#Omicidio a Roma
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Recensione di "L'Anno della Mantide" di P. J. Mann: Intrighi e Suspense nelle Strade di Roma. A cura di Pier Carlo Lava
Un caso complesso, una famiglia potente e un commissario determinato: il debutto della serie del commissario Scala tra segreti e colpi di scena.
Un caso complesso, una famiglia potente e un commissario determinato: il debutto della serie del commissario Scala tra segreti e colpi di scena. “L’Anno della Mantide” è il primo volume della serie Le indagini del commissario Scala, un avvincente thriller scritto da P. J. Mann che immerge il lettore nelle atmosfere di Roma, tra misteri irrisolti e complessi intrighi familiari. La storia ruota…
#Investigazioni#Alessandria today#Alibi di ferro#ambientazione romana#atmosfera cupa#caso irrisolto#Città di Roma#Colpi di scena#Commissario Scala#crimini e giustizia#crimini misteriosi#eroi grintosi#Famiglia potente#giustizia e onore.#Google News#indagini poliziesche#italianewsmedia.com#L&039;anno della Mantide#lettura avvincente#libri consigliati#mistero#mistero e azione#narrativa contemporanea#narrativa italiana#Omicidio a Roma#P.J Mann#personaggi complessi#personaggi forti#Pier Carlo Lava#poliziotti coraggiosi
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“ Sono anni molto violenti a Firenze. La città è percorsa da bande di fascisti terribili, duri e fanatici, riuniti in squadracce dai nomi paurosi. Una su tutti, ‘La Disperata’, al cui soccorso arriva ogni tanto ‘La Disperatissima’, composta da squadristi di Perugia che si muovono anche fuori regione spingendosi a fare incursioni fin nelle Marche. Gentaccia pronta a usare bastone e olio di ricino senza alcuno scrupolo, teppisti, criminali come Amerigo Dumini, il capo degli squadristi che un paio di mesi dopo sequestrano e uccidono Matteotti (e che, ricorda Lussu ne La marcia su Roma, era solito presentarsi dicendo «Amerigo Dumini, nove omicidi»). Il professor Salvadori, per non mettere in pericolo la famiglia, obbedisce alla convocazione senza fare storie e va a piazza Mentana. Entra nel covo alle diciotto del primo aprile [1924] e ne esce a tarda sera, coperto di sangue e barcollante. Max, all’epoca sedicenne, che gli è andato appresso perché aveva delle lettere da impostare alla stazione e l’ha aspettato fuori, ha sentito tre brutti ceffi che ciondolano per la piazzetta dire alcune frasi inquietanti. «Occorre finirlo». «Già, ma chi l’ha comandato?» «L’ordine viene da Roma».
In quel momento Willy esce dal palazzo circondato da una dozzina di fascisti esagitati che brandiscono bastoni. Il padre, ammutolito, è coperto di sangue, e quando Max gli si fa incontro per sostenerlo e aiutarlo riceve la sua razione di botte: i picchiatori non hanno finito, la squadraccia li segue fin sul ponte Santa Trinita, vogliono buttare padre e figlio al fiume. I due si salvano solo grazie a una pattuglia di carabinieri che passa di lì per caso, e quando infine arrivano a casa a mezzanotte, malconci e umiliati, sebbene Cynthia mantenga calma e lucidità e Willy cerchi di minimizzare, lo shock è forte per tutti loro. Scrive Joyce in Portrait: “Tornarono tardi, e la scena è ancora nei miei occhi. Noi due donne (mia madre e io, mia sorella era in Svizzera), affacciate alla ringhiera del secondo piano, sulla scala a spirale da cui si vedeva l’atrio dell’entrata; e loro due che dall’atrio salivano i primi gradini, il viso rivolto in alto, verso di noi. Il viso di mio padre era irriconoscibile; sembrava allargato e appiattito, e in mezzo al sangue che gocciolava ancora sotto i capelli, si vedevano i tagli asimmetrici fatti con la punta dei pugnali: tre sulla fronte, due sulle guance, uno sul mento. Mio fratello aveva il viso tutto gonfio e un occhio che pareva una melanzana. «Non è niente, non è niente», diceva mio padre, cercando di sorridere con le labbra tumefatte. Capii in quel momento quanto ci volesse bene.” In quella sera drammatica che costituisce uno spartiacque nella storia della loro famiglia, Joyce fa tesoro dell’esempio dato dai genitori e dal fratello. Il padre che coraggiosamente cerca di sminuire la portata della violenza e il fratello che lo sostiene forniscono alla Joyce dodicenne «solidità, in quanto alle scelte da fare. Servì a pormi di fronte a ciò che è barbarie e a ciò che invece è civiltà». “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 13-14.
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PRIMA PAGINA Giornale Di Brescia di Oggi sabato, 19 ottobre 2024
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Roma, 10 giugno 1924, ucciso il deputato socialista Matteotti, è la fine della democrazia in Italia
Il 10 giugno 1924, 100 anni fa, il deputato Giacomo Matteotti, segretario del partito socialista unitario, viene rapito a Roma, da alcuni elementi della polizia segreta fascista, la famigerata Ceka, caricato a forza su un’auto e ucciso a pugnalate. Il cadavere, seppellito in una fossa in località Quartarella, a pochi chilometri da Roma, viene trovato due mesi dopo. Dieci giorni prima di venire…
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Ragazzi di stadio
Da La Gazzetta dello Sport dell’8 novembre 1979, la pubblicazione della lettera inviata da Giovanni Fiorillo. Fonte: Umberto Resta, Op. cit. infra Il tifo organizzato a Roma negli anni Ottanta e l’Estate romana: due mondi lontani.Affrontare il capitolo della storia del tifo romanista negli anni Ottanta (e quindi di conseguenza anche di quello laziale, giacché, come ebbe a dirmi qualche tempo fa…
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#1979#calcio#Daniele Segre#Gianni Statera#giovani#Giovanni Fiorillo#omicidio#PCI#ragazzi#Roma#stadio#tifosi#Torino#Umberto Resta#Vincenzo Paparelli
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Ragazzi di stadio
Da La Gazzetta dello Sport dell’8 novembre 1979, la pubblicazione della lettera inviata da Giovanni Fiorillo. Fonte: Umberto Resta, Op. cit. infra Il tifo organizzato a Roma negli anni Ottanta e l’Estate romana: due mondi lontani.Affrontare il capitolo della storia del tifo romanista negli anni Ottanta (e quindi di conseguenza anche di quello laziale, giacché, come ebbe a dirmi qualche tempo fa…
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Ragazzi di stadio
Da La Gazzetta dello Sport dell’8 novembre 1979, la pubblicazione della lettera inviata da Giovanni Fiorillo. Fonte: Umberto Resta, Op. cit. infra Il tifo organizzato a Roma negli anni Ottanta e l’Estate romana: due mondi lontani.Affrontare il capitolo della storia del tifo romanista negli anni Ottanta (e quindi di conseguenza anche di quello laziale, giacché, come ebbe a dirmi qualche tempo fa…
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Ragazzi di stadio
Da La Gazzetta dello Sport dell’8 novembre 1979, la pubblicazione della lettera inviata da Giovanni Fiorillo. Fonte: Umberto Resta, Op. cit. infra Il tifo organizzato a Roma negli anni Ottanta e l’Estate romana: due mondi lontani.Affrontare il capitolo della storia del tifo romanista negli anni Ottanta (e quindi di conseguenza anche di quello laziale, giacché, come ebbe a dirmi qualche tempo fa…
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Perché è importante non essere cattolici.
La chiesa di Roma è un’istituzione religioso-finanziaria monarchica, che si contraddistingue per misoginia, maschilismo, xenofobia, omofobia, razzismo, schiavismo. La sua predicazione è un continuo bullismo nei confronti di chi non si omologhi ai suoi disvalori, alimentando dissapori, odio sociale, molestie, violenze, stupri, omicidi, femminicidi, suicidi.
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#bullismo#cattolico#chiesa di Roma#dissapori#disvalori#femminicidio#maschilismo#misoginia#molestie#odio sociale#omicidio#omofobia#razzismo#schiavismo#stupro#suicidio#violenza#xenofobia
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Nel 2019, il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, viene ucciso a Roma con undici coltellate da due cittadini americani, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth. Sentenza di primo e secondo grado: ergastolo. Qualche mese fa, gli Usa rimandano in Italia il surfista Chico Forti, condannato all'ergastolo, dopo forti pressioni del governo Meloni. Oggi, la Cassazione ha annullato quelle condanne per i due americani. Per Hjorth si dovrà rivedere il concorso in omicidio, per Elder la resistenza a pubblico ufficiale e le aggravanti. Se va proprio male male, avranno, al massimo, 14anni di carcere che tra benefici e buone condotte, diventeranno 5-6 anni. No, dai, non pensate male. Ma vi pare che questo governo di patrioti... grande sostenitore delle forze dell'ordine che ogni giorno rischiano la vita per difendere questo nostro Paese... no, no, dai, non pensateci nemmeno.
@ilpianistasultetto
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Toccata e Fuga
La “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento”, da considerarsi “quasi uno sfioramento” non consente di “configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. Con il solito bolso uso aulico della lingua (che è per il potere il rifugio alla propria stupidità) un bidello è stato assolto dalla quinta sezione penale del Tribunale di Roma, secondo cui il palpeggiamento compiuto da quest'ultimo ad una studentessa nell’aprile del 2022 “non costituisce reato” dato che, per il tribunale, il palpeggiamento, è durato “tra i 5 e i 10 secondi”. Mi ha molto colpito questa sentenza, perchè quantifica la quantità necessaria di un’azione per essere considerata una molestia: come per esempio una suite d’albergo deve avere almeno due stanze altrimenti non può definirsi tale, qui la durata in secondi del gesto non può chiamarsi molestia.
L’altro giorno un post di @oceanblueeurope (che taggo con il suo permesso) si lamentava del come la libertà personale di mostrarsi su Tumblr, soprattutto rispetto al proprio corpo, sia vista spesso come un esplicito invito a chiunque per soddisfare una sua concupiscenza, per dirla come gli esimi giudici. La totalità di questi chiunque sono maschi, di età variabile. Non è la sola che come post fissato in alto sulla bacheca ha questa sorta di avvertimento: non scambiate quello che mi piace fare per il fatto che mi piaccia farlo con uno qualsiasi di voi.
Sembra un concetto limpidissimo e facilissimo da capire. Ma noto che è prontamente disatteso. Tra l’altro, se una delle ragazze se ne lamenta, con tutti i buoni possibili motivi del caso, passa per stronza, nel migliore dei casi.
C’è una sostanziale differenza tra il criticare un’idea e la persona che la trasmette. In un posto come Tumblr, il non accettare una azione che non si condivide è semplicissimo, basta non seguire più il blog da cui questa idea scaturisce. D’altronde, @oceanblueeurope non chiede a nessun altro né di emularla né di fare il contrario, ha tutta la possibilità, nel limite che lei o le regole di questo posto impongono, di poterlo fare. La sua libertà di fatto non va a collidere con nessuna delle libertà altrui.
Una delle subdole convergenze che il Web ha portato nei nostri tempi è una malcelata sessuofobia di genere: pure qui abbiamo tutti molto discusso del fatto che un capezzolo nudo, femminile ovviamente, sia censurato, un’argomentazione farabutta, storicamente errata e infamante di altri no, per il principio della libertà di espressione. Che, per un’idea totalmente anglosassone (e francamente stupidissima), può passare per parole dette o scritte ma non per rappresentazioni visive. Per cui, un paio di tette è molto più “pericoloso” che una citazione del Mein Kampf. Questo non fa altro che fissare la visione della nudità come univoca della sessualità, legata cioè alla condivisione del proprio piacere, e non come qualsiasi altro motivo (liberazione da vincoli, piena espressione di sé, momento di auto considerazione, perfino vanità, non è questo in discussione in questo mio post), che se ci pensiamo bene, è la stessa idea insita nella pornografia industriale, dove basta un sorriso per finire nudi in qualsiasi momento.
Ogni volta che succede un femminicidio, che ricordo è un omicidio perpetrato ad una donna in quanto donna (per cui un delitto tra mafiose ha valore in quanto delitto di mafia e non di genere) si dice che è una questione di educazione. In questi giorni dove un abuso sessuale è al centro della cronaca, nel caso specifico comprendente anche altre questioni niente male (il potere politico, la delazione di genere, il passaggio tra il caso specifico e abitudini di chi, presumibilmente, ha subito un’aggressione) si parla spesso di educare i figli maschi al rispetto delle femmine. È del tutto comprensibile e necessario. Ma prima di questo, sarebbe necessario imparare ad ascoltare, o leggere nel caso che ho citato, e capire cosa chiede un’altra persona, e avere la dignità di perdere un secondo per chiedersi se è meglio essere sinceri, essere limitati e non esagerare, essere pertinenti e chiari.
In sintesi, impariamo a rispettare gli altri, a non sentirci chiamati da spirito divino a commentare cosa fanno e come e a non pensare di vivere in un film porno.
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Lupo Mangia Cane di Nora Venturini: Il ritorno della tassista detective Debora Camilli in un caso tra invisibili e misteri. Recensione di Alessandria today
Nora Venturini ci riporta nelle strade di Roma, dove Debora Camilli si imbatte in un nuovo misterioso caso e affronta il lato più oscuro della capitale.
Nora Venturini ci riporta nelle strade di Roma, dove Debora Camilli si imbatte in un nuovo misterioso caso e affronta il lato più oscuro della capitale Lupo Mangia Cane di Nora Venturini è il secondo capitolo della serie che vede protagonista Debora Camilli, la tassista romana che non riesce proprio a restare fuori dai guai, soprattutto quando si tratta di omicidi. Con il suo taxi Siena 23,…
#ambientazione Roma#Colpi di scena#commissario e tassista#crimine e mistero#Debora Camilli#dinamica investigativa#Edoardo Raggio#Giallo Italiano#indagine poliziesca#indagini parallele#intrighi e misteri.#investigazione e crimine#Investigazioni#invisibili di Roma#Letture consigliate#libri italiani#Lupo Mangia Cane#mistero a Roma#Mondadori#narrativa contemporanea#narrativa di suspense#narrativa gialla#narrativa italiana#Nora Venturini#Omicidio a Roma#protagonista femminile#quartiere Esquilino#relazioni complesse#Roma nascosta#romanzi di successo
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I libri della renna
Il regalo di Natale delle biblioteche di Milano consiste, naturalmente, nei nostri consigli di lettura, scelti per offrire al pubblico un’occasione per distrarsi in totale relax.
È ambientata proprio in tempo di feste l’ultima fatica di Valerio Varesi, L’affittacamere, ma è un Natale un po’ cupo per il commissario Soneri, costretto a scavare anche nel proprio doloroso passato per venire a capo dell���omicidio di un’anziana affittacamere dalla vita piuttosto torbida: “La nostalgia è la sublimazione della paura che ci fa il tempo che passa”. Forse Varesi è riuscito a darci, una volta per tutte, la spiegazione della passione per i libri gialli: “La vita, dopotutto, non assomiglia tragicamente a un omicidio? Non si concludeva sempre con un morto? Non ci ammazzava il tempo logorandoci ogni giorno con un piccolo affronto fino al cedimento? E il tempo non ha bisogno di un alibi come non ce l’ha il boia: compie semplicemente il suo mestiere”. Scritto molto bene, sembra di passeggiare insieme al protagonista per le vie nebbiose di Parma, durante le festività natalizie.
Antonio Manzini, nel titolo del suo ultimo libro della serie del vice questore Rocco Schiavone, Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?, fa il verso al noto film di Ettore Scola con Nino Manfredi e Alberto Sordi, ma l’amico, in questo caso, è misteriosamente scomparso in Sud America e non in Africa. Spassoso e divertente anche durante la trasferta, il coriaceo Rocco sembra ricordare la risposta che Aldo Fabrizi diede ai giornalisti che lo rimproveravano di parlare solo in romanesco: “Sono sicuro che se anche fossi nato altrove parlerei romanesco lo stesso”: è così anche per i nostri eroi, che si trovino a Roma, ad Aosta, a Buenos Aires o in Messico. Buon divertimento!
Anche in La ricreazione è finita, recentissimo romanzo di Dario Ferrari, si respira aria di Natale, ma in questo caso il riferimento cinematografico non è a Scola bensì al Fellini dei Vitelloni, perché il protagonista gigioneggia in quel di Viareggio senza decidersi a dare una svolta, matrimoniale e professionale, alla sua tardo-fanciullesca esperienza personale. Egli riesce però, del tutto inaspettatamente, a vincere un dottorato di ricerca in università e viene incaricato di occuparsi degli scritti del compatriota Tito Sella, morto in carcere dove era stato rinchiuso per il reato di terrorismo. Diversi generi letterari e temi, il romanzo di formazione, il mondo accademico, le suggestioni cinematografiche, storiche e metaletterarie, si intrecciano in questo romanzo davvero accattivante.
Feste decisamente spensierate per chi sceglierà Le imprudenze di Archie di Wodehouse, recentemente ripubblicato da Mursia. Inossidabile humour inglese di ottima lega, del suo stile l’autore diceva: “consiste nel costruire una specie di commedia musicale senza musica, ignorando del tutto la vita reale”. E proprio così, in assoluta leggerezza, vive Archie, il protagonista di questo romanzo che vi lascerà con il sorriso stampato durante tutta la lettura. “Mentre considerava la sua situazione alla fine del primo mese di vita matrimoniale, ad Archie pareva che andasse tutto per il meglio nel migliore di tutti i mondi possibili. … C’erano dei momenti in cui gli sembrava che New York fosse solo stata in attesa del suo arrivo prima di dare ufficialmente inizio ai bagordi”.
Le festività natalizie sono l’occasione giusta anche per affrontare un bel romanzo storico, di quelli “cappa e spada”, soprattutto per chi ha amato I promessi sposi. Il conte Attilio di Claudio Paglieri è infatti il prequel del capolavoro manzoniano e ci offre un punto di vista diverso sulla personalità del famigerato cugino di Don Rodrigo, ma l’ambientazione è sempre la stessa: la nostra grande Milano e le meravigliose sponde del lago di Como.
Ancora in tema con le feste vi proponiamo Un lungo capodanno in noir, in cui dieci autori contemporanei tra i più seguiti ci offrono la loro versione delle feste. Diversi sono anche gli scenari: Roma, Firenze e Milano “con i suoi quartieri e la sua gente; Milano che negli anni Venti ospitava Antonio Gramsci a San Vittore, uno che il Capodanno lo odiava proprio”. Poi un borgo del centro Italia, e infine Barcellona e la Svizzera: un ampio panorama per feste colorate di giallo!
Chiudiamo questa breve rassegna con una garanzia assoluta, ovvero l’ultima raccolta di racconti gialli di Simenon pubblicata da Adelphi: I misteri del Grand-Saint-Georges, anch’essa, in qualche modo, in tema con il Natale perché ambientata nei paesaggi innevati della Lituania. Una tremenda vendetta è l'argomento della prima storia, un “racconto di Natale per grandi” è il sottotitolo della seconda, mentre l’ultima, Il piccolo sarto e il cappellaio, sarà poi sviluppata nel romanzo I fantasmi del cappellaio: basta un semplice pezzettino di carta per suscitare i più atroci sospetti e scatenare la tensione.
Di nuovo auguri di buone feste a tutti i nostri fedelissimi lettori!
#georges simenon#valerio varesi#antonio manzini#ettore scola#dario ferrari#pg wodehouse#claudio paglieri
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PRIMA PAGINA La Nuova Di Venezia E Mestre di Oggi giovedì, 03 ottobre 2024
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#far #legionenera
Questo è un libro che parla di un tempo perduto. Il titolo spaventa solo perché reca in se parole considerate tabù. Ci fu un tempo in cui vi erano distinzioni tra destra e sinistra, tra valori e disvalori, tra azione e reazione. Bene, Salierno gli attraversa universalmente tutti e lo fa in prima persona. Vive metà della sua vita come "fascista" come commissario politico della sez. Romana di Colle Oppio, poi per omicidio, è messo in carcere, ne uscirà incredibilmente come sociologo marxista di estrema sinistra. Questa autobiografia è un’opera che ha però il ritmo di un romanzo. Una lettura coinvolgente, dura e violenta, che proietta il lettore nella Roma degli anni pesanti, quelli dalle lotte tra fascisti e comunisti. Nella sezione missina di Colle Oppio, nei bar e nelle trattorie della periferia e nei vicoli stretti del centro si muovono il protagonista e gli altri "camerati", che sognano di far rinascere la RSI. Il protagonista viene affascinato dai vecchi reduci e dalla figura severa e mistica di Julius Evola, mentre è deluso dalla debole e rinunciataria politica dei dirigenti del suo partito....
Io sono solo un lettore, non influenzeró con il mio pensiero questo splendido romanzo quasi saggio, ricordando solo che quello fu il tempo di Pier Paolo Pasolini : l'uomo sismografo, cui la quotidiana misurazione dei movimenti della società italiana aveva aperto anticipatamente gli occhi sopra la confusione dei ruoli, l'indistinzione dei profili, la dissolvenza dei colori tra destra e sinistra sopra un futuro che è il nostro presente.
#sociologia
#fuan #nar #br #credo #lottacontinua #giuliosalierno #pasolini #boiachimolla #evola
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In ricordo di Francesco Cecchin 🌹
16 giugno 1979, Roma, Ospedale San Giovanni, su un letto che lo teneva in coma da diciannove giorni, muore il diciassettenne Francesco Cecchin. Dai referti medici emergono gravi fratture e traumi, tra cui una profonda lesione alla milza, distrutta durante il pestaggio precedente al lancio del suo corpo da un terrazzo alto 5 metri.
Francesco è un giovane militante del Fronte della Gioventù e frequenta la sezione di via Migiurtinia, la zona più rossa del noto “quartiere Africano” . A scuola viene preso di mira dai compagni e isolato, costretto a cambiare istituto, esattamente come accadde quattro anni prima a Sergio Ramelli, un copione che si ripete in un teatro di odio e violenza: l’Italia degli Anni di Piombo.
Il 28 maggio 1979 è un giorno apparentemente ordinario. Sono le 20 e Francesco è intento a preparare un’affissione con altri due militanti, quando viene notato da un gruppo di comunisti, giunti con una Fiat 850, che considera la zona di sua “proprietà”. Seguono insulti e intimidazioni che Francesco respinge con la sua forte personalità. I comunisti si dileguano. Ma non finisce così quella notte. Verso la mezzanotte Francesco esce accompagnato da sua sorella maggiore, Maria Carla. È buio e dal marciapiede di via Montebuono scorge la stessa Fiat 850 bianca da cui scendono due uomini che iniziano a correre contro di lui e scappa, dopo aver detto alla sorella di fare altrettanto.
Si rifugia nel palazzo al civico n.5 della stessa via, dove abitava un suo amico, ma viene raggiunto sopra il terrazzo su cui si consuma la brutale aggressione. Viene ritrovato così, disteso a terra, ancora vivo, ma privo di conoscenza. Perde sangue dalla tempia e dal naso.
L’evoluzione giudiziaria del suo omicidio è un delirio mediatico in cui si intrecciano scarsa accuratezza delle indagini, assurdità, silenzi, fino alla sentenza definitiva: «È convinzione della Corte che, nel caso di specie, non si sia trattato di omicidio preterintenzionale, ma di vero e proprio omicidio volontario».
Una morte scomoda che, ancora oggi, è rimasta senza colpevoli.
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