#caso irrisolto
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Gli onori di casa di Alicia Giménez-Bartlett: Un Caso Internazionale per l’Ispettrice Petra Delicado. Recensione di Alessandria today
Un’indagine che attraversa confini e che mette alla prova l’acume e l’ironia della coppia Delicado-Garzón
Un’indagine che attraversa confini e che mette alla prova l’acume e l’ironia della coppia Delicado-Garzón Gli onori di casa è un romanzo della celebre scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett, pubblicato da Sellerio il 10 gennaio 2013. La storia ruota attorno all’ispettrice Petra Delicado e al suo fedele assistente Fermín Garzón, questa volta impegnati in una trasferta a Roma per riaprire un…
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il mostro di Bargagli o la banda dei vitelli? Un serial killer (forse) mai esistito
La denominazione di “mostro di Bargagli” consta in una invenzione giornalistica identificativa di un serial killer attivo a Bargagli, provincia di Genova, tra il 1944 e il 1985. Seriale mai identificato, potrebbe classificarsi come missionario disorganizzato. Continue reading il mostro di Bargagli o la banda dei vitelli? Un serial killer (forse) mai esistito
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La tristezza trova sempre il suo colpevole. La malinconia resta un caso irrisolto.
Luigi Mancini
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HO PAGATO FINO IN FONDO
Fateci caso
Ci sono momenti nella vita in cui arrivano alcuni conti da pagare.
Possono essere tasse, multe, debiti, ma anche “conti” simbolici come relazioni devastanti.
Nei nostri percorsi insegniamo come affrontare questi momenti senza andare in panico ma anzi col giusto atteggiamento facendo sì che la fase di pagamento finisca il prima possibile.
In estrema sintesi:
Quello che la vita ci mette davanti va visto, compreso, accettato.
Per le relazioni: non liquidate sempre la faccenda dicendo: ma lascialo, ma lasciala ( escludendo casi di violenza e/ o pericolo).
La situazione va guardata bene e fino in fondo, altrimenti si ripresenterà e si possono pure fare calcoli precisi per prevedere “quando”.
Anche per i problemi economici stessa cosa: devo ricordarmi che quello che accade, in un qualche momento che non ricordi, l’ho seminato io.
Non è sfiga, non è che la vita ce l’ha con me!
Quindi quel che ti trovi davanti oggi, lo hai in qualche modo messo in moto tu.
Per questo il segreto per affrontare queste crisi è la totale accettazione interiore.
Dire SÌ.
Dire va bene pagheró finché devo.
Staro in questa relazione finché devo.
Rimetto i miei debiti perché è giusto che sia così.
Non ricordi che in altre rinascite, quella persona che oggi ti crea problemi, ha già un trascorso con te e si è creata una ragnatela energetica tra voi.
Esercizio: seduto su una sedia respira profondamente, rilassa il corpo, e senti tutto ciò che lo avvolge e lo circonda. Dopo dieci minuti visualizzare la persona o il problema li davanti a te e inizia a sentire come cambia quello strato intorno al corpo.
Osserva e non interferire.
Continua ogni giorno più volte al giorno, finché non sentirai che la tensione che intercorre tra te e l’evento o persona X non si è sciolta e il tuo campo rimane placido e fermo.
In aggiunta: dopo un po’ inizia ad aggiungere questa frase internamente: sono contento di pagare quel che devo/ sono contento di vedere questo irrisolto/ sono contento di poter vedere/ a seconda della tua situazione.
Non avere fretta di uscirne!
Ringrazia
Paga con gioia quel che devi ( si puó fare credimi, sperimenta con le pratiche ) senza attendere con smania di risolvere.
E scoprirai che tutto si scioglierà prima di quanto tu creda….
ClaudiaCrispolti
Approfondiremo questo tema il 26 maggio durante l’’evento MetodØZero con me e Marco Valente Poeta Itinerante
Info e prenotazione 320 259 9693
Ultimi 4 posti.
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fun fact su di me: a volte piango quando mi inquieta o mi spaventa qualcosa
ad esempio stavo guardando questo podcast dove spiegavano il caso di p diddy e la morte di brittany murphy dove praticamente lei è morta di polmonite nella casa in cui abitava con il marito la casa era di britney spears ma l’ha venduta perché sentiva energie negative non le piaceva quella casa l’ha venduta brittany murphy l’ha comprata e un mese dopo è morta di polmonite e il mese dopo ancora è morto il marito in quella stessa casa di polmonite
e boh a me sta cosa inquieta da morire e il caso è ancora irrisolto
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I TRE TRADIMENTI
Il primo tradimento
Prendiamo il caso di due persone normali che stanno insieme e che non abbiano ancora fatto un lavoro su di sé.
Non si conoscono, non sanno cosa ci sia dentro di loro, non sanno come funziona il loro inconscio. Non sanno ancora nulla, non hanno le informazioni.
Fai conto che tutti abbiamo delle ferite e ti assicuro che il 90% di noi si relaziona dalla ferita.
Magari non subito, magari non nel momento dell’innamoramento, non nei primi mesi.
Ma anche quando siamo nell’innamoramento, dove si sperimenta l’apertura del cuore e anche uno stato di coscienza molto elevato a seconda di quanto si possa aprire, questo non significa che le nostre ferite e il nostro passato non siano ancora lì ad aspettarci.
È questione di poco tempo e le ferite, piano piano, si faranno avanti.
Per questo lo chiamano periodo “luna di miele”, perché il cuore non può rimanere aperto troppo a lungo a causa delle ferite, a causa del materiale interiore e a causa anche del fatto che non siamo sufficientemente maturi affinché il cuore possa rimanere aperto.
E questo perché non abbiamo ricevuto istruzioni su come mantenere il cuore aperto e su come lavorare sul resto del materiale.
Uno che non sa nulla non si accorge che il cuore, un poco alla volta, tornerà a chiudersi a causa della pressione dal subconscio e di tutto il materiale irrisolto, che di nuovo farà pressione e tornerà a galla.
Indagando a fondo su questa tematica, quello che ho compreso è che il primo tradimento, in amore, in relazione (e nessuno scappa da questo), avviene quando dal cuore, che all’inizio si apre un po’, piano piano torniamo di nuovo, senza accorgercene, nella nostra ferita principale.
Praticamente noi torniamo a come eravamo prima dell’innamoramento: ci torniamo a relazionare dalla ferita principale, esattamente dove siamo sempre stati potentemente identificati.
Può essere la paura dell’abbandono, può essere una forma di egocentrismo o arroganza, può essere un’altra paura, di fatto però, noi torniamo nella nostra ferita principale.
Ed è quando noi torniamo nella nostra ferita principale che cambia tutta la prospettiva, il cuore non è più come prima, comincia a chiudersi. La ferita principale non è guarita.
Il primo tradimento quindi è passare dal cuore, dal relazionarsi dal cuore, alla ferita:
Noi tradiamo quando passiamo dal cuore alla ferita principale.
Rinunciamo all’amore senza accorgercene, ma, giorno dopo giorno, non siamo più nel cuore e cominciamo a relazionarci dalla ferita principale, dalle nostre paure e dalle nostre ossessioni.
Lì stiamo tradendo sia il nostro partner che noi stessi.
E l’altro?
L’altro farà la stessa cosa.
Non appena sentirà che noi stiamo entrando di nuovo nella ferita (questo avviene tutto a livello subconscio) cominceranno le prime dinamiche psicologiche.
E le si può osservare facilmente.
Perché finché sei nel cuore non hai paura di niente: sei felice, sereno, non te ne frega niente di ciò che pensano gli altri…
Poi, magari vai a convivere o inizi a fare progetti e dal bello iniziale, si passa al tornare sotto il controllo delle ferite irrisolte che ti ricordano della loro esistenza.
Il cuore si sposta di nuovo indietro e torneremo a essere dominati dalla paura.
Paura generata appunto dalla ferita, da una delle tante ferite. Ma è quella principale che agisce in maniera molto prepotente.
Cominciamo a metter su gli schemi difensivi e non ce ne accorgiamo, perché questo processo avviene nel tempo - chi più velocemente e chi meno, ma avviene.
Emergono la ferita della non esistenza, la paura dell’abbandono… Qualsiasi tipo di ferita.
Noi parliamo di cinque ferite perché sono quelle principali, ma ce ne sono tantissime.
A me interessa capire il meccanismo, quello che succede e che ho osservato.
Cosa succede quando ti relazioni dalla ferita e torni nella paura di essere ferito?
Semplice.
Tu cominci a chiuderti, a usare i meccanismi psicologici.
Non sei più nel cuore, non ti relazioni più dal cuore, ma ti relazioni attraverso la mente, attraverso i meccanismi, attraverso le reazioni.
E questo, ovviamente, manda in allarme anche le ferite dell’altro, a cui succede la stessa identica cosa.
Anche nell’altro il sistema va in agitazione. Così tutti e due i cuori si chiudono e si ritorna nei vecchi schemi, quelli precedenti all’inizio della relazione.
Prima il cuore era aperto ed era in prima posizione, mentre l’ego e la personalità erano giù. Adesso, dopo un po’, le cose irrisolte vengono a galla e la personalità con le sue ferite “torna su”.
Ecco che regrediamo a come eravamo prima: cominciano le schermaglie, cominciano le paure, cominciano i battibecchi, comincia il fraintendimento, cosa che non succede mai nella fase di vero amore, perché il cuore ha un’intelligenza incredibile e riesce a capire intuitivamente quello che succede nell’altro.
Tutti i nostri pregiudizi, le ferite e le paure dei rapporti precedenti, gli abusi subiti in famiglia cominciano a farsi strada. E il tuo sistema va in protezione.
Per me questo è l’inizio del tradimento, parlando a livello molto profondo ovviamente.
Alle volte la ferita principale, quando scatta, non fa altro che esaltare ancora di più tutto il materiale: si entra così nella dinamica carceriere-carcerato, vittima-carnefice che abbiamo visto prima.
Si entra nel sentirsi non accettati, non amati, invisibili.
E da qui si può arrivare a tagliar fuori completamente la persona, o a volerla dominare, o a trattarla male, o anche ad abbandonarla, a tradirla.
E questa è una conseguenza.
Perché a un certo punto tutti questi meccanismi difensivi, se non si hanno gli strumenti per lavorare su sé stessi (ma più che altro, a monte, se non si hanno gli strumenti proprio per vedere che ci stiamo difendendo dalle nostre paure irrisolte invece di aprirci al partner), questi meccanismi iniziano ad allontanarci l’uno dall’altro.
E quando ci si allontana e non ci si capisce più, la storia può finire in mille modi diversi: tradimento, abbandono, aggressività…
O anche stare insieme passivamente solo per dividere le spese o rompersi le scatole tutto il giorno…
Quindi, non ci interessa il tradimento o l’abbandono in senso classico, ma qual è il processo che abbiamo messo in moto, il processo che non abbiamo visto.
Perché ormai ti sarà chiaro che il nostro problema è vedere.
E diventerà ancora più facile recitare gli stessi ruoli che hanno recitato i nostri genitori, se non “vediamo” appunto.
Nell’amore, nell’innamoramento, nell’apertura del cuore non esistono ruoli da giocare: siete tu e l’altro. Puro amore e apertura. Zero ruoli.
Ma piano piano… se non abbiamo tagliato il cordone ombelicale…
Il secondo tradimento
Ora vediamo la cosa da un altro punto di vista, quello del sistema familiare.
Questo è il secondo problema: non ho tagliato veramente il cordone familiare.
E il cordone non si taglia dicendo semplicemente: “non sarò come mio padre o mia madre”, ma facendo un profondo lavoro per portare la tua coscienza fuori dall’inconscio collettivo, fuori dall’inconscio familiare e lavorando fuori dal tuo stesso inconscio. (Lo approfondiremo meglio più in là).
Devi liberare la tua coscienza, cioè il tuo io, da tutti questi strati che ti condizionano.
Se non fai questo (e questo richiede un certo lavoro specifico), inevitabilmente, dopo un po’, ognuno porterà nel rapporto il proprio psicodramma familiare.
Conserviamo i fantasmi di mamma e papà, i fantasmi dei nonni e dei bisnonni da entrambe le parti, e questi premono.
Non ti rendi neanche conto che, da sciolti, liberi, naturali, spontanei, passa un anno, due anni e al terzo si attiverà un meccanismo per il quale si entra nel ruolo dell’una o dell’altra famiglia dei genitori…
Si comincia ad assumere un ruolo.
Lei comincia a essere come la madre o la suocera, lui comincia a essere come il padre o il suocero.
Tieni presente che, quando cominci a entrare nel ruolo, tu sei fuori dal cuore.
Perché il cuore è coscienza.
E la coscienza è libera di manifestare sé stessa: nessun ruolo.
Ma se non abbiamo liberato la coscienza dall’inconscio familiare, allora il nostro inconscio porta i semi della famiglia. E quindi sarà inevitabile che uno dei due, o tutti e due, recitino esattamente il ruolo dei genitori e riprodurranno meccanicamente tutte le dinamiche delle rispettive famiglie. Un mix delle due o più una, o più l’altra, è indifferente.
Quando permettiamo al sistema familiare di interferire con la nostra coscienza, con la nostra unicità?
Quando ci facciamo plasmare da tutte le credenze e abitudini di casa.
E siamo noi a permetterlo davvero?
No, accade semplicemente perché siamo addormentati.
La tua coscienza non è ancora libera di essere sé stessa, il tuo io non è libero, è sotto il potere del tuo inconscio.
Vivi la vita di qualcun altro e nemmeno te ne accorgi.
Questo è essere addormentati.
E cosa vuol dire liberarsi dall’inconscio? Diventare coscienti. Il buio diventa luce.
Diventare consapevoli, coscienti, svegliarsi, significa tirar fuori strati e strati di fango, fino ad arrivare all’acqua sporca, uscire dall’acqua e andare nell’aria, e asciugare la propria anima. Da anima umida ad anima secca, anima che si libera al di sopra dei vari livelli di inconscio.
L’acqua rappresenta i vari livelli di inconscio e il fango è l’inconscio più profondo, quello collettivo, quello più buio.
Via via salendo, poi, c’è l’inconscio personale e, infine, la coscienza diventa sole.
Un sole sott’acqua non può brillare, non può scaldare, non può essere, non può manifestarsi: deve uscire dai vari strati di inconscio.
Ed ecco che arriva la possibilità, attraverso la coscienza pura (quello che tu sei veramente e non quello che hai acquisito nella personalità, ma quello che sei nell’essenza), di relazionarti da cuore a cuore.
Poi chiaramente dovrai finire di tagliare quello che deve essere tagliato, far crescere quello che deve essere fatto crescere e sviluppato… Un po’ alla volta.
Tornando a noi, ecco il secondo tradimento.
Portare il sistema familiare nella relazione.
Anche in questo caso, stiamo tradendo il partner, ma soprattutto stiamo tradendo l’amore.
Si potrà forse dire che qui due persone stanno assieme per vivere la loro vita?
No, perché non vivranno la loro vita, ma quella del loro sistema familiare.
Il terzo tradimento
Tradisce anche chi entra in relazione da una ferita, cioè dalla sua ferita principale, pensando magari che la relazione la guarirà. Sperando che l’altro lo “aggiusti”. Lo faccia sentire bene e felice.
Questo è tradimento puro già in partenza.
Perché se io mi avvicino a te con il bisogno di una relazione, ti sto già tradendo: ti sto usando per tappare le mie ferite. I miei vuoti.
Questo è un altro esempio di tradire prima ancora di cominciare.
Quando noi usiamo un’altra persona per tappare i buchi, per non sentire la ferita o perché abbiamo paura di star da soli.
Stiamo già tradendo la persona, stiamo già tradendo la sua anima, perché non stiamo entrando puliti.
Non che uno debba fare ventimila percorsi prima di relazionarsi, ma un minimo di lavoro su di sé, sì.
Quindi tradisce anche chi non conosce sé stesso e dunque non vede che cosa lo spinge a entrare in una relazione e perché. Anche questo è tradimento.
Siamo noi, relazionandoci dalle nostre ferite e paure e condizionamenti, a creare le condizioni per essere lasciati o per essere traditi, perché abbiamo tradito e mentito inconsciamente non entrando in relazione dal cuore, ma dal bisogno, dalla paura, dalla ferita, dai bisogni infantili insoddisfatti e da tutto il materiale irrisolto.
Qui noi abbiamo tradito l’amore, fin dal principio.
E poi, ovviamente, chi tradisce se stesso, non è chiaro con se stesso, non è onesto con se stesso e non si conosce, tradisce anche l’altro, perché non vede cosa sta facendo.
Non vede che va in protezione, non vede che reagisce dalla ferita. Non vede migliaia di cose.
Se sei onesto e accetti di vederlo in te, cerchi di capire e di non sbagliare più.
Ma non puoi dire: “non sbaglierò più” e basta, perché se non vedi continuerai a farlo anche se non vuoi.
Noi continuiamo sempre a ripetere i soliti errori perché non vediamo causa, condizione, effetto.
ROBERTO POTOCNIAK
Immagine #giuliajrosa
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I TRE TRADIMENTI
Il primo tradimento
Prendiamo il caso di due persone normali che stanno insieme e che non abbiano ancora fatto un lavoro su di sé.
Non si conoscono, non sanno cosa ci sia dentro di loro, non sanno come funziona il loro inconscio. Non sanno ancora nulla, non hanno le informazioni.
Fai conto che tutti abbiamo delle ferite e ti assicuro che il 90% di noi si relaziona dalla ferita.
Magari non subito, magari non nel momento dell’innamoramento, non nei primi mesi.
Ma anche quando siamo nell’innamoramento, dove si sperimenta l’apertura del cuore e anche uno stato di coscienza molto elevato a seconda di quanto si possa aprire, questo non significa che le nostre ferite e il nostro passato non siano ancora lì ad aspettarci.
È questione di poco tempo e le ferite, piano piano, si faranno avanti.
Per questo lo chiamano periodo “luna di miele”, perché il cuore non può rimanere aperto troppo a lungo a causa delle ferite, a causa del materiale interiore e a causa anche del fatto che non siamo sufficientemente maturi affinché il cuore possa rimanere aperto.
E questo perché non abbiamo ricevuto istruzioni su come mantenere il cuore aperto e su come lavorare sul resto del materiale.
Uno che non sa nulla non si accorge che il cuore, un poco alla volta, tornerà a chiudersi a causa della pressione dal subconscio e di tutto il materiale irrisolto, che di nuovo farà pressione e tornerà a galla.
Indagando a fondo su questa tematica, quello che ho compreso è che il primo tradimento, in amore, in relazione (e nessuno scappa da questo), avviene quando dal cuore, che all’inizio si apre un po’, piano piano torniamo di nuovo, senza accorgercene, nella nostra ferita principale.
Praticamente noi torniamo a come eravamo prima dell’innamoramento: ci torniamo a relazionare dalla ferita principale, esattamente dove siamo sempre stati potentemente identificati.
Può essere la paura dell’abbandono, può essere una forma di egocentrismo o arroganza, può essere un’altra paura, di fatto però, noi torniamo nella nostra ferita principale.
Ed è quando noi torniamo nella nostra ferita principale che cambia tutta la prospettiva, il cuore non è più come prima, comincia a chiudersi. La ferita principale non è guarita.
Il primo tradimento quindi è passare dal cuore, dal relazionarsi dal cuore, alla ferita:
Noi tradiamo quando passiamo dal cuore alla ferita principale.
Rinunciamo all’amore senza accorgercene, ma, giorno dopo giorno, non siamo più nel cuore e cominciamo a relazionarci dalla ferita principale, dalle nostre paure e dalle nostre ossessioni.
Lì stiamo tradendo sia il nostro partner che noi stessi.
E l’altro?
L’altro farà la stessa cosa.
Non appena sentirà che noi stiamo entrando di nuovo nella ferita (questo avviene tutto a livello subconscio) cominceranno le prime dinamiche psicologiche.
E le si può osservare facilmente.
Perché finché sei nel cuore non hai paura di niente: sei felice, sereno, non te ne frega niente di ciò che pensano gli altri…
Poi, magari vai a convivere o inizi a fare progetti e dal bello iniziale, si passa al tornare sotto il controllo delle ferite irrisolte che ti ricordano della loro esistenza.
Il cuore si sposta di nuovo indietro e torneremo a essere dominati dalla paura.
Paura generata appunto dalla ferita, da una delle tante ferite. Ma è quella principale che agisce in maniera molto prepotente.
Cominciamo a metter su gli schemi difensivi e non ce ne accorgiamo, perché questo processo avviene nel tempo - chi più velocemente e chi meno, ma avviene.
Emergono la ferita della non esistenza, la paura dell’abbandono… Qualsiasi tipo di ferita.
Noi parliamo di cinque ferite perché sono quelle principali, ma ce ne sono tantissime.
A me interessa capire il meccanismo, quello che succede e che ho osservato.
Cosa succede quando ti relazioni dalla ferita e torni nella paura di essere ferito?
Semplice.
Tu cominci a chiuderti, a usare i meccanismi psicologici.
Non sei più nel cuore, non ti relazioni più dal cuore, ma ti relazioni attraverso la mente, attraverso i meccanismi, attraverso le reazioni.
E questo, ovviamente, manda in allarme anche le ferite dell’altro, a cui succede la stessa identica cosa.
Anche nell’altro il sistema va in agitazione. Così tutti e due i cuori si chiudono e si ritorna nei vecchi schemi, quelli precedenti all’inizio della relazione.
Prima il cuore era aperto ed era in prima posizione, mentre l’ego e la personalità erano giù. Adesso, dopo un po’, le cose irrisolte vengono a galla e la personalità con le sue ferite “torna su”.
Ecco che regrediamo a come eravamo prima: cominciano le schermaglie, cominciano le paure, cominciano i battibecchi, comincia il fraintendimento, cosa che non succede mai nella fase di vero amore, perché il cuore ha un’intelligenza incredibile e riesce a capire intuitivamente quello che succede nell’altro.
Tutti i nostri pregiudizi, le ferite e le paure dei rapporti precedenti, gli abusi subiti in famiglia cominciano a farsi strada. E il tuo sistema va in protezione.
Per me questo è l’inizio del tradimento, parlando a livello molto profondo ovviamente.
Alle volte la ferita principale, quando scatta, non fa altro che esaltare ancora di più tutto il materiale: si entra così nella dinamica carceriere-carcerato, vittima-carnefice che abbiamo visto prima.
Si entra nel sentirsi non accettati, non amati, invisibili.
E da qui si può arrivare a tagliar fuori completamente la persona, o a volerla dominare, o a trattarla male, o anche ad abbandonarla, a tradirla.
E questa è una conseguenza.
Perché a un certo punto tutti questi meccanismi difensivi, se non si hanno gli strumenti per lavorare su sé stessi (ma più che altro, a monte, se non si hanno gli strumenti proprio per vedere che ci stiamo difendendo dalle nostre paure irrisolte invece di aprirci al partner), questi meccanismi iniziano ad allontanarci l’uno dall’altro.
E quando ci si allontana e non ci si capisce più, la storia può finire in mille modi diversi: tradimento, abbandono, aggressività…
O anche stare insieme passivamente solo per dividere le spese o rompersi le scatole tutto il giorno…
Quindi, non ci interessa il tradimento o l’abbandono in senso classico, ma qual è il processo che abbiamo messo in moto, il processo che non abbiamo visto.
Perché ormai ti sarà chiaro che il nostro problema è vedere.
E diventerà ancora più facile recitare gli stessi ruoli che hanno recitato i nostri genitori, se non “vediamo” appunto.
Nell’amore, nell’innamoramento, nell’apertura del cuore non esistono ruoli da giocare: siete tu e l’altro. Puro amore e apertura. Zero ruoli.
Ma piano piano… se non abbiamo tagliato il cordone ombelicale…
Il secondo tradimento
Ora vediamo la cosa da un altro punto di vista, quello del sistema familiare.
Questo è il secondo problema: non ho tagliato veramente il cordone familiare.
E il cordone non si taglia dicendo semplicemente: “non sarò come mio padre o mia madre”, ma facendo un profondo lavoro per portare la tua coscienza fuori dall’inconscio collettivo, fuori dall’inconscio familiare e lavorando fuori dal tuo stesso inconscio. (Lo approfondiremo meglio più in là).
Devi liberare la tua coscienza, cioè il tuo io, da tutti questi strati che ti condizionano.
Se non fai questo (e questo richiede un certo lavoro specifico), inevitabilmente, dopo un po’, ognuno porterà nel rapporto il proprio psicodramma familiare.
Conserviamo i fantasmi di mamma e papà, i fantasmi dei nonni e dei bisnonni da entrambe le parti, e questi premono.
Non ti rendi neanche conto che, da sciolti, liberi, naturali, spontanei, passa un anno, due anni e al terzo si attiverà un meccanismo per il quale si entra nel ruolo dell’una o dell’altra famiglia dei genitori…
Si comincia ad assumere un ruolo.
Lei comincia a essere come la madre o la suocera, lui comincia a essere come il padre o il suocero.
Tieni presente che, quando cominci a entrare nel ruolo, tu sei fuori dal cuore.
Perché il cuore è coscienza.
E la coscienza è libera di manifestare sé stessa: nessun ruolo.
Ma se non abbiamo liberato la coscienza dall’inconscio familiare, allora il nostro inconscio porta i semi della famiglia. E quindi sarà inevitabile che uno dei due, o tutti e due, recitino esattamente il ruolo dei genitori e riprodurranno meccanicamente tutte le dinamiche delle rispettive famiglie. Un mix delle due o più una, o più l’altra, è indifferente.
Quando permettiamo al sistema familiare di interferire con la nostra coscienza, con la nostra unicità?
Quando ci facciamo plasmare da tutte le credenze e abitudini di casa.
E siamo noi a permetterlo davvero?
No, accade semplicemente perché siamo addormentati.
La tua coscienza non è ancora libera di essere sé stessa, il tuo io non è libero, è sotto il potere del tuo inconscio.
Vivi la vita di qualcun altro e nemmeno te ne accorgi.
Questo è essere addormentati.
E cosa vuol dire liberarsi dall’inconscio? Diventare coscienti. Il buio diventa luce.
Diventare consapevoli, coscienti, svegliarsi, significa tirar fuori strati e strati di fango, fino ad arrivare all’acqua sporca, uscire dall’acqua e andare nell’aria, e asciugare la propria anima. Da anima umida ad anima secca, anima che si libera al di sopra dei vari livelli di inconscio.
L’acqua rappresenta i vari livelli di inconscio e il fango è l’inconscio più profondo, quello collettivo, quello più buio.
Via via salendo, poi, c’è l’inconscio personale e, infine, la coscienza diventa sole.
Un sole sott’acqua non può brillare, non può scaldare, non può essere, non può manifestarsi: deve uscire dai vari strati di inconscio.
Ed ecco che arriva la possibilità, attraverso la coscienza pura (quello che tu sei veramente e non quello che hai acquisito nella personalità, ma quello che sei nell’essenza), di relazionarti da cuore a cuore.
Poi chiaramente dovrai finire di tagliare quello che deve essere tagliato, far crescere quello che deve essere fatto crescere e sviluppato… Un po’ alla volta.
Tornando a noi, ecco il secondo tradimento.
Portare il sistema familiare nella relazione.
Anche in questo caso, stiamo tradendo il partner, ma soprattutto stiamo tradendo l’amore.
Si potrà forse dire che qui due persone stanno assieme per vivere la loro vita?
No, perché non vivranno la loro vita, ma quella del loro sistema familiare.
Il terzo tradimento
Tradisce anche chi entra in relazione da una ferita, cioè dalla sua ferita principale, pensando magari che la relazione la guarirà. Sperando che l’altro lo “aggiusti”. Lo faccia sentire bene e felice.
Questo è tradimento puro già in partenza.
Perché se io mi avvicino a te con il bisogno di una relazione, ti sto già tradendo: ti sto usando per tappare le mie ferite. I miei vuoti.
Questo è un altro esempio di tradire prima ancora di cominciare.
Quando noi usiamo un’altra persona per tappare i buchi, per non sentire la ferita o perché abbiamo paura di star da soli.
Stiamo già tradendo la persona, stiamo già tradendo la sua anima, perché non stiamo entrando puliti.
Non che uno debba fare ventimila percorsi prima di relazionarsi, ma un minimo di lavoro su di sé, sì.
Quindi tradisce anche chi non conosce sé stesso e dunque non vede che cosa lo spinge a entrare in una relazione e perché. Anche questo è tradimento.
Siamo noi, relazionandoci dalle nostre ferite e paure e condizionamenti, a creare le condizioni per essere lasciati o per essere traditi, perché abbiamo tradito e mentito inconsciamente non entrando in relazione dal cuore, ma dal bisogno, dalla paura, dalla ferita, dai bisogni infantili insoddisfatti e da tutto il materiale irrisolto.
Qui noi abbiamo tradito l’amore, fin dal principio.
E poi, ovviamente, chi tradisce se stesso, non è chiaro con se stesso, non è onesto con se stesso e non si conosce, tradisce anche l’altro, perché non vede cosa sta facendo.
Non vede che va in protezione, non vede che reagisce dalla ferita. Non vede migliaia di cose.
Se sei onesto e accetti di vederlo in te, cerchi di capire e di non sbagliare più.
Ma non puoi dire: “non sbaglierò più” e basta, perché se non vedi continuerai a farlo anche se non vuoi.
Noi continuiamo sempre a ripetere i soliti errori perché non vediamo causa, condizione, effetto.
ROBERTO POTOCNIAK
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~ Soggetto smarrito ~
La parte più intima di me,
quella inesprimibile,
si affida alla maschera delle parole.
Mi rispecchio...attraverso di esse,
con leggerezza,
una nota erotica...
e un pizzico di ironia.
Questo sono io.
Una perfetta imperfezione,
un caso irrisolto,
un bagliore improvviso sulla spuma di un'onda...
che ti sfuggirà
se tenterai di trattenerlo.
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Da giorni mi sento come ributtata nel passato. E infatti scrivo di nuovo su Tumblr.
Una necessità, quella di scrivermi, che mi sembrava passata. Perché scrivere è sempre stata l'azione di stendermi, come un lenzuolo pieno di grinze, su una superficie piana.
Solo così riuscivo bene a vedere i miei disegni interiori, quelli che mi muovono e mi trascinano.
La terapia con il mio Mauro Psicologo mi ha fatto sentire di poter camminare dritta, tenendo sempre quei disegni stesi.
Mi ha fatto pensare di non avere più bisogno di farmi domande, perché avevo compreso e accettato la mia natura.
Non ho ripreso a scrivere nemmeno a settembre 2023, quando (come un fulmine a cielo sereno) è tornato prepotente il disturbo ossessivo compulsivo che mi ha impedito di avere un rapporto con il cibo salubre.
Da quando ho paura di strozzarmi, ingoiando cibo, ho riprovato 3 tipi di terapia veloce e poi ho mollato tutto e ho deciso semplicemente di conviverci. Ma è stata una convivenza ingombrante.
Sono tornati i sogni angosciati, da quando è morta la mia nonna anche peggio. Sogno di avere in bocca insetti bianchi simili a zecche, sogno di tradimenti, dolori. E poi sogno ad occhi aperti io di tradire lui e così mi ammazzo dal senso di colpa.
Ho 37 anni, tra pochi mesi 38 e come mi fa incazzare il fatto di sentirmi ancora un cazzo di casino irrisolto.
Come mi fa sentire indietro non essere ancora una persona seria. Guardo al passato e provo un misto di rabbia e dolore, insieme alla nostalgia. Guardo al presente e a volte mi sembra che sia incellofanato in una cazzo di plastica domopack.
Mi sembra solo di aver giocato a fare la bambina grande. Una casa, un fidanzato, la promozione sul lavoro (che odio).
E ci sono giorni come questo che farei di tutto per squarciare questa assurda quotidianità piatta e inutile. Vorrei mollare tutto e partire, vendere casa, tenere i pochi soldi che mi spettano, andare via.
Essere libera di vedere una giornata intera a guardare fuori dalla finestra ogni goccia di pioggia, senza sentirmi in colpa per ciò che sono. Vorrei vendere tutto e andare via per sentire l'amore che mi esplode dentro.
Vorrei degli occhi che mi facciano sentire capita. Senza giudizio. Occhi che non hanno paura di soffrire, non dei problemi. Avrei voglia di sentire la violenza della voglia di vivere, la violenza della voglia di avermi. Non più la tenue e sicura quotidianità di occhi che, quando ti guardano, ti vedono attraverso, come se non esistessi.
E non lo so, avrò sbagliato tutte le virgole. Sto scrivendo a caso. Ma fa male, dopo 8 anni di terapia, sentirmi ancora così.
Pensavo di aver lasciato andare, pensavo di essere pronta a diventare grande. Invece diventare grande mi ha solo inserito in un mondo di cose che non vorrei, di doveri che mi fanno scoppiare la testa.
Mi ha solo aumentato la sensazione di non vivere. E questo non vivere più mi ha manifestato una fottuta paura di morire. Non so più cosa sono.
Ma l'ho mai saputo? Forse erano tutte bugie. Mi appresto ad andare dallo psichiatra per la prima volta nella mia vita. Le gambe mi tremano da quando, nel colloquio preliminare, l'infermiera mi ha chiesto "...e con il disturbo ossessivo compulsivo da quando era bambina, non si è mai fatta vedere da uno psichiatra?". Al mio "no" pacato un suo "AH" laconico.
Il medico di base dice che non devo preoccuparmi, probabilmente mi daranno solo le pilloline per essere felice. Evviva. Così posso finalmente diventare grande e non creare più problemi.
Io in realtà vorrei solo mandarvi tutti affanculo.
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La chiusura degli ultimi tre reattori nucleari tedeschi (...) è il più grosso crimine climatico commesso in Europa (...).
Gli ultimi tre reattori che verranno spenti oggi, reattori ad acqua pressurizzata modello Konvoi da 1300-1400 MW di potenza elettrica netta, hanno operato negli ultimi anni con un fattore di carico di circa il 94%, ovvero per 8400 ore/anno, producendo quindi 34 TWh annuali di energia al prezzo di emissioni di CO2 equivalenti di appena 4 grammi/kWh.
Nell'ottimistica ipotesi in cui il loro apporto verrà sostituito con un mix delle altre fonti energetiche tedesche (carbone, eolico e gas le principali), l'intensità carbonica (passerà a) 550 grammi di CO2 equivalente per kWh: questo significa che ogni anno a partire da oggi la Germania emetterà 18,7 milioni di tonnellate in più di CO2 per produrre energia elettrica.
Se le centrali fossero infatti state mantenute in attività, e fossero state spente centrali a lignite al loro posto (che hanno intensità carbonica superiore a 1000 grammi di CO2/kWh), il risparmio sarebbe stato di 30 milioni di tonnellate di CO2/anno. (...)
Eppure, sui social dei movimenti ambientalisti si registra un assordante silenzio. I tedeschi garantiscono che il piano per portare la Germania al 100% di energia rinnovabile (per la produzione elettrica) entro il 2035 continua: se anche fosse, la scelta di chiudere le centrali nucleari prima di quelle a carbone costerà 360 milioni di tonnellate di CO2 in più, alla faccia del carbon budget.
Il problema è che non sarà così: dietro alle promesse di nuove installazioni eoliche e solari, la Germania si prepara ad allacciare 25 GW di nuove centrali a gas (...) per compensare l'intermittenza delle rinnovabili, entro il 2030. E probabilmente non basteranno: ne serviranno in totale fino a 90 GW, perché anche quando la Germania produrrà energia rinnovabile pari al 100% del suo fabbisogno questa produzione non avverrà quando la rete ne ha bisogno.
Al netto di un po' di accumulo, resteranno oltre 5.000 ore/anno in cui la domanda non è totalmente coperta, e quindi andrà bruciato il gas; nelle ore rimanenti si avrà sovrapproduzione, e si dovrà buttare l'energia prodotta (curtailment) o esportarla (...).
Considerate le condizioni eccellenti in cui versano gli impianti nucleari tedeschi (non solo quelli che verranno spenti oggi, ma anche quelli chiusi negli scorsi anni), avrebbero tranquillamente potuto continuare ad operare per altri 10-15 anni in piena sicurezza, e probabilmente molto di più (...).
Per il momento, comunque, il governo non ha ancora dato i permessi per lo smantellamento delle centrali: questo vuol dire che in linea teorica i reattori restano riavviabili (...) in caso di emergenza energetica. Lo smantellamento (...) richiederà in totale una quindicina di anni e costerà alcune decine di miliardi. Non saranno però soldi dei contribuenti: l'industria nucleare ha già accumulato il tesoretto necessario durante il funzionamento (c'è una quota per il decommissioning che è inclusa nel prezzo del kWh, di cui costituisce circa il 3%, e al termine della vita dell'impianto è immediatamente disponibile).
Resta irrisolto invece in Germania il nodo della gestione dei rifiuti radioattivi: l'odio antinucleare diffuso nel paese da decenni di propaganda verde (i libri catastrofisti della scrittrice Gudrun Pausewang sono ancora oggi lettura obbligatoria in molte scuole tedesche) rende molto difficile trovare un sito dove costruire il deposito geologico per il combustibile esausto, a differenza di quanto avviene in Francia, Svizzera, Svezia e Finlandia.
D'altra parte, la Germania ha rimandato per anni anche la costruzione di un deposito definitivo per i rifiuti radioattivi di origine industriale e ospedaliera, fino al punto in cui il sito di stoccaggio della miniera di Asse (che quando è stato avviato, negli anni '60, doveva essere temporaneo) non ha iniziato a deteriorarsi, fatto che a sua volta ha dato origine a una serie di leggende metropolitane sulle "scorie nucleari nelle miniere di sale": in realtà Asse non ha mai contenuto materiale nucleare di alto livello, bensì rifiuti radioattivi ospedalieri e industriali di medio e basso livello. (...)
Un ultimo dato sulla chiusura dei reattori nucleari tedeschi è il seguente: la produzione degli ultimi 3 impianti che vengono spenti oggi è pari a circa il 15% della produzione di energia elettrica da carbone in Germania, che coincide (circa) con la percentuale il cui fabbisogno di combustibile viene soddisfatto dalla miniera di Garzweiler, recentemente espansa a spese del villaggio di Luetzerath, abbattuto per fare posto alle immense scavatrici Bagger-293. All'epoca l'espansione della miniera fu fortemente contestata dagli ambientalisti, che dovettero essere sgomberati dalla polizia.
via https://www.today.it/opinioni/chiusura-centrali-nucleari-germania.html
Le contraddizioni pseudoambientaliste esplodono come talebani, una via l'altra.
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Ninfa Dormiente di Ilaria Tuti: Un Cold Case nelle Profondità delle Alpi. Recensione di Alessandria today
Un’indagine intensa e viscerale condotta dal commissario Teresa Battaglia nei misteri delle montagne italiane.
Un’indagine intensa e viscerale condotta dal commissario Teresa Battaglia nei misteri delle montagne italiane. Recensione: Ilaria Tuti, con Ninfa Dormiente, porta i lettori nelle Alpi friulane, tra boschi e montagne intrisi di mistero. Protagonista è Teresa Battaglia, commissario di polizia specializzato in profiling, impegnata in un caso freddo inquietante, radicato nel passato. Questa indagine…
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Omicidio Mary Rogers: Il Mistero della Bellezza di New York
Mary Rogers era una commessa bellissima di una tabaccheria a New York. Fu assassinata nel 1841 in modo brutale. Questo omicidio sconvolse la città e ispirò Edgar Allan Poe a scrivere “Il Mistero di Marie Rogêt”. Nonostante le indagini intense, l’assassino di Mary Rogers non fu mai trovato. Questo caso rimane un enigma che affascina scrittori e storici da generazioni. Punti chiave Mary Rogers era…
#Bellezza e tragedia#Caso irrisolto#Delitto Mary Rogers#Mistero della Bellezza di New York#New York City#Omicidio Mary Rogers#Storia misteriosa
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Storia Di Musica #271 - New Order, Power, Corruption & Lies, 1983
4 ragazzi di Manchester fecero una promessa, una volta creata la loro band: se uno di noi fosse andato via, la band sarebbe finita. Probabilmente non pensavamo che l’abbandono di uno dei componenti fosse definitivo. L’infausto 18 Maggio 1980, Ian Curtis, cantante dei Joy Division, viene trovato morto nella sua casa al numero 77 di Barton Street a Macclesfield: suicidio. La band si scioglie in quell’esatto momento, mentre l’album testamento, finito da poco, Closer, regala al mondo l’ultima perla oscura di quella band formidabile. Bernard “Albrecht” Dicken, nome d’arte Bernard Sumner (voce e chitarra), Stephen Morris (basso e voce) e Peter Hook (batteria) cambiano subito nome, e diventano New Order. Sono passati pochi mesi, siamo nel settembre del 1980, quando esce con questa sigla Ceremony \ In A Lovely Place, scritte in precedenza come Joy Division. Ancora confusi, scelgono una tastierista, Gillian Gilbert, e registrano un nuovo singolo, Everything’s Gone Green, che anticipa il primo disco, Movement. Legati a doppio filo all’esperienza precedente, con Sumner che cerca invano di somigliare a Curtis nel canto, idee lasciate allora e riprese con confusione, l’ancora irrisolto problema della presenza-assenza del cantante, decisamente imponente. Eppure il seme viene già gettato: seguendo i nuovi ritmi elettronici, diffusi anche dalla loro leggendaria etichetta, la Factory, che non era solo una casa editrice musicale, ma una comune artistica che segnerà l’estetica britannica e non solo, decidono di virare sui suoni dance, e Dreams Never End, Truth e Denial segnano la strada. Visto l’insperato interesse, dovuto anche all’emozione dei reduci, la Factory piazza subito una antologia di singoli, e c’è più tempo e idee da sviluppare per il secondo disco. Che arriva nel 1983, fresco e originale, spazzando via l’idea che i New Order fossero i fratelli poveri dei Joy Division. È un disco dove il basso di Hook è il gancio (proprio il caso di dirlo) con la ritmica meccanica e oscura dei Joy Division, profetizzata dal loro produttore Martin Hannet, che però si apre a riff ariosi, al canto “naturale” e non più scimmiottato di Sumner, alla batteria che si divide con la drum machine, al tappeto delle tastiere della Gilbert. Nasce un suono che farà scuola, e che segnerà la new wave. Power, Corruption & Lies sono tre parole che Gerhard Richter, un artista tedesco, scrive a bomboletta fuori da una mostra a Colonia nel 1981 come atto di vandalismo. Inizia con l’aria scanzonata e fresca di Age Of Consent, primo grande brano del gruppo, una cavalcata leggera di chitarra e voce, sorprendente. La canzone finisce così: Do you find this happens all the time\Crucial point one day becomes a crime\And I'm not the kind that likes to tell you\Just what I want to do\I'm not the kind that needs to tell you\I've lost you, I've lost you, I've lost you, I've lost you. Il gruppo sperimenta la disco (The Village), le lunghe introduzioni (We All Stand), sperimenta anche nella lunga 5 8 6, intricata e manifesto del synth pop. Altre canzoni meravigliano: Your Silent Face, con arrangiamento orchestrale, verrà citata persino da Bret Easton Ellis nel suo famoso romanzo Le Regole Dell’Attrazione (che è del 1987). Ecstasy è il lato chimico della Manchester del periodo, capitale indiretta della diffusione dell’Mdma come droga delle discoteche. Ultraviolence e soprattutto Leave Me Alone, magnifico strumentale, senza macchina ma fatta solo “dagli uomini”, sono il sigillo di un disco che attraversa il dolore con la passione dei Kraftwerk innestata sull’oscura magia del suono Joy Division, che rimarrà sempre nel loro animo. Il disco passa alla storia anche per la leggendaria copertina, opera di un grande artista e animatore della Factory, Peter Saville (che è l’autore dei quelle eccezionali dei Joy Division). Saville trova per caso una cartolina della National Gallery, che rappresenta una natura morta floreale, A Basket of Roses, opera del pittore francese Henri Fantin-Latour del 1890. Di lui, in un passaggio de Alla Ricerca Del Tempo Perduto, dirà Marcel Proust: “‘Molte mani di giovani donne sarebbero incapaci di fare ciò che ho visto là’ disse il principe indicando gli acquerelli iniziati da Madame de Villeparisis. E le chiese se aveva visto il quadro di fiori di Fantin-Latour esposto alla recente mostra”. Saville dirà sempre che “I fiori suggerivano come potere, corruzione e menzogne si infiltrano nelle nostre vite. Sono seducenti” e sceglie il quadro per la copertina. Ci aggiunge un tocco dadaista: nell’angolo in alto a destra ci sono una serie di quadratini colorati, sequenza che si può decifrare grazie a una ruota cromatica messa sul retro della copertina. Una volta risolto, il codice cromatico restituisce la scritta “FACT 75”, cioè la 75esima release di Factory Records. I New Order continueranno a suonare, e Low-Life del 1985 saluta il post punk e con Subculture e The Perfect Kiss aprono la strada al technopop. Rimangono una band che ha saputo saltare l’ostacolo, un ostacolo gigantesco, sulla cui lapide c’è scritto il suo verso più famoso: L’amore ci farà pezzi.
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Nascosto nelle profondità dell'Amazzonia peruviana c'è un enorme volto scolpito su una scogliera di pietra.
La "faccia di Harakmbut" è lì da quando si ha memoria, ma è difficile da individuare e accedervi.
È di origine sconosciuta e si trova nelle foreste della Riserva comunale Amarakaeri, nella provincia del Manu, del dipartimento di Madre di Dio, nel sud-est del Perù.
Per gli Harakmbut (popolo indigeno amazzonico) il volto è stato scolpito dai loro antenati e non è un prodotto naturale. La foresta amazzonica, è uno dei luoghi che ha suscitato maggiore curiosità nelle persone, purtroppo però, non è stata studiata in modo approfondito.
Anche se alcune delle sue zone rimangono vergini, perché non sono state visitate dai ricercatori, si ipotizza che sia piena di enigmi. Forse con il passare degli anni e l'aumento della vegetazione, sono scomparse importanti vestigia del mondo antico.
Tuttavia, sono state fatte anche alcune scoperte importanti, come il famoso “ Volto di Harakmbut ”.
E' forse la prova che i giganti sono esistiti? In giro per il mondo sono stati rinvenuti un gran numero di petroglifi che sembrano raccontare la vita di giganti. Anche il volto colossale di Harakmbut non è l'unica indicazione che suggerisce l'esistenza di grandi esseri che vivevano sulla Terra.
La formazione rocciosa ha suscitato scalpore nella società quando è stata trovata. Chi ha potuto modellare una roccia in modo così perfetto? Con le grandi scoperte che sono state fatte in tutto il mondo, tutto indica che i nostri antenati possedevano una tecnologia che noi non conosciamo.
Gli indigeni che vivono nella zona circostante, lo riconoscono da tempo come il “dio della foresta”. Si dice che abbia il compito di fornire protezione a questo luogo, e per questo motivo lo adorano.
Osservando l'immensità dell'enigmatica pietra con il volto di una persona, sorgono molte incognite a cui nessuno è ancora riuscito a rispondere.
È possibile che questa creazione sia una traccia di società altamente sviluppate che esistevano nell'antichità? La risposta è ancora un mistero irrisolto.
E' forse una semplice coincidenza causata dalla natura? Alcuni scienziati sono giunti alla conclusione che si tratta semplicemente di un fenomeno perfettamente modellato da Madre Natura. Ma è possibile che una struttura così impeccabile sia frutto del caso?
E' un po' difficile da credere. Per le dimensioni della colossale roccia dove si intravede il volto umano, le caratteristiche sono davvero sorprendenti.
A prima vista puoi vedere che i lineamenti sono molto precisi e quasi perfetti. È quasi impossibile pensare che sia stato creato dal caso.
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I TRE TRADIMENTI
Il primo tradimento
Prendiamo il caso di due persone normali che stanno insieme e che non abbiano ancora fatto un lavoro su di sé.
Non si conoscono, non sanno cosa ci sia dentro di loro, non sanno come funziona il loro inconscio. Non sanno ancora nulla, non hanno le informazioni.
Fai conto che tutti abbiamo delle ferite e ti assicuro che il 90% di noi si relaziona dalla ferita.
Magari non subito, magari non nel momento dell’innamoramento, non nei primi mesi.
Ma anche quando siamo nell’innamoramento, dove si sperimenta l’apertura del cuore e anche uno stato di coscienza molto elevato a seconda di quanto si possa aprire, questo non significa che le nostre ferite e il nostro passato non siano ancora lì ad aspettarci.
È questione di poco tempo e le ferite, piano piano, si faranno avanti.
Per questo lo chiamano periodo “luna di miele”, perché il cuore non può rimanere aperto troppo a lungo a causa delle ferite, a causa del materiale interiore e a causa anche del fatto che non siamo sufficientemente maturi affinché il cuore possa rimanere aperto.
E questo perché non abbiamo ricevuto istruzioni su come mantenere il cuore aperto e su come lavorare sul resto del materiale.
Uno che non sa nulla non si accorge che il cuore, un poco alla volta, tornerà a chiudersi a causa della pressione dal subconscio e di tutto il materiale irrisolto, che di nuovo farà pressione e tornerà a galla.
Indagando a fondo su questa tematica, quello che ho compreso è che il primo tradimento, in amore, in relazione (e nessuno scappa da questo), avviene quando dal cuore, che all’inizio si apre un po’, piano piano torniamo di nuovo, senza accorgercene, nella nostra ferita principale.
Praticamente noi torniamo a come eravamo prima dell’innamoramento: ci torniamo a relazionare dalla ferita principale, esattamente dove siamo sempre stati potentemente identificati.
Può essere la paura dell’abbandono, può essere una forma di egocentrismo o arroganza, può essere un’altra paura, di fatto però, noi torniamo nella nostra ferita principale.
Ed è quando noi torniamo nella nostra ferita principale che cambia tutta la prospettiva, il cuore non è più come prima, comincia a chiudersi. La ferita principale non è guarita.
Il primo tradimento quindi è passare dal cuore, dal relazionarsi dal cuore, alla ferita:
Noi tradiamo quando passiamo dal cuore alla ferita principale.
Rinunciamo all’amore senza accorgercene, ma, giorno dopo giorno, non siamo più nel cuore e cominciamo a relazionarci dalla ferita principale, dalle nostre paure e dalle nostre ossessioni.
Lì stiamo tradendo sia il nostro partner che noi stessi.
E l’altro?
L’altro farà la stessa cosa.
Non appena sentirà che noi stiamo entrando di nuovo nella ferita (questo avviene tutto a livello subconscio) cominceranno le prime dinamiche psicologiche.
E le si può osservare facilmente.
Perché finché sei nel cuore non hai paura di niente: sei felice, sereno, non te ne frega niente di ciò che pensano gli altri…
Poi, magari vai a convivere o inizi a fare progetti e dal bello iniziale, si passa al tornare sotto il controllo delle ferite irrisolte che ti ricordano della loro esistenza.
Il cuore si sposta di nuovo indietro e torneremo a essere dominati dalla paura.
Paura generata appunto dalla ferita, da una delle tante ferite. Ma è quella principale che agisce in maniera molto prepotente.
Cominciamo a metter su gli schemi difensivi e non ce ne accorgiamo, perché questo processo avviene nel tempo - chi più velocemente e chi meno, ma avviene.
Emergono la ferita della non esistenza, la paura dell’abbandono… Qualsiasi tipo di ferita.
Noi parliamo di cinque ferite perché sono quelle principali, ma ce ne sono tantissime.
A me interessa capire il meccanismo, quello che succede e che ho osservato.
Cosa succede quando ti relazioni dalla ferita e torni nella paura di essere ferito?
Semplice.
Tu cominci a chiuderti, a usare i meccanismi psicologici.
Non sei più nel cuore, non ti relazioni più dal cuore, ma ti relazioni attraverso la mente, attraverso i meccanismi, attraverso le reazioni.
E questo, ovviamente, manda in allarme anche le ferite dell’altro, a cui succede la stessa identica cosa.
Anche nell’altro il sistema va in agitazione. Così tutti e due i cuori si chiudono e si ritorna nei vecchi schemi, quelli precedenti all’inizio della relazione.
Prima il cuore era aperto ed era in prima posizione, mentre l’ego e la personalità erano giù. Adesso, dopo un po’, le cose irrisolte vengono a galla e la personalità con le sue ferite “torna su”.
Ecco che regrediamo a come eravamo prima: cominciano le schermaglie, cominciano le paure, cominciano i battibecchi, comincia il fraintendimento, cosa che non succede mai nella fase di vero amore, perché il cuore ha un’intelligenza incredibile e riesce a capire intuitivamente quello che succede nell’altro.
Tutti i nostri pregiudizi, le ferite e le paure dei rapporti precedenti, gli abusi subiti in famiglia cominciano a farsi strada. E il tuo sistema va in protezione.
Per me questo è l’inizio del tradimento, parlando a livello molto profondo ovviamente.
Alle volte la ferita principale, quando scatta, non fa altro che esaltare ancora di più tutto il materiale: si entra così nella dinamica carceriere-carcerato, vittima-carnefice che abbiamo visto prima.
Si entra nel sentirsi non accettati, non amati, invisibili.
E da qui si può arrivare a tagliar fuori completamente la persona, o a volerla dominare, o a trattarla male, o anche ad abbandonarla, a tradirla.
E questa è una conseguenza.
Perché a un certo punto tutti questi meccanismi difensivi, se non si hanno gli strumenti per lavorare su sé stessi (ma più che altro, a monte, se non si hanno gli strumenti proprio per vedere che ci stiamo difendendo dalle nostre paure irrisolte invece di aprirci al partner), questi meccanismi iniziano ad allontanarci l’uno dall’altro.
E quando ci si allontana e non ci si capisce più, la storia può finire in mille modi diversi: tradimento, abbandono, aggressività…
O anche stare insieme passivamente solo per dividere le spese o rompersi le scatole tutto il giorno…
Quindi, non ci interessa il tradimento o l’abbandono in senso classico, ma qual è il processo che abbiamo messo in moto, il processo che non abbiamo visto.
Perché ormai ti sarà chiaro che il nostro problema è vedere.
E diventerà ancora più facile recitare gli stessi ruoli che hanno recitato i nostri genitori, se non “vediamo” appunto.
Nell’amore, nell’innamoramento, nell’apertura del cuore non esistono ruoli da giocare: siete tu e l’altro. Puro amore e apertura. Zero ruoli.
Ma piano piano… se non abbiamo tagliato il cordone ombelicale…
Il secondo tradimento
Ora vediamo la cosa da un altro punto di vista, quello del sistema familiare.
Questo è il secondo problema: non ho tagliato veramente il cordone familiare.
E il cordone non si taglia dicendo semplicemente: “non sarò come mio padre o mia madre”, ma facendo un profondo lavoro per portare la tua coscienza fuori dall’inconscio collettivo, fuori dall’inconscio familiare e lavorando fuori dal tuo stesso inconscio. (Lo approfondiremo meglio più in là).
Devi liberare la tua coscienza, cioè il tuo io, da tutti questi strati che ti condizionano.
Se non fai questo (e questo richiede un certo lavoro specifico), inevitabilmente, dopo un po’, ognuno porterà nel rapporto il proprio psicodramma familiare.
Conserviamo i fantasmi di mamma e papà, i fantasmi dei nonni e dei bisnonni da entrambe le parti, e questi premono.
Non ti rendi neanche conto che, da sciolti, liberi, naturali, spontanei, passa un anno, due anni e al terzo si attiverà un meccanismo per il quale si entra nel ruolo dell’una o dell’altra famiglia dei genitori…
Si comincia ad assumere un ruolo.
Lei comincia a essere come la madre o la suocera, lui comincia a essere come il padre o il suocero.
Tieni presente che, quando cominci a entrare nel ruolo, tu sei fuori dal cuore.
Perché il cuore è coscienza.
E la coscienza è libera di manifestare sé stessa: nessun ruolo.
Ma se non abbiamo liberato la coscienza dall’inconscio familiare, allora il nostro inconscio porta i semi della famiglia. E quindi sarà inevitabile che uno dei due, o tutti e due, recitino esattamente il ruolo dei genitori e riprodurranno meccanicamente tutte le dinamiche delle rispettive famiglie. Un mix delle due o più una, o più l’altra, è indifferente.
Quando permettiamo al sistema familiare di interferire con la nostra coscienza, con la nostra unicità?
Quando ci facciamo plasmare da tutte le credenze e abitudini di casa.
E siamo noi a permetterlo davvero?
No, accade semplicemente perché siamo addormentati.
La tua coscienza non è ancora libera di essere sé stessa, il tuo io non è libero, è sotto il potere del tuo inconscio.
Vivi la vita di qualcun altro e nemmeno te ne accorgi.
Questo è essere addormentati.
E cosa vuol dire liberarsi dall’inconscio? Diventare coscienti. Il buio diventa luce.
Diventare consapevoli, coscienti, svegliarsi, significa tirar fuori strati e strati di fango, fino ad arrivare all’acqua sporca, uscire dall’acqua e andare nell’aria, e asciugare la propria anima. Da anima umida ad anima secca, anima che si libera al di sopra dei vari livelli di inconscio.
L’acqua rappresenta i vari livelli di inconscio e il fango è l’inconscio più profondo, quello collettivo, quello più buio.
Via via salendo, poi, c’è l’inconscio personale e, infine, la coscienza diventa sole.
Un sole sott’acqua non può brillare, non può scaldare, non può essere, non può manifestarsi: deve uscire dai vari strati di inconscio.
Ed ecco che arriva la possibilità, attraverso la coscienza pura (quello che tu sei veramente e non quello che hai acquisito nella personalità, ma quello che sei nell’essenza), di relazionarti da cuore a cuore.
Poi chiaramente dovrai finire di tagliare quello che deve essere tagliato, far crescere quello che deve essere fatto crescere e sviluppato… Un po’ alla volta.
Tornando a noi, ecco il secondo tradimento.
Portare il sistema familiare nella relazione.
Anche in questo caso, stiamo tradendo il partner, ma soprattutto stiamo tradendo l’amore.
Si potrà forse dire che qui due persone stanno assieme per vivere la loro vita?
No, perché non vivranno la loro vita, ma quella del loro sistema familiare.
Il terzo tradimento
Tradisce anche chi entra in relazione da una ferita, cioè dalla sua ferita principale, pensando magari che la relazione la guarirà. Sperando che l’altro lo “aggiusti”. Lo faccia sentire bene e felice.
Questo è tradimento puro già in partenza.
Perché se io mi avvicino a te con il bisogno di una relazione, ti sto già tradendo: ti sto usando per tappare le mie ferite. I miei vuoti.
Questo è un altro esempio di tradire prima ancora di cominciare.
Quando noi usiamo un’altra persona per tappare i buchi, per non sentire la ferita o perché abbiamo paura di star da soli.
Stiamo già tradendo la persona, stiamo già tradendo la sua anima, perché non stiamo entrando puliti.
Non che uno debba fare ventimila percorsi prima di relazionarsi, ma un minimo di lavoro su di sé, sì.
Quindi tradisce anche chi non conosce sé stesso e dunque non vede che cosa lo spinge a entrare in una relazione e perché. Anche questo è tradimento.
Siamo noi, relazionandoci dalle nostre ferite e paure e condizionamenti, a creare le condizioni per essere lasciati o per essere traditi, perché abbiamo tradito e mentito inconsciamente non entrando in relazione dal cuore, ma dal bisogno, dalla paura, dalla ferita, dai bisogni infantili insoddisfatti e da tutto il materiale irrisolto.
Qui noi abbiamo tradito l’amore, fin dal principio.
E poi, ovviamente, chi tradisce se stesso, non è chiaro con se stesso, non è onesto con se stesso e non si conosce, tradisce anche l’altro, perché non vede cosa sta facendo.
Non vede che va in protezione, non vede che reagisce dalla ferita. Non vede migliaia di cose.
Se sei onesto e accetti di vederlo in te, cerchi di capire e di non sbagliare più.
Ma non puoi dire: “non sbaglierò più” e basta, perché se non vedi continuerai a farlo anche se non vuoi.
Noi continuiamo sempre a ripetere i soliti errori perché non vediamo causa, condizione, effetto.
ROBERTO POTOCNIAK
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Bene ragazze, stanotte voglio scendere nelle viscere della psicopatologia assieme a voi e domandarvi qual è l’insano motivo alla base della vostra passione smisurata per Massimo Pericolo. Non abbiate timore. Siete state picchiate da bambine? Qualche trauma irrisolto? La figura maschile vi reca disagio? Ebbene, sappiate che si può curare e che non è mai troppo tardi, a meno che non abbiate già trent’anni, in tal caso siete perdute.
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