#Ebraico
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Sognare la felicità è importantissimo, anche se non sei felice. La felicità ti sfuggirà, eppure la inseguirai. Non raggiungiamo mai la felicità permanente, ma ci muoviamo costantemente dietro la sua ombra. [...] Ci spostiamo in posti nuovi, visualizziamo nuove conquiste, ma il desiderio rimane, perché una vita priva di desiderio non è, agli occhi del Talmud, una vita degna di un essere umano.
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Sto uscendo, a comprare stelle, per ricreare un po' di calda atmosfera natalizia, in un quartiere ebraico.
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PRIMA PAGINA Corriere Della Sera di Oggi sabato, 12 ottobre 2024
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possibilità
il libro dei numeri dovrebbe esser scritto in alg-ebraico
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Seguono, quasi integrale, il testo in inglese (il libro è bilingue) e le bellissime fotografie del Conte Giuseppe Primoli.
Fin qui introduzione e nota biografica di Giuseppe Primoli, a cura di Livio Jannattoni e Lucilla Negri de Fabbri.
Segue repost con foto.
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" Un pensiero o idea di trasferimento [del popolo palestinese risale] ai primi tempi del movimento sionista, come mostrerebbe un'annotazione del diario di Theodor Herzl: «Dobbiamo espropriare con delicatezza. […] Cercheremo di indurre la popolazione in miseria ad attraversare il confine procurandole un'occupazione nei paesi di transito; negandogliela, però, nel nostro. […] Il processo di espropriazione e di sgombero dei poveri deve avvenire con discrezione e circospezione.»¹ A distanza di quarant'anni, Ben-Gurion ribadiva il concetto: «Il trasferimento di popolazione è già avvenuto nella valle di Jezreel, nella piana del Sharon e in altri luoghi. Siete a conoscenza del lavoro del Fondo nazionale ebraico in proposito. Ora occorre realizzare un trasferimento di ben altre dimensioni.»² Durante la guerra del 1948, Ben-Gurion mise in pratica le sue raccomandazioni. In una campagna nota come "Operazione Hiram" fu realizzato un trasferimento indiscriminato di popolazione dalla Galilea. Durante questa campagna, ha scritto Morris, le forze armate sioniste eseguirono "un numero insolitamente elevato di esecuzioni di popolazione civile contro muri o nei pressi di un pozzo con notevole metodicità". Molto scrupolosamente, Morris cita ventiquattro episodi di terrorismo o di massacro, di cui i più efferati ebbero luogo a Saliha (78 uccisi), Lod (250), Dawayima (centinaia) e, ovviamente, nel già citato villaggio di Deir Yassin. Alcuni di questi massacri furono probabilmente perpetrati per ragioni tattiche: a Dawayima, nei pressi di Hebron, per esempio, "una colonna entrò nel villaggio sparando all'impazzata e uccise qualsiasi cosa si muovesse". Altri massacri rispondevano, invece, all'intento strategico di terrorizzare la popolazione affinché fuggisse. Questi massacri non furono certo tenuti nascosti dalla popolazione palestinese. Dopotutto, come ebbe a dire una volta Lenin, l'intento del terrorismo è terrorizzare. (Morris, ricordiamo per inciso, ha giustificato i sionisti richiamandosi alla logica del ben noto aforisma di Lenin: "Per fare la frittata occorre rompere le uova").
Secondo un testimone oculare di Deir Yassin: «Deir Yassin era un villaggio che fu attaccato dagli israeliani, o dai sionisti, il 9 aprile 1948. […] Incontrerà delle persone che le diranno: "Questo è quello che successe a Deir Yassin", perché loro erano là. Ho incontrato una donna che mi ha detto che le portarono suo figlio e le dissero di prenderlo in grembo e poi lo uccisero. Usavano coltelli, baionette. Un macello; non un combattimento. Non c'era nessuno da combattere. Erano prevalentemente donne e bambini. Molte, moltissime persone furono massacrate in quel villaggio. Questo massacro terrorizzò l'intera Palestina. Tutti parlavano del massacro di Deir Yassin.» Complessivamente, furono cancellati oltre cinquecento villaggi palestinesi. La maggior parte dei palestinesi che fuggì fini in Cisgiordania, nella striscia di Gaza, nei paesi arabi limitrofi. Quelli con un certo grado di istruzione, con specializzazioni o disponibilità economica cercarono di rifarsi una vita meglio che poterono, talvolta in luoghi lontani come il Golfo persico, l'Europa, le Americhe. Quelli che non furono altrettanto fortunati finirono nei campi profughi, organizzati, inizialmente, dallo United Nations Releif for Palestine (Unrp). "
¹ B. MORRIS, Revisiting the Palestinian Exodus of 1948, in E. L. ROGAN e A. SHLAIM (a cura di), The War of Palestine, Rewriting the History of 1948, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, p. 41 [trad. it. La guerra per la Palestina: riscrivere la storia del 1948, Il Ponte, Bologna, 2004]. ² Ibidem, p. 43.
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James L. Gelvin, Il conflitto israelo-palestinese. Cent'anni di guerra, traduzione di Piero Arlorio, Einaudi (collana Piccola Biblioteca Einaudi n° 357), 2007¹; pp. 179-181.
[Edizione originale: The Israel-Palestine Conflict, Cambridge University Press, 2005]
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Alla fine non c’è distinzione tra ricchi e poveri, buoni e cattivi, belli o brutti…
O forse no.
Polvere sei e alla polvere tornerai.
A.
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Fondo Vedo Istituto Luce Fondo VEDO / Sinagoga di Roma Insegne di un negozio al Ghetto di Roma (Cesare Anticoli)
passanti e una donna con bambino affacciata ad una finestra - campo medio
data: 18.05.1961
luogo della ripresa: Roma
colore: b/n
materia e tecnica: gelatina bromuro d'argento/pellicola (poliestere)
oggetto: negativo
codice foto: FV00189859 Luce Anticoli
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Io e te siamo ciò che resta di un retaggio incompiuto, siamo gli eredi di un regno di identità rubate e di una confusione sfilacciata.
Susan Abulhawa, Ogni mattina a Jenin
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Casale Città Aperta: Un Weekend di Scoperta Storica e Culturale tra Monumenti e Musei. Il 9 e 10 novembre, un’occasione unica per esplorare i tesori architettonici di Casale Monferrato con visite guidate e aperture straordinarie
L’iniziativa Casale Città Aperta, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Casale Monferrato in collaborazione con l’Associazione Orizzonte Casale, torna il 9 e 10 novembre 2024.
L’iniziativa Casale Città Aperta, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Casale Monferrato in collaborazione con l’Associazione Orizzonte Casale, torna il 9 e 10 novembre 2024. Questo evento è pensato per valorizzare e far conoscere i luoghi di interesse storico e culturale della città, offrendo a cittadini e turisti l’opportunità di esplorare monumenti e musei in orari dedicati e attraverso…
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Ebrei contro il sionismo. Storia dell’antisionismo ebraico
di Andrea Zambelli L’opposizione ebraica al sionismo ha una lunga storia, dai tempi di Theodor Herzl fino alle comunità chassidiche e agli haredim odierni. Ne ha parlato Yakov M. Rabkin, professore emerito dell’Università di Montréal, in Canada, autore del volume A Threat from Within: A Century of Jewish Opposition to Zionism (Fernwood, 2006). Ebrei contro il sionismo. Storia dell’antisionismo…
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Mi alzai per allontanarmi. Papà rimase al tavolo a fissare le pareti. “Ricorda”, disse mentre imboccavo il corridoio. “ U’vimakom shi’ane anashim, hishtadel li’hiyot eesh. Sforzati di essere umano dove non c’è umanità”.
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Il regno d'Israele non è mai esistito: è solo una leggenda (gli scritti religiosi non sono, mai, attendibili); gli ebrei erano un popolo nomade, senza fissa dimora, spesso e volentieri dominato da altre popolazioni - popolo pure fratricida (si ammazzavano, fra di loro, per motivi religiosi).
Il mito di gesù nasce durante la sottomissione romana: gli apostoli e il cristo sono zeloti: un gruppo di ebrei ribelli, sicari, che aggrediva i soldati romani.
I Sicarii erano una fazione estremista del partito ebraico degli Zeloti: ricorrevano, sistematicamente, all'omicidio terroristico come principale strategia politica; durante la prima guerra giudaica, i Sicarii ordirono una congiura contro quelli che erano disposti a sottomettersi ai Romani (dopo la devastazione che aveva provocato l'assedio di Gerusalemme), combattendoli e depredandoli dei loro averi e appiccando il fuoco alle loro case; si unirono ai Giudei nella ribellione, prendendo parte attiva nella guerra contro i Romani, usando atrocità terribili contro chi denunciava le loro malefatte.
«Furono i sicarii che per primi calpestarono la legge e furono crudeli contro la loro stessa gente, senza astenersi dall'offendere con insulti le loro vittime, o dal rovinarle con qualunque atto.»
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, VII, 8.1.262.)
Gli zeloti erano un gruppo politico-religioso giudaico, apparso all'inizio del I secolo, autoproclamatosi difensore dell'ortodossia e dell'integralismo ebraico; lo zelotismo, impadronitosi delle masse urbane e rurali, le porta al fanatismo: le conduce alla violenza di predoni e sicarii, che porteranno alla catastrofe finale della prima guerra giudaica. Per i romani, gli zeloti erano terroristi e criminali comuni, che si ribellavano con le armi alla dominazione romana. Gli zeloti svolsero un ruolo importante nella grande rivolta del 66-70; la maggior parte di essi perirono durante la presa di Gerusalemme da parte di Tito Flavio Vespasiano.
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PRIMA PAGINA Il Riformista di Oggi sabato, 12 ottobre 2024
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The Offering (2023)
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di animazione e questa volta ci siamo spostati su un’opera particolare che utilizzò per la prima volta una tecnica particolare per un lungometraggio animato, The Polar Express. Il protagonista è un ragazzino del Michigan che ormai non crede più nel Natale e in Babbo Natale. Mentre dorme sente il fischio di…
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Tribuna in Campitelli
Dal Portico alla destra, torta E rotonda d'una strada s'incintura Campitelli: è oltre la torre. Silenziosa sale Nera di quiete, di vecchie pietre quiete. Verde, nudo, e giovane nel tronco Un albero s'inclina ad una torre. Fresca Schiocca una cannella, e Cristo Pallido, di stucco, a un cieco porticato Ride beatitudini indischiuse - azzurre Beatitudini: forse s'assottigliano Nascoste tra le pietre e i cocci di bottiglie? Io non le so. Le sento a malapena. Salgo Dove il passo si rompe (è chiuso), dove Smuore la lena all'interrotta ascesa.
Questo assoluto, teso sul cielo, muto Regno del sole è adesso per me soltanto E mi tracima: siedo da sola al bianco Del travertino, al bianco del vento, sotto I miei piedi d'ossa, che il sole scuce. Il dio Lascio mi infranga, spezzi alla polpa Tenere ossa, spanda quello che sono, poca Ed angusta. Poi, sul calcare del travertino, Della mia cenere, abbacinato un candido ragno Fa correre, e nuova di fili antichi, credo, mi tesse Certo diversa da chi era salita. Tribuna in Campitelli, 17 agosto 2024
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