#politica scolastica
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Precari della scuola: una lotta per la dignità e la giustizia. Gli Idonei Esclusi del Concorso PNRR denunciano l’ingiustizia di un sistema che non riconosce meriti né diritti ai docenti precari
Il grido d’aiuto dei docenti Idonei Esclusi del Concorso PNRR 2023/2024 risuona come un atto d’accusa contro un sistema che sembra aver dimenticato i suoi principi fondamentali: il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle competenze.
Un’ingiustizia che non possiamo ignorare.Il grido d’aiuto dei docenti Idonei Esclusi del Concorso PNRR 2023/2024 risuona come un atto d’accusa contro un sistema che sembra aver dimenticato i suoi principi fondamentali: il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle competenze. Migliaia di insegnanti che hanno superato le prove di un concorso pubblico si trovano ora in una situazione…
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maxforz · 7 months ago
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Dispersione Scolastica: a che punto siamo? | Liberi oltre le illusioni
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fatticurare · 2 months ago
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Le intenzioni di Raimo sono sempre state chiare. Qui è quando Valditara si era appena insediato. Vi pare una critica politica?
Io ho due ipotesi:
1) Raimo fa davvero quello che ha scritto e lo ha pure ribadito in diverse interviste televisive, e quindi è potenzialmente pericoloso e inidoneo all'insegnamento.
2) Raimo è un mitomane che si diverte a spararle grosse e non riesce a contenersi, anche in classe.
In entrambi i casi a mio avviso e per sgombrare ogni dubbio Raimo potrebbe sottoporsi ad un approfondimento mediante visita collegiale, come previsto dalla legislazione scolastica e come accade a tanti altri suoi colleghi insegnanti ogni anno. Quando un insegnante manifesta segnali di potenziale pericolosità e poco equilibrio, è prassi sottoporlo a visita psico-attitudinale.
Il parere degli specialisti potrebbe aiutare a comprendere meglio.
Ma immagino che in un caso simile Fratoianni e compagni griderebbero all'aggressione fascista, mentre le "truppe scelte pronte ad assediare" di Raimo sarebbero solo frutto della sua immaginazione.
Rossano Sasso
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raffaeleitlodeo · 2 months ago
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La doppia morale del ministro Valditara, sospende un professore per quel che ha detto fuori dalle mura scolastiche ma rivendica il proprio diritto di manifestare davanti ad un tribunale come un “semplice cittadino” La sanzione inflitta dall’Ufficio scolastico regionale del Lazio, diretto da Anna Paola Sabatini, una rampante democristiana prima in quota Pd poi passata a Forza Italia, contro Christian Raimo (tre mesi di sospensione dall’insegnamento con dimezzamento dello stipendio), professore di filosofia in un liceo romano, vivace animatore culturale, già assessore alla cultura del III municipio del comune di Roma, candidato per Avs alle ultime elezioni europee, per aver espresso critiche molte aspre contro la politica dell’istruzione condotta dall’attuale ministro Giuseppe Valditara, non è solo un segnale ulteriore dell’autoritarismo di questo governo, composto da un ceto politico insofferente alle critiche e vigliaccamente vendicativo, ma la conferma della torsione disciplinare introdotta con la controriforma del voto in condotta che va di pari passo con regolamenti interni presenti in diversi istituti, ingiustificatamente repressivi, persino lesivi di alcuni diritti costituzionali degli stessi studenti. Ciò che più bisogna sottolineare in questa vicenda sono le modalità con sui è stata esercitata la rappresaglia del potere contro la parola critica. Il ministro, infatti, poteva ricorrere alla magistratura per far valere - se davvero queste erano fondate - le ragioni di un eventuale danno alla sua immagine. Quando si è espresso, infatti, Raimo non era in cattedra, non stava tenendo lezione ai suoi studenti ma parlava in uno spazio pubblico, all’interno di un dibattito sulla scuola durante la festa di Avs, lo scorso settembre. Era in qualità di cittadino e non di docente che Raimo interveniva esercitando un diritto costituzionale che forse a questo governo dispiace. Eppure la punizione comminata a Raimo non è quella di un giudice che avrebbe individuato contenuti diffamatori nelle sue dichiarazioni ma una sanzione inflitta per via gerarchica dal suo datore di lavoro, il ministero del Pubblica istruzione e – quanto mai – del (De)merito. E’ come se un chirurgo fosse stato sanzionato dal ministro della Sanità per quel che ha detto in una pubblica piazza. La classe docente non porta l’uniforme, non è armata, non esercita la forza legittima dello Stato per cui è legata dalla costituzione a stretti vincoli di fedeltà, condotta e riserbo. La classe docente non giura fedeltà ad alcun regime, è composta da liberi cittadini che all’interno della scuola devono rispettare un codice regolamentare e i doveri contrattuali e quando escono hanno la piena libertà di esprimersi e criticare nello spazio pubblico. Diritto che per altro il ministro Valditara rivendica per sé, senza riconoscerlo agli altri, quando come «semplice cittadino» - a suo dire - nonostante sia membro del governo, si è recato al presidio davanti al tribunale di Palermo per sostenere il suo segretario di partito Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio al processo Open Arms. Se questa sanzione non viene ricacciata indietro non si dovrà aspettare molto perché un qualunque ufficio scolastico si sentirà libero di sindacare anche i gusti sessuali e religiosi, oltre che politici, dei docenti fuori dalla scuola, perché questi possono «ledere l’immagine dell’istituzione scolastica». Non basta dunque la semplice solidarietà, serve anche reagire e mobilitarsi dentro e fuori le scuole e bene farà Raimo a presentare ricorso in sede amministrativa, perché ha ragione da vendere. Paolo Persichetti, Facebook
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der-papero · 8 months ago
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Aspiè, spiegami che hanno fatto Croce e compagnia 🫨
Qui
Quo
Qua
Un paragrafo che vale per tutti:
Secondo diversi storici e filosofi (es. Giulio Giorello nel 1992[4], Enrico Bellone[96], Armando Massarenti[97]), l'influenza antiscientifica di Croce e di Gentile[98] sarebbe stata fortemente deleteria sia sul piano dell'istituzione scolastica per gli orientamenti pedagogici della scuola italiana, che si sarebbe indirizzata prevalentemente agli studi umanistici considerando quelli scientifici di secondo piano, sia per la formazione di una classe politica e dirigente che attribuisse importanza alla scienza e alla tecnica e portando, per conseguenza, ad un ritardo dello sviluppo tecnologico e scientifico nazionale.
Per colpa di questi soggetti oggi dobbiamo accettare che in Italia ci si caghi sotto quando si sente la parola "logaritmo". Ti pare normale? A me no.
I numeri in dettaglio (l'ultima rilevazione, ma tanto abbiamo fatto sempre schifo).
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Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze. Non m'interessa qui chiedermi se le origini di quest'epidemia siano da ricercare nella politica, nell'ideologia, nell'uniformità burocratica, nell'omogeneizzazione dei mass-media, nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l'espandersi della peste del linguaggio. Vorrei aggiungere che non è soltanto il linguaggio che mi sembra colpito da questa peste. Anche le immagini, per esempio. Viviamo sotto una pioggia ininterrotta d'immagini; i più potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi: immagini che in gran parte sono prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d'imporsi all'attenzione, come ricchezza di significati possibili. Gran parte di questa nuvola d'immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d'estraneità e di disagio.
Italo Calvino, Lezioni americane, Sei proposte per il prossimo millennio, Mondadori, 1993
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Degli anni della mia formazione scolastica l’esperienza più emblematica che mi torna in mente è il sabato fascista: le ore che era obbligatorio trascorrere nella sede del fascio per essere indottrinati. Non che allora noi rifiutassimo o aderissimo alla dottrina di Mussolini, semplicemente la imparavamo a memoria, era un compito come un altro. Imparavamo a memoria anche le poesie, e non è che ne capissimo ogni verso. Ancora ricordo l’articolo primo, che era la base di tutto ciò in cui ogni bravo fascista doveva credere: «Lo Stato è un valore assoluto, niente fuori dello Stato, niente contro lo Stato, niente al di là dello Stato, lo Stato è fonte di eticità». È vero che chi non si presentava al sabato fascista, il lunedì non veniva ammesso a scuola ed era redarguito severamente, ma ciò ci appariva una punizione circoscritta all’ambito scolastico, legata al fatto che non eravamo stati buoni scolari, più che solerti futuri camerati. Non bisogna inoltre dimenticare che non tutti gli insegnanti subordinavano il loro dovere di maestri alle imposizioni del regime. Senza contare che quella dottrina era troppo lontana dal nostro mondo, dalla nostra cultura per far breccia dentro di noi, anzi, aggiungerei, era quasi considerata un’eresia. Sentivo a casa mia e in altre famiglie amiche discuterne, criticarla, rifiutarla: nel nostro Veneto cattolico l’eticità delle leggi era avocata a sé dalla Chiesa.
Solo quando lo Stato fascista cominciò ad applicare i suoi principi con mano pesante, a perseguitare, a processare, a deportare in Germania, a eliminare chi non li rispettava, solo quando l’alleanza tra fascismo e nazismo si fece sempre più stretta e infine, dopo l’8 settembre 1943, i nazisti divennero i veri padroni del territorio, solo allora capimmo che quel «fuori», «contro», «al di là» non erano termini con cui si potesse scherzare. Fu così che alcuni discorsi ascoltati nella mia famiglia, quando si era sicuri di poter parlare, e l’esempio di mio padre, le vessazioni che subiva, ebbero un altro valore. Le parole dei nostri parroci che, nelle prediche della domenica e negli incontri con noi giovani dell’Azione cattolica, invitavano all’amore e alla concordia, al rispetto solo dei dogmi della Chiesa, alla professione della fede, uscirono dalle parrocchie, a volte contro la volontà degli stessi preti. E le leggi razziali del 1938 smisero a un tratto di essere qualcosa di stabilito dal fascismo non tanto per intima convinzione quanto per mera opportunità politica, dovuta all’alleanza con Hitler, con il nazismo; infine ne cogliemmo tutta la portata, mentre, per lungo tempo, non avevamo avuto gli strumenti per decifrarle e non eravamo riusciti a immaginare che si sarebbe creato un sistema spietato per farle rispettare. Dopo l’8 settembre non ci fu più alcuna distanza tra le due dittature. E fu impossibile non schierarsi. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 10-11.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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rosateparole · 2 years ago
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Il potere popolare ci ha fatto cambiar scuola. Sempre bene intenzionato, il potere popolare, toglierci la scuola e farci andare nell’edificio della scuola croata per aumentare la dose di bratstvo i jedinstvo, unità e fratellanza.
Da via Castropola nella Città vecchia, siamo scesi in via San Martino, in un casermone rettangolare e grigio che non assomigliava a niente se non a una caserma, perché appunto tale era stato. Circolavano voci che lì i fascisti avessero torturato i bevitori di olio di ricino, sempre questi benedetti fascisti italiani che mi perseguitano, sempre loro, dove ti giri, dove ti volti, han combinato guai per i quali noi dobbiamo subir le conseguenze, noi che siamo nati in questo luogo, teatro di un eterno regolamento di conti, con questo nostro mestiere di capro espiatorio. Quotidianamente ci propinano racconti che, con tutto l’orrore dell’autenticità, parlano di ogni sorta di nefandezze subite sotto il fascismo, che sputava perfino in bocca allo slavo che parlava slavo.
E noi dovevamo pagare per quelle nefandezze. Perciò dall’oggi al domani, tutti fuori dalla scuola. Andate nella scuola croata, nel rispetto del principio di unità e fratellanza. Ci andammo, anche se questo rispetto assomigliava più a uno sfratto e a un abbraccio soffocante. E, per l’occasione, i banchi della classe sbatacchiati nel trasloco sotto il sole e la noia cittadina colpita dalla peste politica, i nostri libri, Manzoni e Foscolo, buttati sul camion e squinternati, il timbro Gimnazija battuta con forte inchiostratura sul frontespizio di ogni libro a sovrapporsi e ad annullare il vecchio timbro «liceo Carducci».
La scuola, in due giorni resterà vuota. Esattamente come un uomo al quale si sia improvvisamente cancellata la memoria. Il professur Pouli, rigido e impalato come il manico di uno scopettone, i knickerbockers da ragazzino, la cravatta alla lavallière, tutto bardato Old England, felice di assomigliare agli inglesi che si aggiravano per la città, con un’aria da poeta tenne stretta un momento contro il petto la Divina Commedia – stretta come lui, antifascista, aveva tenuto la speranza e una limpida e cieca fede nel fronte popolare –, poi la lasciò cadere tra un Ariosto e un Melzi, all’improvviso, come la speranza e la fede. Improvvisamente conscio di aver scambiato troppo mulini per giganti, prima che ce ne rendessimo conto era uscito dalla biblioteca scolastica e dalla scuola per abbracciare, in Italia, un impensato migliore destino. Nei tanti anni che gli rimasero fu felice a Parma. Come il pittore Golia, che lo seguì dopo poco perché non ce la faceva più, l’espressione di chi non capisce nulla di quello che succede, il pittore dava l’impressione di essere inciampato nella Storia per puro caso.
C’è chi non sopravvive a un’esperienza devastante, e chi invece ne viene fuori. C’è chi si rialza in piedi e c’è chi viene distrutto, la gente reagisce in modo diverso. Non so da cosa dipenda, se dall’incidente in sé o dal carattere delle persone. Anche dall’età, credo.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
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schizografia · 2 years ago
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Le due facce del potere 3: il regno e il governo
«Le roi règne, mais il ne gouverne pas», «il re regna, ma non governa». Che questa formula, che è al centro del dibattito fra Peterson e Schmitt sulla teologia politica e che nella sua formulazione latina (rex regnat, sed non gubernat) risale alle polemiche secentesche contro il re di Polonia Sigismondo III, contenga qualcosa come il paradigma della doppia struttura della politica occidentale, è quanto abbiamo cercato di mostrare in un libro pubblicato quasi quindici anni fa. Ancora una volta, alla sua base sta un problema genuinamente teologico, quello del governo divino del mondo, esso stesso in ultima analisi espressione di un problema ontologico. Nel capitolo X del libro L della Metafisica, Aristotele si era chiesto se l’universo possegga il bene come qualcosa di separato (kechorismenon) o come un ordine interno (taxin). Si trattava, cioè, di risolvere la drastica opposizione fra trascendenza e immanenza, articolandole insieme attraverso l’idea di un ordine degli enti mondani. Il problema cosmologico aveva anche un significato politico, se Aristotele può paragonare immediatamente la relazione fra il bene trascendente e il mondo a quella che lega lo stratega di un esercito all’ordinamento dei soldati che lo compongono e una casa alla reciproca connessione delle creature che in essa vivono. «Gli enti» egli aggiunge «non vogliono avere una cattiva costituzione politica (politeuesthai kakos) e deve quindi esserci un unico sovrano (heis koiranon», che si manifesta in essi nella forma dell’ordine che li collega. Ciò significa che, in ultima istanza, il motore immobile del libro L e la natura del cosmo formano un unico sistema a due facce e che il potere – sia esso divino o umano – deve tenere uniti i due poli ed essere tanto norma trascendente che ordine immanente, tanto regno che governo.
Sarà compito della scolastica medievale e, in particolare, di Tommaso tradurre questo paradigma ontologico nel problema teologico del governo divino del mondo. Essenziale, a questo fine, è l’idea di ordine. Essa esprime, da una parte, la relazione fra Dio e le creature (ordo ad Deum) e, dall’altra, la relazione delle creature fra di loro (ordo ad invicem). I due ordini sono strettamente connessi e, tuttavia, la loro relazione non è perfettamente simmetrica come può sembrare. Che il problema abbia anche questa volta un aspetto politico, è evidente nel paragone che Tommaso istituisce con la legge e la sua esecuzione. «Come in una famiglia» egli scrive «l’ordine è imposto attraverso la legge e i precetti del capofamiglia, che per ciascuno degli esseri ordinati nella casa è principio dell’esecuzione dell’ordine della casa, allo stesso modo la natura degli enti naturali è per ogni creatura il principio dell’esecuzione di quanto gli compete nell’ordine dell’universo». In che modo, tuttavia, la legge, come comando di uno solo, può tradursi nell’esecuzione dei molti rispetto ad esso ordinati? Se l’ordine – come l’esempio certamente non casuale dello stratega e del capofamiglia sembra implicare – dipende dal comando di un capo, in che modo la sua esecuzione può essere iscritta nella natura degli enti così diversi tra di loro?
L’aporia che segnerà in modo crescente tanto l’ordine del cosmo quanto quello della città comincia qui a diventare visibile. Gli enti stanno fra loro in una determinata relazione, ma questa non è che l’espressione della loro relazione all’unico principio divino e, viceversa, gli enti sono ordinati in quanto stanno in una certa relazione con Dio, ma questa relazione consiste soltanto nella loro relazione reciproca. L’ordine immanente non è che la relazione al principio trascendente, ma questo non ha altro contenuto che l’ordine immanente. I due ordini rimandano l’uno all’altro e si fondano reciprocamente. Il perfetto edificio della cosmologia medievale riposa su questo circolo e non ha alcuna consistenza al di fuori di esso. Di qui la complessa, sottile dialettica fra cause prime e cause seconde, potenza assoluta e potenza ordinata, attraverso il quale la scolastica cercherà, senza mai riuscirci pienamente, di venire a capo di questa aporia.
Se torniamo ora al problema dell’ordine politico da cui siamo partiti e che rimanda esplicitamente a questo paradigma teologico, non sorprenderà ritrovare in esso le stessa circolarità e le stesse aporie. Stato e amministrazione, regno e governo, norma e decisione sono reciprocamente connessi e si fondano ed esistono l’uno attraverso l’altro; e, tuttavia – anzi proprio per questo – la loro simmetria non può essere perfetta né inequivocabilmente garantita. Il re e i suoi ministri, la «politica» e la «polizia», la legge e la sua esecuzione possono entrare in conflitto e nulla assicura che questo conflitto possa essere una volta per tutte composto. La macchina bipolare della politica occidentale è sempre in atto di corrompersi e frantumarsi, perpetuamente in balia di cambiamenti e rivoluzioni che ne mettono in questione il funzionamento e la bipolarità nella misura stessa un cui sembrano ogni volta riaffermarli.
Il primato del governo sul regno e dell’amministrazione sulla costituzione che noi stiamo oggi vivendo non è in realtà senza precedenti nella storia dell’Occidente. Esso raggiunse la sua prima e radicale formulazione nell’elaborazione della dottrina del rex inutilis da parte dei canonisti del XIII secolo. È sulla base di queste elaborazioni che, nel 1245, il pontefice Innocenzo IV, su richiesta del clero e della nobiltà portoghese, emanò la decretale Grandi non immerito, con la quale deponeva il re Sancho II dal governo del regno, che si era dimostrato incapace di amministrare, assegnando al fratello Alfonso di Boulogne la cura et administratio generalis e lasciando tuttavia a Sancho la sua dignitas regale. La duplice struttura della macchina governamentale contiene la possibilità che la bipolarità in cui si articola possa essere messa in questione se essa cessa di risultare funzionale al sistema. È significativo tuttavia, dal momento che nessuna delle due facce del potere ha in sé il suo fondamento, che anche in questo caso estremo la dignità regale non sia stata tolta. La dualità di legittimità e legalità non è che un aspetto di questa bipolarità: il regno legittima il governo e, tuttavia, la legittimità non ha altro senso che la legalità dell’azione e dei provvedimenti del governo.
15 marzo 2023
Giorgio Agamben
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Cremona, ritrovati in una soffitta i sei tablet rubati in una scuola a Codogno
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Cremona, ritrovati in una soffitta i sei tablet rubati in una scuola a Codogno Erano stati rubati la notte dell’8 giugno scorso in un istituto scolastico di Codogno, ma, durante un intervento, li hanno ritrovati in una soffitta di Cremona i Carabinieri della Radiomobile. Si tratta di sei tablet, perfettamente funzionanti e completi di alimentatori per la ricarica, oggetto di furto. Il pomeriggio del 15 giugno scorso una pattuglia della Sezione Radiomobile di Cremona è stata inviata presso un palazzo del centro città perché una donna aveva richiesto un intervento, ritenendo che la sua soffitta fosse occupata da qualcuno non autorizzato ad accedere. La donna e i Carabinieri sono entrati nella soffitta e non hanno trovato nessuno. I Carabinieri hanno quindi controllato l’intero locale, accertando la presenza di evidenti tracce ed effetti personali di qualcuno che era entrato nel locale senza alcuna autorizzazione della proprietaria. E, dentro una borsa, hanno trovato sei tablet che la donna non ha riconosciuto come propri. Ritenendo che potessero essere oggetto di furto, i militari hanno effettuato i necessari accertamenti attraverso le banche dati in uso. Quindi, hanno accertato che gli strumenti informatici erano stati rubati la notte dell’8 giugno scorso presso una scuola di Codogno. Al termine delle attività, i sei tablet sono stati restituiti alla dirigente scolastica, mentre sono in corso ulteriori accertamenti per individuare chi li ha portati nella soffitta.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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siciliatv · 8 months ago
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L'Istituto Brancati di Favara organizza convegno per il Centenario della morte di Giacomo Matteotti
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L'Istituto Comprensivo "V. Brancati" di Favara, Dirigente Scolastica prof.ssa Carmelina Broccia, rende omaggio a Giacomo Matteotti nel centenario della sua scomparsa (10 giugno 1924, Roma), organizzando un convegno dedicato alla memoria dell'uomo e del politico, simbolo della libertà e della democrazia. L'iniziativa, inserita nel contesto della XVI Festa della Legalità, si terrà mercoledì 8 maggio presso la suggestiva sala del Collare del Castello Chiaramonte, di piazza Cavour a Favara. Inizio dei lavori è fissato per le 9e30. Giacomo Matteotti, figura di spicco della politica italiana, sarà al centro di riflessioni, con l'obiettivo di approfondire il suo ruolo nella storia del nostro Paese e il suo impegno per la difesa dei valori democratici. L'evento rappresenta un'importante occasione di confronto e di approfondimento per la comunità scolastica e per tutta la città di Favara, evidenziando l'importanza di preservare e promuovere i principi fondamentali della legalità e della democrazia. Saranno presenti oltre alla Dirigente Scolastica Broccia, anche Miriam Mignemi presidente del Consiglio Comunale di Favara e Antonio Palumbo, sindaco. Ed ancora, Gaetano Scorsone, coordinatore della Festa della Legalità, Etta Milioto Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Favara. Sono previsti gli interventi dello scrittore e giornalista Paolo Cilona, di Francesco Curaba ex Dirigente Scolastico. Le letture e gli approfondimenti sono stati affidati alla poetessa Giuseppina Mira. A coordinare i lavori sarà Ombretta Canu, docente dell'Istituto Comprensivo "Vitaliano Brancati". Sono state previste anche riflessioni e performance artistiche degli alunni dell'Istituto Brancati. Il convegno si propone di analizzare il contributo di Matteotti alla costruzione di una società libera e giusta, nonché di stimolare una riflessione sulle sfide attuali che riguardano la difesa dei diritti civili e della giustizia sociale. La sala del Castello Chiaramonte offrirà uno scenario suggestivo per celebrare la memoria di Matteotti e riaffermare l'impegno verso una società basata sui principi di uguaglianza e solidarietà. L'iniziativa, aperta alla partecipazione di tutti i cittadini interessati, si propone quindi di essere un momento di incontro e di confronto, volto a mantenere viva l'eredità di Giacomo Matteotti e a promuovere valori di libertà, democrazia e legalità che costituiscono il fondamento della nostra società. Read the full article
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Scuola, la Manovra 2024 taglia oltre 7.800 posti: ridotti i Prof e il personale amministrativo
Dal 2025 meno insegnanti e personale scolastico: il blocco parziale del turn-over ridurrà migliaia di posti nelle scuole italiane.
Dal 2025 meno insegnanti e personale scolastico: il blocco parziale del turn-over ridurrà migliaia di posti nelle scuole italiane. Il mondo dell’istruzione sarà uno dei settori più colpiti dalla manovra economica del 2024. A partire dal prossimo anno, il sistema scolastico italiano dovrà rinunciare a un totale di 7.834 figure professionali tra insegnanti e personale amministrativo, tecnico e…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Maturità 2024, materie seconda prova: greco al classico, matematica allo scientifico
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(Adnkronos) - Greco al Liceo classico, matematica al Liceo scientifico. Queste alcune delle discipline scelte per la seconda prova scritta della Maturità2024, secondo quanto prevede il decreto firmato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Per gli altri indirizzi: Economia Aziendale per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”; Topografia per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”. L’Esame conclusivo del secondo ciclo d’istruzione si svolge secondo la struttura definita dal decreto legislativo 62/2017: una prima prova scritta di Italiano, comune a tutti gli indirizzi di studio, che si svolgerà dalle ore 8.30 di mercoledì 19 giugno 2024; una seconda prova scritta, riguardante le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio (per i Professionali delineati dal d.lgs. n. 61/2017, la seconda prova scritta non riguarda specifiche discipline ma le competenze in uscita e i nuclei tematici fondamentali di indirizzo alle stesse correlati); il colloquio, che ha l’obiettivo di accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale della studentessa e dello studente. Nel corso del colloquio, il candidato espone anche le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) e le competenze acquisite nell’ambito dell’Educazione civica. Le Commissioni d’esame sono composte da un Presidente esterno, da tre membri esterni e da tre interni all’istituzione scolastica. È prevista una terza prova scritta in alcuni indirizzi di studio (sezioni EsaBac, EsaBac techno, sezioni con opzione internazionale, scuole della Regione autonoma Valle d’Aosta, della Provincia autonoma di Bolzano e scuole con lingua d’insegnamento slovena e bilingui sloveno/italiano del Friuli Venezia Giulia). Per conoscere le discipline oggetto della seconda prova e quelle affidate ai commissari esterni è disponibile un apposito motore di ricerca. Licei Greco per il Liceo classico; Matematica per il Liceo scientifico, anche per l’opzione Scienze applicate e la Sezione a indirizzo Sportivo; Lingua e cultura straniera 3 per il Liceo linguistico; Scienze umane per il Liceo delle Scienze umane (Diritto ed Economia politica all’opzione Economico-sociale); Discipline progettuali caratteristiche dei singoli indirizzi per il Liceo artistico; Teoria, analisi e composizione per il Liceo musicale; Tecniche della danza per il Liceo coreutico. Istituti tecnici Economia aziendale per l’indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing” (Economia aziendale e Geo-politica nell’articolazione “Relazioni internazionali per il marketing”) e Discipline turistiche e aziendali per l’indirizzo Turismo; Topografia per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”; Sistemi e reti per entrambe le articolazioni dell’indirizzo “Informatica e Telecomunicazioni”; Progettazione multimediale nell’indirizzo “Grafica e comunicazione”; Trasformazione dei prodotti per l’articolazione “Produzioni e trasformazioni” degli Istituti agrari (Viticoltura e difesa della vite per l’articolazione “Viticoltura ed enologia”). Motore di ricerca delle discipline per l’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo d’istruzione per l’anno scolastico 2023/2024: https://visualizzamaterieesame.static.istruzione.it/ [email protected] (Web Info) Read the full article
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paoloferrario · 1 year ago
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POLITICHE E SERVIZI PER L'HANDICAP, indice del capitolo 7 del libro: Paolo Ferrario, Politica dei servizi sociali: strutture, trasformazioni, legislazione, Carocci Faber Editore, 2001, pagg. 333-404
7. Politiche e servizi per l´handicap, pagg. 333-404 Introduzione Aspetti sociali e culturali Indicatori quantitativi e qualitativi La legislazione sull´invalidità civile Politiche per l´integrazione scolastica Politiche per il lavoro La legge quadro sull´handicap I servizi socio-sanitari Legislazione statale Nota bibliografica VAI ALLA SCHEDA DEL LIBRO: Paolo Ferrario, POLITICA DEI…
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collasgarba · 1 year ago
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Scuola e società in Italia tra il 1950 ed il 1970
La prima metà degli anni Cinquanta segnava la fase finale della politica di ricostruzione, il mutamento degli schemi politici e l’acuirsi degli scontri ideologici – anche a livello internazionale con l’affermarsi del bipolarismo della Guerra Fredda – che incisero anche sulla mancata realizzazione del disegno di riforma scolastica predisposto da Gonella nel 1951, a seguito della lunga e discussa…
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adrianomaini · 1 year ago
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Scuola e società in Italia tra il 1950 ed il 1970
La prima metà degli anni Cinquanta segnava la fase finale della politica di ricostruzione, il mutamento degli schemi politici e l’acuirsi degli scontri ideologici – anche a livello internazionale con l’affermarsi del bipolarismo della Guerra Fredda – che incisero anche sulla mancata realizzazione del disegno di riforma scolastica predisposto da Gonella nel 1951, a seguito della lunga e discussa…
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