#autodeterminazione femminile
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 11 days ago
Text
"Com’eri vestita?": la mostra contro gli stereotipi della violenza di genere
Al Liceo Amaldi di Novi Ligure dal 4 febbraio all’11 marzo 2025
Al Liceo Amaldi di Novi Ligure dal 4 febbraio all’11 marzo 2025 La violenza di genere assume molteplici forme ed è spesso perpetrata da persone vicine alla vittima. Tra queste, lo stupro, un atto brutale che, contrariamente ai pregiudizi, raramente vede come aggressore uno sconosciuto. Proprio per contrastare gli stereotipi e la colpevolizzazione delle vittime, arriva al Liceo “Edoardo Amaldi”…
0 notes
nuttypoetryzombie · 2 years ago
Text
Il corpo è mio e lo gestisco come voglio io.
Il corpo d’una persona appartiene a quella persona soltanto, che ha il pieno diritto di gestirlo come meglio pensa; ciò decade soltanto quando vi siano problematiche di salute pubblica. La nostra libertà termina quando i terzi (già nati) non incorrono in danni, attraverso il nostro comportamento. Chi pensa che l’aborto sia omicidio, non abortisca o intervenga sul proprio corpo con una…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
scrivosempreciao · 1 month ago
Text
Tumblr media
Nosferatu, storia di un abuser sconfitto.
Il rapporto tra Orlok e Ellen in Nosferatu può apparire, a una lettura più superficiale, come una danza tra predatore e preda, ma c’è tanto altro di cui parlare. È una rappresentazione cruda e stratificata di un ciclo di abuso che si consuma nel buio della dipendenza e del potere. E non è un caso che l’iconografia del vampiro, da sempre, si sposi perfettamente con la metafora dell’abuser: manipolativo, insidioso, capace di controllare e soggiogare la sua vittima fino a privarla di ogni autonomia.
E, al di là di questo caso specifico, il vampiro è spesso utilizzato come mezzo per rappresentare il conflitto tra il femminile e il maschile. In Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu, la vampira protagonista incarna un femminile non conforme, legato al desiderio e alla libertà, che destabilizza il mondo patriarcale intorno a lei. Dracula stesso, di Bram Stoker, dà una forma a molte delle ansie vittoriane sul potere sessuale delle donne. Ma ci sono anche esempi ben più contemporanei: in Una dote di Sangue, di Saint T. Gibson, il vampiro che trasforma Constanta e la rende sua moglie è affascinante, seducente, ma anche soffocante, distruttivo e oppressivo. L’atto di ribellione della protagonista è una fuga, ma soprattutto un atto di autodeterminazione. In Guida al trattamento per vampiri per casalinghe di Hendrix, il vampiro è un predatore, sì, ma soprattutto simbolo del marciume di una società sessista, classista e razzista. 
Tornando a noi. Ellen, al centro di questa dinamica, è tutt’altro che una vittima passiva. La sua vulnerabilità iniziale non ne definisce il destino, ma piuttosto prepara il terreno per un atto finale di resistenza assoluta. Ed è un atto che prima passa, dolorosamente, dal riconoscimento della propria posizione nel sistema del potere, per poi sfidarlo dall’interno. Il sacrificio di Ellen non è una semplice resa al male; è la demolizione del ciclo tossico che il vampiro rappresenta, un’interruzione brutale e definitiva di una relazione che, altrimenti, si perpetuerebbe all’infinito. Nel suo gesto, Ellen reclama il potere che le è stato tolto, ribaltando la narrativa patriarcale del “salvatore” per diventare essa stessa l’eroina della propria storia. 
La teorica femminista Silvia Federici parla di questo genere di sacrifici proprio nel suo Calibano e la strega: Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria: qui lei sottolinea come il sacrificio femminile sia spesso visto come un prezzo inevitabile per sovvertire il potere. Ellen abbraccia quel prezzo, ma lo trasforma: non è una martire, ma una distruttrice. Non salva solo se stessa, ma rompe il sistema, annientando il vampiro nella sua stessa vulnerabilità. Un atto di sovversione, quando consapevolmente intrapreso per interrompere un sistema oppressivo. 
Ellen non si limita a sopravvivere al vampiro: lo distrugge, trasformandolo da abuser onnipotente a una reliquia del passato. E nel farlo, si erge come un simbolo eterno della capacità di ribellarsi e riscrivere la propria storia, anche nei momenti più oscuri. Laddove gli uomini della sua vita avrebbero voluto risolvere il problema a picconate e palettate, lei attinge al suo innato potere femminile, al suo essere “incantatrice” - e così la chiama Orlok stesso -, alla forza femminile magica e occulta che da sempre ci dicono di reprimere. 
1 note · View note
sguardimora · 8 months ago
Text
Tumblr media
Ieri sera, in occasione della festa di riapertura del teatro con la prova aperta di Collettivo Cinetico, è stata inaugurata la nuova esposizione nel foyer D.E.A., dal titolo Succulente.
Questa mostra è particolare perché le immagini sono tavole tratte dall’omonima graphic novel di Annalisa Trapani che ha curato i testi e Laura Nomisake che ha invece disegnato le tavole.
È un fumetto che mi sembra riprenda quel filone del fumetto auto prodotto che dagli anni ‘70 in avanti si concentra in particolare sulla tematica della ricerca dell’identità, declinata in questo caso in una dimensione del femminile.
Si tratta di una sorta di storia di formazione: è l’esperienza di crescita e di consapevolezza di un’adolescente come altre, in un certo qual modo in linea tematicamente anche con il lavoro che vedremo a breve. Non c’è una narrazione vera a propria ma a partire dal primo racconto più lineare Mausoleo, la storia si decostruisce nei due racconti successivi, Breccia e La Perla Lemniscata, dove la fa da padrone la poesia e un montaggio minimalista tra parole e immagini, costituite da un equilibrio tra spazi vuoti e linee tracciate nel bianco o dal nero.
Leggendo questo tre racconti mi è sembrato che negli ultimi due si rende visibile la processualità dell’esperienza di crescita e consapevolezza di sè della protagonista del primo racconto. E questo stato di visibilità, di resa appunto visibile di una trasformazione, è dato da una sorta di radiografia interna del corpo e della mente della protagonista.
Tumblr media Tumblr media
[ph. Mauro Baratti]
E ciò emerge chiaramente anche nel disegno. Se in Mausoleo c’è a livello cromatico un equilibrio tra il bianco e il nero, nei due racconti seguenti sembra di entrare nella testa, nel corpo della protagonista: in Breccia è il nero a dominare mentre in Pietra Lemniscata il bianco ha il sopravvento sulle linee nera. È un passaggio. Dal caos alla luce.
In Mausoleo utilizzando la ritualità del camminare, del viaggio attraverso spazi e paesaggi onirici, la protagonista scopre pian piano qualcosa di più di se stessa. C’è la metafora del fiore, che unisce maschile e femminile superando la dualità, il binarismo, semi e piante resistenti fin dal titolo e che permeano le tavole simboleggiando l’autodefinizione e il riconoscimento di un essere che cerca di smarginarsi da ciò che l’educazione e più in generale la società impone ai corpi.
Siamo in un luogo a metà tra il sonno e la veglia, dove la protagonista, ricercando forse tra i resti dell’infanzia per decifrare chi è oggi, si ritrova oltre le pieghe e i limiti imposti. È in sostanza una storia di autodeterminazione di un corpo femminile.
La mostra sarà visitabile fino all’inizio di agosto nei giorni di apertura del teatro o scrivendo a [email protected]
In consultazione e in vendita ci sarà anche la graphic novel Succulente.
Tumblr media
1 note · View note
fatafarfallaslounge · 11 months ago
Text
Il tradimento come vanto della superiorità femminile.
Un atto di ribellione contro le convenzioni sociali e le promesse fatte che diventa un trionfo per le donne che abbracciano la propria superiorità. È un vanto per coloro che AMANO infrangere le catene dell'oppressione patriarcale e cercano il proprio piacere senza paura e senza scrupoli.
Attraverso il tradimento, le donne manifestano la loro indipendenza e la loro capacità di dominare, mettendo in risalto la loro superiorità sulle convenzioni imposte dalla società. È un'affermazione del potere e del menefreghismo che si erge come una bandiera di libertà e autodeterminazione; un cornuto è un cornuto.
Regine dell’inganno e della manipolazione, fanno tremare le fragili certezze dell’uomo, prendendosi ciò che vogliono senza scrupoli.
Un uomo intelligente accetterà il tradimento come forma di potere, superiorità e grandiosità. Imparerà a mettere al primo posto la soddisfazione della propria compagna esattamente come un cuckold rassegnato.
Un mondo al contrario? È un mondo in cui vieni tradito per aver tradito.
Punito per aver tradito.
Deriso per aver tradito.
Tradito per il piacere di tradire.
Uomo, accettalo.
Tumblr media
0 notes
personal-reporter · 1 year ago
Text
Diversity Management: Fòrema forma i manager per l'inclusività in Azienda
Tumblr media
Al via il progetto “Siadom”, finanziato dalla Regione Veneto per sviluppare nuovi modelli di integrazione per le donne. Il prossimo 25 ottobre l’evento di lancio con Marta Telatin, formatrice cieca che spiega l’inclusione bendando i partecipanti. Coinvolti 150 tra hr e imprenditori; 44 i partner coinvolti. La Regione Veneto ha finanziato alcune azioni di sistema per garantire il miglioramento della qualità di vita e di lavoro in azienda. Un'iniziativa politica dedicata a modelli comportamentali e produttivi che ha come obiettivo ultimo la parità di opportunità. La cornice legislativa è quella della direttiva ridenominata “Pari” (Progetti e azioni di rete innovativi per la parità e l’equilibrio di genere, ndr). Nel Padovano, Fòrema sta operando all’interno di “Pari” con il progetto “Siadom” (Social Innovation alliance for diversity management and innovation of organizational models, ndr), progetto che si è posto come obiettivo quello di rompere il soffitto di cristallo contro il quale oggi si fermano le aspettative delle donne. Per realizzarlo, sono stati coinvolti 44 partner tra organismi pubblici e privati, da citare tra gli altri la collaborazione delle Università di Padova e l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il prossimo 25 ottobre “Pari” decollerà a Padova con un evento, che vedrà protagonisti quattro enti impegnati ad abbattere altrettante barriere dentro le aziende. Sono previsti quattro focus tematici: leadership femminile e percorsi di carriera (curato da Irecoop Veneto); diversity e modelli organizzativi (curato da Fòrema, che presenterà il suo “Siadom”); divario retributivo e di genere (di Ascom Padova); imprenditorialità femminile (di Cescot Padova). L’evento è previsto dalle 9 di mattina alle 18 presso il centro congressi di Villa Ottoboni, a Padova, in via Padre Ramini; nel tardo pomeriggio è programmato anche un evento di formazione tramite una esperienza teatrale. L’evento fa parte anche della rassegna del Digitalmeet 2023, uno dei più grandi festival italiani su alfabetizzazione digitale per cittadini e imprese. Gli stakeholder presenti potranno vivere un'esperienza unica nel suo genere. In cattedra salirà infatti Marta Telatin, padovana che ha perso la vista durante l’adolescenza per una malattia genetica e che da allora lavora nell’ambito della formazione e della scrittura. I presenti saranno tutti bendati e nella totale oscurità saranno chiamati a fare dei giochi di ruolo e ad interagire, senza poter usare lo sguardo. Una metafora della vita in azienda: le relazioni devono essere basate su obiettivi e competenze, il lavoro va giudicato (e pagato) non in base all’apparenza del lavoratore ma bensì in base alle sue reali capacità. “Gli obiettivi del progetto sono molteplici”, spiega Matteo Sinigaglia, direttore generale di Fòrema. “Lotta agli stereotipi e alla discriminazione basata sul genere, attraverso la promozione di interventi che possano favorire la diffusione di un diverso approccio culturale alla parità di genere. Ma anche partecipazione equilibrata al mercato del lavoro, attraverso la realizzazione di azioni per un maggior equilibrio tra vita professionale e vita privata, una redistribuzione dei carichi nei compiti di cura familiare e una migliore qualità di vita delle persone. Senza dimenticare l’implementazione di azioni volte a una maggiore autodeterminazione delle donne e all’incremento della partecipazione femminile al mercato del lavoro in tutte le sue forme, compresa l’imprenditorialità”. Concretamente, Fòrema per il progetto “Siadom” ha formato un team di lavoro che, dopo la presentazione ufficiale del 25 ottobre, creerà appuntamenti, incontri, network, scambio di informazioni, ma anche materiali didattici e work shop per un anno intero, sempre nell’ottica di favorire il diversity management nelle aziende. L’obiettivo è coinvolgere almeno 150 stakeholder, tra di loro hr, direttori del personale e imprenditori. Saranno promosse opportunità di certificazione di genere e di family audit, l’adozione di piani di diversity management, piani di welfare, bilanci di genere. Ma saranno anche facilitati lo scambio di buone pratiche riguardanti il diversity management e nuovi modelli organizzativi basati su forme di flessibilità che non causino danni ai percorsi di carriera e alla situazione economica delle donne. Read the full article
0 notes
alter-petrus · 2 years ago
Text
Chi si lamenta per l'odio anti-maschile propagandato da Barbie , se legge il finale di Casa di Bambola, gli esplode il cervello.
Scritto da un uomo per di più.
Ci sono poi quelli (desinenza non casuale, né neutra) che si lamentano di un film troppo didascalico. Obiezione legittima (anche se quel didascalismo fa parte della cifra umoristica scelta nella pellicola).
Peccato poi, che queste persone non abbiano colto nessun sottotesto, fra quelli non resi esplicitati.
Non colgono le metafore delle relazioni fra ragazzine e ragazzini nel percorso della maturazione, non colgono che la Barbieland di fine film non sarà come quella dell'inizio, non colgono che ai personaggi che hanno sbagliato, a tratti inconsapevolmente, viene offerto (e questi accettano) un percorso di redenzione, non colgono che più che di odio anti-maschile, sia un film che tratta di autodeterminazione femminile e di crescita, di come il percorso di Barbie sia il percorso di crescita di una bambina/ragazza (e il finale é genialmente esplicito in questo contesto). Oltre alla forte presa di posizione femminista, ma quella l'anno colta, forse perché consciamente o meno toccati in un nervo scoperto.
Le cose che non colgono loro le avevo colte perfettamente io alla prima visione? Certo che no, essendo elementi (alcuni) anche estranei alle mie esperienze, ma leggendo pareri, commenti e recensioni femminili, il quadro del film si è fatto sempre più chiaro.
Ecco forse questo, più che altri film di Greta Gerwig, può far apparire chiaro che un diverso punto di vista rispetto a quello maschile-cis-etero-bianco-normativo può fornire chiavi di lettura più centrate per opere centrate su esperienze e personaggi MCEBN, e che forse l'esperienza MCEBN non deve essere necessariamente quella standard, ma una delle tante esperienze appartenenti al genere umano su questo mondo, non intrinsecamente dotata di universalità.
(PS: poi si poteva forzare un pochetto la mano su Mattel, che ne esce sì criticata, ma alla fine bonariamente, ma rendere il film più anticapitalista di quanto è, sarebbe stato eccessivo, per un prodotto che, comunque è frutto di logiche commerciali)
0 notes
micro961 · 2 years ago
Text
Erika Giannusa - Il singolo “Respiri profondi”
Dal 30 giugno sui principali stores digitali e nelle radio
Tumblr media
Esce “Respiri profondi”, nuovo singolo dell’eclettica artista Erika Giannusa, sui principali stores digitali e nelle radio italiane in promozione nazionale, in attesa del videoclip ufficiale.
“Respiri profondi” (testo e musica di Erika Giannusa, arrangiamento di Giuseppe Nicosia – Euterpe Records) è un brano dalle sonorità disco dance anni ‘90, con un testo molto ritmato che nelle strofe si avvicina al rap e negli strumentali è tutto da ballare. È una canzone che parla dell'amore come una guerra, le cui armi sono fatte di tecniche seduttive, attrazione e repulsione, ghosting. Il brano parla di un flirt tra un uomo ed una donna, dove lui usa il suo magnetismo come mezzo per affascinare la donna ed attrarla a sé; lei è confusa e stordita dal fascino e dalle attenzioni di quest'uomo, ma ben presto comprende di essere l'oggetto di una manipolazione psicologica, volta alla sola soddisfazione egocentrica del desiderio e priva di qualsiasi forma di sentimento.
Nello special, viene espresso un messaggio di rivendicazione femminile, e di autodeterminazione della donna. Il testo recita: “Non sono terra di conquista, rivincita di un maschilista”. Una canzone che, oltre a farci ballare, ci farà anche riflettere, trattando vicende di vita vissuta con il disincanto e la leggerezza, di chi ormai le ha superate.
 Storia dell’artista
https://direzione816.wixsite.com/servicepromo/erikagiannusa
 “Subire il ghosting in qualsiasi contesto di vita è frustrante, non mi piace l'intermittenza nei rapporti con le persone, l'esserci ed essere chiari nelle relazioni interpersonali è una forma di rispetto reciproco che porta al benessere. Tuttavia, per certi versi devo ringraziare chi mi ha fatto vivere questa esperienza, perché mi ha dato l'energia per scrivere questa canzone.” Erika Giannusa
 Ph: Luca Sgardiolo
Spotify: https://open.spotify.com/track/1RbIaTwboVm3dHFWyIM4nB?si=8184aa41949f40ab
Instagram: https://www.instagram.com/erikagiannusa/
Facebook: https://www.facebook.com/Erikamusic93/ TikTok: https://www.tiktok.com/@erikagiannusa YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCFVXPT0lZWSaGrDwUf_lrbA
0 notes
speedyfunnut · 2 years ago
Text
'Aborto' quale sinonimo di libertà di autodeterminazione del PROPRIO corpo; un diritto, NON un obbligo, ma solo una scelta.
Non scegliamo di nascere in un corpo femminile; non scegliamo di nascere: quindi è fondamentale che esistere comporti maggiori Qualità e Piacere possibili.
1 note · View note
pinktastemakerruins · 1 month ago
Text
La Costituzione italiana, entrata in vigore nel 1948, presenta elementi che riflettono un contesto storico patriarcale, nonostante i suoi principi di uguaglianza.
L'articolo 29 della Costituzione Italiana definisce la famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio", enfatizzando l'unione tra un uomo e una donna, invece di ispirarsi a principi di autodeterminazione e uguaglianza fra uomini e donne.
L'articolo 3 della Costituzione italiana afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso; tuttavia, la realizzazione di questa uguaglianza non è mai avvenuta, perché chi ha concepito la Costituzione italiana ha cercato di garantire diritti solo agli uomini, e le norme sociali e culturali sbagliate del tempo continuano a perpetuare disuguaglianze ancora oggi.
"E il patriarcato è lì con te adesso?"
IL PATRIARCATO E' UN PROBLEMA REALE, non solo una parola, che influisce su molte donne: è un sistema di potere che crea disuguaglianza, violenza, e ignorarlo non fa che perpetuare il grave problema, come dimostrano le statistiche sulla violenza di genere.
Ogni donna ha il dovere di rivendicare la sua dignità e il suo diritto ad essere rispettata: a non permette a NESSUNO di sminuire il suo valore come Persona.
Il patriarcato non deve trovare più spazio nella vita di nessuna donna.
"Linda, se hai così tanto da piagnucolare posso (perché ne ho la disponibilità) di pagarti il viaggio in Arabia Saudita, e se ti va posso addirittura comprarti casa la, a te andrebbe bene? Sono sicuro che ti troverai benissimo in una società che tratta per davvero di merda le donne depersonificandole mettendole al pari di un soprammobile"
Queste affermazioni riflettono l'IGNORANZA patriarcale, che sminuisce i problemi reali delle donne in Italia, tentando di farli apparire come inventati rispetto a grave situazioni esistenti in altri Paesi; il fatto che esistano situazioni allarmanti in altri Paesi non cancella il sistema patriarcale italiano, dove una donna non può decidere ancora da sola per la propria vita; quando una donna prova a decidere da sola, viene uccisa DA UN UOMO, come è accaduto a Giulia Cecchettin e a molte altre donne.
Il patriarcato è un sistema che permea vari aspetti della nostra società, influenzando le dinamiche di potere e le opportunità per le donne: negare questa realtà non aiuta a migliorare la situazione. Le statistiche mostrano chiaramente che la violenza di genere è un problema serio in Italia, con un alto numero di femminicidi e violenze domestiche. Questo è un chiaro indicativo di un sistema patriarcale che continua a esistere.
Gli stereotipi di genere sono ancora molto radicati nella cultura italiana, e questo influisce sulla vita quotidiana delle donne, limitando le loro libertà e opportunità; ovviamente il comune cittadino maschio stupido, che in Italia prevale, non è interessato a cambiare la situazione, perché vuole continuare a godere di privilegi guadagnati con violenza e prevaricazione verso il sesso femminile - per poi lamentarsi se una donna non vuole avere a che fare con un retrogrado.
Tumblr media
Commenti come questo qui sopra, che spesso si trovano sui social in risposta alle donne femministe, dimostrano quanto sia radicato il patriarcato negli uomini italiani, dove le donne vengono derise per le loro opinioni e contestazioni, poiché le nostre pretese progressiste infastidiscono, toccando il nervo scoperto soprattutto degli uomini che non riescono a trovare una compagna o non l'hanno ancora mai avuta, o sono stati lasciati, perché sgradevoli in quanto STUPIDI (situazione sempre più diffusa).
E' interessante come gli incel scelgano di cambiare argomento invece di affrontare il problema reale del patriarcato: questo dimostra proprio che parlare di patriarcato li infastidisce, poiché non vogliono sentirsi responsabili del fatto di essere uomini brutti, soli - soli perché non sanno stare al mondo.
Denuncia collettiva nei confronti dei Consultori per fermare le violenze sulle donne
Tumblr media
Perché questa petizione è importante
I tempi sono più che maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢: oggi, una donna che voglia abortire subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - questione che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 è una forma di maltrattamento che si manifesta attraverso atti, parole e comportamenti volti a controllare e sottomettere un'altra persona, senza l'uso della forza fisica; 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 può manifestarsi in vari modi, tra cui: - 𝗢𝗳𝗳𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝗶��𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶: commenti denigratori e svalutazioni personali (esempio: "𝐿'𝑎𝑏𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑖𝑜" = le donne che abortiscono sono assassine *) - Minacce: intimidazioni verbali che creano paura - Controllo: limitazione della libertà personale e delle interazioni sociali - Isolamento: privazione delle relazioni con amici e familiari - 𝗠𝗮𝗻𝗶𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮: utilizzo di sensi di colpa per mantenere il controllo sulla vittima (*)
𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮: il feto, scientificamente, è soltanto una 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎 e non una persona giuridica; ritenere che l'aborto equivalga all'omicidio comporta inoltre conseguenze illogiche, come il considerare anche la contraccezione come un atto omicida; l'idea che un embrione sia una persona sin dal concepimento è una convinzione metafisica priva di fondamento scientifico, perché la 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 esiste prima della formazione dell'embrione: non è corretto pertanto assegnare lo status di 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 ad un embrione in fase iniziale.
Si chiede di firmare affinché medici obiettori e Pro Vita siano del tutto allontanati dal settore sanitario in modo definitivo.
Tumblr media
24 notes · View notes
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
La forza e la bellezza delle donne: riflessioni sulla femminilità contemporanea. Uno sguardo sulla complessità dell’identità femminile e sul ruolo delle donne nella società di oggi
La donna ritratta in questa immagine rappresenta un ideale di femminilità moderna: un volto sereno ma determinato, uno sguardo che esprime forza e dolcezza insieme
La donna ritratta in questa immagine rappresenta un ideale di femminilità moderna: un volto sereno ma determinato, uno sguardo che esprime forza e dolcezza insieme. Nel suo sguardo possiamo intravedere la storia e l’evoluzione di tutte le donne, il loro cammino verso l’autodeterminazione e la libertà, un percorso che si è intrecciato con lotte e conquiste, ma anche con il desiderio di rimanere…
3 notes · View notes
madonnaaaddolorata · 2 years ago
Note
Cosa intendi con poco femminismo e sorellanza? Non seguo il mondo OF (nel senso che non sono né creatore né follower) ma l'argomento mi interessa assai
volevo scrivere due righe più articolate, appena ho un po’ di tempo per mettere in ordine idee, cose viste e altro scrivo due righe cerando le parole giuste.
più brevemente molte “attività” messe su of e molta “libertà” del corpo e della sessualità sono spacciate / inserite in questa wave di autodeterminazione (femminile - ista e non solo anche queer) ma in realtà non è per un cazzo vero tutto questo, diventa una “giustificazione pulita” per quello che si fa. nel merito preferisco chi dice voglio fa i soldi al posto di persone che millantano di portare una posizione politica a cui non appartengono (anche perché vuoi o non vuoi sotto elezioni la feccia viene a galla e ti stupiresti di quanti fasci si nascondono bene in quel mondo, di quanta misoginia interiorizzata e in generale di quanta ignoranza), gente che passerebbe sul cadavere di altre persone per farsi notare, ma alla fine della fiera è schiava di un sistema (capitalistico e patriarcale). i soldi fanno male alla testa, ma ahimè servono.
13 notes · View notes
benzedrina · 4 years ago
Text
+26
È pasqua. Mille messaggi. Che palle. Fuori la gente cammina. Va in chiesa. Ne ho quattro nel giro di pochi metri. In questa città ci sono un sacco di chiese. Fatico a contare. Quella che suona a ripetizione è una campana. È una chiesa del XIV secolo. Sono 700 anni che rompe i coglioni. 
Chiese antiche richiamano cimiteri antichi. Sotto questi palazzi ci sono cimiteri. Catacombe. Ossa. E le chiese sono tante. E i cimiteri sono tanti. Se cammino un po'. Neanche tanto. Giusto due minuti. Per arrivare alla libreria di fiducia. Lì c'è una chiesa. Ultima chiesa prima che i crociati partissero per Gerusalemme. 
Siamo una città storica eppure scordiamo tutto. A scuola ci insegnano una storia generale perdendo quella storia locale che potrebbe farci apprezzare le mura che abbiamo intorno. A scuola ci insegnano che parlare dialetto è sbagliato, che dobbiamo dimenticarlo, che dobbiamo maturare e usare una lingua nazionale, uniforme, senza cadenza, senza tono colorato. A scuola ci hanno fatto studiare le poesie. Alle elementari intendo. Poi uno di noi portò una poesia che recitava suo padre. Era una poesia in dialetto. Il bambino si alzò sulla sedia. Recitò la poesia. Parlò in dialetto. Era una poesia sulle radici della città. Una poesia d'amore per il territorio. La maestra pianse. Iniziò a spiegarci il dialetto. La sua origine. Le sue forme. Le sue regole. È tutta una questione di racconto. È tutta una questione di amore. Quel bambino riuscì a penetrare il cuore di marmo di una maestra. 
Sul è tutta una questione di racconto mi è venuta in mente un'intervista. Repubblica (se non sbaglio) intervista Fumettibrutti. Se potete seguitela. Le tavole, i colori, i racconti si mischiano con la sua persona. Con il suo passato. Con la sua transizione. Sotto la sua intervista uno criticava la masturbazione femminile. Diceva una cosa tipo "mica mi metto a raccontare delle mie 5 seghe giornaliere. I racconti sono altro". È tutta una questione di racconto. Se sai raccontare puoi farlo anche di una cagata. Se riesci a tessere quel filo narrativo puoi raccontare di tutto, anche di masturbazione. E Fumettibrutti lo sa fare. Crea potere in quel gesto. Crea liberazione. In una società che vuole oscurare questa coscienza di sé, questa autodeterminazione. 
In tutto questo periodo di reclusione sociale ho scritto tanto. Ho anche pensato. Ho anche criticato. Ho anche visto l'ipocrisia di chi ho intorno. La ricerca di fama. La ricerca di attenzioni. Forse mi sto isolando un po' troppo. Forse mi sto chiudendo a riccio per poi non essere più la solita persona con loro. Non lo so. I loro mi sembrano discorsi vuoti.
9 notes · View notes
il-pipistrelloh · 4 years ago
Text
Scandalo Cuties: sale su una ferita aperta
Cari lettori, con un po’ di smemorato di ritardo condivido anche qui con voi il mio articolo di ottobre per Cogito et Volo
Ho visto Cuties su Netflix prima che venisse messo all’indice e quello che state per leggere è un resoconto della vicenda che ha fatto perdere circa 9 milioni di dollari alla nota piattaforma streaming.
Le origini e la trama
La prima volta che Cuties è stato proiettato davanti a un pubblico è stata a gennaio 2020 in occasione del Sundance Film Festival negli Stati Uniti. Già allora la storia dell’undicenne Amy, ideata e messa in scena dalla regista franco-senegalese Maïmouna Doucouré, non aveva lasciato la platea del tutto indifferente. Non c’è bisogno di stupirsi: il film in questione non vuole in nessun modo presentarsi come facile.
La pellicola si apre con la famiglia di Amy, composta dalla madre e i due fratellini più piccoli, che si trasferisce in un grande complesso di appartamenti nella periferia parigina. Svolgono una vita abbastanza ordinaria, professano e praticano la religione mussulmana, frequentano membri della loro comunità senegalese e i bambini vanno regolarmente a scuola. Tuttavia emerge molto presto lo sconforto della madre, depressa e mentalmente assente, in attesa del ritorno del marito, partito per il Senegal con lo scopo di portare in Francia la sua futura seconda moglie. Questo disagio la porta a dare poche delle dovute attenzioni ai figli, affidando grandi responsabilità ad Amy che di fatto si occupa maldestramente a tempo pieno del fratellino minore.
In questa cornice Amy ci appare come una ragazzina semplice, spaesata e un po’ annoiata che fatica ad integrarsi a scuola, rimanendo poi affascinata da delle sue coetanee più allegre e disinibite che hanno formato un loro gruppo di ballo (le Mignonnes). Amy le osserva di nascosto provare le loro coreografie sotto un ponte diroccato e inizia a covare il desiderio di unirsi a loro, che infine si avvererà grazie alla sua vicina di casa Angelica, già parte del gruppo. Da questo punto in poi la situazione precipita: il ritmo delle vicende diventa fuori controllo e sarà proprio Amy a introdurre le altre compagne al twerking e alle pose provocanti – viste su youtube dopo aver rubato un cellulare – pensando che possano essere la loro mossa vincente in un concorso di ballo.
Il grande pubblico di Netflix
La natura controversa della storia era sicuramente stata colta, ma non aveva scandalizzato eccessivamente il pubblico del Sundance, composto da intellettuali ed esperti cinematografici.
“The sight of twerking preteen bodies is explicitly designed to shock mature audiences into a contemplation of today’s destruction of innocence”
Molto diversa è stata l’accoglienza riservata al colosso dello streaming dai suoi clienti non appena iniziata la campagna di promozione pubblicitaria a settembre. È stata infatti proprio una locandina, ritenuta troppo esplicita e immorale, a far infuriare il popolo americano. Entro pochi giorni dal rilascio del film l’hashatg #CancelNetflix dominava le tendenze di Twitter a livello mondiale, incitando a cancellare il proprio account netflix per protesta, affinché Cuties venisse rimosso. Lo scandalo non ha tardato ad arrivare anche in Italia dove la questione è stata discussa sui social in termini diversi che negli Stati Uniti, principalmente da genitori preoccupati che la pellicola potesse turbare i figli.
Accuse e Difese
La prima accusa gravissima è che questo film iper-sessualizzando il corpo di delle minorenni, non solo commetta un grave errore, ma tenda anche a normalizzare l’utilizzo di materiale pedo-pornografico, diventando esso stesso parte della problematica che vorrebbe denunciare. Questa corrente di pensiero è quella che ha fatto infiammare gli USA dove affiancato a #CancelNetflix troviamo spesso #SaveOurChildren, in riferimento alla lotta contro un presunto traffico di minori.
Il versante europeo invece è rimasto più scandalizzato dal fatto che le giovani attrici protagoniste – di anni 14 e non 11, nella vita reale – fossero state costrette ad esibirsi in balli non appropriati, prima nei provini e poi durante le riprese. In secondo luogo grande è stata la preoccupazione che la pellicola potesse spingere i giovani spettatori ad imitare le gesta delle Mignonnes, rendendo maggiormente difficili per i genitori i tentativi di contenimento davanti a social sempre più esibizionisti, come Tik Tok.
Davanti a questo grande polverone sono molte le riflessioni che si possono fare. Potrei dilungarmi sull’interpretazione ufficiale data dalla stessa creatrice di Cuties, tuttavia, credo sia più utile lasciare che il link di youtube parli da sé e procedere oltre.
Guardarsi allo specchio
Diversamente da molti youtubers americani, che sostengono di non essere riusciti a finire Cuties in quanto troppo scioccati, io, in qualità di umile ragazza di provincia, ho avuto lo stomaco necessario per guardarlo dall’inizio alla fine.
Sento fortemente il dovere di spezzare una lancia in favore di Maïmouna Doucouré e della sua opera, perché credo sia qualcosa di cui c’era bisogno in questo decennio. Se ci si pensa nessuno prima di lei aveva mai osato rappresentare così fedelmente la realtà dei nuovi pre-adolescenti, sempre più precoci, sempre più allo sbando, senza averne nessuna colpa.
“Il tema centrale della storia di Amy è la totale assenza di consapevolezza”
Le attenzioni e dialoghi che mancano da parte dei genitori coi propri figli su temi attuali e delicati – nel caso di specie la rappresentazione della figura femminile – hanno creato una visibile lacuna educativa nella Generazione Z. La gravità degli atteggiamenti delle Mignonnes, che ci tengo a precisare non vengono in nessun modo glorificati, non sta tanto in quello che fanno, ma in come lo fanno: senza consapevolezza, senza autodeterminazione ed emulando dei comportamenti di cui chiaramente non conoscono il significato. Ci sono varie scene in cui questa dinamica emerge comicamente in cui vediamo il gruppetto esprimere idee confuse sul sesso o tentare di abbordare dei ragazzi fingendosi più grandi.
Ora, a seconda di chi guarda, l’occhio dello spettatore può essere più o meno malizioso, ma forse dovrebbe accettare che in questo caso la sala del cinema non è altro che lo specchio del salotto di casa. Se un film così attinente al reale scandalizza, la soluzione probabilmente non è censurarlo ma dare molte più attenzioni ai nostri giovani.
Il-pipistrelloh
(instagram:@il_pipistrelloh)
5 notes · View notes
paoloxl · 6 years ago
Link
Dal Tavolo Antisessismo Nei Movimenti:
Ormai più di un anno fa, in Umbria, mi sono ritrovata in un rapporto sessuale in un momento in cui ero completamente sbronza. Solo dopo mesi e mesi di inferno sono riuscita a riconoscere quell’episodio per quello che era: una violenza sessuale. Si è trattato di uno stupro molto vischioso da riconoscere perché perpetuato da un compagno anarchico che conoscevo da 16 anni, con il quale avevo condiviso affetti, lotte, fiducia ma soprattutto un progetto politico.
Già era capitato di dormire nello stesso letto sia solo noi che con altre persone a casa mia (ho una stanza in affitto fuori dall’Umbria) e sapeva che da parte mia non c’era disponibilità sessuale nei suoi confronti. Ma quando è stato lui ad ospitare me, come già ci eravamo accordati per non tornare al mio paese umbro da bevuta che erano giornate di festa, le cose sono andate diversamente. Si tratta del classico copione di stupro di quando lei è molto ubriaca (mi ha svegliata dal collasso post-vomito) e lui si approfitta viscidamente per fare sesso. E senza preservativo. Ho scritto una lettera rispetto a questo episodio con analisi e richieste. Ero certa che fosse chiaro ed evidente che se ero così ubriaca non poteva esserci consenso e che quell’atto sessuale era un umiliante atto di dominio. Ma le cose sono andate di male in peggio. La violenza sessuale non è stata riconosciuta. Sono stata processata, insultata e minacciata. Ancora una volta la linea di difesa adottata per proteggere chi stupra è stata quella di screditare la persona che si ritrova violentata. Sono state dette e si diranno cose orribili. Ancora una volta la reputazione di un maschio è più importante della vita di una femmina. Di fatto sono stata tagliata fuori dal branco. Poco male. Non possono essere mie compagne e compagni chi commette violenza sessuale, chi ancora non ha ben chiaro che se lei è ubriaca vuol dire semplicemente no, chi sceglie di stare dalla parte di chi abusa e contro chi denuncia (informalmente) l’abuso.
Il patriarcato picchia forte proprio laddove non te lo aspetti, e infatti mai avrei pensato che mi sarebbe potuto succedere una cosa del genere proprio in ambito anarchico. Scrivo queste righe per due motivi. Il primo è per rompere il circolo vizioso di omertà che regge la cultura dello stupro, conseguenza necessaria della sessualità patriarcale che erotizza e sessualizza il potere. Fare finta di niente rispetto a una violenza sessuale significa rendere questi comportamenti sempre più praticabili, e sarà sempre più difficile reagire e addirittura “vedere” uno stupro. Saranno sempre più le persone che potranno subire una violenza sessuale e che si sentiranno costrette a far finta di niente. Saranno sempre più le persone che praticano violenza sessuale e che quindi avranno qualche scheletro nell’armadio da nascondere e preferiranno essere solidali e complici nella cultura dello stupro. Il secondo motivo è perché amo l’anarchia come progetto politico, e spero che parlare di queste cose sia un contributo per fare della lotta anarchica qualcosa di rivoluzionario e non reazionario.
Mi sono illusa che l’ideale anarchico portasse con sé la messa in discussione reale di qualsiasi forma di potere. Ma questa è stata un’ingenuità che ho pagato a caro prezzo. Non si può pensare di distruggere il potere senza fare ferocemente i conti con il patriarcato, un potere oggettivo che fonda la famiglia, l’accumulo, il capitalismo e lo Stato e che si basa sulla cultura dello stupro. E questi conti si fanno nell’azione e nella teoria. Negli episodi di stupro o di qualsiasi violenza sessuale sarebbe già qualcosa se si agisse prendendo una posizione politica contro chi commette queste cose, sovvertendo la tradizionale solidarietà patriarcale. Quella notte, prima di essere un’”individualità”, una compagna, un’amica non eterosessuale, sono stata una femmina e come tale questo anarchico si è sentito in potere di permettersi di fare sesso con me che ero sbronza, cioè senza che ci fossi veramente anch’io. Le definizioni e i concetti credo siano utili se servono ad una liberazione. Se il concetto d’”individualità” serve per omettere dei nodi reali di potere quali, ad esempio, la classe sociale, la questione dei generi, ecc…, rischia di negare un’oppressione reale e non serve all’oppresso ma all’oppressore. La femmina, fin dagli albori del patriarcato, è stata considerata una proprietà privata del maschio. E dunque la relazione maschio-femmina non è un rapporto umano, ma un rapporto di proprietà che nega alla femmina la propria autodeterminazione e il proprio desiderio. Ancora oggi il consenso sessuale femminile è prerogativa del maschio.
Se frequentavo questo gruppo di persone era per affinità politica. Tuttavia ho vissuto sulla mia pelle come dietro un gruppo politico possa nascondersi la riproduzione di dinamiche da clan o familiari più che politiche. La famiglia è esattamente il nucleo che perpetua e genera il patriarcato, tramite una prole partorita dalla madre e a cui viene insegnato il nome e la legge del padre. A sua volta la prole metterà su famiglia, e così via, per millenni (ma non da sempre né per sempre, siamo animali storici). Le relazioni umane che si allacciano a partire dalla condivisione di un progetto politico sono politiche. La differenza tra fare sesso e stuprare e la differenza tra libertà e potere partono dalla stessa questione: il rapporto dialettico tra sé e l’altr*. Il potere sminuisce l’altro come soggetto fino a oggettificarlo. Nondimeno un’affinità che perde il suo connotato politico corre il rischio di basarsi su un riconoscimento dell’altro perché uguale a sé. In entrambi i casi l’Altr* è negato come soggetto, che invece sarà sempre irriducibilmente “altro” da se stessi. Una relazione liberata probabilmente non è una relazione risolta e piena di risposte, ma una relazione che si fa carico della domanda sempre aperta verso l’Altr*. Nel clan e nella famiglia tutti gli elementi si riconoscono uguali in virtù della condivisione dello stesso “sangue” e della stessa legge del maschio o di chi ne fa le veci.
Questo sangue e questa legge si reggono a partire dallo sfruttamento della forza lavoro e del corpo delle femmine, la prima “classe” di oppressi. Il retaggio familiare nella militanza politica si può riflettere sia nella lotta in tutte le sue fasi e forme che nella relazione umana tra le varie compagne e compagni. Decidere di fare sesso con una femmina molto ubriaca è un atto politico. Patriarcale; reazionario. Portare a galla questi episodi è sempre destabilizzante per una famiglia, la quale si sentirà tradita non dal loro “patriarca” ma dalla persona che rifiuta queste dinamiche patriarcali. A monte c’è l’idea che una persona femmina vale meno di una persona maschio ed è “normale” sfruttare le sue risorse e il suo corpo; è un soggetto politico meno importante. Un gruppo politico realmente rivoluzionario e con relazioni umane alla pari prenderebbe le dovute misure politiche rispetto a chi riproduce dinamiche di oppressione. Tuttavia non posso pensare di chiedere e delegare la distruzione del patriarcato a chi gode dei privilegi che il patriarcato gli offre. E questo credo valga per ogni forma di oppressione, sebbene la solidarietà e la complicità siano uno strumento di lotta irrinunciabile tra oppresse e oppressi. Se anche all’interno dell’”avanguardia anarchica” è “normale” fare sesso con una persona non lucida in quanto femmina, e se la sessualità del maschio è più importante di qualsiasi persona, lotta, amicizia e fiducia, è chiaro che il femminismo è un’oggettiva necessità storica per un progetto politico rivoluzionario anarchico.
Una persona che è capace di una cosa del genere e che preferisce poi mantenere pulita la propria reputazione borghese invece di mettersi realmente in discussione, è una persona pericolosa per le femmine. Quindi il suo nome sta già girando a livello informale in circuiti femministi come autotutela. Se dovessi incontrare questa persona in momenti di lotta, non esiterò a manifestare il mio disprezzo. Citando a memoria una grande scrittrice, “è degno di nota che tanto più le donne mangiano merda tanto più saranno stimate dagli uomini”. Fortunatamente non mi interessa della stima di nessuno e della mia reputazione mi ci pulisco il culo. Continuo nel mio percorso di lotta femminista, anarchica, di classe e internazionalista, nella mia vita personale e nelle lotte condivise, quando amo e quando odio. Con il tempo valuterò come regolare il conto in sospeso con questo maschio di merda. Per chi è arrivat* fin qui, grazie per l’attenzione.
6 notes · View notes
orsopetomane · 3 years ago
Photo
Tumblr media
https://bookabook.it/libro/le-vite-concentriche-pablo-fortuna/
 La questione del genere, complicata di per sé quando la si affronta in relazione all’identità sessuale, diventa ancor più problematica se applicata ai libri.
Normalmente è l’individuo stesso a identificarsi in una determinata “categoria” (com’è giusto che sia) – sempre tenendo conto che, considerata la difficoltà di autodeterminazione in qualunque percoso esistenziale, non sempre è possibile o doveroso –, mentre la letteratura, la musica e il cinema non soggiacciono a simili imperativi né devono combattere quotidianamente per ottenere il beneplacito di chicchessia.
È l’eterno paradosso della critica: c’è veramente bisogno di etichettare tutto quel che abbiamo di fronte?
A mio parere può essere utile, posto che non ci si prenda troppo sul serio (onde evitare equivoci: parlo di parole, non di persone); ragion per cui proverò a fare dell’autoanalisi, ma senza un approccio da anatomopatologo.
 In “Loro”, il mio primo romanzo, una relazione di natura apparentemente romantica fungeva da pretesto per raccontare una storia costellata di invenzioni satiriche – se vogliamo parodistiche –, dove a spiccare erano soprattutto gli elementi fantastici.
Con “Le vite concentriche di Pablo e Fortuna” ho imboccato il sentiero diametralmente opposto: è una vicenda imperniata su elementi fantastici, che però non costituiscono che un mero pretesto per raccontare l’evolversi di una relazione diversamente romantica.
Non si tratta di una semplice inversione di paradigma, ma di un’effettiva trasmutazione formale: in pratica, è come se il mio stile di scrittura avesse compiuto un’autentica transizione.
Banalmente, “Loro” è lo sguardo maschile (o lo yin), “Le vite concentriche di Pablo e Fortuna” è lo sguardo femminile (o lo yang).
Questa diversità si può ravvisare anche nelle categorie di appartenenza dei due libri, col primo ascrivibile ai filoni science fantasy e umoristico; e il secondo che potremmo catalogare come surrealista e romantico, ma costituito da un cuore pulsante che è una moltitudine di generi, anche “estremi” (e spesso in contrasto).
 Le prime impressioni che sto ricevendo in questi giorni parlano di un’opera appassionante e scorrevole (il miglior complimento che si possa fare a un autore), non di un polpettone indigesto, quindi – definizioni a parte – in realtà lo spirito del romanzo pare non discostarsi troppo da “Loro”.
 Lo potete preacquistare direttamente da qui! à Le vite concentriche di Pablo e Fortuna - bookabook
0 notes