#romanzo di testimonianze
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Sentimi – Il potere delle voci femminili nel romanzo corale di Tea Ranno. Recensione di Alessandria today
Cento voci, una storia: la forza delle donne e dei loro racconti in un romanzo corale intriso di emozioni e memorie.
Cento voci, una storia: la forza delle donne e dei loro racconti in un romanzo corale intriso di emozioni e memorie. Recensione:“Sentimi” di Tea Ranno è un romanzo corale che raccoglie le voci di cento donne, intrecciando le loro storie in un unico racconto che celebra la forza e la resilienza femminile. La narrazione si sviluppa in un piccolo paese siciliano, dove ogni donna porta con sé un…
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Elena Poniatowska
Elena Poniatowska, scrittrice e giornalista, è tra le voci più potenti della letteratura latinoamericana.
Ha documentato tutti i principali movimenti sociali degli ultimi settant’anni e scritto più di 40 libri che, con generi diversi, narrano la storia moderna del Messico.
Le sue cronache sono definite polifonia testimoniale.
Ha ricevuto riconoscimenti e premi internazionali e nazionali, tra cui il Premio Cervantes nel 2013, prima scrittrice messicana e quarta donna al mondo. Coi soldi del premio ha creato una fondazione per incrementare la cultura e alfabetizzazione delle donne.
Nata a Parigi, il 19 maggio 1932, discende da parte di padre dell’ultimo re polacco e da parte di madre da aristocratici messicani.
Era ancora una bambina quando si rifugiarono in Messico durante l’occupazione nazista.
Ha studiato negli Stati Uniti e tornata in Messico, nei primi anni Cinquanta, ha iniziato a lavorare come reporter per il giornale Excélsior. Firmandosi col nome di Hélène, ha intervistato personaggi di rilievo del mondo culturale come la cantante Amália Rodrigues, Manuelita Reyes, la pittrice María Izquierdo, lo scrittore Juan Rulfo e l’attrice Dolores del Río. Ha pubblicato, per un anno, un’intervista ogni giorno.
Dal suo incontro con Diego Rivera, ha tratto, nel 1978, un romanzo epistolare intitolato Querido Diego, te abraza Quiela.
Alcune delle sue numerosissime interviste sono state raccolte in Palabras Cruzadas (1961) e Todo México (1990).
Molto presto ha iniziato a interessarsi sempre più di questioni sociali e del ruolo delle donne messicane.
Nel 1954 ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti scritti durante il soggiorno statunitense, Lilus Kikus.
Nel 1963 ha scritto Todo empezó el domingo.
Dal suo incontro con Josefina Bohórquez, che le ha aperto il mondo sotterraneo della capitale, è nato il libro Hasta no verte Jesús mio.
Nel 1969 ha acquisito formalmente la nazionalità messicana.
Il suo lavoro nelle carceri federali, dove ha intervistato celebri criminali, ponendola sotto l’attenzione della polizia politica, le ha dato modo di raccogliere preziose testimonianze sull’insabbiamento da parte del governo del Massacro di Tlatelolco, avvenuto il 2 ottobre 1968, quando i soldati uccisero centinaia di studenti che manifestavano.
Il romanzo storico che ne è stato tratto, il suo libro più famoso che è uscito nel 1971, dal titolo La noche de Tlatelolco, le è valso il Premio Xavier Villaurrutia ed è stato uno dei libri più venduti nella storia del Messico.
Negli anni Settanta, ha raccontato il dolore di chi ha perso i familiari fatti scomparire dal governo perché oppositori politici.
Nel libro Nada, nadie: Las voces del temblor sul terremoto del 1985, ha dimostrato come l’incompetenza e la incuria del governo e del settore privato avessero contribuito all’impressionante numero di vittime – almeno cinquemila.
Molte università statunitensi l’hanno invitata per raccontare il suo paese, parlare dell’incontro tra giornalismo e letteratura e commentare il movimento femminista latinoamericano.
Nel 2004 le è stata conferita la Legion d’Onore francese.
A partire dal 2007, il Ministero della Cultura messicano, ha istituito il Premio Elena Poniatowska, per la letteratura ispano americana.
Nel 2011 è stata creata la Fondazione che porta il suo nome che ha l’obiettivo di organizzare, diffondere e preservare il suo archivio storico e sostenere i gruppi sociali da lei rappresentati nelle sue opere e promuovere il dibattito pubblico sulla cultura messicana.
Nel 2022, per il suo 90° compleanno, il Ministero della Cultura del Paese le ha organizzato un omaggio nazionale al Palazzo delle Belle Arti.
Nell’aprile 2023 le è stata assegnata la Medaglia Belisario Domínguez, il più alto riconoscimento concesso dal Senato del Messico, per la sua eccezionale carriera letteraria e giornalistica.
Omaggiata con diverse lauree ad honoris, continua, imperterrita, nonostante la sua bella età, la sua attività di commentatrice politica e scrittrice.
Tiene ancora una rubrica settimanale su un quotidiano nazionale dove dimostra la sua straordinaria abilità nel far sì che presidenti, assassini, vittime di crimini inqualificabili, si aprano e si raccontino.
Enorme è il suo impatto sulla cultura e la società messicana e inestimabile il suo contributo alla letteratura internazionale.
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“AI GENITORI DAVAMO DEL VOI”, ROMANZO PRESENTATO ALL’IC CAIATINO
Scritto dal già preside Pasquale Buonomo, scomparso due anni fa, in piena emergenza Covid
CAIAZZO - Un libro scritto in tempo di Covid per rafforzare l'identità e il senso di appartenenza, un modo per rifugiarsi nei ricordi quando tutto era fermo, e per ricomporre il mosaico di un mondo che non c’è più, fatto di rispetto, timidezza, pudore. “Ai genitori davamo del voi” di Pasquale Buonomo è stato presentato nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo Caiatino di Caiazzo, alla presenza di studenti e docenti di alcune classi della Secondaria di I grado, della dirigente Silvana Santagata e dei familiari dello scrittore. Un libro che rappresenta il cassetto dei ricordi di Pasquale Buonomo, già preside originario di Alvignano trasferitosi a Bergamo dopo gli studi universitari; un romanzo che si sviluppa dai primi decenni del secolo scorso fino agli anni 50, pensato e scritto quando c’era il lockdown, in piena pandemia, quando tra l’altro Bergamo fu tra le città più colpite dall’emergenza. L’autore ricorda il suo passato, la sua famiglia e scrive di Domenico, uno dei personaggi principali, che non è altro che la storia di suo padre. Una testimonianza di un tempo che, diversamente, andava perduta; un libro che preserva il ricordo di un uomo, dei. suoi studi, del suo lavoro in una fabbrica di mattoni, del suo talento musicale come autodidatta, della sua curiosità e del suo interesse per i mestieri di un tempo. Un racconto incentrato in un contesto storico tragico, (siamo tra la prima e la seconda guerra mondiale), quando si viveva un bullismo classista, quando era difficile conquistare un’amicizia.
La partenza per il fronte, il matrimonio con Maria, le lettere scritte e ricevute tramite altri, le abitudini, le tradizioni (la scartocciatura delle pannocchie e il racconto di storie davanti al focolare), la famiglia patriarcale, la laboriosità e il senso del dovere, la condizione subalterna della donna, il lavoro nella ‘puteca’, del bar (punto di ristoro e di pettegolezzi), il contatto curativo e lenitivo con la natura e il paesaggio. Flashback di un romanzo riferiti alla platea dalla curatrice della prefazione Renata Montanari de Simone che aggiunge “un testo in cui si ricavano valori universali e l’attaccamento alle radici”. Renata Montanari è di origine romagnola. Ha vissuto a San Severo, dove ha completato gli studi classici. Si è laureata in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Bologna ed in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Ateneo di Urbino.Risiede a Caserta dove è stata docente di Italiano e Latino al Liceo Classico “P. Giannone”.
Ha pubblicato saggi di carattere storico e traduzioni dal latino prima di dedicarsi alla poesia ed alla narrativa. Nel 2007 ha ottenuto il Premio speciale della critica al Concorso Nazionale “Mercedes Mundula” di Cagliari col saggio “La donna tra ragione e sentimento: testimonianze letterarie”. Collabora con varie associazioni culturali e dal 1999 ha istituito a Caiazzo un Laboratorio di cultura letteraria presso il Centro di Promozione Culturale “F. de Simone”.
“Leggete tanto e non concentratevi troppo sui cellulari – ha aggiunto Rita Buonomo, sorella dell’autore scomparso due anni fa, accompagnata dalla figlia avvocatessa e assessore del Comune di Alvignano Luisa De Matteo – io che non ho potuto studiare ho imparato tante cose dai libri di mio fratello”. “Un messaggio attuale – chiude la preside Santagata – sull’importanza della rievocazione e sulla riscoperta dei mestieri in un momento drammatico, ora come allora, se pensiamo alla guerra e alle tensioni internazionali in corso. Un libro che è una lezione di storia del nostro territorio”.
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Torino, la Polizia di Stato ha presentato gli "Scrittori in Divisa" al Salone Internazionale del Libro
Torino, la Polizia di Stato ha presentato gli "Scrittori in Divisa" al Salone Internazionale del Libro La Polizia di Stato ha presentato Venerdì 10 maggio nella seconda giornata al Salone Internazionale del Libro a Torino gli "Scrittori in Divisa" presso lo stand V194 del Padiglione Oval, oltre alle molteplici attività e dimostrazioni offerte dai poliziotti delle Specialità della Polizia di Stato e dalla Questura di Torino. Nel corner di Poliziamoderna si sono tenuti gli incontri con i poliziotti-scrittori, moderati dai redattori del mensile ufficiale della Polizia di Stato, che hanno presentato le loro opere letterarie. Ieri, lo stand, ha ricevuto la visita del Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, Il programma della giornata: Alle ore 11:00, si è aperta con una serie di incontri, una doppia presentazione sul tema della violenza di genere e sono stati di scena Salvatore Blasco, vice questore in servizio presso il Compartimento polizia stradale Emilia Romagna, con Amore cieco – Diario di un commissario di polizia (le vicende di una violenza domestica con la voce narrante del protagonista, un commissario calabrese della Squadra mobile che svolge le indagini per venire a capo del reato) e Giorgia Piredda, agente in servizio a Milano, che con il racconto parzialmente autobiografico Naufragare dentro te, narra le vicende di una giovane poliziotta alle prese con le testimonianze di donne vittime di violenza e i suoi tentativi per convincerle a denunciare. La sessione pomeridiana si è aperta alle ore 16:00 con la presentazione di Scacco matto – Il re è morto nuovo romanzo di Rita Cascella, primo dirigente della questura di Treviso, autrice anche di "La stirpe di Ramfis", che vede al centro della storia le vicende del frizzante commissario Beatrice Pergolesi. In questo nuovo caso si interessa a una nuova indagine che coinvolge una campionessa di scacchi. In chiusura, alle ore 17:00, è stata la volta di Raffaele Iacaruso, vice sovrintendente della Scientifica di Novara, per parlare della sua nuova opera Identikit degli invincibili – Il Grande Torino realizzata con i disegni dell'autore fatti con una semplice penna Bic; con i suoi disegni, Iacaruso racconta la leggenda degli "Invincibili" del Grande Torino che si interrompe il 4 maggio 1949 con il tragico incidente aereo sulla collina di Superga del quale quest'anno ricorre il 75° anniversario, ricordato anche ultimamente nella prima tappa del Giro d'Italia, partito dal capoluogo piemontese, il cui tracciato ha previsto proprio un passaggio sul luogo dello schianto. Presso l'area espositiva della Polizia di Stato, è stato possibile conoscere meglio la graphic novel Il commissario Mascherpa, prodotto editoriale della rivista Poliziamoderna, ormai giunto al sesto volume, Fuoco di Natale, dove il commissario di Diamante dovrà indagare sull'assassinio di un imprenditore freddato con un colpo di Kalashnikov dopo che la sua fabbrica è stata data alle fiamme, un vero e proprio avvertimento di stampo mafioso. Il fumetto, pensato come veicolo educativo di legalità verso i giovani, è anche uno strumento di solidarietà poiché il ricavato della vendita è destinato al Piano Marco Valerio, un progetto nato per dare sostegno concreto alle cure delle malattie pediatriche gravi e croniche dei figli dei dipendenti della Polizia di Stato. Presso lo stand è stato possibile acquistare i 6 volumi (La Rosa d'argento, Mare Nero, Banditi, Onorata Sanità e Il ritorno dello scorpione e Fuoco di Natale) oltre a Murky Waters e Big Game, volumi editi in lingua inglese.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Tav. CXLIII - Processo a Pasolini
Il 21 aprile del 1955 la casa editrice Garzanti pubblicava ‘Ragazzi di vita’, il romanzo di Pasolini che racconta le vicende dei giovani sottoproletari nelle borgate romane. Accusati di oscenità e pornografia, editore e autore furono rinviati a giudizio, ma il processo si concluse con la piena assoluzione, anche grazie alle testimonianze di Carlo Bo e Giuseppe Ungaretti.
#santuariomobile#francobiagioni#tavolette#archiviopasolini#ragazzidivita#garzanti#pier paolo pasolini#processo#carlobo#giuseppe ungaretti#scrittori
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/il-mostro-di-firenze-riprese-netflix/
Mostro di Firenze: Iniziate le Riprese della Serie Netflix con il Regista Stefano Sollima
Il regista Stefano Sollima ha finalmente dato il via alle riprese della serie Netflix dedicata al “Mostro di Firenze“, un progetto che coinvolgerà il pubblico in una narrazione basata su eventi reali, testimonianze dirette, documenti processuali e inchieste giornalistiche.
Ambientazione delle Riprese de il “Mostro di Firenze”
Le prime scene delle serie tv sul Mostro di Firenze sono state girate in via Ghibellina. Vige la massima discrezione sul cast, sebbene circolino indiscrezioni che suggeriscono la possibile presenza di Tom Cruise in un ruolo chiave. In particolare, una delle scene clou sarà girata in Piazza San Firenze, coinvolgendo il protagonista Pacciani, il pm e i legali che varcheranno la porta dell’ex Tribunale.
Dettagli sulla Serie
La serie, intitolata “Il Mostro“, sarà composta da quattro episodi e sarà trasmessa in esclusiva su Netflix. Stefano Sollima, già noto per la regia di serie di successo come “Romanzo Criminale” e “Gomorra“, lavorerà su un racconto che si propone di essere fedele alla verità per rendere giustizia alle vittime del Mostro di Firenze.
Mostro di Firenze – Produzione
La produzione è gestita da The Apartment, società del gruppo Fremantle, e AlterEgo, sotto la guida di Lorenzo Mieli e Stefano Sollima. La trama della serie si basa sugli otto duplici omicidi avvenuti in un arco di diciassette anni, con l’utilizzo di una beretta calibro 22. L’indagine sul Mostro di Firenze rappresenta uno dei casi più complessi e intriganti nella storia criminale italiana.
Luoghi delle Riprese
Le riprese de “Il Msotro” si svolgeranno in diversi luoghi, compresi Signa, Arteminio, Carmignano e San Casciano. La produzione in particolare mira a offrire uno sguardo autentico e coinvolgente su uno dei casi di serial killer più noti e inquietanti nella storia del Paese. La serie promette di svelare la complessità dell’indagine sul Mostro di Firenze e, di conseguenza, portare il pubblico al cuore della vicenda.
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Vasco Pratolini, nella storia di Firenze
Lo scrittore che raccontò la Toscana del Novecento… Vasco Pratolini nacque a Firenze il 19 ottobre 1913 in una famiglia di estrazione operaia, perse la madre quando aveva solo cinque anni, così visse la sua infanzia con i nonni materni. Una volta tornato dal fronte, il padre si risposò, ma Vasco non riuscì ad inserirsi nella nuova famiglia, mentre lavorava in una bottega di tipografi, ma anche come cameriere, venditore ambulante e rappresentate. A diciotto anni Pratolini lasciò il lavoro e si dedicò agli studi da autodidatta ma. tra il 1935 e il 1937, gli fu diagnosticata la tubercolosi e venne ricoverato in sanatorio. Tornato a Firenze nel 1937 lo scrittore cominciò a frequentare la casa del pittore Ottone Rosai che lo spinse a scrivere di politica e letteratura sulla rivista Il Bargello. Vasco fondò poi con l'amico poeta Alfonso Gatto la rivista Campo di Marte, conobbe anche Elio Vittorini che lo spinse a focalizzarsi più sulla letteratura che sulla politica. Intanto Pratolini si trasferì intanto a Roma dove nel 1941 pubblicò il suo primo romanzo Il tappeto verde, partecipò attivamente alla resistenza e, dopo un breve periodo a Milano, si trasferì a Napoli dove visse fino al 1951, mentre scriveva Cronache di poveri amanti, sulla vita degli abitanti della via del Corno, dove visse insieme ai nonni materni, vista come un’isola protetta dall'infuriare della lotta fascista e antifascista. In seguito Pratolini scrisse i romanzi: Un eroe del nostro tempo (1949) e Le ragazze di San Frediano (1949) definiti neorealisti per la capacità di descrivere la gente, il quartiere, il mercato e la vita fiorentina con perfetta aderenza alla realtà. Con uno stile semplice, Pratolini descrisse il mondo che lo circonda, i ricordi della sua vita in Toscana e i drammi familiari come quello della morte del fratello, con il quale instaurò un vero e proprio dialogo immaginario nel romanzo Cronaca familiare (1947). Spesso i protagonisti dei romanzi di Pratolini sono in condizioni di miseria e di infelicità, ma restano animati dalla convinzione e dalla speranza di potersi affidare alla solidarietà collettiva. Tornato definitivamente a Roma nel 1951 Pratolini pubblicò Metello (1955), primo romanzo della trilogia Una storia Italiana, con lo scopo di descrivere diversi mondi, quello operaio con Metello, quello borghese con Lo scialo (1960) e quello degli intellettuali in Allegoria e derisione (1966). Con la storia del manovale Metello lo scrittore desiderò superare i confini ristretti del quartiere, che fino ad ora era il protagonista dei suoi romanzi, per un affresco più completo della società italiana a partire dalla fine dell'Ottocento.. Si dedicò anche all'attività di sceneggiatore partecipando alle sceneggiature di Paisà di Roberto Rossellini, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, e Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy. Alla pubblicazione della trilogia fece seguito un lungo periodo di silenzio, interrotto solo nel 1981 dalla pubblicazione de Il mannello di Natascia, con testimonianze e ricordi risalenti agli anni Trenta. Vasco Pratolini morì a Roma il 12 gennaio 1991, a 77 anni. Read the full article
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Berlusconi, il migliore e il peggiore di tutti, analisi e testimonianze: creò un impero, fu salvato dai comunisti
Berlusconi, il migliore e il peggiore di tutti, analisi e testimonianze di un venditore principe: creò un impero, ma in politica fallì: perché?
di Marco Benedetto Pubblicato il 18 Giugno 2023 - 10:37| Aggiornato il 20 Giugno 2023
Silvio Berlusconi non ce l’ha fatta: voleva essere immortale, poi si sarebbe accontentato di 150 anni, poi solo di altri 10-15, fino al 2030, ma la leucemia ha eseguito gli ordini superiori.
Certo è stato grande, in tutti i sensi, forse il più grande del dopoguerra: geniale, visionario, bugiardo, è diventato miliardario e all’età in cui tutti si va in pensione, lui è entrato in politica diventando d’emblé primo ministro.
Ha cambiato la vita degli italiani, ma non nel senso indicato dai suoi moralistici detrattori, bensì perché ha liberato milioni di pensionati e casalinghe dalla camicia di forza della Rai, dando loro migliaia di film gratis.
Come uomo e come imprenditore è stato meglio e peggio dei suoi rivali. Come politico ha mancato la missione (anche se qualche promessa l’ha mantenuta), lasciando l’Italia come prima: perché lui non faceva politica, voleva solo proteggere le sue tv dai “comunisti”. E per lui erano comunisti tutti quelli che non si piegavano alla sua volontà.
Da qui il partito azienda. Nella vita intima è stato indecente, per questo è stato castigato in modo virulento e anche un po’ ipocrita, non per il suo fallimento politico.
(da Cronaca Oggi)
Scrivo l’epitaffio che segue per rispondere a una giovane di 16 anni che, nata nel XXI secolo, all’inizio del declino del de cuius, non tiene nel suo pantheon di miti, eroi e demoni, Silvio Berlusconi. Chiede: chi fu? Ci provo.
Mi sono un po’ dilungato ma il personaggio è difficile da liquidare in 30 righe.
La storia di Berlusconi è una epopea, un romanzo.
Per praticità, spezzo il lungo articolo di oltre 6 mila parole. Riporto qui sotto i titoli con link degli altri due pezzi. Spero troviate la forza di leggerli.
Comincio fissando una serie di punti. Se è vero che in un mondo di orbi il monocolo è re, Berlusconi aveva entrambi gli occhi bene aperti mentre i suoi avversari erano obiettivamente dei nanerottoli.
È stato un gigante, in mezzo a tanti nani. Ma non quel superman che certi suoi avversari in vita e ora in morte vogliono fare apparire, non è il titano che ha cambiato l’Italia.
L’Italia è cambiata sulla scia del mondo e col miracolo economico, Berlusconi ha surfato il cambiamento ed è diventato grande. Altri ci hanno provato e sono falliti.
Si può dire di lui ogni male ma come leader è stato grande. Ha saputo tenere vicini i suoi dirigenti e i suoi figli, anche se, guardando le foto del suo funerale, solo Marina (di cui tutti nel loro mondo dicono un gran bene, paragonandola al padre) e Luigi, il più giovane, appaiono all’altezza della situazione. Sconcerta Piersilvio, in jeans, una controfigura di Johnny Depp. Però lo capisco. Con un padre così, o lo uccidi o ti uccidi (come è accaduto con Agnelli) o fai un disastro (come da noti esempi in casa dei suoi rivali).
Nel mondo dei mass media in Italia nel XX secolo c’è stato solo uno pari a Berlusconi come innovatore al suo livello: Eugenio Scalfari. Scalfari segnò il punto di arrivo di un processo di rinnovamento della stampa italiana nel dopoguerra avviato dai mitici Longanesi, Rossi, Pannunzio, Guareschi, perfezionato dal suocero di Scalfari, Giulio De Benedetti, portato a compimento da Piero Ottone e da Scalfari al successo duraturo.
Ma Scalfari non sarebbe mai stato Scalfari senza il sostegno, la moderazione e la guida di Carlo Caracciolo, suo editore amico fratello.
Mentre però Berlusconi riconosceva la grandezza di Scalfari (un gradino sotto ma sempre nell’empireo, lo stesso sentimento di stima e ammirazione Berlusconi non provava per Caracciolo. Forse c’era di mezzo la questione di una donna.
Sottovalutare Caracciolo si rivelò per Berlusconi un errore fatale, lo vedremo fra qualche riga.
Ricordo un paio di momenti nel primo periodo della guerra di Segrate, quando Berlusconi si impadronì della Grande Mondadori che aveva appena acquisito il controllo di Espresso e Repubblica.
Berlusconi aveva fissato al lunedì una riunione con i dirigenti del nuovo super gruppo.
Era uno spettacolo.
Battute tipo: “Ho dormito poco perché stanotte alle 2 mentre lavoravo è arrivata mia moglie da San Moritz e cosa volete ho la moglie giovane”.
Oppure: “Questo è Confalonieri, il mio compagno di classe ricco, ora le parti sono capovolte”. Oppure si alzava, prendeva il fazzoletto dal taschino e spolverava un dirigente che aveva vantato i risultati della sua divisione. (Salvo poi licenziarlo mesi dopo perché era un incapace).
Erano i tempi in cui Berlusconi vestiva una specie di divisa: blazer blu e cravatta blu a pallini bianchi.
Peppino Turani mi preconizzava una brutta fine: “Lui li vuole alti e magri, tu sei piccolo e grasso”.
Alla seconda riunione già tre dirigenti si presentarono con la cravatta come quella del preside.
Dopo lo spettacolo, pranzo in mensa dirigenti. Mi trovo Berlusconi di fronte a tavola. Mi dice: “Ho bisogno di Scalfari e dei suoi articoli per ottenere la legge che mi metta in regola e al sicuro” (ammissione trasparente, ma anche i bugiardi dicono verità senza accorgersene, di quella posizione fuori legge di cui scrivo più avanti).
In una altra riunione del lunedì Berlusconi si presenta con una dichiarazione del genere: “Ci ho pensato e ripensato. L’unico che per cultura ingegno e creatività sia alla mia altezza nel dopoguerra nel mondo dell’editoria è Scalfari”.
Poi si guarda attorno. Nel frattempo, si è alzato e si aggira nello spazio fra il suo tavolo e i banchi dei dirigeenti
Mi vede con l’aria ingrugnita. Ne avevo motivo. Mi ero alzato alle 5 del mattino per essere alle 10 a Segrate per sentire quelle scemenze. Ma lui pensa che sia in polemica con la sua tesi. Chiede: “Chi non è d’accordo? Lei Benedetto?”
Rispondo: “Ha ragione per Scalfari ma fossi in lei non sottovaluterei Caracciolo che anche lui qualcosa ha fatto in questi anni”.
Mi guarda colpito: “Certo certo ma Scalfari è più grande di tutti”.
Un simile errore Carlo De Benedetti non lo ha mai commesso. Ha tenuto sempre Caracciolo nel massimo rispetto, una specie di santo laico della sinistra, fino alla di lui morte.
E fu proprio Caracciolo, come vedremo, decisivo nella sconfitta di Berlusconi al termine della guerra di Segrate.
Berlusconi aveva, come si dice, una marcia in più: del genere che tu decidi di andare al bar e quando ci arrivi scopri che lui ti ha anticipato e lo trovi già lì. Scrivo questo per enfatizzare la capacità di Berlusconi di anticipare le mosse di amici e nemici, senza lasciare nemmeno il più piccolo spicchio di territorio scoperto.
A testimonianza ricordo una mia visita a un fondo di investimenti a Boston a fine anni ’90, nel periodo d’oro in Borsa di giornali e internet. Visitavo periodicamente gli investitori in tutto il mondo per illustrare quanto noi del Gruppo Espresso fossimo belli e bravi.
A un certo momento il mio interlocutore di Boston ricordò: “Un po’ di tempo fa sono venuti per conto di Berlusconi a comprare il nostro pacchetto di azioni Espresso. Noi non abbiamo venduto e abbiamo fatto bene”.
Rimasi colpito. La visita era avvenuta nel periodo acuto della guerra di Segrate (si veda più sotto) e Berlusconi rastrellava più azioni Espresso che poteva per bilanciare il più possibile il pacchetto dei vecchi soci. Quel fondo era piccolo e le azioni Espresso in suo possesso marginali ma niente era marginale per Berlusconi, nulla doveva restare intentato.
Questo è sempre stato uno dei suoi maggiori punti di forza.
È caduto quando si è creduto invincibile e sopra di ogni limite umano (fanfalucava di immortalità, dormiva tre ore per notte (salvo addormentarsi davanti all’interlocutore), si inventava la favola della nipote di Mubarak, si comportava come un valligiano in vacanza all’estero quando faceva le corna nelle foto di gruppo.
Che vergogna per un italiano vedersi rappresentato al G20 da un energumeno che, sempre al momento clou, la foto di gruppo, scatenò una tale confusione che provocò l’irritazione della regina Elisabetta al punto che quella strillò: “Ma chi è quello la (Who is that man)”.
Per non dire della amicizia con Putin. Ho qualche idea su cosa la motivasse. Preferisco non riferirne per prudenza.
E ancora faceva i bunga bunga sfidando le regole del decoro imposte a ogni governante in tutto il mondo, al punto che di recente a Londra hanno messo in scena un musical col bunga bunga come pezzo forte.
Anche su Alexander Hamilton hanno fatto un musical. In esso però il braccio destro di Washington appare come il gigante che è nella storia americana, morto in duello per onore.
Anche se non furono momenti brillanti di politica internazionale, in fondo queste forme di insensato esibizionismo si possono anche capire. Pensate, uno che siede su un patrimnio di alcuni miliardi di euro, domina la politica del suo Paese, in mezzo a una mandria di politicanti e burocrati spesso anche incapaci. Dareste di matto.
Berlusconi è caduto per il bunga bunga e le serate eleganti con donne di facili costumi. Lo hanno messo in ginocchio i pm di Milano.
I suoi nemici comunisti, il cui spauracchio gli servì per motivare il suo ingresso in politica e gli portò milioni di voti, non gli fecero poi tanto male. Anzi furono perfino troppo indulgenti. Non con le parole, certo, ma nei fatti. E il modo ancor m’offende.
Le mutazioni del Pci con D’Alema e Veltroni, Bersani (quello della diretta con i grillini, zimbello dei taxisti e degli ordini dei callisti e dei giornalisti), Napolitano (santificato da Repubblica ma sul cui operato, specie proprio a fronte di Berlusconi, avrei qualche riserva) lo lasciarono sopravvivere quando avrebbero potuto finirlo, rinunciarono ad elezioni anticipate che avrebbero portato la sinistra in trionfo al Governo, gli diedero nuova vita quando potevano terminarlo, gli permisero di scegliersi il successore, furono sue alleate nella guerra contro i giornali.
Voglio pensare che si sia trattato solo di incapacità.
Come uomo e come imprenditore Berlusconi è stato meglio e peggio dei suoi rivali. Come altri, che non nomino per evitare querele, fu bugiardo, fedifrago, doppiogiochista, fabbricante di nero e distributore di mazzette.
Solo che Berlusconi fu più bravo dei rivali, nel senso che fu più spregiudicato e irrispettoso della legalità di loro. Un po’ come i cinesi, per i quali i vincoli esistono per essere aggirati e violati.
Fu soprattutto un grandissimo venditore.
C’è una scena nel film “Loro 2” di Paolo Sorrentino che esprime meglio di qualsiasi altro tentativo l’essenza di Berlusconi: un supremo venditore. In quella scena, inventata forse ma tanto verosimile, Berlusconi riacquista fiducia in se stesso riuscendo a vendere con una sola telefonata a una signora scelta a caso sull’elenco telefonico un appartamento in un complesso edilizio che non esiste.
Così fu col milione di posti di lavoro che promise di creare, con la prospettiva che anche gli italiani meno abbienti avrebbero avuto la stessa sanità degli svizzeri, col mitico “contratto con gli italiani” firmato in diretta tv davanti a un dubbioso e divertito Bruno Vespa.
Come politico, invece, ha mancato la missione (anche se qualche promessa l’ha mantenuta, ma non rileva a fronte del fallimento complessivo) lasciando l’Italia come prima e peggio di prima.
Ma lui non faceva politica, voleva solo proteggere le sue tv dai “comunisti”. Da qui il partito azienda. Da qui la sua folle invenzione del tfr espropriato e affidato ai sindacati per tenerli buoni.
Con tutto il suo anticomunismo ha presieduto alla trasformazione dell’Italia in un modello di socialismo che ci vede fermi da 20 anni.
A lui importava che i comunisti, gente in prevalenza per bene anche se capace di nefandezze in nome della obbedienza al Partito, gli reggessero il sacco nella feroce guerra ai nemici delle sue tv (la complicità era favorita dal fatto che la Rai, dove la sinistra imperava, fonte di impiego per redattori programmisti e autori, nonché di appalti, non poteva non essere coinvolta in una riduzione degli affollamenti pubblicitari). E questo dava parecchio fastidio.
Per il seguito leggere qui
Berlusconi e gli spot, il Pci di D’Alema lo aiutò contro i giornali, Scalfari e Caracciolo alla guerra di Segrate
e qui
Come Berlusconi costrinse Cuccia a salvarlo: persa Repubblica, a fondo con Standa, la politica lo tolse dai guai
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Sono due i lavori principali cui attende Pettazzoni nei primi anni Quaranta
Anni Trenta: Raffaele Pettazzoni con la madre nell’appartamento romano di via Crescenzio, 63. Fonte: http://www.raffaelepettazzoni.it Nel 1939, poco prima della rottura definitiva, De Martino sembra scegliere Macchioro, poiché, secondo le testimonianze raccolte, compone con il suocero un romanzo “spiritico”, “Il gioco di Satana”. In realtà, questa apparente consacrazione del maestro si converte…
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#americanistica#anni#antica#Dario Danti#Emilia Andri#Ernesto de Martino#etnologia#Grecia#Mario Gandini#popolari#primi#Quaranta#Raffaele Pettazzoni#religioni#roma#San Giovanni in Persiceto (BO)#storia#studio#tradizioni#venezia
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Sono due i lavori principali cui attende Pettazzoni nei primi anni Quaranta
Anni Trenta: Raffaele Pettazzoni con la madre nell’appartamento romano di via Crescenzio, 63. Fonte: http://www.raffaelepettazzoni.it Nel 1939, poco prima della rottura definitiva, De Martino sembra scegliere Macchioro, poiché, secondo le testimonianze raccolte, compone con il suocero un romanzo “spiritico”, “Il gioco di Satana”. In realtà, questa apparente consacrazione del maestro si converte…
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In un romanzo tutto quel che si sa e si racconta per conoscere Valentino
Leggende, racconti, testimonianze storiche non sempre verificabili con certezza. Il sacro, il profano, il sociale, la filosofia, la religione. Quanto è complessa e misteriosa di figura di Santo Valentino? Patrono di Terni, la città “più odiatrice d’Italia” secondo certe classifiche oggi tanto di moda, eppure patrono dell’Amore. Patrono senza spazio nella cattedrale della sua città. Resta…
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Era una Geniale Canaglia di Luigi Manglaviti: Un Thriller Psicologico che Sfida la Verità. Recensione di Alessandria today
Luigi Manglaviti ci porta in un intricato labirinto di verità e menzogne, tra sociologia, jazz e delitti in un racconto corale sorprendente.
Luigi Manglaviti ci porta in un intricato labirinto di verità e menzogne, tra sociologia, jazz e delitti in un racconto corale sorprendente. Recensione del RomanzoIn Era una Geniale Canaglia, Luigi Manglaviti propone un’opera densa e sfaccettata che va oltre il semplice thriller. Il protagonista, un architetto e jazzista di fama, diventa al centro di una narrazione caleidoscopica fatta di…
#critica alla società#Critiche sociali#delitto e intrigo#detective story#Era una geniale canaglia#giallo sociologico#intrecci narrativi#Intrighi psicologici#jazz e letteratura#letteratura italiana#Luigi Manglaviti#manuale antropologico#mistero e delitto#narrativa contemporanea#narrativa di tensione#narrativa italiana#narrativa sociologica#psicologia dei personaggi#romanzi di suspense#romanzo a testimonianze#romanzo contemporaneo italiano#romanzo corale#Romanzo di intrighi#romanzo innovativo#romanzo italiano.#romanzo noir#scrittura sperimentale#sociologia moderna#storie di delitti#Suspense
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Parleremo quindi delle Avventure di Cipollino. O meglio, ne parlerà un amico che mi ha mandato un po’ di link gustosi sul tema, in particolare sul fatto che
Il romanzo di Cipollino ebbe un successo notevole in Russia e in molti paesi dell'area comunista e dell’Est europeo
la popolarità in quelle zone potrebbe forse essere dovuta alla trama:
Il romanzo è ambientato in una città abitata da vegetali o di frutti antropomorfi dove regole insensate opprimono la popolazione che, guidata da Cipollino, si ribella alle ingiustizie subite da parte di Principe Limone e dell'aristocrazia locale.
Da noi ebbe un successo moderato rispetto ad altre opere Rodariane. Nel dettaglio la mia esperienza col libro fu mesta, lo trovai infilato in uno scaffale dell’infermeria della colonia in cui fui spedito nell’estate fra la quarta e la quinta elementare, e lo usai per tentare un disperato autoisolamento mentre il mio unico compagno di stanza si stava guardando un film horror in tv (true story, ma sorvoliamo).
Tornando al travolgente successo in Unione Sovietica, una delle testimonianze è il pregevole lungometraggio omonimo ivi prodotto del 1961, purtroppo approdato in Italia solo nel 1997 in VHS. Ora grazie alla magia delle interwebs è più facilmente fruibile: https://www.youtube.com/watch?v=o6xQDChpUR0 (ma in russo).
Per un cineforum culturalmente destabilizzante, l’amico consigliava di associarlo a questa pregiata produzione di Pinocchio: https://www.youtube.com/watch?v=CmVqeCmhtKY. Successiva alla precedente (1976), è in realtà l’adattamento di “The Golden Key, or the Adventures of Buratino” di Aleksey Nikolayevich Tolstoy (no, non è quel Tolstoy) che era a sua volta l’adattamento del libro di Collodi. (stavo per questionare l’opportunità artistica di riscrivere un’opera altrui quando ho pensato che tutto sommato un delitto e castigo ambientato in brianza avrebbe un suo fascino)
Tornando alle mie esperienze in colonia, temo che entrambi gli adattamenti cinematografici mi sarebbero stati più traumatici del film horror che si stava vedendo il mio coinquilino.
Chiudiamo quindi con locandina pregevole e impattante come solo dall’ex USSR:
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Modena. Settimana di eventi Alla Tenda, Musica, Cinema e Rendering con Ottavia Piccolo
Modena. Settimana di eventi Alla Tenda, Musica, Cinema e Rendering con Ottavia Piccolo. Da lunedì 8 aprile, "Le parole delle partigiane", il tributo a De Andrè con i Desamistade e Crossoroads con la Sarti big band. Film in lingua e presentazione del libro "I calcagnanti". È una settimana densa di appuntamenti quella che si apre lunedì 8 aprile alla Tenda di viale Monte Kosica: nel programma, il reading con Ottavia Piccolo con le parole delle partigiane; il cinema con la proiezione in lingua originale del film "L'onda" e un documentario sulla vita in Senegal; la presentazione di "I calcagnanti", romanzo d'esordio di Nicolò Moscatelli e la musica con il tributo a De Andrè del gruppo Desamistade e il nuovo appuntamento con la rassegna "Crossroads – Jazz e altro in Emilia Romagna" e il concerto della Sarti Big Band. Lunedì 8 aprile, alle 18, in "Libere – Le parole delle partigiane", Ottavia Piccolo porta sul palco testimonianze sul ruolo decisivo svolto dalle donne nella Resistenza e nella costruzione dell'Italia democratica. L'attrice leggerà, tra gli altri, le parole delle partigiane Ibes Pioli "Rina", Aude Pacchioni "Mimma", Gina Borellini "Kira", Clelia Manelli "Clara", Ione Torricelli "Stella", Irma Marchiani "Anty", Savina Reverberi, figlia di Gabriella Degli Esposti "Balella". La selezione dei testi è curata da Caterina Liotti e Natascia Corsini. L'iniziativa è organizzata dal Centro documentazione donna di Modena in collaborazione con Cgi, Anpi e Istituto storico di Modena. Appuntamento al cinema mercoledì 10 e giovedì 11 aprile. Mercoledì, alle 20.30, nell'ambito della rassegna di cineforum promossa dal Centro linguistico di Ateneo di UniMoRe, sarà proiettato, in lingua originale con sottotitoli, il film "Die Welle" ("L'onda", in italiano), produzione tedesca del regista Dennis Gansel. Ambientato in Germania, il film racconta dell'esperimento di "regime dittatoriale" in cui un insegnante, dal passato di anarchico rockettaro, coinvolge i suoi studenti per spiegare loro il concetto di autocrazia. Per una settimana la classe dovrà rispondere unicamente agli ordini del professore e diventerà sempre più compatta. I ragazzi sviluppano un grande senso di appartenenza a un gruppo forte e diventano pericolosi, alimentando atti vandalici sia all'interno sia fuori dalla scuola fino a che l'esperimento va fuori controllo. Giovedì 11 aprile, alle 21, sarà proiettato il film documentario "Je m'appelle Teranga - Incontri, chiacchiere e storie di vita in Senegal" di Marco Antolini, nella serata in collaborazione con l'associazione Bambini nel Deserto. Sempre giovedì 11 aprile, alle 11, nuovo appuntamento con la rassegna "In dialogo con l'autore" proposta dall'associazione L'Asino che vola: Sandro Campani intervista Nicolò Moscatelli all'esordio con "I calcagnanti" (La Nave di Teseo, 2023) romanzo d'avventura, di formazione e insieme fiaba anarchica. Musica dal vivo nel fine settimana: sabato 13 aprile, alle 21, il tributo a Fabrizio De Andrè con il gruppo musicale Desamistade, nella serata promossa da Medici con l'Africa Cuamm di Modena e Reggio Emilia. Domenica 14 aprile alle 20.45, nuovo appuntamento con "Crossroads – Jazz e altro in Emilia-Romagna", il festival itinerante curato da Jazz Network. Sul palco la Sarti Big Band con lo spettacolo "Mingus" dedicato al grande contrabbassista e compositore Charles Mingus. La band è un'emanazione della scuola comunale di musica Sarti di Faenza ed è nata nel 1997 all'interno del laboratorio permanente per giovani musicisti chiamati a confrontarsi con i linguaggi dell'improvvisazione e con la musica contemporanea. L'ingresso al concerto è a pagamento: il biglietto intero costa 12 euro, (ridotto a 10 euro per under 25, over 65, soci Combo Jazz Club di Imola, soci Touring Club Italiano). I biglietti sono acquistabili in prevendita online: il link è disponile sul sito de La Tenda e sul sito di Crossroads. Per informazioni è possibile contattare Jazz Network al numero 0544/405666, e all'indirizzo email [email protected] Tutti gli eventi in programma nella struttura che fa capo all'assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena sono a ingresso libero e gratuito, salvo dove diversamente specificato. Il programma completo è consultabile sul sito www.comune.modena.it/latenda e sulla pagina Facebook La Tenda.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Nuovo post su https://is.gd/ce8lDz
Nell’epopea degli “ppoppiti”, la ricerca dell’identità salentina,
Giorgio Cretì
Poppiti (Il Rosone, 1996) è un romanzo moderno che ha sapore d’antico.
Ne è autore Giorgio Cretì (1933-2003), scrittore salentino, nato a Ortelle, in provincia di Lecce, ma trasferitosi presto a Pavia. Autore di vari racconti pubblicati su “Il Rosone”, la rivista dei pugliesi di Milano, e su altri periodici, Cretì, membro dell’Associazione Stampa Agroalimentare, ha dedicato i propri interessi di studio prevalentemente al settore della gastronomia e della cucina, dando alle stampe pregevoli testi come: Erbe e malerbe in cucina (Sipiel, 1987), il Glossario dei termini gastronomici, compresi i vocaboli dialettali, stranieri e gergali, annesso al volume I grandi menu della tradizione gastronomica italiana (Idea Libri, 1998), Il Peperoncino (Idea Libri, 1999), La Cucina del Sud (Capone Editore, 2000), A tavola con don Camillo e Peppone (Idea Libri, 2000), La Cucina del Salento (Capone, 2002), ed altri.
Il romanzo narra una storia d’amore che si volge nella campagna salentina, a Masseria Capriglia, fra Santa Cesarea Terme e Vignacastrisi, dove vivono i protagonisti del racconto, Poppiti appunto (o, nelle varianti Ppoppiti, con rafforzamento della lettera iniziale, o ancora Ppoppeti).
Varie le etimologie di questo termine gergale, ma la più accreditata è quella che lo fa risalire al latino post oppidum, ossia “fuori dalle mura del borgo”, ad indicare nell’antica Roma coloro che abitavano fuori dalle mura fortificate della città, dunque i contadini.
Questo termine è passato ad indicare la gente del Salento e in particolare dell’area più meridionale, ovvero di un territorio caratterizzato fino a cinquant’anni da un paesaggio prevalentemente agricolo e dominato dalla civiltà contadina.
ph Giorgio Cretì
La storia si svolge all’inizio del secolo Novecento e gli umili contadini del racconto sono Ia e Pasquale, il quale è chiamato alla guerra di Libia del 1911 ed è così costretto a lasciare soli la moglie ed il bimbo appena nato. L’assenza di Pasquale si protrae a lungo perché in guerra egli viene fatto prigioniero. Quando ritorna nel Salento, con grandi progetti per la sua famiglia, Pasquale non trova però la situazione ideale che aveva immaginato ma anzi incombe sulla Masseria Capriglia una grave tragedia.
Del romanzo è stato tratto un adattamento teatrale dalla compagnia “Ora in scena”, per i testi della scrittrice Raffaella Verdesca e la regia dello studioso Paolo Rausa. La rappresentazione teatrale è stata portata in vari teatri e contesti culturali a partire dal 2013 con un discreto apprezzamento di critica e di pubblico. In particolare, fra il maggio ed il giugno del 2014, ad Ortelle, città natale dello scrittore, nell’ambito della manifestazione “Omaggio a Giorgio Cretì”, venne allestita in Piazza San Giorgio, la mostra di pittura Ortelle. Paesaggi Personaggi … con gli occhi (e il cuore) di Carlo Casciaro e Antonio Chiarello, presso Palazzo Rizzelli. Ortelle commemorava così un suo figlio illustre, con una serie di incontri e conferenze e con la messa in scena dello spettacolo teatrale, a cura di Raffaella Verdesca e Paolo Rausa. Le parole del romanzo di un cultore di storia patria si intrecciavano ai colori e alle immagini di due artisti del pennello, anch’essi ortellesi. La mostra pittorica di Casciaro e Chiarello ha portato alla pubblicazione di un catalogo dallo stesso titolo della mostra, con doppia speculare copertina, realizzato con il patrocinio del Comune di Ortelle, dell’Università del Salento, del CUIS e della Fondazione Terra D’Otranto.
Sulla copertina, in una banda marrone nella parte superiore, si trova scritto: “Per un antico (pòppitu) eroe. Omaggio a Giorgio Cretì”. Nella parte centrale, la foto di un bellissimo antico portale del centro storico di Ortelle. All’interno del volumetto, Casciaro e Chiarello si dividono equamente gli spazi: da un lato le opere dell’uno e dal lato opposto quelle dell’altro, realizzando una sorta di residenza artistica o casa dell’arte su carta. Il catalogo è introdotto da una bellissima poesia di Agostino Casciaro, dedicata proprio ad Ortelle e da una Presentazione della critica d’arte Marina Pizzarelli.
uno dei dipinti di Carlo Casciaro
Quindi troviamo i volti di Carlo Casciaro, fra i quali il primo è proprio quello dello Pòppitu Cretì, in un acrilico su tela del 2014; poi quello di Agostino Casciaro, tecnica mista 2014, e quello del pittore Giuseppe Casciaro (1861-1941), ch’è forse la maggior gloria ortellese, pittore di scuola napoletana, del quale Carlo è pronipote. Inoltre, l’opera Ortelle, acrilico su tela 2012, con una citazione di Franco Arminio; Capriglia, acrilico su tela 2014, con una citazione dal romanzo di Cretì; Largo Casciaro, acrilico su tela 2013, e infine una scheda biografica di Carlo Casciaro. Di Carlo ho già avuto modo di scrivere che dalla fotografia alla pittura, egli comunica attraverso la sua arte totale. (Paolo Vincenti, L’arte di Carlo Casciaro in “Il Galatino”, 14 giugno 2013).
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, ha vissuto a lungo a Milano prima di ritornare nel borgo avito e qui ripiantare radici. L’oggetto privilegiato della sua pittura è il paesaggio salentino. Il suo è un naturalismo che richiama quello dei più grandi maestri, come Vincenzo Ciardo. È un paesaggismo delicato, fuori dal convenzionale, dal naif. Nelle sue tele, dai vivaci colori, in cui vengono quasi sezionati i reticolati urbani dei nostri paesini, più spesso le aree della socialità come le piazze, gli slarghi, le corti, si ammirano animali quali pecore, buoi, galline, gazze, convivere in perfetta armonia con oggetti e persone, in un’epoca ormai lontana, fatta di ristrettezze e di fatica, quella della civiltà contadina del passato. Il segno colore di Casciaro dà ai suoi paesaggi un’immagine di gioia temperata, di una serenità appena percepita, cioè non un idillio a tutto tondo, tanto che il cielo incombente sulle scene di vita quotidiana sembra minaccioso e il sole non si mostra quasi mai.
Nel microcosmo di una piccola e fresca cantina nella quale ha ricavato il suo studio, oggi Carlo fotografa vecchi e vecchine, parenti, amici, personaggi schietti e spontanei di quella galleria di tipi umani che offre la sua comunità, li immortala nei suoi ritratti a matita e pastello e li appende con le mollette a dei fili stesi nella cantina a suggellare arte e vita, sogno e contingenza. Una delle sue ultime realizzazioni infatti è Volti della Puteca Disegni-Foto-Eventi, Minervino Ortelle Lecce 2016 (Zages Poggiardo, 2017).
Mutando verso del catalogo, si ripetono la poesia di Agostino Casciaro e la Presentazione di Pizzarelli, e poi troviamo le opere di Antonio Chiarello. Fra i versi di Antonio Verri e Vittorio Bodini, sette acquerelli con una piantina turistica di Ortelle, cartoline e vedute panoramiche della città di San Vito e di Santa Marina e una Vecchia porta + vetrofania, L’uscio dell’orto (…e lucean le stelle), tecnica mista del 2011. Quindi, la scheda biografica di Antonio Chiarello. Anche di Antonio, fra le altre cose, ebbi a scrivere che egli, laureato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, utilizza, per le sue Pittoriche visioni del Salento, le tecniche più svariate con una certa predilezione per l’acquerello. (Paolo Vincenti, Da Sant’Antonio ad Antonio Chiarello in “Il Paese Nuovo”, 18 giugno 2011).
Nel 2005 Chiarello ha realizzato per la prima volta la mostra devozionale “San’Antonio giglio giocondo…”, con “tredici carte devozionali” dedicate al suo santo onomastico ed ha portato questo progetto- ex voto in giro per la provincia di Lecce in tutti i paesi dove vi sia il protettorato o almeno una devozione per il santo. Visceralmente legato alla patria salentina, Chiarello ne ha dipinto le grotte, i millenari monumenti, gli alberi, i suoi borghi incantati, le bellezze di Castro e di Porto Badisco, di Santa Cesarea e di Otranto, di Muro Leccese, di Poggiardo e di tutta la costa adriatica leucadense.
Autore anche di svariate realizzazioni grafiche e di manifesti, nella sua avventura umana ed artistica, ha interagito con amici quali Antonio Verri, Pasquale Pitardi, Donato Valli, Antonio Errico, Fernando Bevilacqua, Rina Durante. All’epopea degli ppoppiti, Chiarello e Casciaro confessano di sentirsi intimamente vicini per cultura, formazione e scelta sentimentale.
Ecco allora, nell’ideale ricerca di un’identità salentina, la pittura dei due artisti poppiti salentini intrecciarsi, in fertile connubio, con la scrittura di uno poppitu di ritorno quale Giorgio Cretì.
Nell’epopea degli “ppoppiti”, la ricerca dell’identità salentina, in Identità Salentina 2020, Salento Quale identità quale futuro? Contributi e testimonianze per la cultura e il governo del territorio, Italia Nostra sezione Sud Salento, a cura di Marcello Seclì, Collepasso, Tip. Aluisi, 2021
Su Giorgio Cretì vedi:
Giorgio Cretì – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
L’omaggio di Ortelle a Giorgio Cretì con la presentazione del volume antologico delle opere – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
Giorgio Cretì come uno sciamano – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
Storia di guerra e passione nel Salento rurale – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
#Antonio Chiarello#Carlo Casciaro#Giorgio Cretì#Ortelle#Paolo Vincenti#Pòppiti#Arte e Artisti di Terra d'Otranto#Libri Di Puglia#Spigolature Salentine#Tradizioni Popolari di Terra d’Otranto
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/mostro-di-firenze-netflix-stefano-sollima/
Il Mostro di Firenze su Netflix, con la regia di Stefano Sollima
Stefano Sollima dirigerà una nuova serie TV dedicata al misterioso caso del Mostro di Firenze. La miniserie Netflix esplorerà i delitti che hanno terrorizzato la campagna toscana per oltre un decennio.
Dopo essere stato in concorso alla Mostra Del Cinema Di Venezia con il suo film “Adagio“, Stefano Sollima, la mano dietro le serie italiane di culto come Romanzo Criminale e Gomorra, nonché dei successi “Soldato” e “Sicario“, ritorna alle origini televisive. Questa volta, si immerge nell’oscurità del mistero italiano, dirigendo una nuova miniserie televisiva. “The Monster” (in italiano, “Il Mostro“) sarà una miniserie di quattro episodi dedicata al noto caso de “Il Mostro di Firenze“, uno dei crimini più enigmatici della storia italiana.
Il Mostro di Firenze: la storia degli omicidi irrisolti
La trama si snoda attorno ai delitti che si sono verificati tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’80. Periodo in cui coppie intrappolate nei loro veicoli nelle campagne circostanti Firenze furono vittime di una serie di efferati omicidi. Nonostante gli sforzi investigativi, i colpevoli sono rimasti sconosciuti fino ai giorni nostri. La Procura di Firenze, nel 1999, riuscì a ottenere una sentenza definitiva nei confronti de i “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti, riconosciuti come gli autori materiali di quattro omicidi doppi. Tuttavia, il caso rimase intricato a causa delle numerose vicende giudiziarie che coinvolsero Pietro Pacciani, inizialmente condannato in primo grado per gli omicidi commessi tra il 1974 e il 1985, ma successivamente assolto in appello. Pacciani morì prima di affrontare un nuovo processo di appello, dopo l’annullamento nel 1996 della sentenza di assoluzione da parte della Cassazione.
Questi crimini in totale furono 8 omicidi doppi e 17 anni di terrore, tutti compiuti con la stessa arma, una Beretta calibro 22. Questa è stata una delle indagini più lunghe e complesse nella storia del crimine italiano, affrontando il primo e il più brutale serial killer, Il Mostro di Firenze.
“The Monster” è una serie basata su eventi realmente accaduti, utilizzando testimonianze dirette, documenti giudiziari e ricerche giornalistiche come fonte. Il regista, Stefano Sollima, ha condiviso il suo entusiasmo riguardo al progetto, affermando che la storia è terrificante in quanto è vera. Sostiene che raccontare la verità è l’unico modo per rendere giustizia alle vittime. In una narrazione in cui i possibili mostri sono stati molti nel corso delle indagini, la serie esplora diverse prospettive, mettendo in luce i possibili colpevoli. Alla fine, il mostro potrebbe essere chiunque.
Il Mostro di Firenze e la trasformazione dell’Italia
Stefano Sollima ha trascorso circa un anno a immergersi nelle sfumature di questo caso, considerandolo una storia incredibilmente potente, sebbene complessa e delicata, vista la tragedia nazionale e il numero di vittime coinvolte. Il caso rimane irrisolto, nonostante numerosi tentativi investigativi. Ad oggi, non esiste un colpevole unico per tutti i 16 omicidi, solo mezze verità e tante incertezze. Ma ciò che ha maggiormente interessato il regista è il potenziale per raccontare la transizione dell’Italia. In quell’epoca, infatti, si passò da una cultura prevalentemente rurale all’esplosione culturale e sessuale degli anni ’60. La sessualità divenne un mezzo di espressione. La collisione tra queste due culture, antica e moderna, è uno degli aspetti che lo ha maggiormente affascinato.
Produzione e cast
La serie è stata co-scritta da Stefano Sollima insieme a Leonardo Fasoli. È prodotta per Netflix da Lorenzo Mieli per The Apartment e Sollima per AlterEgo. Le riprese della miniserie, annunciate dalla stessa piattaforma, inizieranno proprio a ottobre, ma il cast non è stato ancora rivelato. Con l’interesse crescente per i drammi criminali, “The Monster” promette di essere una produzione da tenere d’occhio, unendo il talento di Stefano Sollima con il mistero del “Mostro di Firenze“.
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