#ricordi discutibili
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Stasera sto guardando i mondiali di atletica a Glasgow e mi è tornato in mente quando a scuola ci facevano allenare per i giochi della gioventù che si svolgevano al palazzetto dello sport in città. Io, ero lo specialista del salto in lungo e l'abilità in allenamento non era saltare più in lungo possibile staccando bene senza toccare la plastilina, ma bensì schivare la merda di gatto quando si cadeva nella sabbia.
#post che si potevano evitare#ricordi discutibili#allenarsi in una scuola di campagna#sopportatemi#ve vojo bene
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Amica mia, é tutto iniziato a Parigi, anche se ci conoscevamo già da quando eravamo piccole. La nostra amicizia é nata dall'altra parte del mondo, in mezzo alla foresta. Io in uno dei momenti più confusi e tristi, tu di ritorno da un'esperienza meravigliosa ma confusa quanto me. Mi sei stata accanto fin da subito, ho trovato una compagna di viaggio, un'amica leale, la ragazza che anche nei momenti più duri mi è stata accanto in silenzio, senza guidicarmi anche quando le mie scelte erano più che discutibili. Ricordo ancora quando eravamo ad Ohrid e sono scoppiata a piangere, non mi hai detto nulla, mi hai solo abbracciata e mi sei stata accanto. Non sono una persona semplice, anzi, ma te ne sei sempre sbattuta perché le persone non complicate sono noiose cit. Forse in realtà siamo più simili di quanto pensassi o di quanto avrei mai potuto immaginare. Tu scappi da qualcosa di più grande di te, io scappo da altro, ma alla fine stiamo solo entrambe cercando il nostro posto nel mondo. Viaggiare insieme ci ha aiutate ad alleviare questo nostro dolore, che c'è per quanto non ne parliamo quasi mai. Ho fatto le peggio cazzate con te. Da quando mi sono buttata in un lago in Macedonia con 4 gradi, quando ho sboccato l'anima in un campo, a quando ci siamo fatte tutta Roma in bici alle 4 di notte sotto la pioggia per tornare a casa e prendere un pullman per scendere a Napoli la notte di Capodanno, e ti ricordi le nottate nelle capanne ai Caraibi? O le passeggiate sulle statali croate alle 3 e potrei elencarne mille. Tra poco inizia una nuova storia amica mia, Oslo. Chi se lo sarebbe mai aspettato eh? Almeno hai scelto una meta in cui non siamo mai state ahah. Faccio fatica ad esprimere ciò che sento per gli altri e spesso anche a dimostrarlo, ma ti voglio un bene dell'anima e non posso far altro che augurarti il meglio, una vita meravigliosa e si, ora ci vedremo tra Torino, Roma, Oslo e qualche parte in Europa, ma resterai sempre il mio braccio destro e non mancherò di chiamarti quando dovrò fare qualche cazzata delle mie. Chissà, magari un giorno ti raggiungerò definitivamente.
Ricordati della nostra canzone, a dondolarci sulle amache a Guadalupa.
Lulla
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Della liberazione della mia città, ho avuto solo stralci di ricordi e racconti (all’inizio li ho creduti di parte, successive dichiarazioni di studiosi, non discussi e non discutibili, hanno restituito loro dignità e verità storica): il Maresciallo Tito era riuscito a conquistare per la resistenza jugoslava un ruolo di assoluta preminenza, emarginando (e purtroppo molto spesso, anche giustiziando sommariamente) i partigiani italiani; di conseguenza l’esercito «liberatore» che marciò su Pola, sconfitti i fascisti e i tedeschi, fu partigiano, slavo e antitaliano, contadino, violentemente anticittadino e antiborghese.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
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Il segretario del PD dichiara: "è inaccettabile che l'uso della forza diventi la regola con cui si costruiscono gli Stati e i confini".
Giusto, siamo d'accordo peccato che non è così nei fatti. In lungo e in largo questi salami col consenso delle pigre genti, utilizzano la forza e l'imposizione per realizzare i loro oscuri piani di controllo e potere. Certo, non buttano bombe, mica sono così grezzi, appoggiano coloro che lo fanno (vedi Israele per citare il più recente che ricordi;) certo, non odiano, non sono mica così grezzi, loro disprezzano.
La differenza? Colui che odia ti vomita in faccia ciò che pensa di te, senza strategia alcuna.
Colui che disprezza invece, ha un sorriso ambiguo e un senso di superiorità malcelato... niente parolacce, non si abbassa a tanta banalità; fa finta di ascoltarti, perché è così che si fa, ma ha già una sua opinione su di te e sui fatti... e se non la pensi come lui ti dà del fascista o terrorista, per esempio, ma per lui questi non sono insulti, no, sono solo cosiderazioni evidenti, non discutibili...
Tronfi, commemorano la giornata della memoria per dissociarsi da ciò che hanno fatto i nostri padri, senza occuparsi di colmare la misura con i fatti nel momento presente: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. EBBENE, COLMATE LA MISURA DEI VOSTRI PADRI!" (Mt 23, 29)
Detto ciò, ora tutti a indignarsi per quanto sta accadendo in queste ore? Pur dissociandomi dall'uso della violenza, evidenzio che è stata la nostra accidia a lanciare quelle bombe, e non si fermerà fino a che non accetteremo di vedere in faccia la nostra squallida realtà.
Il contrario della verità cari amici non è la menzogna, ma l'ipocrisia, e questa, in qualche modo, va distrutta.
(di Federico Cimaroli)
#citazioni#federico cimaroli#zombie#società malata#società#svegliatevi#politica#ioocrisia#guerra#diavoli#falsità#mass media#manipolazioni#aprite gli occhi#sistema#verità#dittatura#covid#virus#bugie di stato#schiavi#ottusi#coglioni
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Top e flop 2019
Questo pezzo non riguarderà i film usciti nelle sale nel 2019 (anche perché ne ho visti molto pochi, non un campione attendibile), ma i film che ho visionato personalmente nell’anno appena trascorso. Di conseguenza ci saranno film di tutti i tempi, di tutte le nazioni, di tutte le colorazioni, di tutte le tipologie di suono, muti, sonori o musicali e chi più ne ha più ne metta. Questi sono solo una piccola parte dei film guardati, i migliori e i peggiori. Sarà insomma un compendio di consigli e sconsigli, con la garanzia che il sottoscritto è sempre dalla parte del pubblico e detesta i film barbosissimi che ricevono i magnificat della critica parruccona e dormiente. Lista dedicata al mio Maestro Massimo Bertarelli.
Il migliore (10 e lode): Oscar insanguinato
I grandissimi (voto 10)
Il mucchio selvaggio
Sacco e Vanzetti
Le due sorelle
Toy Story 3
Sciuscià
My Fair Lady
Repulsione
Il circo
Sogno di prigioniero
La visita
Una gita scolastica
L’anno scorso a Marienbad
L’asso nella manica
Pioggia di ricordi
Lo strano amore di Marta Ivers
Tarda primavera
I notevoli (voto 9)
L’eterna illusione
Vampyr
Mister Hula Hoop
Sbatti il mostro in prima pagina
Adua e le compagne
Prima linea
Il corvo (1943)
Dove la terra scotta
Il cammino della speranza
Rollerball
Il giorno più lungo
Don Camillo
Arlington Road
Mamma Roma
Zelig
Il carretto fantasma
Volto di donna
Ready Player One
Phenomena
The Killer
Madre!
Magnolia
Rango
Grisbì
Little Sister
La voce nella tempesta
La vita futura
La bisbetica domata
Il lungo addio
Quo Vadis
Germania anno zero
Una squillo per l’ispettore Klute
Anna dei miracoli
Sonatine
Ucciderò un uomo
Peggy Sue si è sposata
Cleo dalle 5 alle 7
Pane e tulipani
Non ci resta che piangere
Mery per sempre
L’isola di corallo
Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)
L’inafferrabile
Il grande sentiero (1930)
Lettera da una sconosciuta
L.A. Confidential
Senso
Luci del varietà
Gli uccelli
Figlia del vento
Vincitori e vinti
La rosa bianca
Un condannato a morte è fuggito
Lo spione
La storia dell’ultimo crisantemo
Accattone
L’età dell’innocenza
Lady Snowblood
Marty
I discutibili (voto 5)
Animali notturni
Naked
I Saw the Devil
Boiling Point
Loveless
Rainy Dog
Calvaire
Lettera a tre mogli
Insider
El sur
Drive
Kynodontas
Dogman
El Topo
Al di là delle montagne
Z, l’orgia del potere
Il migliore
Un genio, due compari, un pollo
L’amante immortale
Gatto nero, gatto bianco
Schegge di follia
Quanto costa morire
Il mistero di Wetherby
Winchester ‘73
The Village
La città verrà distrutta all’alba (1973)
Blow Out
Fuggiasco
Il passato
Il mondo perduto
Pelle alla conquista del mondo
Le porcherie (voto 0-4)
L’uomo dei cinque palloni
I ragazzi di Feng-Kwei
Coherence - Oltre lo spazio tempo
Matador
Anche i nani hanno cominciato da piccoli
L’asso di picche
Camera Obscura
La città perduta
L’uomo che venne dalla Terra
Manchester by the Sea
Hostel
It Follows
Lost in Translation
Sorgo rosso
L’isola
Tre manifesti a Ebbing
La vita a modo mio
La casa nera
Frances Ha
Stray Dogs
L’ultima onda
Paranoid Park
Cold War
Paranormal Activity
Maborosi
Senza lasciare traccia
Quella casa nel bosco
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EVVIVA I NONNI!!!
Martedì, 2 Ottobre 2018: Festa dei Nonni
Intervista a Mia Nonna

Cara Nonna, raccontami di Te:
Mi chiamo Emma e sono nata il 27 settembre 1939.
Dove hai vissuto?
Sono nata a Roma nella zona di Vigne Nuove, ma all’età di 2 anni sono stata confinata insieme alla mia famiglia per motivi politici a Grottaminarda (provincia di Avellino) e qui sono rimasta per 4 anni. Non si può immaginare la sofferenza fisica e psicologica provata in questi anni. Finita la guerra, nel 1946 siamo tornati a Roma. Tutto ciò che avevamo lasciato fu distrutto ma il fatto di essere vivi ci diede la forza necessaria per ricostruire la nostra vita.
Che scuola frequentavi?
Frequentai sia le Scuole Elementari che Commerciali (le attuali Scuole Medie) a Roma.
Per quanto riguarda le scuole Elementari andai i primi due anni alla Scuola Cattolica in Piazza Monte Gennaro mentre gli altri tre anni alla Scuola Comunale in Via Monte Fumaiolo. Sono stati anni di cui conservo dei ricordi stupendi: la scuola ci insegnava a vivere e questo mi è stato utile in tutta la mia vita. In particolare, ricordo con amore la Maestra Perucchini la quale mi ‘bacchettava’ spesso perché imparavo tutto a memoria tanto che il più delle volte, con un libro in testa, mi portava per le classi e tutti i compagni dovevano dirmi: “Somara”. Il colmo era quando toccava alla classe di mia sorella, la quale diventava rossa per la vergogna e appena uscivamo da scuola riferiva tutto ai miei genitori. Nonostante questo, per me era un gioco e ridevo d’incoscienza oltre al fatto che ho continuato ad imparare tutto a memoria e oggi, a 79 anni, ancora mi ricordo tutti i poemi e poesie studiate a scuola. Finite le elementari ho frequentato Le Scuole Commerciali Don Bosco in zona Monte Sacro. In questi anni strinsi amicizia con la mia amica Silvana, una studentessa modello o come dite oggi voi giovani una ‘secchiona’. Un’amicizia durata sino poco tempo fa quando purtroppo è venuta a mancare.
Come erano i rapporti con i tuoi genitori? Andavi d'accordo con tua sorella e tuo fratello?
Sono sempre andata d’accordo con i miei genitori i quali ci ha insegnato dei sani valori a cui tutt’oggi sono grata. Nella nostra famiglia, il dialogo era una costante; ci piaceva comunicare insieme, raccontarci la nostra quotidianità e questo non ci stancava mai. Non avevamo molto anzi quasi niente, ma proprio per questo eravamo altruisti l’uno con l’altro. L’amore era la forza dominante della nostra vita e difficilmente i nostri volti erano tristi. Siamo sempre state persone positive, ottimiste e speranzose e questo ci ha aiutato e ci aiuta tutt’ora nel sostenerci a vicenda.
Quali erano i tuoi passatempi preferiti?
Sono sempre stata una persona giocosa e lo sono tutt’ora. Mi piaceva stare all’aperto e con le mie amiche giocavamo a campana (infatti avevamo sempre il gessetto bianco dietro), acchiapparella, nascondino, mosca cieca, con la corda … quando pioveva invece giocavamo con le bambole di pezza che ci cucivano da noi. Non avevamo quello che hanno i bambini oggi ma dal mio punto di vista eravamo molto più creativi, una dote che purtroppo la tecnologia sta distruggendo.
Quali erano i tuoi sogni nel cassetto? Li hai realizzati?
Ho sempre custodito e nascosto i miei sogni per paura che non si realizzassero. Quello che nonna ti può dire è che pensavo di poter volare come Icaro, di diventare una Ginnasta Ritmica … avevo così tante idee che descriverle tutte sarebbe impossibile … ma il sogno più importante che ho realizzato è stato l’Amore e di questo non ho rimpianti.
Mi racconti di quando hai conosciuto il Nonno?
Quando ho conosciuto l’Amore, tuo nonno, eravamo giovanissimi: io avevo 13 anni e lui 16. Ci conoscemmo mentre stavo imparando il cucito presso una sarta (ai miei tempi era solito per le femmine imparare questi mestieri) che mi aveva incaricato di piegare i panni stesi e tuo nonno mi aiutò. Questo fu il nostro primo incontro. Siamo diventati amici e spesso mi riaccompagnava nei pressi di casa mia. Ci davamo sempre del Lei ma più ci conoscevamo più eravamo attratti l’uno d’altra. Successe che in un tardo pomeriggio d’agosto, mentre mi riaccompagnava lungo la strada di casa, mio padre ci venne incontro con la bicicletta e quando ci vide capì subito che non era una semplice amicizia ma qualcosa di più profondo. Tentò invano di dissuaderci ma vista la nostra determinazione gli intimò di presentarsi a casa nostra quella stessa domenica a pranzo coi suoi genitori … fu una domenica indimenticabile per tutti in tutti i sensi …
Ai tuoi tempi, essere fidanzati cosa significava?
Ai miei tempi non esisteva il permissivismo di oggi: le regole stabilite in casa andavano rispettate e su quelle non si transigeva. Per quanto possa sembrare un’ affermazione proibitiva, quest’educazione ci tutelava e ci insegnava a rispettare sia noi stessi che il prossimo. Ho sempre rispettato gli orari stabiliti e non ho mai avuto comportamenti discutibili ne in privato ne in pubblico. Per me era importante la stima della mia famiglia.
Mi rendo conto che i tempi sono cambiati ma oggi, non mi sembra esista una via di mezzo adeguata anzi il troppo permissivismo non fa altro che allontanare le famiglie; non esistono punti d’incontro e questo crea solo confusione.
Quando vi siete sposati con il Nonno?
Appena tuo nonno concluse gli anni di Servizio Militare obbligatorio, ci sposammo colmi di sogni. Eravamo materialmente poveri ma ricchi d’amore e questo ci ha permesso di affrontare le bufere della vita.
Crearvi una vostra famiglia cosa ha significato per entrambi?
Costruirsi una propria famiglia è stata una scuola di vita: abbiamo imparato l’importanza del rispettarsi reciprocamente e collaborare insieme. I nostri figli poi, hanno responsabilizzato la nostra vita e siamo ‘cresciuti’ insieme a loro. Ovviamente la vita di moglie e mamma è stata impegnativa (e lo è tutt’ora che i miei figli sono adulti e io sono nonna), ma ho sempre vissuto questa responsabilità con saggezza.
Cambieresti qualcosa della tua vita?
Neanche un po’, non voglio rovinare i miei sogni! Ho vissuto appieno la mia vita e non ho alcun rammarico e questo perché anche nei momenti peggiori ho sempre trovato uno spiraglio di luce che ha tenuto viva la mia gioia di vivere.
Cosa pensi della società odierna?
A mio avviso, la società è priva di valori, i giovani sono malconsigliati, l’autorità familiare e scolastica è calpestata e non si è più capaci di affrontare i problemi in modo maturo. Siamo diventati arroganti , parliamo tanto ma non vogliamo ascoltare. Credo che sia necessario fermarci e riflettere.
Cosa consiglieresti a noi giovani per sopravvivere in questa società fatta solo di apparenza ma non di sostanza?
Per me, questa società è ipocrita e falsa: ci illude facendoci credere che è possibile avere tutto senza sacrificio. Ai giovani dico che non serve giustificare o giustificarsi ma affrontare tutto ciò che la vita ci offre. Questo significa diventare grandi.
Grazie Nonna Cara del tempo dedicatomi! Ogni istante passato in tua compagnia non ha uguali e spero davvero un domani di essere per i miei nipotini ciò che tu sei per me da oltre 30 anni.

La Quercia
C'era nel bosco una quercia vecchiona: sotto la quercia un fungo porcino: e sotto il fungo, all’ombretta buona, c'era una mamma col suo bambino. Casa tranquilla e vita beata di quella povera famigliola! Immensa gioia da tutti ignorata tanto pia vera quanto pia sola! Ecco: alla fame un insetto bastava, uno da pranzo, uno da cena: e per la sete un goccin di rugiada: e per il freddo una ragnatela. Chi ci pensava alle feste del mondo che dànno tante e poi tante pene? A quei due poveri, nel bosco fondo, era assai festa volersi bene.
(Diego Valeri)
Intervista a cura di Viviana C.
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“Gli intellettuali sono misogini e la cultura italiana è consolatoria. Quanto a me… sono bakuniniana, ingestibile e non posso fare a meno di Dio”. Intervista scorretta a Veronica Tomassini
“A precipizio, cara Veronica”, le dico. E non la conosco. Di Veronica Tomassini conosco e riconosco soltanto il talento della lince nella selva del linguaggio. In verità – non m’importa di altro. Qualche giorno fa, su Linkiesta, nella rubrica in cui stronco un libro e ne esalto un secondo – troppo facile parlare sempre bene dei libri, troppo facile dirne sempre male – ho scritto, papale, che Elena Ferrante mi pare un ferro vecchio, è più eccitante la rubrica del cuore di una rivista femminile. Al contrario, la Tomassini che, letterariamente, non è nata ieri (Sangue di cane è edito da Lurana nel 2010; L’altro addio l’ha stampato Marsilio l’anno scorso), ha vertigini negli occhi, aghi sotto le unghie, verbi capaci di ulcerare, di sanare, di benedire. Apriti cielo. Il bon ton dei benpensanti della cultura ha vangato improperi, m’ha sotterrato nel tombino del livore. Amen – sia lode ai bestemmiatori – significa che abbiamo toccato il punto esatto da cui far sgorgare la luce. Perciò, eccoci. Stano Veronica dal suo eremo siracusano – la immagino vera icona degli intoccabili, una specie di santa elettrica che fa colazione tra gli estremi, che fa dell’emarginazione e dello smarginato il pasto. Finalmente, il vento delle cose ultime, che ha sentore di sale, il sapore del giusto. (d.b.)
Noi non ci conosciamo, giusto? Io ho sentito l’odore della tua scrittura, me ne sono deterso. E basta. Questo forse crea fastidi. Sul ruolo dell’invidia e della piccola crudeltà nella letteratura contemporanea: dimmi.
La misoginia degli scrittori, di alcuni. La segreta misoginia dell’intellettuale medio, o persino del cinico spinto, che ha paura delle donne? Del cripto qualcosa. Sono piccole crudeltà forse. Forse peggio delle orde di haters che digrignano i loro denti stupidamente e che non mi hanno risparmiato, per un pezzo, per un post, scomodando collettivi come i Wu Ming (presero le distanze, dalla slavofoba, a un mese dall’uscita del mio romanzo, l’anno scorso, niente male come intro) o giornalisti come Fulvio Grimaldi che in un suo scritto mi diede della razzista hitleriana o neofita dell’eugenetica Usa soltanto perché mi sono avventurata in un’analisi “letteraria” di Igor Vaclavic (il bandito, detto il russo, ricordi?). O altra gente così. Le prese per il culo articolate di Guia Soncini, le sua biografie allegre che scopro per caso. Le ho augurato di non diventare buona, casomai, più che altro per non perdere la ragione, o un adeguato posto nel mondo. Dovrebbe lanciare altrimenti margherite ai passanti o confezionare torte di mele. Sarebbe un disastro. Le cattiverie. Le allusioni dopo il tuo articolo su me e Elena Ferrante. In quel caso allusioni tutte femminili. Ma chi se ne importa.
Voglio farti parlare di politica. Da che parte stai? Che mondo è quello che vedi? T’importa il blabla dei SalviniDiMaioConte(contechi?)FicoBerlusca? Cosa rispondi: l’uscita dal mondo, lo sberleffo, la presa di posizione?
Io da che parte sto? Sto sorridendo mentre rispondo così: io sto fuori la porta. Come sempre. Ho votato il movimento, bisognava votare. L’orchestrina del Titanic-Pd stava per affondare. Bene, bravi, avrebbero suonato l’ultimo adagio? Inabissati. Voglio crederci al cambiamento, sono una visionaria, non lo so, qual era l’alternativa? Di Maio ha una faccia simpatica, dice delle cose che condivido. Nell’insieme credevo nel cambiamento, sennò uno muore. O cambi o muori. Non ho votato Salvini. Non sono di destra e non sono di una sinistra con le mani da signorina. No. Non ho mai avuto una tessera di partito. Tendenzialmente anarchica, idealmente prossima ai compari di Metello Salani (il Metello di Pratolini), del rione San Nicolò. I rivoluzionari di piazza Piattellina o Santa Maria del Fiore. Bakuniniana. Poi invece vivi in questo mondo rivelato. Fattene una ragione, bellezza, mi dico. Un mondo di socialmente indignati, facebookianamente “indignatori”, che marciano a suon di aforismi sbagliati, di iniziative gastronomiche discutibili, arancini per tutti e per la Diciotti, al porto di Catania. Intanto un paese senza Welfare State accolse con cattedratiche ovazioni l’irreprensibile del Loden e la sua claque di reindirizzatori. Lo ricordiamo questo bel preambolo? E Senza colpo ferire. Oggi le nostre resistenze da ricettario dovrebbero finire nei libri di storiografia o di Storia perché no, insieme con memorie fortissime come l’eccidio di Avola, vere rivolte con scioperanti armati di orgoglio da una parte; mentre noi ci presentiamo alla contemporaneità sollevando ferocemente sul taglio dell’orizzonte guantiere di soufflé siciliani. La grande Storia calata negli effluvi di una pasta al forno catanese (sarebbe stato il secondo passaggio?). Così riempiamo le piazze, issiamo gonfaloni accasciati amaramente su una presunta millantata tristezza civica, eppure è solo noia; saliamo su ipotetici bastioni del ridicolo e non lo sappiamo (che siano bastioni del ridicolo), come quando si è felici: qualcuno ce lo deve pur far notare che lo siamo. Felici. O ridicoli. Ci battiamo il petto seguendo il topic del momento.
Da scrittrice: ti affascina il potere (da studiare e da stanare) o la vicina con gli ultimi, i senza scampo, gli intoccabili?
Sono totalmente disinteressata al potere, ai soldi, a chi li detiene. Vivo sotto la soglia, non è che i soldi non mi siano necessari. Devo vivere, ho un figlio. Ma il potere e i soldi non sono un mito, una religione. Letterariamente mi annoiano a morte. Finisco con gli imperdonabili. Io sono un’imperdonabile. Mi hanno detto questo: potresti essere la Bess de Le onde del destino di Lars Von Trier. Cioè è verosimile che la mia logica confini con quel tipo di ottusa innocenza. Sentimentalmente preferisco finire con gli imperdonabili. I poveri. A volte ripeto un’esortazione: i miei amati poveri. Non è vero, non sono i miei amati poveri. Lo erano per una mistica, una sorella, lei li amava davvero. Io non lo so, non so se riesca davvero ad amare qualcuno. Il mio amore è insicuro, ha ambizioni universali, ma spesso è autistico, sordo. Però chi mi circonda appartiene a una comunità (o è un’enclave?): sono gli imperdonabili, restituiscono la reiterazione di un oltraggio, strisciano sulle ginocchia, hanno le labbra tumide di vino, indossano uno strano profumo, di vento e di una vita amena, primitiva, finiscono a botte, in una rissa. In una rapina. Devono chiedere scusa, sempre. E lo sanno fare. Dovrei invertire la tendenza, ho l’età giusta per farlo.
Credi in Dio? Credi in qualcosa? In che cosa credi? Un giorno mi parlasti della Consolazione… cosa agita la tua scrittura e da quale ambizione è mossa?
Dio è una continua preghiera, nella mia testa. Come fai a vivere senza Dio? La nostalgia, l’amore, la mancanza, l’assenza, cosa sono se non la deduzione dell’Eterno? Cos’è la nostalgia? Perché tendiamo all’amore? Basta leggere Sant’Agostino e le domande risuonano perenni e irrevocabili. Hanno una sola risposta: Dio. La mia scrittura forse nasce come testimonianza di Lui. Le storie che racconto nella mia vita furono straordinarie, consegnavano verità terribili e misericordiose. La misericordia è una rivoluzione. L’amore sconsiderato dell’Uomo dei Dolori è un gesto di dissidenza. La Consolazione è una grazia. I segni li riconosci, la Consolazione alla fine di un pianto inenarrabile, di una tristezza profondissima, arriva come un salmo in cui gettarsi.
Del mondo letterario odierno ti frega qualcosa? Cosa leggi, cosa hai letto, chi frequenti, cosa pensi della ‘cultura’ italiana?
Vorrei vincere un premio. Voglio vincerlo, ma poi faccio di tutto per riuscire fuori dai giri, per dire cose sconvenienti, per dire e basta. Invece di tacere. Diplomazia, accuratezza, equilibrio. Macché. Sono ingestibile. Così non frequento nessuno, geograficamente lontanissima da dove succedono le cose. La cultura italiana? Consolatoria, normalizzante, timorosa del pensiero, più che altro di non trovarlo più, impallato in ragionamenti da editor imberbi che vorrebbero rendere democratica l’eccellenza. La democratizzazione del talento è già in corso da un pezzo, è il grande male, può darsi. Negli ultimi anni leggo testi sacri perlopiù. Ma le mie letture sono stati i maestri russi, il realismo russo, il nostro neorealismo. Gli americani Evan Hunter, Saul Bellow, Henry Miller. I naturalisti francesi. I classici.
Se il dolore non ha riscatto e una parola non fa risorgere altro che la mancanza: perché scrivi?
Perché non so fare altro.
L'articolo “Gli intellettuali sono misogini e la cultura italiana è consolatoria. Quanto a me… sono bakuniniana, ingestibile e non posso fare a meno di Dio”. Intervista scorretta a Veronica Tomassini proviene da Pangea.
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L’eccellenza dei prodotti del Salumificio Spader stà nella qualità della filiera
I giornalisti e i comunicatori della rete internazionale Borghi d’Europa hanno potuto degustare i prodotti del Salumificio Spader di Mosnigo di Moriago della Battaglia, nel viaggio del gusto in dodici tappe che il Percorso Internazionale La Via dei Norcini ha proposto.
“In un recente passato – osserva Renzo Lupatin,Presidente di Borghi d’Europa- si è sprecata la parola qualità,facendola divenire uno slogan da appiccicare a prodotti o processi per lo meno discutibili. Oggi lo stesso problema si stà ripresentando con la parola sostenibilità”.
Emanuele Spader,nume tutelare dell’omonimo Salumificio del Quartier del Piave, ci dice :
“ L’eccellenza dei nostri prodotti si può raccontare soltanto raccontando la filiera. Si parte dalla scelta dei suini nazionali, dai sistemi di allevamento (alimentazione, benessere animale,ecc.), per giungere ai sistemi di lavorazione delle carni. Nel 2022 il Salumificio Spader continuerà la collaborazione con il progetto L’Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica), per approfondire tali tematiche.”
La progettazione di diete a basso contenuto proteico ; la gestione dei liquami come risorse preziose per ridurre le emissioni ; la copertura delle lagune per raccogliere il metano come fonte di energia ;
l’applicazione di una limitata quantità di liquame, necessaria al raccolto sul terreno agricolo ;
piantare alberi o erbe autoctone intorno all’area di produzione per creare frangivento e aree ombreggiate, che assorbiranno anche la CO2.
“ Questi alcuni dei temi che affronteremo nel capitolo di ricerca sulla sostenibilità negli
allevamenti dei suini. Ci sembra del tutto coerente con il cammino che il Salumificio Spader
ha intrapreso fin dal 2020 con ESOF, Trieste Città Europea della Scienza.
La Bottega dei ricordi
A fine agosto del 2020 Borghi d’Europa, nella cornice del progetto L’Europa delle scienze e della Cultura (Patrocinio IAI—Iniziativa Adriatico Jonica – Forum Intergovernativo per la Cooperazione regionale nella regione Adriatico-Jonica; ESOF2020, Euroscience Open Forum-Trieste, Città Europea della Scienza), ha realizzato, alla Sottostazione Elettrica in Porto Vecchio, due Giornali Orali sui seguenti temi:
Sostenibilità e ricerca scientifica nelle attività produttive
Sostenibilità e ricerca scientifica nella filiera agroalimentare.
In seguito a tale iniziativa, è nato il progetto internazionale “Eurosostenibilità”, coordinato dal prof. Gianluigi Pagano, giornalista e scrittore, direttore della Rivista ND (Natura Docet) di Milano.
Dopo il 5 agosto 2021 (quando si è tenuta a Trieste la Riunione dei Ministri del digitale nell’ambito della Presidenza Italiana del G20 ), Borghi d’Europa ha deciso di continuare lo sviluppo dei progetti sui seguenti temi :
Sostenibilità e ricerca scientifica nelle attività produttive
La sostenibilità in ambito finanziario: la finanza etica
La sostenibilità energetica
La sostenibilità e il turismo responsabile
La sostenibilità nel mondo dell’Abbigliamento e della Moda
La sostenibilità nel mondo dell’edilizia e dell’abitare
La sostenibilità nel mondo della salvaguardia ambientale
Sostenibilità e ricerca scientifica nella filiera agroalimentare
La sostenibilità nella filiera enoica
La sostenibilità nella filiera dei salumi e della carne
La sostenibilità nella filiera della farina e della pasta
La sostenibilità nella filiera del pane e della pizza.
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Marchionne per la Fiat-Fca è stato un amministratore delegato, oltreché presidente della Ferrari, tra i più determinanti e determinati degli ultimi vent’anni dopo l’uscita dall’azienda di Cesare Romiti (...) la Fiat rischiò addirittura di finire rottamata come un 'ferrovecchio' nella mani delle Banche e soltanto l’intervento deciso di Susanna Agnelli (...) evitò che quel progetto devastante per la Famiglia andasse in porto. Ad interim entrò in scena Luca Cordero di Montezemolo a fare da traghettatore per John Elkann il quale chiamò, al suo fianco, Marchionne. In questi quasi quindici anni di gestione l’Ad uscente ha rivoltato il Gruppo come un pedalino, abbandonando quasi del tutto la strada della finanza inaugurata da Romiti e seguita dagli altri, tranne che da Cantarella, per rilanciare la filosofia pratica della produzione automobilistica. Scelte talvolta discutibili e impopolari (...) ma certamente coraggiose e rivoluzionarie che in ogni caso hanno prodotto vantaggi enormi (...) Marchionne, dunque, è stato un dirigente-padrone assolutamente decisionista e per certi versi spietato in senso imprenditoriale adeguato ai tempi della globalizzazione. (...)
https://www.calciomercato.com/news/marchionne-in-gravi-condizioni-lascia-fca-ecco-cosa-cambia-per-l-37431
Il parere opportunamente bonificato ma non troppo su un Grande Manager (se ne parla come se fosse già scomparso: anche i tifosi juventini più inviperiti contro codesto “miscredente” che si permise di cazziare ferocemente John Elkann per gli ottanta milioni sottratti per Higuain e di pensare Alfa Romeo sponsor dell’Inter, comunque non se la sentono di calcare la mano).
Marchionne 14 anni orsono prese in mano un “ferrovecchio” in condizioni ILVA , la Fiat, e riuscì against all odds a moltiplicarne il valore per quasi dieci volte, ridandogli un domani. Il resto sono tutte pugnette.
Proveniva da esperienze del tutto diverse: complimenti quindi a chi lo selezionò che nei miei ricordi fu Umberto Agnelli, con buona pace di Susanna che si affidava a Lcdm, del ragazzotto John che se lo ritrovò nel pacchetto e dei servili cantori (della parte “giusta”) della Real Casata.
Ah, a proposito di Ilva e di vabbè, attendiamo ora giudizio mainstream sinistramente sindacal style e ossimorico, tipo “M. ha portato vantaggi all’azienda, meno agli operai e al Paese” da parte del guaglioncello fivestar da Pomigliano, voce dei molti banalotti in giro.
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Gli Swedish House Mafia ci salveranno dal reggaeton? Davvero?
Il set degli Swedish House Mafia, maghi della musica dance EDM col cuore all'Ultra Music Festival di Miami ha rimesso insieme le fila dei tanti dj & addetti ai lavori 'anti reggaeton', ovvero della maggioranza di chi passa ore ed ore ogni giorno a perder tempo sui social lamentandosi di come ieri si ballasse meglio, nei club italiani. All'hype train hanno contribuito non poco siti e testate, che però con l'hype ci lavorano e fanno bene ad ipotizzare robe tipo Swedish House Mafia @ Unite Tomorrowland Italy a Monza... Che la faccenda sia altamente improbabile non conta, un sito deve anche far sognare.
Tornando agli addetti ai lavori del clubbing italiano, quelli che lavorano davvero, hanno poco tempo di stare sui social a lamentarsi (chi scrive viene pagato per farlo, come ufficio stampa, altrimenti col piffero...) e cercano semplicemente di proporre ai loro clienti ciò che questi ultimi hanno voglia di ballare... Gli altri lavorano di fantasia e di ricordi, spesso inventati.
Ci sono voluti tre dj svedesi, che gli addetti ai lavori sanno essere spietati nel lavoro e bravissimi nel marketing, non solo nella musica ("Don't you Worry Child" resterà nella storia della musica perché come altri brani è un capolavoro) a farci gridare uniti a noi italiani, il nostro splendido inno anti reggaeton. Ecco il testo: "non passerà! Il reggaeton è durato poco, è morto! Ora possiamo tornare a far ballare come piace a noi".
Ma noi chi? I club italiani, per fortuna, vista la bassa qualità media dei "dj set" dei dj italiani, capaci soprattutto di proporre mash up & bootleg più e picchiare, più o meno a caso, si sono riempiti di sonorità diverse da tempo.
L'EDM 'forte' piace solo ai festival e in Asia. Non è una tendenza solo italiana, quella ad ammorbidire le sonorità, a rallentare i ritmi, a mescolare brani "forti" con la cassa dritta (tipo EDM), con brani "spezzati" (tipo hip hop, vedi le più recenti produzioni di Calvin Harris, David Guetta, Marshmello, etc) o addirittura almeno un po' latini. Sul palco dell'Ultra non c'è stato solo lo splendido 'revival degli Swedish House Mafia, Robin Shultz ha portato un certo J. Balvin.
I club italiani sono oggi pieni di format che mescolano pop, hip hop, reggaeton & dance di ogni tipo (Vida Loca, Mamacita, Touch Down, Besame, etc) perché l'EDM da salto è roba vecchia e non tornerà, a breve, nei club e perché questi party sono appunto FORMAT: non c'è solo la musica. E' l'idea, è l'evento, è lo staff organizzativo del party, che ha il suo show, che funziona.
Secondo chi scrive, che sicuramente sbaglia, il problema del clubbing italiano è la poca innovazione.
Chi innova, invece, di solito vince. Negli ultimi anni, oltre al tanto odiato reggaeton, abbiamo visto crescere tante realtà innovative: festival da più giorni ben comunicati come Nameless, festival techno spinti all'aperto come Decibel a Firenze e Il Grido a Gallipoli, festival "pop" come Popfest ancora a Gallipoli, super club estivi come la Praja (Gallipoli) e beach party da urlo come quelli del Samsara (Gallipoli, Riccione, Budva), mentre hanno tenuto altri beach party come quelli del mitico Papeete...
E non solo. Sono cresciuti club spesso un po' più adulti (ma non solo) in cui oltre a far ballare con stile si fanno pure cenare gli ospiti: dal binomio vincente Villa Bonin / Feel a Vicenza al Cost a Milano, dal Pelledoca di Milano (17 anni di successi) al Made di Como (cena del venerdì) ai due locali "bomba chic" di Brescia (Area Docks / Seconda Classe)...
Non è che va tutto male, in Italia, anche perché ci sono anche 'classiche' discoteche che funzionano, eccome.
A Brescia il Circus è pieno, così come il Paradiso, che è più pop. A Milano chi balla techno ha davanti a sé tante alternative (dai piccoli club al grande Amnesia) e può arrivare fino al Bolgia di Bergamo, che organizza pure un festivalone come Shade (2 giugno, c'è Marco Carola). A Firenze i locali sono tantissimi, per le dimensioni della città e lavorano quasi tutti. A Roma il rinnovamento del settore fashion di tanti PR tra cui Maurizio Maradona ha cambiato volto al settore (etc)...
Cosa è che invece va male, in Italia? Va male chi continua a guardare indietro, a riproporre vecchi schemi e logiche discutibili, anche dal punto di vista musicale.
Gli Swedish House Mafia, forse, produrranno altre hit. Nel frattempo, saranno bravissimi a passare all'incasso utilizzando il loro mito. Chi invece è riuscito a incarnare e guidare le tendenze musicali degli ultimi anni sono, ad esempio, i Daft Punk, che con la produzione dei recenti singoli "pop lenti" di The Weeknd hanno trasformato quest'ultimo nella superstar che è oggi e hanno contributo a creare il presente musicale (un mix di sonorità pop, anni ‘80, soft, disco e in parte latine). Certo, i Daft Punk, pur musicalmente definitivi, non passano all'incasso come gli SHM e per questo di loro si parla pochissimo, tra dj, addetti ai lavori e presunti tali sui social. Forse non è un bene. Anzi, non è un bene per nulla.
Buona estate a tutti.
(Lorenzo Tiezzi)
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👑 — 𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄 𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚 & 𝐦𝐢𝐤𝐞 𝐜𝐡𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 ❪ ↷↷ mini role ❫ blue moon 13.06.2020 — #ravenfirerpg
Aveva impiegato più tempo di quanto non volesse ammettere, ma il bisogno di Eleanor di apparire era sempre lì, pronto a dare voce a quella personalità che sapeva stendere tutti ai propri piedi. Aveva però imparato anche a mantenere un basso profilo quando la situazione lo richiedeva, soprattutto come in quell'occasione, dove se l'avessero mai scoperta, tutto il suo mondo sarebbe finito in pezzi. Giornate tra i libri, a prendere magari un caffè e serate dove lei stessa era la protagonista: era così che occupava il suo tempo. Quel sabato sera, infatti, non era diverso: aveva scelto con cura l'abito da indossare, aveva acconciato i capelli in morbide onde e infine aveva finito il trucco con un rossetto rosso che sembrava quasi il suo marchio di fabbrica. Si diresse al Blue Moon, un locale in quel di Ravenfire che raccoglieva una buonissima parte dei suoi coetanei, tra musica e drink. Ovviamente oltrepassò la cosa all'ingresso con un leggero sorriso ammiccante rivolto alla buttafuori ed entrò lasciandosi invadere dalla musica a tutto volume. Preferiva locali più chic, decisamente più eleganti, ma sentiva il bisogno di scatenarsi quella sera. Avanzò lentamente e solo quando intravide un volto che mai avrebbe pensato di vedere qui a Ravenfire, Eleanor si bloccò per un momento. L'esperimento s'avvicinò lentamente, scostando le persone che le stavano accanto fino a ritrovarsi l'uno di fronte all'altra.
« Mike Bradshaw? Ed io che ti pensavo ancora a New York... »
Mike Christian Bradshaw
Mike aveva preso l'impegno al Blue Moon seriamente. Da quando Richard gli aveva chiesto di tornare come proprietario presente e non più come investitore fantasma. Avevano avuto degli screzi i due e per questo Mike in un primo momento aveva lasciato, ma adesso che Dennis era sparito, Mike si sentiva in obbligo verso di lui. Non aveva spiegato all'uomo perchè fosse sparito per del tempo non prendendosi cura del locale. Come faceva a dire a qualcuno di essere stato rapito e mutato. Ora capiva come si sentivano gli x-men nel film. Scosse la testa e sorrise a causa di quel pensiero sciocco, ma che almeno lo aveva distratto da tutti quei pensieri cupi. Mike era sempre stato sopra le righe, non si era mai preoccupato di nulla e di nessuno, si divertiva, non aveva pensieri e responsabilità. Adesso era incatenato a Ravenfire e per di più stava prendendo degli impegni per la prima volta in vita sua. "Eleanor - mormorò con un sorriso sulle labbra - Io pensavo fossi TU ancora a New York" Avrebbe voluto dire altro, tipo 'magari, ma non posso', ma ovviamente non lo fece, non poteva. Non poteva parlare con nessuno, non che volesse farlo davvero. Perchè stava facendo tutti quei dannati pensieri cupi? Si stava stancando, si stava irritando da solo. "Ravenfire ha guadagnato una bellezza troppo sofisticata per questa rozza città"
Eleanor Dahlia H. Janssen
Era un sorriso a fior di labbra quello che s'intravedeva sul volto della newyorchese che, senza troppi convenevoli, s'era avvicinata a quella figura che non vedeva da fin troppo tempo. Ricordava come le loro serate fossero all'insegna del lusso, dello sfarzo e mai fosse abbastanza per i loro canoni, ma vederlo in quella realtà così diversa era decisamente strano. Un leggero movimento di labbra, la punta della lingua che andò ad inumidire quelle curve scarlatte e gli occhi che osservavano con attenzione come Mike di fatto non fosse cambiato. Ma che cosa ci faceva a Ravenfire? « Adulatore come sempre, eh? » Replicò con quella ironia che spesso sfociava nel suo essere accattivante ma senza mai cadere nella volgarità. Eleanor aveva fatto dell'eleganza la sua vita, nonostante il più delle volte Ravenfire mettesse a dura prova quelle passioni che ormai parevano quasi sopite. Da quando, appena due anni prima, la Janssen si trasferì in quella sperduta cittadina della Virginia, la vita che spesso mal tollerava era stata stravolta da qualcosa che aveva letto probabilmente solamente da bambina. Esseri sovrannaturali appartenevano ai libri per ragazzi, in quella parte delle librerie in cui difficilmente metteva piede, eppure era tutto vero. L'inizio fu devastante, aveva compiuto gesti fin troppo discutibili, ma aveva interpretato Ravenfire come una seconda occasione, un'opportunità per accettare ciò che le era successo e andare avanti, senza mai guardarsi indietro. Non era forse quello che aveva detto a Camille qualche settimana prima? Il suono della musica dava perfino noia all'esperimento in quel momento, ma ciò che aveva attirato la sua attenzione spingendola ad avvicinarsi ma senza mai entrare veramente in contatto era colui che le stava di fronte, alto e fiero. « Ormai da troppo tempo... Mi sono trasferita un paio d'anni fa e la mia vita, beh, è stata stravolta... Ti vedo però in ottima forma, non pensavo che ora avessi messo la testa a posto per concentrarti sugli affari. »
Mike Christian Bradshaw
"Mi conosci, come potrei mai esimermi da farti un complimento" Non che gli costasse molto considerando che effettivamente la riteneva una bellissima donna. Mike si riteneva davvero un debole quando si trattava di belle ragazze, non poteva infatti fare a meno di fare qualche complimento, fare l'adulatore e poi provarci spudoratamente. Molte cedevano senza troppi convenevoli per fortuna, anche perchè Mike sapeva di essere appetibile e attraente. Era fatto così, era un modo per pensare, era un modo piacevole per non pensare, meglio delle sbronze che si concedeva quando non trovava una donna, dato che le sbronze lasciavano dei postumi, il sesso occasionale no. "Dire che ho messo la testa apposto è un azzardo, Eleanor. Ma sto cercando di fare del mio meglio per questo locale, questo sì." Lo doveva a Richard e a Dennis. Era solo per quel senso di lealtà verso di loro che lo stava facendo. E anche perchè suo padre non insistesse troppo con il volerlo far tornare a New York, anche perchè ormai Mike non poteva più farlo. "Due anni, dici sul serio? Anche io sono qui da tanto.. Beh in realtà sono nato qui, non so se te l'ho mai detto."
Eleanor Dahlia H. Janssen
Aveva parlato con fare ammiccante, ma senza mai perdere di vista il suo interlocutore che sapeva bene come essere affascinante sul genere femminile. Le conquiste che aveva fatto nella Grande Mela erano ormai risapute, e stentava a credere che ci fosse nessuna donna accanto a lui a fargli qualche moina per accaparrarsi magari anche l'ottimo sesso che avrebbe mai potuto desiderare. Eppure, Eleanor era diversa. Certo, le piaceva il sesso e anche molto, ma mai avrebbe confuso gli affari con il piacere, questo era il suo mantra. Il rapporto che intercorreva tra lei e Mike era sincero ma sempre basato sulla battuta. « Sei nato qui a Ravenfire? Questa sì che è nuova... » Commentò avvicinandosi di un altro passo. Eppure vi era qualcosa in Mike che continuava ad attirarla verso di lui, la stessa che sentiva ogni volta che si trovava in compagnia di Ivar, Nevil o perfino Camille. Era un legame impossibile da riconoscere, ma soprattutto nella mente di Eleanor cominciarono a formarsi i peggio pensieri. Si ritrovò così a scrollare il capo per un momento prima di inclinarlo e studiarlo meglio. « Non pensavo che potessi essere così stacanovista, ma non mi aspettavo di vederti in un luogo diverso, sai? Non vengo qui regolarmente, ma quando accade è sempre un show, questo sì. Ad ogni modo, ormai Ravenfire ha il sapore di casa anche se non ha nulla a che vedere con New York. Ci vuole sempre un po' di accettazione, no? »
Mike Christian Bradshaw
"Sì, ho vissuto qui in pianta stabile fino a 11 anni" Aggiunse poi. Non aveva idea del perchè si stesse confidando tanto con la ragazza. Sì si conoscevano, avevano passato molto tempo insieme, ma se quegli argomenti non erano venuti fuori fino a quel momento un motivo c'era. Eppure quella sera c'era qualcosa di diverso, una sensazione di fedeltà nei confronti della giovane Janssen e viceversa. Insomma aveva una strana sensazione che non riusciva a spiegare, la stessa che aveva provato nei confronti di Trisha quando l'aveva conosciuta e la stessa che aveva provato per Camille quando la fata gliel'aveva presentata. "Non sono stakanovista, cerco solo di fare quello che devo per il locale" Si sentiva in debito per Richard e per Dennis, sebbene del secondo ormai non c'erano tracce e Mike non poteva che pensare al peggio. "Io, comunque, ho la scusa di essere nato qui, tu invece? Come ci sei finita in queste lande sperdute?"
Eleanor Dahlia H. Janssen
I ricordi di un passato turbolento spesso venivano accantonati da un presente importante, e tutto si poteva dire ma non che Eleanor avesse avuto una vita facile dopo il suo trasferimento, eppure l'aveva accettato. Aveva accettato ogni cosa successa senza nemmeno diventare la regina del dramma come spesso potevano giudicarla, e aveva fatto di quei poteri qualcosa a cui aggrapparsi, con tutte le sue forze. Ivar, Camille perfino, sembravano essere arrabbiati con quella nuova condizione, in collera nei confronti di un qualcuno totalmente astratto, eppure Eleanor sembrava essere fiera di quella forza, di quella brama che le scorreva nelle vene. Era semplicemente masochista? Solo in quel momento la newyorchese si rese conto che la stessa sensazione che aveva sentito con i due amici si stava ripetendo in quel momento in compagnia dell'amico di vecchia data. Che lui...? Impossibile, assolutamente impossibile. « Ed io che ti credevo un newyorchese doc. » Commentò cercando di stemperare quella sensazione che stava diventando sempre più insistente. Che fosse anche lui una pedina in un quadro molto più grande di loro non era da escludere, eppure non voleva crederci. « Vivo qui ormai da due anni, qualcosa in più forse... I miei genitori hanno voluto trasferirsi qui per le riserve petrolifere che giacciono attorno a Ravenfire, e a me non è rimasta altra scelta. Non sapevo però che questo trasferimento sarebbe stato l'inizio di qualcosa di completamente diverso... »
Mike Christian Bradshaw
Mike guardò curiosamente la vecchia amica cercando di scorgere qualche indizio, qualcosa che potesse in qualche modo dargli una specie di conferma di ciò che sentiva. Non aveva mai provato quella sensazione prima, anche perchè l'ultima volta che si erano visti lui era umano e anche lei lo era, doveva esserlo, altrimenti non avrebbe potuto essere a New York all'epoca. Eppure qualcosa di diverso c'era, Mike poteva sentirlo, ma poteva esserne certo? Il veggente non aveva ancora abbracciato quella vita, quella nuova natura, non sapeva se quelle sensazioni fossero davvero dovute a ciò che era o no. "No, non lo sono purtroppo" Quel purtroppo aveva mille significati. Se non avesse avuto legami con quella città non sarebbe diventato ciò che era in quel momento. Questo doveva ammetterlo. Ascoltò le spiegazioni della giovane donna e corrucciò poi la fronte, sentendo in quella frase qualcosa di allusivo. Era un messaggio per lui? Anche lei aveva gli stessi dubbi? "Cosa intendi esattamente?"
Eleanor Dahlia H. Janssen
Sapeva che con quelle parole Eleanor avrebbe attirato la di lui attenzione, un fatto che non avrebbe mai fatto con qualcun altro, eppure il suo sesto senso continuava a ripeterle che qualcosa non tornava. La sensazione di collegamento che aveva avvertito con Mike era un qualcosa che non avrebbe potuto spiegare in alcun modo, a meno che anche lui non fosse qualcun altro. Qualcosa nel di lui sguardo sembrava aver preso vita, una scintilla che appariva fin troppo simile a quella che aveva provato lei stessa qualche minuto prima e il fatto che glielo avesse chiesto, chissà, sarebbe potuto essere un inizio. Un sorriso di circostanza curvò le di lei labbra prima di lasciarsi andare ad una rapida scrollata di spalle. « Nulla di importante, davvero. Ora che ti ho ritrovato, non pensare di sparire, okay? » Commentò liquidando la faccenda come se fosse cosa da nulla, eppure il desiderio di scoprire maggiori informazioni sull'amico ritrovato era sempre un boccone troppo succulento per evitarlo. Solo dopo averlo salutato, Eleanor tornò a godersi la serata, piena di dubbi e soprattutto con un ritrovato stimolo.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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Lectio Divina
Luca 24,35-48
Giovedì, 16 Aprile, 2020
Tempo di Pasqua
1) Preghiera
O Padre, che da ogni parte della terra
hai riunito i popoli per lodare il tuo nome,
concedi che tutti i tuoi figli,
nati a nuova vita nelle acque del Battesimo
e animati dall’unica fede,
esprimano nelle opere l’unico amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48
In quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?” Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”.
Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.
3) Riflessione
• In questi giorni dopo la Pasqua, i testi del vangelo riportano le apparizioni di Gesù. All’inizio, nei primi anni dopo la morte e la risurrezione di Gesù, i cristiani si preoccupavano di difendere la risurrezione mediante apparizioni. Loro stessi, la comunità viva, era una grande apparizione di Gesù risorto. Ma nella misura in cui aumentavano le critiche dei nemici contro la fede nella risurrezione e che, all’interno, sorgevano critiche e dubbi rispetto alle diverse funzioni nelle comunità (cf. 1Cor 1,12), loro cominciavano a ricordare le apparizioni di Gesù. Ci sono due tipi di apparizioni: (a) quelle che accentuano i dubbi e le resistenze dei discepoli nel credere alla risurrezione, e (b) quelle che richiamano l’attenzione verso gli ordini di Gesù ai discepoli e le discepole conferendo loro qualche missione. Le prime rispondono alle critiche giunte dal di fuori. Mostrano che i cristiani non sono persone ingenue e credule che accettano qualsiasi cosa, bensì il contrario. Loro stessi hanno avuto molti dubbi nel credere alla risurrezione. Le altre rispondono alle critiche dal di dentro e fondano le funzioni ed i compiti comunitari non sulle qualità umane sempre discutibili, bensì sull’autorità e sugli ordini ricevuti da Gesù risorto. L’apparizione di Gesù nel vangelo di oggi combina i due aspetti: i dubbi dei discepoli e la missione di annunciare e perdonare ricevuta da Gesù.
• Luca 24,35: Il riassunto di Emmaus. Di ritorno a Gerusalemme, i due discepoli trovano la comunità riunita e comunicano l’esperienza che hanno vissuto. Narrano ciò che è avvenuto lungo il cammino e come riconobbero Gesù nella frazione del pane. La comunità riunita, a sua volta, comunica l’apparizione di Gesù a Pietro. Fu una condivisione reciproca dell’esperienza della risurrezione, come avviene anche oggi quando le comunità si riuniscono per dividere assieme e celebrare la loro fede, la loro speranza ed il loro amore.
• Luca 24,36-37: L’apparizione di Gesù produce spavento nei discepoli. In questo momento, Gesù si rende presente in mezzo a loro e dice: “La Pace sia con voi!” E’ il saluto più frequente di Gesù: “La Pace sia con voi!” (Gv 14,27; 16,33; 20,19.21.26). Ma i discepoli, vedendo Gesù, si spaventano e non lo riconoscono. Dinanzi a loro c’è Gesù in persona, ma loro pensano di vedere uno spirito, un fantasma. Non riescono a credere. Non avviene l’incontro tra Gesù di Nazaret e Gesù risorto.
• Luca 24,38- 40: Gesù aiuta a superare la paura e l’incredulità. Gesù fa due cose per aiutare i discepoli a superare lo spavento e l’incredulità. Mostra le sue mani ed i suoi piedi, dicendo:“Sono io!”, e ordina di toccare il corpo dicendo: “Un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che io ho!” Gesù mostra le mani ed i piedi, perché in essi c’è il segno dei chiodi (cf. Gv 20,25-27). Il Cristo risorto è Gesù di Nazaret, lo stesso che fu appeso alla Croce, e non un Cristo fantasma come immaginarono i discepoli, vedendolo. Lui ordina di toccare il suo corpo, perché la risurrezione è risurrezione di tutta la persona, corpo ed anima. La risurrezione non ha nulla a che vedere con la teoria dell’immortalità dell’anima, insegnata dai greci.
• Luca 24,41-43: L’altro gesto per aiutarli a superare l’incredulità. Ma non basta! Luca dice che non riuscivano a credere perché inondati di gioia. Gesù chiede loro di dargli qualcosa da mangiare. Loro gli offrono una porzione di pesce e lui mangia dinanzi a loro, per aiutarli a superare il dubbio.
• Luca 24,44-47: Una chiave di lettura per capire il significato nuovo della Scrittura. Una delle maggiori difficoltà dei primi cristiani era quella di accettare al crocifisso come il messia promesso, poiché la legge insegnava che una persona crocifissa era “maledetta da Dio” (Dt 21,22-23). Per questo, era importante sapere che la Scrittura aveva annunciato già che “Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti il terzo giorno e che nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”. Gesù mostra loro ciò che era già scritto nella Legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi. Gesù risorto, vivo in mezzo a loro, diventa la chiave per aprire loro il significato totale della Sacra Scrittura.
• Luca 24,48: Voi siete testimoni di questo. In questo ordine finale è racchiusa tutta la missione delle comunità cristiane: essere testimoni della risurrezione, in modo che sia manifestato l’amore di Dio che ci accoglie e ci perdona, e che vuole che viviamo in comunità da figli e figlie, fratelli e sorelle gli uni gli altri.
4) Per un confronto personale
• A volte, l’incredulità e il dubbio si annidano nel cuore e indeboliscono la certezza che la fede ci dà nei riguardi della presenza di Dio nella nostra vita. Hai vissuto questa esperienza qualche volta? Come lo hai superato?
• La nostra missione, ed anche la mia missione, è quella di essere testimoni dell’amore di Dio rivelato in Gesù. Sono testimone di questo amore?
5) Preghiera finale
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi? (Sal 8)
https://ocarm.org/it/content/lectio/lectio-divina-luca-2435-48
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Lo chiamavano Tatanka è il libro autobiografico scritto da Hubner e Tiziano Marino

Mi chiamavano Tatanka è il titolo del libro, edito da Baldini+Castoldi che Dario Hubner ha scritto col giornalista freelance Tiziano Marino. E noi con l’ex attaccante – goleador triestino, (ah … com’era romantico il suo football) ma cremasco (di Capergnanica) d’adozione, volentieri abbiamo scambiato due parole… Come ti è arrivata la bella idea di mettere in un volume una parte della tua vita? Mi ha convinto Tiziano Marino, un ragazzo in gamba, un mio ammiratore e con lui mi sono divertito a mettere su carta ricordi, episodi ed emozioni di vita e sport. Non è la classica raccolta autobiografica, ma un qualcosa di diverso tutto da leggere. Farete presentazioni qua e là? Appena finirà l’emergenza sanitaria da coronavirus ci metteremo in moto. A proposito, dopo aver giocato una partita sabato scorso coi miei ragazzi dell’Accademia (equipe composta da ragazzi diversamente abili di Mantova) a Milano, causa un caso di positività riscontrato nella squadra avversaria siamo e sono in quarantena precauzionale. Ma sto benissimo e non ci sono problemi. Senti ma … quando giocavi col Brescia piuttosto che col Piacenza contro le cosiddette grandi squadre avvertivi la mitologica sudditanza psicologica a favore dei quotati avversari? Allora ho avuto rigori a favore, altri a sfavore, altri discutibili e altri ancora non fischiati. E magari determinati penalty non concessi alla mia squadra faticavano a trovare posto nelle successive moviole o discussioni televisive. Il Var oggi, in tal senso, qualcosina ha cambiato e pure le realtà medio – piccole possono ottenere, direttamente in campo, ciò che meritano. La Lazio può vincere lo scudetto? Giocano liberi, leggeri e bene i laziali e sì, sono da scudetto? Chi faresti giocare titolare nel reparto offensivo dell’Italia ai prossimi Europei estivi… Se dico Immobile della Lazio capolista è troppo facile? Un centravanti rende al meglio e segna se il resto della squadra lo sostiene. Ed è ciò che sta succedendo al biancoceleste Ciro. Belotti? Il granata l’ho indicato parecchie volte quale mio erede, ma il Torino quest’anno non gira. Il tuo gol più bello? Mah … ricordo tutte le mie reti con affetto, ma se devo indicarne uno dico quello fatto in un San Siro pieno, al mio debutto in serie A col Brescia contro l’Inter. (Per la cronaca Hubner segnò una grande rete su passaggio di un certo Pirlo. Tra i nerazzurri giocava un certo Ronaldo). La Pergolettese in serie C può salvarsi? Dopo un brutto avvio i gialloblù si sono ripresi e la società è sana. L’importante è arrivare almeno ai playoff. Detto ciò … la salvezza non è impossibile. Un domani ti vedi su una panchina? Sai, boh …è dura rimettersi in gioco, sono fuori dal giro da un po’. E per ora scarterei eventuali proposte provenienti da sodalizi dilettantistici. Stefano Mauri Read the full article
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ricordi da conservare
ogni tanto dimentico che questo è un quaderno di appunti per le cose che non si ricorderanno.
per esempio. sei un dormiglioncello. ho dovuto trovare un pannolino lavabile maxi notte con una cover superfichissima coi teschi messicani, in modo che non ti stranisci perché ci alziamo per cambiarci.
la cover superfichissima coi teschi messicani la conserveremo, nella scatoletta dei nostri vestiti preferiti.
per esempio. quando ti marsupio (è tutto un parlare pieno di neologismi), ti canto sempre delle canzoni. e tu canti con me. anche se il tuo sembra più un lamento/cigolio.
top three delle ninne nanne:
prima incontrastata pena de l’alma di vinicio capossela
seconda skinny love di bon iver
terze sono delle discutibili versioni della società dei magnaccioni con testi improvvisati ad hoc.
ci piace anche del verde di calcutta , che non so perché mi fa pensare a quando sarai grande.
e con molta vergogna anche enfasi, de la sierra.
poi abbiamo tutta una playlist. che se riesco ti allegherò.
con amore, tua madre, mezza.
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30 gen. - 8 feb. 2019
Esquel - El Bolsòn [Argentina]

A leggere la Lonely, sembra che in qualsiasi benedetto paesino della patagonia argentina si possano fare le stesse emozionantissime cose: rafting, kayaking, horse riding, trekking, cycling... pare che annesso ad ogni villaggio ci sia sempre un lago, un fiume, un parco nazionale imperdibile... e francamente, ormai, di queste cose ne abbiamo fatte e viste in abbondanza. Per questo, scegliendo come prossima destinazione Esquel, pronunciato dai locali con un buffo "ECCHEL" che ci fa sorridere ogni volta che lo sentiamo, non ci aspettiamo niente di particolarmente eccitante. Anzi, alle volte ci chiediamo perché abbiamo deciso di fermarci. Il fatto è che il nostro animo oscilla tra la volontà di saltare a piè pari molti paesini ed andare dritti al sodo verso quei luoghi che sappiamo essere davvero imperdibili, ed il senso di colpa misto alla speranza che proprio quei paesini tanto anonimi possano riservare delle sorprese inaspettate. Finora, quest'ultimo sentimento ha guidato le nostre scelte. Nel caso di Esquel, le nostre iniziali aspettative vengono tristemente confermate: ci accoglie l'ennesimo anonimo paesino di montagna che andrà perso col tempo nella memoria. Già ora che scriviamo, a quasi un mese di distanza, fatichiamo a dare forma ai ricordi di questo villaggio.
Tornano sicuramente alla mente il caldo improvviso dopo oltre un mese di freddo e soprattutto la paura per il hantavirus. È da mesi che sentiamo parlare di questa malattia trasmessa dai ratti: c'è chi ci ha raccontato di come abbia ucciso un'intera famiglia durante un matrimonio, chi dice che esista da sempre ma non sia un pericolo, chi afferma che sia incurabile e letale. Non sappiamo a chi credere e, più ci avviciniamo alla zona a rischio, più abbiamo paura. Eppure, qui, nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Ne parliamo con chiunque ci capiti a tiro, e il quadro si fa via via più chiaro: il hantavirus è perennemente presente in queste zone e diventa un pericolo d'estate, quando le persone campeggiano nei parchi, rischiando di venire a contatto con feci o urina di roditori. Quest'anno ha fatto tanto scalpore perché, durante una festa di 15° compleanno (qui festeggiato in grande, peggio del nostro 18°), il virus si è propagato tra gli invitati, uccidendone una decina. I sintomi sono comuni (mal di testa, vomito, nausea) e, se non curati per tempo, rendono la malattia mortale. Siamo sollevati di aver finalmente fatto luce su questo mistero (e di sapere che è curabile), tuttavia restiamo cauti e un poco timorosi, mentre ci dirigiamo verso il Parque Nacional Los Alerces.

Dopo un paio di notti in un vero letto, è difficile essere entusiasti di dormire in tenda sullo scomodo materassino gonfiabile, mangiando cibo riscaldato. Un poco controvoglia e inspiegabilmente stanchi, ci trasciniamo per i sentieri di questo parco dai laghi verde acqua, consapevoli di avere una camminata di 8 km per raggiungere il campeggio gratuito.
L'autostop non va in porto e finiamo per mangiare polvere per 2 ore, prima di raggiungere la spiaggetta su cui piantare la tenda e sorseggiare birra calda, mentre osserviamo i coraggiosi argentini che si bagnano nell'acqua gelida del lago. Attorno a noi comincia a scendere il buio, mentre la gente fa scorta di legna per accendere il fuoco. La notte è inquieta e rumorosa a causa di un gruppo di campeggiatori che canta e suona la chitarra fino alle prime ore del mattino. Quando arriva il nuovo giorno, vogliamo solo tornarcene in paese.
A parte questo, Esquel segna la nostra definitiva conversione al cibo da ostello. Dopo oltre due mesi di vani tentativi in ristoranti discutibili, cibo pessimo e pesante, gettiamo la spugna e torniamo al buon vecchio e affidabile fai da te. Assaggiare il cibo locale rimane il nostro passatempo preferito, eppure abbiamo sempre l'impressione che, a parte un paio di piatti forti, non ci sia mai nulla di indimenticabile.
[Marco. A migliaia di km di distanza riecheggiano nell'aria le parole di papà: "Mangia a casa che è meglio", oppure "Bisogna stare a casa!". Sorrido, pensando a quanta saggezza ci fosse dietro a quegli imperativi categorici. Fatto sta che ora sono dall'altra parte del mondo e sono stufo di mangiare merda!]. Così ci organizziamo, andiamo a fare la spesa e ci mettiamo al lavoro, che alla fine è anche la cosa che più ci piace fare e che ci dona più soddisfazione. Ci costa un po' di fatica adattarci agli spazi comuni degli ostelli, agli utensili inadeguati, agli ingredienti diversi, ma tecnica e amore sopperiscono alla grande a queste mancanze. Il risultato è che con meno soldi mangiamo meglio e più sano. Che vuoi di più?
Qualcosa ci fa credere che riusciremo facilmente a trovare un passaggio da Esquel ad El Bolsón. Non ci sbagliamo, in un certo senso: stiamo facendo autostop da poco, quando una macchina ci carica su. Un attore barbuto, che a dicembre si trasforma in Babbo Natale, ci offre di portarci a qualche km da El Bolsón, che potremo poi raggiungere in colectivo. La verità è che ci lascia nel mezzo del nulla, sotto il sole cocente dell'ora di pranzo, a 25 km di distanza dal paese, in un punto in cui gli autobus passano solo verso sera e le auto sfrecciano veloci. Ci occorrono altri tre passaggi per raggiungere la nostra destinazione, bruciati dal sole e sfiniti.

El Bolsòn è un paesino tutto sommato piacevole, rilassato e colorato. Alla feria artesanal passeggiamo tra le bancarelle piene di ammenicoli e mate riccamente decorati. Tutto è rigorosamente fatto a mano dagli innumerevoli hippies che popolano il paese. Sono tanti, troppi. Bivaccano per strada o nei parchi come i cani randagi. Saranno anche folkloristici, ma non sono un piacere per la vista. Sembrano fatti con lo stampino: hanno i rasta o i capelli colorati, mezzo cranio rasato; piercing e tatuaggi ovunque; vestiti lerci e rotti; sono scalzi ed hanno i piedi neri; armeggiano con i birilli ai semafori oppure vendono braccialetti...

Cerchiamo pace e tranquillità lontano da tutta questa stravaganza facendoci il nostro solito weekeend fuori porta, piantando la tenda al lato di una magnifica baita in stile altoatesino, il Refugio Hielo Azul: una casetta interamente costruita in legno, con tanto di altalena, slackline e campo da calcio con vista ghiacciaio.

Trascorriamo la notte in questo piccolo paradiso di relax, svegliandoci per andare ad ammirare le stelle. La via lattea splende, il cielo è un tappeto nero costellato di luci brillanti, è stupendo. Il giorno seguente torniamo ad El Bolsòn, dopo una lunga camminata che passa per il rifugio Cajon e lo splendido Rio Azul, un fiume verdeacqua e sorprendentemente cristallino. Quando ricompariamo sulla soglia dell'ostello di El Bolsòn, non sappiamo se i proprietari siano contenti o meno di rivederci...

Ad El Bolsòn proseguiamo infatti nella direzione già presa ad Esquel, sperimentando piatti più arditi e mettendo alle corde la cucina dello sventurato ostello che ci ospita. Trascorriamo un giorno intero ai fornelli per praparare il cibo per il weekend al rifugio. Ci sembra di essere diventati come tutti quei backpackers che passano le giornate a cazzeggiare in ostello e a farsi da mangiare. A quanto pare, però, tra noi e gli altri c'è una certa differenza: "Più amore e più impegno", dicono i proprietari dell'ostello mentre ci guardano incuriositi ed un po' preoccupati per il flusso continuo di gas ed elettricità richiesto dalle nostre preparazioni. Noi ridiamo, chiedendoci se d'ora in poi troveremo le nostre foto segnaletiche nelle cucine degli ostelli con scritto "Noi non possiamo entrare".
Suscitiamo invidia, tutti intorno a noi guardano i nostri piatti ricchi e profumati mentre mangiano pasta con aglio, carote grattugiate, cetrioli e uova sode. Dal canto nostro, noi non siamo mai soddisfatti. Gli ingredienti disponibili in Argentina sono sempre gli stessi: formaggi insapori, salumi che somigliano a dei blocchi di plastica rosa, pasta gommosa e pesce inesistente (ovvero sempre e solo carne). Proprio per questo, ogni tentativo di farci da mangiare ci lascia con l'amaro in bocca, perché il risultato finale non ha mai il sapore di casa. Non ne possiamo più! Viene voglia di prendere un aereo per tornare alla madrepatria!
Il fatto è che essere italiani è una croce, ce ne convinciamo sempre di più viaggiando. In Italia abbiamo una varietà ed una qualità di materie prime inimitabili; abbiamo una cultura enogastronomica senza paragoni, frutto di una storia millenaria che si tramanda di generazione in generazione; abbiamo abitudine sane, coscienza e consapevolezza sempre maggiori dell'importanza di mangiare bene. Ed i pregi non si limitano alla tavola. Abbiamo un clima ottimo, montagne maestose e mari cristallini, vallate verdeggianti e laghi limpidi; abbiamo buon gusto nel mangiare, nel vestirci, nel comportarci; abbiamo standard di igiene personale molto alti (W il bidet!). Tutto ciò, ovviamente, risalta per contrasto quando si viaggia, da un lato rende durissima la vita del backpacker italiano, dall'altro lo rende orgoglioso delle sue radici.

Il nostro piatto di Esquel ed El Bolsòn è: la milanesa di coscia di pollo
Le nostre canzoni di Esquel ed El Bolsòn sono: Inmigrantes - Graffiti e Sud Sound System - Le Radici Ca Tieni
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5 anni dopo
premetto che non so se sarò esaustiva in questo testo, sicuramente una volta finito di scrivere mi verranno in mente altre mille cose ma fa niente. non so nemmeno a chi né perché io stia scrivendo questa cosa. credo che fingerò di scrivere alla Francesca sedicenne che schifava l’umanità e repostava su tumblr, che metteva collanine di merda e aveva gusti discutibili sia in musica che in vestiario. un po’ come se io fossi (il che in realtà è così) la versione più grande di me stessa che, direttamente dal futuro, venga a raccontare cosa succederà alla Francesca sedicenne nei prossimi 5 anni.
mi pare un bel gioco!
Cara Francesca sedicenne, un bel giorno ti taglierai i capelli ancora più corti di quanto li avevi tagliati il 31 dicembre in preda ad un attacco di ribellione nei confronti del sistema e ti dirò di più, farai anche la frangetta. sai cos’altro farai? ti metterai con il tuo migliore amico, ci farai sesso, starai con lui un annetto circa per poi venire tradita e lasciata. piangerai. romperai i coglioni a TUTTI. non capirai più niente. Ti diplomerai, già incredibile ma vero, perderai la testa per quella cazzo di maturità tra danza e studio non ci capirai più nulla e avrai molteplici crisi. uscirai dal liceo con un bell’89. ti porterai dietro dei bei ricordi delle superiori, nonostante il trash pazzesco, avrai delle brave amiche su cui contare per divertimento e consolazioni varie. tutta felice andrai in vacanza per la prima volta con le amiche e ti divertirai un sacco tra sbronze, after, acqua cristallina ed avventure varie. purtroppo non sai ancora gestire le avventure e ci rimani sotto per qualche tempo. poi arriva l’università. ti iscrivi a scienze dell’educazione nell’università degli studi di Bergamo. sei da sola, ma tanto anche le tue amiche lo sono poiché avete scelto facoltà diverse come le vostre personalità d’altronde. per la prima volta non ci metti più 5 minuti per raggiungere il tuo luogo di studio, bensì un’ora e mezza, ma non ti preoccupare non sarai sola. conoscerai una ragazza che ci metterà addirittura più tempo di te perché abita in alta valle. è una simpaticona e nel giro di poco farai amicizia. condividerete pareri, ansie pre-esame, amori andati male e pettegolezzi vari. capirai che l’università non è come la scuola e che dovrai fare una scelta, o meglio LA scelta; quella che andrà poi ad influenzare tutto il resto. capirai che da grande vorrai fare l’insegnante di ballo e comincerai a lavorare a scuola quindi studiando e lavorando non potrai avere una media alta come quella alle superiori. incolperai te stessa per un po’, ti sentirai stupida, ma poi pian piano capirai. prenderai la patente. già pazzesco. questa cosa ti cambierà la vita perché non solo potrai andare dove ti pare senza elemosinare dei maledetti passaggi, ma potrai andare ad insegnare in nuove scuole e comincerai pian piano ad affermarti come insegnante (facendo anche qualche soldo). conoscerai un ragazzo sul treno ed avrai una relazione con lui. ti mollerà per la ex. soffrirai. che stupida perdita di tempo, ti ha solo usata, prosciugata e voleva anche obbligarti a fare una cosa che non volevi fare. è necessario però che tu soffra per poi arrivare ad un momento di pace interiore. andrai in vacanza di nuovo con le tue amiche e sarà molto meglio della volta precedente. sai come ci si diverte. sai molte più cose di prima e passi la vacanza migliore, anzi l’estate migliore della tua vita. arriva un altro anno di università e anche qui sei pronta, sai gestirti, sai come funziona, riesci ad insegnare, studiare, allenarti, ballare ed uscire senza problemi. ormai sei un drago dell’organizzazione. arriva un compleanno di un’amica e un’altra relazione che possiamo definire la tua prima vera storia d’amore. fidati di lui ma ricordati chi sei. arriva una pandemia globale, non ridere è davvero così lo so che non ci credi e pensi che stia esagerando o che sia una metafora ma è esattamente così. credo che te lo racconterò un’altra volta. comunque adesso le restrizioni si sono allentate e si spera per il meglio, sinceramente credo proprio che arriverà un meglio e che sto andando davvero dalla parte giusta. fidati di me. o meglio, di te. fai esattamente il cazzo che vuoi, che ti fa stare bene. amati e ricordati che studiare è come andare in palestra e viceversa. sei il tuo corpo e la tua mente, lo so che ora ti sembra un discorso astruso e da rincoglionita ma capirai. adesso ho 21 anni.
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