#analfabetismo di ritorno
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marcogiovenale · 1 month ago
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analfabeti eleggono analfabeti
Sull’indagine Ocse e la situazione italiana in termini di competenze linguistiche e analfabetismo funzionale:  https://www.repubblica.it/cronaca/2024/12/10/news/ocse_italiani_adulti_analfabeti_funzionali-423875393/ “Dai quindici ai venti punti sotto la media Ocse in termini di capacità di leggere e comprendere testi scritti e informazioni numeriche, come di raggiungere il proprio obiettivo in…
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abr · 1 month ago
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Signori non vorrei distruggere i vostri sogni da anticapitalisti e pauperisti cacio e pepe MA le vostre critiche al capitalismo non solo sono vecchie e banali ma sono anche sostanzialmente prive di senso. Roba che al massimo può scatenare l'applauso in un'assemblea d'istituto.
via https://x.com/jacopo_at/status/1866779185026355334
O al Circo Massimo, nel corso delle terapie di gruppo di esternazione del Complesso del Primo Maggio.
La soluzione avanzante a questo tipo di ANALFABETISMO DI RITORNO parassitario:
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aaquilas-blog · 29 days ago
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Più So, Meno Raglio: La Cultura come Resistenza
Continuo a vedere questi risultati e mi rattristo e mi indigno… Noi, il popolo che ha portato la Cultura nel mondo ci siamo ridotti ad essere fanalino di coda della Cultura. Continuo a ribadirlo, bisogna rendere OBBLIGATORIA l’Istruzione Permanente dell’adulto, solo così si contrasta e si combatte l’analfabetismo di ritorno, o altrimenti detto analfabetismo funzionale. Tutti i governi che si…
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mypickleoperapeanut · 2 months ago
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"La Memoria non può avere intervalli"
di Riccardo Rescio
La necessità di una memoria continua e ininterrotta, non affetta dai vuoti che caratterizzano la nostra esperienza è condizione essenziale per una coscienza personale e collettiva.
Vuoti, lacune, buchi neri, frutto di dimenticanze più o meno consapevoli, altre perversamente volute , impediscono una corretta evoluzione della specie umana.
Ogni occasione è buona per sottolineare l'importanza del ricordare le nefandezze ingiustificabili compiute, come le persecuzioni, gli eccidi e le ingiustizie, i genocidi subiti da milioni di persone nel corso della storia dell'umanità, a prescindere dal loro credo, etnia o ceto sociale.
Anche chi non ha vissuto direttamente questi eventi ha il dovere di conoscerli e comprenderne le cause, poiché solo con la consapevolezza della loro genesi si può prevenire il ripetersi di simili tragedie.
Questa presa di coscienza, lungi dall'essere un concetto astratto, deve divenire materia di insegnamento a tutti i livelli scolastici, richiedendo un profondo cambiamento nel modo di pensare, nel modo dil fare e nel processo di una reale umanizzazione.
Un esempio lampante di una delle tante lacune mnemoniche riguarda il tasso di analfabetismo elevatissimo in Italia nel secondo dopoguerra, la necessità di affrontarlo portò alla creazione di programmi televisivi come "Non è mai troppo tardi", condotto dal Maestro Manzi, a dimostrazione di quanto radicata fosse questa carenza nella nostra societa, scomparsa nella recente memoria collettiva.
La fragilità della memoria a tutti i livelli, anche per fatti recentissimi, come l'angoscia provata durante il recente periodo di lockdown e il contrasto tra il desiderio del ritorno alla normalità e le successive lamentele per l'eccessiva affluenza di persone, rappresenta un paradosso assoluto che sottolinea l'inaccettabilità di interruzioni della memoria.
La rigenerazione delle coscienza passa attraverso l' urgente necessità di colmare questi vuoti mnemonici.
Firenze 21 novembre 2024
Per Visionare il video Rai "Non è mai troppo tardi"
cliccare il link sottostante. https://www.instagram.com/reel/Ck-V_tvoAyl/?igsh=MWU0dWtzZDdrZTNjYg==
Per visionare Il link del video "Firenze sotto vetro" cliccare il link o l'immagine sottostante. https://youtu.be/bzUxWl1JTxI?si=rU7FXTFOV0FOl1XO
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staipa · 4 months ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/giornata-internazionale-dellalfabetizzazione/?feed_id=1644&_unique_id=66dd4d94bc753 %TITLE% L'8 settembre è la Giornata internazionale dell'alfabetizzazione, una ricorrenza istituita il 17 novembre 1965 dall'UNESCO al fine di ricordare alla comunità internazionale l'importanza dell'alfabetizzazione. Non si tratta solo dell'importanza di saper leggere, anche se in molte zone del mondo ci sono ancora vaste fasce di popolazione completamente analfabete, ma di saper analizzare e interpretare correttamente un testo. I diversi livelli di alfabetizzazione Il programma OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) riconosce sei livelli di alfabetizzazione principali: 1: competenza alfabetica molto modesta al limite dell’analfabetismo (analfabetismo funzionale grave);2: possesso di un limitato patrimonio di competenze di base (analfabetismo funzionale non grave). Implica saper riconoscere l’idea principale in un testo semplice;3: competenze sufficienti per poter analizzare un testo di cui si ha familiarità;4: buone conoscenze per poter analizzare la maggior parte dei testi;5: capacità riflessive ed interpretative tali da rendere possibile analizzare la quasi totalità dei testi, anche alcuni tra quelli complessi;6: conoscenze elevate o molto elevate che permettono di confrontare ed integrare in maniera dettagliata e precisa più informazioni da più testi complessi. Sotto il livello 1 si può parlare di analfabetismo totale. La maggior parte degli studiosi considerano il livello 3 come livello base per garantire un corretto inserimento nelle dinamiche della vita sociale, economica e occupazionale. Anche nei paesi che riteniamo sviluppati la situazione non è così idilliaca Fonte: https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/ Identikit dell’analfabeta funzionale in Italia Secondo l’OCSE e l’ISFOL, l’analfabetismo funzionale non riguarda una specifica fascia della popolazione italiana; colpisce trasversalmente diverse fasce demografiche. Detto ciò, i dati riescono a fornire un identikit piuttosto preciso di coloro che sono più soggetti a questo fenomeno: Da un punto di vista anagrafico, uno su tre ha più di 55 anni; “solo” un giovane italiano su 6 non comprende a pieno il significato di ciò che legge. Una grande fetta è composta da pensionati;Da un punto di vista professionale, solo il 10% è disoccupato. Tra i giovani tra i 16 e 24 anni sono soprattutto coloro che vivono a casa dei genitori, non studiano, non lavorano e non cercano lavoro, i cosiddetti “Neet”; nella stragrande maggioranza dei casi svolgono lavori manuali e routinari (ad es.: lavori domestici non retribuiti) oppure svolgono lavori in nero o precari, in cui non sono previsti momenti di formazione sul lavoro;Da un punto di vista formativo, in generale sono poco istruiti. Molti hanno abbandonato precocemente il percorso scolastico;Da un punto di vista geografico, il Sud e il Nord-Ovest del Paese sono le regioni con le percentuali più alte; queste aree ospiterebbero più del 60% dei lavoratori non qualificati. Fonte: https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/ Analfabetismo di ritorno L'analfabetismo di ritorno è quel fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura, perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato. Un analfabeta di ritorno, dunque, dimentica via via quanto assimilato perdendo di conseguenza la capacità di utilizzare il linguaggio scritto o parlato per formulare e comprendere messaggi e, in senso più ampio, di comunicare con il prossimo e con il mondo circostante.[1] Per definizione l'analfabetismo di ritorno differisce dall'analfabetismo, che è invece determinato dal non avere mai assimilato alcuna competenza di scrittura e di lettura. Il 98,6% degli italiani è alfabetizzato, ma sfiora
il 30% la quota di cittadini tra i 25 e i 65 anni con limitazioni nella comprensione, lettura e calcolo. A tal proposito da un’indagine denominata ‘Istruzione e futuro: un gap da colmare’ realizzata per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dall’Istituto Carlo Cattaneo emerge che i bassi livelli di istruzione generano ingenti costi di seguito elencati: Costi a livello individuale: esclusione sociale, insicurezza, mancanza di autonomia, precarietà.Costi sociali: scarsa partecipazione al processo democratico, criminalità, maggior spesa per la salute.Costi economici: livello di sviluppo limitato, bassa propensione all’innovazione, scarsa produttività. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Analfabetismo_di_ritorno Quindi? Quindi è importante riflettere su questa situazione, soprattutto perché il potere di voto è dato a chi non è analfabeta funzionale come a chi lo è, e le scelte, i voti, le decisioni influenzano tutti. L'unico modo per risolvere, seppur lentamente, questa situazione è investire sempre di più nell'istruzione.
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pazzoincasamatta · 2 years ago
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la Repubblica: Umberto Galimberti: "Perché si legge sempre meno?"
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ifattinews · 3 years ago
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8 Settembre, Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione
L’analfabetismo, un problema sempre attuale Oggi viviamo in un mondo, dove l’impatto della tecnologia più avanzata ci distrae dai problemi che per i paesi industrializzati, sono superati da tempo, o che per lo meno non sono così gravi, ma c’è un ‘Sud’ del mondo, dove il tempo si è fermato e l’arretratezza convive sempre con la povertà. Così quando parliamo di analfabetismo ci colleghiamo al…
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ohpen · 3 years ago
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Un suo lettore
Nel rimescolamento periodico delle materie scolastiche è finita fuori campo la geografia. Alle elementari della mia epoca remota s’imparavano minuziosamente nomi di luoghi, mari, monti, fiumi, laghi.Sono rimasto affezionato alla geografia. Il suo bel nome di origine greca dice: scrittura della terra. Me ne accorgo, la terra è scritta e ognuno è un suo lettore.La capacità di leggerla dipende…
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travelling-with-tuf-blog · 8 years ago
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Ecco!
Spesso mi affido alle canzoni per esprimere come mi sento.
Non che io non abbia le parole, eh!
E’ che non sono più abituata ad usarle, mi si incastrano i pensieri e le parole inciampano nei denti, ma, giuro, sono capace.
O per lo meno lo ero.
Questo blog nasce appunto con lo scopo di vedere se sono ancora in grado di esprimermi, nonostante il galoppante analfabetismo di ritorno…
Mi sono troppo irrigidita in un lavoro tecnico, così lontano da me e dalle mie attitudini, che temo di essermi persa.
Vediamo un pò cosa salta fuori, se qualcosa fuori salterà….
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zombola · 3 years ago
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Tutti virologi, allenatori, politici...
E purtroppo ne conosco alcuni 😩
L'ignoranza è un dramma perché la conoscenza ti fa libero.
Ma non è mai stato un problema finché si accompagnava all'umiltà.
Fino a 70 anni fa avevamo mezza Italia analfabeta ma era gente che si spaccava la schiena, e quando arrivava un "professore", cioè uno che aveva fatto le "scuole pesanti" - e spesso solo perché i genitori si erano potuto permettere di farlo studiare - lo si stava a sentire.
Perché questa era l'umiltà dell'ignorante: ascoltare, capire, imparare.
Oggi abbiamo tassi molto alti di analfabetismo di ritorno: bambini a cui viene insegnato a leggere e scrivere che poi, da adulti, dimenticano come si fa.
Una incapacità cognitiva di capire frasi con due subordinate o con un significato appena più complesso di quello basico.
Il problema di questa ignoranza del mancato esercizio mentale è che non è umile, ma superba, arrogante.
L'ignorante di ritorno non ascolta, parla; non prova a capire, spiega; non riconosce la competenza, ma la accusa.
Probabilmente c'è una difficoltà, oggi, a riconoscersi ignoranti, che si abbina alla mania del fai-da-te: non più il bricolage nel garage smanettando sui manuali ma il magico digitale che ti regala tutto, dalla consulenza legale e fiscale alla polizza assicurativa alla ricetta medica, per cui tu ignorante non hai bisogno di chi ha studiato, anzi ne sai di più, e sei anche libero dai "potentati economici".
Tutto questo si acuisce nella tendenza di radunarsi in branchi che si confermano a vicenda cose di cui sono convinti solo loro, costruendo spirali diaboliche di disinformazione confermativa, che è più di una notizia falsa - che c'è sempre stata - è un mondo fake.
La società prodotta da questo show è sotto gli occhi di tutti: saltano tutte le mediazioni, tutti i corpi intermedi, saltano i partiti, i giornali, i sindacati, gli ordini professionali, le professioni stesse, l'università, i saperi, le competenze, ed esplode il dilettantismo, l'improvvisazione, la superficialità. Uno vale uno, ricordate?
Nel complesso, l'ignoranza è cresciuta, magari non in numero ma sicuramente in larghezza, e fa il percorso contrario all'evoluzione: non è l'ignorante che ascolta il competente ma il competente che si silenzia di fronte all'ignorante.
Dove ci porterà questa tendenza non lo so.
Ma vedo dove siamo e mi pare una brutta storia.
Antonio Menna
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aaquilas-blog · 11 months ago
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Educazione Parentale: Una Necessità Inevitabile per il Futuro della Nostra SocietàEducazione parentale
Nell’ambito della formazione per i futuri docenti uno dei tanti compiti che gli vengono assegnati è quello dell’importanza di sensibilizzare gli alunni a non smettere mai di leggere, studiare, una volta usciti dalle scuole dell’obbligo onde evitare quel fenomeno sempre più contingente dell’analfabetismo funzionale o analfabetismo di ritorno, come lo chiamiamo noi a scuola, per questo si parla…
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diceriadelluntore · 3 years ago
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A, B, C
Una delle cose che più mi affascina della contemporaneità è la capacità, per certi versi mai sfiorata nelle età precedenti, di diffusione di modi di dire, espressioni, semplici parole, usate in modo indiscriminato, e per la totalità dei casi del tutto fuori luogo.
Una delle più diffuse, e che odio di più, è “analfabetismo funzionale”.
Analfabeta è chi non sa leggere nè apporre la propria firma su un documento. Può essere di ritorno quando chi sapeva leggere e scrivere, ne perde la capacità. Nel 1984 l’Unesco stabilisce che esiste anche un analfabetismo funzionale, che in inglese si dice illiteracy, che consiste “nell’incapacità di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. 
In questi giorni, Save The Children in un convegno dal titolo Impossibile 2022. Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora, ha presentato dei report su vari aspetti tra cui la povertà educativa. In essi sono elencati dati che sottolineano come la didattica da casa durante la pandemia abbia aumentato le diseguaglianze, la necessità di migliorare i servizi (tempo pieno, varietà alimentare delle mense, attività correlate alle ore scolastiche ecc.), la necessaria lotta alla dispersione scolastica, soprattutto in alcune aree dell’Italia. In essa c’è un passaggio preliminare che dice, testualmente, “Nel 2021, nonostante la ripresa economica e l’allentamento dei contagi, ancora 700 milioni di bambini ed adolescenti vivrà in povertà. Inoltre, durante la pandemia, 258 milioni di bambini non hanno potuto frequentare la scuola primaria e secondaria, con effetti devastanti sulla povertà di apprendimento. La percentuale infatti di coloro i quali, finito il ciclo della scuola primaria, non è in grado di leggere e comprendere un semplice testo è salita al 53% (90% in Africa Sub-Sahariana). La crisi sanitaria ed economica, hanno vanificato, di fatto, tutti i progressi conseguiti nei decenni precedenti nell’ambito della riduzione della povertà e l’accesso all’educazione di base e l’apprendimento" (come fonte dei dati uno studio UNICEF e uno della Banca Mondiale).
Questo ovviamente si è trasferito nella notizia, tra l’altro manco smentita da Save The Children, che il report constatasse che il 51% degli studenti italiani fino a 15 anni non sa comprendere un testo, ripresa da varie testate. In tutto il documento questo dato non è presente, e rimangono ovviamente aperte le questione su cosa davvero significhi l’analfabetismo funzionale: anni fa due ricerche condotte a livello internazionale tentarono di rispondere alla domanda su cosa significhi essere un analfabeta funzionale. Riprese anche dal professor De Mauro in numerosi suoi articoli, molti dei quali rintracciabili sul sito della rivista Internazionale, la IALS (International Adult Literacy Survey) e la ALL (Adult Literacy and Lifeskills Surve) ponevano dei questionari a volontari (persone che accettavano di sottoporsi a test per ore) riguardanti diversi ambiti di competenza (lettura in prosa, capacità numeriche, soluzione di problemi, logica, ecc.) strutturati in cinque livelli di difficoltà crescente. Già tra loro i risultati non danno mai valori quantomeno comparabili riguardo, per dire, al livello di verifica sui volontari dello stesso paese, ma, cosa importantissima, nessuna delle due stabilisce, per esempio, che chi risponde bene solo, per dire, ad un livello sui 5 di difficoltà sia un illiterato. Essendo ricerche serie si ponevano nell’ottica che è davvero impresa ardua indicizzare in valori la definizione dell’Unesco scritta prima, nell’impossibilità di fatto di tentare in maniera organica e sistematica di quantificare la capacità di orientarsi nella società contemporanea rispetto alle indicazioni di un testo di una persona, che sa leggere e scrivere. Paradossalmente, per interpretazione ortodossa della definizione, ognuno di noi lo è stato in un momento particolare: se leggessi un manuale di fisica quantistica, pur comprendendone il significato della quasi totalità di parole, non sapendo come sviluppare le mie capacità attraverso quel testo, o per intervenire attivamente nella società, sarei un analfabeta funzionale.
Un conto è definire le carenze strutturali del sistema dell’apprendimento, un conto è dimostrarlo attraverso delle congetture, capziose, e facilmente confutabili. Cosa molto più importante, è ben diverso cercare di quantificare delle abilità di comprensione del testo (che è il compito dei Test INVALSI, per dire, tra l’altro oggetto di numerosi studi contrari) dal definire un illiterato. Il problema è che è molto potente definire “analfabeta funzionale” qualsiasi persona che leggendo un testo lo interpreta in maniera differente a quella che ci si aspettava. Ma a quel punto non è più questione di comprensione testuale, ma più di quella ormonale.
È difficile leggere nel proprio analfabetismo.
Stanisław Jerzy Lec
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staipa · 1 year ago
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/giornata-internazionale-dellalfabetizzazione/?feed_id=935&_unique_id=64fac84c58e9e %TITLE% L'8 settembre è la Giornata internazionale dell'alfabetizzazione, una ricorrenza istituita il 17 novembre 1965 dall'UNESCO al fine di ricordare alla comunità internazionale l'importanza dell'alfabetizzazione. Non si tratta solo dell'importanza di saper leggere, anche se in molte zone del mondo ci sono ancora vaste fasce di popolazione completamente analfabete, ma di saper analizzare e interpretare correttamente un testo. I diversi livelli di alfabetizzazione Il programma OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) riconosce sei livelli di alfabetizzazione principali: 1: competenza alfabetica molto modesta al limite dell’analfabetismo (analfabetismo funzionale grave);2: possesso di un limitato patrimonio di competenze di base (analfabetismo funzionale non grave). Implica saper riconoscere l’idea principale in un testo semplice;3: competenze sufficienti per poter analizzare un testo di cui si ha familiarità;4: buone conoscenze per poter analizzare la maggior parte dei testi;5: capacità riflessive ed interpretative tali da rendere possibile analizzare la quasi totalità dei testi, anche alcuni tra quelli complessi;6: conoscenze elevate o molto elevate che permettono di confrontare ed integrare in maniera dettagliata e precisa più informazioni da più testi complessi. Sotto il livello 1 si può parlare di analfabetismo totale. La maggior parte degli studiosi considerano il livello 3 come livello base per garantire un corretto inserimento nelle dinamiche della vita sociale, economica e occupazionale. Anche nei paesi che riteniamo sviluppati la situazione non è così idilliaca Fonte: https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/ Identikit dell’analfabeta funzionale in Italia Secondo l’OCSE e l’ISFOL, l’analfabetismo funzionale non riguarda una specifica fascia della popolazione italiana; colpisce trasversalmente diverse fasce demografiche. Detto ciò, i dati riescono a fornire un identikit piuttosto preciso di coloro che sono più soggetti a questo fenomeno: Da un punto di vista anagrafico, uno su tre ha più di 55 anni; “solo” un giovane italiano su 6 non comprende a pieno il significato di ciò che legge. Una grande fetta è composta da pensionati;Da un punto di vista professionale, solo il 10% è disoccupato. Tra i giovani tra i 16 e 24 anni sono soprattutto coloro che vivono a casa dei genitori, non studiano, non lavorano e non cercano lavoro, i cosiddetti “Neet”; nella stragrande maggioranza dei casi svolgono lavori manuali e routinari (ad es.: lavori domestici non retribuiti) oppure svolgono lavori in nero o precari, in cui non sono previsti momenti di formazione sul lavoro;Da un punto di vista formativo, in generale sono poco istruiti. Molti hanno abbandonato precocemente il percorso scolastico;Da un punto di vista geografico, il Sud e il Nord-Ovest del Paese sono le regioni con le percentuali più alte; queste aree ospiterebbero più del 60% dei lavoratori non qualificati. Fonte: https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/ Analfabetismo di ritorno L'analfabetismo di ritorno è quel fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura, perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato. Un analfabeta di ritorno, dunque, dimentica via via quanto assimilato perdendo di conseguenza la capacità di utilizzare il linguaggio scritto o parlato per formulare e comprendere messaggi e, in senso più ampio, di comunicare con il prossimo e con il mondo circostante.[1] Per definizione l'analfabetismo di ritorno differisce dall'analfabetismo, che è invece determinato dal non avere mai assimilato alcuna competenza di scrittura e di lettur
a. Il 98,6% degli italiani è alfabetizzato, ma sfiora il 30% la quota di cittadini tra i 25 e i 65 anni con limitazioni nella comprensione, lettura e calcolo. A tal proposito da un’indagine denominata ‘Istruzione e futuro: un gap da colmare’ realizzata per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dall’Istituto Carlo Cattaneo emerge che i bassi livelli di istruzione generano ingenti costi di seguito elencati: Costi a livello individuale: esclusione sociale, insicurezza, mancanza di autonomia, precarietà.Costi sociali: scarsa partecipazione al processo democratico, criminalità, maggior spesa per la salute.Costi economici: livello di sviluppo limitato, bassa propensione all’innovazione, scarsa produttività. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Analfabetismo_di_ritorno Quindi? Quindi è importante riflettere su questa situazione, soprattutto perché il potere di voto è dato a chi non è analfabeta funzionale come a chi lo è, e le scelte, i voti, le decisioni influenzano tutti. L'unico modo per risolvere, seppur lentamente, questa situazione è investire sempre di più nell'istruzione.
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enplein-air · 8 years ago
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Sto cercando di scrivere una mail ad una prof che non conosco e non ho neanche mai visto ma che ha sostituito la prof amorevole e dolcissima che c’era prima.  Sono talmente in agitazione che ho scritto “giugnio” RAGA GIUGNIO io mi defenestro da sola anche se non abito a Praga e non sono un ministro socialista.  
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corallorosso · 4 years ago
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In meno di dieci righe questa sedicente “mamma informata” riassume come meglio non potrebbe il dramma senza ritorno vissuto da questo Paese. Su questa maglietta c’è tutto: - Ignoranza - Arroganza - Complottismo - Egoismo - Analfabetismo - Antiscienza - Antipolitica - Anticultura - I link aperti - I libri chiusi Com’era quella? “Il virus ci renderà migliori” (cit.) Paura Sì. Vera. (foto via Roberto Burioni) Lorenzo Tosa
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aneddoticamagazinestuff · 5 years ago
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Piero Visani: "Storia della guerra nel XX secolo"
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Piero Visani: "Storia della guerra nel XX secolo"
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Ho appena consegnato il mio ultimo libro, Storia della guerra nel XX secolo, all’editore, Luca Gallesi di OAKS Editrice, Milano, che mi ha confermato che intende metterlo subito in lavorazione. Quando uscirà, venendo dopo a Storia della guerra dall’antichità al Novecento (OAKS Editrice, Milano 2018), questa sintetica cavalcata storica dalle guerre dell’antichità greca a quelle odierne, con qualche anticipazione su quelle del futuro, sarà infine completata, come mi ero ripromesso di fare nel 2017. Ora si tratterà di capire a quali temi dedicare i miei prossimi lavori: c’è un progetto su una biografia del generale americano Douglas MacArthur e il mio sogno di fare uno studio ad ampio spettro sulla guerra ibrida, ma ancora, in merito a quest’ultimo, non ho preso una decisione definitiva.
        Quel che è certo è che, mentre ruit inreparabile tempus, si accresce l’urgenza di lasciare qualche testimonianza dietro di me. “L’uno vale uno”, in questi campi, è frutto più della capacità di scrittura del singolo Autore che dell’analfabetismo di ritorno (e anche di andata…) di un pubblico distratto.
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