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Abissi e incanto di Ella Archer: La Hidden Society svela nuovi segreti nel volume 2 di Ella Archer. Recensione di Alessandria today
Nel secondo volume della saga The Hidden Society, intitolato "Abissi e incanto", Ella Archer ci immerge in un mondo dove sirene, umani e forze magiche si intrecciano in una storia affascinante di amore e scelte difficili.
Nel secondo volume della saga The Hidden Society, intitolato “Abissi e incanto”, Ella Archer ci immerge in un mondo dove sirene, umani e forze magiche si intrecciano in una storia affascinante di amore e scelte difficili. Safira, la principessa del Palazzo Sommerso, è la protagonista di questa nuova avventura. Sirena destinata a compiere un importante rito di passaggio – il Primo Sangue – Safira…
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Recensione di "Eppure cadiamo felici" di Enrico Galiano
Ma è davvero pazzo chi ha un amico immaginario? Forse, ha solo bisogno di qualcuno che lo capisca… “I veri pazzi, mia cara, sono quelli che vedono solo quello che hanno davanti agli occhi.” Volevo approcciarmi a Galiano da tantissimo tempo e finalmente sono riuscito a farlo con il suo libro più celebre. Eppure cadiamo felici ci parla della storia di Gioia e Lo, due adolescenti che si incrociano…
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“ A volte penso di appartenere a un’altra specie; questo pensiero che avanza in me assurdo come una mostruosità, contraddetto dall’apparenza ordinaria dei miei tratti e dalla mappa fantastica dei cromosomi, ha il potere di rasserenarmi. Nelle rare lezioni che ascoltai quando vagabondavo per le università, le uniche che ebbero il potere di incatenare la mia attenzione, richiamandomi alla coscienza strane e diverse emozioni, mostravano il mirabile codice della specie. Di esso rimanevo stupita come se la spirale della vita fosse un’altra possibile versione della chiave musicale del violino; una sorta di vibrazione sfuggita alla deflagrazione originaria da cui ogni cosa prese forma. Non volli imparare la catena di formule che, intrecciandosi in una magica danza, non ripeteva mai se stessa e con certezza assoluta custodiva l’identità unica di ogni nuova vita. Mi sembrò sempre che la riduzione di un simile prodigio all’apprendimento sterile del nome scientifico, la sua evocazione dotta e assurda nelle luce morta dei laboratori, avrebbero aperto, attirandola su noi, la catena infinita e ottusa del dolore. Bisogna essere molto ciechi per aggiungere nuove sofferenze all’eredità di dolore lasciata da chi è passato prima di noi!
Così, quando in un paese qualunque, forse nell’emisfero australe o nel silenzio dimenticato degli Incas, qualcuno ha trovato serbata la chiave della vita nel cuore indifferente di una pietra, come se questa fosse la cellula di un corpo o la memoria atomizzata dell’unica esplosione, io ho avuto la conferma di ciò che sempre pensai. Nello spartito della vita, risuoniamo tutti con un’unica nota le cui vibrazioni mutano impercettibilmente per la materia che ci accade di essere. Allo stesso modo, ho orrore dell’onnipotenza feroce, della dogmatica sordità, che traccia il confine fra ciò che è sano e il suo contrario. Tremo di fronte all’arroganza impietosa dei corpi sani, all’oscena prepotenza della loro forza; alla sicumera gloriosa con cui avanzano nell’universo pretendendo di esserne i padroni invulnerabili. Niente è più vano e folle di questa illusione: bisogna essere un po’ di pietra e d’albero; un po’ di mare e di tuono per ricordarsi la nota originaria; bisogna essere un po’ mostri per sentire risuonare la meraviglia e l’orrore di altri mondi lontani. In me vive il dubbio che l’errore genetico, da cui prendono vita creature mostruose e tenerissime; piccoli tartari con gli occhi all’insù, dalla memoria prodigiosa di Pico della Mirandola che suonano a volte come angeli, o vecchi-bambini destinati a vivere un quarto di secolo, nascosti come ragni nelle case per non offendere la proterva salute dei normali, incarni un’altra razza. O forse creature di altri spazi; abitanti di pianeti lontani, i cui frammenti vitali caddero errando, nel luogo sbagliato. Questo spiegherebbe la malinconia commovente di certi occhi fissati nel vuoto, che guardano mondi perduti e sorridono solo a essi, resistendo a tutte le seduzioni della nostra inutile umanità. La follia infine; non so se i suoi segni siano iscritti nell’abbraccio elicoidale della vita e neanche se appartenga al codice segreto di un’altra specie precipitata sulla terra. Credo piuttosto che essa sia un tramite; un sesto senso rimasto aperto per vocazione o per destino, dove le mostruosità svelano la propria origine autentica. In altri luoghi, lontani dagli orridi tavoli vivisettori che in nome della scienza profanano oscenamente i misteri della vita e della morte; in altri tempi da quelli in cui l’angoscia ci stringe a vivere, i folli furono celebrati come creature divine, nelle quali circolava libera la sapienza onnisciente. Erano tempi e luoghi dove la sadica struttura normativa che ci conculca non aveva ancora vinto, né aveva ancora sedotto l’intera umanità al peccato originario dell’invidia e alla pestilenza della sua vanità coattiva. Così essa non tollera che una creatura fugga al giogo delle rivalità fra uguali e, attraverso i mondi della follia, scelga l’identità eversiva a cui lo destinava l’unicità della sua nascita. Con un ukàse che non ammette eccezioni, l’alieno viene piegato all’annientamento dei suoi mondi e il veleno sottile dell’invidia raggiunge il suo centro creativo distruggendone le centraline. Ridotto a un’oscurità senza mostri e a un silenzio senza presagi, finalmente appartiene alla specie. “
Mariateresa Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli (collana I Narratori), 1995¹; pp. 116-117.
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Duecento Di Gioia
il 7 maggio del 1824, 200 anni fa al Kärntnertortheater di Vienna (il Teatro di Porta Carinzia), uno dei più belli della capitale dell'allora Impero Asburgico, è in programma una prima sinfonica. L'ultimo lavoro di un musicista che già all'epoca era una leggenda vivente. Ma che era stato lontano ben 12 anni dalle scene. Ludwig van Beethoven ha 54 anni, è quasi completamente sordo, soffre di atroci dolori da ulcere che lo porteranno alla morte di lì a due anni. Nonostante sia benestante, vive in uno stato di profonda malinconia, misoginia, tristezza, solitudine, in una stanza con fogli di musica sparsi dappertutto, cibo nei piatti ad imputridire, bottiglie vuote.
Eppure la sua ultima opera, la Nona Sinfonia in re minore per soli, coro e orchestra op. 125, è un percorso mistico, intrigante, misterioso alla fratellanza, al dialogo, al confronto.
Divisa in quattro movimenti, i primi tre puramente sinfonici, e il quarto che include il coro sui versi dell'ode Alla gioia di Friedrich Schiller.
Già quella sera vi fu un tripudio di pubblico: il compositore, che si racconta fu in tensione nervosa per tutta la durata dell'esecuzione (racconto questo che due professori di controfagotto, che parteciparono all'esecuzione, raccontarono nel 1842 alla formazione della prima orchestra della Filarmonica di Vienna, di cui facevano parte) fu richiamato dal pubblico per 5 volte, e gli furono sventolati fazzoletti bianchi in segno di giubilo.
È così leggendaria che esistono moltissimi miti su di essa: tra i più curiosi, che per "rispetto" tutti i compositori successivi si siano fermati a Nove Sinfonie (un caso a volte fortuito, a volte tragico, come nel caso di Mahler morto mentre stava componendo la sua Decima) oppure che la durata di musica in un cd sia di 75 minuti, come la durata della sinfonia (in verità, secondo le varie esecuzioni, dura un po' di meno, e anche questa è una bella leggenda metropolitana). E non si contano i saggi storici, psicoanalitici, i romanzi, su questo che è, con pochi eguali, uno dei pinnacoli della storia culturale umana, come, per fare qualche esempio, l'opera di Shakespeare, il David di Michelangelo, una cattedrale gotica europea del 1300.
Rimane uno una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico ed è considerata uno dei più grandi capolavori della storia della musica, anche in quanto simbolo universale di unità e fratellanza tra gli uomini: il tema finale, nella nota riedizione del Maestro Herbert von Karajan, è stato adottato nel 1972 come Inno europeo.
Pagina del manoscritto originale della sinfonia, conservato nella Staatsbibliothek di Berlino: la Nona Sinfonia viene conservata in condizioni speciali, nel buio assoluto, ad una temperatura di 18 gradi e a un tasso di umidità del 50%.
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sto facendo la lista di saggi (e romanzi) da comprare nel 2023 e niente... addio soldini, ma sono per la mia formazione (soprattutto i romanzi)
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Lettera di Papa Francesco sulla letteratura e formazione. Un commento
Francesco ha pubblicato una lettera indirizzata a tutti i seminaristi sull’importanza di leggere romanzi durante il periodo di formazione. Continue reading Lettera di Papa Francesco sulla letteratura e formazione. Un commento
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A. Munro-CHI TI CREDI DI ESSERE? Con Rose e Flo in un percorso di crescita e di scoperta di un'identità.
Chi ti credi di essere? di Alice Munro è un romanzo bellissimo che sembra essere stato ideato nel solco della migliore tradizione anglosassone dei romanzi di formazione a puntate. Uno script dalle sicure potenzialità per diventare una serie televisiva. Ripercorriamo insieme i singoli capitoli/racconti/ tappe esistenziali nella vita di Rose. BOTTE DA RE Cosa le scatena? Rose, il Re delle botte…
#Alice Munro Nobel 2013#Canada#Euripide#Katherine Mansfield#Le Troiane#Radio#Susanna Basso#Teatro#William Shakespeare
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Chiara Cionco: "Da piccola, se avevo un libro fra le mani potevo trascorrere ore e ore in silenzio a riempirmi gli occhi di storie" #Intervista
Chiara Cionco Chiara Cionco è nata a Orbetello.Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito anche la laurea magistrale in Italianistica.Insegna nei licei.Ha sempre adorato scrivere storie su incubi e mondi distopici, per passare all’umorismo e sperimentare romanzi drammatici.Nel 2020 ha pubblicato “Dalle ferite, cicatrici“, romanzo di formazione che parla di dipendenza e…
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Il romanzo moderno nasce (1615) con il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes che per ragioni formali (la prosa anziché i versi come nei romanzi cortesi), narrative (lo studio dei personaggi, l’ironia, l’assenza di motivi didascalici) e contenutistiche (il tramonto dei valori cavallereschi) supera la letteratura precedente, dall’epica dantesca alla novellistica, dalla poesia di Petrarca alla drammaturgia di Shakespeare.
Nel Settecento diventerà - di contro all’epica cavalleresca - la forma letteraria borghese per eccellenza raccontandone l’ascesa, i valori, le aspirazioni nazionalistiche, le contraddizioni fino a venire messa in discussione dalla crisi della Prima Guerra Mondiale da cui deriveranno opere che metteranno in luce l’assurdo, l’alienazione, l’assenza di linearità del flusso di coscienza. La Prima Guerra Mondiale, anticipata dal naufragio del Titanic (1912) rappresenta la fine dell’età dell’innocenza della società europea e il termine di quel periodo che ricade sotto il nome di Belle Epoque, Gilded Age, età umbertina e giolittiana.
Breve cronologia della Prima Guerra Mondiale:
- 28/6/1914: attentato di Sarajevo
- 2/8/1914: invasione tedesca del Belgio. L’Inghilterra dichiara guerra alla Germania
- 12/9/1914: inizia la guerra di trincea sul confine franco-tedesco
- primavera 1915: le truppe anglo-francesi sono sbarcate in Turchia per sconfiggere l’Impero Ottomano e ricongiungersi, attraverso i Dardanelli, all’alleato russo. Sono sconfitte a Gallipoli da Kemal Ataturk
- 24/5/1915: entrata in guerra dell’Italia
- luglio 1915: battaglia del Col di lana
- settembre 1915: i tedeschi hanno la peggio alla battaglia della Marna
- ottobre 1915: occupazione della cengia Martini
- febbraio 1916: guerra di logoramento sul Verdun
- aprile 1916: battaglia del Col di lana
- maggio 1916: Strafexpedition austriaca sull’Altopiano di Asiago
- 10/6/1916: Salandra sostituito da Boselli come primo ministro
- luglio 1916: battaglia della Somme
- 12/7/1916: Cesare Battisti e Filippo Filzi impiccati a Trento
- agosto 1916: conquista di Gorizia
- 7/9/1916: Wilson presidente degli USA
- 21/11/1916: Carlo I succede a Francesco Giuseppe
- aprile 1917: gli Stati Uniti entrano in guerra
- agosto 1917: avanzata della Bainsizza
- 24/10/1917: Caporetto
- 6/11/1917: Rivoluzione d’ottobre
- 8/11/1917: Diaz sostituisce Cadorna
- giugno 1918: battaglia del Piave
- 16/7/1918: lo zar Nicola II ucciso a Ekaterinenburg
- ottobre 1918: Vittorio Veneto
- 2/11/1918: affondamento della Viribus Unitis
- 21/1/1920: Trattato di Versailles
Le tappe fondamentali del romanzo:
1532: Gargantua e Pantagruel (Rabelais)
1554: Lazarillo de Tormes (anonimo), il più noto frai i romanzi picareschi
1615: Don Chisciotte (Cervantes), racconto ironico della fine dell'epoca cavalleresca dopo la battaglia di Lepanto (1571)
i romanzi borghesi e avventurosi:
1719: Robinson Crusoe (Defoe), in viaggio per arricchirsi, non per un'avventura cavalleresca
1722: Moll Flanders (Defoe)
1726: I viaggi di Gulliver (Swift), allegoria del colonialismo inglese
1740: Pamela (Richardson)
1749: Tom Jones (Fielding), trovatello come poi Oliver Twist (Dickens)
1813: Orgoglio e pregiudizio (Austen) la cui protagonista, Elisabeth Bennet, sfida le consuetudini sociali del tempo e intende sposarsi per amore
1847: Cime tempestose (Emily Bronte) con il tenebroso Heathcliff. Della stessa autrice Jane Eyre, orfana che trova l’indipendenza e l’amore
1869: Piccole donne (Alcott)
1887: Capitani coraggiosi (Kipling)
i romanzi romantici:
1796: Wilhelm Meister (Goethe), romanzo di formazione del tipico artista romantico alla ricerca della sua ispirazione e vocazione
i romanzi storici:
1819: Ivanhoe (Walter Scott)
1830: Il rosso e il nero (Stendhal) che segue le ambizioni di Julien Sorel
1836: La figlia del capitano (Puskin)
1839: La Certosa di Parma (Stendhal) in cui Fabrizio Del Dongo vive gli ideali napoleonici nell’Italia della Restaurazione
1842: I promessi sposi (Manzoni)
1844: Il Conte di Montecristo (Dumas) in cui Edmond Dantès, accusato di bonapartismo, consuma la sua vendetta
i romanzi naturalisti:
1838: Oliver Twist (Dickens)
1850: Comedie humaine (Balzac), il cui titolo fa il verso alla Divina Commedia, e David Copperfield (Dickens)
1851: Moby Dick (Melville)
1856: Madame Bovary (Flaubert), storia dei tradimenti di Emma, oppressa dalla vita borghese di provincia, che compie un adulterio e poi si suicida. E' il romanzo realista per eccellenza, in cui l'autore osserva freddamente la materia come nel successivo L'educazione sentimentale (1869).
1862: I miserabili (Hugo) con la generosità del protagonista, Jean Valjean
1869: Guerra e Pace (Tolstoj) in cui la storia delle guerre napoleoniche fa sfondo alle storie dei protagonisti. La storia, come un pendolo, si muove a prescindere dalla gesta dei singoli individui.
1873: Il ventre di Parigi (Zola), racconto della repressione di un repubblicano nel Secondo Impero di Napoleone III
1877: Anna Karenina (Tolstoj). La protagonista, aristocratica bella e infelice, si perde nell’amore per il conte Vronskij e si suicida.
"Le donne sono la principale pietra d'inciampo nell'attività dell'uomo"
1885: Germinale (Zola) ambientato fra la vita dei minatori. Il romanzo naturalista è frutto del pensiero positivista e della temperie darwiniana di fine XIX sec. L'autore è onnisciente e in modo oggettivo studia la società dei più umili che fino ad allora aveva assunto un ruolo comico e non tragico.
1889: Mastro Don Gesualdo (Verga), parte del ciclo dei vinti
i romanzi decadenti:
1884: Controcorrente (Huysmans) con al centro il disprezzo verso il mondo dell’aristocratico Des Esseintes
1889: Il piacere (D’Annunzio) e l’alter ego dell’autore Andrea Sperelli
1891: Il ritratto di Dorian Gray (Wilde)
1897: Dracula (Stocker)
i romanzi ascrivibili al "realismo simbolico":
1915: La metamorfosi (Kafka). Con la trasformazione di Gregor Samsa in insetto, inizia il realismo magico e l’indagine nella complessità della coscienza umana.
1926: Il Castello (Kafka), scontro fra l’oscura burocrazia e l’agrimensore K
1940: Il deserto dei tartari (Buzzati). Come Calvino e Pavese, Buzzati coniuga una scrittura precisa e dettagliata dei fatti alla volontà di raccontare valori universali.
1949 - La bella estate (Pavese). Nei racconti e nei romanzi di Pavese la campagna diventa il luogo della verità, anche crudele, in contrapposizione della finzione cittadina: si coglie in questa letteratura l'influenza della letteratura americana (Melville, Steinbeck) e della coppia mythos e logos da cui quest'ultima è costituita.
i romanzi modernisti:
1922: Ulisse (Joyce). Leopold Bloom non è l’eroe omerico, ma l’essere umano comune seguito nella sua quotidianità;
1923: La coscienza di Zeno (Svevo), un antieroe alle prese con la difficoltà di smettere di fumare;
1925: La Signora Dalloway (Woolf) con il flusso di coscienza della protagonista che sta organizzando una festa.
1926: Uno, nessuno, centomila (Pirandello)
i romanzi esistenzialisti:
1866: Delitto e castigo (Dostojevskij)
1869: L'idiota (Dostojevskij) il cui protagonista è un nobile decaduto ed inetto di fronte ai drammi della vita
"La bellezza salverà il mondo"
1938: La nausea (Sartre)
1942: Lo straniero (Camus)
1947: La peste (Camus)
altri romanzi del primo dopoguerra:
1924: La montagna incantata (Mann) in cui viene rappresentato, in un lussuoso sanatorio di Davos, il tramonto della Repubblica di Weimar uscita dal Trattato di Versailles. Segue la struttura del romanzo di formazione, ma prelude significativamente non alla pienezza della vita, ma al crogiuolo della Prima Guerra Mondiale.
1925: Il Grande Gatsby (Scott Fitzgerald)
1929: Niente di nuovo sul fronte occidentale (Remarque)
1932: Brave New World (Huxley)
1938: La cripta dei Cappuccini (Philip Roth), elegia della fine dell’impero austroungarico vista da una famiglia della piccola nobiltà slovena. Un anno sull’Altopiano (Lussu).
1939: Furore (Steinbeck), ambientato durante la Grande Depressione del primo dopoguerra
1967: Il Maestro e Margherita (Bulgakov). Pubblicato postumo, rappresenta una metafore della dittatura di Stalin (il diavolo) e della libertà dello scrittore ("i manoscritti non bruciano").
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La sottile linea scura
Ho comprato questo romanzo attratto dalla strana immagine di copertina e dalla descrizione in quarta di copertina. E poi era usato, l’ho comprato al chilo insieme a un’altra dozzina di libri. Devo dire che fino a poco tempo fa non ero per niente attratto dai romanzi di formazione: mi sembravano libri che non portano da nessuna parte e, per la maggior parte dei casi, non mi facevano tornare la…
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Johanna Heusser Spyri
Johanna Heusser Spyri è stata la scrittrice svizzera diventata famosa in tutto il mondo per aver creato il personaggio letterario di Heidi, uno dei libri più letti al mondo che, tradotto in oltre 55 lingue, continua a ispirare film, cartoni animati, spettacoli teatrali, musical e molto altro.
Sebbene scrivesse storie per l’infanzia e l’adolescenza, le sue opere forniscono uno sguardo critico delle condizioni di vita durante la prima fase della rivoluzione industriale in Svizzera.
Il sottotitolo di molti suoi libri, infatti, è Eine Geschichte für Kinder und auch für Solche, welche die Kinder lieb haben (Una storia per bambini e anche per coloro che amano i bambini).
Anche se ha iniziato a scrivere dopo i quarant’anni, ha pubblicato quarantotto pubblicazioni tra romanzi e opuscoli.
Nata col nome di Johanna Louise Heusser, il 12 giugno 1827 a Hirzel, nella campagna vicino a Zurigo, era la quarta di sei figli e figlie del medico Johann Jacob e della poeta e scrittrice Meta Heusser-Schweizer, la cui Cronaca familiare è stata una preziosa fonte di informazioni sui primi anni della vita della figlia.
Durante la sua giovinezza aveva studiato lingue, letteratura e preso lezioni di pianoforte. Era anche stata in un collegio per perfezionare il suo francese, ma il rigore e la disciplina mal si adattavano alla sua indole vivace e irriverente.
Nel 1852 ha sposato l’avvocato e giornalista Johann Bernhard Spyri, amico di Richard Wagner, da cui ebbe un figlio, Bernhard Diethelm, morto a soli 32 anni, nel 1884, nello stesso anno in cui aveva perso anche il marito.
A Zurigo svolgeva un’attiva vita sociale, partecipava a serate letterarie e eventi mondani, ma la sua indole, che mal si adattava alla città, ne soffriva molto.
Nel 1871, all’età di 44 anni, ha pubblicato, sotto pseudonimo, il suo primo racconto, Ein Blatt auf Vronys Grab (Un foglio sulla tomba di Vrony).
Nel 1878 ha scritto il suo primo libro per l’infanzia.
Amante della natura, aveva soggiornato più volte con l’amica Anna Elisa von Salis-Hössli a Jenins, nel distretto di Maienfeld, dove amava fare escursioni. È stato in quei luoghi e ascoltando i racconti delle persone del posto, che le era arrivata l’ispirazione per la sua storia di Heidi, tratta dalla storia vera di una bambina vivace e allegra che viveva in cima a un monte.
La storia di Heidi, pubblicata in due raccolte nel 1880 e nel 1881, Heidis Lehr- und Wanderjahre (Gli anni di formazione e di peregrinazioni di Heidi) e Heidi kann brauchen was es gelernt hat (Heidi può servirsi di ciò che ha imparato), ebbe da subito un grande successo. È stata la prima opera pubblicata col suo vero nome.
Molto attiva anche nel sociale, si è dedicata, fino alla fine ad aiutare le persone bisognose e malate.
Prima di morire, decise di bruciare gran parte dei suoi scritti e documenti personali. La sua biografia, infatti, si basa oggi, in gran parte sugli scritti della madre e dei personaggi del mondo della cultura che l’hanno conosciuta.
Si è spenta a Zurigo il 7 luglio 1901.
La sua eredità è gestita dall’Istituto Svizzero Media e Giovani, associazione che promuove nelle giovani generazioni la lettura e lo studio.
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"La furia" di Sorj ChalandonUn racconto di rabbia e redenzione nella Bretagna del 1934. Recensione di Alessandria today
"La furia", pubblicato il 3 settembre 2024, è l'ultimo e potente romanzo di Sorj Chalandon. Il libro prende spunto da un evento storico realmente accaduto: l'evasione di cinquantasei ragazzini dalla Colonia penale per minori di Belle-Île-en-Mer nel 1934,
“La furia“, pubblicato il 3 settembre 2024, è l’ultimo e potente romanzo di Sorj Chalandon. Il libro prende spunto da un evento storico realmente accaduto: l’evasione di cinquantasei ragazzini dalla Colonia penale per minori di Belle-Île-en-Mer nel 1934, un’isola al largo della Bretagna. La fuga scatena una caccia all’uomo che coinvolge gendarmi, guardie e perfino la popolazione locale e i…
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Gli anni novanta: un decennio di esplorazione letteraria in Italia
Gli anni Novanta rappresentano soprattutto un decennio di grande fermento nella letteratura italiana. In questo periodo, emersero nuove voci e si consolidarono quelle già affermate, dando vita a un panorama letterario ricco e variegato. I romanzi di questo periodo riflettono i profondi cambiamenti sociali, politici e culturali che l'Italia stava vivendo, offrendo al lettore uno spaccato autentico della società italiana di quel tempo. Anni novanta: i grandi romanzi italiani "Sostiene Pereira" (1994) di Antonio Tabucchi: Un thriller storico ambientato nel Portogallo fascista di Salazar. Pereira, un mite archivista, si ritrova invischiato in un intrigo politico che lo porterà a confrontarsi con la brutalità del regime e con la propria coscienza. "Oceano mare" (1993) di Alessandro Baricco: Un romanzo breve che narra la storia di un violinista e del suo violino Stradivari. Attraverso una scrittura evocativa e poetica, Baricco esplora il rapporto tra l'uomo e l'arte, la bellezza e la morte. "Io non ho paura" (1999) di Niccolò Ammaniti: Un romanzo di formazione che narra la storia di due amici dodicenni alle prese con un mistero inquietante. Ammaniti, con il suo stile narrativo coinvolgente e ricco di suspense, dipinge un ritratto vivido e commovente dell'infanzia. "Tutti giù per terra" (1990) di Giuseppe Culicchia: Un romanzo generazionale che racconta le vicende di un gruppo di giovani precari nella Roma degli anni Ottanta. Culicchia, con ironia e disillusione, descrive la disoccupazione, la mancanza di prospettive e il malessere di una generazione. I grandi classici della letteratura italiane "recente" Oltre a questi titoli, gli anni Novanta hanno visto la pubblicazione di numerosi altri romanzi di grande valore, tra cui "Il male oscuro" di Giuseppe Bufalino, "Le parole di Giovanni" di Andrea De Carlo e "Un amore" di Margherite Duras. La letteratura italiana degli anni Novanta si caratterizza soprattutto per la sua ricchezza di temi, stili e voci. Gli scrittori di questo periodo hanno saputo raccontare le trasformazioni della società italiana con sguardo acuto e sensibile, offrendo al lettore opere che continuano ad appassionare e commuovere a distanza di anni. Gli anni Novanta rappresentano anche un decennio di grande importanza per la letteratura italiana. In questo periodo, sono nati romanzi che hanno segnato la storia letteraria del nostro Paese e che continuano ad essere letti e apprezzati da lettori di tutto il mondo. Foto di Tom da Pixabay Read the full article
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“ Sulla porta d’ingresso – tornando a casa dai miei soliti giri - una voce assorta mi ha sorpresa, con le chiavi a mezz’aria, e ha sussurrato parole che si sono propagate dentro me. Quando ogni parte del mio corpo ha ripetuto la sua eco, la voce ha detto: “Il futuro! Da quanto tempo sei senza futuro?” e la potenza di questa domanda si è abbattuta su di me come una bufera. Sono rimasta senza fiato, percorsa da brividi che conosco e che – irradiandosi dalle ossa – giungono fino alla radice dolente dei capelli. Impallidisco, mentre il cuore accelera il suo ritmo e mescola colpi duri e sonori a fremiti veloci e vuoti, come il battito di un’ala. Cos’è mai questo attimo che giunge sconosciuto un attimo dopo il pensiero, e che si sposta all’infinito modellando le mie paure? Esso mi attanaglia nella sua ansia incomprensibile, e le forze non bastano per percorrerlo tutto, come un lungo tunnel buio dove non si vede l’uscita. Il futuro non è la morte, poiché questa non ha bisogno di assensi per compiersi; il futuro, invece, è questo tempo incompiuto che ci aspetta, inesorabilmente simile a noi: a ciò che siamo stati, e a quello che non saremo. Esso scava le rughe che lo specchio rimanda, ed è minaccioso e potente; allo stesso modo non cessa mai di esercitare il suo richiamo e ci sfida con promesse e lusinghe, o ci minaccia col suo terrore incalcolabile. Io non ho alcuna intimità con il mio futuro, che mi coglie eternamente impreparata; i “domani” di cui è fatto scavano dentro me un vortice di vuoto: come un abisso sul quale mi affaccio e che mi risucchia nella sua vertigine. Se ripenso alla mia vita, è stato sempre così; seppure le forme che ha assunto nella coscienza sono sembrate all’apparenza diverse, e perfino opposte. Per un certo tempo, nella giovinezza soprattutto, ho bruciato del fuoco che l’avvenire sconosciuto accende negli animi ingenui. Allora mi sembrava che il futuro fosse un pianeta imperscrutabile e che vi si potesse giungere solamente per malia o a opera di un sortilegio. Se piangevo, se i giorni mi venivano incontro dolorosi o inutili; se mi sembrava che non ci fosse niente ad attendermi lungo la strada, il futuro sfavillava dinanzi a me come un sole o come un disco volante. Esso era imponderabile nelle sue scelte e nella necessità di un arbitrio assoluto che assecondava misteriosi percorsi, slegati da ogni altra umana ragione. Dunque, avrebbe potuto accadere che una stella particolarmente benevola mi guidasse per suo piacere e che – sulla scia luminosa di un privilegio senza spiegazioni – quando fossi giunta nel punto e nel luogo del futuro, si sarebbero svelate bellezze, riservate a me sola. Adesso che l’inconoscibilità del mio avvenire mi atterrisce con lo spauracchio dei suoi inganni e devo compiere ogni sforzo per serrare le porte ai suoi richiami, la mia unica salvezza è un luogo dove ogni futuro si è già compiuto. Così torno al passato, e incontro la fanciulla che fui; la seguo mentre serba nel cuore la vanità immancabile di un amore eterno. “
Mariateresa Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli (collana I Narratori), 1995¹; pp. 209-210.
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Storia Di Musica #339 - Gentle Giant, Octopus, 1973
Lo spunto per le storie di Settembre me lo ha dato la notizia più sorprendente in ambito musicale di questi giorni: la riappacificazione dei fratelli Gallagher che ha portato ad una reunion dopo 15 anni degli Oasis (con inevitabili polemiche, cascate di meme, vero indicatore dell'interesse sociale delle questioni, e biglietti per concerti venduti a migliaia di euro). Lo spunto però l'ho voluto ampliare, raccontando storie di gruppi musicali che non hanno due, ma almeno tre fratelli in formazione.
Sono un po' sorpreso che solo oggi questo gruppo, tra i miei preferiti di sempre, appaia in Rubrica. Tutto inizia quando, ad inizio degli anni '60, i tre fratelli Shulman, Derek, Phil e Roy mettono su una band: sono scozzesi di Glasgow, ma il padre, che suonava la tromba in un gruppo amatoriale dopo lavoro, si trasferì con loro neonati a Portsmouth, nel 1948. I tre fratelli Shulman formano uno dei primi gruppi inglesi di rock\ r'n'b, Simon Duprèe & The Big Sound (Simon Duprèe è lo psudonimo di Derek). La band riuscì ad andare in tour e a evolvere il proprio sound, fino a raggiungere un discreto successo, entrando nella classifica inglese con il brano musicale Kites, da un album bellissimo, Without Reservation, e per un certo periodo suonò con loro un giovanissimo pianista, Reginald Dwight, che qualche anno dopo cambiò nome d'arte in Elton John e sappiamo come andò a finire. Nel 1969 sciolgono il gruppo e si organizzano, sull'eco della nascente musica progressive, a fondere le loro idee con il jazz, la musica classica, il folk in un modo del tutto unico e caratteristico, anche sfruttando il fatto che i tre Shulman sono degli eccellenti polistrumentisti. Arruolano Gary Green alla chitarra e Kenny Minnear alle tastiere. Prendono spunto dai racconti di François Rabelais, che sarà spesso fonte di ispirazione, il nome per la nuova band: Gentle Giant. Nel 1970, George Underwood disegna il meraviglioso Gigante Gentile, che tiene tra le mani la band, nella copertina del primo, omonimo disco: album fondamentale della scena progressive è il primo disco di una tetralogia eccezionale e meravigliosa. Acquiring The Taste (1971, dalla copertina dissacrante e dalla musica sperimentale e creativa al massimo livello) e il loro concept, Three Friends (1972) svelano una band che ha delle caratteristiche peculiari. Brani che non superano quasi mai i 5 minuti, rispetto alle lunghe suite degli altri gruppi prog, un intreccio spettacolari di contrappunti, melodie, strumenti e stili che fa ridere a 36 denti gli amanti del genere, testi che hanno ispirazioni spesso letterarie, piuttosto sofisticate.
La massima espressione di tutto questo si ha nel disco di oggi, uno dei capolavori del rock progressive. Octopus esce nel 1973, con in copertina uno spettacolare disegno del leggendario artista Roger Dean (creatore di alcune delle copertine più belle di sempre, ricordo la sua collaborazione con gli Yes) di una piovra dallo sguardo intenso. in verità, c'è un gioco di parole dietro: Octo Opus è infatti un riferimento agli 8 brani, da considerarsi 8 prove musicali, brevi (quasi tutti di circa 4 minuti e mezzo, tranne l'ultimo che di poco supera i 5 e mezzo, niente in confronto agli oltre 20 di molti brani cult del prog) ma dalla quantità e qualità musicale da pelle d'oca. È anche il primo disco con il nuovo, tecnicamente abilissimo, batterista John Pugwash Weathers, già con Joe Cocker e decine di altre band. Si parte con The Advent of Panurge, che è la continuazione di Pantagruel's Nativity da Acquiring The Taste (Pantagruel e Panurge sono tra i personaggi principali di Gargantua E Pantagruel, una serie di cinque romanzi di François Rabelais): inizia con melodie vocali che poi mutano in un rock funk di altissimo livello. Raconteur Troubadour è una bellissima ballata medievale, altro motore di ispirazione creativo, suonata con assoli di violini e violoncelli. A Cry For Everyone, la canzone più hard rock anche con assoli di Minimoog, ha un testo ispirato ai lavori di Albert Camus (Run, why should I run away\When at the end the only truth certain\One day everyone dies\If only to justify life). Arriva poi la pelra tra le perle: Knots è una sorta di madrigale folk prog, con cimbali, xilofoni, intrecci vocali spettacolari ed un finale drammatico ispirato al lavori di uno psichiatra scozzese, Ronald Laing, che fu autore di tesi piuttosto eterodosse sulle malattie psichiatriche e sul ruolo dell'emozionalità dei pazienti (tra l'altro, c'è una storia sostenuta da David Gilmour, che Laing visitò Syd Barrett, lasciando zero speranze che si potesse riprendere). Il lato B è lo stesso meraviglioso: The Boys In The Band intreccia riff di organo e sax creando un capolavoro di jazz-rock pazzesco, inizia con una risata ed una moneta che rotola fino a fermarsi. Dog's Life è uno dei pochi strumentali della band, Think Of Me With Kindness è il loro tentativo di scrivere una ballata romantica, River chiude l’album con il brano più "prettamente" progressive di un disco che esprime al massimo le capacità strumentali e creative di un gruppo che nelle note di Acquiring the Taste scriveva: "Il nostro obiettivo è quello di espandere le frontiere della musica popolare contemporanea, a rischio di essere molto impopolari. Abbiamo registrato ogni composizione con un solo pensiero: che dovesse essere unica, avventurosa e affascinante."
Ci riuscirono in pieno: amati tantissimo da colleghi e dai fan più integerrimi del prog, ebbero successo relativo, nonostante una sfavillante attività live, che li portò a suonare nei più importanti Festival del periodo. Ebbero come tutti i gruppi prog successo in Italia, dove esiste ancora oggi uno zoccolo duro di appassionati. Furono attivi dieci anni, dal 1970 al 1980, attraversando la nascita, il picco e il declino della musica prog, dimostrando come si può ottenere un capolavoro condensando le idee in meno di 5 minuti.
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Pesaro, 'Oltre l'effimero' ricorda Paolo Volponi
Pesaro, 'Oltre l'effimero' ricorda Paolo Volponi In occasione del centenario della nascita, la rassegna 'Oltre l'effimero' ricorda Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona 1994), uno dei giganti della letteratura del Novecento che con i suoi romanzi ha raccontato le contraddizioni e i limiti della società industriale. Mercoledì 7 febbraio (ore 17.30) a Palazzo Ciacchi sede di Confindustria Pesaro Urbino, l'incontro è dedicato a Il lanciatore di giavellotto, uno dei libri più forti e inquietanti di Volponi. Ne parleranno, partendo da angolature diverse, Giuliano Martufi, ideatore e curatore della rassegna, lo storico del Novecento Emilio Gentile e lo scrittore Paolo Teobaldi: tre vecchi compagni di classe che hanno frequentato il Liceo-Ginnasio Terenzio Mamiani negli anni sessanta del secolo scorso. Uscito per Einaudi nel 1981, Il lanciatore di giavellotto è un particolarissimo romanzo di formazione ("un Bildungsroman alla rovescia" lo definisce con precisione Emanuele Zinato) che racconta la crescita di un adolescente in una cittadina delle Marche (Fossombrone) durante il fascismo: i rapporti non facili col padre vasaio, la dolorosa scoperta che la madre è l'amante di un gerarca fascista, l'impoetica scoperta del sesso nei modi e nei luoghi del tempo. La narrazione è sempre sostenuta dalla lingua ricca e immaginifica di Volponi. La rassegna 'Oltre l'effimero' è promossa dagli assessorati alla Bellezza e allo Sport del Comune di Pesaro in collaborazione con Pindaro eventi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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