#gdlchiavedilettura
Explore tagged Tumblr posts
Text
Lunedì 23 Settembre 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro “Oltre l’inverno” di Isabel Allende proposto dalla nostra Arianna Pascetta
Lucía, cilena espatriata in Canada negli anni del brutale insediamento di Pinochet, ha una storia segnata da profonde cicatrici: la sparizione del fratello all’inizio del regime, un matrimonio fallito, una battaglia contro il cancro, ma ha anche una figlia indipendente e vitale e molta voglia di lasciarsi alle spalle l’inverno. E quando arriva a Brooklyn per un semestre come visiting professor si predispone con saggezza a godere della vita. Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza. La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici. Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
Isabel Allende (1942) è una scrittrice e giornalista cilena naturalizzata statunitense. Considerata una delle scrittrici più famose dell'America Latina, “La casa degli spiriti” è il suo romanzo più famoso. Ha partecipato a molti tour mondiali per promuovere i suoi libri e ha anche insegnato letteratura in vari college statunitensi. Vive in California dal 1989 e ha ottenuto la cittadinanza statunitense nel 2003. Nel settembre 2010 è stata insignita del Premio Nazionale di Letteratura del Cile. Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo mito e realismo, ha scritto anche romanzi storici, come “Inés dell'anima mia”, basato sulla vita di Ines Suarez, la prima spagnola ad aver raggiunto il Perù, oltre a “L'isola sotto il mare” che racconta la vita di una schiava di nome Zarité a Santo Domingo, ora Haiti, alla fine del XVIII secolo. La sua opera viene accostata al movimento letterario conosciuto come posboom, anche se alcuni studiosi preferiscono il termine novisima literatura. Questa corrente è caratterizzata dal ritorno al realismo e da una prosa più facile da leggere. Si abbandona il tentativo di creare nuovi modelli di scrittura (metaletteratura), e si pone l'accento sulla storia e la cultura locale.
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo libro, non mancate!!!
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#confrontarsisuilibri#oltrelinverno#isabelallende#sempredilunedìsera#urbanfiction#romanzostorico#romanzorosa#narrativacilena#immigrazione#societàdantealighieri#laplata#presidioletterario#másalládelinvierno#brooklyn#bibliotecacomunale#bibliosanvale#passioneperilibri#condividereletture#condivisionelibri#biblioteca
2 notes
·
View notes
Text
Lunedì 22 Gennaio 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro di Carmelo Samonà “Fratelli”.
"Fratelli" venne pubblicato nel 1978 e diventò subito un caso editoriale. L'autore, noto ispanista, era alla sua prima prova narrativa e le 30.000 copie della tiratura andarono immediatamente esaurite mentre critici come Giorgio Manganelli, Natalia Ginzburg, Alfredo Giuliani lo accolsero come un capolavoro.
"Vivo, ormai sono anni, in un vecchio appartamento nel cuore della città, con un fratello ammalato". In una vasta casa di una città imprecisata vivono due fratelli. È il più grande a raccontare, l'altro è affetto da disturbi che riguardano "l'attività del pensiero" che non vengono comunque mai precisati, il ricovero in ospedale, predisposto da anni, "sembra di là da venire". Il rapporto tra i due è tormentato, la comunicazione è difficile, fatta di poche parole, di molti sguardi, silenzi, contatti fisici - il fratello maggiore accudisce l'infermo, lo lava, lo veste, lo segue da una stanza all'altra del grande appartamento, semivuoto di mobili, colmo comunque di ricordi, "arnesi dall'uso incerto" che "interrompono, di tanto in tanto, la sequenza dei vuoti", residui di una intimità familiare ormai perduta.
Carmelo Samonà (1926 – 1990) è stato un ispanista e scrittore italiano. Proveniente dalla famiglia aristocratica siciliana Samonà, era figlio dell'architetto Giuseppe Samonà. Si stabilì a Roma nel 1936 e si laureò in lettere, alla Sapienza, nel 1948. Dal 1961 insegnò letteratura spagnola all'Università "La Sapienza" di Roma al Magistero, e dal 1978 a Lettere, dedicandosi in particolare a quella del Seicento. Come ispanista, si ricorda, fra le altre, l'opera La letteratura spagnola dal Cid ai Re Cattolici (con Alberto Varvaro, 1972). Nel 1973 promosse la costituzione dell’Associazione ispanisti italiani. Dal 1976 collaborò con il quotidiano la Repubblica con articoli sulla letteratura moderna spagnola e ispanoamericana. Accademico dei Lincei dal 1987, ottenne il premio Juan Carlos dell'Accademia spagnola (1984).
Viene ricordato anche come scrittore (il suo esordio nel 1978), in particolare per due romanzi di successo, pubblicati da Einaudi: “Fratelli” (prima opera, parzialmente autobiografica) e “Il custode” (1983). “Fratelli” racconta il rapporto della voce narrante con il fratello affetto da una malattia mentale (nella realtà, si tratta del rapporto di Samonà con il figlio); è stato vincitore del Premio Mondello e finalista del Premio Strega nel 1978, finalista nel 1985 al Premio Bergamo e vincitore nel 2002 del Premio Pozzale Luigi Russo. Oltre ai due romanzi, Samonà scrisse il racconto Casa Landau (Garzanti, 1990) e il testo teatrale “Ultimo seminario”.
Contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento. Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa lettura e scoprire un romanzo basato su una storia vera che non lascerà per nulla indifferenti, non mancate!!!
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#confrontarsisuilibri#fratelli#sempredilunedìsera romanzosemiautobiografico#carmelosamonà#primoincontrogdl2024#bibliotecacomunale#bibliosanvale#letture#narrativaitaliana#passioneperilibri#narrativadelsecondonovecento#condividereletture#condivisionelibri#malattiamentale#romanzodesordio#operaprima#libri#bibliotecasanvalentino#bibliosanvalentino#biblioteca
2 notes
·
View notes
Text
Lunedì 28 Ottobre 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano proposto dalle nostre amiche dell’Argentina – Club di Lettura Società “Dante Alighieri” de La Plata.
Nella serie infinita dei numeri naturali, esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l'interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti "primi gemelli": sono due numeri primi separati da un unico numero. L'11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l'uno all'altro nella loro solitudine.
Mattia e Alice, i protagonisti di questo romanzo, sono così, due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi, incapaci di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi. Due storie difficili, due infanzie compromesse da un pesante macigno che si trascina nel tempo affollando le loro fragili esistenze fino alla maturità. Tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, Alice e Mattia, portano dentro e fuori di sé i segni di un passato terribile. La consapevolezza di essere diversi dagli altri non fa che accrescere le barriere che li separano dal mondo fino a portarli a un isolamento atrocemente arreso.
Paolo Giordano descrive la parabola di queste due giovani esistenze attraverso parole commosse eppure lucidissime. Il tono del romanzo cresce non appena ci si inoltra nel racconto e nelle vite dei protagonisti. Anche la sintassi e la complessità della frase si evolvono a mano a mano che i due ragazzi crescono, guidandoci in un percorso che conduce lentamente verso significati più acuti. Le descrizioni quasi elementari dei primi capitoli, quando le vite di Mattia e Alice devono ancora incrociarsi, lasciano il posto a una profondità di pensiero imprevedibile e inaspettata. Il linguaggio si affina, le frasi si intrecciano, i pensieri si complicano.
Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982. Ha un dottorato in fisica ed è autore di cinque romanzi: La solitudine dei numeri primi (Mondadori 2008, Premio Strega e Premio Campiello Opera Prima), Il corpo umano (Mondadori 2012), Il nero e l'argento (Einaudi 2014 e 2017), Divorare il cielo (Einaudi 2018 e 2019) e Tasmania (Einaudi 2022 e 2024). Per Einaudi ha pubblicato anche Nel contagio (2020), Le cose he non voglio dimenticare (2021) e Il corpo umano (2024). Ha scritto per il teatro (Galois e Fine pena: ora) e collabora con il «Corriere della Sera».
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo libro, non mancate!!!
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#confrontarsisuilibri#lasolitudinedeinumeriprimi#paologiordano#sempredilunedìsera#operaprima#romanzo#premiostrega2008#narrativaitaliana#premiocampiellooperaprima2008#societàdantealighieri#laplata#presidioletterario#narrativapsicologica#numeriprimi#bibliotecacomunale#bibliosanvale#passioneperilibri#condividereletture#condivisionelibri#bibliotecasanvalentino
0 notes
Text
Lunedì 24 Giugno 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro di Valérie Perrin “Il quaderno dell’amore perduto”.
La vita di Justine è un libro le cui pagine sono l’una uguale all’altra. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly – un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia – e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi – quell’amore – dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato, Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l’amore sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d’impugnare la penna per scrivere il proprio destino? Valérie Perrin (1967) è una scrittrice, fotografa e sceneggiatrice francese. Ha lavorato anche come fotografa di scena e sceneggiatrice con il compagno Claude Lelouch. Nel 2015 esce il suo primo romanzo, “Il quaderno dell'amore perduto” (Les Oubliés du dimanche), che ha ricevuto 13 premi, tra cui Prix du premier roman de Chambéry 2016, le prix Chronos 2016, le Choix des libraires 2018 ed è stato tradotto in Italia nel 2016. Anche il suo secondo romanzo “Cambiare l'acqua ai fiori” (Changer l'eau des fleurs), pubblicato nel 2018, ha ricevuto diversi premi tra cui il prix Maison de la Presse che premia un'opera scritta in francese per il vasto pubblico; per la giuria è "un romanzo sensibile, un libro che fa passare dalle risate alle lacrime con personaggi divertenti e accattivanti". Nel 2022 ha ricevuto il Premio Super Flaiano di Narrativa. Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento. Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo romanzo, non mancate!!!
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#confrontarsisuilibri#ilquadernodellamoreperduto#valérieperrin#sempredilunedìsera#romanzofrancese#narrativafrancese#narrativacontemporanea#ospizio#societàdantealighieri#laplata#presidioletterario#romanzo#milly#bibliotecacomunale#bibliosanvale#letture#passioneperilibri#condividereletture#condivisionelibri#consiglibibliotecari
1 note
·
View note
Text
Lunedì 27 Maggio 2024 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino, si incontrerà per discutere insieme del libro di Marcela Serrano “Dieci Donne”.
Nove donne più una. Nove donne radunate nello studio della loro psicoterapeuta raccontano la propria storia e le ragioni per le quali sono andate in terapia. Lupe, adolescente lesbica, alla ricerca della propria identità tra feste, sesso, droghe e passioni non proprio convenzionali; Luisa, vedova di un desaparecido, che per trent'anni aspetta il ritorno del suo unico amore; Andrea, giornalista di successo che si rifugia nella solitudine di Atacama, il deserto più arido del pianeta, sono alcune delle protagoniste di questo vivace romanzo che parla di donne e di sentimenti. Seppur profondamente diverse per età, estrazione sociale e ideologia politica, scopriamo che le loro esperienze si richiamano e che la vera protagonista del romanzo è la femminilità.
Marcela Serrano (1951) è una scrittrice cilena, figlia della romanziera Elisa Pérez Walker e del saggista Horacio Serrano, ed è la quarta di cinque sorelle, con due delle quali trascorre un anno a Parigi per studiare alla "Maison des Amériques". Nel 1973, a causa del golpe militare, lascia il Cile e si trasferisce in Italia a Roma. Nel 1977 rientra definitivamente in Cile. Si iscrive alla facoltà di Belle Arti della Pontificia Università Cattolica del Cile, ottenendo il diploma in incisione nel 1983. In seguito lavora in diversi ambiti delle arti visive, vincendo anche un premio del Museo delle Belle Arti per un lavoro sulle donne del sud del Cile, ma presto abbandona queste attività. Sebbene cominci a scrivere molto presto, pubblica il suo primo romanzo, “Noi che ci vogliamo così bene”, nel 1991. Il romanzo è la rivelazione dell'anno e vince nel 1994 il Premio Sor Juana Inés de la Cruz, il Premio Feria del Libro de Guadalajara e nel 1996 il premio della casa editrice francese Coté des Femmes, come miglior romanzo ispanoamericano scritto da una donna. Nel 1993 pubblica “Para que no me olvides”, che ottiene il Premio Municipal de Literatura , a Santiago del Cile. Nel 1995 scrive in Guatemala “Antigua, Vita Mia” e nel 1997 “L'albergo delle donne tristi”. Marcela Serrano è una delle figure più rinomate e significative della nuova narrativa del suo paese e dell'America Latina. Ha vissuto in Messico col marito, Luis Maira Aguirre, e le loro due figlie, Elisa e Margarita, poiché il marito è stato ambasciatore del Cile in Messico e Belize fino al 2003 e dal 2004 al 2010 ambasciatore in Argentina.
Se volete partecipare, contattateci all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo, sempre mail, [email protected] e riceverete, in prossimità dell’incontro, il link di riferimento.
Vi aspettiamo per confrontarci insieme su questa autrice e scoprire il suo romanzo, non mancate!!!
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#confrontarsisuilibri#diecidonne#marcelaserrano#sempredilunedìsera#romanzocileno#narrativasudamericana#narrativacontemporanea#cile#societàdantealighieri#laplata#presidioletterario#romanzocorale#femminista#bibliotecacomunale#bibliosanvale#letture#passioneperilibri#romanzo#condividereletture#condivisionelibri
1 note
·
View note
Photo
Indimenticabili resti
Ed eccomi di nuovo qui a “sostituire” momentaneamente la nostra recensionista ufficiale, Arianna Pascetta, e questa volta mi tocca recensire il libro scelto proprio da me per il GdL "Chiave di Lettura", ovvero “Amabili resti” di Alice Sebold.
Lo scorso 28 settembre, all'ultimo incontro vis a vis, in molti mi hanno chiesto perché avessi proposto proprio questo volume, io che non ho un genere prediletto, ma che certamente non amo le “atmosfere cupe” (chiamiamole così). Beh, ufficialmente l’ho scelto poiché era uno di quei libri che volevo tanto leggere e che ho sempre rimandato e non ho trovato motivazione più valida per affrontare tale lettura se non leggerlo in modalità condivisa con tutto il gruppo. Ma oggi non sono più convinta delle mie ragioni. Credo che sia stato questo libro a trovare me. Sapevo già di cosa trattava e quale fosse lo sviluppo della trama avendo visto (anni fa ormai) il film realizzato da Peter Jackson - eh sì, proprio lui, il regista de “Il signore degli anelli” e de “Lo hobbit” – ma aprire e sfogliare pagina dopo pagina questa storia è stato a tratti “devastante”.
Le tematiche principali affrontate attraverso Susie Salmon, la protagonista – nonché voce narrante - sono quelle della violenza sessuale, del lutto, dell’accettazione della morte e del dolore di chi resta dovendo accettare il distacco dalle persone care. Susie, ragazzina quattordicenne piena di sogni e aspettative, il 6 dicembre 1973 viene violentata dal suo vicino di casa e fatta a pezzi in un bunker sotterraneo in un campo di granoturco (tranquilli, non sto spoilerando nulla dato che tale antecedente lo apprendiamo proprio all'inizio della storia) ed è proprio da questo avvenimento brutale, triste e toccante che prende le mosse l’intera vicenda. È da un aldilà a noi sconosciuto che la protagonista osserva, segue, studia i suoi cari e ci racconta non solo del suo angolo di cielo, dove si trova, ma di come rimpiange la vita che ha dovuto abbandonare troppo presto e di come i suoi familiari affrontano il dolore della perdita.
“Non ero andata via, ero viva, nel mio mondo perfetto. Ma in cuor mio sapevo che non era perfetto: il mio assassino mi perseguitava ancora.”
Attraverso i suoi genitori, la sorella Lindsey, il fratellino Buckley e alcuni amici, Susie cerca di immaginare come sarebbe stata la sua vita se avesse avuto la possibilità di crescere e diventare una donna. Nello stesso tempo, soffre per il grande vuoto che ha lasciato nei suoi familiari: tutti i personaggi affronteranno un difficile e doloroso percorso di crescita (del tutto personale) per riuscire ad accettare la realtà e la perdita. Alla fine lei stessa accoglierà quello che le è accaduto e solo allora il suo spirito potrà trovare la pace.
Non è tanto la trama in sé a fare di questo libro una grande prova di scrittura, quanto, piuttosto, lo stile narrativo, l’introspezione costante e fortissima che ci trasporta nel dolore della perdita, nei percorsi che i pensieri e l’anima affrontano quando non si riesce ad accettare che qualcuno venga portato via senza una ragione logica; oltre allo stile, poi, un ruolo importante è giocato dalla sensibilità della protagonista che non riesce a prendere le giuste distanze dai suoi affetti più veri, con i quali gioisce e soffre in ogni momento della giornata; ciò che colpisce, ancora, è la forza d’animo che bisogna trovare nei meandri dell’anima, con le unghie e con i denti, per saper “ricostruire” e ricostruire se stessi; è il raggiungimento della consapevolezza che la vita non può fermarsi mai, neanche di fronte alla morte, poiché da quel fondo oscuro e doloroso in cui si precipita può arrivare una luce nuova: la possibilità di amare ancora, quell'amore che salda e che resta. L’amore traspare a ogni pagina, un amore che si fa spirituale, salvifico, che muove il mondo e cerca di portare giustizia anche quando tutto sembra perso.
Durante la lettura ho provato empatia, rabbia, tristezza, dolore e molto altro, ma soprattutto ho riflettuto su queste tematiche (per nulla scontate) e sulla delicatezza adottata nell'uso delle parole, dei toni e delle emozioni che l’autrice veicola attraverso i suoi personaggi. Forse la Sebold adotta questo punto di vista e questi toni perché sa esattamente di cosa sta parlando: nel 1981 venne stuprata e secondo il poliziotto che la soccorse fu fortunata a sopravvivere (nello stesso posto - un tunnel dell'università di Syracuse in cui venne violentata un'altra ragazza, dopo lo stupro, venne uccisa e smembrata). Inizia, a seguito di questo episodio, a sentirsi condannata dalla violenza alla solitudine e alla discriminazione, costretta a vivere in un mondo che ha solo due colori, ciò che è sicuro e ciò che non lo è, “rovinata” agli occhi di familiari, amici e fidanzati “sentiva il peso della sua universalità e del parlare anche a nome delle altre vittime silenti”, ma pian piano con coraggio e determinazione riuscirà a superare i momenti di abbattimento morale e incanalerà le sue energie nel raccontare al prossimo la sua storia.
Però nonostante la “bellezza” di quest’opera qualcosa stona e come l’ha definita Valentina Pace è quella parte in stile “Ghost” o come la definisce Sonia Egizii la “reincarnazione”, che se da una parte voleva rassicurare il lettore sul superamento di tutte le difficoltà e sul cicatrizzare le ferite e i dolori che esse si portano dietro, dall'altro è risultato alquanto splatter, degno di un bel film di Quentin Tarantino. Ma anche la perfezione ha sempre quell'imperfezione che la rende ancora più perfetta.
Con questo artificio macabro e raccapricciante, su cui forse continuerete a riflettere oppure no, vi lascio e vi do appuntamento a lunedì 26 ottobre 2020 con il libro “Regina Blues” e con il suo autore Antonello Loreto, che si connetterà insieme a tutti i componenti del GdL "Chiave di Lettura" su piattaforma Zoom alle ore 20.30, per raccontarsi e parlare insieme a noi della sua opera.
Alla prossima!
1 note
·
View note
Text
Lunedì 19 settembre 2022 alle ore 20.30 il GdL "Chiave di Lettura", presso i locali della Biblioteca San Valentino si incontrerà per parlare del libro “Passaggio in ombra” di Mariateresa Di Lascia.
Solitario come un'autobiografia e corale come una saga familiare, questo vigoroso e insieme delicato romanzo intreccia le storie di una comunità e i destini dei suoi componenti attraverso lo sguardo di una donna che, per scongiurare la follia sprigionata dal dolore, si affida al potere rasserenante della memoria. Riemergono allora, in un accorato fluire di ricordi, la madre Anita, il padre Francesco, la zia Peppina, il cugino Saverio... Sullo sfondo di un Sud tanto avvolgente e aspro quanto vitale e dolce, Chiara guida, da una vecchiaia vissuta fuori dal tempo nel turbinare dei suoi fantasmi, lungo gli aspri sentieri della sua esistenza.
"Passaggio in ombra" fu pubblicato postumo nel gennaio 1995 (l'autrice morì l'anno prima, nel 1994, all'età di 40 anni, a Roma per un tumore) da Feltrinelli e nello stesso anno vinse il Premio Strega.
Per chi volesse connettersi con noi su piattaforma Google Meet ci contatti all'indirizzo mail: [email protected] oppure all'indirizzo [email protected] e nel pomeriggio di lunedì riceverà il link di riferimento.
Vi aspettiamo numerosi per confrontarci insieme, non mancate!!!
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#confrontarsisuilibri#mariateresadilascia#passaggioinombra#feltrinellieditore#premiostrega#autriceitaliana#narrativacontemporanea#narrativa#narrativaitaliana#sempredilunedì#bibliotecacomunale#bibliosanvale#operapostuma#bibliotecasanvalentino#biblioteca#bibliosanvalentino#libri#lettura
0 notes
Text
#gdl#gruppolettura#gruppodilettura#gruppodiletturachiavedilettura#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#lunedìsera#lunedìletterario#incontriinbiblioteca#inostriprimi5anni#5anni#5annidiincontri#confrontarsisuilibri#florafusarelli#4punteedizioni#hermanhess#illupodellasteppa#confrontoconlautore#premionobel#narrativaabruzzese#ledeboli#sempredilunedì#bibliotecacomunale#bibliosanvale#belleletture#biblioteca#lettura#bibliosanvalentino#bibliotecasanvalentino
0 notes
Text
CINISMO PER CENA
Questo mese la recensione del GdL "Chiave di Lettura" spetta a me, pertanto mi piacerebbe cominciare questa recensione con la lettera di un padre... Un padre che si è trovato coinvolto suo malgrado in un gesto di bullismo compiuto da suo figlio e che racchiude tutto ciò di cui si parla all’interno del libro letto e condiviso: “La cena” di Herman Koch.
«Da poche ore abbiamo appreso, da nostro figlio, che è lui l’autore dell’aggressione al giovane di xxxxx. E, da quello stesso istante, il mondo ci è crollato addosso, con una sola certezza: quella di dover informare le Forze dell’Ordine. Il fatto, da qualunque angolazione lo si guardi, è di gravità inaudita. È grave per la giovane vittima, è grave per la sua famiglia, è grave per nostro figlio, è grave per nostra figlia che, frequentando quella stessa Scuola, rischia di portare il peso di comportamenti non suoi e, se possibile, è ancora più grave per me e mia moglie, che stiamo vivendo il dramma di un fallimento. Perché in questo momento ci troviamo a sperimentare che quello del genitore è veramente il mestiere più difficile al mondo. Non facciamo altro che chiederci dove abbiamo sbagliato, dopo aver vissuto tutta la vita, e il nostro essere famiglia, guidati dai valori dell’accoglienza, della correttezza e del senso di responsabilità: valori lontani anni luce da queste azioni. Non so se avremo mai risposta a questa domanda, ma, proprio sulla base dei valori che ci guidano, riteniamo giusto che nostro figlio impari ad assumersi le sue responsabilità ed a rispondere delle sue scelte e delle sue azioni, sebbene ancora minorenne. Alla madre ed al padre della giovane vittima giunga il senso più profondo del nostro dolore per l’accaduto, che è solo l’altra faccia di una stessa medaglia.»
Parole sofferte e sentite quelle di questo genitore che portano tutte a una serie di riflessioni, personali e legate al nostro essere umani e al nostro sentire. Riflessioni ampiamente discusse e analizzate anche nel corso del nostro incontro dello scorso 21 febbraio. Riflessioni scaturite proprio dalla lettura di Koch che ci ha indotto a interrogarci su cosa potrebbe accadere se all’interno delle nostre famiglie si scoprisse che il proprio figlio, ancora adolescente, si è macchiato di un gesto così brutale (come l’uccisione di una clochard). Quali implicazioni personali, affettive, genitoriali, etiche e legali avrebbe tale scoperta sulla vita nostra e altrui? E quali sarebbero le reazioni, ciò che ci muoverebbe? I principi etici e di giustizia o, piuttosto, la sfera affettivo-sentimentale?
Il romanzo lascia molte domande irrisolte, temi appena accennati in modo tale da permettere all’autore di smuovere pensieri, coscienze, riflessioni e giudizi. Anche per questo il testo è sviluppato schematicamente, i capitoli seguono il menù di un ristorante e cominciano con l’introduzione di uno o più piatti scelti dai protagonisti e solo in seguito ci si concentra sulle osservazioni della voce narrante. Quest’ordine apparente viene a mancare man mano che si procede nella lettura che, sempre più spesso, è intervallata da flashback che accompagnano il lettore all’interno di un “caos” quasi inspiegabile che gli fa mettere in dubbio l’attendibilità della voce narrante, inducendolo a distaccarsi dal suo modo di vedere la realtà.
Koch inserisce in questo romanzo molte tematiche, forse anche troppe: il ruolo dei genitori nell'educazione dei figli, la responsabilità dei giovani (anche se minorenni) nel compiere le loro azioni, il rapporto tra fratelli (invidie, gelosie, risentimenti) e tra parenti in generale, il perbenismo sociale, il diritto ad avere un futuro, magari anche il successo, nonostante tutto e tutti, la percezione della diversità, il compito delle istituzioni (come la scuola) nella prevenzione della devianza e, ultimo ma non meno importante, il peso che una malattia mentale può avere nel giustificare un atto criminale. Tematiche che emergono dalla lettura, ma sulle quali, come accennavo poco fa, l'autore non si esprime mai in modo esplicito; anzi, sceglie di spiazzare il lettore con la tecnica dello straniamento data da un punto di vista, quello della coppia dei genitori di Michael, che non solo non condanna l'operato del figlio, ma anzi lo sostiene e lo incoraggia a farsi giustizia da sé per potersi garantire un futuro.
Ciò che più sconvolge in questo romanzo non sono dunque i fatti, bensì i pensieri dei personaggi, le loro coscienze; nessuno si salva, nemmeno i genitori apparentemente disposti a sacrificarsi in nome della giustizia che si dimostrano più preoccupati di salvaguardare la reputazione, anziché interrogarsi sugli errori commessi. Ogni personaggio fa trapelare, oltre la facciata, un retroscena fatto di meschinità ed egoismi che non lasciano speranza di redenzione.
La cosa che più ha "sconvolto" i partecipanti del nostro Gruppo di Lettura è stata la facilità con la quale si è fatto ricorso ad una dose abbondante di cinismo per zittire la propria coscienza, i propri codici morali, sottomettendoli e post-ponendoli egoisticamente ai propri interessi. Perché se è vero che davanti a dilemmi del genere le nostre coscienze sono scosse, esse saprebbero sicuramente reagire seguendo la logica morale del cuore riflettendo su quanto sia inutile giustificare i “nostri ragazzi” rischiando di perdere il vero senso della misura.
Quindi mi chiedo e vi chiedo: quanta verità c’è nelle parole di quel padre di cui vi ho proposto la lettera?
Con questa riflessione vi lascio e vi do appuntamento a lunedì 21 marzo alle 20:30 in Biblioteca San Valentino, dove finalmente torneremo a riunirci e a guardarci negli occhi, per commentare insieme il libro “La vita davanti a sé” di Émile Ajar (pseudonimo dello scrittore francese Romain Gary) scelto dalla nostra Valentina Pace.
Vi aspettiamo, non mancate!!
#gdlinbiblioteca#gdl#gdlchiavedilettura#gdlbibliosanvale#chiavedilettura#gruppolettura#gruppodiletturachiavedilettura#gruppodilettura#lacena#hermankoch#bullismo#romanzoolandese#cinismo#narrativaeuropea#illunedìsera#lunedìletterario#lunedìsera#condividereletture#bibliotecacomunale#bibliosanvale#gliappuntamentidellunedìsera#bibliotecasanvalentino#bibliosanvalentino#biblioteca#consiglibibliotecari#lettura#libri
0 notes
Photo
LEGGI... E RADDOPPIA!
Se la lettura risolve i dubbi (ahimè, più spesso, lascia spazio a nuovi dilemmi!), ancora più “confortante” può essere il trovarsi a tu per tu con l’autore di quelle pagine su cui hai sorriso, ti sei contrariato, alle quali ti sei affezionato e appassionato! Noi componenti del GdL "Chiave di Lettura" della Biblioteca San Valentino abbiamo avuto questa bella possibilità di confronto e dialogo – seppure in modalità remota – con la scrittrice del libro (anzi, di uno dei due testi) esaminato nel mese di dicembre: Claudia Basileo col suo “La paziente 0024”. Abbiamo colloquiato con lei sulla storia, sull'ispirazione, sulle scelte e le soluzioni narrative, fino a chiederle di scioglierci il “famigerato” dubbio che avvolgeva il finale della storia (questione molto seria che ha diviso in fazioni il gruppo, eheheh, lasciando in nettissima minoranza la nostra bibliotecaria Valentina Pascetta che per quelle vicende s’era immaginata un epilogo ben diverso!).
Ma veniamo a “La paziente 0024” … Ciò che ti aspetti da un thriller, soprattutto da un thriller psicologico, è l'elemento di suspense, quell'alone di mistero, quel groviglio di percorsi che si snodano tortuosi all’interno della mente umana. Soprattutto nei meandri di un’intelligenza fiaccata, provata da un episodio traumatico, lacerata dal ricordo di un’esperienza dolorosa nel suo essere tragicamente indimenticabile. Da una lettura di questo genere, ti attendi proprio l’effetto sorpresa, quel guizzo che balena rapido svegliandoti tutti i sensi, un senso di stupore che ti fa portare una mano alla bocca davanti all’evidenza di ciò che per te, fino a quel momento, evidente non era affatto. Come ad aver scoperto un segreto, una verità insospettabile che, pagina dopo pagina, non ti saresti mai e poi figurata così! E ti senti forse fragile, esposto, incredulo, condividendo gli stessi stati d’animo di Courtney Lomax, la protagonista della storia narrata nel romanzo di Claudia Basileo. In questo thriller, davvero ben strutturato, ricco di spunti e riflessioni anche drammaticamente attuali nella loro universalità (come universale sa essere il dolore che si differenzia, forse, solo nelle sue manifestazioni), ogni particolare tiene e modella le fila della narrazione.
Fino alla fine il lettore crede ad una verità che verità (forse) non è, sentendosi anch’egli “piccolo”, fuori posto e inadeguato, proprio come Courtney, vittima di un abuso in giovane età, frutto della scelleratezza umana, dell'ombra torbida del quale non riesce a liberarsi. Se non costruendo una realtà altra, una dimensione alternativa e confortevole, una sorta di compromesso non già per vivere, quanto, piuttosto, per sopravvivere con i mezzi a sua disposizione. O almeno così sembrerebbe...Una narrazione calzante che cambia registro, scenari, verità: ti accompagna nel flusso degli eventi e ti spiazza, ti fa comprendere alcune dinamiche per poi instillare il dubbio del fatidico “E se non fosse andata così?”. I piani della fantasia e della realtà si intersecano nella storia, si combinano fino a coincidere per poi tornare a separarsi, lasciando il lettore stupito, partecipe di eventi che lo inghiottono e attraggono. Eventi che come falsi ricordi si appiccicano addosso con tutto il loro carico di promesse infrante, delusioni, piccole vittorie e desiderio di riscatto.
Nello stesso appuntamento del GdL, come anticipato, abbiamo affrontato una doppia discussione, scaturita dalla lettura dei due romanzi esaminati a dicembre: “La paziente 0024”, appunto, e “L’estate dell’incanto” di Francesco Carofiglio.
La protagonista di questa seconda storia è Miranda, una ragazzina di dieci anni il cui nome è fascinosamente legato al dipinto preraffaellita del pittore John William Waterhouse (una delle opere immancabili che visito silenziosamente nel personalissimo e colorato museo della mia fantasia, nonché, uno dei quadri più poetici e disperati della mia corrente artistica del cuore). La Miranda della storia si appresta a vivere un’estate che per lei sarà indimenticabile, un tempo del quale è protagonista ed estranea insieme. Ne è al centro perché la bimba stessa, col suo animo e la sua innata sensibilità, riesce a suo modo a condurre gli eventi che la toccano: avventure portatrici di cambiamenti, esperienze nuove, scoperte, curiosità, stupore, finanche paura. Ne resta, tuttavia, “estranea” dal momento che – e questa è solo una mia percezione – alcuni accadimenti la travolgono senza preavviso, ma con tutta la forza dell'imprevedibilità, del destino, forse anche dell'ingiustizia, del dolore e della separazione. La fanciulla del dipinto scruta l'orizzonte, sognante, in attesa, con i suoi lunghi capelli rossi agitati dallo stesso vento che scuote il mare in tempesta. E l’una e l'altra, la Miranda di questa narrazione poetica e delicata e la Miranda soggetto dell’opera pittorica, (entrambe dalla fluente chioma ramata) sembrano in un solo istante dentro e fuori dalla scena, da quella porzione di esistenza cui appartengono.
La Miranda bambina è raccontata dalla Miranda oggi novantenne, nel ricordo felice e magico di un’estate, quella del ‘39, in aperto contrasto con gli accadimenti tragici, l'esperienza della guerra e le atrocità che, di lì a breve, avrebbero condotto il mondo sull’orlo del precipizio. Ma di tutto ciò la Miranda bambina non può essere consapevole, immersa com’è in una stagione di (ri)scoperta, di corse a perdifiato, scorribande in bicicletta, scoperte pericolose tra le creature reali e fantastiche del bosco che fa da cornice – naturalmente affascinante – a Villa Ada, la cascina del nonno paterno, il marchese Ugo Soderini, sulle colline pistoiesi. È la madre della piccola a condurla in quei luoghi, mentre il padre è altrove, lontano da loro; un padre distante al quale la figlia indirizza le sue lettere ed i suoi pensieri, insieme al racconto di quei giorni. Un tempo di scoperte avventurose vissute insieme a Lapo, il nipote del fattore, una stagione di curiosità e mistero che allontana e ugualmente attrae. È il momento per Miranda di recuperare (forse anche costruire) l’amore e il rapporto affettuoso verso il nonno talentuoso pittore, inizialmente distante e schivo, il legame con il quale, però, è via via rafforzato e reso speciale da una medesima sensibilità artistica. Proprio la figura del nonno risulta enigmatica e misteriosa, come misterioso sa essere il bosco, elemento ricorrente dei suoi quadri, chiusi nel laboratorio “segreto” che nessuno ha il permesso di visitare. Almeno fino all'arrivo di Miranda...In questa narrazione, tutto è poesia e ricordo; il ricordo che stringe e libera, che accende un faro sulle foschie della memoria. Ricordo che non è solo vaga nostalgia o mera consolazione, bensì una cura: è soluzione e antidoto efficace contro il dolore. È un ritorno all’innocenza che dura un’estate.
E con queste parole a cura di Rita Pagliara vi salutiamo e vi diamo appuntamento al prossimo incontro di lunedì 25 gennaio 2021 (il primo di questo anno), alle ore 20.30, incontrandoci ancora - ahimè - su piattaforma Google Meet. Il libro che sarà esaminato è "L'uomo che metteva in ordine il mondo" di Fredrik Backman.
0 notes
Photo
Per l'ultimo incontro di questo 2020 il GdL "Chiave di Lettura" si è voluto trattare bene con una doppia lettura. I libri che saranno al centro del nostro dibattito sono: "L'estate dell'incanto" di Francesco Carofiglio e "La paziente 0024" di Claudia Basileo. <<È l'estate del 1939, Miranda ha dieci anni e il mondo è sull'orlo dell'abisso.Ma lei non lo sa. Quell'estate sarà la più bella della sua vita.Miranda parte con sua madre da Firenze per raggiungere Villa Ada, la casa del nonno paterno, il marchese Ugo Soderini, sulle colline pistoiesi. Suo padre è altrove.La cascina del nonno e il bosco misterioso che la circonda sono il teatro perfetto per le avventure spericolate insieme con Lapo, il nipote del fattore, le scorribande in bicicletta, le scoperte pericolose, il primo, innocente bacio.Ma il bosco è anche il luogo abitato dalle creature parlanti che l'anima di bambina vede o crede di vedere. E la foresta compare sempre, e misteriosamente, nei quadri del nonno, chiusi nel laboratorio che nessuno ha il permesso di visitare.C'è come una luce magica che rischiara quella porzione di mondo. Miranda, ormai novantenne, ce la racconta, fendendo le nebbie della memoria. Tornare a quei giorni, a quella bambina ignara, che ancora non ha visto, vissuto, sofferto, perduto è più che una consolazione, è un antidoto.È l'incantesimo di una giovinezza improvvisa.>>
<<Courtney Lomax è una ragazza con tutte le caratteristiche di una personalità sensibile e fragile. Ciò che ha vissuto l'ha portata a costruirsi intorno una corazza irremovibile. Sono poche le cose al mondo che la rendono serena, ma mai felice: una bottiglia di vodka, ottima o scadente non ha importanza, ciò che conta è il risultato di una buona bevuta, e i suoi amati libri. Quando si trasferisce a Funrow, pian piano stringe nuove relazioni e riscopre sensazioni che pensava di aver sepolto ormai da anni nel profondo del suo animo. Affioreranno così, molto lentamente, i suoi demoni e le paure più recondite. Perché si sa, il passato trova sempre un modo per tornare a farci visita.>>
Parteciperà all'incontro la nostra concittadina, nonché autrice, de "La paziente 0024", Claudia Basileo che ci aiuterà ad entrare nel mondo della carta stampata.
*Vi aspettiamo lunedì 21 dicembre alle 21.00*. Non mancate!
0 notes
Photo
Regina IN blues Vorrei iniziare questa recensione con la definizione della parola che, tra tutte, più mi ha colpito in questo libro; parola che è stata pronunciata varie volte anche durante la chiacchierata avuta con l’autore, Antonello Loreto, lo scorso 26 ottobre durante il GdL "Chiave di Lettura"... E questo termine è "blues" che deriva dall'espressione "to have the blue devils" (letteralmente: avere i diavoli blu) col significato di "essere triste, agitato, depresso, malinconico". Ed è proprio ciò che ho provato leggendo “Regina Blues”, poiché anche se la parola terremoto non è mai stata scritta (e di riflesso mai letta) si intuisce sin da subito che essa è la protagonista – ahimè – indiscussa della trama. Ed è stato con questo “malessere” diffuso che ho affrontato la storia di Sid e dei suoi amici (i “Santi” e gli “Eroi”) nel giorno della “famosa” partita e nel raccogliere le fila di quelle esistenze rimaste e segnate comunque dall’imponderabile.
Storie ambientate negli anni Ottanta ma sempre e comunque attuali, poiché il raccontare scorci di vite quotidiane in cui tutti possono ritrovarsi non ha tempo né spazio. E, a proposito di spazio, voglio lasciarlo a chi per la prima volta si è approcciato al nostro GdL e alle sue riflessioni e sensazioni in merito. Quindi, per ora, io Valentina Pascetta mi "congedo" e lascio il resto della recensione a cura di Rita Pagliara.
Pur essendo una lettrice (quasi) onnivora e vorace, solo di recente mi sono decisa ad aderire ad un gruppo di lettura, condividendone la comune passione libresca, quell'esperienza magica che solo l'essere giunti alla conclusione di una storia può farti vivere, quella sensazione liberatoria di essere arrivati al fondo delle pagine. E non avrei potuto farmi "adottare" da gruppo migliore: il GdL "Chiave di Lettura" attivo all'interno della Biblioteca San Valentino! E mai avrei potuto immaginare di partecipare, seppure in modalità a distanza, lo scorso 26 ottobre, avendo l'opportunità di colloquiare proprio con l'autore del libro del mese: Antonello Loreto con il suo "Regina Blues". Tra sorrisi, aneddoti, racconti e riflessioni, qualche intoppo (piccolo) di connessione, l'incontro è scivolato sereno e piacevole al ritmo delle sollecitazioni di ciascuno. Leggere è di per sé un’esperienza speciale, al pari della scrittura: le parole ti trasportano nella dimensione vaga e leggera (ma non per questo meno reale e concreta) dell’immaginazione, dell’universo narrativo dell’autore, proprio al centro stesso delle sue storie. Se leggere è un atto magico, ancora più emozionante e coinvolgente è il poter confrontarsi proprio con il “responsabile” dell’esperienza di lettura, con chi ha innescato in te sorrisi, riflessioni, lacrime e, qua e là, pure qualche arrabbiatura! Ho sempre considerato la lettura come momento privato, fortemente individuale, caratterizzato, però, dalla ricchissima opportunità di condividerne gli esiti con altri, con quanti, proprio come me, è animato dalla comune passione per le lettere e l’inchiostro: questo accade in un gruppo di lettura, questo è accaduto durante il mio primo incontro ufficiale del mese scorso. Incontro del quale conservo gli scambi di battute e impressioni con gli altri componenti e partecipanti, sintesi perfetta di un tempo trascorso in amichevole - e proficua – compagnia…
“Regina Blues” è un romanzo corale, a più voci, che offre lo spaccato quotidiano e particolare di una comunità vivace, ricca di tradizioni, passioni e valori, popolata e animata da giovani vite attorno alle cui vicissitudini ed esperienze ruota l'intreccio delle vicende. La nota peculiare di queste pagine è data dalla ricchezza delle descrizioni: dei posti, del contesto sociale, delle dinamiche comportamentali, degli amori, affetti familiari e affinità, dei personaggi (numerosissimi), molti dei quali individuati da soprannomi più che calzanti e ciascuno di essi dotato di un proprio livello di approfondimento e caratterizzazione. Gli eventi narrati culminano nella "famosissima" e attesa partita finale del torneo di calcio che vede schierate due squadre "insospettabili", giunte in finale contro ogni previsione e pronostico, la squadra dei <<Santi>>, del Liceo Classico e quella degli <<Eroi>>, del Liceo Scientifico. Una partita che nella comunità cittadina assume rilevanza "epica", diventando appuntamento seguitissimo e occasione mondana, capace di strappare via la patina della routine alla quotidianità delle esperienze. Io non sono amante del calcio in generale, dunque non lo trovo vicino alle mie corde neppure quando viene narrato su carta, tuttavia, ammetto che in questo caso l'autore sia riuscito a catturare (anche) la mia attenzione. Perché, se è vero che il fulcro della narrazione è proprio l'evento sportivo, alla fine vi ruotano attorno - descritte con una vena ironica, divertente e brillante - vite, speranze, tante storie e stralci di un'esistenza semplice, tranquilla. Almeno fino ad un evento che segna per sempre il naturale corso degli accadimenti e che funge da discrimine tra un "prima" e un "dopo". E questo evento dirompe con la forza e la devastazione del terremoto che fa crollare edifici e certezze, scuote, cambia per sempre la fisionomia dei luoghi, le prospettive future e la vita dei sopravvissuti. Terremoto che, come l’autore ha precisato in un suo intervento durante l’incontro virtuale con il Gruppo di Lettura, non viene mai nominato per tutta la narrazione, non viene mai chiamato col suo nome ma espresso e (ri)conosciuto attraverso i suoi effetti: fragore, rumore, polvere di calcinacci e distruzione, con quell'incredula sensazione che rende impossibile il solo pensare a un così repentino cambio di scenario. Dove le risate, i giochi e gli scherzi, ora le grida, la paura e le mani che scavano incessanti tra i detriti. Insieme a chi resta grava il pesante fardello di chi da quella tragedia non si è salvato. Ed una vita che non può non proseguire il suo naturale corso, pur alla continua ricerca di un senso. <<"Perché?" È la domanda che, ad ogni tragedia, ci facciamo dentro. Ed è la più terribile, perché è sempre una domanda senza risposta.>>
Ed è con le parole di Rita Pagliara che vi saluto e vi do appuntamento al prossimo incontro, tramite piattaforma Google Meet (che sperimenteremo per la prima volta insieme), lunedì 23 novembre alle ore 20.30 con il libro “Il cuore selvatico del ginepro” di Vanessa Roggeri - autrice.
Vi aspettiamo, non mancate!!!
0 notes
Photo
Lunedì 24 agosto 2020 alle ore 20.30 presso il cortile della Biblioteca San Valentino ci sarà un nuovo appuntamento con il GdL "Chiave di Lettura" per confrontarsi e discutere sul libro "Caffè amaro" della scrittrice italo-inglese (sicula-british) Simonetta Agnello Hornby.Gli occhi grandi e profondi a forma di mandorla, il volto dai tratti regolari, i folti capelli castani: la bellezza di Maria è di quelle che gettano una malìa su chi vi posi lo sguardo, proprio come accade a Pietro Sala - che se ne innamora a prima vista e chiede la sua mano senza curarsi della dote - e, in maniera meno evidente, all'amico Giosuè, che è stato cresciuto dal padre di lei e che Maria considera una sorta di fratello maggiore. Maria ha solo quindici anni, Pietro trentaquattro; lui è un facoltoso bonvivant che ama i viaggi, il gioco d'azzardo e le donne; lei proviene da una famiglia socialista di grandi ideali ma di mezzi limitati. Eppure, il matrimonio con Pietro si rivela una scelta felice: fuori dalle mura familiari, Maria scopre un senso più ampio dell'esistenza, una libertà di vivere che coincide con una profonda percezione del diritto al piacere e a piacere. Attraverso l'eros, a cui Pietro la inizia con sapida naturalezza, arriva per lei la conoscenza di sé e dei propri desideri, nonché l'apertura al bello e a un personalissimo sentimento della giustizia. Durante una vacanza a Tripoli, complice il deserto, Maria scopre anche di cosa è fatto il rapporto che, fino ad allora oscuramente, l'ha legata a Giosuè. Comincia una rovente storia d'amore che copre più di vent'anni di incontri, di separazioni, di convegni clandestini in attesa di una nuova pace.Vi aspettiamo con questa struggente e sensuale storia che si snoda dalla fine del 1800 per approdare fino alla Seconda guerra mondiale. Mi raccomando... Non mancate!!!
0 notes
Photo
Proseguono con successo gli incontri del GdL "Chiave di lettura" in #Biblioteca San Valentino. Prossimo appuntamento lunedì 8 aprile alle ore 20.30 con il libro "Il tunnel" di Abraham B. Yehoshua. Mi raccomando non mancate.
Vi aspettiamo numerosi ☺
0 notes