#Romanzo autobiografico
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“ Disteso sul pagliericcio del carcere, mi sentivo a casa mia, dissi a Chiellino, nel sogno ora stavo bene, ma lui mi svegliò veramente dal bel torpore dell’ultimo sonno con le parole “La campagna si fa lunga”. Il carcere era per lui, come quella della Libia e del fronte italiano, un’altra campagna. Caddi dalla branda. Volli prendere lo straccio, non so se mi spettava, e se pure mi spettava, Chiellino in mia vece era già accoccolato e così, piegato sulle ginocchia, indietreggiava man mano che con lo straccio puliva il pavimento e la striscia bagnata arrivava ai suoi piedi. «No, no, deve venire uno specchio, tu lo lisci, devi calcare; calca forte» mi diceva Chiellino. Calcavo forte e nello sventagliare lo straccio due opposti pensieri, a destra e a sinistra, mi salivano in capo: perché dobbiamo pulirci noi il pavimento? Ecco l’origine della schiavitù. Giappone, perciò, non si abbassa mai, è lì che fischietta e sorveglia, da padrone: lui, ed anch’io, faremmo crescere la polvere dei mesi e degli anni, lui per protestare e chiedere il colloquio e dire al procuratore di provvedere con uno spazzino o con una guardia, io per richiudermi nello sdegno e nell’isolamento, per non darla vinta ai boia, ai comandanti, ai giudici: essi non ci hanno soltanto messi in galera per scacciarci dalle strade, ma così ottengono che ci avvezziamo all’umile ordine interno e che ricreiamo tra noi la gerarchia dei servizi, la necessità di una legge. Loro ci volano sopra, sorridenti e beati come il generale passa a cavallo a dire col mento, col mento suo e con quello del cavallo: “Bravi, voi siete il mio ordine e la mia volontà, il mio regolamento. Fra poco morirete da cani in battaglia; anche questo è previsto”. Noi siamo le pecore e i buoi dei macellai e dei proprietari di bestiame. Così essi mantengono la loro ragione sugli operai, sui contadini, sui pezzenti e il sempre nuovo annuncio del vangelo, ogni giorno e ogni domenica, ripete la legge degli uomini e ognuno dice a se stesso: “Io sono la via, la verità, la vita” e subito corre a comandare alla moglie, ai figli, al fratello più piccolo, al più debole di sé. Il pavimento si bagnava, potevo vedermi la faccia dentro e mi arrestai nel vederla. “
Rocco Scotellaro, L' uva puttanella-Contadini del Sud, Laterza (collana Universale, n° 4; prefazione di Carlo Levi), 1977⁴, pp. 79-80.
[Prime Edizioni originali, postume: Laterza (collana Libri del tempo), 1956-1954]
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Storia e Genealogia: Chi siamo e dove stiamo andando?
ANELLI MANCANTI – Romanzo di Maria Teresa De Donato
“Anelli Mancanti”, affronta l’affascinante tematica delle discendenze e di tutto ciò che concerne le sue radici, stimolando nel lettore la capacità di comprendere al meglio l’importanza dell’identità individuale e lo fa, come sempre, affrontando gli argomenti a 360°. Maria Teresa è un’autrice intellettualmente curiosa, affascinata dalla ricerca e dalla storia, ... ) (Dalla Recensione della Prof.ssa Mila Nardelli)
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Destinazione Casablanca di Miranda –Ranalli. Un viaggio tra amore, sogno e realtà. Recensione di Alessandria today
Il romanzo d’amore che ha conquistato i lettori su Facebook
Il romanzo d’amore che ha conquistato i lettori su Facebook Il mondo della letteratura contemporanea è spesso segnato da storie d’amore che trascendono il semplice racconto sentimentale per diventare vere e proprie esperienze emotive. Destinazione Casablanca di Miranda Ranalli è una di queste opere: nato come un romanzo pubblicato parte per parte su Facebook, ha riscosso un enorme successo tra i…
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La Montagna dei sogni
Romanzo autobiografico di Giovanni Maio.
Romanzo autobiografico di Giovanni Maio È coinvolgente, è accattivante: quest’opera di Giovanni Maio trafigge in profondità, emoziona e coinvolge i sensi fino a farti sentire il freddo che angoscia la società di oggi. Ma allo stesso tempo, con la saggezza del guerriero ostinato e contrario alle ipocrite banalità moderne, trasforma la difesa dei ricordi e della memoria in un attacco narrativo che…

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Centoduesimo anniversario oggi, della nascita di Jack Kerouac, scrittore-poeta e pioniere del Movimento Beat insieme ad Allen Ginsberg.
Nato nel Massachusetts USA nel 1922, divenne una figura iconica degli anni Sessanta-Settanta , anticipando con i suoi amici beat il movimento hippy.
Ricordiamo una delle sue opere più rappresentative “Sulla strada”, il romanzo autobiografico del 1957 dal quale emerge l’anima anticonformista e vagabonda dello scrittore.
Per me le uniche persone interessanti sono i pazzi, i pazzi per la vita, i pazzi per parlare, i pazzi per essere salvati, quelli che vogliono ogni cosa e allo stesso tempo, quelli che non sbadigliano mai e mai gli sentirai dire un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio che vanno a esplodere tra le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno oh!
Jack Kerouac - Sulla strada
Jack Kerouac, 1953
📷di Elliott Erwitt.
Atlantide
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mai stata brava ad esprimermi, tendo spesso a ricercarmi in una poesia, in un romanzo autobiografico o epistolare lasciando che frasi pronunciate o citate da una scrittrice del novecento possano darmi almeno una percezione del mio stato d’animo che talvolta mi è estraneo pur appartenendomi
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Marjane Satrapi

Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo.
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008. Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia, politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/la-poesia-deve-alzare-le-proprie.html La poesia deve alzare le proprie barricate contro l'invasione dell'antiumanesimo Soltanto chi come me, o come qualcuno dei miei lettori, ama davvero la letteratura si rende conto, senza ipocrisia, che nella società odierna e per le attuali classi dirigenti la letteratura è diventata un impiccio, un residuato, qualcosa da portare in cantina a riempirsi di polvere. Oggi è, o sembra, tutto finito. Inutile ricordare agli uomini della politica e dell'economia, qualunque sia il loro colore politico, che se l'Italia non è rimasta una espressione geografica, ed è nata in quanto entità storica e statuale è stato soprattutto perché l'hanno sognata, preconizzata, amata i poeti, da Dante a Petrarca, da Foscolo a Manzoni al giovane Leopardi, da Carducci a D'Annunzio, da Ungaretti a Pasolini. Inutile ricordare che l'Italia è prima di tutto la sua lingua meravigliosa e dorata, è il suo patrimonio inesauribile d'anima, d'arte, di poesia, di musica. Sembra che sia chiaro soltanto tra i pochissimi grandi uomini rimasti in Italia, penso a Riccardo Muti. Sono venuti in odio i modelli eccellenti, erosi da un falso egualitarismo straccione, e dal dominio dei social, dove ��uno vale uno» e il primo pirla può impunemente apostrofare un premio Nobel: fenomeno che condannò anche Umberto Eco, non sospettabile certo di simpatie per gli «apocalittici» nemici della modernità. La scuola, disastrata in maniera equanime da governi di sinistra e di destra sino all'abominio grillino dei banchi a rotelle, ha ridotto lo studio della letteratura a pochi autori, spesso soltanto del Novecento, ignorando i classici e il loro splendore e, di fronte ad ancora tanti bravissimi insegnanti, c'è sempre qualcuno (a volte ministri come il non rimpianto Franceschini) che preme per dare più spazio a fumettisti, saltimbanchi, cuochi, comici, rapper, trapper, cantautori, dj, influencer: seguendo pedissequamente ogni moda. Si è inventato il binomio scuola lavoro, come se l'insegnamento invece di formare prima di tutto esseri umani nella loro interezza dovesse formare pizzaioli, con tutto il rispetto per la categoria. Il lavoro della scuola era far crescere il sapere e l'anima del ragazzo, la sua comprensione di se stesso, della società, della storia, del mondo. E niente poteva farlo meglio di quell'antico ma sempre nuovo sistema di conoscenza che è la Letteratura. Niente formava di più e più in profondità che leggere poesie e romanzi, grandi strumenti di educazione al destino. Niente formava di più che il pensiero dei grandi, da Machiavelli a Galileo, da Vico a De Sanctis. Intendiamoci, non è che oggi non ci siano più quelli che scrivono poesie e romanzi. Ormai il 90 per cento degli italiani ha pubblicato un romanzo, i social diffondono a piene mani poesia, e chiamano poesia anche ogni incolpevole vagito e belato sentimentale. Ci sono in giro migliaia di sedicenti autori che scrivono tutti allo stesso modo, carino e insignificante, quasi sempre lontani da ogni scossa metafisica, da ogni senso del mistero, da ogni empito fantastico, e riducono il romanzo a qualche bella frase, a qualche trovata, o a tanto lacrimoso patetismo autobiografico. Eppure in questo mare magnum, dove nessuno distingue più niente da niente, ci sono ancora libri appassionanti e autori veri. Fiorisce la letteratura di genere, dove almeno persistono i temi eterni del male, della giustizia, della verità, e che il mercato premia (cosa che è vano vituperare): io leggo con piacere per esempio Donato Carrisi, e quando mi è capitato di conversare con Maurizio De Giovanni ho toccato con lui temi a me cari come il mito con più vivacità che con autori snobbetti e un po' premiati, magari usciti dalla celebratissima scuola Holden. Poeti veri e grandi, penso ad esempio a Milo De Angelis, esistono ancora. E ogni giorno ricevo testi di giovani che credono nella poesia e scrivono in cerca di nuove forme del vivere e di assoluto. Scrittori di alta qualità ci sono, Sandro Veronesi, Antonio Scurati, Eraldo Affinati, per esempio. E ci sono i critici, penso a Giorgio Ficara, a Alfonso Berardinelli, a Massimo Onofri, a Silvio Perrella, per altro saggisti e scrittori in proprio: ma esiste sempre di meno lo spazio editoriale e istituzionale per esercitare l'importantissimo compito della critica, vagliare la produzione letteraria, individuare i valori più forti, non transeunti, seguire gli autori, sostenere una tendenza. Oggi tutto è effimero, volatile, virtuale. Leggero: ma non si dica con criminale menzogna che è la leggerezza di Italo Calvino: tutt'al più è quella di Luciana Littizzetto. A cui preferisco le giovani tiktoker, che quando cinguettano innamorate di un titolo possono anche riservare sorprese, magari stanno rileggendo e rinverdendo un classico... Il vuoto è prima di tutto un vuoto sociale, culturale, spirituale. Ed è da connettersi al crollo dell'umanesimo, che dalla Firenze del Rinascimento sino all'esistenzialismo di Sartre e di Camus aveva innervato la cultura europea. Per molti esponenti del mondo intellettuale l'essere umano non è più al centro della società, l'essere umano intero, in carne ed ossa, con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue debolezze, la sua follia, la sua capacità di ribellione, di autodeterminazione del proprio futuro. Ed è caduto a picco il senso della Tradizione, che è da modaioli imbecilli vedere come passato e polvere, mentre è conoscenza attiva e critica delle radici e insieme forza propulsiva per proseguire nella costruzione di una civiltà. La letteratura è stata a lungo il midollo spinale (l'espressione è di Jacques Attali) di una Nazione. E certamente di quella Europa che per primo Victor Hugo sognò come «Stati Uniti d'Europa». Senza letteratura, senza poesia, senza il primato dello spirito si configura una società non liquida, come vuole una celebre definizione sociologica, ma smidollata, un'Europa vaso di coccio tra le Potenze del nuovo ordine mondiale, prona di fronte alle insidiose idiozie nichiliste della cosiddetta cancel culture che ha soffiato dall'America in questi anni e alla fine si è rivelata una cultura della cancellazione, o del tentativo di cancellazione, guarda caso, proprio della parte gloriosa della cultura europea, oggi indifesa, incapace di reagire, di ritrovare l'orgoglio e l'amore di se stessa. Per la prima volta nella storia dell'umanità al vertice dei valori, come potere assoluto e incontestabile, è rimasta l'economia, declinata come finanza e profitto. E per la prima volta nella storia dell'umanità tutto il resto viene considerato un ingombro, qualcosa di attardato e inutile: il sacro, l'ideale, la gratuità, il valore, l'onore, la bellezza spirituale, la ribellione: il tesoro millenario della letteratura, da Omero a Borges. Il primato totalitario del profitto non ha niente a che fare col liberalismo che conosco io, quello di Benedetto Croce, Panfilo Gentile, Salvador De Madariaga. È in realtà un feticcio, un idolo, un Vitello d'Oro senza nessun Mosè in vista pronto ad abbatterlo: una irresistibile forza disumanizzante. Il pericolo, senza un nuovo umanesimo per il XXI secolo, è che si corra verso un'era di uomini-macchina, in balia di piccoli desideri indotti dalla pubblicità (e non so ancora per quanto dai miserabili imbonitori elettronici detti influencer), un'era di esseri privi di carne, di anima, di sesso, di radici, di sogni, vacui consumatori di tempo libero, prodotti deperibili e altrettanto deperibili ideologie. Uno strumento di opposizione, di resistenza e forse di contrattacco rispetto alle forze dell'antiumanesimo è la voce legislatrice (anche se mai riconosciuta come tale) della poesia, quell'antico e attualissimo sistema di conoscenza dell'anima e dell'universo che chiamiamo letteratura. Per questo nel disegno dei dominatori tecnologici ed economici del mondo poesia e letteratura non devono valere più niente, non devono avere spazio né ascolto. O, come ho appreso interrogando Chat GPT, opere poetiche e narrative potranno essere prodotte, pulite e anestetizzate, dalla IA, «assolutamente sì». Non so se un disegno così riuscirà. Dico soltanto che se riuscirà, quando saranno abbattute le statue di Virgilio, Dante, Shakespeare, Michelangelo, Goethe, Beethoven, Voltaire, Tolstoj la civiltà europea sarà finita. A me questo disegno non piace, e sono disposto, cari lettori, ad avversarlo sino all'ultimo sangue. All'ultima pagina.
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Io sono per una controstoria della filosofia alternativa alla storiografia dominante idealistica; sono per una ragione corporale e per il romanzo autobiografico che l'accompagna in una logica puramente immanente, nel caso specifico materialistica; per una filosofia intesa come egodicea da costruire e decodificare; per una vita filosofica come epifania della ragione; per una prospettiva esistenziale con obiettivi utilitaristici e pragmatici. L'insieme converge verso un punto focale: l'edonismo. Metto spesso in primo piano questa massima di Chamfort, perché essa funziona come imperativo categorico edonista: godi e fai godere, senza far del male né a te né a nessuno, eccola qua tutta quanta la morale".
Michel Onfray - La potenza di esistere
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Anelli Mancanti - Romanzo autobiografico-storico-genealogico (Sinossi)
di Maria Teresa De Donato, Autrice
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Daniel Defoe, il furbo: l’uomo dietro il padre del romanzo moderno
A Daniel Defoe dobbiamo la nascita del romanzo moderno, un genere che ha cambiato per sempre la letteratura e che continua a influenzare scrittori e lettori in tutto il mondo.
A Daniel Defoe dobbiamo la nascita del romanzo moderno, un genere che ha cambiato per sempre la letteratura e che continua a influenzare scrittori e lettori in tutto il mondo. Sebbene vi fossero già precedenti illustri, come il Don Chisciotte di Cervantes, fu proprio Defoe il primo a utilizzare questa nuova forma narrativa in modo sistematico con il suo capolavoro Robinson Crusoe, uno dei testi…
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Oggi è il #PublicationDay de "Il tesoro è nei ricordi. Diario di un amore felino"!
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Scoprite la storia delle mie gatte, Nanà e Muschy... e qualcos'altro!
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C'è stato un leggero aumento dei prezzi finali dei cartacei perché non avevo tenuto conto dell'IVA. Errori della prima volta!
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La mia recensione a caldo del film premio Oscar: Anora, senza spoiler, e una lista di libri simili come trama
Il film Anora, scritto, diretto, ideato, co-prodotto e montato dal regista Sean Baker, ha colto tutti di sorpresa sbaragliando l’agguerrita concorrenza agli Oscar 2025.
Trama di Anora : Anora, detta Ani, è una spogliarellista che lavora in un night club di New York, che una sera viene incaricata di prendersi cura di un giovane e ricco ragazzo russo. L'improvvisato matrimonio tra i due però non verrà ben visto dalla famiglia di lui.
Personalmente, nonostante lo trovi da un punto di vista regitsico, di montaggio....un film molto valido, che con semplicità riesce benissimo a veicolare i suoi messaggi senza essere ridondante, prolisso, didattico o buttato lì come molti film degli ultimi anni, non avrei premiato lui come miglior film del 2024 sinceramente.
Potete ascoltare la mia brevissima recensione senza spoiler del film in questione nel video qui sopra, nel caso vi interessi.
Ma questo post si prefigge soprattutto di proporvi una piccola lista di libri con le stesse vibes del film Anora. Che non sono vibes molto positive...siete avvertiti
Lista di libri simili ad Anora:
-Soft core, di Brittany Newell
(inedito in italiano, ma credo che prossimamente sarà certamente pubblicato anche in Italia, perchè sta avendo molto eco all’estero)
Link: https://amzn.to/4iNOdB8
Trama: Aby è una ballerina in uno strip club e all'età di 27 anni si sente persa. Sembra che solo Dino, il suo dolce ex fidanzato travestito e spacciatore di droga, possa tenerla a galla. Così, quando Dino scompare senza nemmeno un bacio d'addio, si tuffa a capofitto nel losco mondo erotico sotterraneo di San Francisco per trovarlo. Baby cerca nei bar malfamati e nei vecchi ritrovi, nel club e nel dungeon del sesso dove ha un lavoro part-time come dominatrice. Incontra clienti come Simon, un recluso che la paga per "favori" sempre più bizzarri e un feticista del suicidio filosofante di nome "Nessuno", così come colleghe come Emeline, la nuova assunta che sembra voler rubare l'intera identità di Baby, a partire dalla sua biancheria intima. Non passa molto tempo prima che inizi a trovare note criptiche nascoste tra i suoi effetti personali e si renda conto che la sua ricerca sta attirando il tipo sbagliato di attenzione. Con la sua presa sulla realtà che si allenta e il tempo che scorre, Baby riuscirà a mettere insieme i pezzi e a trovare l'unico uomo che abbia mai amato? O il suo passato potrebbe raggiungerla prima?
-Happy hour, di Marlowe Granados
(inedito in italiano)
Link: https://amzn.to/4i1pWXe
Trama: Isa Epley, ventunenne, è già abbastanza saggia da capire che lo scopo della vita è la ricerca del piacere. Arriva a New York con la sua migliore amica in cerca di avventure, ha pochi soldi in tasca, ma questo non la fermerà di certo. Di giorno, le ragazze vendono vestiti su una bancarella del mercato, risparmiando per il loro subaffitto a Bed-Stuy e i pranzi al bodega. Di notte, si muovono tra Brooklyn, l'Upper East Side e gli Hamptons tra un cast di celebrità, artisti, imprenditori di Internet, intellettuali soffocanti e truffatori maleducati. Le risorse sono sempre più scarse e la tensione mette alla prova la loro amicizia mentre cercano di convertire il capitale sociale in qualcosa di più duraturo di lavori precari come ragazze alla pari, hostess di night club, membri del pubblico pagati e aspiranti modelle fetish per i piedi.
An Honest Woman, di Chalotte Shane
(inedito in italiano)
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Trama: Romanzo autobiografico. A vent'anni, Charlotte Shane ha abbandonato il suo corso di laurea in studi femminili per diventare una escort per sanare dedicarsi agli uomini. La sua curiosità perenne sulla lussuria maschile, l'amore, l'egoismo e il suo insaziabile desiderio di intimità.Shane usa la sua storia personale e professionale per esaminare come uomini e donne lottano nei loro tentativi di creare un legame romantico e sessuale, non importa quanto siano vere le loro intenzioni. Mentre fa il punto sulle sue relazioni, con i clienti, con suo padre, con gli amici, con uomini sposati e, in seguito, con suo marito, racconta una storia sincera e inquietante di amore, matrimonio e (in)fedeltà, vista attraverso gli occhi dell'eterna "altra donna".
Undici minuti, di Paulo Coelho
Link: https://amzn.to/3QRSya5
Trama: Maria è una ragazza del sertão brasiliano che, dopo aver incontrato un impresario teatrale sulla spiaggia di Rio de Janeiro, si lascia sedurre dal miraggio di una vita diversa. Trasferitasi a Ginevra, sfumato rapidamente il sogno di lavorare come ballerina di samba, la ragazza, con l’ingenuo cinismo di chi non ha ancora conosciuto il vero amore, affronterà la vita come un’avventura, cercando di conoscere il mondo e l’anima delle persone attraverso la lente dei fugaci incontri che la sua attività le impone, finché un pittore non saprà aprirle le porte di una nuova consapevolezza.
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"Family Home Evening" di Joel e Graham Brown: nel rituale della memoria

Venerdì sera abbiamo assistito alla prima prova aperta del nuovo lavoro degli artisti americani Joel e Graham Brown, che li vede riuniti dopo anni di percorso individuale. Inserita nel contesto del progetto Open Dialogo, il periodo di residenza creativa a Mondaino ha visto prendere forma la scrittura di alcuni appunti coreografici e tematici di Family Home Evening. Ed è proprio il rito mormone richiamato dal titolo a configurasi come un dispositivo narrativo e autobiografico, una drammaturgia multimediale che si costruisce nella giustapposizione di coreografie, canzoni, musiche e narrazione. Grazie a questa molteplicità di linguaggi la performance si fa viaggio in un universo personale e interiore: il corpo e la voce del danzatore raccontano una storia fatta di memorie, paesaggi e sentimenti contrastanti.

La scena si apre in un salotto, dove il danzatore si muove circondato da spettatori che, come fantasmi familiari, abitano lo spazio e vi si immergono. Qui ogni sguardo e ogni gesto è un frammento di passato che rivive nel presente. Joel attraversa il palcoscenico come se disegnasse con il proprio corpo le geografie spaziali e sentimentali della sua infanzia:
Siete stati nello Utah? È una terra bellissima Il sole tramonta sul Lago Salato e sull'Isola di Antelope…
E così il pubblico percorre con lui, nei suoi movimenti oltre che nelle parole, quel paesaggio arido e maestoso, dove la natura si fa protagonista. Le montagne, i fiumi, la living room di casa: ogni immagine evoca la complessità di una gioventù segnata da confini fisici e interiori, dove la felicità e il dolore coesistono.

Ogni spostamento del performer trasforma il palcoscenico in un romanzo di formazione. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta si fa strada attraverso un fluire di ricordi e immagini toccando apici di intensità quando riaffiorano dalle canzoni i ricordi tristi di un fratello perso, dell’incidente, dell’abbandono e il rifiuto del padre veterano di guerra.
Infine, il desiderio di essere compresi e accettati si fa palpabile nel brano Ti porto a casa mia:
Vorrei portarti fuori e portarti a casa mia. Mostrarti come vivo ed essere un po' in imbarazzo. Così potrai vedere davvero cosa il tempo ha fatto di me.
Queste parole, ripetute alla madre quasi in un mantra, rappresentano l’invito a chi osserva la performance a guardare oltre la superficie, ad abbracciare la fragilità e la forza di chi ha vissuto e trasformato le proprie cicatrici in storie da raccontare.

Ogni elemento di questa drammaturgia – dalla coreografia che scandisce il tempo dei ricordi, alla narrazione che evoca i luoghi e i momenti della vita, fino alle canzoni che dipingono quadri intimi e dolorosi – si unisce per creare un mosaico emozionale in cui passato e presente si fondono in un’unica, intensa esperienza. In questo spazio il rito si configura come un processo di memoria condiviso, un invito a riflettere sul passaggio del tempo e sul cambiamento di sé.
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Last night, we attended the first open rehearsal of the new work by American artists Joel & Graham Brown, who are reuniting after years of pursuing individual paths. As part of the Open Dialogo project, their creative residency in Mondaino has given shape to the choreographic and thematic notes of Family Home Evening. The Mormon ritual referenced in the title functions as a narrative and autobiographical device, a multimedia dramaturgy constructed through the juxtaposition of choreography, songs, music, and storytelling. Thanks to this multiplicity of languages, the performance becomes a journey into a personal and inner universe: the dancer’s body and voice tell a story made of memories, landscapes, and conflicting emotions.
The scene opens in a living room where the dancer moves, surrounded by a few spectators who, like familiar ghosts, inhabit and immerse themselves in the space. Here, every gaze and every gesture recount the story of a past that becomes present. Joel crosses the stage as if drawing with his body the spatial and emotional geographies of his childhood:
Have you ever been to Utah? It’s a beautiful land. The sun sets over the Great Salt Lake and Antelope Island…
And so, the audience journeys with Joel—not only through his words but also through his movements—across an arid yet majestic landscape, where nature itself becomes a protagonist. The mountains, the rivers, the living room at home: each image evokes the complexity of a youth marked by both physical and inner boundaries, where happiness and pain coexist.
Every movement of the performer transforms the stage into a coming-of-age novel. The transition from childhood to adulthood unfolds through a stream of memories and images, reaching peaks of intensity when the songs bring back painful recollections of a lost brother, the accident, abandonment, and the rejection of a father who was a war veteran.
Finally, the desire to be understood and accepted becomes palpable in the song I’ll Take You Home:
I’d like to take you out and bring you to my home. Show you how I live and feel a little embarrassed. So you can really see what time has made of me.
These words, repeated to his mother almost like a mantra, serve as an invitation to those watching the performance to look beyond the surface, to embrace both the fragility and strength of someone who has lived and transformed their scars into stories worth telling.
The scene unfolds in a living room, where the dancer moves, surrounded by spectators who, like familial ghosts, inhabit and immerse themselves in the space. Here, every glance and gesture evoke the presence of a past coming alive. Joel traverses the stage as if drawing, with his body, the spatial and emotional geographies of his childhood:
“Have you been to Utah? It’s a beautiful land The sun sets over the Great Salt Lake and Antelope Island…”
In this way, the audience follows Joe—through both his movements and words—across a vast, majestic, and arid landscape, where nature takes center stage. The mountains, the rivers, the living room of home: each image evokes the complexity of a youth marked by both physical and internal boundaries, where joy and pain coexist.
Every shift in the performer transforms the stage into a bildungsroman. The transition from childhood to adulthood unfolds in a flow of memories and images, reaching peaks of intensity when the songs bring forth bittersweet recollections of a lost brother, an accident, abandonment, and the rejection by a war veteran father.
Finally, the yearning to be understood and accepted becomes palpable in the piece Ti porto a casa mia:
“I’d like to take you out and bring you to my home. To show you how I live and to be a little embarrassed. So you can truly see what time has done to me.”
These words, repeated almost as a mantra, extend an invitation to the audience to look beyond the surface—to embrace both the fragility and the strength of someone who has transformed their scars into stories worth telling.
Every element of this dramaturgy—from the choreography that marks the passage of memories, to the narration that evokes places and moments in life, and to the songs that paint intimate and poignant pictures—combines to create an emotional mosaic where past and present blend into a single, intense experience. In this space, the rite unfolds as a process of remembrance and personal evolution, an invitation to reflect on the passage of time and the transformation of oneself.
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