#Letteratura Statunitense
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Recensione: "Fourth Wing" di Rebecca Yarros (The Empyrean #1)
Buongiorno a tutti sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls. Oggi vi parlo del libro che ha risvegliato in me la voglia di leggere. Ho un altro paio di libri da recensirvi ma domani si torna al lavoro e ve li recensirò nel week-end. Fourth Wing di Rebecca Yarros (The Empyrean #1) Titolo originale: Fourth Wing – Traduzione di Marta Lanfranco L’accademia…
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donaruz · 10 months ago
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"La pazzia di cui mi ritenete affetto è soltanto un'estrema acutezza dei miei sensi."
215 anni fa nasceva Edgar Allan Poe, il "primo scrittore alienato d'America", uno dei più grandi autori della letteratura statunitense d'ogni tempo. Genio e follia, perfettamente dosati, per un uomo che pur soccombendo ai suoi fantasmi è diventato immortale nell'arte 💀
*art by Daniel Grzeszkiewicz
Le memorie oscure
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angelap3 · 5 months ago
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Oggi è il 2 Luglio ed in questo giorno, nel 1961, a Ketchum, nell'Idaho, U.S.A., moriva il grande scrittore e giornalista Ernest Hemingway (nome completo Ernest Miller Hemingway). Era nato nel 1899, ad Oak Park, nell'Illinois, U.S.A.. Autore di romanzi e racconti, negli anni 20 divenne parte di quella che lui stesso, nel suo libro di memorie “Festa Mobile”, definì la “Generazione perduta���, riferendosi alla comunità di americani espatriati a Parigi in quel periodo. Ebbe una vita turbolenta e raggiunse il successo a livello internazionale, vincendo il “Premio Pulitzer” nel 1953 con l'opera “Il Vecchio e il Mare” ed il “Premio Nobel” per la Letteratura nel 1954. Molti furono i film realizzati ed ispirati dalle sue opere, alcuni dei quali divennero successi internazionali. Tra le tantissime sue significative opere, possiamo ricordare: “Il Vecchio e il Mare”, “Per Chi Suona la Campana”, “Addio alle Armi”, “Il Sole Sorgerà Ancora”, “Di Là dal Fiume e Tra Gli Alberi”, “Il Giardino dell'Eden”. Con il suo particolare stile, caratterizzato da essenzialità ed asciuttezza di linguaggio, ebbe una significativa influenza sullo sviluppo del romanzo del XX° Secolo e viene considerato un maestro assoluto della letteratura statunitense del '900.
Bruno PollacciDirettore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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animaespirito · 5 months ago
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La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe (Giovenale).
Soprattutto sui social si assiste all'esaltazione della critica, giusta o ingiusta, costruttiva o distruttiva. C'è sempre l'omino con la lente d'ingrandimento che cerca la pagliuzza o il classico pelino per criticare e screditare ad ogni occasione. Non bisogna, comunque, dimenticare che criticare bene e saper attestare le critiche è un'arte. Le critiche avvengono in televisione, ma anche in ufficio, in famiglia, tra amici e ogni volta, per chi la riceve, la critica è una sensazione sempre bruciante. "C'è solo un modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla e non essere niente"(Elbert Hubbard, scrittore e filosofo statunitense). I criticoni della ragion pura (non quella di Kant) dovrebbero ricordarsi della citazione di Hubbard. Ma come reagire di fronte alla critica, senza considerare i contenuti, i modi e l'intenzionalità? Mantenere la calma. Una critica senza basi solide verrà subito smontata, una costruttiva risulterà più comprensiva. Non dobbiamo preoccuparci della critica perché se è falsa, dobbiamo ignorarla, se ci accorgiamo che è ingiusta non dobbiamo affatto irritarci, se è una critica ignorante conviene sorridere, se è giusta dobbiamo imparare da essa.
Da amore per la cultura, la letteratura
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bibliotecasanvalentino · 2 months ago
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Lunedì 23 Settembre 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro “Oltre l’inverno” di Isabel Allende proposto dalla nostra Arianna Pascetta
Lucía, cilena espatriata in Canada negli anni del brutale insediamento di Pinochet, ha una storia segnata da profonde cicatrici: la sparizione del fratello all’inizio del regime, un matrimonio fallito, una battaglia contro il cancro, ma ha anche una figlia indipendente e vitale e molta voglia di lasciarsi alle spalle l’inverno. E quando arriva a Brooklyn per un semestre come visiting professor si predispone con saggezza a godere della vita. Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza. La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici. Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
Isabel Allende (1942) è una scrittrice e giornalista cilena naturalizzata statunitense. Considerata una delle scrittrici più famose dell'America Latina, “La casa degli spiriti” è il suo romanzo più famoso. Ha partecipato a molti tour mondiali per promuovere i suoi libri e ha anche insegnato letteratura in vari college statunitensi. Vive in California dal 1989 e ha ottenuto la cittadinanza statunitense nel 2003. Nel settembre 2010 è stata insignita del Premio Nazionale di Letteratura del Cile. Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo mito e realismo, ha scritto anche romanzi storici, come “Inés dell'anima mia”, basato sulla vita di Ines Suarez, la prima spagnola ad aver raggiunto il Perù, oltre a “L'isola sotto il mare” che racconta la vita di una schiava di nome Zarité a Santo Domingo, ora Haiti, alla fine del XVIII secolo. La sua opera viene accostata al movimento letterario conosciuto come posboom, anche se alcuni studiosi preferiscono il termine novisima literatura. Questa corrente è caratterizzata dal ritorno al realismo e da una prosa più facile da leggere. Si abbandona il tentativo di creare nuovi modelli di scrittura (metaletteratura), e si pone l'accento sulla storia e la cultura locale.
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo libro, non mancate!!!
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gregor-samsung · 1 year ago
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" Feroza Aziz, nel novembre 2015, era una bella diciassettenne americana di origine afghana, molto nota per i suoi interventi su TikTok; video generalmente frivoli, di cosmesi o di moda. I censori cinesi, scorrendo rapidamente i contributi postati quel giorno e vedendola impegnata in un tutorial in cui illustrava il corretto uso di un piegaciglia, non si sono soffermati né preoccupati; non potevano sospettare che dopo pochi secondi dall'inizio il tutorial avrebbe cambiato decisamente registro e si sarebbe trasformato in una dura denuncia della repressione cinese nei confronti dell'etnia uigura, mentre Feroza con la sua faccetta di bronzo continuava imperterrita a piegarsi le ciglia, passando dall'occhio destro al sinistro. Appena mi è capitato di vedere il video (diventato nel frattempo virale) l’ho collegato a una tecnica usata nella settecentesca Encyclopédie diretta da Diderot, di cui molto probabilmente Feroza Aziz non aveva mai sentito parlare:
per depistare anche allora la censura, gli enciclopedisti si erano inventati di nascondere alcuni degli attacchi più decisi ai pilastri culturali dell'ancien régime dentro la definizione di lemmi dall'apparenza assolutamente innocua. Se per esempio si va a leggere il testo relativo alla voce “aquila”, si troveranno due pagine di lunghe e dettagliate informazioni ornitologiche ma verso il fondo (dove il censore stanco e poco interessato non sarebbe arrivato mai) si parla dell'aquila come uccello sacro a Giove e si condannano i miti superstiziosi pagani, con trasparente allusione a quelli cristiani. Le tecniche dell'illuminismo francese sono state esportate, più o meno consapevolmente, ovunque gli autori cerchino di esprimere pulsioni di libertà in un regime totalitario; il modello della Religiosa di Diderot (la storia di Suzanne Simonin, monaca forzata, e della sua fuga dal convento) si ritrova per esempio nella miniserie tedesco-statunitense Unorthodox (2020), ispirata all'autobiografia di Deborah Feldman: una ragazza cresciuta nella comunità ebrea ultraortodossa di Brooklyn fugge a Berlino, dove prima di lei era fuggita sua madre – la storia esemplare di una giovane donna per denunciare un intero sistema di oppressione. Così Azar Nafisi, in Leggere Lolita a Teheran, usa Nabokov e in generale la letteratura per raccontare la repressione del femminile dopo la vittoria di Khomeini, e Abbas Kiarostami sposta sullo sguardo dei bambini (nello splendido documentario Compiti a casa) il proprio atto d’accusa verso l’Iran contemporaneo: struggente la scena in cui uno dei piccoli trasferisce su Pinocchio la personale, e fino a quel momento mai compresa, voglia di libertà. Lo “spostamento”, proprio nel senso freudiano, era una delle tecniche principali dell'illuminismo, basti pensare al persiano di Montesquieu che descrive Parigi con occhi ingenui nelle sue lettere a un amico rimasto in Persia. Spostamento nello spazio ma anche nel tempo: Stalin concesse un premio statale a Ejzenštejn per la storia cinquecentesca di Ivan il Terribile ma, quando si accorse che nel secondo film della trilogia (La congiura dei boiardi) il potere autocratico veniva messo in discussione, negò l’autorizzazione a proseguirlo. Nel quindicesimo capitolo dello Spirito delle leggi Montesquieu stila un elenco paradossale delle nove ragioni per cui si ha il diritto di rendere schiavi i neri, con perle del tipo: “visto che i popoli europei hanno sterminato i popoli americani, hanno dovuto rendere schiavi quelli dell'Africa per riuscire a dissodare tutte quelle terre”, o anche “lo zucchero sarebbe troppo caro, se la pianta che lo produce non fosse coltivata da schiavi”, o infine “è impossibile supporre che i negri siano uomini come noi perché, se lo supponessimo, si comincerebbe a credere che noi stessi non siamo cristiani”. Il rovesciamento paradossale, cioè fingersi nei panni del razzista che si vuole combattere esagerando fino all'assurdo le sue motivazioni, è un caso particolare di spostamento ed è stato artificio retorico costante nelle lotte verbali per la tolleranza e la libertà; strumento efficace ma delicato e talvolta pericoloso, se è vero che durante un’assemblea in Giamaica nel 1802 una parte di questo elenco di Montesquieu fu strumentalizzata, citando l’autorità della fonte, per rifiutare ai mulatti gli stessi diritti dei bianchi. "
Walter Siti, Contro l’impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura, Rizzoli (collana Narrativa italiana), 2021. [Libro elettronico]
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ma-come-mai · 25 days ago
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"LA PREDIZIONE PIÙ AGGHIACCIANTE DI TUTTE"
Il 2 febbraio 1905 nacque a San Pietroburgo la filosofa e scrittrice statunitense (di origine russa) Alissa Zinovievna, più nota nel mondo della letteratura come Ayn Rand, scomparsa nel marzo 1982 a New York.
"Quando ti renderai conto che, per produrre, devi ottenere l’autorizzazione da coloro che non producono nulla; quando vedrai che il denaro scorre verso chi non commercia beni, ma favori; quando ti accorgerai che molti si arricchiscono tramite la corruzione e le influenze, piuttosto che con il proprio lavoro, e che le leggi non ti proteggono da loro, ma anzi, sono loro ad essere protetti contro di te; quando scoprirai che la corruzione è premiata e l’onestà diventa un sacrificio personale, allora potrai affermare, senza timore di sbagliarti, che la tua società è condannata".
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lilmarme · 2 months ago
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carmenvicinanza · 2 months ago
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Rebecca Miller
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Rebecca Miller, regista e scrittrice statunitense, indaga le relazioni umane alternando cinema e letteratura.
Sostenitrice delle donne nell’industria cinematografica, le sue storie hanno sempre protagoniste femminili e anche i cast tecnici sono costituiti in gran parte di donne. Per il suo impegno, nel 2003, è apparsa nel documentario In The Company of Women.
Tra i suoi film, che ha scritto e diretto, spiccano Angela, che ha ricevuto il Gotham Independent Film Award, Personal Velocity: Three Portraits, che ha vinto il Sundance Film Festival, The Ballad of Jack and Rose, The Private Lives of Pippa Lee, Maggie’s Plan e She came to me.
Ha scritto i romanzi The Private Lives of Pippa Lee e Jacob’s Folly, il libro che ha anche illustrato A Woman Who e la raccolta di racconti Personal Velocity premiata come miglior libro del 2001 dal Washington Post.
È nata a Roxbury, Connecticut, il 15 settembre 1962, da due celebrità, Inge Morath, fotografa della Magnum e il drammaturgo Arthur Miller. Cresciuta in un ambiente culturale molto stimolante, ha studiato arte a Yale e si è specializzata a Monaco di Baviera, in Germania.
Stabilitasi a New York, nel 1987, ha iniziato la sua carriera come pittrice e scultrice, esponendo in diverse gallerie.
Dopo gli studi di cinema alla New School, ha iniziato a realizzare film muti che esponeva insieme alle sue opere d’arte.
A teatro, si ricorda il suo ruolo di Anya ne Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov diretta da Peter Brook, nel 1988.
Ha lavorato come attrice cinematografica e televisiva in film come A proposito di Henry (1991), Wind – Più forte del vento (1994) e Mrs. Parker e il circolo vizioso (1994).
Ha anche diretto un’opera teatrale.
Da regista e sceneggiatrice, il suo primo lungometraggio è stato Angela, presentato in anteprima al Philadelphia Festival of World Cinema e poi al Sundance Film Festival, che le è valso l’Open Palm Award dell’Independent Feature Project e il Sundance Film Festival Filmmaker Trophy oltre a altri importanti premi per la fotografia.
Dopo il matrimonio con l’attore Daniel Day-Lewis, da cui ha avuto due figli, si era trasferita a Dublino dove ha prestato servizio di volontariato in case rifugio per donne vittime di violenza, impegno che le ha ispirato la raccolta di racconti Personal Velocity che poi è diventata un pluripremiato film in tre episodi che esplora la trasformazione personale in risposta a circostanze che cambiano la vita.
La pellicola, proiettata al Tribeca Film Festival e all’High Falls Film Festival,  ha ricevuto importanti riconoscimenti e fa parte della collezione permanente del MoMA di New York. 
Nel 2005 ha scritto la sceneggiatura per l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale Proof di David Auburn, vincitrice del premio Pulitzer che ha visto come protagonisti Gwyneth Paltrow e Anthony Hopkins e ha diretto The Ballad of Jack and Rose, proiettato al Woodstock Film Festival e all’IFC Center di New York. Il film le ha procurato una menzione d’onore da MTV nel 2010 per le migliori registe che avrebbero dovuto vincere un Oscar. 
Nel 2009 ha girato il suo quarto film, The Private Lives of Pippa Lee, un adattamento del suo romanzo del 2002 con un cast stellare composto da Robin Wright, Keanu Reeves, Winona Ryder e Julianne Moore.
Del 2015 è Maggie’s Plan, girato principalmente nel Greenwich Village e presentato in anteprima al Toronto International Film Festival che è stato proiettato in importanti festival internazionali.
La sua ultima fatica risale al 2023, She Came to Me presentato in anteprima mondiale al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino, interpretato da Anne Hathaway, Marisa Tomei e Peter Dinklage.
Le sue narrazioni sono pregne di ironia, delicatezza e profondità.
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cerentari · 3 months ago
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Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate. Di Josif Aleksandrovič Brodskij
Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940 – 1996) Premio Nobel per la letteratura 1987, noto anche come Joseph Brodsky, è stato un poeta, saggista e drammaturgo russo naturalizzato statunitense. Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate.Cerchi nel cassettone una camicia, e il giorno è perso.Venga l’inverno e copra tutto, presto,le città e le genti e, innanzitutto, il verde.Io dormirò…
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Recensione: "Queste voci mi battono viva" di Tiffany McDaniel
Buongiorno a tutti sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls! Oggi vi parlo di un libro di un’autrice tra le mie preferite: Queste voci mi battono viva di Tiffany McDaniel (These Voices Beat Me Alive, Traduzione di Simone Caltabellota) Edizioni di Atlantide, 2018 ISBN: 978-8899591274, 288 pagg. La mia copia è la numero 646 della prima edizione Prima raccolta…
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redazionecultura · 6 months ago
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Modena, "Future Film Festival", la libertà di creare con pochi mezzi
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Modena, "Future Film Festival", la libertà di creare con pochi mezzi Animazioni di qualità pur con mezzi ridotti e rapporto tra creatività e intelligenza artificiale. Sono alcuni temi del Future Film Festival, il primo festival italiano dedicato a cinema d’animazione, effetti visivi, realtà virtuale e realtà aumentata, gaming e media art, che torna a Modena per il terzo anno, da venerdì 24 a domenica 26 novembre, con la novità dell’accesso libero e gratuito alle iniziative, fino a esaurimento posti. Conclusa nei giorni scorsi la prima parte del festival, nella sede storica di Bologna, la manifestazione, giunta alla 23esima edizione, arriva infatti al Cinema Astra in via Rismondo 21 e al Laboratorio aperto in via Buon Pastore 43, dove sono in programma workshop sulla progettazione, conferenze e proiezioni non stop di corti d’animazione. Tema di questa edizione è “Be Kind Remake”, ovvero la possibilità di creare e produrre cinema con pochi mezzi, privilegiando l’inventiva degli autori e l’iper-tecnologia. Il Future Film Festival è promosso ed organizzato da Rete Doc, il maggiore network italiano di professionisti della cultura e della creatività, in collaborazione con l’Associazione Amici del Future Film Festival, e con il sostegno del Comune di Modena. “La città dei Festival continua il suo percorso di crescita – commenta l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi – con il Future Film Festival portiamo a Modena il meglio dell'animazione, in un programma fatto di innovazione e sperimentazione. Un festival che ha trovato nella nostra città terreno fertile per radicarsi e crescere, in rete, con il sistema culturale cittadino." La rassegna modenese si apre venerdì 24 novembre al Cinema Astra. Tra gli appuntamenti in programma spicca, alle ore 10, in sala Turchese, la proiezione del film d’animazione “Slide” (Usa, 2023), creato dall’animatore statunitense Bill Plympton, tra i protagonisti internazionali dell’animazione indipendente, a cui il Festival rende quest’anno omaggio. Dalle ore 10 alle 22, nel foyer, prende avvio, con tanto di appositi caschi, la proiezione delle opere selezionate per “New frontiers”, il concorso dedicato alla realtà aumentata e alla realtà virtuale, vinto quest’anno da Pedro Harres con il suo “From the main square”; la proiezione verrà riproposta anche nelle due giornate successive del Festival. Alle ore 15, invece, in sala Smeraldo, è in programma “Experience Cinema”, un convegno dedicato al futuro delle sale cinematografiche, coordinato dal giornalista Stefano Radice, con la partecipazione di Rai cinema, Nexo, Cinema Troisi, Cinema Anteo e Cinema Astra. Sempre in sala Smeraldo, dalle ore 20, verranno proclamati i vincitori del Future film festival 2023, con la proiezione speciale del film e dei cortometraggi premiati. Sabato 25 novembre, al Laboratorio aperto, è il giorno di “Future Videogames Hackaton”, una vera e propria maratona (dalle ore 10 alle 22) che vede impegnati giovani sviluppatori e realizzatori di videogame per la creazione di un videogioco originale. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con Power up Team, Laboratorio aperto, Smart life festival, AD Consulting Modena e Orbital Games. Alle 16.30, al Cinema Astra, in sala Rubino, si tiene “Generazioni”, una masterclass condotta da Fabrizio Modina di Fondazione M-Cube, dedicata all’attualità di eroi e mondi fantastici generati dall’animazione, dal cinema, dal fumetto, dal videogame, dalla televisione e dalla letteratura. Dalle ore 18, in sala Smeraldo, vengono proiettati alcuni cortometraggi portoghesi d’animazione provenienti dal Monstra Festival; l’iniziativa è organizzata in collaborazione con Tecnica Mista e l’Ambasciata del Portogallo in Italia. Alle 20, sempre in sala Smeraldo, è in programma la proiezione speciale del documentario “Michel Gondry, Do it yourself” di Francois Nemeta, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre. Per l’ultima giornata del festival, domenica 26 novembre, è in programma il workshop “Colorare mondi”, dedicato alla realizzazione e alla coloritura di sfondi per l’animazione. L’iniziativa, che si tiene alle ore 15, al Cinema Astra, è curata da Arts and Crafts Modena. Tra gli appuntamenti finali, anche diverse proiezioni, tra cui, dalle ore 17, nel foyer, “A occhi aperti/Future film festival 2023”, una selezione di cortometraggi animati dalla vasta programmazione ufficiale del Future Film Festival curata dal fumettista e illustratore Manuele Fior. Alle ore 20, in sala Smeraldo, proiezione di “Blind Willow, Sleeping Woman” di Pierre Foldes, insignito del premio miglior film del Future Film Festival 2023. Il programma completo delle proiezioni e delle iniziative del festival è disponibile online sul questo sito... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 1 year ago
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Come direbbe la scrittrice statunitense Jacqueline, «Il dolore riscatta tutto». Un dolore che rappresenta la consapevolezza della vita, ma al tempo stesso anche un monito di morte. Federico Bianca al suo esordio narrativo con i racconti di Riscatto (alcuni erano già apparsi su antologie e concorsi nazionali), editi da Felici Editore, lo scorso 20 settembre ha vinto il primo premio della sezione Narrativa Saggio di Etnabook. Federico Bianca appare destinato a far parlare gli ambienti letterari per potenza di racconti proposti al lettore/lettrice e forte stile identitario del suo autore. Nel mondo che immagina e crea in questa prima prova, alberga una sofferenza che preannuncia il pareggio dei conti. Il riscatto finale, nella sua penna, si realizza con il compimento del proprio destino. Tutti coloro che abitano le storie raccontate nel volume sono dei falliti, che non cercano redenzione attraverso soluzioni vitali e vie di speranza. Sono personaggi sopraffatti, che vogliono semplicemente farla finita. Sembra che si dica: «Sono un perdente. Qualcuno deve pur farlo», come Fausto Gianfranceschi nella sua Lode della torre d'avorio. La giuria ha premiato la scrittura ironico-tragica di F. Bianca, che dimostra ampiamente al lettore/lettrice, nei racconti pubblicati, una larga conoscenza dei generi e sottogeneri pop cinematografici e fumettistici. Sono storie che permettono di scendere, come nelle pieghe ambivalenti del titolo della raccolta, nelle improvvise svolte dell’esistenza. E Bianca non è deus exmachina che interviene in nessuna trama narrata. Né giudica alcunché di ciò che racconta. Tuttavia, è talmente abile nel descrivere i demoni delle vite altrui - ambientate nelle situazioni storiche più disparate, sempre puntigliosamente e “realisticamente” descritte - che sorge il dubbio di quanti demoni atavici abitino silenziosamente nelle pieghe della sua grande cultura di letterato. Federico Bianca (classe 1982), si avvicina al mondo della letteratura, dei fumetti e del cinema fin da bambino. Studi ineccepibili: diploma di Maturità classica, e poi Laurea triennale in Lettere moderne. A seguire, la Laurea specialistica in Filologia moderna e un Dottorato di ricerca in Italianistica. È un professionista siciliano, che continua a vivere nella sua terra, specializzato nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Tutor esterno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, nonché docente di ruolo di materie letterarie negli istituti secondari di secondo grado. Finora ha pubblicato tre monografie per Convivio Editore, dimostrando il suo spiccato interesse per un’ottica europea e internazionale e per la multidisciplinarietà: Lolita, un mito euramericano tra romanzo e sceneggiatura; Carlo Alianello nella cultura italiana e europea; Giovanni Papini: la vita, le opere, la poetica. Un autore di cui sentiremo ancora parlare.
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giuseppecocco · 1 year ago
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Viaggio in Italia con Thomas Eliot
Questo viaggio in Italia è raccontato dal ViaggiAutore Thomas Stearns Eliot, poeta, drammaturgo e critico statunitense, Nobel per la letteratura nel 1948, con il suo libro-guida «Viaggio in Italia», contenente note prese durante un viaggio di due settimane nell’Italia delle tre regioni del nord: Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Estate 1911: un giovane Thomas Eliot, studente alla Sorbona,…
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handmadenostalgia · 1 year ago
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La prima estate di Lana Del Rey
Di Elisa Carini e Vincenzo Grasso
Quasi come in una funzione religiosa ortodossa, Lana Del Rey volge le spalle al pubblico. Consumata la prima metà del concerto, si ferma per qualche minuto nell’atmosfera febbrile del parco di Bussoladomani a Lido di Camaiore. È il 2 luglio 2023, e siamo all’ultima data del Festival La Prima Estate.
Sul display proiettato in fondo al palco inizia un monologo, quello che accompagna il video musicale di uno dei suoi singoli più celebri, Ride. La sua voce registrata recita: 
Ero nell’inverno della mia vita, e gli uomini che ho incontrato sulla mia strada sono stati la mia unica estate… 
Una dopo l’altra, sotto forma di fotogrammi, le mille estati di Lana prendono vita: Lana prima della fama, quando ancora si faceva chiamare Lizzy Grant e aveva i capelli biondo platino; Lana in Video Games, il fenomeno YouTube del 2011 in cui tutto cambia con un videoclip homemade e un ritornello supportato da quel timbro fumoso impossibile da replicare. Citando quanto detto da lei al «Daily Mail» nel 2011: “Se avessi saputo che così tante persone lo avrebbero guardato, avrei fatto scelte decisamente differenti”. 
Eppure, forse sono state proprio quelle scelte – la webcam a bassa risoluzione puntata sul volto, le labbra protese a canotto – a segnare la traiettoria di un’artista destinata a divenire un cult del panorama musicale contemporaneo.
E poi ancora, in una road coast to coast all’interno del suo catalogo discografico, continua la rappresentazione delle sue trasformazioni. In tutto questo ci chiediamo che cosa spinga un’artista del genere a scegliere come location dell’unica data italiana Lido di Camaiore, annunciata appena sei giorni prima. 
Si tratta forse di quell’estetica della sottrazione che Lana ha portato avanti per tutta la sua carriera. Il terrore di stare al centro della scena, forse persino la consapevolezza dell’incapacità di sostenere le aspettative che vengono poste alle artiste donne nella musica pop. E quindi via dai social media affinché la musica “possa parlare da sola”, nessuna strategia promozionale se non quella della sua stessa fanbase. 
Ci sono 17.000 persone, sebbene la località non sia di certo facilmente raggiungibile. 
Quando il monologo si conclude e Lana riprende a fronteggiare il nostro sguardo, ci chiediamo quale sarà la sua prossima mossa, quando quella stessa Lana che adesso stiamo osservando diverrà, anche lei, parte di quel carosello celebrativo.
Malinconia fatta a mano
Occhiali da sole rossi a forma di cuore, fiori bianchi tra chiome di capelli scuri, mullet e baffi, magliette con la scritta cherry coke e peyote, cowboy boots, shorts di jeans, vestitini eterei.
Le telecamere riprendono una folla emozionata, impaziente.
Dopo un pomeriggio assolato, finalmente spira una brezza marina.
Riflesso nei maxischermi, un ragazzo alza un cartello con la scritta “MOMMY?”, sorride.
Attraverso un repertorio estremamente vasto, curato nell’arco di un decennio, Lana ha creato un universo narrativo complesso, inequivocabile, e per i primi anni 2000 assolutamente innovativo.
Tra le sue citazioni troviamo alcuni dei capisaldi della letteratura e della musica statunitense: Walt Whitman, Allen Ginsberg, Tennessee Williams, Sylvia Plath, T.S. Eliot, Bruce Springsteen, Elvis Presley, Joni Mitchell, senza contare cover di canzoni come Blue Velvet, Summer Wine, Don't Let Me Be Misunderstood e Chelsea Hotel n°2. Lana ha ripreso un’estetica passata – quella degli Stati Uniti a partire dagli anni ’50 – rendendola sua e raccontandola con la grazia propria della poesia.
Pensiamo a Lolita, il romanzo di Nabokov che, come lei stessa, è stato spesso frainteso perché accusato di romanticizzazione. È pressoché impossibile pensare a Lana Del Rey senza che al contempo vengano in mente certi riferimenti letterari, o altre immagini iconiche come Marilyn che canta Happy Birthday a JFK, Jackie O’ e il suo completo rosa di Chanel. E allo stesso tempo la California di inizio anni ’70, a “jazz singers” e “cult leaders” (Charles Manson and the family), alla vita “on the road” a cavallo di Harley Davidson con la guancia posata sul gilet in pelle di uomini molto più anziani, a motel semivuoti in mezzo al deserto e gas stations abbandonate.
Impossibile non pensare ai suoi riferimenti religiosi, a Tropico, cortometraggio realizzato dall’artista nel 2016, al velo azzurro sui suoi lunghi capelli scuri e le mani giunte in preghiera. Quello di Lana è un mondo fatto delle sue passioni, di estetiche che le parlano, di una “malinconia fatta a mano”. Le citazioni e i riferimenti non sono mai fini a se stessi, ma funzionali a creare atmosfere, evocare sensazioni. Lana racconta storie, a volte anche le sue, con estrema sincerità e vulnerabilità, un coraggio forse inconsapevole che potremmo definire autentico: non può fare altrimenti, e nemmeno vuole.
Lana ha costruito un mondo, e nutrito quello di altri. Pensiamo a un romanzo come Le Ragazze, di Emma Cline, e a una canzone come Freak, ad artiste che si ispirano a lei, che già ne raccolgono l’eredità. Le stesse Laila Al Habash e Maria Antonietta – che hanno aperto il concerto e sono state meravigliose, che raccontano storie e costruiscono mondi – hanno ribadito l’importanza di un’artista come lei nel panorama contemporaneo. È impossibile pensare a Lana senza pensare all’epoca di Tumblr, quand’era ancora diffuso tra i più giovani e pieno di sue foto: Lana davanti a una bandiera americana con i capelli color miele che strizza l’occhio alla fotocamera, Lana nella sua giacca rossa Ferrari. Impossibile non pensare alle ore trascorse a ricondividere foto e video che la ritraevano, a cercare di ricreare la sua estetica. 
È impossibile non ripensare a come la si è scoperta, Lana.
C’è ancora luce, ma per poco. Guardiamo i maxischermi. Un cartello recita: “YOU DID MORE FOR ME THAN MY THERAPIST”. La ragazza con cui abbiamo fatto amicizia sorride, le chiediamo se ricorda la prima volta che ha ascoltato Lana. Racconta che era l’estate del 2012, che si trovava in vacanza nella casa di campagna della nonna. “Non c’era niente da fare” dice, “Io e mio cugino passavamo le giornate seduti sul prato a parlare, a disegnare e ad ascoltare Born To Die, me l’ha fatta scoprire lui”. Sorride: “Avevamo sedici anni, io ascoltavo Summertime Sadness piangendo tutte le sere perché il mio fidanzato si era trasferito. Vivevamo su Tumblr”. Beve un sorso della sua birra: “Sono passati dieci anni e heaven is a place on earth with you ogni tanto ce lo scriviamo ancora”.
Una camera di motel tutta per sé
Per tutta la durata del concerto, Lana è accompagnata dalla band, un corpo di ballerine e dalle sue tre coriste. Durante l’esecuzione dei suoi brani più celebri – Young and Beautiful, Ride, Born to Die, Blue Jeans, Summertime Sadness e Video Games – la folla sovrasta la sua voce.
Nelle canzoni meno conosciute dal grande pubblico, come quelle più recenti estratte dall’ultima fatica discografica – Did you know that there’s a tunnel under Ocean Boulevard –, la folla si acquieta e la performance vocale viene fuori decisa e matura. Sembrano ormai lontani i tempi in cui Lana veniva aspramente criticata per imprecisioni tecniche frutto di un’ansia che appariva ingestibile.
Durante gli esordi, i media americani ed europei l’hanno ritratta come frutto di un’operazione frankensteiniana tra le spoglie delle dive del cinema e le torch singers degli anni ’40.
In un’intervista a «The Guardian» del 2014, la cantante, spesso accusata di una sorta di ingratitudine nei confronti della vita dovuta alla caratteristica tristezza che forgia ancora adesso la sua musica, confessa: “Speravo di essere già morta”. 
Lo stesso anno, in occasione della pubblicazione della sua opera più controversa, Ultraviolence, verrà fatta a pezzi dalla critica per aver “reso glamour” l’abuso domestico. 
Realtà o finzione? In questo caso la ricerca di una risposta è meno interessante della stessa domanda. Lana, infatti, si è spesso mossa nello spettro liminale dell’autofiction e solo di recente ha cominciato a consegnarsi alla pratica dell’autobiografismo spietato. 
Nella prima metà del concerto, Lana intona The Grants, singolo estratto dall’ultimo album in cui racconta la paura di perdere i propri familiari. Si tratta di un elogio alla memoria affettiva: cita la nascita di sua nipote, le ultime parole della nonna – insomma, ciò che intende portare via con sé quando arriverà anche il suo momento. 
Quando intona una versione intimistica della title track di Ocean Boulevard, la questione si rovescia e si trasforma in un invito al suo pubblico: “Don’t forget me”. 
Migliaia di braccia sollevano i cellulari con le torce accese. 
Difficile dimenticare un’artista che ha cambiato irrimediabilmente il corso della musica pop narcotizzandolo, prima del suo arrivo dominato dai ritmi ossessivi ed edulcorati dei primi anni 2000. Parafrasando dunque un passo della sua stessa canzone, anche oggi, qui su un palco davanti a migliaia di persone, c’è una ragazza rinchiusa nella camera di un motel che canticchia. Se hai trovato l’ingresso a questo mondo nascosto, non abbandonarlo.
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