#NARRATIVA
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Hmmmm hm. Okay. Worldbuilding/story idea.
One million years after humanity disappears, octopi and ravens have independently developed sapience. And one day an octopus child and an elder raven meet at the edge of the ocean.
Where is your mother and father? asks the raven. I have no mother or father, says the octopus, blushing pale. All octopi are children. Once we’re grown, we will mate and we will die. It is the first and the last thing our mothers tell us.
But that’s horrible, says the raven. It’s not all bad, says the octopus. We play, we hunt, we make games for ourselves in the deep. Yes, but who remembers your songs? the raven says. Who passes down your stories?
What is a story? the octopus asks.
And the raven thinks about this question. And finally it says: A story is how you remember things in the past. It is how you know where you come from, and what happened before you were born. A story can be a warning, or it can be advice, or it can be a silly joke told to make you feel good. Someone remembers the story and tells it to the next generation, who remember the story and tells it to the generation after them.
And the octopus thinks about this answer. And finally it says: Can you tell me a story?
And the raven tells the octopus a story. And it’s a good story. And the next day the octopus returns and asks for another. The next day it brings its octopus friends, and the raven brings its raven friends, and many stories are shared on the edge of the ocean.
Months later, the octopus returns to the raven. I am grown, it says. I am returning to the sea to find a mate and lay my brood. I will not be coming back. I’m sorry.
I will miss your company, says the raven.
I have one thing to ask you, says the octopus. In time my children will come to the edge of the ocean. I would like you to tell them a story I have made. And when they have stories of their own, I would like your children to remember them and pass them down to my children’s children.
Of course, says the raven. What is your story about?
And the octopus thinks, and says: It is about an octopus child and an elder raven who meet at the edge of the ocean.
And this story has been passed down to this day.
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Vorrei mancarti
E non te lo nascondo, vorrei mancarti quando ridi, quando sei triste o stanco, quando hai proprio tutto tranne che me e se te ne accorgi avverti un vuoto dentro. Vorrei mancarti quando fai tardi e quand'è troppo presto, perché tu capisca che essere fuori tempo è drasticamente importante anche per due come noi. Noi che, per quanto amore provassimo, non riuscivamo a non essere in anticipo oppure in ritardo su tutto: tu sui miei dubbi che risolvevi troppo tardi, io sui tuoi sorrisi veri che notava quando ormai si erano già spenti.
Vorrei mancarti quando la notte guardi la luna e senti che c'è qualcosa che non hai, che non hai più, che non sai se ce l'hai avuta mai. Vorrei mancarti quando sei in mezzo agli altri, altri che non hanno i miei occhi, che non sono me e che non mi somigliano nemmeno un po', e ti pesa, non te lo aspettavi, ma ti pesa.
Ti vorrei mancare quando tutta quella folla che hai intorno ti fa sentire solo al mondo, quando sei distrutto, sfatto, in discoteca da solo, oppure in compagnia nel letto.
Vorrei mancarti quando in piena notte ti svegli e allunghi il braccio per cercarmi.
Vorrei mancarti quando non sai che ti succede ma non ti va più di ascoltare la gente parlare, e vorresti solo spegnere il mondo e gettarti dentro ad una fotografia, quella che hai bene nella testa, di noi che ridiamo da tristi, di noi che sorridiamo da felici.
Io ti vorrei mancare perché significherebbe che t'è importato, che t'è importato tanto, che è stato doloroso ma incredibilmente speciale. Io ti vorrei mancare perché mi manchi. Più o meno tutto il tempo. E mancarsi, mancarsi in due, significa appartenersi.
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Io conoscevo molta gente ma non amavo nessuno perché credevo di avere abbastanza esperienza per non illudermi sull'amore degli altri (Grazia Deledda, Il sigillo d'amore).
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" Mentre per decenni in questo Paese ci si è baloccati sul favoloso assioma «non può esistere antifascismo in assenza di fascismo», abbiamo avuto in ordine sparso: il golpe Borghese, Gladio, il piano Solo, Peteano, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, la strategia della tensione, la strage di Bologna, i NAR, l’Italicus, Ordine Nuovo, Terza Posizione, il Rapido 904, la P2, i servizi segreti deviati. Se invece vogliamo guardare al presente più prossimo, una miriade di pimpanti formazioni di ultradestra mai sciolte, partiti di governo la cui ambiguità sul tema è diventata l’identità programmatica e, per non farci mancare nulla, ci è toccato perfino l’assalto alla CGIL a Roma. Nessuna conquista democratica, nessuna Costituzione figlia della Resistenza può dirsi acquisita per sempre e il presente non fa che ribadirlo ogni giorno, per questo sarà meglio cominciare da noi stessi a ricostruire il rapporto con la Storia dell’ultimo secolo. "
Storie di antifascismo senza retorica, a cura di Arturo Bertoldi e Max Collini, prefazione di Francesco Filippi, People editore, Busto Arsizio (VA), 2024¹, p. 15.
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"La desventaja de que alguien te conozca relativamente bien es que sabe lo que piensas o sientes basándose en tu lenguaje corporal, por mucho que intentes ocultárselo descubrirá lo que te pasa..."
–danaearbg.
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Con el tiempo parece que aprendí a vivir en calma con la presencia de tu fantasma acompañándome en cada día, sentado a mi lado en las bancas del parque donde solíamos juntarnos a fumar y pasar el rato entre humo, besos, miradas y caricias.
A veces me mira apenado, y yo le devuelvo la mirada extrañado.
Supongo que para él, yo soy el fantasma de sus recuerdos, el que lo acompaña cada día, el que se sienta a su lado en la banca del parque donde solíamos juntarnos a fumar y pasar el rato, discutiendo, echándonos reproches a la cara, distanciando nuestra mano de la del otro.
El hecho de que aún te piense no significa nada, pues no deja de ser nada mas que eso, un simple pensamiento que cruza mi mente de un extremo al otro, tan veloz como un rayo, tan rápido como se consume un cigarro apretado entre los labios.
Recuerdo tú nombre porque me lo aprendí cuando te conocí, incluso aunque lo escribiese mal al principio. Pero eso no quiere decir nada, simplemente es una palabra que aprendí mas de entre tantas otras, y que, como buen lector, nunca saldrán de mi mente.
Recuerdo tú rostro porque me dormí y me desperté a su lado, y viceversa, durante tantas mañanas, que incluso me acostumbré a que mí reflejo del espejo tuviera compañía durante aquella época. Pero simplemente es eso, lo recuerdo por pura inercia, por pura vivencia y por pura casualidad.
La casualidad de haber coincidido en el mismo espacio y de haberlo compartido por un tiempo.
Pero de nuevo, no es nada mas que eso, casualidad y memoria.
Quizás la idea que quiero dar con este texto no se entienda bien, quizás es que no sé decir bien que aún te pienso, pero que realmente no te quiero.
Ni nada de esto tiene que ver con el cariño que nos teníamos los dos.
Esto es solamente la casualidad de la memoria. Que nunca olvida y todo lo guarda en cajones.
Que aún así avanza al igual que pasan los días, al igual que lo hace el corazón.
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tutte le cose a questo mondo vengono uccise due volte: una prima volta nella funzione, una seconda nel segno; una volta in ciò che le rende utili, e un’altra in quello che continuano a desiderare per mezzo del nostro animo. (le rivage des syrtes, j. gracq, 1951)
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Diversifica tu Vocabulario para un Rol Narrativo Excepcional
¡Saludos, Dinosaurios Perdidos, exploradores del mundo desconocido, y compañeros del Rol! ¡Y sí, lo admito, la edad de este dinosaurio cobra su peaje, pero aquí estoy, rugiendo con sabiduría jurásica! 🦖
Bueno, dejemos de hablar de la era de los dinosaurios y adentrémonos en el fabuloso mundo del rol. Thylas aquí, el dinosaurio rolante, y hoy no vengo a ofrecerte un PSD, sino a ofrecer un humilde recurso útil para las tierras del vocabulario imaginativo.
En nuestro viaje interminable por la tierra de la imaginación, la riqueza de nuestras palabras puede ser como el código secreto para desbloquear mundos aún más brillantes y emocionantes. Así que, aquí van unas sugerencias para que tu rol sea tan variado y cautivador como un velocirraptor en plena caza:
1. Glosario Mágico: Encantamientos, hechizos, y misterios arcanos pueden volverse aún más mágicos con un glosario específico. Agrega palabras místicas como "etéreo," "ánima," o "resonancia" para darle un toque especial a tus conjuros y rituales.
2. Descriptores Sensoriales: Haz que tus descripciones cobren vida al incorporar detalles sensoriales. Piensa en términos como "achocolatado" para describir un aroma, "sibilante" para un sonido misterioso, o "caricias de la brisa" para una sensación táctil.
3. Sinónimos y Antónimos: Enriquece tus descripciones utilizando sinónimos y antónimos. Siempre es útil tener un arsenal de palabras para expresar emociones. Por ejemplo, en lugar de simplemente decir "feliz", podrías optar por "jubiloso" o "radiante".
4. Lenguaje de Época o Cultura: Adapta tu vocabulario al contexto temporal o cultural de tu personaje. Un personaje medieval podría usar términos como "hidalgo" o "doncella," mientras que un personaje futurista podría utilizar jerga tecnológica como "holomalla" o "neónexus."
5. Arco Lingüístico Personal: Desarrolla un estilo único para tu personaje. ¿Tu héroe habla de manera grandilocuente o utiliza un lenguaje coloquial? ¿Tu villano prefiere el sarcasmo o la eloquencia oscura? ¡Define su voz!
6. La Poesía de la Acción: Transforma tus acciones en obras maestras literarias. En lugar de simplemente "correr," tu personaje podría "velocitar como el viento" o "dansear entre las sombras."
7. Consulta de Sinónimos Online: Explora recursos en línea como tesauros para descubrir sinónimos menos comunes y dar un giro fresco a tus descripciones.
Recuerda, la magia está en las palabras que elegimos. ¡Despliega tu magia personal y deja que tu vocabulario sea el conductor de tus épicas narrativas! ¿Tienes algún consejo o palabra favorita para compartir? ¡Déjalo en los comentarios y construyamos juntos para seguir creciendo y enriqueciendo el rol! 📖🌟
Thylas 🦕
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(Rivolgendomi direttamente a Pavese:)
《 Sto completando la lettura di Paesi tuoi in un solo giorno, perché è molto coinvolgente.
C'è una povera ragazza uccisa da un fratell(astr)o che già prima l'aveva sverginata: una storia forte, che si mischia agli odori della campagna. C'è il protagonista, ultimo arrivato, che viene dalla civile Torino e si scontra con un ambiente rurale atavico, in apparenza accogliente - ma refrattario nel suo nucleo, composto da persone ignoranti.
La terra e il sangue sono i due elementi simbolici fondanti del mito, che si ritrovano, evidentissimi, in questo racconto.
[...] In una tua lettera dici che, se non avesse agito su di te quel poco di educazione ricevuta, saresti stato un banale "tipo da coltello". 😁
~ ~ ~
Devo ancora terminarlo, me ne restano alcune pagine, e non ho fretta. Ho letto evidenziando le rese narrative più magistrali, perché voglio capire come facevi a raccontare le cose: voglio "smontare la macchina", insomma, non solo leggere la storia per vedere come va a finire. Capisco perché sei ritenuto un autore importante: sei senza dubbio originale e "mimetico", adotti il linguaggio e persino il ritmo dei pensieri del protagonista.
Sai raccontare tanto bene le donne e l'effetto che fanno su un uomo. Infatti la povera ragazza, prima di essere uccisa, stava avendo una delicata e sensuale storia d'amore col protagonista. Ma vincono l'insensatezza e la brutalità del fratell(astr)o "tonto"...
Una lotta tra bestialità e civiltà, tra anarchia morale ed etica ragionata, tra cervello da rettile e cuore umano.
Il cittadino viene messo in mezzo e buggerato dal campagnolo, che non dispone di furbizia, ma del mero istinto dell'animale che si muove nel proprio habitat.
Si vede che avevi un rapporto ambivalente con le donne: un po' ti facevano tenerezza e le volevi coccolare, poi però pensavi a ciò che ti avevano fatto, alle tue difficoltà con loro, e allora ti saliva la rabbia e avresti voluto distruggerle insieme al dolore che ti davano.
È interessante che ti accada di provare "pena" per una ragazza: anche in questo romanzo, come già nel Diavolo sulle colline, il tuo protagonista prova questo sentimento per la ragazza che gli piace, mentre ella, avvicinando la faccia a lui perché la baci, si blocca per qualche istante, e sembra che stia cercando di guardare la propria faccia con lo sguardo di lui, temendo di non essere voluta, e rivelando la propria insicurezza.
~ ~ ~
Ho terminato di leggere nel giro di poche ore il tuo romanzo breve. Dicono che tu sia uno scrittore amato dai giovani, ma io credo che questa storia così forte, pur se il protagonista è un venticinquenne, vada letta da persone adulte ed esperienti. È una storia archetipica, mitica, sulle pulsioni maschili più turpi: violare, possedere gelosamente, uccidere la donna. Il tutto, esasperato dall'ambiente chiuso, ignorante e fatalista della campagna. Sembra una tragedia greca, una tragedia annunciata, un passaggio obbligato del destino (un po' come il tuo suicidio e altri fatti di sangue che tuttogiorno accadono).
Credo che in paradiso non si possano più scrivere opere così truculente. Chissà come ti trovi in ambiente spirituale, senza questa materia ardente da plasmare. Sono preoccupata. 😅
È una bellissima risposta, grazie. 💗 La ricorderò, perché il tuo stato è una delle mie frequenti preoccupazioni.
Ho ammirato molto la precisione e varietà lessicale nel tuo romanzo: io ti abbraccerei infinitamente anche solo per la quantità di parole che conosci e per il gusto con il quale le adoperi. Altro che ufficiale! Non ho mai considerato affascinante la divisa, non m'interessano i gradi e le cariche militari e civili, m'incanta solo la tua umanità, così com'è: gli sforzi che fai per vivere, ciò che ti si agita dentro, la tua cultura, intelligenza, buon gusto; amerei anche la tua depressione, ma amo molto di più non vederti soffrire.
Adesso continuerò a leggere le tue Lettere. Quando incontrerò lettere indirizzate a donne, cercherò di non essere gelosa, pensando che una come me non l'hai incontrata mai, e praticamente con me la tua esperienza di donne riparte da zero. 》
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¿Quién querrá leerme?
Este es mi primer post de una adulta para el mundo y al no saber que escribir, lo primero que se me ocurre es cuestionarme eso, ¿quién querrá leerme? quien se tomará el tiempo para leer lo que yo escriba, ¡como siempre! mi miedo por delante, toda la vida he tenido miedo, siempre pensando en que pensarán, que dirán, que imagen se llevarán de mi... y a pesar de esto, soy un mar con cada uno de sus fenómenos, ¿si se han dado cuenta como es el mar? lleno de misterios, con olas gigantes, en calma muchas veces, recibe tormentas, truenos, alberga miles de especies, es profundo, oscuro, claro también, transparente en algunas partes; así me considero yo, y es curioso, porque al albergar tantas cosas en mi, he sentido miedo de no dimensionar el poder que tengo dentro y que me hace temer para dar los pasos que en algún momento he querido dar...
¿¡Quién querrá leerme!? me pregunto, quien se tomará el tiempo para conocer un poco de mi, para conocer la forma en como veo el mundo, la vida, la crueldad que hay en él y la forma tan intensa en como uno en su interior la vive...
Este es mi primer post y aquí solo hablaré de mis pensamientos, soy una psicóloga que nunca ha exteriorizado su pensamiento real, su forma de ver la vida pero que entiende a las personas con la empatía suficiente para sentir el dolor, las penas, las alegrías y todo lo demás, porque también he transitado el camino a una autorrealización, quiero caminar contigo, quiero encontrar nuevas formas de ser yo, quiero seguir brindando al mundo y a mis lectores las herramientas y las guías que tengo y aprender en cada paso, ayer me sentía incapaz y hoy me lance a la mar, a mi mar, para sentir la inclemencia del mismo, ahogarme si es necesario o aprender a sobrevivir con los miedos que puedan seguir surgiendo.
Gracias a ti que me lees, no se quien seas, no se si te interese mis palabras, esta soy yo una psicóloga con una vida particular, madre, mujer, hija, ex, novia, amiga, que ve la vida de forma cruda y real, satírica, sarcástica e irreverente, ¡Gracias por acompañarme!...
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No te odio, sólo perdiste mi respeto.
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Cara Milena, vorrei il mondo finisse domani. Così potrei prendere il primo treno, arrivare alla tua porta a Vienna e dirti: Vieni con me, Milena. Ci ameremo senza scrupoli, paure o restrizioni. Perché il mondo finirà domani. Forse non agiamo, non amiamo deliberatamente perché pensiamo di avere tempo o dover tenerne conto. Ma se non avessimo tempo? O se il tempo, così come lo intendiamo e conosciamo, fosse irrilevante? Ah, se solo il mondo finisse domani. Potremmo aiutarci davvero.
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Perché l'amore è come un albero, nasce da sé, mette profonde radici in tutto il nostro essere e spesso continua a verdeggiare su un cuore in rovina (Victor Hugo, Notre-Dame de Paris).
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" Vivevamo di abitudini. Come tutti, la più parte del tempo. Qualsiasi cosa accade rientra sempre nelle abitudini. Anche questo, ora, è un vivere di abitudini. Vivevamo, come al solito, ignorando. Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà. Nulla muta istantaneamente: in una vasca da bagno che si riscaldi gradatamente moriresti bollito senza nemmeno accorgertene. C'erano notizie sui giornali, certi giornali, cadaveri dentro rogge o nei boschi, percossi a morte o mutilati, manomessi, così si diceva, ma si trattava di altre donne, e gli uomini che commettevano simili cose erano altri uomini. Non erano gli uomini che conoscevamo. Le storie dei giornali erano come sogni per noi, brutti sogni sognati da altri. Che cose orribili, dicevamo, e lo erano, ma erano orribili senza essere credibili. Erano troppo melodrammatiche, avevamo una dimensione che non era la dimensione della nostra vita. Noi eravamo la gente di cui non si parlava sui giornali. Vivevamo nei vuoti spazi bianchi ai margini dei fogli e questo ci dava più libertà. Vivevamo negli interstizi tra le storie altrui. "
Margaret Atwood, Il racconto dell'ancella, traduzione di Camillo Pennati, Ponte alle Grazie, 2019², pp. 80-81.
[Edizione originale: The Handmaid's Tale, McClelland and Stewart, 1985]
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