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EVVIVA I NONNI!!!
Martedì, 2 Ottobre 2018: Festa dei Nonni
Intervista a Mia Nonna
Cara Nonna, raccontami di Te:
Mi chiamo Emma e sono nata il 27 settembre 1939.
Dove hai vissuto?
Sono nata a Roma nella zona di Vigne Nuove, ma all’età di 2 anni sono stata confinata insieme alla mia famiglia per motivi politici a Grottaminarda (provincia di Avellino) e qui sono rimasta per 4 anni. Non si può immaginare la sofferenza fisica e psicologica provata in questi anni. Finita la guerra, nel 1946 siamo tornati a Roma. Tutto ciò che avevamo lasciato fu distrutto ma il fatto di essere vivi ci diede la forza necessaria per ricostruire la nostra vita.
Che scuola frequentavi?
Frequentai sia le Scuole Elementari che Commerciali (le attuali Scuole Medie) a Roma.
Per quanto riguarda le scuole Elementari andai i primi due anni alla Scuola Cattolica in Piazza Monte Gennaro mentre gli altri tre anni alla Scuola Comunale in Via Monte Fumaiolo. Sono stati anni di cui conservo dei ricordi stupendi: la scuola ci insegnava a vivere e questo mi è stato utile in tutta la mia vita. In particolare, ricordo con amore la Maestra Perucchini la quale mi ‘bacchettava’ spesso perché imparavo tutto a memoria tanto che il più delle volte, con un libro in testa, mi portava per le classi e tutti i compagni dovevano dirmi: “Somara”. Il colmo era quando toccava alla classe di mia sorella, la quale diventava rossa per la vergogna e appena uscivamo da scuola riferiva tutto ai miei genitori. Nonostante questo, per me era un gioco e ridevo d’incoscienza oltre al fatto che ho continuato ad imparare tutto a memoria e oggi, a 79 anni, ancora mi ricordo tutti i poemi e poesie studiate a scuola. Finite le elementari ho frequentato Le Scuole Commerciali Don Bosco in zona Monte Sacro. In questi anni strinsi amicizia con la mia amica Silvana, una studentessa modello o come dite oggi voi giovani una ‘secchiona’. Un’amicizia durata sino poco tempo fa quando purtroppo è venuta a mancare.
Come erano i rapporti con i tuoi genitori? Andavi d'accordo con tua sorella e tuo fratello?
Sono sempre andata d’accordo con i miei genitori i quali ci ha insegnato dei sani valori a cui tutt’oggi sono grata. Nella nostra famiglia, il dialogo era una costante; ci piaceva comunicare insieme, raccontarci la nostra quotidianità e questo non ci stancava mai. Non avevamo molto anzi quasi niente, ma proprio per questo eravamo altruisti l’uno con l’altro. L’amore era la forza dominante della nostra vita e difficilmente i nostri volti erano tristi. Siamo sempre state persone positive, ottimiste e speranzose e questo ci ha aiutato e ci aiuta tutt’ora nel sostenerci a vicenda.
Quali erano i tuoi passatempi preferiti?
Sono sempre stata una persona giocosa e lo sono tutt’ora. Mi piaceva stare all’aperto e con le mie amiche giocavamo a campana (infatti avevamo sempre il gessetto bianco dietro), acchiapparella, nascondino, mosca cieca, con la corda … quando pioveva invece giocavamo con le bambole di pezza che ci cucivano da noi. Non avevamo quello che hanno i bambini oggi ma dal mio punto di vista eravamo molto più creativi, una dote che purtroppo la tecnologia sta distruggendo.
Quali erano i tuoi sogni nel cassetto? Li hai realizzati?
Ho sempre custodito e nascosto i miei sogni per paura che non si realizzassero. Quello che nonna ti può dire è che pensavo di poter volare come Icaro, di diventare una Ginnasta Ritmica … avevo così tante idee che descriverle tutte sarebbe impossibile … ma il sogno più importante che ho realizzato è stato l’Amore e di questo non ho rimpianti.
Mi racconti di quando hai conosciuto il Nonno?
Quando ho conosciuto l’Amore, tuo nonno, eravamo giovanissimi: io avevo 13 anni e lui 16. Ci conoscemmo mentre stavo imparando il cucito presso una sarta (ai miei tempi era solito per le femmine imparare questi mestieri) che mi aveva incaricato di piegare i panni stesi e tuo nonno mi aiutò. Questo fu il nostro primo incontro. Siamo diventati amici e spesso mi riaccompagnava nei pressi di casa mia. Ci davamo sempre del Lei ma più ci conoscevamo più eravamo attratti l’uno d’altra. Successe che in un tardo pomeriggio d’agosto, mentre mi riaccompagnava lungo la strada di casa, mio padre ci venne incontro con la bicicletta e quando ci vide capì subito che non era una semplice amicizia ma qualcosa di più profondo. Tentò invano di dissuaderci ma vista la nostra determinazione gli intimò di presentarsi a casa nostra quella stessa domenica a pranzo coi suoi genitori … fu una domenica indimenticabile per tutti in tutti i sensi …
Ai tuoi tempi, essere fidanzati cosa significava?
Ai miei tempi non esisteva il permissivismo di oggi: le regole stabilite in casa andavano rispettate e su quelle non si transigeva. Per quanto possa sembrare un’ affermazione proibitiva, quest’educazione ci tutelava e ci insegnava a rispettare sia noi stessi che il prossimo. Ho sempre rispettato gli orari stabiliti e non ho mai avuto comportamenti discutibili ne in privato ne in pubblico. Per me era importante la stima della mia famiglia.
Mi rendo conto che i tempi sono cambiati ma oggi, non mi sembra esista una via di mezzo adeguata anzi il troppo permissivismo non fa altro che allontanare le famiglie; non esistono punti d’incontro e questo crea solo confusione.
Quando vi siete sposati con il Nonno?
Appena tuo nonno concluse gli anni di Servizio Militare obbligatorio, ci sposammo colmi di sogni. Eravamo materialmente poveri ma ricchi d’amore e questo ci ha permesso di affrontare le bufere della vita.
Crearvi una vostra famiglia cosa ha significato per entrambi?
Costruirsi una propria famiglia è stata una scuola di vita: abbiamo imparato l’importanza del rispettarsi reciprocamente e collaborare insieme. I nostri figli poi, hanno responsabilizzato la nostra vita e siamo ‘cresciuti’ insieme a loro. Ovviamente la vita di moglie e mamma è stata impegnativa (e lo è tutt’ora che i miei figli sono adulti e io sono nonna), ma ho sempre vissuto questa responsabilità con saggezza.
Cambieresti qualcosa della tua vita?
Neanche un po’, non voglio rovinare i miei sogni! Ho vissuto appieno la mia vita e non ho alcun rammarico e questo perché anche nei momenti peggiori ho sempre trovato uno spiraglio di luce che ha tenuto viva la mia gioia di vivere.
Cosa pensi della società odierna?
A mio avviso, la società è priva di valori, i giovani sono malconsigliati, l’autorità familiare e scolastica è calpestata e non si è più capaci di affrontare i problemi in modo maturo. Siamo diventati arroganti , parliamo tanto ma non vogliamo ascoltare. Credo che sia necessario fermarci e riflettere.
Cosa consiglieresti a noi giovani per sopravvivere in questa società fatta solo di apparenza ma non di sostanza?
Per me, questa società è ipocrita e falsa: ci illude facendoci credere che è possibile avere tutto senza sacrificio. Ai giovani dico che non serve giustificare o giustificarsi ma affrontare tutto ciò che la vita ci offre. Questo significa diventare grandi.
Grazie Nonna Cara del tempo dedicatomi! Ogni istante passato in tua compagnia non ha uguali e spero davvero un domani di essere per i miei nipotini ciò che tu sei per me da oltre 30 anni.
La Quercia
C'era nel bosco una quercia vecchiona: sotto la quercia un fungo porcino: e sotto il fungo, all’ombretta buona, c'era una mamma col suo bambino. Casa tranquilla e vita beata di quella povera famigliola! Immensa gioia da tutti ignorata tanto pia vera quanto pia sola! Ecco: alla fame un insetto bastava, uno da pranzo, uno da cena: e per la sete un goccin di rugiada: e per il freddo una ragnatela. Chi ci pensava alle feste del mondo che dànno tante e poi tante pene? A quei due poveri, nel bosco fondo, era assai festa volersi bene.
(Diego Valeri)
Intervista a cura di Viviana C.
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Sii te stesso, tutto il resto è già stato preso! Enjoy the Ride ⠀ Seguimi 👉🏻 @michelnonini e attiva le notifiche per leggere altri post di: ⠀ 🏆 MENTALITÀ VINCENTE 🔥 MOTIVAZIONE 📈 CRESCITA PERSONALE ⠀ #motivazione #successo #autostima #ambizione #leadership #vincente #crescitapersonale #cambiamento #crescita #formazione #determinazione #risultati ⠀ #networkmarketingitalia #networkmarketing #esseresestessi #esseresestessisempre #esseresempresestessi #originalità #filosofiadivita #filosofia (presso Milan, Italy) https://www.instagram.com/p/CGNeCp2FMNA/?igshid=17q4k8x3i9sde
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É inutile cercare chi ti completi, nessuno completa nessuno, devi essere completo da solo per poter esser felice. #erichfromm #fromm #citazione #io #esseresestessi #esseresempresestessi #guardareavantisempre #sempre #pensieri #pensierosa (presso Bologna, Italy)
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...❣️parlarsi sinceramente, non avere paura di dire quello che si prova, confidarsi senza porsi nessun limite, non dover fingere, capirsi senza parlare, non sentirsi giudicati. Non è facile trovare qualcuno con cui poter essere così, ma quando accade è un privilegio, quindi bisogna tenersi stretti e, pur essendo liberi di "dividersi" sempre, cercare di non perdersi mai❣️🎈#ritrovarsi #nonfarescappareciócheètuo #esseresempresestessi #buonipropositi #mettiinsiemeuncuore #psicologafidenza
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#graziedellacompagnia🙄👌🏼😫#direzionebari#sonnoneho😴#tuttofinitofinalmente#daresempreilmassimodise#esseresempresestessi🤜🏼#chisiaccontentagodecosicosi😘🚨#
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ho imparato a non prendermela perchè a sto mondo c'è tanta ignoranza
Quella personcina che sta dentro di me
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Essere se stessi.
Bisognerebbe guardarsi allo specchio ogni giorno e sentirsi fieri di se stessi, sentirsi bene con se stessi. Come quando al secondo anno di asilo coloravamo quel cinque percento del disegno rispettando i margini ed eravamo così felici, non importava se il restante del disegno era un ammasso di segni, l'importante era quel piccolo pezzo colorato bene, solo quel piccolo pezzo ci rendeva così orgogliosi. E dovremmo essere sempre orgogliosi di noi come lo eravamo in quel momento. Non dovremmo dare ascolto al pensiero della gente, dobbiamo imparare a fare le cose per noi e non per gli altri. Se una cosa vi fa stare bene, continuatela a fare. Ignorate le altre persone, abbiate un po’ più di cura per voi stessi perché è questo che manca. Siamo quel tipo di persone che si fa in quattro per gli altri, che cerca sempre di sistemare tutto, anche quello che non ci riguarda, perché avere le cose incasinate intorno ci fa stare male. Non ci piace vedere due persone litigate, vogliamo vederle sorridenti perché sappiamo fin troppo bene il dolore che si prova quando si è tristi o arrabbiati e così cerchiamo di aiutare il più possibile ma delle volte dovremmo dire basta. Dovremmo pensare un poco di più a noi e al nostro equilibrio, dovremmo impegnarci a creare un poco di sano egoismo per noi stessi in modo da poterci guardare in quello specchio e dire ‘Oggi sto bene’.
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Chiamale se vuoi Emozioni: FELICITA’ E TRISTEZZA
Cari Lettori e Care Lettrici, Buona Domenica!
Nell’articolo pubblicato domenica scorsa, vi comunicai che avrei ‘modificato’ il mio blog creando delle ‘Rubriche’ su argomenti specifichi. I miei prossimi 8 articoli saranno dedicati alle principali Emozioni Umane!
Primo appuntamento con la Rubrica ‘Chiamale se vuoi Emozioni’: FELICITA’ E TRISTEZZA
Felicità: emozione positiva che procura benessere sia fisici che psichici. E' appagamento, eccitazione, ottimismo, soddisfazione nel raggiungere i nostri obbiettivi.
Il Fiordaliso è il fiore della Felicità:
L’opera d’arte che, secondo me, meglio rappresenta la FELICITA’ sono I Girasoli di Van Gogh oggi alla Nuova Pinacoteca (Neue Pinakothek) di Monaco di Baviera in Germania.
I Girasoli di Van Gogh furono dipinti nel 1888 nella casa ad Arles, quando nell'attesa gioiosa dell'arrivo del suo amico Gauguin, per rendergli la permanenza il più stimolante possibile, dipinse il soggetto indicato come arredo per la camera da letto dell'ospite. Li dipinse in ogni fase della loro fioritura (il bocciolo, il girasole fresco e il girasole appassito) ma sempre nella loro luce migliore.
Riuscite a immaginarvi Van Gogh all'opera?
Vi propongo l'Autoritratto di Van Gogh che dipinge girasoli, dipinto da Paul Gauguin in cui ci mostra un Van Gogh artista, intento ad osservare i suoi girasoli e pronto col pennello alla mano a realizzarli sulla tela. Io lo immagino che inizia a dare forma al fiore e poi in modo dinamico, deciso e diretto lo colora con pennellate densa e corpose ... insomma, un’esplosione di luce e colore!
Van Gogh è conosciuto soprattutto come un artista depresso ed esaurito eppure la sua vita non fu sempre così negativa. E' probabile che alternasse momenti migliori con momenti peggiori ma questo suo altalenarsi era fatto anche di emozioni gioiose come dimostrano proprio i suoi girasoli. La natura lo ispirava, lo appagava e questo lo rendeva felice.
Oggi, se mi chiedessero ‘Cosa Ti rende Felice?’ risponderei con una parola: la Vita! Perché sapermi viva e sana è un ottimo punto di partenza per la felicità. Questo non significa che io non abbia problemi ma nonostante questi riesco comunque ad essere felice. Da alcuni mesi ho perso il lavoro a causa di alcuni problemi riscontrati con l’azienda per cui lavoravo e, non potendo cambiare questa situazione ho cercato di trarne il meglio … Ho ripreso in mano la mia vita, i miei sogni, le mie passioni (che avevo ‘smarrito’ in quel contesto lavorativo) e sto lavorando su me stessa per realizzarmi. Mi sento ogni giorno che passa sempre più motivata e questo non solo grazie a me stessa ma grazie all’incoraggiamento della mia famiglia e dei miei cari amici che contribuiscono a rendermi una Persona Felice. Seguo anche una psicoterapia individuale e vedere i progressi che sto raggiungendo mi appaga: sono finalmente riuscita ad allontanare persone per me nocive con cui non avevo nulla di buono da condividere, sto trovando un equilibrio con me stessa e con gli altri … mi sto riappropriando della mia persona …
Adesso, quando mi specchio, faccio sempre un sorriso a me stessa e alla mia vita e finalmente mi vedo per come sono: una Persona Felice!
Tristezza: emozione contraria alla felicità; male sia fisico che psichico. Essa può essere provata in condizioni normali, durante la vita di tutti i giorni, oppure a causa di un evento drammatico.
LA Cedrina è il fiore della Tristezza:
L’opera d’arte che, secondo me, meglio rappresenta la TRISTEZZA è Malinconia dipinto da Francesco Hayez oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Malinconia è un dipinto realizzato tra il 1840 e il 1841, e l'artista stesso ce ne fornisce una descrizione dettagliata nelle sue Memorie: "La Malinconia era rappresentata da una giovane donna del Medioevo, che presa da un sentimento d'amore, sta in una posa abbandonata, che nonostante la passione per i fiori, da essa raccolti in un vaso, tenendone uno in mano che forse le ricorda la persona a lei cara, tiene alquanto china la testa, per meglio nutrire il pensiero che la domina, non curante tutto quello che le sta intorno, e gli abiti stessi che le cadono da una spalla, lasciando vedere parte del petto. L'abito è di raso celeste carico ch'io credetti adatto al soggetto, anche perché contrapposto alle tinte vive dei diversi fiori, ch'io presi tutti dal vero con cura coscienziosa." (Memorie di Francesco Hayez)
L'opera raffigura una fanciulla dall'aspetto trasandato, sintomo de suo travaglio interiore e del suo stato d'animo triste e depresso. Il suo equilibrio è molto precario: gli occhi sono arrossati (forse si è appena lasciata andare ad una crisi di pianto), poggia il braccio sulla mensola, ha una posa poco composta ma è incurante di noi che l'osserviamo (come se in quel momento nulla è più importante del suo dolore e forse vuole renderci complici, partecipi, colpevoli del suo stato d'animo); i fiori sono appassiti e abbandonati (forse non sono stati innaffiati costantemente o esposti alla luce del sole e questo ne causa un appassimento e una morte prematura) ... la tristezza coinvolge la donna a tal punto che sembra non trovare altra soluzione che lasciarsi pervadere da quest'emozione negativa infatti, è lì, immobile, arresa a questo 'destino'.
Vi siete mai soffermati ad analizzare i vostri momenti di tristezza?
Io l'ho fatto (e lo faccio tutt'ora): trovo utile tenere a portata di mano carta e penna su cui scrivere subito tutti i pensieri che contribuiscono a rendermi triste in un dato momento. Non è semplice 'riflettere' sul perchè mi sento triste e cosa secondo me ha scaturito quest'emozione anche perchè come Esseri Umani siamo restii a tirar fuori il 'peggio' di noi, e a volte scrivo anche piangendo ... però già da quando inizio ad abbozzare i miei pensieri comincio a sentirmi meglio e un tantino più sollevata ... non sempre il problema si risolve nell'immediato anzi a volte è così insistente che a lungo andare il ripensarci o rimuginarci sopra può logorarmi e in questo ho imparato a dire a me stessa: STOP, BASTA! ... insomma, a dare un freno a quest'emozione negativa.
La Vita è una lotta continua: alterniamo momenti felici e momenti tristi ma questo fa parte dell'equilibrio umano.
Un dì si venne a me Malinconia
"Un dì si venne a me Malinconia
e disse: <<Io voglio un poco stare teco>>;
e parve a me ch'ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.
E io le dissi: <<Partiti, va via>>;
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia
vestito di novo d'un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.
Ed eo li dissi: <<Che hai, cattivello?>>.
Ed el rispose: <<Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello".
(Dante Alighieri)
Entrare in contatto con le Nostre Emozioni significa affrontare la Vita!
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Essere se stessi
C'è sempre nella tua vita chi ti chiede di cambiare...mavtu mandalo\a a fanculo e vivi la tua vita così come sei, bisogna essere sempre se stessi.
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Gira il tuo viso verso il sole e le ombre cadranno dietro di te. -Proverbio Maori- #esseresempresestessi🦁#amarelavitasempre❤ #vivereognigiornoalmeglio #divertitisempreecomunque🦑🌏 (presso Modugno)
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Chiamale se vuoi Emozioni: SPERANZA e DELUSIONE
Quarto appuntamento con la Rubrica ‘Chiamale se vuoi Emozioni’: SPERANZA e DELUSIONE
Speranza: aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera.
Il Bucaneve è il fiore della SPERANZA:
Delusione: amarezza, mancata realizzazione delle proprie speranze.
Il Garofano giallo è il fiore della DELUSIONE:
L'opera d'arte che, secondo me, rappresenta sia la SPERANZA che la DELUSIONE è La sposa del vento dipinta nel 1914 da Oskar Kokoschka conservata al Kuntsmuseum in Basilea.
L'artista riporta il travolgente e tormentato amore passionale avuto con l'amante Alma Mahler (compositrice e pittrice austriaca).
Due amanti dormono abbracciati dopo aver fatto l'amore su un letto di nubi che è un tutt'uno con i loro corpi come se fossero legati all'eternità per sempre: l'uomo è sveglio, ha le mani intrecciate e lo sguardo perso in lontananza ormai rassegnato alla fine di questa storia d'amore; la donna invece, dorme teneramente rannicchiata sul corpo nudo dell'amante, ancora ignara di cosa l'aspetti al suo risveglio.
Mentre abbozzavo l'articolo, pensando a come argomentare il tema della speranza e delusione, nella mia mente ho subito visito quest'immagine che a mio avviso spiega cosa significhi sperare e deludere. La Donna (la speranza) dorme serena tra le braccia del suo amante, in lui ha riposto la sua fiducia; si posa sul suo petto sicura di non cadere nel vuoto infatti, è leggiadra e sospesa in aria. L'uomo (la delusione) invece non riesce a dormire: i pensieri affollano la sua testa, il suo corpo è pesante come se stesse per sprofondare nel vuoto (proprio a indicare il peso che la sua decisione avrà irrimediabilmente sulla vita di entrambi). Non è un uomo privo di speranza perché il suo sguardo vaga lontano come se tentasse di trovare una soluzione ma ormai è così pervaso dalla rassegnazione per cui l'unica scelta possibile è porre fine alle speranze della donna amata.
Per quanto mi riguarda, ho imparato che la vita è fatta (purtroppo) anche di delusioni ma questo non può e non deve impedirci di sperare ancora. Ho vissuto sulla mia pelle la delusione di un 'amore', di un’amicizia e tutt'ora mi capita di essere delusa sia da me stessa che dagli altri. Sono consapevole che ci sono situazioni in cui non rimane altro che la rassegnazione ma ce ne sono anche altre dove invece è importante sperare (in meglio) perché anche su questo costruisco la mia vita. Molte volte mi sono sentita inutile, incapace, colpevole ... ma adesso quando mi sento delusa, penso a chi spera per me e dico a me stessa: "Se gli altri hanno fiducia in me perché non devo averla io di me stessa?" Fidarsi di Noi Stessi e di chi VERAMENTE ci ama, ci permette di superare le delusioni ricevute da chi invece, dietro false apparenze amiche, ci considerava 'inutilità'.
Siamo Esseri Umani: tutti deludiamo e siamo delusi ... ma possiamo scegliere se rassegnarci o sperare ... Un detto dice che 'la speranza è l'ultima a morire' e secondo me è vero: “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.” (Khalil Gibran)
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Chiamale se vuoi Emozioni: PERDONO e RIMORSO
Settimo appuntamento con la Rubrica ‘Chiamale se vuoi Emozioni’: PERDONO e RIMORSO
Perdono: condono della pena da infliggere al 'colpevole'.
Il Narciso è il fiore della PERDONO:
L'opera d'arte che, secondo me, rappresenta il PERDONO è il Ritorno del figliol prodigo* databile al 1668 ad opera di Rembrandt oggi conservato nel Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo.
*Nella parabola raccontata da Gesù e scritta nel Vangelo di Luca, un uomo ha due figli e, nonostante non manchi loro nulla, il più giovane pretende la sua parte di eredità mentre il padre è ancora in vita. Ottenutala, si reca in un paese lontano dove spreca tutte le sue ricchezze con una vita dissoluta. Ridotto alla fame, per sopravvivere è costretto a fare il mandriano di porci. Meditando sulla sua condizione e sul suo comportamento decide di tornare a casa e chiedere perdono: "Padre ho peccato contro Dio e contro di te, non merito di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi servi." (Luca 15,18-19)
Mentre il figlio prodigo è sulla strada di casa, il padre lo scorge e gli corre incontro, accogliendolo a braccia aperte e per l'occasione organizza una grande festa. Il primogenito però, non accetta questo trattamento verso il fratello che li aveva abbandonati ma il padre gli dice: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato." (Luca 15,31-32)
L'artista rappresenta proprio il momento culminante della vicenda in cui il padre perdona suo figlio accogliendolo tra le sue braccia. Il figlio sinceramente pentito, è in ginocchio (anche se non sono visibili possiamo immaginare le sue mani congiunte come richiesta di clemenza); di fronte la vista di suo figlio, l'amore paterno è tale che gli posa le mani sulla schiena e lo attira a sé. Chi non riesce a capire perché il padre perdoni il figlio e di conseguenza a perdonare, è proprio il fratello del figlio prodigo che nell'ombra assiste all'evento ma è impassibile.
Perdonare: una parola semplice ma complessa. il senso di colpa e i fallimenti che viviamo in prima persona possono diventare un fardello davvero pesante e rischiamo di torturarci e concentrarci solo sulla negatività della situazione perdendo di vista altre opportunità per riscattarci. È indubbio che dobbiamo assumerci le responsabilità sia delle nostre azioni che dei nostri errori ma come avviene per ogni emozione, dopo averne preso atto, per la nostra salute fisica e psichica è importante AGIRE.
Perdonare Noi Stessi:
- Capire perché perdonarsi (quali situazioni provocano in me questo senso di colpa?)
- Accettare che il fallimento non ci rende persone sbagliate
- Non aver paura di ricominciare o riprovare
- Adottare una 'nuova' mentalità imparando dal passato in vista del miglioramento
- Stabilire obbiettivi futuri costruttivi
"Perdona i tuoi difetti e i tuoi errori, poi vai avanti" (Les Brown)
Perdonare gli Altri:
- Accogliere persone propositive e costruttive
- Chiedere scusa in modo vero e cercare soluzioni fattibile per 'rimediare'
A chi assomiglieremo: al figlio maggiore rancoroso verso il fratello, oppure perdoneremo proprio come il Padre?
Rimorso: la consapevolezza tormentosa di aver fatto del male, pentimento, dispiacere.
L'Aconito è il fiore della RIMORSO:
L'opera d'arte che, secondo me, rappresenta il RIMORSO è Oreste ed Elettra dipinto nel 1923 da Giorgio De Chirico collocato nel Museo Villa Necchi Campiglio a Milano.
I due fratelli, Oreste ed Elettra, dopo aver vendicato il padre Agamennone con l'uccisione della madre Clitemnestra e del suo nuovo sposo Egisto, si trovano di fronte alla terribile responsabilità delle loro azioni. Oreste, la figura più ignara e 'inconsapevole' della tragedia, si presenta ai nostri occhi con le mani ancora sporche di sangue, dalle quali è caduto il pugnale insanguinato a terra: in preda al rimorso disperato si porta le mani al volto. Al contrario, Elettra è concentrata solo sulla vendetta tenendo ancora un pugno serrato.
Vi propongo il confronto con un'opera lontana dal tempo di De Chirico ma evidentemente influente: l'affresco Cacciata dei progenitori dall'Eden (1424-1425) di Masaccio facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.
Sia Oreste che Adamo, nella vergogna del loro gesto, portano la mano sul viso, in particolare sugli occhi, come se non volessero accettare la realtà delle loro azioni. Provo ad immedesimarmi sia in Adamo che in Oreste: Adamo, ha commesso un peccato imperdonabile nei confronti di Dio ... al suo rimorso non c'è soluzione; probabilmente è un rimorso egoista dovuto al pensiero di quanto materialmente aveva perso (la vita eterna, il controllo della terra) ma non un pentimento sincero. Oreste, invece, è turbato nel profondo dell'anima perché ha ucciso sua madre, sangue del suo sangue, colei che lo aveva partorito (anche se meritevole di morte); Elettra, dal canto suo, non sembra affatto pentita ma è convinta che questa è stata la giusta soluzione.
Insomma ... tre modi diversi ma consapevoli di avere rimorsi: un dispiacere egoistico (dovuto alla perdita dei beni materiali), un dispiacere tormentato (dovuto all'uccisione della propria madre) e un mancato dispiacere (un’omissione del proprio gesto).
Ora, guardando al passato tutti abbiamo motivi per provare rimorso. Il rimorso ci serve per imparare dai nostri 'sbagli' passati e migliorarci nel presente. La vita è fatta di cambiamenti per cui le scelte di un tempo possono non rispecchiarci più perché la nostra mentalità è maturata e le nostre esigenze sono cambiate. Perdoniamoci, perché è l'unico modo per imparare davvero dal nostro passato 'sbagliato' e motivarci al meglio per evitare il ripetersi degli stessi errori.
“Non vi è uomo, per quanto saggio, che non abbia in un certo momento della sua giovinezza detto cose, o vissuto in un modo la cui consapevolezza è così spiacevole per lui nella vita successiva che vorrebbe volentieri, se potesse, estirparla dalla sua memoria.” (Marcel Proust)
Entrare in contatto con le Nostre Emozioni significa affrontare la Vita!
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Chiamale se vuoi Emozioni: ATTESA e DISGUSTO
Quinto appuntamento con la Rubrica ‘Chiamale se vuoi Emozioni’: ATTESA e DISGUSTO
Attesa: desiderio, ansia con cui si aspetta qualcuno o qualcosa.
L'Anemone è il fiore della ATTESA:
L'opera d'arte che, secondo me, rappresenta la ATTESA è Attese* del 1959 ad opera di Lucio Fontana conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.
L'opera presenta dei tagli (denominati Attese) disposti in verticale su una superficie ricoperta da uno strato uniforme di colore.
*Può sembrare un'opera scontata o si potrebbe avere la presunzione di pensare che anche noi saremmo capaci di fare questi tagli su un foglio e se è questo il vostro pensiero vi consiglio di vedere dal vivo l'opera e il contesto in cui è contestualizzata.
Lucio Fontana disse: “Io faccio questi tagli, questi concetti. Io inizio una cosa. Rispetto all’era spaziale, io sono l’uomo che fa il segno sulla sabbia. Ho fatto questi fori. Ma cosa sono? Sono il mistero, l’incognito dell’arte, sono l’attesa di una cosa che deve succedere”.
Immaginiamoci Lucio Fontana all'opera:
- la mattina colora la tela e attende che questa si secchi
- il pomeriggio con un taglierino Stanley attenta all'integrità del quadro
- e lo squarcia ...
L'artista non disintegra la tela ma lascia impresso il suo intervento. Oltrepassare quel taglio significa scoprire 'altro' ma tra ciò che esiste prima del taglio (il passato) e ciò che potrebbe esserci dopo (il futuro) c'è l'attesa (il presente).
L'attesa è un’emozione sia stimolante che estenuante: stimolante perché ci rende curiosi ma estenuante perché se irrealizzata ci deprime. A questo proposito, mi viene in mente che alla fine degli anni 40' Samuel Beckett compone il dramma Aspettando Godot (En Attendant Godot) dove due uomini stanno aspettando su una strada di campagna desolata un certo "Signor Godot" che non verrà mai.
L'Attesa li rende curiosi ma allo stesso tempo li 'paralizza' perché anche quando si domandano: 'E ora? Possiamo andare?' e si rispondono: 'Si, andiamo', l'indicazione scenica dice ironicamente 'Non si muovono'.
Ho messo a confronto due modi diversi di fare Arte: la pittura e il teatro! Il confronto non è azzardato e vi spiego perché. Ho visitato una mostra interessantissima su Duilio Cambellotti ai Musei di Villa Torlonia (http://www.museivillatorlonia.it/it/mostra-evento/duilio-cambellotti-mito-sogno-e-realt) conosciuto per le sue scenografie teatrali (soprattutto per le rappresentazioni teatrali greche) il quale asserì che ' ... la scena non deve distrarre lo spettatore quanto invece renderlo partecipe di quanto sta accadendo ...' per cui lo spettatore ignaro viveva nell'attesa dell'eventualità futura.
Questo concetto è lo stesso sia per Lucio Fontana che per Samuel Beckett con la differenza che, mentre per Fontana l'attesa è uno ‘stargate’ (portale che collega in maniera quasi istantanea due punti dello spazio) verso una nuova spazialità (scoperta positiva ovvero un futuro migliore), per Beckett è distruttiva perché plasma a tal punto la mente che non si è più padroni di sé stessi quanto invece succubi di un qualcosa che non arriverà mai.
Per quanto possa sembrare un discorso solo concettuale, è a mio avviso, alquanto attuale: quante volte, nell'attesa di qualcuno o qualcosa, si fantastica, si pensa, si domanda ... talvolta l'aspettativa (oltre che avverarsi) può dissolversi e è proprio quando questo accade che le certezze create crollano e noi insieme a loro ... proprio "quando le aspettative sono ridotte a zero si apprezza veramente ciò che si ha". (Stephen Hawking)
Disgusto: ripugnanza, repulsione, fastidio sia fisico che mentale.
LA Violacciocca gialla è il fiore della DISGUSTO:
L'opera d'arte che, secondo me, rappresenta la DISGUSTO è La Medusa* realizzato nel 1618 ca dal pittore Pieter Paul Rubens oggi è conservato nel Kunsthistorisches di Vienna.
*Medusa, una Gorgone mortale con il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il suo sguardo, secondo il mito fu decapitata da Perseo e la sua decapitazione fu ispirazione per molti artisti (si pensi a Caravaggio e alla sua Testa di Medusa oggi conservata al Museo degli Uffizi a Firenze).
In quest'opera, Rubens raffigura il capo di Medusa, reciso dal resto del corpo, gettato a terra: da ogni sua stilla di sangue caduta al suolo nasce un serpente: i rettili generati (impazziti) si mordono l’un l’altro. Dalla ferita ancora viva, sgorga copioso il sangue a fiotti, trasportando minuscole larve appiccicaticce e disgustose. Il suolo si tinge di un rosso acceso. La bocca leggermente aperta, le labbra violacee, i denti appena visibili, gli occhi iniettati di sangue la rendono terrificante, ripugnante, disgustosa.
Il disgusto non è solamente negativo ma può essere anche positivo: può disgustarci la testa mozza (lato negativo del disgusto) ma allo stesso tempo può gustarci il modus operandi e la bravura dell’artista nel dipingere l’opera (il lato positivo del disgusto).
Il lato positivo del provare disgusto è proprio questo: riconoscere che quella sensazione per quanto sgradevole è stata ci ha comunque permesso di distinguere ciò che per noi è nocivo da ciò che non lo è. Di conseguenza allontaneremo chi/ cosa è deleterio e apprezzeremo di più chi/cosa invece è salutare.
Capita di provare disgusto sia verso sé stessi che verso la vita (a causa di situazioni o circostanze vissute); è importante però che quest'emozione non prenda il controllo di noi e dell'idea che poi ci facciamo di noi stessi.
Per fare ciò ho trovato utile:
- Fare una lista di tutto ciò che disgusto di me stessa e poi crearne un'altra in cui valuto come modificare ogni aspetto negativo in uno positivo
- Prendermi cura di me stessa sia fisicamente che mentalmente ritagliandomi dei momenti in cui mi dedico alle attività che più mi piacciono (leggere, scrivere, fare i puzzle)
- Circondarmi di Amici Costruttivi tra i quali non mi sento mai giudicata ma bensì apprezzata
Modifichiamo il nostro atteggiamento mentale, smettiamo di criticare noi stessi, mettiamoci in discussione ma in modo costruttivo; la vita non è un negativo in bianco e nero ma è a colori per cui:
(NON PERDIAMO TEMPO)!
Viviamo!
Entrare in contatto con le Nostre Emozioni significa affrontare la Vita!
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Giornata Internazionale del Gatto
#grazie
#amaresemprelavita
amaresemprelavita Mercoledì 8 Agosto 2018: Giornata Internazionale del Gatto (International Cat Day)
“Everybody wants to be a cat …” (Everybody wants to be a cat de Aristocats)
https://www.youtube.com/watch?v=JI7cIYcnTRU
Vi piacciono i Gatti? A me si e siccome nella Mia Famiglia il Gatto fa parte dei Nostri Amici Pelosi a 4 Zampe voglio dedicargli questo articolo.
Il Gatto, da un punto di vista zoologico, il gatto è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei felini. I cinque sensi (vista, udito, olfatto, tatto e gusto) sono più sviluppati dei cani e per comunicare fa le fusa (suono simile alla rotazione di un fuso).
Nell'osservare il Gatto:
- lo sguardo ci fa capire quando è affamato, contrariato e quando ha bisogno di coccole
- le vibrisse (baffi) gli permettono di captare gli ostacoli, di orientarsi nel buio e muoversi anche in spazi ristretti
- la coda stabilisce l'equilibrio del felino, ma se particolarmente agitata ci comunica un umore nervoso del gatto in quel momento per cui è consigliabile non stressarlo
- gli artigli sono protrattili (nascosti ed estratti all'occorrenza) e affilati
- il corpo è flessibile, snodato ed è agile a tal punto che oltre a poter fare dei salti altissimi riesce anche a muoversi in silenzio.
Avete mai fissato un Gatto negli occhi?
Quando ci capita di vedere in tv personaggi come:
Gli Aristogatti
Gatto Silvestro
Lo Stregatto
Il Gatto con gli Stivali
... la finezza, i fuggi fuggi, la furbizia e quegli occhioni non sono solamente dei disegni animati ma rappresentano proprio il gatto come lo vediamo nella realtà.
Non dimenticherò mai quando, giocando con il Nostro Gatto (che io chiamo Miciccio), lo vidi fare un salto che fino a quel momento avevo solo visto nei cartoni animati e rimasi letteralmente a bocca aperta.
Il Gatto, nella Religione Egizia, era un animale sacro, venerato e degnato del massimo rispetto; la Dea Iside infatti, aveva sembianze divine.
Dall'essere divinizzato divenne purtroppo demonizzato; infatti, nel medioevo, durante il periodo dell’Inquisizione, avere un gatto era una prova di stregoneria tanto che veniva arso insieme al proprio padrone.
Dal Rinascimento in poi il Gatto, fu rivalutato divenendo oltre che un animale di compagnia anche il protagonista di opere artistiche.
Ad esempio:
Leonardo da Vinci disse: "Anche il più piccolo dei felini, il gatto, è un capolavoro". Infatti, gli dedicò degli studi in cui lo raffigurò nei suoi atteggiamenti abituali (lotta, il gioco, pulizia personale, caccia).
Federico Barocci, nell'opera la Madonna del Gatto (1575 ca) oggi conservato alla National Gallery di Londra, rappresenta la Sacra Famiglia composta sia da Maria, Giuseppe, Gesù e Giovannino che da un Gatto: il gatto diventa parte integrante della Sacra Famiglia per cui assume un significato sacrale legato all'unità e all'armonia familiare.
Un artista inglese, Charles Burton Barber, riuscì con le sue opere a trasmettere l'importanza nella vita di tutti i giorni del sentimento che unisce gli Esseri Umani (in particolare i bambini) e gli Animali (Gatti e Cani).
Le opere qui riportate mi hanno particolarmente colpito per la loro quotidianità, familiarità e colloquialità: una bambina che prima di fare colazione prega insieme ai suoi Amici a 4 Zampe oppure coccola il suo Gatto avvicinandosi il più possibile senza paura ... Tenerezza allo stato puro!
A Coloro che mi dicono: " ... ma come fai con queste creature che perdono pelo, sporcano casa, saltano sui letti e sul divano ... ti portano via tempo e ti danno da fare ... " , rispondo dicendovi che, avere un Animale significa avere un Amico Sincero; richiede impegno e cura ma non è un peso anzi ... Mi aiuta a Vivere! Non sono semplici esseri Viventi ma Esseri 'Umani' che hanno le nostre esigenze come mangiare, bere, dormire, lavarsi, andare in bagno ... eppure fanno tutto nel massimo rispetto dei loro padroni ... per cui anche se devo passare l'aspirapolvere tutti i giorni, cambiargli l'acqua costantemente, nutrirlo, spazzolarlo e coccolarlo non lo ritengo tempo perso ma tempo speso in ottima compagnia.
Oggi si perde così tanto tempo per cose futili come ad esempio, passare ore davanti la tv pensando di riempire la nostra solitudine con programmi (a mio avviso amorali e discutibili) che non lasciano altro che ulteriore vuoto dentro; al contrario, il Gatto, nel momento in cui si avvicina, ci fa le fusa, ci fa capire che ha bisogno di noi, rende la nostra vita significativa. Prendersi cura di queste creature, ci responsabilizza e allo stesso tempo ci fa sentire utili: non abbiamo tempo per annoiarci e quando ci sentiamo depressi, basta un loro tocco, un loro suono, un loro sguardo ... che subito ci sentiamo meglio.
Il Gatto, avrà noi come sua famiglia per tutta la vita e non passerà un solo giorno che non sarà grato per l'amore che gli dimostriamo eppure ricordiamoci che in realtà siamo noi che dobbiamo dirgli GRAZIE! Prima di giudicare la vita di chi si prende cura dei Gatti, PRENDETEVI voi stessi cura di loro! Specifico che il termine PRENDETIVI non è casuale; non sono d'accordo con chi dice: "Provate ... a tenere un gatto ...' come non approvo chi regala i cuccioli per i compleanni e le feste comandate e poi, dopo aver vissuto quei mesi in cui è come un bambino giocarellone, lo abbandona!
Avere un Gatto non è una prova ma uno Stile di Vita.
Il Gatto allieta subito la nostra vita e noi non siamo nessuno per 'approfittarci' del suo animo e poi darlo via solo perchè ci sembra un impedimento. Avere un Gatto è una Responsabilità ma anche un Privilegio.
"Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola."(Jules Verne)
Il giornale dei Gatti
I gatti hanno un giornale con tutte le novità e sull’ultima pagina la “Piccola Pubblicità”.
“Cercasi casa comoda con poltrona fuori moda: non si accettano bambini perché tirano la coda”.
“Cerco vecchia signora a scopo compagnia. Precisare referenze e conto in macelleria”.
“Premiato cacciatore cerca impiego in granaio”. “Vegetariano, scapolo, cerca ricco lattaio”.
I gatti senza casa la domenica dopo pranzo leggono questi avvisi più belli di un romanzo: per un’oretta o due sognano ad occhi aperti, poi vanno a prepararsi per i loro concerti.
(Gianni Rodari)
Curiosità: Andy Warhol, padre della Pop Art, amava i gatti: viveva con sua madre Julia circondato da più di 20 gatti in un appartamento di New York. Già mezzo secolo prima che i gattini spopolassero sui social network, Warhol dipingeva splendidi felini colorati. Nel 1954, pubblicò un libro d'arte con litografie colorate a mano intitolato 25 Cats name Sam and One Blue Pussy (25 gatti chiamati Sam e una gattina azzurra).
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Benvenuto Agosto!
Agosto è l'ottavo mese dell'anno e conta 31 giorni. Il mese fu nominato AUGUSTUS dal Senato romano, nell'anno 8 a.C., in onore dell'imperatore Augusto, dal quale prende il nome anche il Ferragosto (Feriae Augusti).
In questo mese si festeggia:
08 Agosto: World Cat Day
26 Agosto: Giornata Mondiale del Cane
Oggi, ci tengo a dare il mio 'benvenuto artistico’ al mese di AGOSTO, con la seguente miniatura tratta dal codice miniato Très riches heures du Duc de Berry (1412 - 1416 ca), opera dei Fratelli Limbourg.
Per il mese di Agosto fu scelto il tema della falconeria cioè cacciare con i falchi o volatili simili. La postura e le espressioni dei personaggi a cavallo, pur mantenendo una certa rigidità propria della loro condizione aristocratica, sono molteplici come ad esempio la dama che si regge sul cavaliere, l'altra dama che invece stende le redini, una coppia che dialoga, il falconiere in testa al corteo, che si volta verso il cavaliere in attesa di ricevere ordini ... Si notano anche dei contadini nel campo retrostante che terminano di raccogliere le messi in attesa che giunga il carro a ritirarle. Nella miniatura è raffigurata la partenza per la caccia (svago aristocratico) a cavallo con i falchi. Perchè proprio il falco? Il Falco ha ali lunghe e appuntite, un becco robusto, zampe corte artigli possenti e una vista sviluppata. E' tra gli animali più veloci del mondo, un potente predatore e un attento osservatore. La scelta del falco quale elemento per la caccia non è casuale ma ritengo sia studiato sui modelli antichi: mi riferisco all'Antico Egitto. Infatti, tra le divinità più importanti, Horus, ha le sembianze di un falco proprio perchè quale Dio del cielo lo dominava dall'alto volando e vegliando sul genere umano, e quale Dio della Luce, aveva una vista acuta e messa a fuoco.
Il Falco, creatura elegante e potente, per gli Egizi era una Divinità mentre nel contesto sopra indicato, simboleggiava la ricchezza e il potere dell'aristocrazia la quale ostentava il suo prestigio, sentiva la propria superiorità (come fosse un dio) sugli altri e questo tramite la caccia, sfruttando creature fiere e apparentemente indomabili come il falco e il cavallo. Quello che sembra una semplice rappresentazione artistica, innesca in me molte riflessioni:
- la necessità di mostrarsi tramite l'apparenza, tipica tendenza delle corti ma anche dei nostri giorni (si pensi ad esempio ai mass media che fanno del corpo umano un culto);
- domare a tutti i costi la natura (sentirsi superiori a tutto e tutti causando però al contrario della divinità attenta e protettrice, l'autodistruzione)
Trattandosi di miniature su committenza, gli artisti si attennero al protocollo loro indicato creando un prodotto di mercato e, anche se non abbiamo prove effettive di quanto sto scrivendo, non è detto che fosse un lavoro solo a scopo di lucro. Si pensi al fatto che sia in questa miniatura che in altre, sono rappresentati, (oltre l'aristocrazia) anche persone e mestieri 'popolani' per cui si crea questo confronto tra nobile e popolano.
Forse il messaggio subliminale era proprio rendere evidente questo divario? Non abbiamo nessuna risposta in merito ma di certo non è un confronto casuale. Sul finire del XIV secolo d.C., gli artisti lavorano al servizio di una committenza aristocratica su commissioni sia ecclesiastiche che laiche ma qualcosa sta cambiando. Mi viene in mente, un affresco conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo intitolato Il Trionfo della Morte: in un giardino lussureggiante irrompe la Morte a cavallo (entrambi scheletrici) che uccide chiunque trovi sul suo cammino di qualunque rango sociale ma nonostante questo c'è chi non curante di cosa stia accadendo continua la propria vita come nulla fosse. Eppure, la morte arriva per tutti!
Adesso, si osservi nuovamente la miniatura: è solamente un capolavoro antico oppure una verità attuale?
A mio avviso è attualissima: il mondo in cui viviamo purtroppo è costruito sulle disparità culturali (chi ha e chi non ha) eppure ... davanti la morte siamo tutti uguali! Possiamo ostentare i nostri beni e pensare di dominare il prossimo a nostro piacimento proprio perchè 'possediamo' quello che altri non hanno ma questo non ci renderà immuni dagli imprevisti della vita.
Cosa conta veramente per noi? L'esteriorità o l'interiorità? Apparenza o verità?
Insomma, siamo Falconieri o Popolani?
Approfittiamo di questo mese di ferie per riflettere su noi stessi. Stiamo all'aria aperta (mare o montagna) e viviamo insieme alla natura. Ricordiamoci sempre che la Vita è Imprevedibile per cui ... VIVIAMO AL MEGLIO DI NOI STESSI OGNI GIORNO!
“Non c’è un mese in tutto l’anno in cui la natura si adorni di più bella veste come nel mese di Agosto.” (Charles Dickens)
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