#dinamica investigativa
Explore tagged Tumblr posts
Text
Lupo Mangia Cane di Nora Venturini: Il ritorno della tassista detective Debora Camilli in un caso tra invisibili e misteri. Recensione di Alessandria today
Nora Venturini ci riporta nelle strade di Roma, dove Debora Camilli si imbatte in un nuovo misterioso caso e affronta il lato più oscuro della capitale.
Nora Venturini ci riporta nelle strade di Roma, dove Debora Camilli si imbatte in un nuovo misterioso caso e affronta il lato più oscuro della capitale Lupo Mangia Cane di Nora Venturini è il secondo capitolo della serie che vede protagonista Debora Camilli, la tassista romana che non riesce proprio a restare fuori dai guai, soprattutto quando si tratta di omicidi. Con il suo taxi Siena 23,…
#ambientazione Roma#Colpi di scena#commissario e tassista#crimine e mistero#Debora Camilli#dinamica investigativa#Edoardo Raggio#Giallo Italiano#indagine poliziesca#indagini parallele#intrighi e misteri.#investigazione e crimine#Investigazioni#invisibili di Roma#Letture consigliate#libri italiani#Lupo Mangia Cane#mistero a Roma#Mondadori#narrativa contemporanea#narrativa di suspense#narrativa gialla#narrativa italiana#Nora Venturini#Omicidio a Roma#protagonista femminile#quartiere Esquilino#relazioni complesse#Roma nascosta#romanzi di successo
0 notes
Video
Ragazza di 18 anni morta in strada: l'incidente in monopattino, l'amica ferita, la sorellina che le cercava. «Forse un malore» Erano a una festa con amici e sono uscite di notte per fare un giro in monopattino. Un'emozione che è costata la vita a una ragazza di 18 anni ed ha mandato in ospedale la sua amica 17enne. È successo poco prima delle 2 delle notte tra domenica 4 e lunedì 5 agosto in via Bonomi, quartiere Pavia Ovest, in una zona periferica della città. Un dramma sul quale sta indagando la polizia: risposte importanti potrebbero arrivare dall'autopsia sulla 18enne e dagli esami a cui è stata sottoposta l'amica. Chi sono le ragazze Le due giovani sono entrambe italiane e risiedono in provincia di Pavia. A lanciare l'allarme sono stati alcuni residenti nella zona, dopo aver sentito un urlo che improvvisamente ha squarciato il silenzio di un'afosa notte di mezza estate. Sul posto sono subito arrivati gli operatori del 118. La 18enne, alla guida del monopattino, era in arresto cardiaco. Vicino a lei l'amica, incosciente ma in condizioni meno gravi. A pochi metri il mezzo sul quale le due ragazze viaggiavano. La 18enne morta in ospedale La giovane di 18 anni è stata trasportata in ambulanza al San Matteo, che si trova a breve distanza dal luogo dove è avvenuto l'incidente. I medici del Policlinico hanno cercato in ogni modo di rianimarla, ma inutilmente. La scientifica ha effettuato rilievi sul posto e dai primi accertamenti sembra che la ragazza abbia avuto un improvviso malore, che le avrebbe fatto perdere il controllo del monopattino. Come sta l'amica Anche la 17enne è stata trasferita in ospedale. Nella caduta dal monopattino ha riportato un lieve trauma cranico e altre lesioni. È sotto osservazione in ospedale, ma le sue condizioni sono fortunatamente in via di miglioramento. Alla festa era presente anche la sorella minore della giovane rimasta ferita, una ragazza di 15 anni: non vedendo ritornare la sorella e l'amica, si è preoccupata ed è uscita per cercarle. I residenti svegliati dal rumore Via Bonomi, alla periferia occidentale di Pavia, è una zona che si caratterizza per la presenza di diverse villette di recente costruzione. Nelle vicinanze sorge un supermercato. Il rumore provocato dall'incidente e l'urlo seguito alla caduta delle ragazze dal monopattino hanno svegliato le persone che abitano nella strada. Sul posto, oltre al 118, sono subito intervenuti gli agenti della Questura di Pavia. La dinamica: ipotesi malore La polizia scientifica ha effettuato in via Bonomi i rilievi necessari a ricostruire la dinamica dell'incidente. È stata quasi subito esclusa la presenza di un altro mezzo. Le due ragazze sarebbero cadute dal monopattino da sole, senza essere urtate da un'auto di passaggio. A determinare l'incidente sembra sia stato l'improvviso malore della più grande che era alla guida del monopattino. E sarà proprio l'autopsia a dare certezza o meno all'ipotesi investigativa. L'indagine sulla festa L'indagine dovrà anche fare luce sulla festa dalla quale provenivano le due ragazze. Non è escluso che possano essere ascoltati alcuni amici delle giovani, per ricostruire la serata. Restano da capire anche le ragioni che hanno indotto le due ragazze a spingersi, nel cuore della notte, in una zona periferica e così isolata della città. Il precedente a Giussago Nel Pavese solo pochi giorni fa, il 26 luglio, due ragazzine di 12 anni a bordo di un monopattino erano state investite da un'auto a Giussago. A riportare le conseguenze più gravi era stata quella alla guida, trasportata in elisoccorso all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in gravi condizioni. Meno serie le conseguenze per l'amica, curata al San Matteo di Pavia. Il conducente della vettura, un uomo di 47 anni, si era subito fermato chiedendo l'intervento dei soccorsi.
0 notes
Text
Milano, rapina una donna minacciandola con la pistola: arrestato 25enne peruviano
Milano, rapina una donna minacciandola con la pistola: arrestato 25enne peruviano La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un cittadino peruviano di 25 anni, senza fissa dimora, con precedenti per reati contro il patrimonio, ritenuto responsabile di una rapina aggravata commessa con l’uso di armi a fine marzo scorso. L’attività investigativa condotta dai poliziotti della Squadra investigativa del Commissariato Sempione ha preso il via dalla rapina commessa il 27 marzo 2024 ai danni di una ragazza italiana di 30 anni: verso le ore 20.30, la donna, nel rincasare in zona De Angeli, proprio davanti al portone del suo stabile, è stata avvicinata da un uomo che, in lingua spagnola e probabilmente alterato per l’uso di sostanze alcoliche, dopo aver armato una pistola che le aveva mostrato, le ha intimato di consegnargli denaro, portafoglio, cellulare e carte di credito che lo stesso avrebbe poi utilizzato in un negozio di alimentari in via Inganni. A seguito dell’attività investigativa intrapresa, nella quale sono stati analizzati i filmati della metropolitana presupponendo fosse stata utilizzata per la fuga, gli agenti sono riusciti a risalire all’autore del crimine e a ricostruire e confermare la dinamica dell’episodio criminoso. Le indagini del Commissariato Sempione, hanno pertanto permesso di assicurare il cittadino peruviano in carcere, già sottoposto ad obbligo di firma presso altro commissariato per avere commesso analogo reato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Con gli elementi ad oggi noti, sia sulla dinamica dei fatti sia sull’autopsia, NON è possibile escludere che le concause di morte del ragazzo di 31 anni, avvenuta ad Empoli il 17 gennaio durante un fermo di polizia con mani e piedi legati, siano imputabili a terzi.
Sono ancora in corso accertamenti medico legali delicati e complessi e col passare dei giorni crescono i dubbi e lo sgomento per quanto successo quel maledetto pomeriggio: se qualcuno avesse agito in maniera diversa Arafet sarebbe ancora vivo?
La fase investigativa prosegue, molti ancora sono i dettagli incompleti.
Rispediamo al mittente ogni conclusione frettolosa e inopportuna di una “morte per droga” uscita su alcuni mezzi di informazione che si sono immediatamente adoperati per strumentalizzare le notizie contenute nella relazione preliminare del medico legale nominato dal PM. Un primo test tossicologico ha accertato sì la presenza di cocaina, ma non le quantità, ed è una follia senza alcuna base logica e scientifica accostare ad ora le cause della morte a tale sostanza psicoattiva senza averne determinato i livelli. Ma purtroppo anche questo è un film già visto, per Cucchi, Aldrovandi, Magherini e troppi altri morti nelle mani dello Stato. Un film dal triste copione ripetitivo, che demonizza la vittima e rapidamente la dipinge come carnefice di se stessa.
Ma la verità spesso è un’altra, è quella scritta da chi ha combattuto per anni contro i depistaggi, contro le false testimonianze e l’omertà, contro le lastre con fratture omesse (Caso Cucchi), contro ricostruzioni fantasiose di deliri per droga senza basi scientifiche (Caso Aldrovandi, Magherini ecc..), contro le scale assassine, contro i manganelli che diventano guanti (Caso Ferrulli), contro filmati manomessi ad arte per garantire l’impunità a chi aveva con violenza agito (Caso Scaroni).
È vero che la TAC di Arafet ha accertato l’assenza di fratture, ma questo non esclude altri tipi di morte, e qualcuno ci dovrà spiegare la presenza di echimosi e segni di colluttazione sul volto e su altre parti del corpo, qualcuno ci dovrà spiegare la presenza di altri sintomi interni che necessitano di una comprensione approfondita. Per interpretazioni meticolose e professionali, affiancheremo al prezioso lavoro del medico legale di parte anche ulteriori consulenze specifiche.
Manteniamo pertanto la massima prudenza e riserbo sulla vicenda perché l’autopsia, come le indagini, non è ancora terminata e perché la Procura non ha ancora messo a disposizione tutte le carte e i filmati delle telecamere richiesti, fondamentali per ricostruire quanto avvenuto quel giorno. Ribadiamo quindi che gli elementi ad oggi in mano all’avvocato e ai consulenti della famiglia di Arafet, non permettono di escludere alcuna ipotesi sulle cause della morte, c’è ancora molto da valutare e chiarire prima di arrivare a concludere. Dalle dichiarazioni raccolte dai testimoni, tra cui gli stessi sanitari, abbiamo una sola certezza: all’arrivo del 118 Arafet era già morto.
Anche ciò che è successo nel bagno, unico luogo senza telecamere, è un passaggio rilevante su cui dovremo concentrare attenzione e indagini, l’assenza di immagini video probabilmente non ci darà mai la certezza di cosa è realmente accaduto là dentro, ma tutti i test sul corpo di Arafet molto potranno dire su cosa ha eventualmente subito.
Stiamo svolgendo i numerosi accertamenti e così sta facendo la Procura, ma andiamo avanti per la ricostruzione della verità con la massima attenzione e con l’autonomia imposta dalla nostra esperienza, costruita sulle tante vergogne processuali a garanzia troppo spesso di un impunità inaccettabile che ha gravato sul dolore già immenso delle tante altre famiglie che hanno pianto i loro cari in questi anni. Siamo stanchi di tutta questa sofferenza, ma determinati nell’andare fino in fondo.
Nell’attesa di fondamentali novità che usciranno a breve, continuiamo a chiedere l’aiuto di tutti su questo caso, sia per mantenere alta l’attenzione, sia per ribadire l’importanza del contributo di tutti. Ad oggi, 01/02/19, il preventivo complessivo per tutti i consulenti che stanno già lavorando, ammonta a 5.200 euro, cifra probabilmente destinata a salire. Nell’immediato siamo riusciti a coprire con la cassa interna di Acad (soldi derivati dal tesseramento più altri benefit) gli anticipi ai consulenti per un totale di 1.000 euro, altre realtà si sono in fretta mosse per contribuire a sostenere le spese più urgenti. Molte famiglie delle vittime hanno rinunciato in passato per paura e per l’enorme sforzo economico spesso necessario in questo tipo di processi, per questo sottolineiamo la necessità di non lasciar sola la famiglia di Arafet e di portare avanti questa battaglia di verità e giustizia con la forza della solidarietà popolare.
VERITÀ E GIUSTIZIA PER ARAFET
ACAD-Onlus
4 notes
·
View notes
Text
Egitto, auto causa maxi incidente Al Cairo
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/egitto-auto-causa-maxi-incidente-al-cairo/
Egitto, auto causa maxi incidente Al Cairo
Egitto, auto causa maxi incidente Al Cairo
Sarebbero almeno 19 le persone morte e circa una trentina quelle rimaste ferite a causa di una esplosione avvenuta all’Istituto nazionale per il cancro del Cairo, il più importante ospedale oncologico della capitale che si trova non lontano dalla famosa piaza Tahrir.
Quello che le autorità ancora definiscono un incidente è stato causato da un’auto che ha percorso una strada contromano e si è schiantata contro altre vetture per poi esplodere. Semplici passanti e automobilisti le vittime dell’esplosione secondo l’agenzia Mena che ha interpellato l’ufficio stampa dell’Università del Cairo. I pazienti ricoverati sono dunque rimasti illesi. Ma l’ospedale è stato immediatamente evacuato.
Il ministero dell’Interno ha ordinato lo stato di allerta “per gestire la situazione e assicurare la migliore assistenza possibile alle persone coinvolte”.
Sul posto sono state inviate 42 ambulanze per trasportare i feriti all’ospedale Nasser. Il ministro della Salute Hala Zayed ha visitato i feriti per accertarsi delle loro condizioni e ha ordinato che sia prestata loro ogni cura di cui abbiano bisogno. “Una unità di crisi è stata istituita per gestire ogni possibile sviluppo della tragedia”, ha aggiunto.
L’automobile che ha causato l’esplosione – ha riferito il portavoce del ministero della Salute Khaled Megahed – viaggiava contromano ad alta velocità sulla Corniche al Maadi e ha travolto diversi veicoli innescando l’esplosione che ha a sua volta scatenato l’incendio che ha interessato gran parte dell’ospedale.
Il pm egiziano Nabil Ahmed Sadeq ha ordinato un’inchiesta e inviato una squadra investigativa. In un primo momento era stata diffusa la notizia che l’esplosione era stata provocata da una bombola di ossigeno all’ospedale oncologico del Cairo. Ma, come detto, la dinamica sarebbe diversa.
Sarebbero almeno 19 le persone morte e circa una trentina quelle rimaste ferite a causa di una esplosione avvenuta all’Istituto nazionale per il cancro del Cairo, il più importante ospedale oncologico della capitale che si trova non lontano dalla famosa piaza Tahrir. Quello che le autorità anc…
Rosa Marchetti
0 notes
Link
ASCOLI PICENIO – Nell’ ambito del 245° anniversario della fondazione del Corpo della Guardia di Finanza. Il Col. Michele Iadarolaa, quindi, tracciato il resoconto dell’attività condotta negli ultimi 17 mesi.
PIANO D’AZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA
Sono 6.099 gli interventi ispettivi conclusi dai Reparti del Comando Provinciale Guardia di Finanza Ascoli Piceno tra il gennaio del 2018 e il maggio del 2019; 184 sono, invece, le indagini delegate al Corpo, nello stesso periodo, dalla magistratura ordinaria e contabile.
Cifre, queste, che danno il senso dell’intensificazione delle attività della GdF contro i più gravi fenomeni di illegalità economico-finanziaria.
Interventi mirati, indirizzati nei confronti di target accuratamente selezionati grazie ad attività di intelligence, al controllo economico del territorio e ad analisi di rischio, ulteriormente migliorata, quest’ultima, in ragione della potenziata interazione tra le banche dati a disposizione e all’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria.
LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI
Frodi carosello, indebite compensazioni e traffici illeciti di prodotti petroliferi si confermano al centro dell’attenzione operativa della Guardia di Finanza. Settori in cui, nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019, ha eseguito, nell’ambito di piani d’intervento coordinati con l’Agenzia delle Entrate, 383 interventi ispettivi.
Sono stati denunciati 99 soggetti per reati fiscali. Ammontano a 56 le indagini delegate dalla magistratura e ad oltre 19 milioni di euro le proposte di sequestro avanzate mentre le misure patrimoniali eseguite sono pari a 1,5 milioni di euro.
Importanti i risultati conseguiti dal Corpo anche nel settore del contrasto alle frodi all’Iva (meglio note come frodi “carosello”), in quello dei carburanti e delle indebite compensazioni di debiti tributari e previdenziali con crediti IVA fittizi, che hanno visto, in diversi casi, anche il coinvolgimento di professionisti. Sono 15, infatti, i casi scoperti di società “cartiere” o “fantasma” utilizzate per frodi carosello o indebite compensazioni (punto 1 della scheda in allegato).
Nel contrasto all’economia sommersa sono stati individuati 73 soggetti sconosciuti al Fisco (evasori totali), che hanno evaso complessivamente 44 miloni di euro di IVA. Inoltre, sono stati verbalizzati 6 datori di lavoro per aver impiegato 29 lavoratori in “nero” o irregolari.
Ammontano complessivamente a 30 gli interventi nel settore delle accise, che hanno portato al sequestro di oltre 3.750 Kg. di carburante oggetto di frode, cui si aggiunge un consumato in frode di oltre 466.115 Kg..
Nel settore dei giochi e delle scommesse illegali, i controlli eseguiti sono stati 49 con 17 violazioni rilevate; sono, invece, 4 le indagini di polizia giudiziaria concluse nello stesso comparto.
CONTRASTO AGLI ILLECITI NEL SETTORE DELLA TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA
L’azione della Guardia di Finanza contro gli illeciti in materia di spesa pubblica è finalizzata a individuare quelle condotte che, pregiudicando la legalità e la correttezza nella Pubblica Amministrazione, minano il puntuale utilizzo delle risorse, favorendo sprechi e malversazioni. Il settore è strategico per il Paese: solo un equo impiego degli investimenti e dei fondi pubblici può, infatti, sostenere la competitività e una piena ripresa del tessuto economico nazionale.
È per questa ragione che il Corpo continua a rafforzare il proprio dispositivo di vigilanza, che si sviluppa lungo una duplice direttrice: il potenziamento delle unità operative territoriali dedicate allo specifico settore di servizio e l’intensificazione delle collaborazioni con le Autorità e gli Enti di gestione, con particolare riferimento ai settori della spesa previdenziale, sanitaria, dei fondi europei destinati alla realizzazione di progetti, dove il corretto impiego delle risorse, oltre a contribuire a contenere l’esborso complessivo dello Stato, come nel caso di trattamenti pensionistici e di invalidità non spettanti, si traduce in un miglioramento della qualità della spesa, con positive ricadute in termini di sviluppo del Paese.
È in questo senso che vanno letti i risultati conseguiti dalla Guardia di Finanza nel settore nel periodo gennaio 2018-maggio 2019.
Ai 356 interventi svolti a tutela dei principali flussi di spesa pubblica, dagli appalti agli incentivi alle imprese, dalla spesa sanitaria alle erogazioni a carico del sistema previdenziale, dai fondi europei alla responsabilità per danno erariale, si aggiungono 39 deleghe d’indagine concluse in collaborazione con la Magistratura ordinaria con la Corte dei Conti.
Le frodi scoperte dai Reparti in danno del bilancio nazionale e comunitario sono state pari a oltre 46 mila euro, mentre si attestano intorno ai 135 mila euro quelle nel comparto della spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria, con un numero di persone denunciate complessivamente pari a 12.
Sul versante dei danni erariali sono state segnalate condotte illecite alla Magistratura contabile per circa 8,5 milioni di euro, a carico di 47 soggetti (punto 2 della scheda in allegato).
I controlli svolti in materia di prestazioni sociali agevolate e di indebita esenzione dal pagamento dei ticket sanitari hanno fatto emergere tassi di irregolarità pari, rispettivamente, al 13% e al 100%. Nel caso dei ticket sanitari è stata sviluppata una specifica analisi di rischio in grado di evidenziare i nominativi di beneficiari già caratterizzati da elevati indici di anomalia.
Passando al settore degli appalti, il valore delle procedure contrattuali risultate irregolari è stato pari a oltre 7,5 milioni di euro; contestualmente, l’ammontare complessivo delle gare sottoposte a controllo si è attestato a circa 8 milioni di euro. Le persone denunciate per reati in materia di appalti, corruzione e altri reati contro la Pubblica amministrazione sono state 15.
Un sicuro indice dell’efficienza dell’azione investigativa è rappresentato dai dati sui sequestri. Le determinazioni dell’Autorità giudiziaria che ha accolto le proposte di sequestro avanzate dai Reparti del Corpo rappresentano, infatti, la concreta misura della possibilità per lo Stato di vedere ristorati i danni causati dai fenomeni di illegalità, frode, malaffare e cattiva gestione scoperti dalla GdF.
In questa prospettiva, l’azione dei Reparti della Guardia di Finanza è in pieno svolgimento per disvelare condotte illecite, sprechi di fondi e risorse pubbliche, fenomeni corruttivi e di disonestà nei riguardi della Pubblica Amministrazione, attraverso interventi mirati e indagini di polizia giudiziaria.
CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ED ECONOMICO-FINANZIARIA
Sul fronte del contrasto alla criminalità economico-finanziaria, sono state 2.011 le attività ispettive condotte allo scopo di individuare le diverse forme di infiltrazione e gli interessi finanziari, economici e imprenditoriali della criminalità.
Le attività investigative sono orientate verso contesti che, sulla base di una preventiva analisi delle fenomenologie illecite presenti nelle singole realtà territoriali, risultino connotati da concreti e immediati profili di rischio: si pensi ai negozi giuridici conclusi da soggetti apparentemente privi di adeguate capacità finanziarie; o ancora ai settori di particolare rilevanza strategica come, ad esempio, quello dei prodotti energetici, o ancora ai casi di reimpiego di proventi illeciti in quelli che vengono definiti “beni rifugio” (diamanti, metalli preziosi, valute pregiate, opere d’arte, reperti archeologici, ecc.).
In quest’ottica, si è proseguito nell’opera di rafforzamento dello sviluppo degli accertamenti patrimoniali in applicazione della normativa antimafia (anche nei confronti di soggetti connotati da “pericolosità economico-finanziaria”) e del monitoraggio delle diverse manifestazioni della criminalità nel territorio di riferimento (includendo la c.d. “area grigia”, rappresentata da soggetti che, pur non affiliati alle consorterie, si propongono quali facilitatori della penetrazione criminale nel tessuto socio/economico) attraverso un’estesa proiezione dei Gruppi di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) sull’intera circoscrizione di competenza e mediante la dinamica interlocuzione con il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e i Reparti territoriali insistenti nei distretti di Corte d’Appello.
Con riferimento ai risultati conseguiti in applicazione della normativa antimafia, sono stati sottoposti ad accertamenti patrimoniali quasi 371 soggetti; ammonta, invece, a oltre 7,5 milioni di euro il valore dei beni mobili, immobili, aziende, quote societarie e disponibilità finanziarie proposti all’Autorità Giudiziaria per il sequestro, mentre i provvedimenti di sequestro e confisca operati hanno raggiunto, rispettivamente, la quota di oltre 305.000 euro
Al contempo, è avvertita l’esigenza di ricorrere in maniera sistematica e crescente alle alternative misure di prevenzione, individuate dal Codice Antimafia nell’amministrazione e nel controllo giudiziario di aziende infiltrate o condizionate dalla criminalità organizzata, tese al recupero delle condizioni di legalità ed al reinserimento nel mercato economico di queste realtà imprenditoriali.
Infine, continua incessantemente la collaborazione istituzionale con le Autorità Prefettizie, quale fulcro del sistema di prevenzione antimafia in ambito provinciale.
Complessivamente sono stati eseguiti quasi 1.846 accertamenti a seguito di richieste pervenute dai Prefetti della Repubblica, la maggior parte dei quali (quasi 1.843) riferiti alle verifiche funzionali al rilascio della documentazione antimafia.
L’azione volta alla prevenzione e repressione del riciclaggio dei capitali per impedirne l’introduzione nel tessuto economico-finanziario sano del Paese, nonché per intercettare possibili pratiche di finanziamento del terrorismo, si è fondata e continuerà sempre più a basarsi in futuro, sul piano repressivo, nell’esecuzione di mirate indagini di polizia giudiziaria e sul piano preventivo, nell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette inviate dai soggetti obbligati ai sensi della normativa antiriciclaggio.
Tali attività si sono concretizzate, in particolare, nello sviluppo di 78 indagini di polizia giudiziaria, da cui è scaturita la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 5 persone per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio. Il valore del riciclaggio accertato si è attestato intorno ai 24 milioni di euro.
Sul fronte della prevenzione, si è proceduto all’analisi di 97 segnalazioni di operazioni sospette.
Per il contrasto del riciclaggio di denaro e del finanziamento al terrorismo la Guardia di Finanza si muove lungo tre importanti direttrici, tese a valorizzare rispettivamente le informazioni acquisite nell’ambito delle attività preventive, delle indagini di polizia giudiziaria e nel corso del controllo economico del territorio.
In questo contesto assume, inoltre, grande rilievo il monitoraggio dei movimenti transfrontalieri di valuta che può offrire utili spunti investigativi per l’avvio di più penetranti
Sempre al fine di garantire la tutela della trasparenza e della legalità del sistema economico-imprenditoriale, ulteriore priorità del Corpo continuerà ad essere quella di reprimere i reati fallimentari, societari e bancari, nonché i fenomeni usurari e di abusivismo bancario e finanziario, per salvaguardare i risparmiatori da offerte di soluzioni d’investimento non sicure.
Con particolare riguardo al campo dei reati fallimentari sono stati sequestrati beni per un valore pari a circa 5,2 milioni di euro, su un totale di patrimoni risultati distratti di oltre 12 milioni di euro.
Intensificata anche l’azione di contrasto in materia di falsificazione monetaria, con l’obiettivo di ricostruire l’intera filiera del falso (attraverso l’individuazione dei centri di produzione e di distribuzione delle banconote/monete contraffatte) e di contrastare le insidiose condotte basate sull’alterazione dei mezzi di pagamento elettronici, come la clonazione di carte di credito e di debito, posti in essere anche attraverso l’utilizzo della rete internet, nell’ottica di salvaguardare l’integrità patrimoniale dei legittimi titolari e degli istituti emittenti. In tale comparto operativo è stato denunciato 1 soggetto, con l’esecuzione di sequestri di valute, titoli, certificati e valori bollati contraffatti per un valore complessivo di oltre 45.000 euro.
In tema di sicurezza prodotti, di contrasto alla contraffazione e al falso made in Italy e di lotta all’illecito sfruttamento economico delle opere protette dal diritto d’autore, i Reparti operativi hanno eseguito oltre 24 interventi. Sequestrati circa 2.000 prodotti industriali contraffatti, con falsa indicazione “made in Italy” o non sicuri nonché rilevanti quantitativi di prodotti alimentari recanti marchi industriali falsificati o indicazioni non veritiere circa l’origine e la qualità.
CONTROLLO DEL TERRITORIO E CONTRASTO AI TRAFFICI ILLECITI VIA MARE
Il controllo del territorio, del mare e dello spazio aereo sovrastante per il contrasto ai traffici illeciti è assicurato da un dispositivo d’intervento unitario, che integra tra loro le componenti territoriali, investigative, aeronavali e speciali del Corpo.
In questo contesto, assume particolare rilevanza l’attività svolta dalla Guardia di Finanza a mare in materia di lotta ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria, cui si aggiunge il contrasto dei traffici illeciti, oggetto di un importante riconoscimento a cura del D.Lgs. n. 177/2016 e del decreto del Ministro dell’Interno datato 15 agosto 2017 che ha individuato il Corpo quale unica Forza di polizia nazionale deputata ad assicurare i servizi di Ordine e Sicurezza Pubblica in ambiente marino, cui sono state affidate le funzioni operative di sicurezza del mare.
A tale ultimo riguardo, la Guardia di Finanza collabora con l’Agenzia della Guardia di Frontiera e Costiera FRONTEX fin dal 2007, anno in cui sono state avviate le operazioni congiunte per la vigilanza marittima e terrestre dei confini esterni dell’Unione europea.
Allo stato attuale il Corpo sta coordinando, attraverso l’International Coordination Centre presso il Comando Operativo Aeronavale di Pomezia, l’operazione “THEMIS 2019”, per il controllo del Mediterraneo centrale e meridionale, cui partecipano numerosi Paesi membri, oltre ad Agenzie europee e Organizzazioni Internazionali (EASO, EFCA, EMSA, EUROPOL, FRA, EUROJUST, IOM, EEAS/CSDP, INTERPOL E UNHCR) e sta, altresì, prendendo parte, con la propria flotta aeronavale, alle attività di sorveglianza in Spagna e in Grecia attraverso le Operazioni “INDALO 2019” e “POSEIDON 2019”.
Nell’azione di contrasto ai fenomeni illeciti che interessano le coste meridionali del Paese, la Guardia di Finanza pone particolare attenzione al settore del basso Adriatico e dell’alto Ionio prospiciente le coste calabresi e pugliesi: proprio qui, infatti, si è riacutizzato il fenomeno del traffico di stupefacenti via mare, attraverso l’uso di potenti gommoni oceanici
Parlando più in generale, ammontano a quasi 8 Kg. le sostanze stupefacenti sequestrate dai reparti provinciali tra il gennaio del 2018 e il maggio del 2019: 3,3 Kg. tra hashish e marijuana, 3,9 Kg. di eroina e cocaina. 13 sono stati i narcotrafficanti arrestati e 1 mezzo utilizzati per l’illecito traffico sequestrati.
Questa la scheda delle principali operazioni di serivizio (periodo gennaio 2018 – maggio 2019)
LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI
SOCIETÀ “CARTIERE” O “FANTASMA” UTILIZZATE PER FRODI CAROSELLO O INDEBITE COMPENSAZIONI
Tra le operazioni più importanti, si segnala quella della Compagnia San Benedetto del Tronto nei confronti di un sodalizio criminale con cui sono stati denunciati 7 soggetti per reati fiscali e riciclaggio, con emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società “cartiere o filtro” per oltre 35 milioni di euro e un’iva evasa pari a oltre 6 milioni di euro.
Significativa sempre della Compagnia San Benedetto del Tronto, è anche l’operazione conclusiva di accertamenti nei confronti di una società da cui sono state denunciate due persone per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione e occultamento o distruzione delle scritture contabili), nonché il recupero a tassazione grazie anche alle indagini finanziarie, di oltre 28,5 milioni di euro e iva per oltre 6 milioni di euro.
Si segnala anche un’attività svolta dal Nucleo Polizia Economico-Finanziaria Ascoli Piceno, nei confronti di una associazione senza fini di lucro, la cui veste giuridica serviva solo da “schermo” al fine di ottenere i benefici fiscali previsti dalla legge 398/91. Gli elementi di riscontro posti in essere sono stati rivolti alla riqualificazione della natura giuridica della verificata, da società sportiva dilettantistica senza fini di lucro a società commerciale a tutti gli effetti, la denuncia all’A.G. di n. 2 soggetti per reati fiscali e il recupero a tassazione di ricavi per oltre 28,5 milioni di euro e iva dovuta per oltre 6 milioni di euro.
CONTRASTO AGLI ILLECITI NEL SETTORE DELLA TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA
FRODI IN DANNO DEL BILANCIO NAZIONALE E COMUNITARIO
Il Nucleo Polizia Economico-Finanziaria Ascoli Piceno, ha rilevato irregolarità nella condotta di taluni amministratori e dirigenti di un ente locale che, in accordo con alcuni imprenditori, avrebbero di fatto affidato la gestione di una struttura pubblica, l’esecuzione di alcuni lavori di messa a norma e, soprattutto, la costruzione e la gestione dell’impianto fotovoltaico (per un valore di circa 8.000.000 di euro) dissimulando, tramite l’affidamento in gestione di una struttura sportiva, un vero e proprio appalto di lavori pubblici senza ricorrere alle previste procedure ad evidenza pubblica. Il profitto del reato è stato quantificato in 3.457.514,70 €, derivante soprattutto dai contributi corrisposti dal GSE direttamente ai privati che gestiscono tuttora l’impianto fotovoltaico. In conclusione, sono stati segnalati all’A.G. competente nr. 27 soggetti per i seguenti reati di Turbata libertà degli incanti, Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, Peculato.
In tale ambito, merita altresì menzione l’operazione di servizio condotta sempre dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Ascoli Piceno, relativa a una rilevante truffa perpetrata in materia di prestazioni assistenziali e pensioni per un importo illecitamente percepito di oltre 100.000 euro con la denuncia di un soggetto.
0 notes
Text
Sgominata banda dedita a spaccio, rapine ed estorsioni, cinque arresti nel catanzarese
New Post has been published on https://calabriawebtv.com/sgominata-banda-dedita-a-spaccio-rapine-ed-estorsioni-cinque-arresti-nel-catanzarese/
Sgominata banda dedita a spaccio, rapine ed estorsioni, cinque arresti nel catanzarese
I carabinieri della Compagnia di Girifalco hanno dato esecuzione, nella mattinata di oggi 28 febbraio, ad Ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Lamezia Terme, nei confronti di cinque cortalesi, con contestuale perquisizione delle loro dimore nell’abitato del paese. Il Giudice per le indagini preliminari, concordando con la richiesta formulata dal Pubblico Ministero, ha disposto, al netto di opportune prescrizioni, gli arresti domiciliari per Cracolici Matteo, cortalese, classe 1999, tagliaboschi e De Santis Davide, cortalese, classe 1997’, in attesa di occupazione, l’obbligo di dimora per Barbieri Luca, cortalese, classe 1990’, commerciante, l’obbligo di presentazione alla P.G. per Pulli’ Giovanni, cortalese, classe 1999’ e Vinci Giovanni, cortalese, classe 1982’, anch’essi in attesa di occupazione. Il provvedimento dall’Autorità Giudiziaria lametina, seguita una estesa attività di indagine, intrapresa dagli inquirenti dal settembre del 2017 al luglio 2018, che ha permesso la contestazione a vario titolo di reati quali estorsione, rapina, porto di armi ed oggetti atti ad offendere, lesioni, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il complesso delle attività d’indagine, supportate da evoluta attività tecnica di intercettazione telefonica e videoregistrazione, ha consentito l’esplorazione investigativa del tessuto delinquenziale del piccolo paese delle pre-serre catanzaresi, mettendo ancora una volta in luce la presenza tra i più giovani di sostanze stupefacenti come marijuana e cocaina, capace tuttavia nel caso di specie di produrre derive violente nella quotidiana dinamica del rapporto di debito e di credito tra “spacciatori” e consumatori. Le attività di indagine hanno inizio nel settembre 2017 a seguito del violento pestaggio di un cittadino nei pressi del bocciodromo del paese. Sin dai primi accertamenti è apparso chiaro come Pulli’, d’intesa con i suoi sodali, avesse prelevato a casa la vittima, portandola nell’area dove era attesa da De Santis e Barbieri, con il comune obiettivo di sollecitarle il pagamento di un grammo di cocaina, acquistato presso di loro qualche giorno prima al prezzo di 100 euro. Alla richiesta del malcapitato di ulteriore tempo per saldare il debito contratto, l’intero gruppo spazientito lo minacciava ed aggrediva selvaggiamente, percuotendolo a mani nude e con un bastone. Soltanto le grida impaurite di quanti abitavano nelle vicinanze inducevano gli aggressori a desistere ed allontanarsi repentinamente. La vittima riportava rilevanti lesioni, compresa una frattura al braccio destro. Ciononostante nei giorni successivi il De Santis, anche per il tramite di altro accolito, Vinci Giovanni, maggiorava arbitrariamente la consistenza del debito, da 100 a 150 euro, da pagarsi all’istante e dietro minaccia di ritorsioni consistenti nell’incendio dell’autovettura in uso ai suoi familiari. Accompagnato dal Vinci, la vittima preleva al bancomat 100 euro, consegnandoli e pregando i suoi creditori di non obbligarlo a pagare ulteriore denaro, ricevendo tuttavia ancora una volta in risposta un’opposizione perentoria. E’ a questo punto che la vittima ferita, frustrata dalle continue richieste senza appello, ha deciso di non pagare i restanti 50 euro, venendo escusso dai Carabinieri. I militari, sostenendo il malcapitato, hanno escusso le persone a conoscenza dei fatti, e sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme, hanno dato avvio ad articolati accertamenti, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, videoregistrazioni, tracciamenti GPS sulle autovetture, impiego di personale in abiti simulati per dedicati servizi di osservazione e pedinamento, con l’obiettivo di ricostruire le dinamiche economico – relazionali di un contesto delinquenziale forse periferico ma non di meno preoccupante. Dall’attività di intercettazione telefonica sono così emerse la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti – in particolare marijuana – da parte del De Santis e del Cracolici, nel territorio comunale, con acquirenti provenienti anche dai Comuni vicini. E’ stato il caso di un filadelfiese, fermato e trovato in possesso nella propria autovettura di circa 59 grammi di marijuana, acquistata dai due giovani e per questo denunciato a p.l. alla competente Autorità Giudiziaria per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Telecamere opportunamente piazzate nell’abitato hanno contribuito a rivelare agli inquirenti gli anfratti dove De Santis e Cracolici nascondevano lo stupefacente. In corrispondenza di uno di questi in particolare, localizzato nella cassetta del contatore dell’acqua e del gas di una abitazione abbandonata, i Carabinieri hanno filmato i due riporre o rifornirsi all’esigenza della sostanza illecita. I militari hanno filmato ed intercettano anche il momento in cui tra i due si commenta aspramente la sostituzione di circa 55 grammi di marijuana con dei comuni fiori di campo, essendo stata quest’ultima nel frattempo rinvenuta e sequestrata. Un sequestro di 30 grammi circa di marijuana veniva nel frattempo effettuato presso altra abitazione stagionale, nei pressi della casa del Cracolici, ancora una volta nella cassetta esterna del contatore. L’insieme degli elementi così raccolti ha disvelato un non trascurabile scenario di disagio giovanile nel piccolo centro della Provincia, i cui apici devianti sono spiccati per efferatezza e connotato reati gravi, scrupolosamente perseguiti.
0 notes
Text
Investigazione moderna
Oggi vorrei spiegare come va effettuata un’investigazione standard basata sui metadati generati dai browser.
Ogni browser normalmente salva tutti gli url visitati in un database con il timestamp di quando l’utente ha visitato quell’url. Questa funzionalità è accessibile anche ai browser plug-in, questo fa sì che ogni volta che installi un plug-in, è possibile che tu stia condividendo i tuoi metadati riguardanti la tua storia di “navigazione”.
Questi metadati contengono abbastanza informazioni sia per identificare l’utente che per capire la sua posizione e desideri nella vita, questo perché molti url contengono informazioni sull’utente, per esempio quando si cerca un itinerario su google maps quello salva tutte le informazioni necessarie per “rivedere” quell’itinerario nell’url. Come anche facebook che ha url unici che potrebbero essere utilizzati per identificare una persona o con chi parla.
Da optipess
Questo stile di metadati è anche facilmente ottenibile in quanto tante aziende che sviluppano plug-in per i browser vendono queste informazioni. Inoltre, questo tipo di metadati è utile per aziende addette alla pubblicità, ma soprattutto è specialmente utile per aziende di intelligence in quanto possono essere utilizzati per trovare utenti appartenenti a certe comunità, identificati facilmente attraverso il loro browsing history.
Metadati simili potrebbero anche essere ottenibili da un ISP (Internet service provider) in quanto l’ISP potrebbe vedere il traffico che invii e ricevi. Per legge in alcuni paesi gli ISP sono costretti a salvare metadati, come in Italia. Questo può anche essere fatto da tanti altri service provider e in alcuni casi anche dal manufattore del sistema operativo.
Questo tipo di metadati è molto utile per monitorare utenti in comunità di interesse e per scoprire facilmente nuovi trend e utenti in queste comunità. Prendiamo in esempio la comunità che frequenta il sito di Fabio kamikaze. Trattando tutti coloro che frequentano il sito come utenti di interesse si può creare un fingerprint basandosi sui metadati di questi utenti. Acquistando metadati sì può anche arrivare a conoscere velocemente e programmaticamente tante informazioni per i vari utenti presi singolarmente, per esempio:
1. Con chi ha parlato più spesso;
2. Quali siti frequentava;
3. Quando li frequentava;
4. Quali sono le sue abitudini particolari;
Questi dati sono accessibili in secondi se si è in possesso dei metadati. Da questa investigazione preliminare si può passare allo stadio di investigazione a nodi. Per esempio dalla fingerprint del sito associata alla comunità investigativa si vede se ci sono altri utenti con simili comportamenti fuori da questo communita nel database di metadati accessibile all’investigatore o se certi utenti della comunità sono direttamente collegati (per i) con altri utenti investigati appartenenti a un’altra comunità.
Esempio di crescita di un rete a nodi
Il fatto di utilizzare nodi per descrivere un utente o comunità fa sì che si possano utilizzare vari algoritmi e conoscenze acquisiti dal Network Science per descrivere comunità complesse, e dare velocemente all’investigatore una buona panoramica della situazione. Questo ci permette anche di utilizzare algoritmi di big data e machine learning per analizzare i dati e in alcuni casi predire eventi prima che accadano.
Questo tipo di collezione di dati e analisi al momento va (nella maggior parte dei paesi) fatto postmortem, quindi dopo un evento, ma si ha adesso una spinta verso l'effettuazione di un’analisi dinamica ed in tempo reale di metadati creando così una mappa “LIVE” delle comunità attive basandosi sui metadati generati dalla popolazione.
Gli esempi di implementazioni di analisi di comunità bastati su metadati sono molteplici
Per esempio facebook ha, secondo alcuni documenti, un algoritmo per sapere quale è lo stato mentale di alcuni dei suoi utenti
O il GFT di google che purtroppo, secondo me, ha fallito per il fatto che il data di input veniva soltanto da una fonte. Se google avesse messo insieme i search query con il numero di persone che hanno usato google maps per andare all’ ospedale o chiamato il dottore dopo aver fatto questa ricerca, si avrebbe avuto di sicuro un algoritmo più preciso.
Se siete interessati a questa tipologia di ricerca vi consiglio di leggere https://arxiv.org/pdf/1511.06858.pdf , https://journals.aps.org/prx/abstract/10.1103/PhysRevX.6.031038 e https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0957417417301161?via%3Dihub
Storm “Frisk” Kavlie
0 notes
Text
Da sinistra gli arrestati per l’omicidio di Maria Ficara: Massimo Berlingieri, Patrizia Caristo e Benito Alessandro Bevilacqua
Svolta nelle indagini nell’omicidio di un’anziana di 88 anni, rapinata e uccisa di botte a Reggio Calabria lo scorso mese di ottobre. La Squadra mobile reggina ha arrestato stamane tre persone accusate del crimine. Si tratta di Massimo Berlingeri reggino di 43 anni, detto “u stuppatu”; Patrizia Caristo, (30) e Benito Alessandro Bevilacqua (23), questi ultimi originari di Melito Porto Salvo ma residenti a Reggio Calabria.
I tre soggetti sono accusati di rapina e omicidio preterintenzionale pluriaggravati, posti in essere ai danni di Maria Ficara, classe 1929, pensionata di Reggio Calabria, morta a seguito della cruenta aggressione i cui autori sono ritenuti Massimo Berlingeri e Benito Alessandro Bevilacqua, penetrati nell’appartamento della donna per appropriarsi con violenza di cospicue somme di denaro che l’anziana teneva nascoste in casa, dove i malviventi erano entrati altre volte, in sua assenza, senza riuscire a individuarle.
Patrizia Caristo, risponde degli stessi reati, in concorso con i due uomini. Alla donna e a Bevilacqua sono stati contestati anche alcuni reati di furto aggravato e ricettazione di beni di provenienza furtiva. Il provvedimento è stato emesso dal gip presso il tribunale di Reggio su richiesta della locale procura, guidata dal dottor Calogero Gaetano Paci, che ha coordinato le indagini della polizia. L’operazione prende il nome in codice di “Malanova”.
Le attività tecniche su cui si basa fondamentalmente l’inchiesta hanno portato alla luce una convulsa attività predatoria di tipo seriale posta in essere dai tre indagati, per lo più in danno di soggetti deboli, donne e anziani, incapaci di opporsi alla violenza delle loro azioni.
Il video del blitz
Contestualmente, il giudice per le indagini preliminari ha emesso la misura cautelare della presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, per un episodio di furto aggravato, nei confronti di Daniele Bevilacqua, 19enne di Melito ma residente in riva allo Stretto.
Gli investigatori della Squadra Mobile hanno ricostruito dettagliatamente le dinamiche della rapina, nel corso della quale l’ottantottenne reggina, sotto i colpi brutali degli aggressori che le hanno fratturato dieci costole, è rimasta priva di vita sul pavimento della camera da letto.
Da sinistra gli arrestati per l’omicidio di Maria Ficara: Massimo Berlingieri, Patrizia Caristo e Benito Alessandro Bevilacqua
Erano stati alcuni familiari a dare l’allarme dell’omicidio dell’anziana Maria Ficara il 22 ottobre scorso, al 113 della sala operativa della Questura di Reggio Calabria. Costoro avevano rinvenuto il corpo esanime della congiunta all’interno della camera da letto del suo appartamento che era stato completamente messo a soqquadro.
Nel corso del primo sopralluogo effettuato dai poliziotti della Scientifica e dagli agenti delle Volanti, coordinati sul posto dal magistrato di turno della Procura, venivano acquisiti plurimi elementi indiziari che consentivano di prospettare l’ipotesi che il decesso della donna non fosse altro che il tragico epilogo di una violenta rapina. La vittima aveva subito altri furti in casa.
Circa la dinamica della rapina, nel corso delle articolate indagini, gli agenti sono riusciti a ricostruire che quel sabato pomeriggio del 21 ottobre 2017, alle ore 19.10 circa, i predatori avevano atteso che la vittima rientrasse dalla messa per introdursi – con qualche macchinazione o usando la forza – all’interno dell’appartamento al fine di costringere l’anziana donna a consegnare loro il denaro che evidentemente non avevano trovato in precedenza, quando in casa non c’era nessuno.
Dentro casa, l’anziana avrà tentato di opporre resistenza, rifiutandosi di consegnare ai rapinatori i soldi che aveva messo da parte, sicché veniva sopraffatta dalla forza dei malviventi che l’aggredivano con particolare brutalità fino a fratturale dieci costole, lasciandola esanime sul pavimento della camera da letto.
L’accurata analisi delle immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza individuati nelle vie circostanti al condominio dove era stata commessa la rapina, consentiva di rilevare alcuni passaggi sospetti di due autovetture, una Fiat Multipla di colore azzurro e una Fiat 500 color nocciola in uso rispettivamente a Massimo Berlingeri, classe 1974, e a Benito Alessandro Bevilacqua (classe 1994) e Patrizia Caristo (1988).
I veicoli quasi contestualmente, alle ore 18.00 circa, convergevano nella zona del condominio in cui era stato commesso il delitto, pattugliandola ripetutamente, alternando i transiti a soste, fino ad incrociare la vittima, lungo la strada del ritorno, alle 19.10 circa, momento in cui la Fiat 500, con una repentina inversione di marcia, seguiva la malcapitata e veniva raggiunta dalla Fiat Multipla. Dall’attività investigativa, era emerso che gli autoveicoli avevano compiuto frequenti passaggi e soste anche in precedenza.
Parallelamente, l’attività tecnica di intercettazione telefonica, ambientale e geo-satellitare dei dati consentiva di acquisire ulteriori elementi utili a corroborare il quadro indiziario a carico dei tre indagati.
L’attività d’indagine ha consentito di attribuire a Caristo e a Bevilacqua (legati anche da un rapporto di convivenza) la responsabilità di alcuni furti commessi nella zona sud della città.
È emerso, infatti, che i due indagati, erano quotidianamente dediti alla consumazione di reati predatori (rapine, furti, scippi) nella zona sud della città, prendendo di mira soggetti deboli (anziani e donne), di cui studiavano le abitudini, gli stili di vita e i loro movimenti per compiere le attività delittuose. Gli arrestati, dopo le formalità di rito in Questura, sono stati condotti in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Omicidio Ficara, tre arresti a Reggio Calabria. TUTTI I DETTAGLI [VIDEO] Svolta nelle indagini nell’omicidio di un’anziana di 88 anni, rapinata e uccisa di botte a Reggio Calabria lo scorso mese di ottobre.
#Benito Alessandro Bevilacqua#Maria Ficara#Massimo Berlingieri#Omicidio#operazione Malanova#Patrizia Caristo
0 notes
Text
Milano: aggressioni e spaccio in via Gola, la Polizia di Stato esegue 13 misure cautelari
Milano: aggressioni e spaccio in via Gola, la Polizia di Stato esegue 13 misure cautelari. La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere per 5 indagati e il divieto di dimora in Lombardia per altri otto, emessa nei confronti di 13 cittadini marocchini ed egiziani, pregiudicati e irregolari sul territorio nazionale, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di lesioni personali, rapina, possesso illegale di arma da sparo e spaccio di sostanze stupefacenti. Lo scorso 28 gennaio 2023, in via Barrili, un cittadino egiziano è stato aggredito violentemente da un gruppo di almeno 8 persone di origine nordafricana che lo hanno colpito con calci, pugni e bastoni di legno, procurandogli contusioni alla faccia e un trauma cranico: nell’occasione, gli furono presi anche il telefono cellulare e due collane. Le indagini compiute dagli agenti della Squadra Mobile milanesi sono partite dall’analisi di un video che ha immortalato le fasi dell’aggressione. Sin dal principio, tenuto conto della dinamica, della violenza e dei soggetti coinvolti, è stato ipotizzato che all’origine del raid potesse esserci una questione legata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Attraverso la meticolosa consultazione delle banche dati, tramite servizi di osservazione sul territorio e analisi dei tabulati, i poliziotti sono giunti all’identificazione di quattro dei partecipanti all’aggressione, tutti cittadini marocchini, pregiudicati e gravitanti nell’area di via Gola. La successiva attività tecnica di intercettazione ha permesso di aprire uno spaccato sulla piazza di spaccio di via Gola con l’identificazione di altre 9 persone, anch’esse nordafricane, tutte attive nella vendita al dettaglio di cocaina ed hashish. Lo spaccio avveniva senza interruzione, o previo accordo telefonico o direttamente in strada. I vari spacciatori avevano dei luoghi di riferimento dove i singoli acquirenti sapevano di poterli trovare, giorno e notte. L’attività investigativa ha permesso di accertare, specialmente attraverso l’utilizzo di telecamere installate dagli investigatori, come i pusher fossero soliti nascondere le dosi in punti strategici quali fioriere e saracinesche di negozi, con il chiaro fine di evitare i sequestri in occasione dei controlli delle forze dell’ordine. Tra gli indagati, anche una donna marocchina, 31enne pregiudicata, che aveva la sua base logistica in un appartamento abusivamente occupato in via Gola, poi sgomberato dalle forze dell’ordine: la donna riceveva i clienti a casa o faceva recapitare le dosi ai clienti tramite dei cavallini in strada o nel cortile dello stesso stabile. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso anche che, in alcuni casi, gli acquirenti acquistavano la sostanza dietro corrispettivo di beni materiali quali telefoni cellulari, collanine, cuffie wireless e monopattini, oggetti verosimilmente frutto di reati predatori commessi nell’area della movida dei Navigli. A uno degli indagati, cittadino marocchino di 28 anni, la Procura della Repubblica milanese contesta anche la detenzione illecita di una pistola che lo straniero aveva verosimilmente occultato in uno degli stabili di Via Gola. Lo stesso, la sera del 15 febbraio 2023, si era sottratto ad un controllo operato dalla Squadra Mobile all’altezza di via Montegani: fermato a bordo di un’autovettura, dopo avere fatto cenno di acconsentire al controllo di polizia, l’uomo aveva innestato la retromarcia tamponando violentemente l’auto della Polizia riuscendo così a crearsi uno spazio per la fuga. Gli agenti, nella circostanza, hanno sparato alcuni colpi con la pistola d’ordinanza che, tuttavia, non hanno fatto desistere l’indagato che si è allontanato per poi essere rintracciato nei pressi di via Pichi mentre tentava di nascondersi agli equipaggi inviati in zona.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Alessandra Benignetti
Due roulotte della famiglia di Najo Azdovic sono stati dati alle fiamme nel campo nomadi di via di Salone. L’uomo aveva denunciato più volte le attività di un clan rom vicino alla malavita romana
“C’è un clan della comunità rom molto forte in combutta con la criminalità organizzata romana che in questo momento prevalica tutte le leggi e punta a comandare Roma”. A dirlo è Najo Azdovic, già delegato del sindaco Alemanno per i rapporti con la comunità rom. In una delle due baracche andate a fuoco stamattina nel campo nomadi di via di Salone, c’era suo figlio di 20 anni.
“Si è salvato per miracolo”, racconta Azdovic a ilGiornale.it. “Stamattina io, mia moglie e una delle mie figlie ci siamo alzati prestissimo, verso le 6.30, per accompagnare uno dei miei figli in ospedale”, dice ricostruendo la dinamica dei fatti con la voce rotta dall’emozione, “poi alle 7 ci è arrivata la telefonata: i container sono andati a fuoco”. Azdovic è ancora scosso. “Mio figlio è riuscito a scampare alle fiamme per miracolo”, ripete, “i container sono stati subito avvolti dal fuoco e si sono inceneriti in pochissimi minuti”. Nel maxi insediamento alla periferia Est della Capitale assurto nuovamente agli onori della cronaca qualche giorno fa, dopo l’arresto di Mario Seferovic e Maikon Halilovic, i due ventenni bosniaci accusati di aver sequestrato e stuprato due adolescenti nel quartiere Collatino, si è sfiorata la tragedia. Poteva essere una “nuova Centocelle”.
“Si è trattato di una ritorsione”, spiega Azdovic. “Ci sono delle persone colluse con la criminalità romana che stanno cercando di sottomettermi perché io li ho sempre combattuti e denunciati”, dice a ilGiornale.it. All’origine dell’incendio dei container dove abitava con la sua famiglia potrebbe esserci, infatti, la denuncia sulla presenza di attività criminali all’interno dei campi fatta qualche giorno fa dallo stesso Azdovic durante la trasmissione di Mediaset, Quinta Colonna, che potrebbe aver fatto scattare il blitz dei carabinieri dei giorni scorsi. Un blitz non gradito evidentemente a “quelli che comandano”, i quali non hanno esitato a vendicarsi.
Ma questa sarebbe solo l’ultima di una serie di minacce e intimidazioni. Ad ottobre la moglie e la figlia di Azdovic sono state accoltellate e derubate da un gruppo di quattro nomadi al mercato Anagnina. “Ci hanno minacciato e aggredito una decina di volte”, racconta l’uomo, “perché io ho sempre denunciato le loro attività illecite”. Tra queste, lo spaccio di sostanze stupefacenti, diversi racket e il pizzo chiesto agli stessi abitanti dei campi nomadi. “Sul clan”, assicura Azdovic, “sta indagando la Direzione Investigativa Antimafia”. “Per questo”, continua, “non posso fornire ulteriori dettagli sul nome dell’organizzazione”.
[gallery 1461820]
Ora l’uomo invoca l’intervento delle istituzioni capitoline. “Spero che l’amministrazione ci sia vicina e mi dia una mano a sistemare e proteggere almeno la mia famiglia”, è l’appello dell’ex delegato capitolino per i rapporti con i campi nomadi. “Oggi nei campi prevale la microcriminalità, è una giungla dove vale la legge del più forte”, spiega chiedendo che il Comune si costituisca parte civile nella vicenda. Sul posto sono intervenute stamattina le squadre dei Vigili del Fuoco del Comando di Roma e un’autobotte.
Grazie al lavoro dei pompieri le fiamme sono state tempestivamente domate e l’incendio non si è propagato verso altre baracche. Sul caso sta indagando il Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale della Polizia Locale di Roma Capitale.
Tag:
via di Salone
Najo Azdovic
campo rom
[ad_2] Fonte: ilgiornale
“C’è un clan rom in combutta con la criminalità organizzata che vuole prendersi Roma” Alessandra Benignetti Due roulotte della famiglia di Najo Azdovic sono stati dati alle fiamme nel campo nomadi di via di Salone.
0 notes
Text
Catania: spaccia in via San Giovanni Galermo, scoperto dai Carabinieri, tenta la fuga ma viene arrestato
Catania: spaccia in via San Giovanni Galermo, scoperto dai Carabinieri, tenta la fuga ma viene arrestato. Altro duro colpo al fenomeno del traffico di droga da parte dei Carabinieri della Nucleo Operativo della Compagnia di Fontanarossa, che hanno fermato l’attività di un pusher 23enne con 60 involucri di cocaina per un peso complessivo di oltre 20 gr. e 100 € in contanti. Al riguardo, nell’ambito del potenziamento dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale di Catania sull’intero capoluogo etneo, finalizzati anche alla prevenzione e repressione dei reati connessi agli stupefacenti, principale fonte di approvvigionamento della criminalità organizzata, i militari del Nucleo Operativo hanno appunto portato a termine con successo, un mirato servizio volto al contrasto dello smercio di droga nel popoloso quartiere di “San Giovanni Galermo”, arrestando per “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti” un giovane del posto, già segnalato per reati in materia di sostanze stupefacenti. In particolare, al termine di una articolata attività info investigativa, i Carabinieri hanno scoperto come il ragazzo avesse allestito un florido commercio di stupefacenti, su strada, appena fuori un palazzo di via Capo Passero dove durante le ore notturne, poteva essere avvicinato dai “clienti” senza essere visto, approfittando di una zona poco trafficata e in ombra. Gli investigatori, quindi chiarita la dinamica dell’attività illecita, hanno deciso di mettere in campo una serie di servizi di osservazione a distanza ed in “modalità discreta”, mimetizzandosi tra la gente del quartiere, lungo le strade utilizzate dagli acquirenti per raggiungere lo spacciatore, attività resa ancor più difficile dalla presenza di vedette oramai ben addestrate, che tramite collegamento radio, proteggono le attività degli spacciatori. Effettivamente, l’ipotesi investigativa dei Carabinieri ha trovato riscontro quando un equipaggio dell’Arma ha visto arrivare il 23enne, con un marsupio nero legato alla vita, che dopo essersi posizionato sempre nel “solito punto”, veniva avvicinato da numerose persone a bordo delle loro auto che, dopo un breve contatto, si allontanavano a velocità sostenuta. Acquisite tutte le informazioni necessarie, i militari del Nucleo Operativo, approfittando anche della scarsa illuminazione e di un momento di distrazione dello spacciatore, hanno quindi dato il loro via al blitz. In quei concitati momenti, il malvivente, vedendosi circondato, ha inutilmente tentato di scappare, venendo subito bloccato da un’altra squadra di colleghi del Nucleo, che avevano cinturato la zona per fronteggiare ogni possibilità di fuga. Il pusher, quindi, bloccato e messo in sicurezza dai militari dell’Arma, è stato così perquisito. Durante tali operazioni sono stati recuperati all’interno del marsupio, ben 60 involucri di cocaina per un peso complessivo di oltre venti grammi, 100 € in contanti provento dell’attività di spaccio e una radio del tipo walkie talkie utilizzati solitamente per i collegamenti con le vedette. Droga, radio e denaro sono stati sequestrati ed il 23enne è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, che ha stabilito per lui la pena degli arresti domiciliari.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Carini: i Carabinieri arrestano un 28enne per furto aggravato
Carini: i Carabinieri arrestano un 28enne per furto aggravato. I Carabinieri della Compagnia di Carini hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un 28enne, del luogo, già noto alle forze dell'ordine, ritenuto responsabile di furto aggravato, ricettazione e indebito utilizzo di strumenti di pagamento. L'attività investigativa, condotta dai militari della Stazione di Villagrazia di Carini, ha permesso di ricostruire la dinamica di una lunga seri di furti che il presunto ladro seriale avrebbe messo a segno in un periodo compreso tra ottobre 2022 e aprile 2023. Gli obiettivi preferiti dal malvivente sarebbero stati per di più i diversi centri commerciali presenti nei pressi del comune carinese dove, secondo un copione ormai consolidato e l'acquisita destrezza avrebbe rubato, talvolta di notte e dopo aver atteso l'orario di chiusura dei negozi, dai generi alimentari agli elettrodomestici, ma non solo, a far gola al ladro sarebbero state anche borse, portafogli e zaini dai quali sottraeva soldi e soprattutto le carte di pagamento, che successivamente utilizzava per prelevare denaro dai conti degli sfortunati malcapitati. L'attività investigativa dei militari ha consentito, grazie anche alla scrupolosa analisi delle immagini estrapolate dagli impianti di video sorveglianza presenti all'interno delle attività, di delineare e mettere insieme gli elementi comuni ai diversi furti, permettendo agli investigatori di tratteggiare le modalità operative del ladro e la sua presunto responsabilità quale autore materiale dei reati. L'uomo è attualmente posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. È doveroso rilevare che l'odierno indagato è, allo stato, solamente indiziato di delitto, seppur gravemente, e che la sua posizione verrà vagliata dall'Autorità Giudiziaria nel corso dell'intero iter processuale e definita solo a seguito dell'eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Gambettola: si introduce con una scusa nel centro sociale e ruba un portafoglio, 29 enne denunciato
Gambettola (Forlì - Cesena): si introduce con una scusa nel centro sociale e ruba un portafoglio, 29 enne denunciato Il 9 maggio, i carabinieri della Stazione di Gambettola hanno denunciato un 29 enne pregiudicato, ritenuto responsabile dei reati di furto aggravato e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. La denuncia, scaturisce a seguito delle indagini eseguite dai militari all’indomani della restituzione di un portafogli, consegnato il 25 aprile da parte dell’indagato, il quale, nella circostanza, riferiva di averlo rinvenuto per strada sul marciapiede. Convocata in caserma per la restituzione, la proprietaria del portafogli constatava l’ammanco al suo interno della somma in contanti di Euro 100,00 (cento). Nel frangente la donna, una 51 enne residente in un comune delle colline dell’appennino del cesenate, denunciava ai carabinieri che, prima di constatare il furto del suo portafoglio, era impegnata a svolgere attività di volontariato presso il locale centro sociale ed un giovane, era entrato nella struttura, per chiedere un’informazione per poi allontanarsi subito dopo. L’attività investigativa posta in essere dai militari di Gambettola, ha consentito di accertare che l’indagato, successivamente riconosciuto dalla vittima nel giovane che la mattina del furto, si era presentato presso il centro sociale, giunto nella piazza centrale del paese, aveva estratto da una tasca il portafogli, ne aveva asportato il contenuto e, successivamente, si era diretto verso la caserma dei Carabinieri, dove poi ha falsamente dichiarato di averlo rinvenuto per strada. Accertata la reale dinamica degli eventi, il giovane è stato denunciato alla locale Autorità Giudiziaria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Termini Imerese e Cefalù: chiuse le indagini, 5 indagati per furto veicoli
Termini Imerese e Cefalù: chiuse le indagini, 5 indagati per furto veicoli. I Carabinieri del Reparto Territoriale di Termini Imerese e della Compagnia di Cefalù, hanno eseguito la notifica dell'informazione di garanzia e l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, emessi dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, nei confronti di cinque indagati, tra i 20 e 29 anni, tutti originari e residenti a Palermo, responsabili a vario titolo di furto aggravato in concorso e furto in abitazione ed aggravato. L'attività investigativa dei Carabinieri scaturisce dal furto di tre furgoni Piaggio Porter verificatosi nei mesi di gennaio e febbraio del 2023 a Castelbuono e Trabia, nonché del furto di una moto Yamaha T-Max, nel comune di Termini Imerese, rubata dal garage del proprietario dove il mezzo era custodito. L'indagine è iniziata nell'immediatezza dei fatti, grazie anche all'iniziativa di un equipaggio della Sezione Radiomobile di Termini Imerese che, lo scorso gennaio, nell'ambito di un servizio di controllo del territorio, ha notato e controllato un'autovettura sospetta con a bordo tre dei cinque indagati che, di notte, stava transitando per le vie del centro cittadino. Quel riscontro, compatibile con la presunta commissione dei furti dei tre autocarri, in sinergia con l'efficace attività di monitoraggio del territorio ed al coordinamento tra le centrali operative di Termini Imerese e Cefalù, ha permesso di far luce sulla dinamica dei fatti, nonché delineare la responsabilità dei presunti autori dei reati. È doveroso rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall'Autorità Giudiziaria nel corso dell'intero iter processuale e definita solo a seguito dell'eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Milano: calci e pugni per rapinare orologio da 50mila euro, 3 arrestati
Milano: calci e pugni per rapinare orologio da 50mila euro, 3 arrestati La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta dei pubblici ministeri del VII Dipartimento, a carico di tre giovani, un italiano, un serbo e un brasiliano, gravemente indiziati della rapina aggravata e delle lesioni aggravate commesse ai danni del titolare di una tabaccheria in centro città. L’attività di indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Milano ha avuto origine a seguito della violenta rapina commessa lo scorso 8 marzo 2024 in via Paolo da Cannobbio: mentre era nei pressi della propria tabaccheria, il titolare 59enne è stato raggiunto da tre giovani che lo hanno aggredito con calci e pugni al volto, facendolo rovinare con violenza al suolo. I tre hanno continuato a colpirlo con calci al viso e, contestualmente, gli hanno strappato dal polso un orologio di marca Rolex modello Daytona, del valore di circa 50mila euro. L’uomo, a seguito dell’aggressione, è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Policlinico di Milano, dove gli è stato diagnosticato un trauma cranico-faciale e fratture multiple al viso, con una prima prognosi di 30 gg. La successiva ricostruzione del grave episodio delittuoso è stata il frutto di un’intensa e complessa attività d’indagine condotta dai poliziotti delle Sezioni Reati contro la Persona e Crimine Diffuso della Squadra Mobile attraverso attività tecniche, analisi di numerosi filmati dei circuiti di videosorveglianza, consultazione delle banche dati di Polizia e delle fonti aperte. La attività investigativa ha consentito di ricostruire in modo puntuale l’esatta dinamica e di individuare alcuni importanti dettagli nella fisionomia e nell’abbigliamento degli autori della rapina risultati idonei a identificare gli arrestati, cosiddetti “trasfertisti” in quanto tutti e tre dimoranti nella provincia di Bergamo. Il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo con sentenza irrevocabile di condanna.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes