mondo, l’intero mondo. Questo mi dà il diritto di prendere qualunque cosa di cui io abbia bisogno per sopravvivere? Non ho fatto altro che leggere queste vecchie, aride dichiarazioni per così tanto tempo. Mi - mi sento debole. Come se stessi scomparendo. Devo trattenermi, tenere a bada il mio appetito, anche a costo della mia vita? O devo provare a razionalizzare ciò che sono, come la signora McHugh? Mi ritrovo ad odiarla, lei e le sue insensibili scuse. Ma io sono così diverso da lei? Daisy ha scelto di resistere a modo suo, sapendo benissimo che potrebbe ucciderla alla fine, Melanie pure. Le rispetto per questo, ma io - io non so se posso fare lo stesso.
Immagino di avere una via d’uscita adesso. Una che nemmeno mi ucciderebbe, o almeno spero. Eppure sono ancora qui. Sono un codardo? Io… e se avessero bisogno di me? E se...
[MELANIE BUSSA ALLA PORTA]
ARCHIVISTA
Oh, entra pure, Melanie. Che coincidenza, stavo proprio... come stai?
MELANIE
Sto… bene, veramente. Ehm, sì. Sì. Sto bene.
ARCHIVISTA
Sembra tu abbia preso una decisione.
MELANIE
L’ho fatto, sì.
ARCHIVISTA
Bene.
MELANIE
A proposito, grazie per avermelo detto. Non deve essere stato facile per te.
ARCHIVISTA
Non lo è stato. Non credo, ehm… Non credo che l’Occhio voglia perdere nessuno, ma ho pensato che tra tutte le persone proprio tu meritavi la possibilità di scegliere.
MELANIE
Già.
ARCHIVISTA
Ma capisco sia difficile. Continueremo a cercare. Magari c’è un altro modo--
MELANIE
No, Jon. Ho intenzione di farlo. Mi licenzio.
ARCHIVISTA
Oh. Sei sicura di averci pensato bene? Non so se potremo prenderci cura di te dopo.
MELANIE
Non ce ne sarà bisogno. Ho - Ho fatto alcuni accordi, e… (respiro tremante) andrà tutto bene. Onestamente. Penso che andrà tutto bene. Io -  io non posso più far parte di questo mondo e se questo è il prezzo, sono disposta a pagarlo.
(inala) S- Siete voi altri a preoccuparmi..
ARCHIVISTA
Ce la caveremo. Lo abbiamo sempre fatto.
MELANIE
(sarcastico) Non sempre.
ARCHIVISTA
No, immagino di no.
...be’, se sei sicura.
MELANIE
Non rimarrò nei paraggi dopo averlo fatto, ma lascerò i miei recapiti in caso avessi bisogno di contattarmi, uhm, ma...
ARCHIVISTA
Capisco.
Come hai intenzione di farlo?
MELANIE
Ho preso, ehm, uno di quei punteruoli per riparare libri, su in biblioteca? (tremante). Se riesce a perforare i libri  riuscirà a perforare, ehm… Be’, dovrebbe andare bene. Non c’è motivo di farla troppo complicata.
ARCHIVISTA
I - Immagino di no.
MELANIE
Ho lasciato le mie dimissioni sulla scrivania di Lukas. È stato piuttosto soddisfacente scriverle, in realtà. Ho quasi desiderato ci fosse ancora Elias. Mi avrebbe odiata per non aver dato due settimane di preavviso, heh. Credo che Lukas non sappia neanche chi sono… e probabilmente è meglio così.
ARCHIVISTA
Ci mancherai.
MELANIE
(ironicamente) Mi piacerebbe poter dire lo stesso.
ARCHIVISTA
(a bassa voce) Già. Hai bisogno di ehm... una mano?
MELANIE
(respiro profondo) No. Posso farcela. Ma se tu, uhm… Se potessi...
Apprezzerei se potessi chiamare un’ambulanza per me tra cinque minuti.
ARCHIVISTA
Certo.
[CLICK]
[Traduzione di: Sim]
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corallorosso · 4 years
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Il diritto di aborto trasformato in tortura. Vi racconto la mia cicatrice, in nome di tutte (...) «Vi dico già che non voglio un nome di fantasia, anzi non voglio proprio un nome perché quello che è accaduto a me può accadere a tutte». Ci indica con il dito e poi si mette seduta, fa cenno di procedere con la registrazione. Che diventa in un attimo una chiacchierata tra amiche, tra donne che ne conoscono altre nella stessa situazione, che hanno già sentito questa storia. La stessa ripetuta tra generazioni diverse ma che ha sempre la medesima procedura. L’unica cosa che cambia è la sensazione che ti lascia. La cicatrice, la chiamano. Lei comincia a parlare, parte la registrazione: «Quella mattina, il 5 settembre, accompagno mia figlia a scuola con mio marito. Ha cinque anni, è sveglissima, forse anche tro ppo. Fuori le madri mi vedono con la pancia. Ero quasi al sesto mese». Non fa mai una pausa, mai una lacrima, mai qualcosa che ci spinga a farle prendere un secondo di attesa dal ricordo. «Dopo averla lasciata andiamo a fare la “morfologica”. Sono eccezionali queste nuove tecnologie, vedi tutto, riesci persino a capire a chi assomiglierà». L’ecografia morfologica serve per accertare l’esistenza di eventuali malformazioni, ma quasi sempre di fronte allo schermo che proietta l’immagine del feto ti concentri nei tratti somatici. È una caccia ai lineamenti. «A un certo punto il ginecologo smette di parlare, poi ci dice che qualcosa non va. Il feto è malformato, ha un ventricolo solo e l’aorta schiacciata. Il giorno dopo ci manda da un’altra specialista. Conferma la diagnosi, ci dice che potremmo farla nascere comunque con un’operazione fatta da un luminare. Avrei dovuto metterla al mondo e farla intubare; al sesto mese sottoporla a una nuova operazione per un’aspettativa di vita massimo di tre anni. Mi sono rifiutata. La specialista era una neocatecumenale». Per arrivare a questo breve inizio è servita un’ora, intervallata da frasi, domande. Un buco di dubbi di fronte a un feto che cresce ma è “inadeguato alla vita”, questa la formula lessicale usata dai medici. «Quando ho deciso che non avrei messo al mondo una bambina così malata, pensavo che sarei riuscita a fare tutto presto, subito. Pensavo che trovare un ospedale in grado di farmi abortire non fosse un’odissea, pensavo di aver bisogno di un chirurgo, pensavo di non dover sentire dolore. Pensavo che una legge sarebbe bastata. Invece sono entrata in un inferno infinito, in cui le informazioni e l’aiuto ricevuto sono stati pari a zero, in cui ogni giorno venivo rimandata al successivo. Dal giovedì al venerdì, dal venerdì al sabato, poi c’è il week end, forse lunedì, forse no. E per tutti quei giorni sono rimasta in piedi, in piedi come un cavallo, per non sentirla muovere, sperando solo che finisse presto, imbottita di vino e di Xanax». Questa donna, che non vuole un nome e vuole essere il nome di tutte, ha la stessa storia di molte altre: l’aborto, che sia terapeutico o no, ha dei tempi di attesa che assomigliano a una pena da scontare. Un silenzio di giorni durante i quali devi trovare un ginecologo che non sia obiettore di coscienza, che abbia un turno libero e che sia disponibile a prendere in carico il tuo caso. A Roma i medici disposti a praticare un aborto terapeutico sono cinque in tutta la città. Cinque medici per quasi tre milioni di abitanti. Poi c’è la visita psichiatrica. Secondo la legge 194 chi si sottopone ad aborto terapeutico può procedere solo nel caso in cui la propria salute fisica o psichica sia in pericolo. L’incompatibilità del feto con la vita non viene presa in considerazione. E quindi uno psichiatra deve accertare che la salute mentale della donna sia a rischio, nonostante la motivazione sia un’altra. In ospedale entri in mezzo alla vita che scorre, mentre quella che porti in grembo sai che non nascerà. Felicità che si mischia al dramma. Al tavolo la registrazione non viene mai bloccata. Le parole continuano, poche domande che si intrecciano al racconto: «Ho atteso un’ora e quaranta prima che qualcuno si accorgesse di me, ho dovuto urlare per farmi notare. Poi c’è stato l’incontro con lo psichiatra. Un incontro freddo, una pratica da sbrigare senza empatia». È l’inizio della tortura di un diritto riconosciuto per legge. Partoriscono, in alcuni casi, senza che nessuno spieghi loro come avverrà. Non esiste uno sportello informativo. Sentono frasi crudeli e inutili, come «Io ne conosco di persone nate con un ventricolo solo, e stanno benissimo». Vedono il figlio desiderato uscire dal loro corpo. Sole, spesso dentro un bagno, abbandonate. Ritrovate sopra una tazza del cesso mentre spingono il feto, perché un’ostetrica ha deciso che in sala parto non ci devono stare. C’è chi si rifiuta di praticare loro la terapia del dolore perché gli anestesisti obiettori di coscienza, per esempio nel Lazio, sono quasi la totalità. C’è chi invece inietta morfina quando ormai è troppo tardi. Sono costrette a risentire il battito prima del parto. A rimanere ricoverate per giorni perché l’unico medico non obiettore ha ormai terminato il turno e bisogna attendere che torni. E allora le culle intorno a loro si riempiono e sentono la gioia della nascita della compagna di stanza. Il travaglio dell’altra. Con le ostetriche, anch’esse obiettrici, che ti guardano con disprezzo. «Ricordo che c’era solo gente che partoriva, palloncini, fiocchetti e gridolini», lo dice con rabbia, ma con un sorriso, tra le labbra strette: «Mi hanno fatta stare in quell’ospedale a forza, per quattro lunghissimi giorni, nel silenzio. Non sapevo quando sarebbe successo, non sapevo che sarei rimasta ricoverata tutto quel tempo. Non sapevo che nessuno mi avrebbe praticato l’epidurale. Non sapevo i medicinali che mi avrebbero somministrato». Chiede se è giusto, chiede se è normale. Chiede. E noi ascoltiamo con un registratore acceso, consapevoli che quelle domande sono state già fatte tante volte, troppe volte, da altre donne. Da altre coppie. «Quando è arrivato il giorno, mi hanno dato alcune pasticche, senza spiegarmi niente. Neppure dopo ho potuto capire cosa fossero, visto che la cartella clinica che mi è stata consegnata subito dopo le dimissioni, conteneva solo la data di accettazione e quella di uscita». Il Covid-19 continua in un fruscìo lontano, lo commentiamo mentre l’inviato di una tv all-news tenta una diretta. Nessuna di noi sa che il Sistema sanitario nazionale verrà completamente messo in discussione da lì a pochi mesi, mentre noi lo stiamo già facendo. «È stato un attimo: appena prese quelle pillole è iniziato un dolore che non si può descrivere. Il parto è cominciato, un vero parto, non un’operazione. E nessuno mi aveva preparata a questo. Urlavo come una pazza e alla fine mio marito ha creduto che sarei morta. È uscito per chiedere aiuto e chi è entrato nella mia stanza mi ha sbeffeggiata: “Ma che è tutta questa scena, sei al secondo figlio, che non sai come si fa?”». Passano le ore, senza aiuti, senza epidurale. Il feto è scivolato via, non si ricorda se lo abbia visto. Semplicemente non ricorda o non vuole farlo. Di questa registrazione, datata 22 febbraio, abbiamo tolto tanto, il sangue, la vista, la crudeltà eccessiva. Lo abbiamo fatto per rispetto di chi ha voluto denunciare e rileggerà la sua esperienza. Per rispetto di tutte quelle donne che hanno vissuto lo stesso atroce diritto violato e garantito dalla legge italiana. Lo abbiamo fatto perché quello che è stato trascritto è sufficiente per comprendere. La donna, che un nome non vuole avere e che vedete nelle foto, è stata costretta a sottoporsi alla Emdr, tecnica di psicoterapia praticata ai reduci di guerra per superare i traumi subiti e lo ha potuto fare perché «benestante, colta e con un marito e una famiglia capace di aiutarla», come lei stessa ha detto. Ma non sempre è così. Ci sono donne che non possono permettersi un percorso terapeutico dopo un trauma. Famiglie distrutte e aborti negati. Donne costrette come ladre a emigrare in Paesi stranieri perché non riescono a trovare un medico che prenda in carico la loro cartella clinica, mentre in Italia si discute se la Ru-486, conosciuta come aborto farmacologico, possa essere applicato in day hospital, senza necessità di un ricovero di tre giorni. Quando quei tre giorni significano dover subire violenze psicologiche e fisiche. DI BEATRICE DONDI E ELENA TESTI, FOTO DI ANTONIO FACCILONGO PER L’ESPRESSO
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morelin · 4 years
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Big Bench n° 101
youtube
Tesoro, mi si è ristretta la ragazza! No, non sono diventata una lillipuziana anche se così sembra a guardare questo video. Sono seduta su una panchina gigante e precisamente sulla Big Bench n° 101 che si trova a San Felice del Benaco (Brescia). Per chi non lo sapesse, questa è una delle panchine giganti che fanno parte del Big Bench Project ideato da Chris Bangle.
Lo scopo del progetto è quello di unire design, eccellenze artigiane locali, turismo ed un modo nuovo di ammirare il paesaggio. La prima panchina è nata nel 2010 sul terreno della Borgata a Clavesana (Cuneo). Fino ad ora sono state costruite 114 panchine e, anche se la maggior parte di queste si trovano in Piemonte, si stanno diffondendo anche in altre regioni.
Per rendere la visita più divertente è possibile collezionare i timbri da apporre su un passaporto speciale dove inserire anche tutte le informazioni delle panchine visitate. Io l’ho già, voi cosa aspettate? Che la caccia alle Big Bench abbia inizio!
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inmsahscd · 4 years
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08-12-2014..
Ci sono delle date che ti rimangono impresse nel cuore..
Non sempre è una cosa positiva. Spesso le cose che ci restano più impresse sono proprio quelle che ci hanno fatto stare più male, però oggi, non so perché, mi sono svegliato felice e quello che sto per scrivere è una delle parti più felici della mia vita!
Non so bene come iniziare a parlarne, vi porterò delle parole che mi hanno sempre colpito per rompere il ghiaccio:
“Ah i campi, dieci giorni senza cellulare in un bosco, lontani da casa, con il solo obbiettivo di vincere, insieme alla tua sq.
Le serate distrutti davanti al fuoco, il gossip tra le tende e le squadriglie, i cieli più belli che abbiamo mai visto, le canzoni cantate a squarciagola, i bans stupidi e i giochi ridicoli, la notte dei totem, la veglia alle stelle, i giochi notturni che iniziano sempre nel giorno più stancante, appena ti sei addormentato , l'issa e l'ammaina bandiera che ti fanno sentire fiero, più capace dell'esercito.
Le gare di cucina peggio di masterchef, e il cibo che non si cuoce mai vista la cucina rudimentale.
Il tavolo sempre scomodo, e soprattutto stretto.
La raccolta legna che finisce con il vagare nei boschi a chiacchierare e scoprire nuovi angoli meravigliosi.
Il fuochista a cui puntualmente diventa la faccia grigia, i cucinieri che al momento di mangiare... Sono già sazi perché hanno già sgraffignato qualcosa mentre preparavano, il cambusiere che fa avanti ed indietro, correndo con pacchi di pasta e altri ingredienti.
L'alta squadriglia, il consiglio capi, la tua squadriglia.
L'ultima notte passata nella tenda con la tua sq, con i tuoi fratelli.
E le missioni di sq, posti da raggiungere usando le cartine della prima guerra mondiale con sentieri che non esistono più, scoprendo le cose più imbarazzanti e buffe di ognuno di noi.
E quando fa buio, e sei solo, e devi prendere qualcosa ma non trovi la torcia. La tua torcia trovata sempre quando non serve! Ma in effetti la torcia fregata al tuo amico sempre con te. Solo che alle volte è scarica...
La cassa puntualmente in disordine, come la tenda d'altronde.
Mille cuscini in una tenda, stuoini pieni di scritte, coperte sciarpe e cappelli in una notte di LUGLIO.
I giochi con l'acqua gelida che ti fanno venire i brividi (e che ti peggiorano "l'acconciatura", che già fa abbastanza schifo)
Il "tanto a questo campo dimagrisco" e poi finisci a mangiare dal pentolone ciò che rimane e a fregare il tuo cibo preferito dai piatti dei tuoi compagni.
Le costruzioni che reggono sempre, nonostante il tuo capo ci salti di sopra.
La cassetta di pronto soccorso peggio di Chernobyl. Il catino in cui non puoi più mettere piede.
Il tempo libero passato insieme a fare foto artistiche vicino ad un albero che per un motivo strano, ti colpisce di più rispetto agli altri. Il panico di dover organizzare tremila cose in un solo momento, della pioggia che sta arrivando quando devi iniziare a cucinare, delle costruzioni ancora da fare e della tenda da montare.
La poca voglia di lavare le gavette, perciò "dai mangiamo dallo stesso piatto non lo saprà mai nessuno" però in realtà usiamo mille strumenti diversi perché siamo schizzinosi; la speranza che piova, così da rimanere in tenda a scherzare (eh sì, un giorno solo deve pur piovere)
La paura degli insetti... I brutti insetti, specialmente in tenda, ma menomale che esiste qualcuno che li adora e li caccia via come se fossero adorabili farfalle.
Niente rapporti con il mondo ne schifezze da mangiare.
Niente facebook, Instagram, whatsapp e snapchat.
Però poi il pecoraro che con le sue urla e le sue odiose pecore ti sveglia proprio all'alba, il sole, la luna, le stelle, il silenzio, il bosco, gli animali, le confidenze e i segreti che rimarranno poi solo buffi ricordi di un ultimo campo estivo, le paure , le paranoie, le nuvole, il freddo, il caldo, gli amici, la tua sq, i gridi di sq, l'alpenstock alzato, il tuo reparto.
Quando capisci il valore dell'acqua, di una giornata di sole, delle stelle, dell'aria buona, di una fetta di pane e Nutella in un tranquillo pomeriggio, di una mano che ti rialza, di un fuoco che si accende, di una giacca prestata.
Quando capisci il valore di tutto ciò che fai ad un campo, hai capito il valore di essere scout.“
Da bambino non sopportavo gli scout. Nonostante mia sorella ne facesse parte, io ero irremovibile. Non riuscivo a comprendere cosa potesse realmente darmi lo scoutismo.
In quella data sopra citata, diciamo che sono stato fregato..
Si avete capito! Mi hanno incastrato!
Mi sono ritrovato a passare una mattinata intera insieme ad un gruppo di persone con pantaloncini e camicia.. Forse la mattinata più bella della mia vita.
Non ricordo con esattezza le varie attività che sono state svolte, ma, lì, con loro, mi sentivo bene, ero a mio agio.
Avete presente il classico colpo di fulmine?!
Esatto me ne sono innamorato, un amore particolare, qualcosa mai provato prima. Beh in effetti è strano innamorarsi di alcuni valori, di 10 semplici frasi scritte su una tavoletta di legno, però a me è successo. Mi sono innamorato dello scoutismo!
Piano piano col passare degli anni mi sono sempre legato di più a quei valori, talmente tanto che ad oggi fanno parte di me, e non saprei proprio immaginare una vita senza di essi.
Potrei continuare a parlare per ore di ogni singola riunione, pernotto, campo, route. Però mi soffermerò solo sul alcuni di essi.
Si ho deciso! Oggi vi racconto la mia esperienza in reparto!
14/15-03-15..
Il mio primo pernotto.
Il 15 marzo ho recitato la mia promessa scout, entrando così a far parte in maniera ufficiale di questa fantastica famiglia.
28-07/06-08-16..
Campo estivo.
In questo campo ho passato la notte più indimenticabile del mio percorso scout.
La notte dei totem, il totem si può definire come il proprio “nome scout”, spesso composto da un animale e un aggettivo.
05/06-11-16..
Pernotto di apertura.
Inizio di un anno veramente importante.
Era giunto il mio momento, ora toccava a me!
Dovevo mettermi in gioco tutte le mie competenze e riuscire a soddisfare i capi per la responsabilità da loro datami.
Diventai capo sq..
16/26-07-17..
Ultimo campo estivo col mio reparto.
Di questo campo ho veramente tanti ricordi, la competizione con le altre sq, i miei ultimi fuochi, le notti passate da solo accanto al fuoco a guardare le stelle, l’ultima notte passata a mangiare la nutella insieme alla mia sq., e infine mi piace ricordare un bellissimo gruppo di amici formatosi durante quei 10 giorni. Sestetto magico: ci piaceva chiamarci così!
01/05-09-17.
Campo di competenza.
Come poter evitare di citare il mio ultimo campetto appartenente alla branca E/G!
Per questo campo ho fatto un bel viaggetto...
sono partito dalla mia amata Sicilia per recarmi fino alle rive del lago di Garda, tutto solo e prontissimo a conoscere nuova gente.
Ricordo tantissima strada percorsa seduto sul sellino di una bicicletta malandata.
Sono stati 5 giorni pieni di emozioni.
Sono riuscito a portare a termine i miei obiettivi: ho mostrato a tutti le mie competenze, ho scoperto cose nuove, ancora una volta sono riuscito a mettermi in gioco con tutto me stesso, ma soprattutto ho conosciuto tante persone fantastiche!
Purtroppo, anche vista la distanza, non sono riuscito a mantenere i rapporti con loro, con nessuno ad eccezione di una persona. La chiamerò “Libellula“.
Con lei mi sono trovato bene fin dal primo giorno di campo, e durante quei 5 giorni siamo riusciti a legare molto. Non me la raccontava giusta!
C’era qualcosa che mi incuriosiva talmente tanto che non sono riuscito a fermarmi a quei futili 5 giorni. Ho continuato a sentirla e ancora oggi non manca una telefonata serale!
È incredibile come in una realtà talmente diversa dalla mia, abbia trovato una persona così affine a me! Comunque di lei vi parlerò un altro giorno.
Si concluse così il mio percorso in E/G,
della branca R/S ne racconterò in futuro.
“Guida da te la tua canoa”.
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kon-igi · 6 years
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LONG WAY HOME - capitolo cinque - È tempo di morire
Capitolo Uno - Il cavaliere Impallidito Finding Doc - Vol.1 (crossover) Capitolo Due -  Per un pugno di mosche Finding Doc - Vol.2 (crossover) Capitolo Tre - Coraggio… fatti appendere! Capitolo Quattro - Solo come un cane
Erano le prime luci dell’alba e considerato che avevamo passato il resto della notte a seppellire i cadaveri dei quindici cacciatori di taglie -- per fortuna il terreno era sabbioso -- decido di farmi una pipa di quelle forti, Decumano Sud D.O.C.G. Made in Arda.
Bechdelia aveva espresso l’intenzione di -- cito testualmente -- ‘togliermi il sangue di maiale di dosso prima di essere contagiata dalla loro maschia stupidità’ e dopo aver affettato un saguaro con il machete di Cormano decide di appartarsi dietro la collina per farsi delle spugnature al succo di cactus.
SE SCOPRO CHE MI SPII -- sento urlare da qualche decina di metri -- TI FACCIO FARE UN POMPINO DA UN COYOTE AFFAMATO!
-- Anch’io ti adoro e faccio il tifo per il suffragio universale! GAMBATTÉ, REDI JOJI!
Il roteante pezzo di cactus mi manca perlomeno di cinque metri, dopodiché posso finalmente prendere del tempo per me e farmi così spiegare da Nerloki cosa diamine sia questa storia delle Porte.
Beh… -- fa il cane-furetto magico -- il cervello umano ha dei meccanismi di astrazione eccezionali e può arrivare a modificare la percezione della realtà affinché gli si presenti in maniera a lui più accettabile e abbia tempo per elaborarla.
Io questa cosa l’ho già sentita! -- lo interrompo -- Tra poco mi dirai di essere un’estensione della mia coscienza che cerca di tenermi in vita mentre sono in coma in un letto di ospedale! Anzi, no… il mio aereo è VERAMENTE caduto e io sono morto senza accorgermene e questo è una specie di purgatorio con fumo nero e micidiali buchi di trama!
Nerloki mi guarda con compassione e poi fa quella cosa odiosa di parlare verso il cielo -- Io non so più come farglielo capire, ragazzi… capisco la Sindrome da Shock Transizionale ma se ne sarà pure accorto di non essere un semplice vaccaro! Guardate, a tipi come lui la wikipedia ha dedicato pure una pagina specifica https://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Sue ma niente… lui continua ad andare avanti come se l'essere sbalzato da una stazione spersa nel Culilupiland toscano a un deserto dell’Arizona sia una roba da tutti i giorni! Mi fate un favore, voi che evidentemente non c’avete un cazzo da fare sennò non stareste su tumblr il lunedì mattina? Glielo spiegate al vostro Dinh che è rimasto vittima di una frammentazione dissociativa oniro-visiva da shift derealizzatorio quantico? Mi raccomando, confido nella vostra capacità di approfondire l’argomento (๑•ิཬ•ั๑)
Scommetto che è ancora quella storia del soffitto, no, della parete… della quarta parete di Nero! -- urlo esasperato a Nerloki -- Ancora non capisco con chi parli tutte le volte ma guarda che so bene di essere a cavallo di due mondi! Conservo perfettamente i ricordi di chi ero prima ma allo stesso tempo mi trovo perfettamente a mio agio con la topografia, gli usi e le abitudini degli indigeni! So perfettamente, anzi, SENTO che devo tornare da Lei. La sogno ogni notte e ogni notte mi chiama da sempre più lontano… Dov’è la Porta per ritornare a casa, Nerloki?
Non è una questione di dove ma di quan… ASPETTA! -- con uno scatto furettesco alza improvvisamente la testa -- Ci sono Nativi americani in questa zona? Sono aggressivi?
-- Beh… tecnicamente siamo nella riserva Navajo e per quanto avrebbero tutto il motivo di odiarci per la storiaccia della deportazione del Long Walk, la convivenza è piuttosto pacifica. Perché me lo chiedi? Loki prevede guai?
-- Di certo stiamo per incontrare un gruppo di Navajo ma in quasi tutte le curve temporali -- ti ho detto che nulla è scritto? Semplicemente ci sono cose più probabili e altre meno probabili -- la cosa è destinata a non deviare il continuum del nostro prossimo ingresso a Tombstone. C’è però una diramazione sottilissima con un colore che non mi garba affatto. Sembra quasi che…
BRUTTI MAIALI STUPRATORI! -- urla una ben nota voce da dietro la collina.
Nerloki sembra aver improvvisamente perso la voglia di vivere, mentre la mia è stata appena legata a un candelotto di dinamite acceso e appoggiata sopra a un barile pieno di polvere da sparo e chiodi arrugginiti.
MI STAVATE SPIANDO, SACCHE DI SPERMA PUTRIDO! -- e un attimo dopo si scatena un maelstrom di tonante piombo rovente.
Non mi vergogno nel dire che impiego una decina di secondi a ricollegare tutte le sinapsi cadute a terra e quando finalmente scatto per andare ad aiutarla, le pistole hanno smesso di suonare la marcia funebre.
Ti prego, ti prego! -- imploro tra me e me -- Fa che li abbia solo spaventati e fatti fuggire! L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una squadra di caccia Navajo che dia man forte agli sceriffi federali!
Arrivo affannosamente in cima alla collina e improvvisamente entro in una tavola di Milo manara.
Bechdelia è in piedi, di schiena, a pistole fumanti spianate e completamente nuda ma non ho tempo di apprezzarne la callipigìa perché lo sguardo mi si frantuma sui sette cadaveri di navajo sparsi qua e là, colti dal piombo spietato della dea Kali in versione nature.
Ma perché lo hai fatto?! -- le urlo, mentre lei continua a darmi la schiena -- Non hai visto che erano solo cacciatori?! Scommetto che gli scout sono scappati e sono andati ad avvertire gli altri… nel giro di poco ci saranno addosso!
Mi… mi stai forse guardando il... il culo? -- sussurra Becky con voce roca -- Allora guarda anche il… il resto -- e fa il gesto di voltarsi.
-- No, senti carina! Vedi di coprirti subito e non esagerare con queste uscite sennò comincio a urlare al reverse sexism per autodifes... OH CAZZO!
Conto quattro frecce conficcate tra collo e addome e la punta di una lancia spezzata che si alza e si abbassa nella parte sinistra del petto, troppo vicina a un posto dove non ci sarebbe dovuto stare nulla di appuntito o tagliente.
Mi guarda e abbassa le pistole, mentre i due rivoli di sangue che scendono danno un’espressione triste al suo sorriso. E poi
Io non miro con la mano, colei che mira con la mano ha dimenticato il volto di sua madre.
Io miro con l’occhio.
Io non sparo con la mano, colei che spara con la mano ha dimenticato il volto di sua madre.
Io sparo con la mente.
Io non uccido con la pistola, colei che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di sua madre.
IO UCCIDO CON IL CUORE.
E poi quello stesso cuore la tradisce e crolla a terra.
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Oscurità più completa.
Odore di polvere umida.
Doc -- sussurra Nerloki -- fai un po’ di luce.
Due tentativi, poi al terzo lo zippo spande un po’ di luce e scatta un’istantanea della nostra misera condizione.
Bechdelia giace a terra avvolta nel suo serape e l’unica cosa che ho potuto fare per lei è stato segare via l’asta delle frecce ma dal sibilo che viene da uno dei buchi e dalla schiuma rossastra che ogni tanto tossisce sono consapevole che è questione di poco tempo prima che muoia. Nerloki sta accucciato su un mucchio di polverosi sacchi di iuta -- in questo momento sembra davvero un cane bastonato -- mentre Fresno Bob scalpita indispettito per il soffitto basso e qualche volta solo spaventato dallo squittio sfiatato che fanno gli strati di hornfel e riolite muovendosi sulle vene di minerale d’argento.
Abbiamo salvato il culo giusto in tempo, infilandoci precipitosamente nell’entrata sud della Tough Nut Mine ma se consideriamo che quell’idiota di un pony zoppo non è voluto entrare, rimanendo così all’imbocco a brucare erba secca e a fare da cartello indicatore, possiamo lanciare una moneta per decidere se ci staneranno i navajo o gli ispettori minerari al prossimo inizio turno.
Doc -- fa con voce seria il canfuretto -- quello che ti sto per dire suonerebbe un po’ complicato e lungo se usassi la versione estesa, quindi ti farò una domanda diretta: ti fidi di me?
Vai avanti -- gli faccio, indicando con la testa l’enorme crepa sulla diga anti-merda.
-- Ti ricordi quando ti stavo parlando dei meccanismi di astrazione del cervello e delle modifiche sulla percezione della realtà? Ecco, guarda che non ti stavo dando dello psicotico delirante ma semplicemente ti stavo facendo presente che varcando la Porta -- se non l’hai ancora capito il Transito lo hai fatto sulla soglia del bar della stazione -- sei giunto su un piano di esistenza dove con un potente atto di volontà è possibile la Conglomerazione Quantica, cioè la creazione e il dissolvimento di qualsiasi oggetto di qualsiasi dimensione.
E meno male che questa era la versione semplificata! -- faccio a bassa voce e poi, urlando -- BECKY STA PER MORIRE A CAUSA DI UN EMOTORACE, DI UN TAMPONAMENTO CARDIACO E DI UNA PROBABILE LACERAZIONE DELL’AORTA ADDOMINALE! MI STAI SUGGERENDO DI CREARGLI MAGICAMENTE UN POLMONE E UN SISTEMA CARDIO-VASCOLARE NUOVI, STUPIDO CANE?!
No, la Conglomerazione Quantica non funziona così -- mi risponde Nerloki -- ci vuole un pattern mnemonico-esperenziale su cui innestare il processo… puoi creare oggetti, eventi e persone che hanno fatto intensamente parte del tuo vissuto, non importa se reali o di fantasia, basta che abbiano lasciato una traccia quantica nel sistema limbico del tuo cervello -- credo finalmente di cominciare a capire di cosa stia parlando e lo lascio continuare -- quindi ti prego, concentrati su un luogo oppure su una persona che possano aiutarci a salvare Bechdelia!
Perché non entrambi? -- e seguendo il mio istinto, ficco con forza le dita nella trama della realtà e la lacero con forza.
SKREEEEEEKKKKK!!!!
E in un attimo siamo tutti riversi sul pavimento lucido di quell’odioso posto che mi ero ripromesso avrei visitato di nuovo solo se coinvolto in un maxitamponamento sulla via Emilia -- Benvenuti nel pronto soccorso dell’ospedale dove ho fatto il tirocinio e ringraziate che il box 12 sia quello per il triage di catastrofi quindi sempre libero!
Sollevo Bechdelia da terra e la metto sul lettino -- Ok, va bene… ricapitoliamo: ABC, Airways, Breathing e Circulation! Intubare e ventilare… ah, cazzo! Dove sono le lame del laringoscopio?! Ok… tubo cuffiato… respiratore e… via! Oddio… è aritmica e la pressione sta precipitando! Plasma expanders con bolo di 5 cc di dopamina per lo shock ipovolemico. Oppure è cardiogeno?! E cosa cazzo sarà?! Il polmone collassato?! No… c’è l’altro. Tamponamento cardiaco o emorragia addominale?! Scegli! SCEGLI!!
Ehi, pivello… guarda che le donne nude sono in ginecologia! Qua ci stanno i dottori ver… O MI-O DI-O, JENNY! Non vedevo una tonsillectomia fatta così male dai tempi in cui il Dott.Kelso mise in sala operatoria gli studenti di odontoiatria! -- riconosco la voce e mi volto con le lacrime agli occhi -- Oh, no, Janet! Non fare gli occhi da cucciolo in panico e vedi di darmi una mano con quella clamp! Forza, veloce, prima che la tua amica puntaspilli preferisca suicidarsi che sopportare quello sguardo! Due… uno… via la prima freccia dalla panza! COSA FAI FERMO CON LA PINZA IN MANO, JULIA?! ASPETTI L’ARAGOSTA BOLLITA?! Clampa l’aorta addominale e poi sutura con Vicryl e fai il soprannodo di sicurezza senza lasciarci il dito dentro! Ok… ora la punta di lancia e.. no, cristo! Lesione pericardica ma qui suturo io e ci lascio pure dentro un catetere aperto. Pivello? Laverne mi ha messo dell’LSD nel caffè o ci sono veramente un cane e un cavallo nella mia sala operatoria? L’unicorno felice e il gattino soffice li porti domani o stanno aspettando fuori il loro turno per giocare all’Allegro Chirurgo? JASMINE! Ti lascio togliere la freccia facile, quella incastrata tra la quarta e la quinta costa… usa il Pennington, esegui trazione lineare con lieve torsione… eeeee vittoria! Anche questa volta niente processo per omicidio colposo! Dunque, la freccia nel collo… ah! Fortunella l’amichetta tua! La punta ha sfiorato la cartilagine cricotiroidea e ha davvero rischiato di fare a gara di sputi dal collo per il resto della vita ma se la caverà con la voce rauca per qualche settimana. E infine l’emotorace… Juliette, stai pronta con il trocar e quando io estraggo la freccia tu pugnala più in basso, togli il mandrino e collega al vacuum! Uno, due… BOMBA IN BUCA! Perfetto e senza che tu abbia pianto. Controlla pressione ed ecg ché le butto in vena un po’ di Ceftriaxone per disinfettarle le budella e mettile un catetere vescicale in estemporanea per vedere se c’è globo. Oh no, Jennifer! Davvero hai visto solo quella da cui sei uscito? Guarda che è facile, l’urina esce dal buco più piccolo -- non da quello più grosso -- e quindi metti il tubo lì. Bravo! Adesso corri dal prete a dirgli dei brutti pensieri che ti verranno quando ti toccherai sotto le coperte.
Bechdelia sembra stabile e i monitor confermano. Respira autonomamente e non ha più drenaggi, quindi mi volto verso il mio mentore per ringraziarlo ma lui mi precede -- Senti, Jessica… come ti ho sempre insegnato noi ci prendiamo cura di chiunque abbia bisogno, indipendentemente dalle colpe e dai crimini che ha commesso ma qualcun’altro -- e fa un cenno impercettibile con la testa verso la telecamera a circuito chiuso -- potrebbe pensarla diversamente, quindi quando sarò uscito infila in quella borsa blu da femminuccia lagnosa tutto il necessario per i prossimi giorni e poi SPARISCI PORTANDOTI VIA TUTTA L’ARCA DI NOÈ!
Dott.Cox -- gli faccio io prima che varchi la soglia -- posso abbracciarla e annusare un po’ di odore di figura paterna?
JD, io... io… ti megaodio! -- e si dilegua nel corridoio.
Ottimo lavoro, Doc Kon -- mi fa Nerloki -- ma ti avverto che non c’è una sola curva temporale in cui polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale non stia per saltarci addosso per farci morire di avvelenamento da piombo! Raccatta le tue medicine e poi vedi di aprire di nuovo lo Squarcio per farci tornare indietro.
Sì, ok -- gli dico mentre arraffo quante più medicazioni, siringhe e farmaci -- ma c’è un piccolo problema: ci sto provando da cinque minuti e non riesco a visualizzare con sufficiente forza il piano da cui siamo shiftati… non possiamo tornare indietro!
-- Oh, cristo, doc! È il periodo di latenza da sovraccarico limbico! Se fossimo in un gioco di ruolo ti direi che la barra blu del mana deve rigenerarsi ma qua mi tocca dirne un’altra…
E cioè? -- gli chiedo, conoscendo già la risposta
-- FUGGIAMO, SCIOCCHI! --
Qualche attimo dopo la porta del box 12 viene abbattuta dalle possenti zoccolate di una cavallo rampante che subito si precipita in corridoio trascinando una barella su cui giace una donna legata stretta con lenzuola.
La gente in sala d’aspetto urla sconvolta ma allo stesso tempo ha un fischiettante deja-vu spaghetti western che li perseguiterà per parecchie settimane a venire.
Nerloki -- gli urlo mentre cerco di non far slittare gli zoccoli di Fresno Bob sul marmo -- tieniti stretto alle lenzuola e bada che Becky non scivoli! Non possiamo uscire dall’accesso principale perché temo ci stiano già aspettando, quindi ci infiliamo in radiologia, poi nella Torre delle Medicine ed è a quel punto che tu salti giù, sali due rampe di scale e vai nell’emporio della zona commerciale a prendere quello che ti ho detto. Se poi corri per tutta la hall e slitti sui passanti delle scale mobili, noi dovremmo star passando in quel momento!
Il passaggio all’interno di quel dedalo di corridoi, scansando barelle e gente in carrozzina, è un incubo delirante degno del peggiore mod di una mappa di Doom ma quando con la coda dell’occhio vedo finalmente Nerloki balzare di nuovo sulla barella con una mazzo di carte in bocca, è solo allora che ritorno a respirare normalmente.
L’attimo dopo siamo in strada, nel traffico di un lunedì mattina lavorativo, saettando tra macchine che inchiodano e si tamponano, e usando le aiuole spartitraffico come corsie preferenziali personalizzate.
-- Nerloki, per usare la tua metafora sento che la barra del mana si è quasi caricata… passami il mazzo di tarocchi!
Apro il pacco sigillato, col terrore che nella fretta Canfury avesse addentato un mazzo di carte normali ma vedo che sono proprio gli Arcani Maggiori nella versione di Rider-Waite… vabbé, ho sempre usato i Marsigliesi ma alla fine non credo che farà molta differenza. Prendo il numero 21 e me lo infilo tra la nuca e il colletto della camicia.
Dopo aver attraversato questo parco -- urlo voltandomi verso Nerloki e notando i lampeggianti dei carabinieri che ci stanno raggiungendo -- passeremo su un ponte e poi entreremo sotto una loggia in una zona pedonale chiamata Piazza della Pilotta. Senza le macchine intorno potrò aprire lo Squarcio perché voi possiate tornare a casa ma affinché non vi succeda nulla devo fare una certa cosa… non so se poi riuscirò a venire con voi.
Nerloki mi lancia uno sguardo triste -- Doc, anche se può sembrare, questo non è il tuo mondo ma una conglomerazione quantica su larga scala che è stata resa possibile solo grazie al desiderio di salvare la vita a Bechdelia. Quando io e lei shifteremo non so se l’architettura continuerà a sostenersi.
Faccio per obiettare ma mi rendo conto che siamo arrivati nel mezzo della piazza in sasso e quindi scendo al volo.
Rumore di tacchi di stivali e di scarpe di ordinanza che si avvicinano di corsa ma io allargo le dita ad artiglio e finalmente strappo uno Squarcio di passaggio, in cui vedo il cortile di una piccola fattoria amish appena fuori Tombstone.
Presto -- urlo a Nerloki -- entrate subit…
-- NON MUOVETEVI! TU CON LA BARBA, ALZA LE MANI E VOLTATI! --
Così faccio, consapevole di poter dare ai miei compagni solo qualche secondo di tempo per entrare senza che i proiettili li raggiungano.
Davanti a me ci saranno una ventina tra poliziotti e carabinieri, tutti a pistole e mitragliette spianate.
Non so perché ma sembra che se a qualcuno di loro dovesse scappare una scorreggia, seguirebbe un’istantanea salva collettiva di piombo ma nonostante tutto mi muovo con impudenza verso di loro, tenendo le braccia alzate ma molleggiandole come se stessi ballando un latino.
Spero che Loki abbia percepito la curva temporale giusta -- penso -- e rimanga fermo immobile. Avvicino lentamente la mano destra al collo e poi -- Lo sapete come fa la barzelletta del carabiniere e del poliziotto che cercano di disinnescare una bomba?
Pistole e mitragliette che tremano in mani nervose e sguardi di quasi panico.
BANG! -- urlo con tutto il fiato che ho in corpo e nell’attimo in cui tutte le canne delle loro armi detonano contemporaneamente, afferro il ventunesimo tarocco con la raffigurazione Il Mondo e
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Una bolla di luce in negativo si allarga dalla carta come un respiro immenso per poi ritirarsi e scomparirvi dentro con un lacerante rumore di strappo.
L’unico rumore che adesso rimane in mezzo al silenzio più assoluto è il ticchettare di un orologio che rallenta fino a fermarsi e poi tutto l’universo è bloccato.
Nessuno si rende mai conto quanto baccano ci sia nel mondo finché non si trova sotto l’influsso dello Stand che porta lo stesso nome. Mentre mi avvicino con calma alle belle statuine di sbirri e caramba, sul selciato i tacchi dei miei stivali fanno il rumore di cucchiai lasciati cadere uno alla volta su un tavolo di cristallo.
Tra me e loro c’è uno sciame di piombo sospeso a mezz’aria. Ruoto delicatamente i proiettili tra pollice e indice, accompagnandoli fin dentro le rispettive canne, e poi slaccio i pantaloni di tutti i bellimbusti, calandoglieli bene intorno alle caviglie.
E poi sento che il non-tempo di The world sta per finire, quindi torno indietro per dare un ultimo saluto ai miei compagni, inconsapevoli che sto per rispedirli a Tombstone senza di me.
Allargo lo squarcio perché arrivi ad abbracciarli, proprio mentre il ticchettio cosmico si fa sempre più veloce e poi…
Venti esplosioni di canne da fuoco divelte, bestemmie e colpi di faccia sul selciato. Presto si rialzeranno e verranno lo stesso a prendermi.
Addio Nerloki… prenditi cura di Becky -- e gli lancio la borsa di Pochacco in mezzo alle zampe -- sono sicuro che lei ti aiuterà a ritrovare il tuo maestro. Io preferisco rischiare di vedere il mio mondo crollare piuttosto che struggermi nel suo irraggiungibile ricordo.
E l’ultima cosa che vedo mentre avvicino i bordi dello Squarcio sono gli occhi di Becky che si spalancano increduli nel dolore del tradimento.
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graceandfamily · 6 years
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Un popolo ha pianto per Grace
Per il funerale si è fermata la vita del principato di Monaco.
19-09-1982
Nessun « estraneo » è potuto entrare a Montecarlo - Persino i treni si sono fermati - Ranieri, che seguiva la bara con i figli Carolina e Alberto, è apparso distrutto - Presenti numerose personalità politiche, principi, rappresentanti di famiglie regnanti e del mondo del cinema - Il rito funebre celebrato dall'arcivescovo Brand - La salma tumulata in una cappella della cattedrale.  
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MONTECARLO (Principato di Monaco). 18. – Per oltre tre ore oggi la vita del piccolo Principato di Monaco si è fermata. Le strade di accesso al Principato sono state bloccate e nessuna auto, escluse quelle ufficiali e quelle con targa di Monaco, ha potuto entrare in città. Perfino i treni non si sono fermati a Monaco. Tutto questo per evitare che la cerimonia funebre per sua altezza serenissima Grace potesse correre il rischio di trasformarsi in uno « spettacolo ». Ma probabilmente, anche se la sorveglianza del rigidissimo servizio di sicurezza fosse stata meno severa e qualcuno fosse riuscito ad arrivare fino alla piazza della cattedrale di San Nicola, sarebbe stato anche lui contagiato dall’atmosfera e dalla commozione. Soprattutto di fronte al grande dolore del principe Ranieri III apparso un uomo distrutto che più volte non è riuscito a trattenere le lacrime e non ha mai distolto gli occhi dalla bara. Durante tutta la cerimonia, mentre nella chiesa risuonavano le melodie di Bach, Haydn e Fauré più volte la principessa Carolina, anche lei visibilmente commossa e in lacrime, ha guardato attentamente il padre quasi temesse di vederlo crollare sopraffatto dal dolore. L’unico che è riuscito a controllare la propria commozione è stato il principe Alberto. Probabilmente, se le voci che circolano nel Principato sono vere, fra due anni potrebbe essere lui il nuovo principe di Monaco. Si dice, infatti, che Ranieri, sopraffatto dal dolore, abbia espresso il desiderio di abdicare in suo favore e di dedicarsi ai suoi studi di oceanografica. La cerimonia ha avuto inizio poco dopo le 10, quando tutti gli invitati e le delegazioni ufficiali avevano lasciato il grande albergo sulla piazza del Casinò per raggiungere il castello Grimaldi. Per l’Italia era presente il presidente del Senato Amintore Fanfani con la moglie Mariapia. Tanti i principi e i rappresentanti di famiglie regnanti: da lady Diana d’Inghilterra, al principe Filippo del Liechtenstein, al duca d’Aosta, dal principe Bertil di Svezia al principe Bernardo d’Olanda. E inoltre la signora Mitterrand. La moglie del presidente degli Stati Uniti Nancy Reagan. Molti anche i rappresentanti del mondo del cinema tra cui Frank Sinatra e Cary Grant (l’attore con il quale Grace, allora signorina Kelly, girò il film « Caccia al ladro » di cui alcune scene furono filmate proprio sulla strada dove lunedì scorso è avvenuto il tragico incidente). Fu proprio durante la lavorazione di questo film che Grace Kelly conobbe il principe Ranieri. Poi, ancora Farah Diba, madame Pompidou, Marie Helen Rotshild, il produttore Sam Spiegel, l’ex campione automobilista Jacky Stewart. Impossibile elencarli tutti. Mentre la campana della cattedrale suonava a morto nella piazza rullavano i tamburi, preceduta dalle corone portate dai volontari della Croce Rossa di cui Grace era presidentessa, dai membri della Confraternita dei penitenti neri della Misericordia (una pia associazione che assiste i malati) è uscita la bara coperta dalla bandiera bianca con lo stemma dei Grimaldi. Attorno le guardie d’onore con la divisa bianca e un nastro nero al braccio. Subito dietro, in tight nero, Ranieri con alla sinistra Alberto e alla destra Carolina la quale stringeva la mano del padre. Alberto sembrava sostenerlo tenendogli un braccio. Ancora dietro il fratello e le due sorelle di Grace giunti dagli Stati Uniti. Quindi il Consiglio di Stato, dignitari, il Corpo consolare e, via via, tutte le delegazioni ufficiali. Il corteo ha percorso le poche decine di metri che separano il palazzo dalla cattedrale (dove il 19 aprile del 1956 Grace e Ranieri si erano sposati) a passo lentissimo ritmato dal rullo dei tamburi. Lungo il percorso la gente ha seguito in silenzio, moltissimi erano visibilmente commossi. La bara è stata poi deposta ai piedi della scalinata della cattedrale per consentire alle personalità di rendere l’ultimo omaggio prima di entrare per la Messa. All’interno altri fiori, ma non moltissimi, secondo i desideri della stessa Grace che aveva chiesto di ricordarla continuando a sostenere le opere di assistenza a lei care. Il rito funebre è stato celebrato dall’arcivescovo di Monaco monsignor Charles Brand. All’omelia ha detto che « il popolo è unito nel dolore nel dolore della famiglia » ed ha aggiunto: « La rottura di questa vita eccezionale ci ricorda che al di là di tutti i problemi della scienza e delle tecniche, resta il mistero. La fede che riassume tutte le cose della vita e della morte ». È stato questo, insieme a quello della comunione, il momento più commovente. Caroline e Ranieri non sono riusciti a trattenere le lacrime mentre le note del « Requiem » di Fauré risuonavano fra le navate. Dopo la benedizione del feretro, Ranieri e i figli sono usciti dalla chiesa. Tra poco ancora un momento di grande commozione quando in forma strettamente privata la salma verrà tumulata nella cappella Grimaldi all’interno della cattedrale.
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wwffb · 6 years
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Domenica 28 ottobre | aula del WWFFB scolastico
10:33 28/10 Peritas_Wolfhound (Domenica 28/10, ore 16, alula del WWFFB scolastico) Quella del WWFFB scolastico è una delle tante aule del castello ormai inutilizzate e in disuso che negli anni i portavoce del club si sono impegnati a sistemare e rendere più ospitale. Oggi ospita quasi adiacente alla parete in fondo, una vecchia scrivania su cui è seduta l`attuale e nuovissima portavoce, la diciassettenne Peritas Wolfhound, universalmente nota per gli immancabili capelli arcobaleno, oggi raccolti in due treccine che le ricadono sulle spalle, coperte da una mantellina rossa ancora bagnata, tanto da stare creando una piccola pozzanghera sul pavimento. Per il resto la ragazzina, con indosso un maglione bianco oversize e jeans stappati, è più o meno asciutta, escludendo gli anfibi neri che hanno l`aria di esser stati tuffati in ogni singola pozzanghera sul loro cammino. Gli occhioni azzurri della cheerleader si spostano dalla porta aperta dell`aula (che tutti i neoiscritti del club avranno ricevuto indicazioni via gufo per raggiungere) e i banchi allineati in due file per formare due lunghi tavoli, coperti da tovaglie di plastica arancioni. È inoltre possibile notare, ai piedi della cattedra su cui siede scomposta la Wolfhound, uno scatolone di cartone chiuso, sul quale ronfa felicemente il gufo comune che poco prima ha consegnato a tutti le indicazioni per raggiungere l`aula. Il povero pennuto è così profondamente addormentato che non protesta neanche al «BENVENUTI!» Esclamato a gran voce e con tanto tanto entusiasmo dalla Tassorosso all`arrivo dei primi neosoci
10:47 28/10 Gwen_Clover (Aula WWFFB – domenica pomeriggio) Grazie al permesso della sua capitana, per quel pomeriggio ha lasciato le cheers qualche minuto prima del previsto giusto il tempo di tornare nello spogliatoio per cambiarsi e darsi una veloce rinfrescata. Ed è stata veloce sul serio considerando che rientra al castello vestita di tutto punto e col mantello sulle spalle, pronta a dirigersi alla solita aula del WWFFB. Libera dall’obbligo di indossare la divisa, l’abbigliamento di oggi della grifondoro è totalmente composto da abiti babbani. Il tutto consiste in una blusa a maniche lunghe di un blu molto scuro tempestata qua e là da richiami floreali che variano dai toni del beige, del rosa chiaro e di un tenue azzurrino ben sistemata all’interno di un semplicissimo paio di jeans chiari che le fasciano entrambe le gambe in modo molto aderente. Ai piedi, invece, indossa dei semplicissimi stivaletti beige che le superano di un paio di centimetri le caviglie. Il viso è privo di trucco, a parte uno strato leggerissimo di mascara e matita nera che le valorizzano ancora di più i suoi occhioni azzurri. I capelli mossi, invece, sono raccolti in una coda alta ancora abbastanza umida a causa della veloce doccia appena fatta e come sempre profumano di buono, vaniglia per l’esattezza. Gli unici accessori che indossa sono un paio di semplicissimi orecchini a bottoncino di perle, il solito braccialetto di cuoio nel polso sinistro e al collo la collanina con un ciondolo a forma di ampollina, visibile grazie ad uno scollo a V non particolarmente profondo della blusa. Sa benissimo dove si trova l’aula della riunione perciò senza indugi la raggiunge, illuminandosi in un ampio sorriso nel momento in cui varca la soglia. «CIAO PERI!!!!» esclama felice e con lo stesso entusiasmo della tassorosso. Si leva il mantello di dosso, probabilmente poggiandolo da qualche parte che non dia fastidio, così da potersi avvicinare alla nuova portavoce. «Quali novità ci sono quest’anno?» comincia a chiederle sempre entusiasta nell’attesa che anche gli altri iscritti arrivino alla riunione. Si sfrega le mani pronta ad incominciare e spostando lo sguardo dalla tassorosso allo scatolone di cartone chiuso su cui ronfa il gufo. Chissà cosa c’è all’interno….
10:50 28/10 Sophia_Maffett (ingresso Aula WWFFB scolastico | Domenica 28.10 | ore 16) La scozzesina si avvicina saltellando e canticchiando una canzoncina dei pescolini che sfidano il grande oceano per sfuggire alle aragoste «E ancora un pesciolino-ino-ino con la sua pinnetta-stretta-stretta affronta il grande mare e si lancia a testa in sù uuuuh!» ed eccola così arrivare di fronte alla porta di ingresso. La piccola corvonero indossa il maglioncino di uniforme con tanto di bordature e la gonnellina plissettata sempre della casata, ha delle calze grigio chiaro lunghe e ai piedi porta delle scarpette nere ricoperte di brillantini. I capelli, che ormai sono semplicemente biondi, sono raccolti in due codini tenuti fermi da due elastici, uno color bronzo e l’altro blu scuro. Sulla spalla ha la sua tracolla piena oltre ogni dire perché oltre a libri, appunti, barattoli di vetro, spago, fettuccine di stoffa rossa penne e bacchetta contiene anche i ricambi per uscire poi all’allenamento di Quidditch insomma sembra implorare pietà ad ogni passo della piccola, il solo fatto che riesca a saltellare con quel peso addosso già denota la forza fisica della biondina. Ma non è finita! Alla cintura sopra alla gonnellina appunto, ha assicurato una zucca secca che funge da borraccia e un canocchiale nella sua apposita custodia. L’oggetto misterioso del giorno invece è uno scolapasta a manico che pende dal fianco sinistro, opposto alla tracolla. Ah, ha anche un sacchettino che sembra piuttosto bagnato umidiccio, quasi fosse un cartoccio di roba fresca da cui esce un vago sentore di pesce, alle volte capita che arrivi il pacco da casa e proprio lasciarlo in dormitorio non poteva. Quando approda finalmente all’aula WWFFB è tutta un gigantesco sorriso per PERI verso la quale zompetta felice «Ciao!» le dice allegra «posso… posso appoggiare sul tavolo?»domanda quindi appunto additando uno dei tavoli coperti da tovaglie visibilmente desiderosa di liberarsi di tutto quel peso che ha addosso. «ah! Noi non abbiamo ancora iniziato creature magiche, ma ho preso il libro di erbologia» dice alla colorata tassorosso «può andare bene? Nel caso inizio con le piante io?» finalmente uno sguardo intenerito verso il gufo dormiente e un sorriso verso l’animale e poi verso GWEN «Ciao» le dice quindi cordiale, «oh, quindi tu sei già un esperta» la guarda «forse ho fatto male a prendere il libro…» azzarda un poco dubbiosa con un sorriso intimidito mentre lo sguardo infine torna verso la porta in attesa di vedere arrivare gli altri partecipanti.
10:52 28/10 Juniper_Lisowski {Aula del WWFFB scolastico | Pomeriggio, ore 16} BEN è stato opportunamente acciuffato lungo il tragitto, così da avviarsi assieme verso l’aula indicata nella missiva che fino a poco fa la Grifondoro stringeva nella manina e che ora caccia invece nella tasca (gialla a motivo tartan come anche i bordi, coff coff) dei jeans chiari. Weekend significa pugni dritti nelle rètine di chiunque abbia la sfortuna di guardarla, e quindi come possono mancare un maglioncino verde acqua brillante con la stampa di un unicorno al centro del petto e il logo di Rainicorn sul retro? Ogni passetto molleggiante è attutito dalle sneakers babbane turchese acceso con lacci bianchissimi, e oggi in via del tutto eccezionale l’amato Zainicorno ha lasciato il posto a una più matura (?) borsetta a forma di testa di unicorno, brillantinosa con criniera e corno arcobaleno perché i babbani hanno un’idea tutta loro delle creature magiche in questione. Sorrisone che va da un orecchio all’altro, occhi grigi animati di vivace entusiasmo, guanciotte un po’ arrossate e chiazzate di efelidi come anche il naso, chioma color carota che raggiunge i fianchi sciolta da ogni elastico, al solito insomma. «Sono stracontentissima, il WWFFB è un’organizzazione eccezionale, altroché! Certo, non è come la Unicorn Squad, per carità, ma ha uno scopo altrettanto nobile, e farne parte è un onore, sì, e poi metti che magari ci portano a vedere gli unicorni?» trilla nelle orecchie del povero BEN, presumibilmente tenuto sottobraccio dalla rossa per sua sfiga. «Lo sai che papà Jake è stato anche lui felicissimo quando gli ho detto che mi ero iscritta? Mi mancano un sacco i miei, però non so se per le vacanze torno a casa, tu che fai Ben, ci torni, dai tuoi, per Natale dico? Ma tanto prima c’è Halloween, Natale è ancora lontano, c’è tempo per pensarci…»fortunatamente per il messicano però raggiunta l’aula la ragazzina molla anche la presa dal suo braccio «CIAO PERI!» esclama a pieni polmoni, agitando una manina in un cenno di saluto verso la Tassorosso, mentre ad accompagnare tutto c’è un sorrisino elettrizzato dei suoi «Allora, che facciamo? Andiamo a salvare qualche unicorno dai terribili Chupacabra? Anche se gli unicorni sanno difendersi da soli, sia chiaro» dicendo questo lancia occhiate serissime a… beh a chiunque le capiti a tiro, braccia esili incrociate al petto e qualche cenno del capino per rimarcare il concetto: gli unicorni sono fighi, eh! Non appena scorge GWEN le vengono letteralmente gli occhi a cuoricino, soffoca con ambe le manine un trillo da fangirl e tenta di correrle in contro per un «Ti prego, dopo mi fai un autografo? Per favore favorissimo!» con tanto di sfarfallio di ciglia, sguardo da cucciolo puccioso (?) e labbro inferiore un po’ sporgente. Ma si ricompone subito dopo, tossicchia e se ne tornerebbe accanto a BEN se il Tassino non la calciorotasse via prima. E «PHIA! Ciao, come stai?» sì, ne abbiamo anche per la Corvonero, coff coff, cenni di saluto in abbondanza e altro sorrisone tutto gongolante.
11:02 28/10 Aurora_Buchanan «Aula WWFFB | 28/10 | ore 16» Un freddo pomeriggio quello di questa domenica, sebbene l’abitudine alle temperature scozzesi permetta ad Aurora di zampettare come suo solito, in maniera buffa e scoordinata, lungo il corridoio che dovrebbe portarla direttamente all’aula designata. Stringe tra le mani al petto la fascia della borsa a tracolla che le ricade sul fianco destro, mentre su quello sinistro c’è il fodero di pelle con la bacchetta all’interno. Si affaccerebbe all’aula con un pizzico di timidezza: prima la testa, dando un’occhiata a PERITAS e GWEN per poi mostrare tutto il corpo e procedere all’interno. Non è una tipa di grandi parole ma è assolutamente presente con tutti quei cenni con la manina che sventola o i mezzi inchini di saluto a tutti i presenti, educata e sorridente, fresca come un fiorellino di campo. Più ampi e spontanei i sorrisoni che potrebbe dedicare a JUNIPER, BEN e SOPHIA, venendo poi tempesta dalle parole di quest’ultima: «iniziare che cosa?»chiede curiosa ed interrogativa sull’erbologia, alternando lo sguardo tra la concasata e i presenti. Indossa abiti comodi: jeans chiari con fondo sfrangiato, all-star azzurro pastello, felpa grigia con cappuccio della Wizarding Supporters of Scottish Rugby Union, con il cognome della ragazzina in stampatello sulla schiena, insieme al numero della maglia di Angus Buchanan. In aggiunta si potrebbe accennare come al polso ci sia inoltre un nastro color albicocca e come i capelli siano legati in una bassa e morbida treccia che lascia il tempo che trova, con tutti quei ciuffetti ribelli che ricadono di qui e di là, alcuni anche sul viso pallido e sporcato di lentiggini. C’è un delicato profumo di lillà ad accompagnarla sempre.
11:03 28/10 Emma_Stansmith (Domenica 28/10, ore 16, aula del WWFFB scolastico) La secondina si affretta a raggiungere l’aula indicata nel bigliettino recapitato dal gufo. E’ elettrizzata per la curiosità di cosa la aspetterà: ha sempre avuto una grande sensibilità per gli animali (normali e fantastici) e questa potrebbe essere una buona occasione per fare qualcosa di concreto ed utile, forse per la prima volta nella sua vita. La pioggia batte placida sui vetri delle finestre della scuola, niente di diverso dal solito clima scozzese che costringe per lo più gli studenti a trascorrere i fine settimana tra le pareti del castello. E’ per questo che la giornata l’ha passata tra la biblioteca e la sala comune, cercando di mettersi in pari con i compiti, aspettando con ansia l’unica coa interessante della giornata. Niente divisa quest’oggi, come tutti i fine settimana. Un caldo maglioncino di lana blu e dei jeans scuri, stretti alla caviglia, accompagnati da degli anfibi neri (di marca babbana, comprati a Londra l’estate appena trascorsa). I capelli sono raccolti in una coda che le ricade sulle spalle, probabilmente è ora di tagliarli ma le piacciono troppo per prendere la decisione definitiva. Varca la porta dell’aula, dove i banchi sono disposti in due file. Sulla scrivania in fondo riconosce la ragazza dai capelli multicolore. «Ciao Peri!!» esclama sorridente facendole un cenno di saluto, felice di conoscerla già dopo il progetto di Storia della Magia dello scorso anno. Si avvicina poi ad uno dei banchi prendendo timidamente posto, rivolgendo sorrisi di saluto a chi è vicino a lei, per poggiare la borsa contenente bacchetta e qualche piuma e pergamena. Poi si siede in silenzio, aspettando con ansia l’inizio della riunione.
11:05 28/10 Paul_Wolfhound (Domenica 28/10, ore 16, alula del WWFFB scolastico) Con passo svelto sale l`ultima rampa di scale che lo divide dall`aula dell WWFFB scolastico, del quale PERI è la coordinatrice. Indossa una felpa grigia, che serve a tenere caldo il busto dal clima che ormai emula quello invernale. Un pantalone in jeans, del colore classico, ricopre interamente le gambine da asticello, di coloro a cui non piace abbuffarsi. Ai piedi delle sneakers, babbane, come tutto il resto dell`abbigliamento, mentre dal collo pende un ciondolo, che rappresenta un drago, intento ad avvolgere una sfera di colore viola, con il corpo e le zambe, mentre le ali fanno si che il ciondolo si leghi alla catenina, e il piccolo non ha ancora capito se è un oggetto magico o babbano. Alle spalle si lascia una scia che porta la fragranza della lavanda, che deriva probabilmente dai fiorellini della pianta stessa, che tiene in tasca, raccolti da poco nei dintorni del castello. Arrivato di fronte alla porta del club, andrebbe per varcarla, trovando all`interno gli altri membri. Un saluto veloce a Peri «Ciaoo!» seguito dalla manina pallida che sventola a mezz`aria, come se non si fossero visti pochi minuti prima, e dopodichè andrebbe per avvicinarsi a qualcuno di sua conoscenza già lì: JUNIPER. «Heilà!» saluterebbe l`amica, vista di sfuggita a pranzo «Posso sedermi?» domanda, non sia mai che il posto sia già occupato. Una volta seduto, tutta la sua attenzione andrebbe a concentrarsi sulla scatola in cartone con sopra Cleo, che ronfa beata dopo un “faticoso” lavoro.
11:11 28/10 Benjamin_Turner { Hogwart, Aula del W.W.F.F.B. || 28/10; Pomeriggio } Strano, ma vero, nell`ultimo periodo è assai improbabile trovare Ben da solo che accompagnato o in compagnia della stessa JUNIPER, con la quale sembra condividere buona parte del suo tempo, fatta eccezione per quando alcuni bisogni impellenti lo portano ad allontanarsi o quando è ora di andare a dormire, eppure la cosa non lo ha mai disturbato, anzi, è stata sempre una cosa che ha apprezzato, per non parlare poi di quanto si sia fatto accalappiare più che felicemente dalla primina Grifondoro, seguendola a passo spedito, per via della differenza di altezza, accompagnato il tutto da vari e numerosi saltelli per movimentare un po` la cosa, se mai ce ne fosse il bisogno. In quanto sono assenti le lezioni, il ragazzino ne ha approfittato per indossare quel maglioncino giallo sabbia che la madre gli ha gentilmente fatto, risultando dunque più largo e più lungo del dovuto, un paio di pantaloni neri e infine degli scarponcini nocciola, rovinati in diversi punti e con delle macchie più o meno evidenti, a simboleggiare lo smodato uso. Se ne sta tutto allegro a saltellare, con la puffola gialla che gli rimbalza tra la chioma, seguendo l`esempio del padroncino, nel mentre che, stranamente in silenzio, ascolta quello che JUNI ha da dirgli, «E se tipo facciamo una collaborazione con il WWFFB o come si chiama? Come supporto per la Unicorn Squad! Sai, anche i super eroi hanno bisogno di aiuto, in alcuni casi… Tipo gli Avengers! Ci sta lo SHIELD che li aiuta diverse volte!» e qui probabilmente solo PAUL potrebbe capire a cosa stia effettivamente facendo riferimento, ma sono dettagli, il concetto dovrebbe comunque arrivare, si spera (?). «OOOH SERIO!?» in merito a vdere gli unicorni, tutto allegro e felice se mai una cosa dovesse succedere; fa spallucce in merito anche alle vacanze e cosa abbia intenzione di fare a riguardo, tanto che arriccia il naso «Non so! Mi sa che torno dai miei, comunque e andiamo o in Messico da nonna Odie oppure lei viene qui! Però boh, non saprei…» non è il momento di pensare a queste cose, in quanto dovrebbe esserci ancora tempo. «CAPITANA!»verso PERITAS, perché si, lei prima di tutto è la capitana delle Cheerleader e, seconda cosa, Miss Rainbow, a cui si vuole tanto tanto bene (?). Eppure le sue attenzioni, come quelle di JUNI, puntano poi su GWEN «QUE GUAY!» verso la quartina «Ma tu sei quella dei Magical… Quelli, no?» e si, dovrebbe aver indovinato, o almeno è quello che spera. Ai restanti PRESENTI, si limita a sventolare le manine e sorridere a tutto con dolcezza, come è solito fare.
11:21 28/10 Aderyn_Worley {Domenica | ore 16 | aula del WWFFB scolastico} «Caspita ma sarà che arrivo sempre in ritardo?!» sta ulando la grifetta mentre di corsa scende le scale che portano all`aula del WWFFB. All`esclamazione qualche quadro e studente di passaggio gli lancia un`occhiata storta, ma non c`è nemmeno il tempo di stupirsi di ciò. Le gambette sottili scattano di qua e di là, quasi fosse uno slalom tra gli studenti di passaggio. Sta quasi superando la penultima rampa di scale quando queste si muovono all`improvviso e la primina, essendo stata colta di sprovvista dal movimento improvviso, cade a terra con la faccia in giù. Per fortuna i pochi riflessi che ha permettono alle mani di fermare la caduta proprio un attimo prima che il naso si schianti sul pianerottolo che divide una rampa di scale dall`altra. «Ahiiaa!» in realtà mica si è fatta male ma per circostanza un urletto le scappa comunque. «PORCO BOLIDE!» Eh già, ci siamo già adeguati ai termini di Hogwarts, o almeno a questi qua. Non c`è nemmeno il tempo di spolverarsi i pantaloni, quindi si precipita giù per gli ultimi scalini, saltando gli ultimi quattro con un balzo. Trafelata raggiunge la porta dell`aula col fiatone, il corpicino esile e minuto infagottato in una maxi-felpa e in un paio di jeans larghissimi con mille risvolti alla fine, segno che prima di essere passati a lei, erano di qualcuno dei suoi fratelli. «Buh-buongiorno a tutti….» tra un respiro e l`altro dovuti al fiatone riesce a spiccicare solo un paio di parole prima di dirigersi in direzione della compagna di dormitorio numero uno «Ueii Juni! Come te la passi» Finalmente un sorrisone si apre sulle labbra piene dell`undicenne, cercando di sistemare i biondi e lunghi capelli un po` scompigliati e scarmigliati in testa. Poi rivolta a PERI esclamerebbe eccitata all`idea di iniziare questa nuova avventura «Quando si inizia?!»
11:27 28/10 Peritas_Wolfhound (Domenica 28/10, ore 16, alula del WWFFB scolastico) «Ciaooooo» esclama agitando le manine verso tutti coloro che varcano quella soglia, invitando con un gesto GWEN ad avvicinarsi di più e farle compagnia, rivolgendo un sorrisone particolarmente ampio a JUNIPER, un cenno del capo soddisfatto a PAUL e tanti altri sorrisi a SOPHIA, BEN e così via… è possibile che conosca tutti lei? Almeno non serviranno presentazioni Comunque la prima risposta che da è «Scusa Soph, ma i tavoli ci servono liberi, posa tutto qui sulla scrivania però, se vuoi» e scende anche dalla cattedra per far spazio a tutto quello che la primina si è portata dietro, ridacchiando a tanto entusiasmo e commentando allegra «Noi non facciamo lezione quindi non ti serviranno i libri. Almeno per stavolta. Se ti serviranno, invece, te li presterò io, okay?» Si lascia travolgere ed intenerire dell`entusiasmo di JUNIPER a cui risponde in tono esuberante «Non salviamo unicorni oggi, ma facciamo un`altra cosa che con gli unicorni c`entra qualcosinainaina» ma non spoilera altro, restandosene con quel sorrisetto sghembo. Quanto alla povera GWEN che praticamente sembrava aver ignorato la raggiunge saltellando ed esclama «Gwen, qui, è una veterana e sarà molto contenta di fare autografi a tutti!» Ah sì? «Inoltre ha fatto un`ottima domanda! Di nuovo c`è che la portavoce dell`anno scorso, Rebekha Grimes, si è trasferita a Beuxbatons quindi io sono diventata la portavoce quindi a breve nominerò un vice» spiega allegramente «Quest`anno come ognuno dei precedenti il nostro obbiettivo è far conoscere e apprezzare a tutti la biodiversità e le meravigliose creature che abbiamo vicino e che dobbiamo proteggere. A questo scopo distribuiremo volantini per cause sempre diverse e raccoglieremo fondi tramite varie iniziative tra cui quella di oggi» annuncia ricomponendosi un minimo «Quindi oggi prepareremo qualcosa che è perfetto da vendere sotto Halloween: dolcetti!» E qui la diciassettenne solleva con una certa impacciataggine lo scatolone con uno «Scusa Cleo» quando il povero gufo viene scacciato via dal suo trespolo per sonnellino e va a posarsi niente di meno che sulla spalla di EMMA che, sì, le sta simpatica. «Tutti intorno ai tavoli!» Ordina allegramente la Tassorosso aspettando che tutti facciano come dice prima di chiamare «AURORA, vieni a darmi una mano» e se la primina farà quanto richiesto le verra messa in mando una teglia di muffin con l`ordine di «Distribuiscili tra JUNI, BEN e PAUL» poi viene presa un`altra teglia dallo scatolone delle meraviglie, questa volta piena di biscotti da decorare, a forma di drago, più piccoli di un palmo «Di questi te ne occupi tu» sì, sempre AURORA, «e anche EMMA e GWEN» e la teglia sarà posta tra le tre «Invece SOPHI, LA BAMBINA IN RITARDO» ciao, ADERYN «ed io lavoreremo con la pasta di zucchero» e una svoglia di pasta di zucchero rossa viene tolta dallo scatolone e posata su un tavolo. «QUESTI sono i prototipi» e da questo enorme scatolone emergono un muffin decorato da unicorno, un biscotto a drago con dettagli verdi, colorato per bene e dall`aria deliziosa e una piuma di fenice di pasta di zucchero rossa, semplice ma bene intagliata «e questi sono i vostri strumenti» ecco a voi, glassa colorata, coltelli, panna, pasta di zucchero di ogni sorta, zuccherini e quant`altro. Così non resta che augurare «Buon lavoro!» Che suona un po` come “alla carica”
11:57 28/10 Gwen_Clover (Aula WWFFB – domenica pomeriggio) Lasciare Peritas da sola in quella che sembra a tutti gli effetti un’invasione di primini non le sembra una così buona idea perciò, resta lì, in piedi vicino a lei pronta nel caso ad esserle aiuto. Aspetta con pazienza l’arrivo di tutti e la prima è SOPHIA a cui la grifondoro regala uno sguardo allibito prima a lei e poi alla pesante tracolla che porta con sé. Come puoi una bambina così piccola portarsi dietro un peso così grande?! Lo sguardo allibito però resta davvero poco tempo perché quando la ragazzina si rivolge a lei salutandola, il viso della grifondoro si apre nuovamente in un sorriso. «Non è mai un male portarsi qualche libro dietro» quasi a volerle rivelare chissà quale perla di saggezza. «Sono Gwen, comunque» e le porge la mano destra per presentarsi e cominciare a rompere il ghiaccio con questi nuovi iscritti. Sophia viene subito seguita da JUNIPER e Ben e beh, diciamocelo, l’entusiasmo della grifondoro non passa di certo inosservato, proprio come il suo amore per gli unicorni. Più la osserva, più le vien voglia di procurarsene al più presto uno in peluche, il più glitterato possibile da sistemarselo sul letto su in dormitorio. Questi pensieri unicornosi (?) però vengono al più presto scacciati via dal trillo da fangirl prodotto dalla primina. Resta sorpresa dalla sua richiesta ma di certo non sarà una domanda del genere a spegnere il sorriso della quartina. Anzi, il sorriso le si apre ancora di più mentre annuisce divertita. «Certo! Te lo faccio appena finiamo la riunione!» ma sì, mettiamoci a smerciare autografi! A questo punto rispondere alla domanda di BEN sarebbe quasi inutile ma lei lo fa lo stesso con un «Sì sì, sono io!», giusto per non sembrare scortese. Wow, non si aspettava di essere così famosa! L’occhio le cade poi sulla borsetta a testa di unicorno della primina e beh, non può trattenersi dall’affermare «Ma è troppo carina la tua borsa!» con una voce tutta zucchero e miele e gli occhi a cuoricino. Sì, è deciso: deve procurarsi anche lei un unicorno! E al più presto! Man mano che arrivano, saluta il resto dei ragazzi con un sorriso, mentre aspetta che siano al completo per cominciare. La presentazione della sestina che la considera una veterana la fa sorridere, ma sorride un po’ meno quando si parla di far autografi a tutti. «Ah sì? A tutti?» le chiede un soffio udibile solo a lei. Farlo solo a Juniper va bene ma… a tutti? Beh, la quartina deve ancora abituarsi a quella notorietà. Pronta però ad immolarsi per la causa, annuisce alle parole della tassorosso, così da darle man forte. Per il resto nulla da aggiungere quindi la ascolta in silenzio, annuendo ogni qual volta si trovi d’accordo con lei. All’idea di preparare i dolcetti che venderanno ad Halloween si anima più di quando già non sia e, battendo le mani contenta, eccola sistemarsi vicino ad un tavolo pronta a cominciare. Osserva i prototipi dei vari dolci e beh, impossibile trattenersi da un «Wow, sembrano buonissimi!!!». Con più attenzione però studia i biscotti a forma di drago, quelli capitati a lei. Si posiziona vicino a quelle che dovrebbero essere AURORA ed EMMA, pronta a cominciare il lavoro. «Pronte?» chiede con un sorriso alle primine, mentre alza entrambe le maniche della blusa così da non essergli d’impaccio. «Non sono molto brava nella decorazione dei dolci ma spero di riuscire comunque a decorarlo il più realistico possibile» anche se lei ne dubita fortemente. Eccola quindi prendere il primo biscotto ancora spoglio e sistemarselo davanti dando una veloce occhiata agli utensili a disposizione. «Voi sapete decorarli?» chiede dolcemente alle ragazze vicino a lei, mentre si attrezza di un po’ di glassa verde per cominciare il lavoro. Ha le mani ferme mentre comincia a metterne un po’ sul biscotto ma si vede lontano un miglio che non è esattamente un lavoro che fa per lei. Concentrata e con la lingua in mezzo ai denti, continua la sua decorazione, spostando ogni tanto lo sguardo sui biscotti delle ragazze vicino a lei. «Se avete bisogno d’aiuto, non avete che da chiedere» anche se quella bisognosa d’aiuto sembra lei e non gli altri. 12:01 28/10 Sophia_Maffett (Aula WWFFB scolastico | Domenica 28.10 | ore 16) La ragazzina sorride annuendo a PERI «certo, scusa» e quindi inizia a scaricarsi di tutta la roba che ha sulla scrivania, massaggiandosi la spalla pure un pochino quando è libera dalla sacca. Stringe la mano a GWEN «oh piacere, Sophia» fa anche un leggero cenno col capino «oh, non sapevo fossi così famosa» aggiunge poi un po’ impettita anzi addirittura farà un vero e proprio inchino rispettoso «ti chiedo scusa» aggiungerà quindi come se la cosa fosse assolutamente naturale. Tanto che l’istante successivo sorride verso JUNI «sto benissimo grazie!» le dice «sto andando avanti con la creazione per Halloween!» le spiega tutta eccitata lo sguardo che poi si sposta su BEN accanto alla rossa sorride ancora piegando appena la testolina di lato con fare un poco intenerito, e annuisce persino quando PERI li mette insieme a fare degli unicorni muffin con un sincero sguardo di approvammirazione nei confronti della colorita tassorosso. Un saluto anche verso PAUL quindi con la manina che si solleva appunto in direzione del compagno del primo anno. Quindi è il turno di AURORA alla quale sorride, ovviamente prima di risponderle «iniziare le nuove avventure! che altro?» le dice tutta contenta. Cerca di mettersi diritta con la schiena mantenendo una certa compostezza mentre prende posto al tavolo accanto ad ADERYN alla quale annuisce con fare allegro «è questo lo spirito!» le dice lasciando che sia lei a presentarsi a PERITAS. Inizia quindi dandosi una sistemata ai capelli, giusto perché non la impaccino durante il lavoro pasticciario rifacendo quindi i due codini «allora mettiamoci all’opera!» aggiunge quindi lo sguardo che va verso PERI di nuovo si vede che gongola un po’ del poter lavorare fianco a fianco alla ragazza più grande tanto che sussurrerebbe alla primina al più fianco «hai visto… siamo nella squadra con Peri che è la più forte di tutti!» quasi una confidenza giusto per sentirsi importanti. Ed ecco che finalmente viene srotolata la pasta di zucchero di fronte alle bimbe, la speranza è che l’entusiasmo delle biondine riesca a far ritornare anche la voglia a questa pasta rossa! Ecco che Sophia quindi prende uno dei coltellini «è un po’ come disegnare!» le dice tutta contenta iniziando a seguire l’esempio della piuma per intagliare la sua con dei segni più profondi per il contorno e più delicati per i dettagli intanto riflette «Peri, pensi che se prendiamo dei granelli di zucchero e li coloriamo d’arancione possiamo poi sparpagliarli attorno alle piume così sembra che ci siano delle scintille di fuoco, che fa ancora più fenice!» le dice sorridendole «ma magari avevi qualche idea ancora più spettacolare» aggiunge senza che il suo buonumore scenda di una virgola «nel caso possiamo usare quello» indica lo scolapasta che si è portata appresso «per sparpagliare le scintilline» conclude col suo solito fare entusiasta, lei spara idee ma continua il suo lavoretto di decorazione «fortuna che non devo fare i Muffin» afferma quindi verso le due compagne di tavolata «che a casa non ho mai fatto dei dolcetti, però ho fatto un sacco di disegni, anche se le penne non è che siano proprio il mio fortissimo, ma è sempre bello disegnare» afferma quindi per poi rivolgersi verso ADERYN «tu hai già fatto dei dolcetti a casa?» la domanda così, tanto per chiacchierare un poco mentre si lavora. 12:08 28/10 Aurora_Buchanan «Aula WWFFB | 28/10 | ore 16» Ridacchia alle parole di Sophia per poi direzionare la sua attenzione su PERITAS: ascolta attentamente tutto ciò che viene spiegato e si illumina all’idea del lavoro che andranno a svolgere, aggiungendo un cenno d’assenso vivace del capo, per poi ritrovarsi con una teglia in mano: «signorsì signora!» risponde tutta vivace, quasi non aspettasse altro che ricevere un qualche tipo di compito. Eccola lì a passare tra JUNIPER, BENJAMIN e PAUL: «questi sono i vostri, dove ve li metto?» andrebbe a chiedere serenamente, avvicinandosi anche un pochino al tavolo, di modo, in caso, da poggiare il tutto dove i ragazzi andranno poi a sedersi. Fatto il misfatto, anche in base alle loro risposte, potrebbe poi tornare a recuperare la teglia di biscotti e portarla in un’altra sezione del tavolo, lì dove avrebbero presto posto EMMA E GWEN. Annuisce vivacemente, con un sorriso delicato alla bellissima GWEN, prendendo spazio accanto a lei ed andando a togliersi la tracolla di dosso, poggiandola dove capita. A quella domanda che le verrebbe posta: «le uniche decorazioni che ho fatto di recente sono state di carta, per un quadro del primo piano ma…» s’arrossa appena sulle guance «farò del mio meglio!» confessa verso la CONCASATA, decisa ed allegra mentre recupera una saccapoche dal tubetto fine. Con una spatola vorrebbe infilarci dentro un po’ di glassa nera per decorare il suo biscotto-drago, posizionato proprio davanti a lei. Mentre farebbe questo, potrebbe rivolgersi con una vocina appena accennata a GWEN: «al concerto siete stati bravissimi!» si trova a dirle, sorridendole morbida, per poi chiedere ad EMMA: «tu c’eri?» tranquilla e spontanea anche verso di lei prima di distogliere lo sguardo e cominciare a stringere la saccapoche per far uscire la glassa. 12:09 28/10 Juniper_Lisowski {Aula del WWFFB scolastico | Pomeriggio, ore 16} Strabuzza gli occhi e fissa BEN con evidente sorpresa, sebbene pian piano gli angoli della bocca si arriccino in un sorrisone ancora più raggiante «Awe, che idea straordinaria che hai avuto! Assolutamente sì, hah, dopo dobbiamo chiederglielo, a Peri, così almeno potremmo creare una Covenant di quelle ben fatte, la Covenant dell’Unicorno!» solleva una manina e con quella descrive un mezzo archetto ben oltre la fronte, seguendolo anche con lo sguardo, a indicare figurativamente l’idea in questione. «Hey Pavel!» cinguetta alla volta di PAUL, lo sguardo vaga poi nei dintorni dell’altro alla ricerca di qualcuno in particolare «Awe, Purriwinkle non c’è?» domanda tanto per farsi i fatti della gatta altrui, tranquilla proprio come se niente fosse, ascolta poi la risposta di BEN, annuisce piano, pensierosa, ma porta un indice alle labbra quando il ragazzino si rivolge direttamente a GWEN «Fai piano, altrimenti i paparazzi sapranno che è qui e le daranno il tormento, e non va bene!» bisbiglia convintissima alla volta del messicano, con annessa occhiata carica d’ammirazione tutta per GWEN, appunto, specie alle sue risposte «Grazie un sacco, lo conserverò gelosamente!» le assicura, poi ovviamente non perde occasione di girarsi un po’ per mettere meglio in mostra la borsetta «Ti piace? L’ho comprata da Rainicorn! È il mio negozio preferito preferitissimo, hanno cose stupende, ci compro anche tutti i miei vestiti»indica con un cenno l’outfit che definire sgargiante sarebbe riduttivo «E i miei unicorni di peluche, e l’astuccio, lo Zainicorno, le penne colorate…» vabbè sta di nuovo facendo pubblicità a Rainicorn, roba che potrebbe avviare una partnership col negozio di questo passo. «RYN! Ciao! Sto bene grazie, e tu come stai? Sei emozionata? Io sì, tantissimo, non vedo l’ora di prendere parte attivamente alle attività con cui il WWFFB persegue le sue nobili cause!» attacca subito bottone anche con la concasata, raggiante, con quel sorrisone perennemente accampato sulle labbra, solo per poi strabuzzare gli occhi alla volta di PHIA «Strabiliante! Continua così! Sono sicura che il risultato sarà eccezionale, ma se ti serve una mano chiama, ovviamente» sì, certo, jolly co-operation e quant’altro, no? Rimane poi zitta zitta (strano ma vero) ad ascoltare PERI, e ancora una volta strabuzza gli occhi, batte le mani con entusiasmo quando sente che comunque qualcosa di unicornesco di mezzo ci sarà e «Sìììììì, fantastico!» trilla. Applaude tutta felice ed estasiata al discorso di PERI, per poi alzare la mano. Se le fosse data parola non esiterebbe a fare un passetto avanti, fin troppo orgogliosa «A proposito di fondi! Harper Grimm e io abbiamo realizzato una swear-jar, e oltre a servire per insegnare le buone maniere da tenere anche in Sala Comune» ciao Grifi coff coff «Abbiamo deciso che il ricavato andrà tutto tuttissimo al WWFFB! Hah!» vanterie a parte, quando le vengono dati i muffin da RORY, è all’amichetta che elargisce un sorriso particolarmente affettuoso e un più scherzoso inchino «Vi ringrazio di cuore… principessa» sogghigna divertita e qui strizza l’occhio sia all’amica Corvonero che a BEN. Alla vista dei prototipi a cui rifarsi le sfugge proprio un «SIIII, NOI ABBIAMO GLI UNICORNIH!» enfatica, coff coff. Come se la Tassorosso dai capelli ARCOBALENO non l’avesse fatto apposta, comunque ve se ama e non ci pensa su due volte ad armarsi anzitutto di panna «Ade me l’ha insegnato, a decorare le torte, se volete faccio vedere anche a voi come si fa!» si rivolge ora a BEN e PAVEL, tutta tronfia con tanto di petto esile opportunamente gonfiato un po’ e mento alzato, ci manca solo uno swish finale ma se lo risparmia, non sia mai che i capelli contaminino i dolcetti, ew «Guardate, bisogna fare così» recupera una sac-a-poche in cui versa due o tre cucchiaiate di glassa, con la mano stretta accanto al beccuccio dirige il getto (?): parte dal centro, poi comincia a descrivere una spirale lungo i bordi che via via si fa più stretta man mano che gli strati di panna si sovrappongono e una volta formata una punta smette subito di esercitare pressione sulla sac-a-poche e ne scansa il beccuccio dal muffin «Mi raccomando, non premete troppo altrimenti la glassa esce troppo in fretta e rovina tutto! Piano piano, con calma, sempre con la stessa forza, così non ce n’è troppa qui e troppa poca di là, così, ecco…» mormora nel mentre, accigliata per quanto si concentra, e con questo si dà pure ai tutorial, adesso, la rossa. Una volta fatto, il risultato dovrebbe essere comunque abbastanza simile al prototipo mostrato loro. A questo punto recupera due orecchiette e un corno come quelle del muffin prototipo e le dispone con cura nella spirale di glassa per dare il tocco finale «Hah, ecco fatto! PERI, così va bene?» cerca subito l’approvazione della Tassorosso con uno sfarfallio di ciglia e un che di già fierissimo nello sguardo. 12:18 28/10 Emma_Stansmith (Domenica 28/10, ore 16, aula del WWFFB scolastico) I sorrisi e le risate si sprecano sul suo volto a vedere l’entusiasmo di tutti i membri del gruppo. La giornata ha preso una piega decisamente positiva rispetto alla monotonia di prima. Gli altri sembrano conoscersi già tutti e lei rivolge ai presenti sorrisi timidi, rimandando le presentazioni ad un momento più consono (o sperando che non ce ne sarà bisogno di tanta formalità). Si affretta a riprendere la borsa dal tavolo quando PERI annuncia che i tavoli devono essere liberi e se la rimette in spalla, pronta a mollarla vicino a lei non appena capirà qual è il loro compito del pomeriggio. E’ quindi con entusiasmo e felicità che ascolta le parole della nuova portavoce del gruppo. «Beuxbatons? Oh cavolo, che cambiamento» commenta a voce leggermente più alta di quanto non debba esserlo un sussurro. Non le piacciono per niente i cambiamenti drastici, dopo le sue burrascose vicissitudini familiari. La sua espressione per un attimo lascia trasparire quei ricordi tristi. Ma il solo sentir parlare di dolcetti la rinfranca totalmente! «Ohhh che bella idea» commenta rivolta a PERI con occhi pieni di ammiraione, cercando il consenso degli altri presenti. «C’è una causa in particolare per cui li vendiamo?» chiede curiosa, con un sorrisino che si riconduce all’entusiasmo di JUNIPER per gli unicorni. «O cerchiamo fondi da destinare a tutti gli animali?» chiede, mentre nella testa le partono già mille idee su come sensibilizzare i possibili acquirenti con racconti strappalacrime o con minacce velate, del resto è una Serpeverde e Mallory docet! Guarda con interesse allo scatolone preso da PERI quando Cleo, il gufo addormentato su di essa si viene a poggiare proprio sulla sua spalla. «Oh ciao! Come sei carino» lo guarda con occhi a cuoricino accarezzandolo con la mano opposta a quella della spalla su cui è poggiato. «Ho sempre desiderato averne uno, ma ho già due gatti» annuncia con un sospiro. Mottle sta ronfando in sala comune al momento, Chanel è a casa con i suoi genitori, troppo legata a loro per infrangerle il cuore separandola da Londra. La teglia di biscotti che si posiziona davanti a lei, GWEN e AURORA ha un aspetto decisamente invitante. «Wow che bello» commenta entusiasta nel sentire quale dovrà essere il loro compito. Quindi si posiziona vicino a loro, non prima di aver invitato Cleo a poggiarsi sullo schienale della sedia dietro di lei, cercando di essere più delicata possibile e dandogli carezze e buffetti. Sarebbe impossibile lavorare senza disturbarlo. «Ciao, io sono Emma» sorride rivolgendosi alle compagne. La primina deve averla incrociata per i corridoi ma non hanno mai parlato, GWEN invece la conosce di vista e di nome, per la sua appartenenza alla band. «Si c’ero» risponde alla Grifondoro. «E’ stato sensazionale» commenta, unendosi all’ammirazione della primina per la quartina. Ma è il momento di pensare alle decorazioni dei biscotti. «Insieme riusciremo a fare un ottimo lavoro», dice sicura di sé. E’ per questo che inizi ad armeggiare con le glasse colorate da mettere dentro le varie siringhe da spremere sui biscotti per comporne le decorazioni. «Che ne dite di metterci anche della panna e glasse di vari colori? Magari oltre ai colori verde e rosso possiamo fare dei draghetti con i vari colori delle 4 casate, potrebbero essere più invitanti!» dice entusiasta, mentre continua ad armeggiare con i vari ingredienti. Che bel pomeriggio che si prospetta! 12:36 28/10 Aderyn_Worley {Aula del WWFFB scolastico | Pomeriggio, ore 16} E appena la SESTINA indica i tavoli a cui sedersi, Aderyn sarà la prima a fiondarcisi, prendendo posto in quello a destra, buttandosi con tale slancio sulla sedia, quasi da ribaltare la stessa e a cadere a terra. Fortunatamente però le ditina sottili afferrano in tempo il banco per ristabilizzarsi e far ricadere al proprio posto la sedia con un tonfo secco. «Evvai! Salviamo gli unicorni e sterminamo gli abominevoli Chupacabra» manca solo la risata diabolica. Il capino annuisce all`affermazione di SOPH «Grande!». Poi gli occhioni azzurrissimi e vispi si posano su JUNI e un gran sorrisone si apre sul visetto lentigginoso «Oh sì! Non vedo l`ora di iniziare! Ho rubato» e qua si intende `preso in prestito` «un libro di Creature in biblioteca ed è tipo WOWW! Ci sono gli ippopotami però tipo con le ali e non ci assomigliano agli ippopotami ma il nome sì» buongiorno Ippogrifi, questo è il vostro nuovo nome «e poi quelle specie di cavalli neri tutti pieni di rughe e tipo con gli occhi fuocosi» threstal naturalmente «e poi quell`uccello fuoco e fiamme e oro ed è tipo magnifico che si chiamava tipo fenide o cose così»e qua ancora non ci ricordiamo come si chiama «E poi naturalmente gli unicorni che sono i più belli e buoni e splendidi e tutto!» completa il discorso di cui si sarà potuto capire poco e niente con gli occhi sgranati sul nulla e lo sguardo strasognato. La voce della SIGNORINA ARCOBALENATA richiama la sua attenzione «Ohhh sì! Che bello Halloween! E` vero che ci dobbiamo travestire ma anche mangiare» e sì mangiare come un lupo è la sua prima aspettativa di feste di qualunque genere esse siano. Le orecchie si tendono ad ascoltare le parole di PERI e a sentire il compito che le spetta si illumina «Ecco come si chiamava! Fenice, sì, fenice! E` quasi bella come l`unicorno!» poi una mano verrebbe portata alla fronte ad imitare il noto saluto militare «SIGNORSI` SIGNORA!» e così dicendo afferra la mano di SOPH, per trascinarla con sé verso PERI e le sue fantastiche piume rosse. «No non ho mai cucinato» e questo dovrebbe già mettere in allarme la CORVETTA, parole che presagiscono i pasticci che ne verranno fuori «Ma c`è sempre tempo per imparare no?!» sì, no, forse, boh! Poi gli occhioni si sgranano di nuovo «Oh che idea fantastica!» sì, si riferisce alle scintille ideate da SOPH «Così poi quei robi sono ancora più buoni! E poi guarda » il braccino si tende ad indicare gli esempi che PERI mostra loro «sono così belle!! Da dove incominciamo?!» così dicendo si rivolgerebbe alla SESTINA, della quale sarà compito spiegare alla grifetta cosa si farà. 12:47 28/10 Benjamin_Turner { Hogwart, Aula del W.W.F.F.B. || 28/10; Pomeriggio } E come un ombra silenziosa che striscia lungo le pareti, lo stesso ragazzino, con un ampio sorriso in volto che gli fa spuntare due graziose fossette ai lati delle labbra, se ne sta momentaneamente in silenzio, assistendo a quello scambio di saluti e quelle chiacchiere senza proferire alcuna parola, anche perché sarà la stessa puffola, Sunrise Fuzz, ad infastidire il padroncino, non smettendo di saltellargli sulla testolina e di emettere squittii divertiti e allegri, quasi fosse più entusiasta lei di essere alla riunione del club che lo stesso giovane anglo-messicano. «Peri! Peri! Ma tipo il vice…»tenterebbe dunque di farsi sentire dalla giovane SESTINA, sorridendole tutto felice, «Il vice è scelto in base all`anno scolastico o a quanto partecipa con il WWFFB?»insomma, perché se in caso non dipendesse dall`anno, se non lui, probabilmente andrebbe immediatamente a proporre JUNI, «No, perché JUNI secondo me sarebbe perfetta!» e non ha nemmeno preoccupazione di affermare una cosa simile, troppo innocente e probabilmente spensierato nel riflettere che magari possa dipendere da altri fattori o semplicemente perché magari potrebbero esserci altri, tutto qui (?). «OH OH! Ma tipo lo possiamo assaggiare?!» e quando si tratta di mangiare lui non si tira mai indietro, mai e poi mai, «Nel senso per vedere se sono buoni, ecco…» fa spallucce, come se l`idea non fosse per mangiucchiare qualche dolce, ma semplicemente per accertarsi che siano effettivamente buoni da mangiare e non ci sia nulla che in realtà non vada, ovviamente si affiderebbe alla clemenza di PERI per una risposta, come sempre. Il naso verrebbe arricciato nel mentre che i muffin gli verrebbero adagiati davanti, osservandoli con non troppa convinzione, non perché non voglia aiutare, semplicemente: «Ma io non sono capace a decorare `ste cose…» ovviamente, tanto che la voce andrebbe ad assumere una lieve decadenza ritmata, a voler sottolineare una piccola cantilena a proposito, come se si stesse lamentando, tutto sempre verso PERITAS «E se poi lo rovino? Non posso fare qualche Churros? e Poi qualcuno ci disegna sopra? Tipo lo possiamo ricoprire di glassa verde e fare delle decorazioni per farlo sembrare a quell`animaletto che assomiglia ad uno stecchino verde, che vive sugli alberi, ma non è un insetto… Tipo l`ho letto su un libro delle Creature Magiche, dovrebbe chiamarsi As… At… Asticello! Si si! Se tipo facessimo tutti mini churros, per poi decorarli con la glassa e fare degli Asticelli di zucchero?» tutto purché non gli lasciate una sac-a-poche in mano, altrimenti potrebbero arrivare ondate di glassa decorata addosso ad altre persone involontariamente. «Hey Principessa!» verso RORY, perché si, si unisce anche lui alla chiacchierata tra AURORA E JUNIPER, così, tanto per far vedere che c`è anche lui e dare un po` di fastidio gratuitamente. «OOHH, SERIO?» Verso JUNIPER, che come la manna dal cielo, si è offerta gentilmente di insegnargli come decorare una tortina o quello che è, cosa di cui ha necessariamente bisogno, di conseguenza poi rimarrebbe in silenzio, tenendo appena il capino verso quello che JUNIPER sta facendo, per poi tentare di ricopiare esattamente ogni suo movimento, non avendo però la stessa manualità e capacità dell`altra, però, risultando così che quella glassa venga un po` traballante ed eccessiva in alcuni punti, poca in altri, ma abbastanza omogeneo, si spera: «Sembra che `sto muffin mi sia appena caduto a terra…» ha un`autostima elevatissima, come sempre (?). 13:00 28/10 Peritas_Wolfhound (Domenica 28/10, ore 16, alula del WWFFB scolastico) Al sussurro incerto di GWEN risponde altrettanto sottovoce, con tono fiducioso «Puoi farcela, ma se non ti va lo fai solo a Juni e Ben e gli altri un`altra volta» poi a voce più alta «Se lavoriamo sodo adesso, ci concediamo un assaggio più tardi. Per… controllare la qualità!» Esclama facendo l`occhiolino un po`a tutti, con un enorme sorriso che le scopre tutti i denti bianchissimi. Annuisce piena di approvazione per l`entusiasmo di Sophia e sembra quasi esternare una piccola punta di orgoglio «Sì è come disegnare, per questo è assegnato a te!» Un po`come ha assegnato i muffin alla unicorn squad. Quanto alla proposta della corvetta si ritrova ancora più entusiasta di prima «Sì! Proviamo, il colorante alimentare lo abbiamo! E anche lo zucchero ovviamente!» E così passa una boccettina di vetro trasparente piena di liquido arancione rossastro per poi dedicarsi alla ricerca dello zucchero «Dove l`ho messo? Mmm… uh, era ancora qui!» Ma quanta roba c`era nello scatolone? Comunque ora SOPHIA ha tutto il materiale per testare la sua idea e anche un bel sorriso di incoraggiamento «Grazie mille di aver distribuito tutto, AURY. Sei stata efficentissima» esclama poi verso la primina che le ha fatto da cameriera «La carta, i dolci, se hai quel tipo di manualità non avrai problemi! E se invece non ce l`hai… imparerai!» Cinguetta affabile prima che tra le chicchiere di JUNIPER una attiri la sua attenzione molto più delle altre «TU E HARPER SIETE DELLE GENIE!» Esclama correndo estasiata verso la rossa per tentare di abbracciarla al settimo cielo «Sei un genio!» Ripete che più di così il suo sorriso non si allarga poi, facendo qualche passo indietro esclama «Grandioso! Magari la prossima volta puoi portare anche Adelaide ad aiutarci!» Le propone per poi spostarsi su EMMA «Sì, Beuxbatons è parecchio lontana ma Bekha è fortissima e porterà il wwffb anche lì!» Commenta. Alla domanda sulla causa a cui sarà devoluto il ricavato scrolla le spalle e risponde «Questo ricavato sarà in generale, ci occuperemo più tardi di progetti più specifici» ridacchia intenerita dall`intesa tra il suo gufo e la serpetta ma non fiata a riguardo quanto alla proposta per la colorazione dei biscotti drago ovviamente per lei è una «Fantastica idea! Solo che non so se ci basta la glassa gialla… al massimo la coloriamo col colorante alimentare!» C`è una soluzione a tutto, ma il sorriso le si guasta alla sete di sangue di chubacabra di ADERYN «Signorina» la redarguisce senza veemenza ma piuttosto severamente «NOI del WWFFB siamo CONTRO lo sterminio di qualunque essere vivente. Non proteggiamo solo le palle di pelo con gli occhi dolci proteggiamo l`ambiente e la biodiversità» spiega rimarcando in tono chiaro alcune parole. Ridacchia invece al contenuto del libro di crearure magiche rubato. Del rubato non si preoccupa, no. Invece si preoccupa giustamente di spiegarle «Allora prendi un coltello e facendo attenzione a non tagliarti incidi un rettangolo nella pasta di zucchero. Da quel rettangolo devi poi tagliare via una piuma ma è un po`difficile e se vuoi puoi appoggiarci sopra questa già fatta e seguire il contorno. Poi puoi decorarla se vuoi!» Esclama contenta. Poi passa a rispondere a BEN «Il vice non dipende certo da quanti anni ha, ma da quanto tempo è iscritto al wwffb scolastico sì, perché può darmi una mano con più conoscenze. Poi avremo anche dei miniprogetti ed eleggerete voi i capogruppo»spiega mentre riguardo alle incertezze del ragazzino lo raggiunge e gli risponde «Abbiamo tanti muffin su cui esercitarci, se non riesco sibito non importa e poi Juni è un`esperta e ti aiuterà!» Finalmente, dopo aver provato ad arruffargli i capelli torna al suo posto esclamando «Sei bravissimo Ben, puoi farcela» e inizia a intagliare la sua piuma di zucchero «Qualche altra domanda? Qualcuno vuole cantare qualcosa per insegnarci una canzoncina e aiutarci col lavoro?» 13:28 28/10 Gwen_Clover (Aula WWFFB – domenica pomeriggio) Dopo essersi presentata stringe delicatamente la mano di SOPHIA sorridendo all’affermazione che segue e al piccolo inchino che le riserva la ragazzino. «No ma che…» e scuote entrambe le mani davanti a lei come a volerla fermare. «No, non sono così famosa» da ricevere un inchino. «Sono solo un membro di una band. Tutto qui» perciò niente formalismi e soprattutto nessun inchino. Ma questo è decisamente nulla a confronto delle parole bisbigliate a BEN da JUNIPER. I paparazzi?!? Oddio, le viene quasi voglia di nascondersi sotto il tavolo per la vergogna di essere così tanto al centro dell’attenzione. Ma questo è il prezzo della notorietà e soprattutto di aver fatto un concerto clandestino in giardino perciò… tanto vale abituarsi a tutto ciò ed affrontarlo con un sorriso. «È davvero davvero carina!» ripete nuovamente riferendosi alla borsetta. «Rainicorn? Mhh..» bene, ha mentalmente segnato il nome del negozio così che molto presto possa spendere tutti i suoi risparmi lì e rendere almeno un po’ più unicornoso (?) il suo angolo di dormitorio. L’idea di fare autografi per tutti i presenti la rende un po’ nervosa ma, niente di troppo eccessivo, quindi con un sorriso sussurra alla tassorosso «Non si possono mica rifiutare gli autografi» anche perché a saperlo, Nimbus non la prenderebbe di certo bene. Ma, bando alle ciance, eccola armeggiare con biscotti, saccapoche e grassa verde che, nonostante lei cerchi di distribuire in maniera lenta ed uniforme, riesce ugual mente a sporcarsi le mani e parte del tavolo da lavoro. «Gwen» si presenta ad EMMA, anche se dopo la presentazione di Peritas di poco prima le sembra quasi inutile. «Decorazioni di carta per un quadro?» chiede, curiosa di saperne di più, continuando a decorare il suo drago con la lingua in mezzo ai denti. È super concentrata adesso che si st dedicando alle ali del drago, cercando di renderle il più realistiche possibili. Concentrazione a parte, ascolta lo scambio di battute delle ragazze e sorride per i complimenti del concerto. «Grazie, davvero! Non pensavamo neanche minimamente che avremmo avuto un successo così grande eppure…»eppure adesso tutti la considerano famosa. L’idea di Emma le piace davvero ma davvero molto perciò, alzando lo sguardo dal suo drago, osserva la secondina con un sorriso annuendo. «Sai che hai avuto un’ottima idea?» e poi, rivolgendosi ai RAGAZZI che stanno preparando i muffin-unicorno «Ci prestate un po’ di panna?» con voce squillante, così da essere sentita da tutti. «Il verde per i serpeverde ce l’abbiamo» ed ecco il suo primo drago verde pronto e quindi spostato leggermente di lato affinché non si rovini. «Provo a farne uno col rosso» così da provare a vedere come le riesce con i colori della sua casa. Con una nuova saccapoche riempita di glassa rossa eccola riprendere il lavoro su un nuovo biscotto, sembrando questa volta più disinvolta nel lavoro. Ormai ci sta prendendo la mano e probabilmente alla fine del pomeriggio sarà una pasticciera provetta. Magari non una delle migliori ma sicuramente è già qualcosa per lei. «Sìììì dai! Qualche canzoncina nuova!!!» si rivolge entusiasta al resto dei ragazzi nella speranza che qualcuno decida di cantare. Eh sì, un pomeriggio davvero divertente! 13:32 28/10 Sophia_Maffett (Aula WWFFB scolastico | Domenica 28.10 | ore 16) Annuisce alle parole di GWEN con un sorriso comunque gentile e rispettoso che pure in tutta la sua gentilezza lascia ben intendere che ormai l’abbia considerata come “una superiore”. La corvetta all’opera si ritrova tutta china sul tavolo, la testolina a qualche centimetro dalla piuma e dal coltello che si muove nel fare la sagoma della penna di fenice, anche la linguetta compare spuntando tra le labbra della piccola segno che è veramente molto concentrata, solo quando avrà terminato di sagomare si solleverà guardando PERITAS ammirata e assolutamente entusiasta nel vedere che le dà corda sulla questione delle scintille, inizia quindi a mettersi all’opera andando pure verso la sua sacca per recuperare il colino, i dei barattoli in modo da colorare lo zucchero ma non troppo facendo appunto passare il colorante attraverso il colino insomma per lo meno questo è il tentativo numero uno, sorride e poi con fare un po’ ingenuo e infantile si rivolge alla SESTINA «e io che speravo di vederteli colorare con un incantesimo…» lei la butta là non si sa mai che possa vedere la strega in azione. Lo sguardo poi verso BEN, quando parla di JUNI e senza rendersene conto si intenerisce un poco sospirando, rimane così imbambolata per qualche istante fino a che PERI non spiega per bene le regole del WWFFB scolastico e del suo vice riportando la corvetta sul momento presente e nella realtà dell’istante e al suo lavoro. «Quindi salviamo anche i mostri marini?» le domanda con sincero interesse. Sorride quindi verso ADERYN «wow stai andando alla grande!» le dice quindi ammirando il suo operato «non abbiamo fretta sai, quindi puoi ritagliare con calma quello che conta è essere decisi è un po’ come disegnare con l’inchiostro» le dice quindi tranquillamente ma poi ecco che PERI esordisce con una bomba ossia cantare lavorando la piccola biondina rimane quasi di stucco, la bocca socchiusa a fissarla incredula e rimane bloccata quasi incantata per qualche istante «ti… prego…» le dice con un filo di voce emozionato «un giorno facciamo i compiti di pozioni insieme»davvero un po’ come se avesse appena avuto una visione mistica tanto che ha quasi il fiato corto «se ti va…» aggiunge poi guarda ADERYN che le è accanto un po’ come per avere conferma che tutto ciò stia succedendo davvero «è un mito» le dice quindi semplicemente con gli occhi sgranatissimi per poi sorridere verso la più grande «io in genere le invento sul momento secondo quel che faccio» le dice «esistono delle canzoncine che si possono imparare?» e quindi comunque si schiarisce un poco la voce «comunque non ho la stessa voce di Aurora eh…» previene prima di iniziare a canticchiare sul semplicissimo ritmo di un valzer «taglia qua, taglia qua ta-taglia qua è la penna di una fenice… Se tagli qua, fa un segno là e poi la metti là questa penna sarà felice…» sorride verso ADERYN «con calma-mà prendi la misu-ra-rà e la penna perfetta sarà!» intanto lavoricchia persino, eseguendo appunto l’operazione di taglio mentre la colorazione degli zuccherini si completa e quelli asciugano nel colino. 13:35 28/10 Aurora_Buchanan «Aula WWFFB | 28/10 | ore 16» Molto vivace a quel saluto del TASSOROSSO: «buon pomeriggio Sir Turner!» ridacchiando appena. Sorride ampiamente e di rimando a JUNIPER, «come state?» ad entrambi per poi, ovviamente, andare a farsi tutta rossa quando viene fatto quel cenno particolare con l’utilizzo di un particolare appellativo nei suoi confronti, tanto più che va a balbettare: «ehm,» e ridacchiare imbarazzata «sì, uhm, eh-eh» e nel mentre allontanarsi furtivamente in maniera del tutto ridicola per qualche ambigua ragione. Chissà. Trilla tutta contenta quando PERITAS le rivolge la parola per ringraziarla: «dovere!» ribatterebbe semplicemente verso di lei con un gran sorrisone. Una volta arrivata alla postazione che le appartiene, invece: «oh sì» risponderebbe alla domanda di GWEN: «la signora del quadro al primo piano lamentava di non avere una cornice adatta al suo rango» e ridacchia appena, annuendo sicura. «Piacere» risponde delicata nel tono e modesta nel volume di voce «io sono Aurora» appena più vivace e fresca, ciondolando il capo di qui e di là, piuttosto contenta verso EMMA. E sempre su di lei: «sìì, che bello!» davanti all’idea di fare i draghi con i colori delle casata: «allora questo lo faccio di Tassorosso mettendoci un po’ di glassa gialla» dato che aveva già cominciato con la saccapoche riempita di nero. Sorriderebbe al dire di SOPHIA e al complimento che le viene fatto: «oh, uhm, grazie» arrossendo tutta «ma anche tu sei brava!»rivela sincera prima di accordarsi a canticchiare con la ragazzina, a voce molto bassa. E così resterà per il pomeriggio a lavorare e canticchiare con gli altri componenti del club. 13:38 28/10 Juniper_Lisowski {Aula del WWFFB scolastico | Pomeriggio, ore 16} Ridacchia quando PERI concede loro un assaggio dei dolcetti per un controllo della qualità, una volta ultimato il tutto, e si lascia invece abbracciare poco dopo, anzi ricambierebbe pure l’abbraccio stritolando un po’ (?) la Tassorosso più grande «Grazie, grazie, modestamente…» modestissima proprio «…abbiamo unito utile e dilettevole per prendere due nobili cause con un barattolo!» se la ride da sola alla battutina a dire il vero un po’ triste, coff coff, poi torna al proprio lavoro, tutta presa. «Sì, Rainicorn! È a pochi minuti di passeggiata da casa mia, non è stupendo? Se vuoi ti ci accompagno!» anche se risponde a GWEN, un’occhiatina a RORY ci vuole, ovviamente. Il primo muffin/tutorial è andato e così passa al successivo, tornando a glassarlo partendo dal centro e poi salendo man mano con la spirale zuccherina che si stringe in una sorta di conetto «Awe, allora poi devi farmi vedere quel libro, sono sicura che è strafantastico e strabiliante, eh sì!, le creature magiche sono tutte eccezionali, non è vero?» trilla in risposta a RYN, sorrisone ampio ed entusiasta ad accenderle il visetto chiazzato di efelidi, nel mentre recupera ancora orecchiette e corno da apporre sul muffin e via. Quando poi PERI riprende la concasata, è ancora ad ADERYN che Juniper rivolge un cenno con la testa e un’occhiatina complice, il sorrisetto sulle labbra sta a significare che va tutto bene anche così. verso BEN il sorriso si fa ancora più ampio, incoraggiante nell’arricciare un po’ le guanciotte, sguardo sicurissimo tutto per il visetto del messicano: «Ma no Chapo, che cosa dici? È venuto fantastico, specialmente visto che è il primo che fai! Io ogni tanto anche a casa vedevo che cosa faceva papino, e poi Ade mi ha insegnato il resto, quindi parto avvantaggiata. Non abbatterti: serve sempre tanto tantissimo esercizio, per la glassa come per la lotta contro il male, quindi non demordere: determinazione, ecco che cosa serve! Hai dei limiti? Vai oltre!» PLUS ULTRA! «I churros sarebbero squisiti ma oggi si decora e basta, credo: i dolcetti che ci hanno dato sono già pronti, non è che li stiamo cucinando da zero, i churros invece adesso dovresti andare in cucina a farli» azzarda la risposta con una stretta di spalle e un’occhiatina cauta a BEN, quasi temesse che anche solo una risposta negativa possa sciuparlo. Dopo averlo incoraggiato, comunque, gli circonderebbe le spalle con le braccia per stritolare pure lui in un abbraccio, sì fugace ma bello stretto «Awe, grazie, che dolcioso che sei! Non preoccuparti, ora non ho ancora sufficiente esperienza per fare da vice, ma in futuro…» e già pensa a scalare la gerarchia nel WWFFB (?) «… Se me lo meriterò, magari… ma ora decoriamo dai, e non abbatterti: stai andando alla grande! Cerca solo di non stringere di più o di meno, prova a metterci sempre la stessa forza. Non è per niente facile all’inizio, lo so, ma ti assicuro che è solo questione di abitudine, insomma, l’hai vista la torta, no?» allude a quella del proprio compleanno, sorrisetto tronfio e «Dai, riprova: parti dal centro, poi verso i bordi, fai con calma ché la fretta non serve, d’accordo?» cercherebbe di indirizzarlo, annuisce pure quando anche PERI lo consola «Altroché se lo aiuterò! Sono qui per questo!» no, ma sorvoliamo. Ridacchia. E ancora alla domanda di GWEN drizza le orecchie e alza la testolina «Mh? Oh, sì sì, ma certo, prendete pure!» ma prima scambia un’occhiatina con i compagni decoratori, chiaramente, per assicurarsi che vada bene anche a loro, ecco. Andrebbe lei stessa a portare la panna da GWEN, sorridendo a lei, a RORY, a RYN, a PHIA, a tutti insomma, ché non si discrimina nessuno, qui «Ecco qua!» e trotterellerebbe di nuovo alla propria postazione, sguardo veloce per controllare come proceda da BEN e PAVEL. «Bene grazie, e tu?» ancora rivolta a RORY, di fronte al rossore altrui non può che sfuggirle un sorrisone intenerito. La lascia allontanarsi (per ora) e intanto, mentre recupera la sac-a-poche per continuare a glassare i muffin, canticchia a bassa voce la canzoncina improvvisata da PHIA, allegra e contenta. 13:42 28/10 Emma_Stansmith (Domenica 28/10, ore 16, aula del WWFFB scolastico) Un sorriso enorme le riempie il viso alla prospettiva dell’assaggio finale. Questo le dà una motivazione ancora più forte per fare del suo meglio, non che ce ne sia bisogno del resto! Con Cleo che monitora le mosse di tutti si concentra nel so compito rivolgendo qua e là sorrisi e sguardi felici nel sentire le proposte degli altri e nel vedere cosa stanno combinando con i loro compiti. «Grazie per l’approvazione, spero che così sarà più facile convincere gli altri a comprarli!» A ogni casata il suo colore! Nessuno si rifiuterà di comprare dei draghetti vestiti con i colori di appartenenza, o almeno lo spera! Con siringa e sac- a-poche fa del suo meglio per decorare i draghetti. «Se riesco cercherò di fargli un cravattino» dice, rivolta alle compagne, sorridendo per l’approvazione di GWEN. «Spero di essere più precisa possibile» aggiunge cercando di destreggiarsi con la siringa più piccola e riuscire a comporre ciò che ha in testa. Del resto non è facile disegnare i dettagli, occhi, bocca, ali e zampe. Spera che AURORA e GWEN siano più fortunate di lei. «E’ un bel modo di passare il pomeriggio no?» commenta entusiasta rivolgendosi alle due Grifondoro, mentre si avvicina a PERI per chiederle il colorante giallo. «Meglio se seguo il tuo consiglio, non voglio sprecare tutta la glassa e non lasciarne per gli altri, che ne dici se lo mischio a un po’ di panna per qualche biscotto Tassorosso?» chiede, aspettando un consiglio da parte sua, a maggior ragione per il fatto che sarebbero i biscotti della sua casata. In tutto ciò decorare biscotti e dolci favorisce un clima adatto alla socializzazione ed è per questo che si rivolge alle due compagne di gruppo «Quali sono i vostri animali preferiti?» dato che siamo in tema. Per poi rivolgersi nello specifico a GWEN «E’ bello che tra tutti i tuoi impegni…immagino che la band ti porti via molto tempo…tu faccia parte anche di questo gruppo. Deve essere proprio importante!» rivolgendole un sorriso ampio di ammirazione. Nel frattempo la “predica” di PERI le giunge alle orecchie, facendola riflettere su quanto sia importante e necessario il loro operato. «Bè immagino che allora una candidata a vice sarai tu, GWEN» commenta con un sorriso. Del resto è giusto così: l’importanza del loro gruppo necessita di persone con esperienza che sappiano coordinare bene i vari lavori e possano sensibilizzare il più possibile gli altri. «Cantare?! Non sono la persona adatta» ridacchia con la siringa della glassa in mano, in opera su un draghetto Corvonero, aspettando che qualcun altro prenda la palla al balzo per allietare il lavoro (o tormentare, non si può mai sapere!) che li terrà occupati per tutto il pomeriggio, fino a quando non sarà ora di salutarsi per la cena e cominciare a fare il conto alla rovescia per il prossimo incontro.
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len-scrive · 6 years
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C’è quella storia che esce senza essere pensata, all’improvviso, che si scrive da sola perché si mostra subito nella sua interezza ed è lì pronta da mettere giù a parole.
Ecco, in parte è il caso di questa storia.
L’ho scritta in preda all’esaltazione, curandomi poco di dove andasse a parare perché era talmente interessante esplorarne i risvolti, per me, che chiedermi come sarebbe finita era l’ultimo dei miei problemi.
Non capita spesso, di solito finché non ho un finale la storia rischia sempre di sfuggirmi da un momento all’altro e quello mi spaventa tantissimo, ma in questo caso c’era il tema a me caro della comunicazione differente da quella verbale e mi bastava. In più anche il tema altrettanto caro dell’autostoppista pericoloso.
Adoro quando un personaggio o più personaggi in una storia non usano il convenzionale modo di comunicare tra loro. Già in Lascia Che Sia Una Fiaba avevo provato a scrivere in proposito e di certe cose non mi stanco mai.
E con Hannibal alla guida il tema dell’autostoppista pericoloso si faceva più interessante ancora, perché fin da subito chi leggeva sapeva che il pericolo vero era l’autista, era lui ad essere fuori a caccia. Will semmai era il giovane, indifeso, con grosse difficoltà a farsi capire… Come poteva costituire un problema?
L’unica cosa che sapevo, invece, era che Will era tutt’altro che indifeso e che era un pericolo tanto quanto Hannibal. Però non avevo un vero e proprio finale se non quello di far scoprire questa cosa. E non era poi così originale.
È venuto in mio soccorso Stephen King, in un modo un po’ inusuale.
Proprio mentre scrivevo questa storia, non scherzo, proprio quando ero già a metà, inizio il racconto Mute di Just After Sunset.
Sono rimasta a bocca aperta e se mai lo leggerete capirete il perché.
Emozionata e divertita dal fatto che è come se mi avesse cresciuta lui a parole, c’è poco da fare, e quindi le idee che vengono fuori dalla mia testa collimano tantissimo coi suoi mondi, leggo leggo e leggo tutto subito curiosa di come lui abbia pensato il tutto.
La storia ovviamente non c’entra nulla con la mia, a parte l’autostoppista muto e sordo, ma mi accorgo mentre leggo che vorrei che finisse in un modo preciso.
E Stephen King raramente fa ciò che desidero io nei finali e così ho capito come volevo finire Non si Parla con gli Sconosciuti.
Grazie Stephen.
Anche perché questa storia mi piace un sacco, altra cosa rara, dall’inizio alla fine, e mi piace anche la totale perdita di senno del nostro adorato cannibale al cospetto anche di questo Will che non parla, ma si fa capire benissimo.
L’ho trovata una storia dalle dinamiche divertenti, spaventose e sexy, tutte insieme, da scrivere e spero che lo stesso si realizzi per chi legge.
Non si dovrebbe parlare con gli sconosciuti, né dare o accettare passaggi in macchina dagli sconosciuti, né portarsi a casa gli sconosciuti né tantomeno farci sesso non protetto.
Amo proprio il fatto che con Hannibal e Will tutto ciò sia possibile e che non si sappia mai bene chi dei due è in pericolo di più.  
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d-a-r-e-d-a-r-e · 7 years
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Scricchiola l'ipotesi di suicidio? [13/02/2074]
di Damian Southgate
Una decina di giorni fa, dalle pagine di questo stesso giornale, vi ho in qualche modo promesso la maggior chiarezza possibile, sul ritrovamento del corpo apparentemente morto suicida e rinvenuto a Notturn Alley a inizio mese. Non è un caso, dunque, se a distanza di quasi due settimane dal triste accadimento, mi ritrovo ad usare un avverbio come "apparentemente", poiché vi sono diversi elementi che lasciano almeno il seme del dubbio, in tutta questa vicenda. E dal seme del dubbio, si sa, non nascono Cespugli Farfallini ma ulteriori quesiti cui nessuno sembra in grado di poter dare una risposta, ora come ora, ad iniziare dal San Mungo e dall'identità del mago ritrovato cadavere all'interno di un edificio apparentemente (ancora una volta) abbandonato. Volendosi concentrare proprio sulla casa in questione, ad esempio, una fonte ministeriale - quindi non l'ultima strega di passaggio - mi ha confermato come quel tratto di Notturn Alley non fosse affatto abbandonato come si voleva far credere, anzi. Colonne di sostegno con delle rune incise da chissà quanto tempo, resti di Rituali decisamente visibili sul pavimento ed incontri di non si sa quale natura, caratterizzano infatti quel sotterraneo oggetto dell'attenzione degli Auror solo una manciata di giorni fa, magari non solo per i rilievi di routine che si fanno in questi casi. Non solo, ma se a questo si aggiunge - come già accennato - anche il fatto che non si riesca a risalire ad un'identità certa e definita del defunto, il tutto lascia presagire quantomeno qualcosa di losco dietro l'angolo, indipendentemente dal luogo in cui è stato ritrovato il corpo del mago mulatto. "Fino a prova contraria i morti non appiccano incendi" senza parafrasare in alcun modo una delle frasi con cui io e la mia fonte ci siamo ritrovati a concordare, in primo luogo è quantomeno originale assumere che qualcuno che voglia porre fine alla sua esistenza segnali il punto in cui far ritrovare il proprio cadavere. A meno che non si tratti di un mago eccentrico ed istrionico, ma non mi sembra questo il caso, le circostanze non possono che definirsi circospette, come minimo. Ben vengano, perciò, le poche testimonianze dirette che possono aiutare a far luce su ciò che si nasconde(va) nel sottosuolo di Notturn Alley, per quanto non sia io a dover ricordare che se non si tratta di suicidio - come si è tenuti a pensare e si vuole probabilmente far credere - questo significa che vi è ancora qualcuno a piede libero cui gli Auror stanno dando la caccia. Se la fonte ministeriale che mi ha contattato si riferisce a quell'edificio come "il luogo perfetto per praticare dei rituali o per ricattare qualcuno" aggiungendo poco dopo che il tutto sembra ruotare attorno a quattro rune - Nauthiz, Thurisaz, Fehu ed Inguz - appare evidente che vi sia dell'altro da portare alla luce, in ogni caso. Così come appare evidente che ci siano spettri che si aggirano per Notturn Alley, malgrado questa non sia una novità da quelle parti, soprattutto negli ultimi anni. Per quanto mi riguarda, tuttavia, non posso che continuare lungo la strada intrapresa, assicurando ancora una volta📷 voi lettori di quanto la mia esperienza da giornalista abbia sempre cercato di fare: arrivare al punto. Anche e soprattutto quando le indagini sembrano avere una battuta d'arresto o non cavare un'Acromantula dal buco ed iniziando con quella che è l'identità del corpo ritrovato a Notturn, sebbene le ultime notizie giunte dal San Mungo lascino intendere che nessuno si è presentato per reclamare la salma o gettare un minimo Lumos almeno su questo punto. Per quanto possa esser difficile dipanare una matassa in cui il filo continua ad arrotolarsi su se stesso e nonostaante le notizie che arrivano dal nosocomio londinese continuino a puntare il dito sulla primaria ipotesi di suicidio, dunque, la promessa resta la stessa di due settimane fa: capire cosa sta succedendo. Comprendere se le rune tracciate all'interno di quell'edificio sono solo tali, se i resti di Campi Aritmantici altro non sono che frutto di
una storia passata che nulla ha a che vedere con quanto capitato e se, soprattutto, sono gli strascichi di anni bui appena messi alle spalle, a farci vedere Creature Oscure anche dove non ce ne sono più. Questo è ciò che conto di fare, in nome dell'informazione dovuta ai lettori di questo giornale e della verità in primo luogo, qualunque essa sia. Ad iniziare dal Secondo Livello del Ministero della Magia, qualora gli Auror ritengano necessario o utile usarmi come mezzo di comunicazione verso l'esterno del loro quartier generale.
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giancarlonicoli · 3 years
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28 set 2021 09:36
RAI, DI TUTTO DI PUS - NELLA DENUNCIA DEL CAPOREDATTORE DELLA TGR DI TORINO TARCISIO MAZZEO VIENE FUORI IL MARCIO DELLA TV PUBBLICA: UN'AZIENDA FUORI CONTROLLO CON PROMOZIONI PILOTATE, APPALTI OPACHI E RIPOSI CAMUFFATI - MAZZEO HA RACCONTATO L'USO INCONTROLLATO E INGIUSTIFICATO DEI TAXI, I RIMBORSI DI 1 EURO PURE PER LA PIPÌ IN STAZIONE, I TRUCCHI PER RIMANERE IN SMART WORKING O NON LAVORARE ALL'ALBA DURANTE IL COVID, LE GUERRE INTERNE TRA CANDIDATI DI PARTITI DIVERSI: LUI HA FATTO CAUSA PER MOBBING E STALKING AZIENDALE PERCHÉ…
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Giacomo Amadori per “La Verità”
In tanti hanno provato a denunciare sprechi e giochi di potere dentro la Rai. Ma in pochi lo hanno fatto dall'interno, con un contratto in essere e da un osservatorio privilegiato, come può essere quello di caporedattore centrale della testata giornalistica regionale della tv pubblica, dove lavora la metà dei 1.750 giornalisti Rai.
I capiredattori centrali della Tgr in Italia sono quattro e hanno sopra di sé solo direttore, Alessandro Casarin, due condirettori (Roberto Pacchetti e Carlo Fontana) e sei vicedirettori.
Tarcisio Mazzeo, 64 anni, originario del Beneventano ma ligure di adozione, giornalista professionista dal 1982 e dipendente Rai dal 1990, è capo della redazione di Torino ed è uno di quei quattro capiredattori centrali.
A fine agosto, assistito dall'avvocato genovese Maurizio Mascia, ha presentato una denuncia alla Procura del capoluogo piemontese per mobbing e stalking aziendale, documento di cui La Verità è entrata in possesso.
Oggi Mazzeo è a casa per malattia. Nella querela ha descritto un'azienda stretta nella morsa sindacato-politica e in cui i giornalisti sono perennemente a caccia di privilegi. La causa scatenante della denuncia è stata la decisione della Rai di sollevarlo senza avviso da un incarico che di solito viene rinnovato automaticamente.
Il giornalista, che difenderà le sue ragioni in Tribunale, ritiene che la sua bocciatura sia legata a interessi superiori. Cdr e Usigrai gli avrebbero fatto «una guerra totale per sostenere il proprio candidato» e la direzione li avrebbe lasciati «lavorare nella prospettiva di sostituire» Mazzeo, «con il candidato del loro partito di riferimento», in questo caso la Lega. Mentre il predecessore di Mazzeo sarebbe stato d'area Pd.
Dunque il caporedattore sarebbe il vaso di coccio tra direzione e Usigrai, «che esercita con molta energia il proprio contropotere, favorendo gli amici». Con tanto di esempio: «In una sede regionale una bravissima collega destinata a diventare vicecaporedattrice non piaceva al sindacato, che proponeva un altro nome: poiché "non era il caso di fare un braccio di ferro", è passato l'altro. [] La mia direzione ha dimostrato di avere soggezione massima dell'Usigrai».
Ma il sindacato avrebbe messo lo zampino anche in altri avvicendamenti. Come si legge sempre nella querela: «Permettendo il mio allontanamento, dopo che lo stesso ha fatto in Toscana e allo stesso rischio è esposta la delicatissima sede di Trieste (fa anche tg e gr in lingua slovena), la direzione sta alimentando, a proprio evidentissimo danno, uno squilibrio pericoloso nel rapporto di forza con l'Usigrai, che tende a imporre la propria volontà» ha raccontato Mazzeo.
Il caporedattore in disgrazia fa accuse specifiche e circostanziate e parla anche di «demolizione della sua immagine professionale e personale», essendo stato descritto come «aggressivo, maleducato e indisponibile al dialogo».
Al suo arrivo a Torino il giornalista avrebbe trovato una situazione desolante: «Mi colpiscono l'alto numero di servizi che i colleghi si assegnano da soli, annunciando accordi già presi con operatori e persone da intervistare, e la quasi assoluta mancanza di controllo su ciò che va in onda».
Nella denuncia sottolinea anche «l'uso incontrollato e non sempre giustificato del taxi»; «l'abitudine di impiegare operatori in appalto facendoli partire da Torino anziché ricorrere a service locali, il cui utilizzo dimezzerebbe le spese, ma costringerebbe i giornalisti a recarsi personalmente sul posto anziché farsi portare»; «la gestione non sempre lineare degli stessi appalti, cui chiunque può chiedere strumenti tecnici aggiuntivi senza nessun controllo sui costi»; «le incongruenze della pratica "acquisto immagini", che prevede incredibili costi di invio (120 euro anziché zero utilizzando Internet) a fronte di un limitatissimo uso dei "girati"».
Mazzeo avrebbe provato a porre rimedio a questi sperperi e, a suo giudizio, questo sarebbe stato il casus belli che gli ha messo contro collaboratori e sindacato: «Ciò che ha con tutta evidenza disturbato una parte della redazione, trovando sostegno nella componente sindacale, sono stati i miei interventi sulle modalità di spesa del denaro pubblico» e in particolare la cancellazione della «comodità di partire da Torino per andare ovunque, usando gli operatori in appalto come autisti ovviamente pagati»; l'adozione della «regola aziendale per la quale i giornalisti devono farsi autorizzare il taxi e poi portare la ricevuta»; l'eliminazione della «pratica di accumulare recuperi trasformando i fine settimana di riposo in giorni coperti dalla legge 104»; l'abolizione dell'«uso di andare in un'altra città per partecipare come ospite a convegni utilizzando il regime di trasferta», anziché moderarli o fare da relatori nei giorni liberi dal lavoro.
A proposito dell'utilizzo della 104 Mazzeo fa l'esempio della responsabile del Tg Leonardo Silvia Rosa-Brusin e racconta che era solita segnarsi il permesso per assistere la mamma il sabato e la domenica, per poi smaltire d'estate i riposi accumulati durante l'anno: «In pratica non lavorava per tre mesi».
Ma il caporedattore segnala altri casi, come quello del caposervizio Daniele Cerrato, dal 2009 al 2021 presidente della Casagit salute, la cassa autonoma di assistenza integrativa dei giornalisti. Cerrato, a dire di Mazzeo, durante la presidenza dell'ente, «viene in redazione per cinque giorni al mese, conduce la trasmissione e poi torna a Roma dove nelle quattro settimane successive fa il presidente di Casagit, poi torna a Torino per un altro turno di conduzione e così via, salvo il periodo estivo, quando Leonardo non va in onda e lui si divide fra Casagit e vacanze».
Aggiunge Mazzeo: «L'orario di lavoro del gruppo Leonardo è incontrollabile: un vecchio caporedattore centrale si metteva dall'ascensore per salutare chi usciva con ampio anticipo rispetto agli altri, tutt'altro che gratificati da questa disparità».
L'inviato Maurizio Menicucci, invece, è stato al centro di uno strano caso legato al Covid. Nel 2015 mandò in onda un servizio su un esperimento effettuato dalle università della North Carolina e di Wuhan intitolato «Scienziati cinesi creano super virus polmonare da pipistrelli e topi. Serve solo per motivi di studio, ma sono tante le proteste».
Nel marzo 2020, a inizio pandemia, il servizio diventa virale e nello stesso periodo uno studio di Nature Medicine smentisce ogni collegamento della pandemia con l'esperimento, sostenendo che l'attuale virus è di origine naturale, non artificiale. Menicucci fa subito un servizio di rettifica sul Tg3. Ma non sarebbe bastato.
Mazzeo ricostruisce così quello che accadde: «La direzione dice di aprire tutti i Tg regionali» sul servizio virale, «mettendo nel titolo, nel lancio e in uscita l'avviso che la storia del 2015 era stata più volte smentita. Dieci minuti prima del Tg arriva un contrordine: non si mette niente. Gira voce che il segretario dell'Usigrai Di Trapani (Vittorio, ndr) abbia chiamato il direttore Casarin e gli abbia detto: ma come facciamo a mettere in onda un servizio dicendo prima e dopo che era tutto falso? Insomma Di Trapani si è sostituito al direttore?» domanda il querelante.
Successivamente Mazzeo chiede chiarimenti a Menicucci e questo sbotta: «È da ieri che mi state minacciando». Chi ha intimidito Menicucci per un servizio che dava la colpa del Covid a un esperimento cinese? Non è dato sapere.A Torino c'è pure chi, come Paolo Volpato, ha chiesto, innervosendo il capo della redazione, il rimborso di 1 euro per l'utilizzo dei servizi igienici alla stazione di Alessandria durante una trasferta.
Ricordiamo, infine, l'episodio che ha esacerbato definitivamente i rapporti tra Mazzeo e il sindacato ed è collegato al lavoro all'alba (il cosiddetto turno A) del giornalista del Tg Leonardo Antonio Sgobba: «Durante l'emergenza Covid prima ottenne un mese di distacco a Milano, dove risiede, con una richiesta difficile da respingere. Poi tentò di autoassegnarsi l'obbligo di fare quotidianamente il pendolare, cosa che lo avrebbe esentato dal lavoro all'alba».
La motivazione dell'istanza? Sgobba non aveva un regolare contratto di affitto a Torino e quindi non poteva dimostrare, in caso di controlli, di essere domiciliato nel capoluogo piemontese. Il caporedattore rimase basito di fronte a questa giustificazione e non le mandò a dire al collega: «Non gli consentii di fare il pendolare e allora mi denunciò al sindacato». Praticamente (giura Mazzeo) l'inizio della sua fine.
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corallorosso · 4 years
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Migranti e Ong, anche le nuove accuse sono riconducibili a un impianto ideologico preciso di Erasmo Palazzotto, deputato di LeU Si respira un clima pesante, da qualche giorno è ripartita una campagna di criminalizzazione della solidarietà che covava da mesi come brace sotto la cenere nelle carte di alcune procure. Non è certo una novità, negli anni sono state diverse le inchieste che hanno riguardato le Ong, accusate ogni volta delle peggiori nefandezze, ogni volta diverse, ma tutte riconducibili ad un impianto ideologico ben preciso, come più volte testimoniato dalle dichiarazioni alla stampa di procuratori come quello di Catania o di Ragusa. Il risultato è sempre stato identico: nulla di fatto. La mancanza di prove e le tesi fantasiose di pm palesemente ostili alla solidarietà non hanno mai retto nei tribunali che hanno di fatto sempre archiviato le inchieste, senza mai arrivare al processo vero e proprio. E andrà allo stesso modo anche in questa seconda ondata di attacchi giudiziari in cui sempre le stesse tre procure, quella di Trapani, di Catania e di Ragusa, che nel 2017 diedero inizio alla campagna di criminalizzazione delle Ong tornano oggi alla carica con un’azione coordinata che desta più di qualche sospetto. Andrà così per le accuse mosse dai pm di Trapani nei confronti degli attivisti di Medici senza Frontiere, Save The Children e Jugend Rettet, andrà così per l’inchiesta incardinata dalla procura di Ragusa nei confronti di Mediterranea e sono sicuro che sarà ampiamente dimostrato nel dibattimento l’estraneità di Msf a qualsiasi fatto contestatole dalla Procura di Catania. Andrà così perché salvare vite non può mai essere considerato, a diritto vigente, un reato. E perché è ormai chiaro che questo approccio diffamatorio è funzionale ad un disegno politico esplicito: deformare la realtà, confondere e polarizzare. Perché i problemi del Paese reale non sono le migrazioni o le persone che disperatamente tentano di fuggire dai lager libici, ma sono la sanità, la fuoriuscita dalla pandemia, l’economia da far ripartire, il lavoro che non c’è, le disuguaglianze che dividono e lacerano la nostra società. Dell’inchiesta ragusana ad esempio colpisce il fatto che sia iniziata da un atto con cui di solito le inchieste terminano: un comunicato stampa. Un modus operandi che ci racconta le priorità: prima ci si preoccupa di dare visibilità all’inchiesta, poi se ne accertano i fatti. Non è un caso che nelle comunicazioni della procura non ci siano fatti né tantomeno prove, ad oggi solo illazioni poco utili al processo ma ottime per servire su un piatto d’argento l’ennesima possibilità di speculazione ai professionisti dell’odio e, stavolta ancora più sottilmente, alla propaganda politica, e a chi in questo momento ha necessità di riposizionarsi nel nuovo contesto di Governo. E così mentre si investono tempo ed energie in inchieste, intercettazioni, agenti infiltrati a caccia di reati che non ci sono, si gira la testa dall’altra parte di fronte al più palese dei crimini: quello di non soccorrere le persone che rischiano la vita, di farlo troppo tardi, di affidare la sicurezza del Mediterraneo centrale alla cosiddetta guardia costiera libica, crimine operato da Italia e Unione Europea. È singolare che nessuna di quelle procure abbia mai aperto un’inchiesta sulle omissioni di soccorso che hanno causato la morte di centinaia di persone nel Mediterraneo centrale in tutti questi anni. Il tempo si incaricherà di indicare chi era dalla parte giusta della Storia. Nel frattempo, come sempre, resistiamo a questa criminalizzazione sostenendo e difendendo chi lavora ogni giorno per svolgere il più naturale e il più nobile dei gesti: salvare la vita di chi è in pericolo.
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