#zeloti
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Fosse stato davvero visto, "christo", era solo un uomo e facente parte della setta degli zeloti: gruppo ebraico ortodosso estremista, violento, considerato dai romani al pari dei talebani odierni, poiché commetteva atti terroristici (altro che "amore per il prossimo"). I primi cristiani non consideravano gesù una divinità: è stato Paolo da Tarso ad introdurre elementi magici nella figura di questo mito - mito al pari di quelli omerici. Sono innumerevoli i ritocchi fatti dalla Chiesa a riguardo.
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Il regno d'Israele non è mai esistito: è solo una leggenda (gli scritti religiosi non sono, mai, attendibili); gli ebrei erano un popolo nomade, senza fissa dimora, spesso e volentieri dominato da altre popolazioni - popolo pure fratricida (si ammazzavano, fra di loro, per motivi religiosi).
Il mito di gesù nasce durante la sottomissione romana: gli apostoli e il cristo sono zeloti: un gruppo di ebrei ribelli, sicari, che aggrediva i soldati romani.
I Sicarii erano una fazione estremista del partito ebraico degli Zeloti: ricorrevano, sistematicamente, all'omicidio terroristico come principale strategia politica; durante la prima guerra giudaica, i Sicarii ordirono una congiura contro quelli che erano disposti a sottomettersi ai Romani (dopo la devastazione che aveva provocato l'assedio di Gerusalemme), combattendoli e depredandoli dei loro averi e appiccando il fuoco alle loro case; si unirono ai Giudei nella ribellione, prendendo parte attiva nella guerra contro i Romani, usando atrocità terribili contro chi denunciava le loro malefatte.
«Furono i sicarii che per primi calpestarono la legge e furono crudeli contro la loro stessa gente, senza astenersi dall'offendere con insulti le loro vittime, o dal rovinarle con qualunque atto.»
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, VII, 8.1.262.)
Gli zeloti erano un gruppo politico-religioso giudaico, apparso all'inizio del I secolo, autoproclamatosi difensore dell'ortodossia e dell'integralismo ebraico; lo zelotismo, impadronitosi delle masse urbane e rurali, le porta al fanatismo: le conduce alla violenza di predoni e sicarii, che porteranno alla catastrofe finale della prima guerra giudaica. Per i romani, gli zeloti erano terroristi e criminali comuni, che si ribellavano con le armi alla dominazione romana. Gli zeloti svolsero un ruolo importante nella grande rivolta del 66-70; la maggior parte di essi perirono durante la presa di Gerusalemme da parte di Tito Flavio Vespasiano.
#regno#Israele#regno d'Israele#leggenda#scritti#scritti religiosi#attendibile#ebrei#popolo nomade#dominazioni#guerra fratricida#mito#gesù#zelota#ribelle#sicario#soldato romano#partito ebraico degli Zeloti#Sicarii#Giuseppe Flaiano#La guerra giudaica#VII#zeloti#fanatici#Gerusalemme#fanatismo#predoni#violenza#sica#zelotismo
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Quando ero ragazzo per molto tempo ho considerato gli zeloti alla stregua di servi sciocchi se compiacevano con molto zelo il potere, talvolta oltre le intenzioni dei loro padroni e talaltra semplici parafulmini che all’occorrenza ci mettevano e perdevano la faccia.
Pur avendo appreso da più fonti che in realtà erano degli integralisti religiosi che sostenevano anche con le armi in pugno l’ortodossia e l’indipendenza del regno di Giudea, continuo a pensare che in realtà non mi fossi sbagliato di molto: basta solo sostituire il “padrone” verso il cui zelo era rivolto, con Dio.
Ebbene, così come gli ebrei sono l’unico popolo che si è conservato col proprio nome e con credenze e usi relativamente intatti (infatti non si sente più parlare di filistei, amorrei, cananei, gebusei e via cantando?), gli zeloti sono fra gli ebrei l’unico partito politico religioso conservatosi non solo in Israele, ma in tutto il mondo (infatti non ci sono più né leviti (qualcuno levita ancora, e lo trovate in India), né scribi (ma chi scribe più adesso che tutti quanti digitiamo?), né farisei apocrifi.
In Italia sono presenti ovunque gli zeloti, ma la più alta concentrazione è fra le cariche RAI dell’ultima infornata Meloni, per compiacere la padrona non esitano a spianare chiunque abbia sentore di comunismo, tanto che McCharty da lassù guarda e si dice: “Ecco come avrei dovuto fare!”.
Non ti cacciano, no, ma ti mettono in condizione di andartene, non cancellano il tuo intervento, ma ti offrono condizioni ridicole per la tua partecipazione, tanto che sei costretto a desistere, è il padrinismo all’incontrario, non ti offrono proposte che non puoi rifiutare, ti offrono proposte che è impossibile accettare o continuare.
Gli zeloti della RAI hanno fatto fuori, l’ultimo della serie, anche Antonio Scurati, e la lista è diventata già molto lunga; a guardare quelli che sono rimasti e che programmi fanno ti metti le mani nei capelli, mai eravamo scesi tanto in basso, così come mai ci eravamo elevati tanto in alto come quando in tv c’erano proprio i “comunisti”, quelli di Guglielmi: quanta nostalgia per quei programmi.
É proprio vero che le istituzioni esprimono l’intelligenza, l’ironia, la creatività, la competenza, la tristezza, la volgarità e lo squallore del potere in carica.
Hanno ridotto il canone da 90 a 70 euro, ma a giudicare dalla qualità di ciò che vedo dovrebbero pagarmi loro se mi vogliono fra il pubblico.
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23.
Presto un omicidio. Devoti, zeloti e proseliti acquistate i vostri biglietti qui. Presto un omicidio. Sarà trasmesso in TV, ma è meglio che compriate i biglietti qui. Tutti abbassano gli altri, le prostitute si avvicinano, e noi non ci faremo certo mettere i piedi in testa.
Qui c'è la vostra città. Dodici storie per dodici persone. L'incredibile compendio di racconti brevi. Uno. Dodici storie per dodici persone. g-|-----------| d-|———————-7-5——–| a-|————————–7-5-3–| E-|-3-3-3-3-5-5-5-5-7————-5-|… Nel frattempo. Un uomo con la telecamera combatte i demoni in città. La tua città qui_______________________.
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padre Fernando Armellini "Devoti e religiosi, ma lontani da Dio"
XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/11/2023) Vangelo: Mt 23,1-12 Al tempo di Gesù erano molte le sette giudaiche; alcune sono menzionate anche nei vangeli: i sadducei, gli erodiani, i farisei, gli esseni, gli zeloti… Sono scomparse tutte, tranne quella dei farisei che è sopravvissuta alla distruzione del tempio di Gerusalemme e alla catastrofe del 70 d.C. Senza i farisei, Israele…
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Link dei libri maledetti QUI
Cannibal Holocaust Fantaghirò
Illuminati pop Anachy Baal
La verità, per quanto dolorosa, per quanto carica di conseguenze che sconvolgono l'esistenza, è condizione indispensabile per la vita. Non si tratta della semplice verità di un nome, un origine o una filiazione. La verità afferma, è la condizione per essere se stessi". Victoria Donda
venerdì, giugno 23, 2023
Simonetti Walter, nato a Milano il 07/01/1971, è un demone implacabile della negazione, un portatore di luce, la reincarnazione dello stregone folle Il Padre della fratellanza MOCHI, appartenente suo malgrado cioè entusiasta dell’Ordine Galattico della Stella “La Cultura Fondazione”, chiamato anche “Gli Illuminati”. Ultimo dirigente del Partito dell’Anarchia, Agente della Morte Replicante rinato per Clonazione dis-umana mascotte del movimento del 77, cresciuto dai “cattivi innominabili maestri”. Nella sua infazia e adolescienza è stato IL Messia Autonomo, un khmer rosso in fuga dal mondo, un bisessuale, un monaco guerriero, un adepto di The Process Church ripreso salvato dalla gnosi contro culturale di Philip K. Dick che credeva fossi Gesù Cristo ritornato Il Santo del Assassini! Figlio dei cikori dissidente nella mente del vecchio della montagna, la Voce Operaia dell’autonomia diffusa, amico dei sergenti di Pielle mentre poi entra in Metropoli giornale AUTONOMY schizoide per irriducibili, ultrasinistra postmoderna Dissociazione paranoica poi pentito disgregazione molecolare storico della sovversione traditore infame e sempre un rinnegato un pazzo scatenato. Un agente provocatore?!
Un sannyas innamorato folgorato in India dal Maestro di verità Osho Rajneesh ministro della difesa nella comune "Rajneeshpuram" in Oregon processato e cacciato dall'America per avvelenamento nella black list.
Discendente di un popolo maledetto che arriva dall’antica Sumeria, di origini extraterrestri, gli Anunnaki. Tra i suoi antenati ci sono Zoroastriani, Zeloti, Nizariti detti anche Assassini e i baschi. Per semplificazione viene considerato un ebreo rinnegato.
Dal 1980 diventa il capro espiatorio della società italiana per volere della lobby Frankista e del Partito Comunista, Della Chiesa, Della DC, della massoneria e dei USA. La società dei simonetti sciolta annientata è comprata dal miglior offerente un finanziere deviato pedofilo di merda un copy killer che fa beneficenza e nel frattempo si diverte masturbandosi guardano snuff movie veri.
La sua vita diventa un manicomio e cielo aperto. Tutto per interesse i soldi della lobby trasformano i suoi parenti, amici,
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Il vero problema è Cristo collabora contro di voi e non vi aiuta. Fatevi il vaccino e mettetelo in croce. È uguale. Tutto questo è per voi non per lui. Zeloti!
#literature#love#art#nature#spiritual development#books & libraries#light academia#feelings#yoga#reading
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° L’inizio dell’inverno più freddo di Brisbane dal 1904, con l’intensificarsi del freddo polare in tutta l’Australia; ° Gli Stati Uniti potrebbero sradicare l’inflazione da un giorno all’altro, ma gli “zeloti verdi” non lo permetteranno; ° Sole immacolato
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«Farisei; essi godono fama d'interpretare esattamente le leggi, costituiscono la setta più importante, e attribuiscono ogni cosa al destino e a Dio.»
(Flavio Giuseppe, Guerra giudaica, II, 162.[1])
La corrente dei farisei costituisce il gruppo politico-religioso giudaico più significativo nella Giudea del periodo che intercorre all'incirca tra la rivolta dei Maccabei contro il regno seleucide (II secolo a.C.) e la prima guerra giudaica (70 d.C.). Essi, in vari momenti, si identificavano come un partito politico, un movimento sociale ed una scuola di pensiero; insieme ad esseni, sadducei e zeloti, i farisei erano il partito o filosofia di maggior importanza durante il periodo del Secondo Tempio.
I conflitti tra farisei e sadducei hanno avuto luogo nel contesto di conflitti sociali e religiosi tra ebrei molto più ampi e di lunga data, risalenti alla cattività babilonese e aggravati dalla conquista romana. Un conflitto era di ceto, tra ricchi e poveri, poiché i sadducei includevano principalmente le famiglie sacerdotali e aristocratiche. Un
altro conflitto era culturale, tra chi favoriva l'ellenizzazione e coloro che la osteggiavano. Un terzo era giuridico-religioso, tra chi enfatizzava l'importanza del Secondo Tempio con i suoi riti e servizi cultuali, e coloro che sottolineavano l'importanza di altre Leggi mosaiche. Un quarto punto di conflitto, specificamente religioso, coinvolgeva diverse interpretazioni della Torah e come applicarle alla vita ebraica, con i sadducei che riconoscevano solo la Torah scritta e respingevano le dottrine della Torah orale e della risurrezione dei morti.
Le testimonianze più note sui farisei sono costituite dal Nuovo Testamento e dalle opere dello storico Flavio Giuseppe (37 – ca. 100 d.C.), egli stesso dichiaratosi fariseo Poiché, tuttavia, l'ebraismo rabbinico o moderno (cfr. infra
) è essenzialmente derivato dal farisaismo, anch'esso ci attesta molti aspetti della dottrina e del pensiero di tale corrente spirituale. Giuseppe stimava la popolazione totale dei farisei prima della distruzione del Secondo tempio a circa 6 000 ("exakischilioi").
Affermava inoltre che i farisei ricevevano il supporto del popolino, in contrasto apparentemente con la più elitaria corrente dei sadducei:
«Per questi (insegnamenti) hanno un reale ed estremamente autorevole influsso presso il popolo; e tutte le preghiere e i sacri riti del culto divino sono eseguiti conformemente alle loro disposizioni. La pratica dei loro altissimi ideali sia nel modo di vivere sia nei ragionamenti, è l'eminente tributo che gli abitanti delle città pagano all'eccellenza dei Farisei.»
(Antichità giudaiche, 18:15)
I farisei si attribuivano autorità mosaica nelle loro interpretazioni delle Legge ebraiche (Halakhah), mentre i sadducei rappresentavano l'autorità dei privilegi sacerdotali e delle prerogative stabilite sin dai tempi di Salomone, quando Zadok, loro avo, officiava come Sommo Sacerdote. Il termine "popolo" usato da Flavio Giuseppe indica chiaramente che la maggioranza degli ebrei erano "semplicemente popolo ebraico", separandoli e rendendoli indipendenti dai principali gruppi liturgici (da lui descritti nel Libro XVIII supra). Il Nuovo Testamento inoltre fa spesso riferimento alla gente comune, al popolo, indicando che l'identità ebraica era indipendente e più forte di questi gruppi. Nella sua Lettera ai Filippesi, Paolo di Tarso asserisce che dei cambiamenti si erano verificati nelle sette liturgiche della diaspora, identificandosi tuttavia ancora come "giudeo" o "ebreo".
« circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge » (Filippesi 3:5 [3])
Ma la posizione di Paolo di Tarso e il giudaismo è ancora in discussione.
Al di fuori della storia ebraica e relative documentazioni, i farisei sono citati nel Nuovo Testamento in conflitto con Giovanni Battista e con Gesù. Esistono inoltre numerosi riferimenti nel Nuovo Testamento a Paolo di Tarso come fariseo. Tuttavia, la relazione tra primo cristianesimo ed i farisei non è stata sempre ostile: per esempio Gamaliele viene spesso citato quale leader farisaico favorevole ai cristiani. Le
tradizioni cristiane sono state comunque causa di diffusa consapevolezza dei farisei.
[B]Le maledizioni di Gesù contro i farisei
Si radunarono attorno a Gesù e gli chiesero: «Perché i tuoi discepoli non ubbidiscono alla tradizione religiosa dei nostri padri e mangiano con mani impure?». Gesù rispose loro: «Il mangiare senza lavarsi le mani non rende l’uomo impuro. Il profeta Isaia aveva ragione quando parlava di voi: Voi siete degli ipocriti. Come infatti è scritto nel suo libro: Questo popolo – dice il Signore – mi onora a parole, ma il suo cuore è molto lontano da me. Così, in nome della vostra tradizione, voi fate diventare inutile la parola di Dio e il modo con cui l’onorate non ha valore. E di cose simili ne fate molte».
E aggiungeva: «Siete veramente abili nell’eludere i comandamenti di Dio per osservare la vostra tradizione, insegnando come dottrina di Dio comandamenti che son fatti da uomini. Mosè vi ha dato la Legge, ma nessuno di voi la mette in pratica. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece insegnate che uno non ha più il dovere di aiutare suo padre e sua madre, se dice loro che sono korbàn, cioè se dice ad essi che ha offerto a Dio quei beni che doveva usare per loro».
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Avete nascosto la chiave della vera scienza: voi non ci siete entrati e non avete lasciato entrare quelli che avrebbero voluto».
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?» .
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Davanti agli uomini voi fate la figura di persone giuste, ma Dio conosce molto bene i vostri cuori».
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Voi chiudete agli uomini la porta del regno di Dio perché trasgredite i punti più importanti della Legge di Dio: la giustizia, la misericordia e la fedeltà: così non entrate voi e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci».
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Vi preoccupate di pulire la parte esterna dei vostri piatti e dei vostri bicchieri, ma intanto li riempite dei vostri furti e dei vostri vizi. Fariseo cieco! Purifica prima quel che c’è dentro il bicchiere, e poi anche l’esterno sarà puro».
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Voi siete come tombe imbiancate che dall’esterno sembrano bellissime, ma dentro sono piene di ossa di morti e di marciume. Così anche voi, esternamente, apparite giusti agli occhi degli uomini, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità».
«Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Innalzate belle tombe per i profeti, decorate i sepolcri degli uomini giusti, e dite: ‘Se noi fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non avremmo fatto come loro, che hanno ucciso i profeti’. Così testimoniando, dichiarate, contro voi stessi, di essere discendenti di quelli che uccisero i profeti. Così facendo, voi dimostrate di approvare le opere dei vostri padri, continuate e state portando a termine quel che i vostri padri hanno cominciato: essi hanno ucciso i profeti e voi costruite le tombe per loro. Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dai castighi dell’inferno? Per questo la Sapienza di Dio ha detto: Ascoltate, io manderò a voi veri profeti, uomini sapienti e veri maestri della Legge di Dio. E voi, alcuni li ucciderete, altri li crocifiggerete, altri li frusterete nelle vostre Sinagoghe e li perseguiterete di città in città. Ma Dio chiederà conto a questa gente di tutto il sangue innocente versato sopra la terra per l’uccisione di tutti i profeti, dalle origini del mondo in poi: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Vi assicuro che tutte queste cose avverranno durante questa generazione».
Ora, poiché diceva loro queste cose davanti a tutto il popolo, i farisei e i dottori della Legge dissero: «Maestro, parlando così tu offendi anche noi». Allora cominciarono a trattarlo con ostilità e a fargli domande di ogni genere, cercando di prendere da lui un qualsiasi pretesto per coglierlo in fallo in qualche sua parola uscita dalla sua stessa bocca, e trovare così il modo di accusarlo.
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Nel link, qui sopra, un documentario storico (lunghetto ma da vedere) su sant’Ambrogio ovvero uno dei protagonisti dell’innesto della romanità in Cristo che ha reso possibile il ritorno dell’elemento di verità originaria conservata nella antica saggezza “pagana” alla sua Radice Prima ossia alla Sapienza Primordiale del Verbo Divino. Un innesto questo di Roma in Cristo – la dantesca “Roma onde Cristo è romano” – nel quale si è manifestato, sul piano storico, il Sacerdozio Eterno e Regale, al modo di Melchisedek, del Cristo, di Colui che, per l’appunto, è l’unico Rex et Sacerdos. Su questo Sacerdozio regale ed eterno, per tutti i secoli cristiani, si è fondato il delicato e difficile equilibrio tra Autorità Spirituale e Potere Politico. Un equilibrio che Ambrogio contribuì a definire nel suo non facile rapporto con l’imperatore Teodosio. A chi oggi potrebbe scandalizzarsi della durezza che Ambrogio usò verso gli ariani, gli ebrei ed i residuali “pagani” del suo tempo, è bene ricordare che la tolleranza è concetto ambivalente. Essa se malintesa, come nel mondo moderno, porta inevitabilmente al relativismo e peggio al nichilismo.
D’altro canto la complessità della storia è una sfida continua per tutti. Nel documentario, suggerito, laddove si parla della difesa ad oltranza, e certo sbilanciata, che Ambrogio fece dei cristiani responsabili dell’incendio di una sinagoga non viene detto che quel colpevole episodio fu la ingiusta reazione all’uccisione di un cristiano per mano di alcuni zeloti ebrei o, secondo altre fonti, la reazione all’aggressione, sostenuta dagli ebrei locali, di alcuni gnostici valentiniani ad una processione di monaci in onore dei “santi maccabei”. L’episodio, che certamente non fu unico, va quindi ascritto al contesto delle tensioni tra due comunità religiose che nascondevano anche conflitti politici.
Il tema che qui vogliamo affrontare, sotto il profilo storico, è quello della cosiddetta “svolta costantiniana” del IV secolo, quando i cristiani divennero maggioranza relativa e iniziarono a ribaltare la situazione a loro favore. Fino ad allora i perseguitati erano stati essi, i cristiani, ma non per mano romana come generalmente si pensa. Anzi, già subito dopo i fatti di Gerusalemme, l’autorità romana mostrò un atteggiamento di difesa verso i cristiani perseguitati dal Sinedrio e lo stesso Tiberio, come spiega Marta Sordi, emanò un rescritto che considerava la “licita” nuova “religio”. Un rescritto tuttavia poi bloccato dal Senato. Roma vedeva in quel nuovo gruppo di origine ebraica una comunità obbediente all’impero anziché in costante ribellione come quella ebraica e pertanto lo tutelava nella speranza che ad esso finissero per aderire tutti gli ebrei ottenendo così la pacificazione della turbolenta Palestina. Nelle successive persecuzioni imperiali, a parte la questione del bruciare l’incenso alla “divinità” dell’imperatore (che era un rito di origine orientale ed estraneo alla tradizione romana, la quale non aveva mai contemplato la divinizzazione del re), si percepisce, all’indagine storica, una chiara pressione sull’autorità romana per mano ebraica, volendo il Sinedrio e la diaspora regolare una volta per sempre i conti con gli “eretici galilei”. Fu dunque, in particolare, la diaspora ebraica a sobillare i pagani e l’autorità imperiale contro i cristiani. Pare, ad esempio, che sia stata Poppea, moglie di Nerone, il vanesio imperatore allievo ribelle di Seneca, che era diventata adepta “gentile” di alcuni maestri ebrei romani, a spingere il marito ad imputare ai cristiani l’incendio dell’Urbe.
In quella che solitamente è chiamata “svolta costantiniana” in realtà l’imperatore Costantino non ha giocato quasi alcun ruolo dato che, con il suo editto, egli si limitò a riconoscere ai cristiani libertà di culto alla pari di altri gruppi religiosi. La vera e propria svolta iniziò successivamente, proprio all’epoca di Ambrogio e Teodosio. La controversia intorno all’incendio della sinagoga di Callinico nascondeva ben altro che non la pressione di Ambrogio sull’imperatore affinché perdonasse i cristiani responsabili del misfatto. Il punto era un altro. Teodosio, ottemperando al suo dovere imperiale, voleva punire i responsabili addossando alla comunità cristiana le spese di ricostruzione della sinagoga, ma Ambrogio intervenne argomentando che egli, Teodosio, era un imperatore cristiano – in nome del “nome cristiano” più tardi Ambrogio lo avrebbe umiliato, imponendogli una pubblica penitenza, quando il sovrano si rese responsabile del massacro di Tessalonica – e che quindi non poteva mettere sullo stesso piano il vero culto, quello cristiano, ed uno falso, quello ebraico. La soluzione adottata da Teodosio, ossia ricostruire la sinagoga a spese dell’erario e moderare la pena comminata ai colpevoli, segnò la nascita del concetto di tolleranza premoderno come conosciuta fino alla Rivoluzione Francese ed il vero inizio della svolta “costantiniana”. Da quel momento l’impero diventava cristiano, confessionale, ed in tale contesto agli altri culti, benché ancora leciti ed ammessi, furono imposte restrizioni da “cordone sanitario”. Le comunità religiose allogene potevano sì celebrare il proprio culto ma non fare proselitismo, potevano sì conservare i loro templi ma non costruirne di nuovi, i loro membri potevano sì esercitare professioni private ma non essere ammessi a cariche pubbliche.
La tolleranza, in tal senso, era intesa come circoscrizione del “male” e non più come eguaglianza tra i culti. Un tipo di tolleranza non egalitaria che non fu propria del solo mondo cristiano giacché è stata quella ordinaria anche in terra islamica, nei confronti delle “genti del Libro” ovvero ebrei e cristiani, ed anche presso gli ebrei quando, nei pochi e rari casi nei quali godettero di egemonia, usarono discriminare gli altri culti. Come ad esempio nel regno caucasico dei khazari, VI secolo, quando i rabbini insediatisi a corte ottennero la cacciata e la ghettizzazione dei cristiani (il ramo aschenazita dell’ebraismo postbiblico deriva anche da qui).
Per la nostra mentalità relativista tutto questo è scandaloso ma in realtà corrisponde perfettamente alla logica della Verità che non può essere parificata alla non verità. Chi crede che la Verità esiste inevitabilmente non può, ed è cosa giusta in base a tale logica, accettare la sua relativizzazione. Se per noi “liberali” è assurdo che lo Stato operi una scelta tra le diverse visioni religiose e filosofiche, altrimenti sarebbe Stato confessionale o se laico etico, non era così nella logica veritativa di Ambrogio e Teodosio. E – si badi – in linea di principio non è così, cristianamente parlando, neanche oggi quando lo Stato liberale è cosa accettata da tutti compresi i cristiani. Infatti, in linea di principio, in un’ottica cristiana l’Autorità politica, soprattutto se “consacrata”, non può lasciare che i falsi culti si diffondano in particolare a danno di coloro che, spiritualmente ed intellettualmente più deboli, si mostrano incapaci di discernere il vero dal falso. Affermare questo, naturalmente, significa esporsi all’accusa di intolleranza, l’accusa tipica rivolta alla Chiesa da parte liberale, nonostante il controverso e difficile cammino che ha portato, dopo la Rivoluzione Francese, i cattolici ad accettare, se non in linea di principio quantomeno in via di fatto e di accomodamento, il criterio liberale della libertà religiosa, ovvero a tollerare i fondamenti relativistici, di matrice massonica, della democrazia liberale.
Dunque la democrazia di tipo liberale è il migliore dei sistemi ed alla fine anche i cristiani hanno dovuto convincersene, sebbene alcuni di essi soltanto per tolleranza di fatto? Bisogna, per rispondere, valutare il rovescio della medaglia. E’, ad esempio, in nome delle libertà individualistica che oggi possiamo assistere non solo alla parificazione giuridica tra matrimonio eterosessuale ed unioni omosessuali ma anche al riconoscimento, coerente con le premesse liberali, del diritto alla pedofilia, che ormai si profila all’orizzonte delle legislazioni pomposamente definite “più avanzate”. Sulla base dei postulati del liberalismo l’Autorità non può opporsi al proselitismo – e qui riemergono le “ragioni” di Ambrogio e della antica Cristianità – dei culti più spiritualmente e socialmente pericolosi, dal New Age a Scientology, dal Geovismo al Teosofismo, che fanno strame soprattutto, come temevano gli antichi inquisitori, tra coloro che per difetto di evangelizzazione (e questa è una grave responsabilità dei cristiani) o per poca istruzione o per debolezze caratteriali e psicologiche abboccano alla setta di turno sovente rimettendoci famiglia, salute e patrimonio. In nome della libertà religiosa si è fatta avanti persino la richiesta di riconoscimento, quale culto legittimo, del satanismo. Nella logica relativista nulla si può opporre a tale richiesta dato che, in quella logica, la “chiesa di Satana” ha lo stesso diritto e valore giuridico della Chiesa cattolica.
La democrazia liberale nasce storicamente dal “settarismo” protestante, inaugurato dall’individualistico “libero esame” di Lutero. Il suo cammino trionfale inizia poi nel XVIII secolo con la nascita degli Stati Uniti d’America, all’ombra del relativismo massonico di Washington e degli altri padri fondatori. La concezione massonica per la quale la Verità non esiste (essendo una auto-costruzione “iniziatica” dell’uomo) o, meglio, per la quale essa, inattingibile storicamente, sarebbe diluita un po’ in tutte le fedi sicché nessuna di esse può pretendere un primato sulle altre, è il fondamento irrinunciabile della democrazia liberale. Che lo si voglia o meno, è così. Gli Stati Uniti, infatti, sono il paradiso del settarismo e da lì, da oltreoceano, le più svariate sette sono ritornate in Europa, senza che nessuno possa opporsi al loro, spesso aggressivo, proselitismo anche quando tutto finisce in coartazioni o, a volte, stragi. Come nel caso del suicidio di massa perpetrato dai membri della setta del “Tempio del Popolo”, fondata dal pastore Jim Jones, a Jonestown in Guyana nel 1978. Un episodio, quest’ultimo, forse estremo ma significativo anche perché ricorda, da vicino, la pratica del suicidio rituale, l’“endura” (la morte per fame), del catarismo medioevale, il quale considerando la materia e la carne il male dal quale liberarsi imponeva, a certi livelli iniziatici, ai suoi adepti di ricorrere al suicidio. Il catarismo fu una delle ricorrenti forme di gnosi spuria come lo sono le diverse sette neospiritualiste oggi pullulanti. Venne duramente represso, con la cosiddetta “crociata contro gli albigesi”, ma uno storico imparziale, e nient’affatto simpatizzante con la Chiesa, come Henry Charles Lea, ha ammesso che “una vittoria dei catari avrebbe riportato l’Europa ai tempi selvaggi e primitivi”.
Arriviamo così ad un punto cruciale. L’amico e storico Franco Cardini, cattolico romano per fede, è l’autore di un interessante saggio “Contro Ambrogio” (egli ha promesso di scrivere in futuro anche un altro saggio da titolare “Pro Ambrogio” ma finora non ha mantenuto la promessa). Nella chiusa di tale libro Cardini si chiede se non ci fosse stata la svolta costantiniana, e quindi senza Ambrogio, la Chiesa avrebbe evitato di percorrere la via che poi ha condotto a “crociate” ed “inquisizione”.
Sembrerebbe, quella di Cardini, la solita “pippa” anticristiana e la solita richiesta di infiniti “meaculpa”. Ma non è così, giacché Cardini, storico di primordine, sa molto bene quanto la vulgata su crociate ed inquisizione sia in gran parte falsa e falsificata dalle antiche polemiche anticlericali sette-ottocentesche. Da lui, anche se non solo da lui, lo scrivente ha imparato che la “crociata” non era tale ma soltanto l’innesto del concetto giuridico romano di “ius bellum”, guerra giusta, sull’esperienza spirituale del pellegrinaggio in Terra Santa e che quindi essa fu un “pellegrinaggio armato” ma non una “guerra santa”, dato che in ambito cristiano nessuna guerra, neanche quella “giusta”, tollerata come male a volte necessario per evitare un male maggiore, può essere “santa”. Sempre da lui lo scrivente ha appreso che l’inquisizione ecclesiale è stata in genere relativamente molto più prudente e molto meno dura e facile al ricorso effettivo alla tortura di quella laica che, invece, ha continuato ad usare i suoi strumenti di costrizione fisica anche in tempi di secolarizzazione del potere politico. Lo scrivente ha poi appreso che la vera e propria mattanza di streghe si registra in terra protestante dato che, “Malleus maleficarum” di Kramer e Sprenger, nel XV secolo, a parte, gli inquisitori cattolici iniziarono ben presto a capire la natura folklorica di certe pratiche popolari “stregoniche” e quindi a derubricarle a superstizione che in quanto tale era competenza degli evangelizzatori ma non dei tribunali inquisitoriali. Esemplare il caso di Gostanza la presunta strega di san Miniato, sulla quale Cardini ha curato un libro, salvata, dal linciaggio popolare, dal suo stesso inquisitore. Anche il caso di Galileo Galilei non si è svolto come lo raccontano, in quanto lo scienziato pisano ebbe un trattamento certo non in linea con il truculento immaginario di torture cui sarebbe sato sottoposto per ottenere l’abiura. In realtà, per quanto stiamo sempre parlando di una pressione psicologica processualmente ottenuta, Galilei aspettò il processo ospite riverito nella villa di un cardinale e quale pena canonica gli fu imposta la recita dei salmi penitenziali. Morì, infine, confortato dai sacramenti, lui che mai ripudiò la sua fede cattolica, e dalle cure di una sua figlia suora.
Orbene, per tornare al suo libro di sant’Ambrogio, Cardini ponendosi e ponendoci la domanda, sopra ricordata, ossia se la Chiesa senza svolta costantiniana avrebbe evitato certe pagina dolorose della sua storia, sembra non tener adeguatamente conto della logica stessa dell’Incarnazione per la quale Dio ha accettato di entrare nella storia umana post-adamica, quindi in una storia contrassegnata dal peccato e dalla fallacia umana, assumendosene il rischio, ossia caricandosi il fardello non solo del peccato anche della fallacia e della debolezza degli stessi cristiani, quindi delle loro sempre possibili mancanze di carità. Nella logica dell’Incarnazione, la Chiesa è Corpo Mistico di Cristo e, come tale, non può essere considerata alla stregua di una qualsiasi associazione a scopo religioso, motivo per il quale Essa non poteva non confrontarsi a vario titolo e con varie modalità, storicamente dinamiche, con le culture con le quali sarebbe venuta a contatto ed anche con l’Autorità politica. In altri termini, era inevitabile, per la logica stessa dell’Incarnazione, che, ottenuta da Costantino la libertà religiosa, la Chiesa ottenesse da Teodosio anche la sanzione politica del riconoscimento della primazia spirituale sugli altri culti. Il problema, tutto medioevale, dell’eccesso in senso teocratico di certuni Papi, che illegittimamente oltrepassarono il limite di autonomia del Potere regale, è un altro discorso che esula dall’oggetto proprio di queste riflessioni. Per questa medesima logica “ambrosiana”, secoli dopo, Pio IX, spodestato del potere temporale, giustamente non accettò la tutela offertagli dai Savoia usurpatori mediante la “legge delle guarentigie”, perché si trattava di una legge unilaterale dello Stato italiano, quindi modificabile ad libitum da qualsiasi governo, che riduceva la Chiesa alla stregua di una mera associazione di privati cittadini. Non dunque di un trattato internazionale e bilaterale tra soggetti che si riconoscono reciprocamente ed alla pari sotto il profilo giuridico.
D’altro canto non si può neanche dimenticare che nella logica dell’Incarnazione rientra anche tutto il complesso di opere di assistenza e carità come anche l’intero patrimonio artistico che la Cristianità ha generato e ci ha lasciato in eredità. Senza la svolta costantiniana forse non ci sarebbe stata l’inquisizione ma neanche la cattedrale di Notre Dame a Parigi, non ci sarebbero forse state le crociate ma neanche il Duomo di Firenze, non ci sarebbe stata la stretta unione tra l’altare ed il trono ma neanche la Commedia di Dante e probabilmente non sarebbe sopravvissuta neanche la Chiesa se fosse rimasta una semplice congrega privata di fedeli di un esotico culto di origine palestinese. Quindi senza il “duro” Ambrogio neanche il “serafico” Francesco. Insomma se il Verbo si è fatto carne non sarebbe poi stato possibile che la Chiesa non assurgesse ad una concreta visibilità e corporeità che comporta anche una dimensione giuridica e quindi una continua interrelazione con il Politico. Con tutti i rischi storici del caso. Piaccia o meno.
Ciascun cattolico, come lo scrivente, deve debitamente ed onestamente farsi carico del “peso storico” del passato comprese le sue zone d’ombra ma senza complessi di colpa ed anzi rivendicando le ragioni, misconosciute dai detrattori, di Ambrogio e degli inquisitori, benché – sia chiaro! – senza nostalgie o sogni di restaurazione, impossibile a realizzarsi in termini umani ovvero con mezzi politici ossia in mancanza innanzitutto di una trasformazione interiore che solo orazione e vita sacramentale possono ottenerci da Dio. Dalla fattuale accettazione del mondo nel quale egli vive, tuttavia, il cattolico non deve giungere, come fanno i suoi correligionari “progressisti”, anche ad incensarlo o a fare proprie le ragioni, gli esiti ai quali esse possono portare abbiamo sopra evidenziato, dei “nemici” di ieri (e, senza farci soverchie illusioni, anche di oggi). Ai detrattori del nome cristiano si deve ricordare, piuttosto, che, le vicende storiche della modernità, sono lì a dimostrare quanto loro non si sono dimostrati migliori dei cristiani e che nessuno, né loro né noi cristiani, può scagliare la prima pietra. Un approccio “neopagano” oggi molto di moda – fatto proprio anche da taluni cari amici dello scrivente – dimentica con troppa facilità che, a ben guardare, anche il mondo antico, nonostante il pullulare di culti nella Roma tardoimperiale, non praticava affatto la tolleranza relativista, come quella moderna di tipo massonico, dato che, al contrario, ciascun culto per essere ammesso doveva avere il placet imperiale o senatoriale. Il moltiplicarsi dei culti nella tardo-romanità va piuttosto letto alla luce del fatto che essi, sotto diverse forme, nascondevano più o meno una identica narrazione mitica, mentre la nuova fede cristiana, benché lealissima verso l’Impero, non era riducibile ad un mero mito.
Ora, però, proprio perché la dichiarazione di rivendicazione senza infingimenti del “peso storico” della tramontata Cristianità non vuol essere, come detto, anche prassi intesa alla restaurazione – che è bene ribadirlo non è cosa operabile con mezzi umani – non è possibile chiudere queste riflessioni senza una ultima considerazione. Il dramma dei secoli cristiani non è stato, come ritengono i cattolici modernisti, quello della svolta costantiniana, ossia del passaggio della Chiesa nel IV secolo, ottenuta la libertà religiosa, alla “prevaricazione”, quanto piuttosto quello del fatto che per tutti quei secoli i cristiani, certo per molteplici fattori spirituali, sociali, politici, economici, sia come singoli sia come comunità, grandissime eccezioni di santità a parte (che non furono poi così poche, comprese quelle della gente comune e conosciute solo a Dio perché non ufficialmente canonizzate), non hanno dimostrato di essere coerenti con la Carità che è parte di e deriva dalla Verità ossia dalla Persona Divino-Umana di Cristo. E’ il problema della “metanoia”, della trasformazione interiore, della “conversione del cuore” al Cuore di Dio. Se i cristiani e la Cristianità hanno mancato in qualcosa è in questo, non nel pretendere il riconoscimento della primazia della Verità. Perché tutti i Papi, fino a Giovanni Paolo II ed a Benedetto XVI, non hanno mai negato che la Verità viene prima della libertà e che senza la Verità non c’è neanche la libertà o che, senza la prima, la seconda finisce per rovesciarsi, come sovente la storia moderna ha dimostrato, nel suo contrario. Se per un liberale il primato spetta alla libertà, per un cristiano, anche per un cristiano del XXI secolo, il primato spetta sempre e comunque alla Verità. Il punto sta tutto nel come attuare tale primato senza violare la libertà altrui e senza imporlo coattivamente agli altri. Qui, appunto, l’unica risposta, quella ad esempio indicata da Papa Benedetto XVI nelle encicliche “Deus caritas est” e “Caritas in Veritate”, è la conversione interiore personale di ciascun cristiano che sappia manifestarsi all’esterno nei rapporti sociali e politici fino a conquistare il cuore degli altri in modo che, poi, tutti insieme, nella Chiesa, si sappia contribuire a rendere possibile e concreta, carnale, una, forse, futura migliore Cristianità anche sociopolitica. Naturalmente solo a Dio piacendo ossia se questo è nei Suoi imperscrutabili disegni.
Luigi Copertino
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tra un tampone e l’altro, approfittatene...;-)
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Chiusi già tre negozi di cannabis legale nelle Marche. Questori zeloti si affrettano ad eseguire gli ordini del merda e degli estremisti proibizionisti di Sampatrignano. e gli spacciatori di mafia ringraziano...
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VENERDI 28 OTTOBRE 2022 - ♦️ SANTI SIMONE E GIUDA ♦️ Simone (detto lo Zelota nel vangelo di Luca e il Cananeo nei vangeli di Marco e Matteo; Cana, ... – Pella o Suanir, 107) è stato uno degli apostoli di Gesù, ma ben poco è stato tramandato della sua figura, a parte il nome. Viene venerato da tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi. Il nome di Simone appare in tutte le liste di apostoli dei Vangeli sinottici e degli Atti degli Apostoli, senza però altri dettagli. Tuttavia San Girolamo non lo incluse nel De viris illustribus. « Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. » ( Lc 6,14-16, su laparola.net.) Per distinguerlo da Pietro, fu chiamato "il Cananeo" o "lo Zelota" o lo "Zelote". Entrambi i nomi hanno il medesimo significato, in quanto cananeo deriva dalla parola ebraica qana che indica il movimento degli zeloti; in seguito "cananeo" fu tradotto erroneamente come "proveniente da Cana" o anche "da Canaan"; per questo, la traduzione della parola come il Cananeo o il Canaanita è puramente tradizionale e senza paralleli extra-canonici quindi perfetti [1]. Una seconda interpretazione potrebbe essere che sua madre fosse appunto cananea. Probabilmente si tratta di Simone il lebbroso, guarito da Gesù, citato in Matteo 26:6, Marco 14:3 originario di Betania, giudeo, come Lazzaro, Marta e Maria e loro vicino di casa.[senza fonte] Simone è l'unico apostolo che può essere associato con certezza al ribellismo zelota (fondato da Giuda il Galileo) e che costituì per i romani del tempo un grave problema politico e militare. Il legame di Gesù e di tutto il suo movimento con i ribelli è invece tutto da dimostrare[2], verosimilmente inesistente, dato che nei Vangeli,noto testo storico, non vi è traccia. Nel Nuovo Testamento Simone lo Zelota non è mai identificato con il fratello-cugino di Gesù citato nel Vangelo secondo Marco: « Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi? » ( Mc 6,3, (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CkQBYNyI18W/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Acquista ora: “I Figli di Asarith”, il nuovo libro di Simone Conversano. Alcune Chiese predicano la vita eterna… altre, il suo contrario. Tra le trame di un continente corrotto e falcidiato da una guerra genocida, il mezzelfo Theras, un giovane cacciatore di taglie senza famiglia né radici, deve fare i conti con la nefasta progenie del Dio della Morte e i suoi zeloti, scavando nel passato dimenticato di Namiria. Quando si unisce alla disperata crociata di altri disadattati come lui, è costretto a mettere in discussione tutto ciò in cui crede e svelare gli arcani di un mondo che non riconosce più, per rispondere alla domanda: “Se la morte minaccia la nostra libertà, cosa rimane da difendere?”. Primo di una dilogia concettuale, “I Figli di Asarith” accompagna i personaggi e i lettori in un viaggio filosofico ed esoterico attraverso la morte, la memoria, la famiglia e la diversità, conducendoli in un cammino iniziatico dove nulla è certo e tutto è provvisorio. @simon_converss #narrativa #fantasy #ifiglidiasarith #illustrazioni #emozioni #simoneconversano #nmbookworld #editoria #leggere #leggerechepassione #2021 #leggeresempre #presentazione https://www.instagram.com/p/CVfbYy0MiX4/?utm_medium=tumblr
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Padre Paolo Berti “Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo”
Domenica delle Palme (Anno A) (02/04/2023) Vangelo: Mt 26,14-27,66 🏠 La terra promessa ad Abramo e conquistata da Giosuè e da Davide era ridotta così: non libera, sotto il dominio di Roma, senza più l’ampiezza degli antichi confini. Una terra santa che non aveva più una reale compattezza religiosa per la presenza di tante correnti marcatamente separate: Farisei, Sadducei, Zeloti, Esseni,…
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Simonetti Walter, nato a Milano il 07/01/1971, è un demone implacabile della negazione, un portatore di luce, la reincarnazione dello stregone folle Il Padre della fratellanza MOCHI, appartenente suo malgrado cioè entusiasta dell’Ordine Galattico della Stella “La Cultura Fondazione”, chiamato anche “Gli Illuminati”. Ultimo dirigente del Partito dell’Anarchia, Agente della Morte Replicante rinato per Clonazione dis-umana mascotte del movimento del 77, cresciuto dai “cattivi innominabili maestri”. Nella sua infazia e adolescienza è stato IL Messia Autonomo, un khmer rosso in fuga dal mondo, un bisessuale, un monaco guerriero, un adepto di The Process Church ripreso salvato dalla gnosi contro culturale di Philip K. Dick che credeva fossi Gesù Cristo ritornato Il Santo del Assassini! Discendente di un popolo maledetto che arriva dall’antica Sumeria, di origini extraterrestri, gli Anunnaki. Tra i suoi antenati troviamo Zorasrtaini, Zeloti, Nizariti detti anche Assassini e i baschi. Per semplificazione viene considerato un ebreo rinnegato.
Dal 1980 diventa il capro espiatorio della società italiana per volere della lobby Frankista e del Partito Comunista, Della Chiesa, Della DC e dei USA. La sua vita diventa un manicomio e cielo aperto. Tutto per interesse i soldi della lobby trasformano i suoi parenti, amici, sorelle e fratelli in traditori, viene abbandonato a se stesso. Violentato e rieducato da un intera comunità.
IL denaro lo sterco del diavolo trasforma le persone in mentecatti e il corporativismo frankista alza le percentuali di voto del PCI.
Nasce dopo l’esperimento del ringiovanimento per l’anagrafe l’11/05/1975 a Fossombrone. Con un altro nome Riccardo e un altra faccia.( prima pochi poi quasi tutti l’ho chiamano Dino poi contadino, mongoloide Femminiccia e Faccia di Mostro, Halloween! È un #segretodistato
E’ soggetto a multipersonalità e risulta per gli scienziati un esperimento da ritirare dopo averla massacrato e per gli psichiatri la diagnosi schizofrenia incurabile.
Soluzione che porta ha queste conseguenze la super intelligenza artificiale che sprigionava, e la sua memoria, tramite interventi di lavaggio del cervello e controllo mentale, se ne vanno per sempre all’inferno. La dislessia l’accompagna per il resto della sua vita. Ma resta un individuo Unico, speciale, sensibile troppo sensibile, terrorista poetico, spia ed agente provocatore doppiogiochista dello SDECE, e gola profonda al servizio della Stasi, cacciato con disonore dalla Legione Straniera.
Specialties: Agente Provocatore della Morte La Cultura Fondazione
PS: Questo post è dedicato a mia moglie una Zingara Felice che vive in un altra dimensione e i miei figli/e e tutti i veri fratelli e sorelle di spirito. Al Padre e La Dea Madre alla quaternity.
Al mio funerale solo i famigliari e i fratelli e sorelle di spirito ““Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi” Cesare Pavese
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Cristo girò il mondo, non tutti l'apprezzarono e molti lo condannarono. Lui diceva perché vi odiate tra voi e non odiate il maligno? Discernimento. Cristo maltrattava e minacciava gli zeloti questo fu la sua croce, non collaborava col male ma spingeva la verità. Prendete esempio dai migliori e imitateli.
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