#Letteratura Statunitense
Explore tagged Tumblr posts
Text
Recensione: "Il fuoco non uccide un drago" di James Hibberd
Buongiorno a tutti sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls! Colgo l’occasione per augurare a tutti voi un sereno Natale! Oggi (finalmente!) pubblico la recensione di una lettura che ho fatto qualche mese fa e che mi era piaciuta moltissimo: Il fuoco non uccide un drago La storia ufficiale mai raccontata de Il Trono di Spade di James Hibberd (Titolo originale:…
0 notes
donaruz · 1 year ago
Text
Tumblr media
"La pazzia di cui mi ritenete affetto è soltanto un'estrema acutezza dei miei sensi."
215 anni fa nasceva Edgar Allan Poe, il "primo scrittore alienato d'America", uno dei più grandi autori della letteratura statunitense d'ogni tempo. Genio e follia, perfettamente dosati, per un uomo che pur soccombendo ai suoi fantasmi è diventato immortale nell'arte 💀
*art by Daniel Grzeszkiewicz
Le memorie oscure
55 notes · View notes
angelap3 · 8 months ago
Text
Tumblr media
Oggi è il 2 Luglio ed in questo giorno, nel 1961, a Ketchum, nell'Idaho, U.S.A., moriva il grande scrittore e giornalista Ernest Hemingway (nome completo Ernest Miller Hemingway). Era nato nel 1899, ad Oak Park, nell'Illinois, U.S.A.. Autore di romanzi e racconti, negli anni 20 divenne parte di quella che lui stesso, nel suo libro di memorie “Festa Mobile”, definì la “Generazione perduta”, riferendosi alla comunità di americani espatriati a Parigi in quel periodo. Ebbe una vita turbolenta e raggiunse il successo a livello internazionale, vincendo il “Premio Pulitzer” nel 1953 con l'opera “Il Vecchio e il Mare” ed il “Premio Nobel” per la Letteratura nel 1954. Molti furono i film realizzati ed ispirati dalle sue opere, alcuni dei quali divennero successi internazionali. Tra le tantissime sue significative opere, possiamo ricordare: “Il Vecchio e il Mare”, “Per Chi Suona la Campana”, “Addio alle Armi”, “Il Sole Sorgerà Ancora”, “Di Là dal Fiume e Tra Gli Alberi”, “Il Giardino dell'Eden”. Con il suo particolare stile, caratterizzato da essenzialità ed asciuttezza di linguaggio, ebbe una significativa influenza sullo sviluppo del romanzo del XX° Secolo e viene considerato un maestro assoluto della letteratura statunitense del '900.
Bruno PollacciDirettore dell'Accademia d'Arte di Pisa
20 notes · View notes
acronimica · 3 months ago
Text
Per quanto mi riguarda e per quel poco che vale Teoria e pratica di ogni cosa di Marisha Pessl è poco più che roba per bambini. Per carità, si nota che dietro c’è studio e soprattutto è apprezzabile la ricostruzione minuta dello stile di vita americano e dei suoi paesaggi, fisici e mentali. Descrizioni a volte anche godibili. Ma la narrazione è pessima, convulsa, caotica, dispersiva, non si capisce dove accidenti vada a parare. E poi tanta, infinita e insoffribile megalomania statunitense, il che dà anche vita a scenari assolutamente inverosimili per trattarsi di un “romanzo” non fantasy. Tornassi indietro rimarrebbe parcheggiato sullo scaffale; mi pento anche dei soldi spesi. Pensavo di trovare se non altro un’epigona di Donna Tartt – visti alcuni temi comuni – magari anche non riuscita ad arte, e invece niente, dovrò ritentare. Ciò detto, l’editoria italiana potrebbe sforzarsi di dar spazio a letteratura seria, migliore. E pensare che nel secolo scorso, fino alla prima gioventù di mia madre, negli anni ‘70 e ‘80, eravamo messi ancora benissimo da questo punto di vista.
7 notes · View notes
animaespirito · 9 months ago
Text
Tumblr media
La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe (Giovenale).
Soprattutto sui social si assiste all'esaltazione della critica, giusta o ingiusta, costruttiva o distruttiva. C'è sempre l'omino con la lente d'ingrandimento che cerca la pagliuzza o il classico pelino per criticare e screditare ad ogni occasione. Non bisogna, comunque, dimenticare che criticare bene e saper attestare le critiche è un'arte. Le critiche avvengono in televisione, ma anche in ufficio, in famiglia, tra amici e ogni volta, per chi la riceve, la critica è una sensazione sempre bruciante. "C'è solo un modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla e non essere niente"(Elbert Hubbard, scrittore e filosofo statunitense). I criticoni della ragion pura (non quella di Kant) dovrebbero ricordarsi della citazione di Hubbard. Ma come reagire di fronte alla critica, senza considerare i contenuti, i modi e l'intenzionalità? Mantenere la calma. Una critica senza basi solide verrà subito smontata, una costruttiva risulterà più comprensiva. Non dobbiamo preoccuparci della critica perché se è falsa, dobbiamo ignorarla, se ci accorgiamo che è ingiusta non dobbiamo affatto irritarci, se è una critica ignorante conviene sorridere, se è giusta dobbiamo imparare da essa.
Da amore per la cultura, la letteratura
7 notes · View notes
bibliotecasanvalentino · 6 months ago
Text
Tumblr media
Lunedì 23 Settembre 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro “Oltre l’inverno” di Isabel Allende proposto dalla nostra Arianna Pascetta
Lucía, cilena espatriata in Canada negli anni del brutale insediamento di Pinochet, ha una storia segnata da profonde cicatrici: la sparizione del fratello all’inizio del regime, un matrimonio fallito, una battaglia contro il cancro, ma ha anche una figlia indipendente e vitale e molta voglia di lasciarsi alle spalle l’inverno. E quando arriva a Brooklyn per un semestre come visiting professor si predispone con saggezza a godere della vita. Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza. La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici. Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
Isabel Allende (1942) è una scrittrice e giornalista cilena naturalizzata statunitense. Considerata una delle scrittrici più famose dell'America Latina, “La casa degli spiriti” è il suo romanzo più famoso. Ha partecipato a molti tour mondiali per promuovere i suoi libri e ha anche insegnato letteratura in vari college statunitensi. Vive in California dal 1989 e ha ottenuto la cittadinanza statunitense nel 2003. Nel settembre 2010 è stata insignita del Premio Nazionale di Letteratura del Cile. Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo mito e realismo, ha scritto anche romanzi storici, come “Inés dell'anima mia”, basato sulla vita di Ines Suarez, la prima spagnola ad aver raggiunto il Perù, oltre a “L'isola sotto il mare” che racconta la vita di una schiava di nome Zarité a Santo Domingo, ora Haiti, alla fine del XVIII secolo. La sua opera viene accostata al movimento letterario conosciuto come posboom, anche se alcuni studiosi preferiscono il termine novisima literatura. Questa corrente è caratterizzata dal ritorno al realismo e da una prosa più facile da leggere. Si abbandona il tentativo di creare nuovi modelli di scrittura (metaletteratura), e si pone l'accento sulla storia e la cultura locale.
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo libro, non mancate!!!
2 notes · View notes
gregor-samsung · 1 year ago
Text
" Feroza Aziz, nel novembre 2015, era una bella diciassettenne americana di origine afghana, molto nota per i suoi interventi su TikTok; video generalmente frivoli, di cosmesi o di moda. I censori cinesi, scorrendo rapidamente i contributi postati quel giorno e vedendola impegnata in un tutorial in cui illustrava il corretto uso di un piegaciglia, non si sono soffermati né preoccupati; non potevano sospettare che dopo pochi secondi dall'inizio il tutorial avrebbe cambiato decisamente registro e si sarebbe trasformato in una dura denuncia della repressione cinese nei confronti dell'etnia uigura, mentre Feroza con la sua faccetta di bronzo continuava imperterrita a piegarsi le ciglia, passando dall'occhio destro al sinistro. Appena mi è capitato di vedere il video (diventato nel frattempo virale) l’ho collegato a una tecnica usata nella settecentesca Encyclopédie diretta da Diderot, di cui molto probabilmente Feroza Aziz non aveva mai sentito parlare:
per depistare anche allora la censura, gli enciclopedisti si erano inventati di nascondere alcuni degli attacchi più decisi ai pilastri culturali dell'ancien régime dentro la definizione di lemmi dall'apparenza assolutamente innocua. Se per esempio si va a leggere il testo relativo alla voce “aquila”, si troveranno due pagine di lunghe e dettagliate informazioni ornitologiche ma verso il fondo (dove il censore stanco e poco interessato non sarebbe arrivato mai) si parla dell'aquila come uccello sacro a Giove e si condannano i miti superstiziosi pagani, con trasparente allusione a quelli cristiani. Le tecniche dell'illuminismo francese sono state esportate, più o meno consapevolmente, ovunque gli autori cerchino di esprimere pulsioni di libertà in un regime totalitario; il modello della Religiosa di Diderot (la storia di Suzanne Simonin, monaca forzata, e della sua fuga dal convento) si ritrova per esempio nella miniserie tedesco-statunitense Unorthodox (2020), ispirata all'autobiografia di Deborah Feldman: una ragazza cresciuta nella comunità ebrea ultraortodossa di Brooklyn fugge a Berlino, dove prima di lei era fuggita sua madre – la storia esemplare di una giovane donna per denunciare un intero sistema di oppressione. Così Azar Nafisi, in Leggere Lolita a Teheran, usa Nabokov e in generale la letteratura per raccontare la repressione del femminile dopo la vittoria di Khomeini, e Abbas Kiarostami sposta sullo sguardo dei bambini (nello splendido documentario Compiti a casa) il proprio atto d’accusa verso l’Iran contemporaneo: struggente la scena in cui uno dei piccoli trasferisce su Pinocchio la personale, e fino a quel momento mai compresa, voglia di libertà. Lo “spostamento”, proprio nel senso freudiano, era una delle tecniche principali dell'illuminismo, basti pensare al persiano di Montesquieu che descrive Parigi con occhi ingenui nelle sue lettere a un amico rimasto in Persia. Spostamento nello spazio ma anche nel tempo: Stalin concesse un premio statale a Ejzenštejn per la storia cinquecentesca di Ivan il Terribile ma, quando si accorse che nel secondo film della trilogia (La congiura dei boiardi) il potere autocratico veniva messo in discussione, negò l’autorizzazione a proseguirlo. Nel quindicesimo capitolo dello Spirito delle leggi Montesquieu stila un elenco paradossale delle nove ragioni per cui si ha il diritto di rendere schiavi i neri, con perle del tipo: “visto che i popoli europei hanno sterminato i popoli americani, hanno dovuto rendere schiavi quelli dell'Africa per riuscire a dissodare tutte quelle terre”, o anche “lo zucchero sarebbe troppo caro, se la pianta che lo produce non fosse coltivata da schiavi”, o infine “è impossibile supporre che i negri siano uomini come noi perché, se lo supponessimo, si comincerebbe a credere che noi stessi non siamo cristiani”. Il rovesciamento paradossale, cioè fingersi nei panni del razzista che si vuole combattere esagerando fino all'assurdo le sue motivazioni, è un caso particolare di spostamento ed è stato artificio retorico costante nelle lotte verbali per la tolleranza e la libertà; strumento efficace ma delicato e talvolta pericoloso, se è vero che durante un’assemblea in Giamaica nel 1802 una parte di questo elenco di Montesquieu fu strumentalizzata, citando l’autorità della fonte, per rifiutare ai mulatti gli stessi diritti dei bianchi. "
Walter Siti, Contro l’impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura, Rizzoli (collana Narrativa italiana), 2021. [Libro elettronico]
10 notes · View notes
carmenvicinanza · 22 days ago
Text
Raichō Hiratsuka
Tumblr media
In principio, la donna era il sole. Una persona vera e autentica. Ora è la luna, una luna malata, succube, che riflette la luce.
Raichō Hiratsuka, scrittrice e giornalista, pioniera del femminismo giapponese e importante voce pacifista, è stata un’importante luce che ha illuminato i movimenti femminili nel primo ventennio del Ventesimo secolo.
Ha fondato Seitō, la prima rivista femminista del paese e si è impegnata per ottenere il diritto di voto per le donne.
Proponeva l’ideale della atarashii onna (nuova donna) che si opponeva alla  morale preesistente con la convinzione che le donne avessero il diritto di esprimersi in quanto esseri umani.
Nata a Tokyo il 10 febbraio 1886 con il nome di Haru Hiratsuka e figlia di un impiegato statale di alto rango, è stata una delle pochissime donne che ai tempi avevano accesso all’Università, dove, nonostante l’opposizione del padre, ha studiato letteratura.
Il Giappone in piena Rivoluzione Meiji, si era aperto a conoscenze e correnti derivanti da Europa e Stati Uniti che le consentirono di entrare a contatto con filosofia, l’arte e la storia europea.
Particolarmente importante nella sua formazione è stata l’influenza della scrittrice femminista svedese Ellen Key, di cui ha tradotto alcuni lavori.
Adottando il nome d’arte Raichō, che significa “uccello di tuono”, chiamava le donne a una rivoluzione spirituale.
Dopo la laurea era entrata nella Scuola inglese femminile Narumi dove, nel 1911, ha fondato la prima rivista letteraria di sole donne, Seitō, che significa calze blu, termine usato in modo dispregiativo per indicare le donne che si occupavano di lettere. Dopo i primi tempi in cui vi si leggeva di letteratura femminile, aveva cominciato a scrivere di uguaglianza di genere e emancipazione femminile.
Pubblicata a ogni primo del mese fino al 1916, si avvaleva di prestigiose collaborazioni ed era distribuita in tutto il paese, diffondendo l’idea di un cambiamento radicale che rifiutava la tradizionale società patriarcale.
A causa delle idee anarchiche che riguardavano temi scottanti come aborto, sessualità femminile e prostituzione, diversi articoli vennero censurati dallo stato che alla fine ne aveva decretato la chiusura.
Nel 1913 ha pubblicato il saggio Alle donne del mondo in cui mette in discussione l’idea di una femminilità idealizzata fatta di dolore, sacrificio e pazienza a favore degli uomini.
Negli anni successivi si è dedicata alla politica, in particolare a favore dei diritti delle donne e si è schierata contro le guerre.
Interessandosi alle condizioni delle lavoratrici nel tessile, nel 1920 ha fondato, insieme a Fusae Ichikawa, Shin Fujin Kyōkai l’Associazione delle donne nuove, che hanno sostenuto anche avviando diversi scioperi. È stato attraverso gli sforzi di questo gruppo che l’Articolo 5 del Regolamento della polizia per la sicurezza fu fatto abolire nel 1922. L’articolo, entrato in vigore nel 1900, aveva fino a quel momento vietato alle donne di far parte o seguire organizzazioni politiche.
La sua opera più importante è l’autobiografia In the Beginning Woman Was the Sun, che sostiene la repressione graduale dell’individualità femminile nella società. Il messaggio di fondo è quello di rifiutare la relegazione ai ruoli domestici e la condizione inferiore rispetto al genere maschile promuovendo la riscoperta della creatività e del potenziale femminile.
Nel 1941, dopo anni di relazione, ha sposato l’artista Hirosho Okumura, con cui aveva avuto due figli fuori dal matrimonio, dimostrando la propria determinazione e libertà anche nella vita privata.
Prima della seconda guerra mondiale si era ritirata in campagna.
Nel 1950 è stata negli Stati Uniti insieme alla scrittrice ed attivista Yaeko Nogami e a tre delegate del Movimento femminile del Giappone (Fujin Undō-ka) per presentarsi all’allora segretario di Stato statunitense Dean Acheson con la richiesta di creare un sistema per cui il Giappone potesse rimanere neutrale e pacifista.
Ha continuato a scrivere e tenere conferenze fino alla sua morte, avvenuta il 24 maggio 1971, all’età di 85 anni.
Nonostante la sua carriera come attivista politica sia durata molti decenni, viene soprattutto ricordata per la sua gestione del gruppo Seitō.
LaNuova organizzazione femminile del Giappone (Shin Nihon Fujin no Kai), che aveva fondato nel 1963, è tutt’oggi attiva.
Un suo diario inedito, scritto tra il 1948 e il 1950, è stato recentemente ritrovato e esposto nel museo della sua casa a Ueda.
Si parla di libertà di pensiero verso temi fondamentali come la pace. ponendo l’attenzione sull’importanza di includere le donne nelle decisioni riguardanti la guerra e di quanto fosse essenziale il loro volere.
0 notes
ma-come-mai · 4 months ago
Text
Tumblr media
"LA PREDIZIONE PIÙ AGGHIACCIANTE DI TUTTE"
Il 2 febbraio 1905 nacque a San Pietroburgo la filosofa e scrittrice statunitense (di origine russa) Alissa Zinovievna, più nota nel mondo della letteratura come Ayn Rand, scomparsa nel marzo 1982 a New York.
"Quando ti renderai conto che, per produrre, devi ottenere l’autorizzazione da coloro che non producono nulla; quando vedrai che il denaro scorre verso chi non commercia beni, ma favori; quando ti accorgerai che molti si arricchiscono tramite la corruzione e le influenze, piuttosto che con il proprio lavoro, e che le leggi non ti proteggono da loro, ma anzi, sono loro ad essere protetti contro di te; quando scoprirai che la corruzione è premiata e l’onestà diventa un sacrificio personale, allora potrai affermare, senza timore di sbagliarti, che la tua società è condannata".
1 note · View note
lilmarme · 5 months ago
Link
0 notes
Recensione: "Fourth Wing" di Rebecca Yarros (The Empyrean #1)
Buongiorno a tutti sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls. Oggi vi parlo del libro che ha risvegliato in me la voglia di leggere. Ho un altro paio di libri da recensirvi ma domani si torna al lavoro e ve li recensirò nel week-end. Fourth Wing di Rebecca Yarros (The Empyrean #1) Titolo originale: Fourth Wing – Traduzione di Marta Lanfranco L’accademia…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cerentari · 6 months ago
Text
Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate. Di Josif Aleksandrovič Brodskij
Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940 – 1996) Premio Nobel per la letteratura 1987, noto anche come Joseph Brodsky, è stato un poeta, saggista e drammaturgo russo naturalizzato statunitense. Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate.Cerchi nel cassettone una camicia, e il giorno è perso.Venga l’inverno e copra tutto, presto,le città e le genti e, innanzitutto, il verde.Io dormirò…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
redazionecultura · 9 months ago
Link
0 notes
agrpress-blog · 1 year ago
Text
Come direbbe la scrittrice statunitense Jacqueline, «Il dolore riscatta tutto». Un dolore che rappresenta la consapevolezza della vita, ma al tempo stesso anche un monito di morte. Federico Bianca al suo esordio narrativo con i racconti di Riscatto (alcuni erano già apparsi su antologie e concorsi nazionali), editi da Felici Editore, lo scorso 20 settembre ha vinto il primo premio della sezione Narrativa Saggio di Etnabook. Federico Bianca appare destinato a far parlare gli ambienti letterari per potenza di racconti proposti al lettore/lettrice e forte stile identitario del suo autore. Nel mondo che immagina e crea in questa prima prova, alberga una sofferenza che preannuncia il pareggio dei conti. Il riscatto finale, nella sua penna, si realizza con il compimento del proprio destino. Tutti coloro che abitano le storie raccontate nel volume sono dei falliti, che non cercano redenzione attraverso soluzioni vitali e vie di speranza. Sono personaggi sopraffatti, che vogliono semplicemente farla finita. Sembra che si dica: «Sono un perdente. Qualcuno deve pur farlo», come Fausto Gianfranceschi nella sua Lode della torre d'avorio. La giuria ha premiato la scrittura ironico-tragica di F. Bianca, che dimostra ampiamente al lettore/lettrice, nei racconti pubblicati, una larga conoscenza dei generi e sottogeneri pop cinematografici e fumettistici. Sono storie che permettono di scendere, come nelle pieghe ambivalenti del titolo della raccolta, nelle improvvise svolte dell’esistenza. E Bianca non è deus exmachina che interviene in nessuna trama narrata. Né giudica alcunché di ciò che racconta. Tuttavia, è talmente abile nel descrivere i demoni delle vite altrui - ambientate nelle situazioni storiche più disparate, sempre puntigliosamente e “realisticamente” descritte - che sorge il dubbio di quanti demoni atavici abitino silenziosamente nelle pieghe della sua grande cultura di letterato. Federico Bianca (classe 1982), si avvicina al mondo della letteratura, dei fumetti e del cinema fin da bambino. Studi ineccepibili: diploma di Maturità classica, e poi Laurea triennale in Lettere moderne. A seguire, la Laurea specialistica in Filologia moderna e un Dottorato di ricerca in Italianistica. È un professionista siciliano, che continua a vivere nella sua terra, specializzato nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Tutor esterno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, nonché docente di ruolo di materie letterarie negli istituti secondari di secondo grado. Finora ha pubblicato tre monografie per Convivio Editore, dimostrando il suo spiccato interesse per un’ottica europea e internazionale e per la multidisciplinarietà: Lolita, un mito euramericano tra romanzo e sceneggiatura; Carlo Alianello nella cultura italiana e europea; Giovanni Papini: la vita, le opere, la poetica. Un autore di cui sentiremo ancora parlare.
0 notes
giuseppecocco · 1 year ago
Text
Viaggio in Italia con Thomas Eliot
Questo viaggio in Italia è raccontato dal ViaggiAutore Thomas Stearns Eliot, poeta, drammaturgo e critico statunitense, Nobel per la letteratura nel 1948, con il suo libro-guida «Viaggio in Italia», contenente note prese durante un viaggio di due settimane nell’Italia delle tre regioni del nord: Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Estate 1911: un giovane Thomas Eliot, studente alla Sorbona,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
handmadenostalgia · 2 years ago
Text
La prima estate di Lana Del Rey
Di Elisa Carini e Vincenzo Grasso
Quasi come in una funzione religiosa ortodossa, Lana Del Rey volge le spalle al pubblico. Consumata la prima metà del concerto, si ferma per qualche minuto nell’atmosfera febbrile del parco di Bussoladomani a Lido di Camaiore. È il 2 luglio 2023, e siamo all’ultima data del Festival La Prima Estate.
Sul display proiettato in fondo al palco inizia un monologo, quello che accompagna il video musicale di uno dei suoi singoli più celebri, Ride. La sua voce registrata recita: 
Ero nell’inverno della mia vita, e gli uomini che ho incontrato sulla mia strada sono stati la mia unica estate… 
Una dopo l’altra, sotto forma di fotogrammi, le mille estati di Lana prendono vita: Lana prima della fama, quando ancora si faceva chiamare Lizzy Grant e aveva i capelli biondo platino; Lana in Video Games, il fenomeno YouTube del 2011 in cui tutto cambia con un videoclip homemade e un ritornello supportato da quel timbro fumoso impossibile da replicare. Citando quanto detto da lei al «Daily Mail» nel 2011: “Se avessi saputo che così tante persone lo avrebbero guardato, avrei fatto scelte decisamente differenti”. 
Eppure, forse sono state proprio quelle scelte – la webcam a bassa risoluzione puntata sul volto, le labbra protese a canotto – a segnare la traiettoria di un’artista destinata a divenire un cult del panorama musicale contemporaneo.
E poi ancora, in una road coast to coast all’interno del suo catalogo discografico, continua la rappresentazione delle sue trasformazioni. In tutto questo ci chiediamo che cosa spinga un’artista del genere a scegliere come location dell’unica data italiana Lido di Camaiore, annunciata appena sei giorni prima. 
Si tratta forse di quell’estetica della sottrazione che Lana ha portato avanti per tutta la sua carriera. Il terrore di stare al centro della scena, forse persino la consapevolezza dell’incapacità di sostenere le aspettative che vengono poste alle artiste donne nella musica pop. E quindi via dai social media affinché la musica “possa parlare da sola”, nessuna strategia promozionale se non quella della sua stessa fanbase. 
Ci sono 17.000 persone, sebbene la località non sia di certo facilmente raggiungibile. 
Quando il monologo si conclude e Lana riprende a fronteggiare il nostro sguardo, ci chiediamo quale sarà la sua prossima mossa, quando quella stessa Lana che adesso stiamo osservando diverrà, anche lei, parte di quel carosello celebrativo.
Malinconia fatta a mano
Occhiali da sole rossi a forma di cuore, fiori bianchi tra chiome di capelli scuri, mullet e baffi, magliette con la scritta cherry coke e peyote, cowboy boots, shorts di jeans, vestitini eterei.
Le telecamere riprendono una folla emozionata, impaziente.
Dopo un pomeriggio assolato, finalmente spira una brezza marina.
Riflesso nei maxischermi, un ragazzo alza un cartello con la scritta “MOMMY?”, sorride.
Attraverso un repertorio estremamente vasto, curato nell’arco di un decennio, Lana ha creato un universo narrativo complesso, inequivocabile, e per i primi anni 2000 assolutamente innovativo.
Tra le sue citazioni troviamo alcuni dei capisaldi della letteratura e della musica statunitense: Walt Whitman, Allen Ginsberg, Tennessee Williams, Sylvia Plath, T.S. Eliot, Bruce Springsteen, Elvis Presley, Joni Mitchell, senza contare cover di canzoni come Blue Velvet, Summer Wine, Don't Let Me Be Misunderstood e Chelsea Hotel n°2. Lana ha ripreso un’estetica passata – quella degli Stati Uniti a partire dagli anni ’50 – rendendola sua e raccontandola con la grazia propria della poesia.
Pensiamo a Lolita, il romanzo di Nabokov che, come lei stessa, è stato spesso frainteso perché accusato di romanticizzazione. È pressoché impossibile pensare a Lana Del Rey senza che al contempo vengano in mente certi riferimenti letterari, o altre immagini iconiche come Marilyn che canta Happy Birthday a JFK, Jackie O’ e il suo completo rosa di Chanel. E allo stesso tempo la California di inizio anni ’70, a “jazz singers” e “cult leaders” (Charles Manson and the family), alla vita “on the road” a cavallo di Harley Davidson con la guancia posata sul gilet in pelle di uomini molto più anziani, a motel semivuoti in mezzo al deserto e gas stations abbandonate.
Impossibile non pensare ai suoi riferimenti religiosi, a Tropico, cortometraggio realizzato dall’artista nel 2016, al velo azzurro sui suoi lunghi capelli scuri e le mani giunte in preghiera. Quello di Lana è un mondo fatto delle sue passioni, di estetiche che le parlano, di una “malinconia fatta a mano”. Le citazioni e i riferimenti non sono mai fini a se stessi, ma funzionali a creare atmosfere, evocare sensazioni. Lana racconta storie, a volte anche le sue, con estrema sincerità e vulnerabilità, un coraggio forse inconsapevole che potremmo definire autentico: non può fare altrimenti, e nemmeno vuole.
Lana ha costruito un mondo, e nutrito quello di altri. Pensiamo a un romanzo come Le Ragazze, di Emma Cline, e a una canzone come Freak, ad artiste che si ispirano a lei, che già ne raccolgono l’eredità. Le stesse Laila Al Habash e Maria Antonietta – che hanno aperto il concerto e sono state meravigliose, che raccontano storie e costruiscono mondi – hanno ribadito l’importanza di un’artista come lei nel panorama contemporaneo. È impossibile pensare a Lana senza pensare all’epoca di Tumblr, quand’era ancora diffuso tra i più giovani e pieno di sue foto: Lana davanti a una bandiera americana con i capelli color miele che strizza l’occhio alla fotocamera, Lana nella sua giacca rossa Ferrari. Impossibile non pensare alle ore trascorse a ricondividere foto e video che la ritraevano, a cercare di ricreare la sua estetica. 
È impossibile non ripensare a come la si è scoperta, Lana.
C’è ancora luce, ma per poco. Guardiamo i maxischermi. Un cartello recita: “YOU DID MORE FOR ME THAN MY THERAPIST”. La ragazza con cui abbiamo fatto amicizia sorride, le chiediamo se ricorda la prima volta che ha ascoltato Lana. Racconta che era l’estate del 2012, che si trovava in vacanza nella casa di campagna della nonna. “Non c’era niente da fare” dice, “Io e mio cugino passavamo le giornate seduti sul prato a parlare, a disegnare e ad ascoltare Born To Die, me l’ha fatta scoprire lui”. Sorride: “Avevamo sedici anni, io ascoltavo Summertime Sadness piangendo tutte le sere perché il mio fidanzato si era trasferito. Vivevamo su Tumblr”. Beve un sorso della sua birra: “Sono passati dieci anni e heaven is a place on earth with you ogni tanto ce lo scriviamo ancora”.
Una camera di motel tutta per sé
Per tutta la durata del concerto, Lana è accompagnata dalla band, un corpo di ballerine e dalle sue tre coriste. Durante l’esecuzione dei suoi brani più celebri – Young and Beautiful, Ride, Born to Die, Blue Jeans, Summertime Sadness e Video Games – la folla sovrasta la sua voce.
Nelle canzoni meno conosciute dal grande pubblico, come quelle più recenti estratte dall’ultima fatica discografica – Did you know that there’s a tunnel under Ocean Boulevard –, la folla si acquieta e la performance vocale viene fuori decisa e matura. Sembrano ormai lontani i tempi in cui Lana veniva aspramente criticata per imprecisioni tecniche frutto di un’ansia che appariva ingestibile.
Durante gli esordi, i media americani ed europei l’hanno ritratta come frutto di un’operazione frankensteiniana tra le spoglie delle dive del cinema e le torch singers degli anni ’40.
In un’intervista a «The Guardian» del 2014, la cantante, spesso accusata di una sorta di ingratitudine nei confronti della vita dovuta alla caratteristica tristezza che forgia ancora adesso la sua musica, confessa: “Speravo di essere già morta”. 
Lo stesso anno, in occasione della pubblicazione della sua opera più controversa, Ultraviolence, verrà fatta a pezzi dalla critica per aver “reso glamour” l’abuso domestico. 
Realtà o finzione? In questo caso la ricerca di una risposta è meno interessante della stessa domanda. Lana, infatti, si è spesso mossa nello spettro liminale dell’autofiction e solo di recente ha cominciato a consegnarsi alla pratica dell’autobiografismo spietato. 
Nella prima metà del concerto, Lana intona The Grants, singolo estratto dall’ultimo album in cui racconta la paura di perdere i propri familiari. Si tratta di un elogio alla memoria affettiva: cita la nascita di sua nipote, le ultime parole della nonna – insomma, ciò che intende portare via con sé quando arriverà anche il suo momento. 
Quando intona una versione intimistica della title track di Ocean Boulevard, la questione si rovescia e si trasforma in un invito al suo pubblico: “Don’t forget me”. 
Migliaia di braccia sollevano i cellulari con le torce accese. 
Difficile dimenticare un’artista che ha cambiato irrimediabilmente il corso della musica pop narcotizzandolo, prima del suo arrivo dominato dai ritmi ossessivi ed edulcorati dei primi anni 2000. Parafrasando dunque un passo della sua stessa canzone, anche oggi, qui su un palco davanti a migliaia di persone, c’è una ragazza rinchiusa nella camera di un motel che canticchia. Se hai trovato l’ingresso a questo mondo nascosto, non abbandonarlo.
1 note · View note