#Max Collini
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" Mentre per decenni in questo Paese ci si è baloccati sul favoloso assioma «non può esistere antifascismo in assenza di fascismo», abbiamo avuto in ordine sparso: il golpe Borghese, Gladio, il piano Solo, Peteano, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, la strategia della tensione, la strage di Bologna, i NAR, l’Italicus, Ordine Nuovo, Terza Posizione, il Rapido 904, la P2, i servizi segreti deviati. Se invece vogliamo guardare al presente più prossimo, una miriade di pimpanti formazioni di ultradestra mai sciolte, partiti di governo la cui ambiguità sul tema è diventata l’identità programmatica e, per non farci mancare nulla, ci è toccato perfino l’assalto alla CGIL a Roma. Nessuna conquista democratica, nessuna Costituzione figlia della Resistenza può dirsi acquisita per sempre e il presente non fa che ribadirlo ogni giorno, per questo sarà meglio cominciare da noi stessi a ricostruire il rapporto con la Storia dell’ultimo secolo. "
Storie di antifascismo senza retorica, a cura di Arturo Bertoldi e Max Collini, prefazione di Francesco Filippi, People editore, Busto Arsizio (VA), 2024¹, p. 15.
#Storie di antifascismo senza retorica#letture#leggere#libri#Offlaga Disco Pax#narrativa#Arturo Bertoldi#Max Collini#golpe Borghese#Gladio#piano Solo#strage di Peteano#strage di Piazza Fontana#strage di Piazza della Loggia#lstrategia della tensione#strage di Bologna#NAR#Italicus#Ordine Nuovo#Terza Posizione#Rapido 904#P2#servizi segreti deviati#Francesco Filippi#memoria#ricordi#partigiane#partigiani#Resistenza#Liberazione
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CCCP - Fedeli alla linea @ Balena Festival
La prima volta fa sempre male, la prima volta ti fa tremare…. Quando i CCCP – Fedeli alla linea hanno annunciato di tornare insieme, quarant’anni dopo, per suonare su e giù per l’Italia è stato straniante. Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur forse non sono proprio i personaggi che ti aspetteresti di vedere sui palchi dei festival estivi, per il loro essere…
#arena del mare#balena festival#cccp-fedeli alla linea#genova#In fedeltà la linea c&039;è#jukka reverberi#Max Collini
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Gli Sleaford Mods si possono accostare più o meno ai nostri Offlaga Disco Pax ma con molta più cazzimma e con un minaccioso accento di Nottingham al posto del pacioso emiliano di Max Collini (che ricordiamo fa l'agente immobiliare).
Il gruppo parla di sottoproletariato e disoccupazione, gli stessi componenti sono dei genuini esemplari di classe operaia inglese cresciuta a rave, birra e sostanze psicotrope tanto da guadagnarsi la stima non solo di Iggy Pop, che li ha definiti il miglior gruppo rock in circolazione, ma anche quella della prestigiosa rivista Internazionale (qui l'intervista), alla costante ricerca, come suo solito, di eroi per la sempre imminente rivoluzione proletaria (nel video di Second si può vedere una donna indossare una maglietta con scritto "STILL HATE THATCHER").
Da apprezzare il suono scarno, la cazzimma punk e surreale dei testi, l'accento "british".
Da non invitare a casa, potrebbero sputarvi nel portaombrelli (tutta un'altra cosa rispetto al ribellismo cazzaro dei Måneskin).
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La sua voce cadde da un ramo come un'ombra più in alto del suo peso. - Roberto Sanesi, L’improvviso a Milano
Dal 2020, il Premio Roberto Sanesi, dedicato alla memoria del poeta, critico, artista e traduttore Roberto Sanesi (Milano, 1930/2001) promuove la poesia in musica sul territorio torinese e piemontese, dando l’opportunità a progetti poetico-musicali fino ai 35 anni di età provenienti da tutta Italia di vincere una produzione per il proprio album e di confrontarsi con una giuria di addetti ai lavori, tra cui il musicista e performer Federico Sanesi, lo scrittore Giovanni Cattabriga, parte del collettivo Wu Ming e la poetessa Barbara Giuliani.
Tra i vincitori delle edizioni passate, Elena Cappai Bonanni e SOFIA_ con il progetto Karoshi, Simone Biondo e Daniele Ravagnan con il progetto Danno Mentale, Simone Tencaioli con il progetto Somma Zero, Gaia Ginevra Giorgi e Riccardo Santalucia, con il progetto L’animale nella fossa.
Oltre alle performance dei progetti finalisti scelti dalla giuria emerita, ogni anno il Premio Roberto Sanesi ospita lo spettacolo di un protagonista della spoken word music italiana: tra gli artisti che si sono esibiti nelle edizioni passate, Pierpaolo Capovilla (Il teatro degli orrori, I cattivi maestri) e Max Collini (Offlaga Disco Pax, Spartiti).
Per la quinta edizione, la finale si svolgerà il 21 settembre allo Spazio 211 di Torino (Via Cigna, 211) e ospiterà le performance di Federico Sanesi, Nuria Sala Grau e Barbara Giuliani.
L’evento è organizzato e promosso dall’Associazione Culturale Neutopia di Torino, che dal 2016 redige la rivista «Neutopia Magazine», pubblicando racconti, poesie, recensioni e fumetti. Dal 2019 organizza, nel quartiere torinese Barriera di Milano, il festival di poesia di strada Poetrification, nato in collaborazione con il poeta e performer Ivan Fassio (Asti, 1979 - Torino, 2020).
Per sostenere la quinta edizione del Premio Roberto Sanesi, ti chiediamo di contribuire con una donazione, scegliendo una delle tante ricompense su Produzioni dal basso che ti verranno recapitate al tuo indirizzo alla chiusura della campagna di crowdfunding.
Grafica di Elisa C. G. Camurati
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Bertoldi Arturo, Collini Max, prefazione di Francesco Filippi, Storie di antifascismo senza retorica, People edizioni, 2024
scheda dell’editore: https://www.peoplepub.it/pagina-prodotto/storie-di-antifascismo-senza-retorica Quelle raccolte e rese vive sul palco e in queste pagine da Arturo Bertoldi e Max Collini sono storie di uno scontro lungo, che dura ancora. Perché il fascismo non finisce nel 1945, ma se è per questo nemmeno l’antifascismo. Non raccontano di una Resistenza generica, quella che per paura di…
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Vito Collini
TRIBECA FILM FESTIVAL 2023
JOHN EARLY: NOW MORE THAN EVER
In his first HBO hour-long comedy special, actor and comedian John Early (Max’s Search Party) brings his unique blend of cutting commentary, pop star swagger, and all-around loveable personality to Brooklyn’s Roulette Intermedium. Shot in the style of a gritty 1970s rock documentary, Early’s standup set is intercut with tantalizing covers of artists such as Britney Spears and Neil Young, interspersed with riotous backstage footage. Featuring the comedian’s loyal band the Lemon Squares, John Early: Now More Than Ever explores the unbearable ordeal of modern life through Early’s signature playful pastiche – and plenty of explosive musical numbers.
DIRECTOR Emily Allan, Leah Hennessey CAST John Early
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Circolo della musica, al via la stagione a Rivoli
Dal 24 aprile al 15 giugno i primi spettacoli (ANSA) – TORINO, 13 APR – Musica e parole, affermati cantautori e giovani talenti, parole di resistenza: è con queste suggestioni che a Rivoli si inaugura la stagione del Circolo della musica, il progetto musicale della Fondazione Circolo dei lettori. Il 24 aprile le luci dell’auditorium di Rivoli si accendono con Max Collini e le sue storie di…
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E intanto bombardano Guernica 1, 10, 100, 1000 volte una storia infinita, in loop. Bombardano Guernica mentre ognuno si fa i cazzi suoi e pensa alla sua vita
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Per evitare di confondere la sensibilità con l'eversione fascista e stragista, stabiliremo dei limiti. Definiamo quindi neosensibilismo il nostro modo di essere sensibili. E tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro da cui ci dissociamo anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vocabolario. La signora Mambro e il camerata Fioravanti sono fuori di galera. Fa male ammettere che al momento vincono due a zero.
Offlaga Disco Pax, Sensibile
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" Di fronte a noi abitava la Lola, una delle prime persone transgender della città, con grave scandalo dei benpensanti del circondario. Una volta la incontrammo dal macellaio e mia madre la salutò dicendole: «Ciao Antonio», scatenando l’incredulità della nostra beata innocenza. Lei, comprendendo la situazione dal mio sguardo confuso, le rispose: «Lucia, per favore, davanti ai tuoi figli chiamami Lola». Le cose cambiano e oggi Lola si fa chiamare Frate Antonio, veste un saio e si è ritirato a vita spirituale da decenni, una storia che farebbe la gioia di gente come il generale Vannacci e Simone Pillon, per cui per favore non andate a raccontargliela, grazie. Al campetto di via Compagnoni oggi non ci sono più i ragazzini, le strade dove giocavamo gliele hanno rubate ormai da tempo immemore. Nelle case sopravvissute alle recenti demolizioni restano gli anziani e i nuovi inquilini di antichi assegnatari poi diventati proprietari e infine locatori. Ogni volta che passo da via della Canalina in macchina guardo da lontano il mio balcone, immagino mia madre che mi chiama e sento che se sono diventato quello che sono è perché ho potuto vivere in quel luogo e in quel contesto, perché quel luogo e quel contesto insegnavano, anche senza l’uso di strumenti complessi, il materialismo storico, la politica, la società, la socialità, la solidarietà, la povertà, la dignità. In breve: la coscienza di classe. In quel luogo diventavi antifascista prima ancora di imparare a leggere e a scrivere. "
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Brano tratto da:
Storie di antifascismo senza retorica, a cura di Arturo Bertoldi e Max Collini, prefazione di Francesco Filippi, People editore, Busto Arsizio (VA), 2024¹, pp. 57-58.
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Max Collini, Arturo Bertoldi - Storie di antifascismo senza retorica
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L’Italia si cura con il lavoro - Concerto del 1° Maggio a Bologna
L’Italia si cura con il lavoro – Concerto del 1° Maggio a Bologna
È un segnale importante quello che arriva dal 1° Maggio di Bologna organizzato dalle locali articolazioni dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil: la Festa, quest’anno, si farà. Non sarà, ovviamente, un 1° Maggio di piazza, non ci saranno cortei e sfilate e nemmeno il tanto atteso concertone di Piazza Maggiore: l’emergenza pandemica è ancora in corso e la possibilità di organizzare eventi…
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#bologna#davide shorty#Dj Gruff e Gianluca Petrella#Fatoumata Diawara#inoki#la rappresentante di lista#Max Collini#Murubutu#primo maggio
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E forse capirai che il mondo non finisce a Campi Bisenzio
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Presente ❗ Festival del Reale e Premio Sanesi di poesia in musica
presentano
MAX COLLINI (Offlaga Disco Pax / Spartiti)
Hai paura dell'indie?
Mentre nelle colonne più e meno social del web non si smette di discutere circa l’esistenza e la resistenza dell’indie, quel che resta certo è che Max Collini, paragrafando l’antico adagio di Enrico Ruggeri, è stato indie prima di te e, oltretutto, in prima linea: con i suoi Offlaga Disco Pax prima e con Spartiti poi per un viaggio lungo più di 15 anni. In questo spettacolo che potremmo definire post teatrale, Collini recita, legge, smonta e ricompone un mondo fatto di testi, approcci, tempi, metodi e linguaggi di ciò che (quasi) tutti si divertono a chiamare (ancora) indie. Lo stato sociale, Colapesce e Dimartino, Calcutta, Coma_Cose, Coez, Gazzelle, Motta, Tommaso Paradiso, Achille Lauro, I Cani, Cosmo sono solo alcuni dei protagonisti di questa vicenda magicamente scomposta, rivisitata, remiscelata con la finalità di condurre lo spettatore alla ricerca di qualcosa di così nuovo da riformulare l’antico. Ora che l’indie ha smesso in modo pressoché totale i suoi panni e si è trasformato, inspiegabilmente, nel nuovo pop italiano, egemonizzando la scena musicale; ora che radio mainstream, programmi TV nazionalpopolari e tour fittiziamente o completamente sold out sono stati occupati e artisti sconosciuti al grande pubblico sono diventati d'un tratto veri propri fenomeni di costume, tormentoni umani, autori di tic lessicali che hanno conquistato perfino Sanremo, lo spettacolo "Hai paura dell’indie?" prova a spiegare, con esilarante serietà, come tutto ciò sia semplicemente potuto succedere. “Hai paura dell’indie?” è un viaggio tra parole, ironia, invidia e, in alcuni casi, ammirazione. Perché è solo musica leggera. Anzi, leggerissima. Più o meno.
Torino, Parco Aurelio Peccei
Sabato 11 settembre 2021
Ore 22:00
Ingresso gratuito*
*Tutti gli spettacoli di Presente ❗ Festival del Reale si svolgeranno in ottemperanza alle attuali normative anti-Covid-19. L’accesso all’area concerto è riservato ai possessori di Green Pass. L’ingresso è espressamente vietato a chiunque presenti sintomi influenzali o abbia una temperatura maggiore ai 37°.
#Max Collini#Max Collini legge l'indie#Hai paura dell'indie?#Premio Sanesi#parco peccei#11 settembre
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domani smetto.
Qualche giorno fa uno di voi mi ha posto una domanda: “Se gli artisti che segui, che recensisci, che torchi o che hai torchiato nei tuoi interventi su Yesiamdrownig! o altrove avessero a loro volte un blog, una pagina Facebook, un account di Twitter da cui lanciare anatemi sul mondo dell'editoria musicale, cosa rimprovererebbero a te, che dei critici sei visto tra i più stracciapalle?”.
Non credo che lui, uno dei tanti come voi che giornalmente mi chiede qualcosa, si sia reso conto del baratro di interrogativi, di dubbi e autocoscienza che si è aperto sotto ai miei piedi. Ed escludo pure che abbia immaginato che io, rispondendo in forma privata, lì per lì arrabbattata in stile più ironico che altro, abbia pensato tutto il giorno, e anche quello dopo, e quello appresso, fino a oggi e forse anche domani, al suo efficace quesito. Perché, nel rapporto con gli artisti, ci sono di mezzo dei silenzi assordanti, dei non detti grandiosi, dettati soprattutto dall'accettazione dei propri ruoli che, al di sopra di ogni altra cosa, sottintendono tanta buona fede, qualche buona intenzione e un alibi direi di ferro davanti a ogni forma d'ipocrisia da entrambi i lati, anche la più nefanda. In sintesi quasi nessuno la pone e la prende sul personale, il che garantisce una sorta di immunità super partes. Se non fosse che poi alle spalle, molto spesso, succede di tutto. E' storia di neanche un mese fa uno svarione di un imbufalito Nicola Manzan (aka Bologna Violenta) per il quale nell'ambiente mi odierebbero tutti. Da Hate&Merda (forse pure solo per il nome) a Bruno Dorella degli OvO, uno dei musicisti più paciosi e disponibili che conosca - nonché dispensatore di una buona dose di autostima all'alba di un'intervista concordata per Il Mucchio. Lungi da me mettere zizzania o trasformare queste mie considerazioni in battibecco. Io la mia idea me la sono fatta, sta bene lì e non sento affatto la necessità di andare a disturbare il cane che dorme. “Senti, ma secondo te, come imbrattacarte, cosa sbaglio?” sono andato a chiederlo altrove, forse un po' codardamente, simulando una noncuranza e una leggerezza non proprie della situazione, a chi conosco da abbastanza tempo per ipotizzare una sua risposta schietta ma non dettata dall'impeto di una luna storta come Nicola o, viceversa, dall'esigenza di pararsi il culo per qualsiasi motivo, artistico e non.
“Commetti un errore gravissimo che consiste nel ritenere la scena musicale italiana conforme a quella di ogni altro posto del mondo. L'Italia è invece un posto stranissimo, dove i critici musicali non vanno quasi mai ai concerti, hanno scarse cognizioni di cosa sia il lavoro che fanno, tifano, prendono lezioni di dettato dagli uffici stampa e dagli oligarchi di turno. Chi si esprime in codice alieno sbaglia”, ha dichiarato Alessandro Buccini. “Antonino Urso (Giorgio Moltisanti) è un attaccabrighe micidiale, ma il suo punto è sempre interessante, perché quasi mai è un punto di vista condiviso e rassicurante”. ha affermato Max Collini. “Per quello che ho letto sbagli di poco e spesso solo nei modi”, ha detto Gian Maria Accusani. “Ma vai al diavolo!” ha risposto Theo Teardo.
Ho sospirato. Ancora non ho da temere poi molto. E poi tanto non uno di loro, ne nessun altro per quanto ne so, ha il tempo e/o la voglia per aprire un blog, una pagina Facebook o un accout Twitter con la precisa intenzione di farci a pezzettini. Qualcuno qualche volta sbraita qualcosa, ma ancora devo perlopiù confrontarmi con lo specchio. Eppure il tarlo si è insinuato nella mia coscienza (sporca?) che si è improvvisamente riempita di possibili macchie, errori, punti, svarioni, eccessi e facilonerie. Sia chiaro: io faccio del mio meglio. E lo faccio anche volentieri. Anche a costo di stare sul culo a tutti che poi questi “tutti” chi mai saranno? Con molti musicisti chiacchiero e rido parecchio, con altri abbiamo da tempo messo paletti e filo spinato. Ma se mia madre o un amico non mi rivolge la parola una settimana mi pesa, se il batterista dei Salminchia pensa sia un idiota, alla fin fine, pazienza. Lo posso ascoltare, lo osservo, lo annuso, lo rassicuro, lo gratifico se ce n’è motivo, posso pure arrivare a coccolarne l'ego riempendolo di tutta l'autoironia che possiedo. Ciò però non vuole dire che mi metta a raccontargli storie, non eviti di dirgli bugie, gli risparmi il mio sarcasmo. Cerco di rispettare la sua voglia di leggerezza, a patto che non svilisca il mio desiderio di concretezza o la mia curiosità, come direbbe Vian, di ficcare il naso nei posti più impensati prima di crepare. Mi sforzo di spingerlo fuori dal nido di un giornalismo comodo che a qualcuno manca anche un po', magari ponendogli delle domande che ricordino vecchie interviste degli anni Settanta, quando si potevano stuzzicare gli artisti e parlare di argomenti scomodi. Provo a fare di lui una persona a modino, anche se può essere una rogna raggiungere il pubblico così. Se ciò fa di me un idiota, pazienza.
Provo. Anche se le mie buone intenzioni, soprattutto nei confronti di chi legge, non mi mettono a riparo da nulla e, secondo qualcuno, lastricano strade che portano in luoghi poco raccomandabili.
Giro poi la domanda a me stesso. Cosa mi rimprovero, come imbrattacarte? Mi rimprovero di avere molte lacune di forma più che di sostanza. Mi rimprovero anche assenze e latitanze, anche quando penso di essere sul pezzo. Perché spesso è impossibile conoscere tutto, e c'è sempre un aggancio mentale che sfugge e spesso i comunicati stampa non dicono tutto. Sembra una banalità, ma l'intuito non arriva ovunque. Mi rimprovero la gravezza nel prendere tutto dannatamente sul serio, nel filosofeggiare su ogni cosa, nel cercare in ogni modo di andare al di là delle apparenze, nel soppesare ogni cosa e risultare spesso fuori luogo rispetto al clima di spensieratezza imperante. Perché, ora tocca ammetterlo, spensierato forse non lo sono stato mai.
Mi rimprovero anche la pigrizia, quando si tratta di affrontare il mondo della musica attraverso le nuove tecnologie, che sia Spotify o uno smartphone, che ancora mi ostino a non possedere, e la relativa conseguente rosicata quando questo mi pone inevitabilmente una spanna sotto chi è più al passo coi tempi. Sono io il bradipo, non il mondo a essere cattivo. Mi rimprovero l'incapacità di avere o solo simulare una qualsiasi forma di coolness al passo coi tempi. Ho sempre visto il trash come trash, senza attribuirgli nessuna sofisticazione di sorta, non riesco a farmi piacere Masini, sul serio o per finta, e considero la metà dell’umorismo dei miei giovanilisti coetanei fastidioso come un gatto nelle mutande. Ho inevitabilmente i capelli troppo lunghi. E di tutto questo a volte mi sento in colpa. Il che, mi rendo conto, è un po' perverso. La voragine però si è aperta, e un enorme interrogativo sta ancora lì. Faccio bene ciò che faccio? Continuerò a rimproverarmi e giustificarmi fino a quando mi ritroverò con un figlio per casa, con i baffetti e i brufoli, speranzoso che mi chieda chi erano i Fugazi, magari leggendolo su una mia t-shirt, e non abbia voglia andare a comandare con uno come Rovazzi? O magari, nulla di tutto questo, e mi costringerà a fare altro, probabilmente fottendosene allegramente se poi sono una pippa o meno.
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