#patate al forno
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persa-tra-i-miei-pensieri · 15 days ago
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😋 Mo crep 😂
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patate al forno con carciofi mamme in padella ricetta carciofi e patate
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tremaghi · 2 months ago
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Un peccato di gola dal profumo autunnale
Ogni tanto è lecito fare uno strappo alla regola. Complici i ricordi delle nostre vacanze in Tirolo, evocati nei giorni scorsi ad accendermi la voglia di speck e formaggio di malga, ingredienti principe dello strudel salato che ho preparato oggi.L’ho gustato sin dalla preparazione, che ho iniziato pelando, lavando e tagliando a tocchetti quattro patate medie, che ho fatto cuocere a vapore nel…
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lapiagnona · 4 months ago
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le cose che odio sono diecimilaottocentosettanta, quelle che mi piacciono sono fugaci e non riesco mai a fare le patate al forno croccanti fuori e morbide dentro
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gregor-samsung · 3 months ago
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" «Tu, vieni con me!», intimò una guardia di sicurezza in borghese a mia madre. «Perché?». «Lo sai benissimo perché!». La trascinò per il braccio facendola sfilare lungo la coda infinita delle casse, i pantaloni di tre taglie più grandi, su cui inciampava a ripetizione per tenere il passo dell'uomo. Ci spintonò dentro a quello che sembrava più uno sgabuzzino che un ufficio. Il capo della sicurezza era già lì a darci il benvenuto, le sue lenti da vista appoggiate pigramente sulla testa grassa e pelata. «Mia mamma non ha fatto nulla. Perché ci avete portato qui?». La guardia che ci aveva trascinato nel cubicolo strappò la borsa dalle mani di mia madre. Lei oppose resistenza, ma lui la lanciò immediatamente al capo. Senza mai toglierci lo sguardo di dosso, il ciccione ne estrasse un tubetto di fondotinta già parzialmente rimosso dalla confezione di plastica. Ce lo sventolò sotto gli occhi con fare derisorio e schioccò la lingua per esprimere disapprovazione. La donna che mi aveva predicato l’onestà fino a vomitare, a quanto pare era una ladra. Peggio, aveva scelto di rubare il fondotinta più economico del negozio, neanche lontanamente vicino al suo colore, perché in Italia cosmetici per neri non esistevano. Ma i veri ladri erano loro.
Il nuovo centro commerciale aveva già risucchiato la vita delle maggiori attività indipendenti della valle. Ci erano riusciti esibendo la crème de la crème della cucina italiana: risotti scotti e patate troppo unte, verdure bagnate di sale e spruzzate di pesticidi insieme a banane più verdi delle lattughe. La rete di consegna del pane caldo fatto a mano collassò quasi subito. Per risparmiare pochi spiccioli, papà fu uno dei primi traditori a surgelare lotti di pane dal centro commerciale, per poi scongelarli giorno per giorno. Prima ci avventuravamo fino a Celadina per comprare la carne direttamente dal macellaio di fiducia, col grembiule sempre macchiato di sangue. Adesso caricavamo nel carrello polpette ibride e bistecche impanate precotte. Fu poi il turno della pizza. Quella calda e filante sfornata dal forno a legna del nostro pizzaiolo fu sostituita da quella congelata e smunta di una nota marca. E quel poco che avevamo risparmiato nell'affare del diabolico centro commerciale, lo perdevamo ogni volta che c’impilavamo mozzarella e prosciutto, nel tentativo di imbellire la pizza precotta e di renderla mangiabile. Il colosso aziendale aveva fatto piazza pulita, distruggendo quei piccoli riti quotidiani che tessevano la rete di un’intera comunità. Famiglie che facevano giornalmente avanti e indietro dalla lattaia, dal panettiere, in merceria, dal sarto, dal ciabattino. Scambiando due chiacchiere con Giulio, mentre suo figlio ci metteva una vita a tagliarti una fetta di salame. O facendo gossip con Marino, il sarto che non osava sollevare un ago prima di metterti un bel bricco di caffè sul fornello. Adesso se n’erano andati tutti, un’intera generazione di disoccupati. Le strade del centro divennero un deserto. Al loro posto, estranei monitoravano il nuovo centro commerciale attraverso telecamere di sicurezza. "
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020. [ Libro elettronico ]
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sciatu · 5 months ago
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Aveva fame. Non una fame banale, quel languore che prende chi non fa niente e che si risolve in un antipastino o un aperitivo. Lui aveva molta fame, di quella che per soddisfarla bisognava cuocere almeno un “quaddaruni” di pasta, equivalente a circa duecento, duecentocinquanta grammi di pasta, magari con il sugo di maiale o una marea di cozze, di quelle grandi e carnose. Ma in quel momento avrebbe mangiato la qualsiasi: gnocchi, tortellini al burro o con il ragù bolognese, la pasta “cuccuruzzu” con il bollito di castrato, i maccheroni fatti in casa con il sugo di coniglio, i maltagliati con le “poverelle”, le pappardelle con il ragù di cinghiale, una bella carbonara, un cacio e pepe o le lasagne con i funghi porcini appena colti. Apri la dispensa: vuota. Guardò in frigo: vuoto.  Neanche un uovo , una crosta di formaggio, il barattolo semivuoto di pesto alla Genovese o alla Trapanese. La fame aumentò. Cercò delle patate ma nel cesto dove le conservava c’erano solo dell’aglio e due peperoncini rossi, raggrinziti e tristi. “Ci siamo – si disse – una bella : aglio, olio e peperoncino”. Mise su l’acqua e quando bolli verso dentro duecento grammi di pasta perché si disse che aveva fame. In una padella mise un dito d’olio e tutto l’aglio che aveva. (Cosa lo lasciava a fare?). Tagliuzzo il peperoncino e lo versò nell’olio caldo. Per la cucina si propagò un odore intenso, forte, che già da solo avrebbe fatto sturare il naso a chi aveva il raffreddore. Quando la pasta fu pronta la versò direttamente nella padella aggiungendo quella che rimaneva di una vaschetta di pecorino pepato che emanava un odore di ovino intenso e stordente. Mischiò il tutto e versò nel piatto la montagna di spaghetti e lo osservò con devozione e amore. Era consapevole che il pecorino era un di più, ma voleva sapori forti e poi, aveva fame. La prima forchettata sparì come se non vi fosse mai stata. La seconda gli regolò il gusto del pecorino, alla terza si accorse che stava sudando. Forse il peperoncino era troppo, perché la pasta pizzicava, la fronte si era imperlata di gocce di sudore ed il naso si era sturato ed ora respirava come un bambino. Continuò imperterrito, come che più che un nutrirsi, la sua era una prova di virilità, una ordalia in onore della buona tavola.  Continuò forchettata dopo forchettata, mentre sentiva il calore dentro di se aumentava tanto che si sentiva quasi un forno che emanava calore su calore come quando si doveva mettere la carne di castrato e bisognava fare andare il fuoco nel forno un ora per ogni capra stivata li dentro. Apri una bottiglia di birra e la bevve di un fiato, complimentandosi con se stesso con un enorme rutto. Attaccò di nuovo il piatto, che ormai era quasi mezzo vuoto. Continuò forchettata dopo forchetta, ma visto che il calore era insopportabile, ogni due forchettate si scolava una bottiglia di birra e si incoraggiava con un altro rutto che faceva tintinnare la raccolta di bomboniere posta nella credenza della cucina. Quando fini, con la pancia che fuoriusciva abbondantemente dal pantalone dove la cintura era già stata slacciata verso la quinta o sesta forchettata. Prese una crosta di pane semidura e la fece girare nel piatto per ammorbidirla e raccogliere con l’olio i pezzi di peperoncino rimasti. Si congratulò con se stesso e finì l’ultima bottiglia di birra, ormai rosso come un pomodoro per il calore del peperoncino e con alito all’aglio che faceva appassire anche le tende della camera. Tra una russata e l’altra sgassava la pancia emettendo terrificanti scoregge. Quando sua moglie entro nella camera da letto sentì un odore così terribile che svenne. Ma lui continuò a dormire felice della mangiata..
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turuin · 5 months ago
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Day 16
Giorno 16 - ieri.
Totale caffè bevuti: 2.
Highlight assoluto del giorno (ma anche del mese e dell'anno):
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Lo Jonio, signori. Il mare.
Farmici il bagno mi ha sicuramente rimesso al mondo.
A pranzo: un po' di pasta ripassata in padella con provola e salame (un must!), le spettacolari polpette di mia madre che anche SG sono buonissime (ovviamente lei si è lamentata della tenuta del pane SG) un pezzetto di salsiccia locale SG e dolce, con patate al forno. A cena abbiamo praticamente bissato (tranne i bimbi, che hanno approfittato della provola locale per delle piadine buonissime) perché mia madre cucina sempre per il doppio dei commensali, quindi bisognava esaurire le scorte. Le verdure sono in discesa ma non c'è da temere: superata la giornata di oggi (siamo di compleanno, di Aurora) saremo senz'altro più orientati a una alimentazione più sana. Almeno spero.
La notte è trascorsa tranquilla, tutto sommato. Ora mi preparo e vado a ritirare la torta SG per la bimba, aspetto l'altro mio fratello con figlie al seguito per pranzo e il menu di oggi prevede pasta al forno e cotolette.
Oggi niente mare, se ne riparlerà domani.
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journaldecuisine · 23 days ago
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Polpettone di Lenticchie
Questo polpettone si prepara con verdure invece del pesce, si usano zucchine, carote, lenticchie, patate, non è difficile la preparazione, puoi accompagnarlo con delle patate al forno piuttosto che delle verdure grigliate, purè di piselli, polenta, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Ingredienti per 6 persone
350 g di lenticchie secche 2 patate 1 zucchina 1 carota 1 cipolla un mazzetto di prezzemolo pangrattato q.b. sale q.b. pepe nero q.b. olio extra vergine di oliva q.b.
Per la preparazione del polpettone iniziamo a lavare le lenticchie e lasciamole cuocere in una pentola con acqua e scoliamole a cottura terminata, basteranno 30 minuti. Poi laviamo tutte le verdure, sbucciamo però le patate, tagliamole a dadini e cuciniamole al vapore, schiacciamole e teniamole da parte.
Tagliamo a dadini zucchina, carota, sedano, teniamo in una ciotola, aggiungiamo la cipolla sbucciata, mettiamo nella padella con olio extra vergine di oliva e lasciamo rosolare per una decina di minuti, saliamo.
Frulliamo le lenticchie e mettiamo in una ciotola ampia, aggiungiamo le verdure, le patate schiacciate, mescoliamo per bene, aggiungiamo sale, pepe e impastiamo per bene.
Una volta ottenuto un impasto omogeneo lo trasferiamo su un foglio di carta forno, diamo la forma del polpettone e distribuiamo il pan grattato che deve coprire tutta la superfice. Mettiamo in una pirofila da forno e aggiungiamo olio extra vergine di oliva, il prezzemolo tritato, avvolgiamo nella carta forno. Inforniamo in forno caldo e lasciamo cuocere in forno ventilato a 180°C per 35-40 minuti, spegniamo e serviamo a fette.
Buon Appetito!
www.ricettasprint.it/a-natale-preparo-anche-il-polpettone-senza-carne-accontento-tutti-gli-ospiti-pure-i-parenti-vegani/o!
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ttrdl · 4 months ago
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pizza porchetta provola e patate al forno
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benzedrina · 4 months ago
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Il treno delle 20:10 è veramente lento. Tornerò a casa e non ci sarà nulla in frigo, né per oggi, né per domani. Aprirò justeat e ordinerò dalla solita pizzeria, una pizza per stasera, una puccia per domani a pranzo. Arriverà la notifica della conferma e in 13 minuti massimo il fattorino suonerà il clacson, ché ormai mi conosce e non serve che citofona. Per curiosità, per ricerca scientifica, per dubbi amletici, ho provato a ordinare al locale. 2 minuti per impastare e condire, 2 minuti a bocca di forno a legna rigorosamente a fiamma viva. Alta idratazione, buona fermentazione, farina di qualità, ma la Margherita la paghi 4 euro e la patate e Norcia 6.50.
M mi dice che quando racconto delle cose, descrivo una quantità abnorme di dettagli, non lo vede come un problema o un difetto, a lei piace questa cosa, ma è anche la stessa persona che oggi mi ha detto "Gi sei la cosa che più desidero come amico per mille motivi, ma se una mia amica dovesse provare qualcosa per te, farei di tutto per farla fuggire, non per gelosia, più che altro perché sei veramente pessimo in tutto". Ho ringraziato, ho bevuto un sorso di birra e le ho dato un colpetto in testa. Meritato. A fine aperitivo, durante un abbraccio di saluto, il discorso era finito sul come viviamo a marce. "ma non ti metti mai a folle in discesa?" "no, mai" "quindi sempre con la marcia inserita e con il freno motore" "si, ecco il concetto, il freno motore".
Oggi sono tornati tutti in laboratorio. Forse un'altra settimana da solo era ideale. Ho comprato un cubo di rubik 4x4 da Tiger ma è stato progettato dal demonio perché non ha i colori canonici, ma delle sfumature tipiche dei grafici di microbiomica.
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marquise-justine-de-sade · 7 months ago
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C’ho na pazienza da leopardo
La Pazienza è finita.
Non ce n’è più.
Esaurita.
Debellata come il vaiolo.
Inutile che vi chiediate perché la gente ve strombazza a 0,000033 nano secondi dallo scatto del semaforo verde; non domandatevi perché er barista ve lancia l’espresso da in fondo al banco del bar e il banco è lungo come ‘na pista d’atletica.
La pazienza è finita, sicché muovete il culo e attaccateve ar treno.
E’ finita perché evidentemente è stata sprecata, cestinata, sottovalutata, scontata, saldi al 50% a metà stagione e abusata.
E io pure, di pazienza, non ne ho più.
Nun ne posso più se sentì gente che se lamenta nonostante non gli faccia male niente.
Gente che si lascia e poi si riprende e poi si rilascia ad un ritmo di 5 barra 6 volte in un mese e te viene a dì che però se amano. Non si regge più il trentenne che è confuso e spaventato perché stava con una che stava anche con un altro ma aveva dimenticato di dirglielo per whatsapp, al trentenne.
Basta con sta gente che se lagna, quella che piagne, quella che frigna, quella depressa, quella che vuol la testa dell’ex su un piatto d’argento e due patate al forno, quello che ammazza quella perché quella è una santa che sta con un fuori di testa. Avete tutti rotto er cazzo e avete esaurito la pazienza e l’attitudine all’ascolto pure de tutti i monaci buddisti di sto mondo.
Iniziate a lamentarve meno, a guardà con chi scegliete de stare e non scegliete sempre la stra-tipa da copertina o l’hipster che è tanto figo quanto ignorante.
Fateve due domande ogni tanto e fate pure due chiacchiere con l’altra metà.
E se ve mollate, ve prego, scrivetelo giusto su facebook e non rompete er cazzo, non è mai morto nessuno perché s’era mollato, casomai qualcuno ci ha rimesso le penne perché stava con n’infame, ma queste so’ altre storie.
E “domani è n’artro giorno” e se lo disse lei, sfigata com’era, nun vedo perché voi ve state ad arrovellà sulle questioni per stagioni su stagioni.
Divertiteve che a piagnè se fà sempre in tempo.
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pescettaspelacchiatas · 2 months ago
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la vita è così: ieri avevo voglia di patatine fritte, oggi dico alle girls che ho voglia di patate al forno, però poi non torno a casa per poter invece studiare a casa delle girls, e mentre studio mia madre mi chiama: "meh e devi venire a mangiare? che ho fatto il pollo con le patate al forno"
le patate al forno.
ti perdi sempre le cose migliori.
e da Manuela è tutto signori
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ilsalvagocce · 2 years ago
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fine giugno
quando guardo le foto di mamma, cioè le cerco, scompiglio scartafratto ricerco sbrindello cartelle sotto cartelle di sotto cartelle cartelline nomi nomini ma mamma grazia grace madre mini baby tutto quello che negli ultimi 15 anni di computer posso aver salvato senza ordine, quando sento insomma desiderio di scovar qualcosa, che so già a memoria e magari mi ritrovo dentro una cartella di un compleanno di pranzo di casa di giugno tra noi in pigiama senza alcuna velleità artistica, solo così, tra quei file che ancora si chiamano con AAAA0076 o IMG_vattelappesca tanto non le hai mai nominate 
dico che quando le guardo io non sono triste. la guardo in faccia che mi guarda, nel pieno di sé del suo sé del suo sorriso intatto canaglia presaingiro perenne, provocazione davanti al pollo in potacchio o le patate al forno le forchette le bottiglie la tavolata apparecchiata per noi, fermagli tra i capelli per farseli più gonfi, più alti, poi se li scordava in testa, la matita nera sugli occhi di lago la camicia da casa rosa salmone, le rose di babbo dell'orto le braccia spalancate il sorriso a chi la guarda, io rido ma proprio rido. la guardo e mi viene da ridere — secondo me l'ho sempre fatto, da quando sono a questo mondo. io sono nata, ho visto lei e ho, perennemente, sorriso.
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barrenwomb · 10 months ago
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a firenze con la mia amica veneta. nel menù c'è l'artista con le patate al forno. io mi metto a cercare una roba su google. lei: so cosa stai cercando. io: cosa. lei: l'artista. io: no. aspetta. non sai cos'è l'artista? lei: cosa. no. ovviamente non lo so. io: davvero non sai cos'è l'arista? lei: cos'è il finocchione? io: non sai cos'è l'arista? aspetta, non sai nemmeno cos'è il finocchione? lei: ti odio. io: dove vivi? al nord italia? lei: vaffanculo.
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untuffonelpassato · 3 months ago
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Daje de patate al forno e porchetta eppure non mi sembra di stare su tumblr
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turuin · 3 months ago
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Day 60
Giorno 60 - ieri.
Sono sessanta giorni che bevo non più di 2 caffè al giorno.
Ieri, a pranzo: totani e patate con cavolo verza.
A cena: lasagna della suocera, una polpettina di melanzane e qualche fettina di zucchina gratinata al forno.
Poi lezione di chitarra (oh, me lo ricordavo il circolo delle quarte!) e musica di insieme (primo appuntamento per fare conoscenza e decidere almeno un paio di pezzi da interpretare; con ogni probabilità la scelta ricadrà su Drive degli Incubus e forse su un altro che il maestro sta valutando).
Tornato a casa, ovviamente episodio 7 di Rings of Power. Mi struggo già a pensare al finale (e al povero Celebrimbor). Vickers IMMENSO, in confronto il Sauron occhietto di fuoco e gigante in armatura della trilogia cinematografica *sparisce*.
Ora vado al lavoro, poi da stasera rimarrò da solo con i pargoli fino a lunedì pomeriggio; sarà un fine settimana di rassetto casa, di "fate i compiti", di - spero - tempo passato assieme a stare bene senza farci gridare addosso e di relax. Dio, fa che ci sia un po' di relax.
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