#organizzazione casa
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fitnessitaliano · 1 year ago
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Minimalismo Finanziario - Svelare il Potere di Vivere con Meno
Viviamo in un’epoca caratterizzata da una frenesia costante, dove il ritmo accelerato della vita quotidiana spesso si traduce in stress e ansia. In questo scenario, l’idea di abbracciare uno stile di vita minimalista emerge come un’ancora di equilibrio e serenità. Tuttavia, ciò che rende il minimalismo ancora più affascinante è il suo potenziale impatto sulla stabilità finanziaria…
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darionavarrini · 2 years ago
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Disordine
Dove puoi ridurre il disordine nella tua vita? Ci sono diverse aree in cui è possibile ridurre il disordine nella propria vita, tra cui: Organizzazione degli spazi: organizzare gli spazi in cui si vive e lavora, eliminando gli oggetti inutili e organizzando gli altri in modo efficiente. Organizzazione del tempo: stabilire priorità e pianificare il tempo in modo da avere più tempo per le…
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Le coppie moderne e il cambiamento generazionale nella gestione della casa. Di Alessandria today
Come le dinamiche domestiche si sono trasformate tra passato e presente: esempi e riflessioni su una società in evoluzione.
Come le dinamiche domestiche si sono trasformate tra passato e presente: esempi e riflessioni su una società in evoluzione. Negli ultimi decenni, il modo in cui le coppie gestiscono la vita domestica è cambiato radicalmente. Il passaggio da modelli tradizionali a quelli più collaborativi riflette non solo un’evoluzione culturale, ma anche il desiderio di equilibrio tra vita lavorativa e…
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campadailyblog · 6 months ago
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Negozio di Articoli per la Casa: Come avviare un’attività casalinga
Oggi molte persone decidono di aprire un’attività da casa. Questo offre vantaggi come la tecnologia e i cambiamenti nel mercato. Un negozio da casa può essere a tempo pieno o part-time, usando la propria casa come punto vendita. Questa opzione offre flessibilità, minori costi e possibilità di vendita sia locale che internazionale. Tuttavia, richiede adattare gli spazi domestici, rispettare le…
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ci0k · 6 months ago
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stamattina ho indossato la mia divisa da infermiera: ho preso le consegne, preparato le borse, mi sono messa messa in macchina e sono andata dal bambino. prima di entrare in casa avevo quasi un nodo allo stomaco, ma mi sono fatta forza e sono entrata. ho visto il bambino sul divano, un bambino come tutti gli altri, che dormiva e abbracciava il suo papà. sono stata brava, ho contenuto l'emozione. ho scambiato due parole con la mamma, di pura organizzazione, sono andata al tavolo e ho preparato l'elastomero. tremavo, ma dovevo essere forte. poi mi sono avvicinata al bambino, che appena ha sentito il mio tocco ha urlato "vai via!", mi si è stretto il cuore, ho mandato giù il nodo in gola e ho attaccato l'elastomero, poi gli ho fatto una carezza sulla pancia e lui si è attaccato col corpo al papà. mi sono girata verso la mamma e ho sentito tutto il suo dolore, avrei voluto abbracciarla ma ovviamente non mi era possibile. mi sono fatta coraggio, ho salutato il bambino, i genitori e sono uscita da quella casa. in macchina avrei voluto gridare, piangere, avrei voluto che la giornata finisse lì, invece era solo il primo paziente. è stato pesante. mi sono sentita impotente, completamente. un vuoto incolmabile. domani quel bimbo verrà ricoverato in ospedale e chissà quando, non ci sarà più. Non rivedrà più i suoi spazi, i suoi giochi. Quella casa era Sua, fatta per Lui. ciao piccolo.
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colonna-durruti · 14 days ago
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🛑12 DICEMBRE 1969:
IL PERCORSO DELLA BOMBA
CHE FECE LA STRAGE
GLI ULTIMI DUECENTO METRI🛑
Si è soliti dire che persista più di un mistero riguardo alla strage del 12 dicembre 1969 in piazza Fontana. Nulla di più falso. Sappiamo moltissimo, quasi tutto, di questa tragica vicenda. Non ci si lasci ingannare dalle sentenze. Nelle attività di indagine sono state acclarate le ragioni che ispirarono la strage in funzione di un salto di qualità nel percorso della “strategia della tensione” e messo a fuoco il complesso dei mandanti, tra vertici militari e ambienti Nato, complici ampi settori delle classi dirigenti e imprenditoriali, tentati da avventure eversive. Sono anche stati individuati gli esecutori materiali, ovvero gli uomini di Ordine nuovo, con il riconoscimento delle responsabilità personali di Franco Freda, Giovanni Ventura e Carlo Digilio.
Sulla base delle carte che si sono accumulate, interrogatori, confessioni, incrocio di indizi, sarebbe addirittura possibile ricostruire il percorso compiuto dalla bomba collocata all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura. Ne riassumiamo i passaggi fondamentali, omettendo doverosamente alcuni nomi che pur sono emersi. Sono mancati, infatti, quei riscontri inoppugnabili che altrimenti avrebbero determinato dei rinvii a giudizio. Personaggi comunque ad oggi non tutti più processabili, dato il venir meno delle loro esistenze negli anni precedenti le indagini.
DALLA GERMANIA IN ITALIA
Sulla provenienza dell’esplosivo siamo in possesso di due versioni diverse. La prima è stata fornita dal generale Gianadelio Maletti, ex capo dell’Ufficio D del Sid, che in più occasioni (sia nel 2001 a Milano nel corso del dibattimento di primo grado nell’ultimo processo e sia in una lunga intervista nel 2010) ha sostenuto che fosse «esplosivo di tipo militare» e provenisse da una base Nato della Germania, poi transitato con un tir dal Brennero per essere alla fine consegnato a una «cellula» di neofascisti del Veneto. Questa versione è stata in parte ribadita dall’allora vice presidente del Consiglio Paolo Emilio Taviani che nelle sue memorie scrisse testualmente «un americano […] portò dell’esplosivo dalla Germania in Italia».
La seconda versione la fornì Carlo Digilio, l’armiere di Ordine nuovo, che parlò di un esplosivo prodotto in Jugoslavia, il Vitezit 30. Come noto un foglio di istruzioni per l’utilizzo di questo esplosivo fu rinvenuto nell’abitazione di Giovanni Ventura.
DA MESTRE A MILANO
L’esplosivo che sarà alla fine rinchiuso in una cassetta metallica Juwel (poco meno di tre chili), trasportato da due esponenti di Ordine nuovo nel bagagliaio di una vecchia 1100, venne periziato qualche giorno prima del 12 dicembre in un luogo tranquillo ai bordi di un canale a Mestre dall’esperto in armi della stessa organizzazione, Carlo Digilio. Il timore era che potesse deflagrare lungo il tragitto verso Milano. L’esperto li rassicurò a patto che venisse utilizzata un’altra vettura, con sospensioni adeguate. I due gli fecero presente che già si era pensato a una Mercedes di proprietà di un camerata di Padova. Una figura nota nell’ambiente, protagonista di azioni squadriste, con anche un ruolo pubblico nella federazione del maggior partito cittadino di estrema destra. La notte prima del viaggio, destinazione Milano, la Mercedes, di color verde bottiglia, venne posteggiata sotto la casa di un ancor più noto dirigente ordinovista.
L’esplosivo doveva essere consegnato in un luogo sicuro, un ufficio in corso Vittorio Emanuele II con un’insegna posta all’esterno che all’imbrunire si accendeva di un color rosso. Qui la bomba, meglio le bombe (una era destinata alla Banca Commerciale Italiana di piazza Della Scala), vennero assemblate. I temporizzatori che dovevano innescarle, acquistati da una ditta di Bologna, davano un margine di un’ora. Gli uffici in questione offrivano un riparo sicuro, bisognava percorrere solo qualche centinaio di metri per raggiungere i posti prescelti per gli attentati. Nel caso di un qualche intoppo o contrattempo si poteva tornare velocemente sui propri passi e disinnescare gli ordigni. Un’operazione di questo genere non poteva essere certo affidata all’improvvisazione. Non si poteva neanche lontanamente pensare alla toilette di un bar o l’interno di una vettura posteggiata. Troppo rischioso.
DA CORSO VITTORIO EMANUELE II
ALLA BANCA NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA
La bomba per la Banca Nazionale dell’Agricoltura venne portata a mano. Chi la trasportava non era solo. Uno di loro se ne sarebbe in seguito anche vantato in una festicciola tra camerati e con l’armiere del gruppo.
Provenienti da corso Vittorio Emanuele II, attraversata la Galleria del Corso, in piazza Beccaria, al posteggio dei Taxi, uno degli attentatori metterà in opera una delle più grossolane operazioni di depistaggio per incastrare gli anarchici. Rassomigliante a Pietro Valpreda farà di tutto per farsi riconoscere dal taxista Cornelio Rolandi. Si farà portare per 252 metri fino in via Santa Tecla, distante 117 metri a piedi dalla banca, per poi tornare al taxi, percorrendo in totale 234 metri a piedi, per non farne 135, ovvero la distanza da piazza Beccaria all’ingresso della Banca nazionale dell’agricoltura. Si farà infine scaricare in via Albricci, dopo soli 600 metri, a soli 465 metri dalla banca.
Forse sappiamo tutto, anche cosa accadde negli ultimi duecento metri o poco più. Sarebbe possibile anche fare i nomi, ma siamo costretti a far finta di non saperli e a raccontare le mosse e gli atti di costoro come in un film o in un romanzo.
SAVERIO FERRARI
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clarissasworld · 1 month ago
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"Non di solo pane vive l’uomo."
È giusto che tutti gli uomini abbiano da mangiare, ma è altrettanto giusto che tutti gli uomini abbiano accesso al sapere. Che tutti possano godere i frutti dello spirito umano, perché il contrario significa trasformarli in macchine al servizio dello stato, significa trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale.
Io ho visto molti uomini tornare a casa dal lavoro, affaticati
e aspettare il trascorrere dei giorni, sempre con la stessa cadenza, senza che l’anima sia percorsa da un minimo anelito di sapere. Uomini che non riflettono neppure un barlume di quella luce e di quella bellezza alla quale può giungere l’animo umano
dormono il loro sonno sotto terra, poiché è la loro anima ad essere morta perché non conosce amore, né conosce una scintilla di pensiero, e neppure una fede o una minima ansia di liberazione, prerogative imprenscindibili per tutti gli uomini degni di tale nome.
-Federico García Lorca (1898-1936), Libri, Libri!, pp. 10-11. Dal discorso di inaugurazione della biblioteca di Fuente Vaqueros, suo paese natale, settembre 1931
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gcorvetti · 3 months ago
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33 anni.
Ieri pensavo a quando feci un'esperienza poco gradevole, si 33 anni fa, la marina militare direi un anno perso, oltre ad aver perso pratica allo strumento in un periodo dove ero abbastanza ferrato, la band che avevo tirato su io e il bassista mi aveva sostituito con un tizio, di cui non ricordo il nome, andai una volta sola e capii che la band era finita, alla fine della prova ognuno andò a casa, così, come se niente era successo; quando invece si andava spesso ad ascoltare la cassetta registrata in presa diretta, beh, Ale mi disse che non registravano niente da un bel pò, pensandoci adesso mentre scrivo mi sorge il dubbio che la band ero io, non nel senso che ero io a fare tutto e gli altri in secondo piano ma che ero io il motore d'innesco di quel quartetto, che davo il LA in termini di organizzazione, oltre a scrivere i brani, cosa non da poco, ma che poi venivano comunque rivisti nelle prove successive con miglioramenti da parte dei ragazzi, normale amministrazione io non ti dico come devi suonare il tuo strumento. La band si chiamava The Scarecrows, nome preso da un album di John Mellencamp (che ho controllato ha 73 adesso e sembra ancora in attività, buon per lui). Ma tornando al servizio di leva, ricordo che quell'anno usc Badmotorfinger terzo album dei Sound Garden, inutile dirvi che quell'album l'ho praticamente consumato, avevo il cd (non so che fine ha fatto) ma mi feci la cassetta perché non avevo un lettore cd portatile, ma un walkman. La cassetta la regalai al cuoco quando mi congedai, Pacifico di Trapani, l'unico che avevo un buon gusto musicale. Stranamente i nomi di alcuni della base me li ricordo ma non quello di quel chitarrista.
Tornando al presente, oggi a lavoro ho notato alcuni dettagli che non avevo notato prima, ma non solo, ho passato una giornata stupenda, non al 100% ovvio, ma comunque divrersamente da un mese fa o comunque anche dalla scorsa settimana mi sono sentito più reattivo al periodo. Ho spiegato a Spock che mi sento un pò come se mi sto risvegliando da un lungo letargo, certo non sono mai stato in letargo quindi non saprei esattamente la sensazione ma rende l'idea.
Va bè vi lascio con l'album in questione.
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gregor-samsung · 5 months ago
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“ Cos'era la bomba lanciata su Hiroshima? Il tentativo di ammazzare duecentomila giapponesi quando già il Giappone era sull'orlo della resa? Certamente no. Era un fatto che contava per la notizia che diventava: messaggio degli Stati Uniti al loro prossimo avversario, l'Unione Sovietica. E cos'è oggi il deposito di bombe nucleari coltivato da ambo le potenze in lotta (per trascurare detentori minori)? Queste bombe saranno tanto più efficaci in quanto non scoppieranno, ma resteranno lì a dire agli altri "io potrei scoppiare". Si producono bombe nucleari perché l'avversario sappia che ci sono, guai a tenerle segrete, la funzione dei servizi segreti è quella di fare sapere al nemico quel che si vuole che sappia.
Nasce quasi il dubbio che l'intera organizzazione dell'universo oggi non sia altro che una conferenza stampa, così come un tempo il vescovo Berkeley asseriva che l'intera organizzazione del mondo, di per sé non esistente materialmente, altro non fosse che un insieme di segni che Dio trasmetteva all'uomo. La produzione di notizie per mezzo di notizie ha prodotto una situazione di idealismo oggettivo. È compito di partiti che si dicono materialisti sapere riconoscere questo nuovo statuto dei rapporti materiali. Ci può essere un limite oltre il quale la fiducia che esistano solo cose che si toccano costituisce l'estremo della perversione idealistica. “
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Brano tratto dalla relazione tenuta da U. Eco il 15 aprile 1978 ad un convegno milanese organizzato dalla Casa della Cultura e dall'Istituto Gramsci su Realtà e ideologie dell'informazione, testo raccolto in:
Umberto Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-1983, Bompiani, 1983. [Libro elettronico]
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libriaco · 1 month ago
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O Caos o Morte
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As entropy increases, the universe, and all closed systems in the universe, tend naturally to deteriorate and lose their distinctiveness, to move from the least to the most probable state, from a state of organization and differentiation in which distinctions and forms ex­ist, to a state of chaos and sameness. In Gibbs' universe order is least probable, chaos most probable. But while the universe as a whole, if indeed there is a whole uni­verse, tends to run down, there are local enclaves whose direction seems opposed to that of the universe at large and in which there is a limited and temporary tendency for organization to increase. Life finds its home in some of these enclaves. It is with th is point of view at its core that the new science of Cybernetics began its development. Con l'aumentare dell'entropia, l'universo e tutti i sistemi chiusi nell'universo tendono naturalmente a deteriorarsi e a perdere la loro distintività, a passare dallo stato meno probabile a quello più probabile, da uno stato di organizzazione e differenziazione in cui esistono distinzioni e forme, a uno stato di caos e uniformità. Nell'universo di Gibbs l'ordine è meno probabile, il caos è più probabile. Ma mentre l'universo nel suo insieme, se davvero esiste un intero universo, tende a esaurirsi, ci sono enclave locali la cui direzione sembra opposta a quella dell'universo in generale e in cui c'è una tendenza limitata e temporanea all'aumento dell'organizzazione. La vita trova la sua casa in alcune di queste enclave. È con questo punto di vista al centro che la nuova scienza della Cibernetica ha iniziato il suo sviluppo.
N. Wiener, The human use of human beings, 1950
Immagine: copertina dell'edizione del 1954. Disegno del grafico George Giusti.
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bicheco · 1 year ago
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"Sottosopra"
"Sottosopra"
L'onorevole Giacomo Triglia, 65 anni, sottosegretario al turismo, leghista dai tempi di Bossi, marito (quasi) fedele, padre e nonno amatissimo, aveva un solo difetto: il sonno pesante. Per questo quando si risvegliò, solo, sopra il pedalò, al tramonto, in mezzo al mare, capì subito che il riposino doveva essere stato piuttosto lungo e che non sarebbe stato facile tornare a casa. Quando il sole sparì all'orizzonte, cominciò ad avvertire i primi brividi di freddo e si pentì di aver fatto quella vacanza in Sicilia, una terra bellissima ma anche arretrata a livello di organizzazione. Ripensò ai giorni belli di quando urlava "sporchi terroni!", ma allora era solo un ragazzo e la politica era molto diversa. Il mare buio e nero, per fortuna, rimaneva calmo e questo alimentava la speranza, Giacomo era certo che alle prime luci dell'alba i soccorsi lo avrebbero trovato. Il mare però non aspettò il sorgere del sole per svegliarsi. Le onde crescevano sempre più così come la paura del povero onorevole. Quando fu buttato in acqua si sentì perso, riuscì ad aggrapparsi a un'asse di legno, tutto quello che rimaneva del pedalò. Passò un'ora, o forse due, il tempo in quei momenti cessa di esistere, e poi, dal nulla, una mano nera tesa verso di lui: "Amico, amico: aggrappati". Un barcone di migranti, stracolmo di persone gli stava offrendo spazio. Giacomo non....
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ginogirolimoni · 3 months ago
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“Compresi molti anni fa quanto il lavorio misterioso del “meccanismo della specificità”, indicato da Weiss [Paul Alfred Weiss, biologo, 1898 - 1989], sia necessario nella costruzione della “organizzazione” o della totalità del sistema vivente al suo livello più complesso. Avvenne quando Dan Stern [Daniel Norman Stern, psichiatra e psicoanalista ed esponente della Infant Research] mi offrì l’opportunità di riesaminare, immagine per immagine, alcuni filmati di neonati che avevamo girato per il nostro studio longitudinale [studio realizzato allo scopo di misurare la variazione di alcuni fattori negli stessi soggetti per un periodo di tempo più o meno lungo]. La scena in questione riguardava dei filmati di breve durata ripresi dalla nostra équipe durante una visita a domicilio fatta ad una delle nostre neonate all’ottavo giorno di vita e tre giorni dopo che la madre e la piccola erano ritornate a casa dall’ospedale (1958). Un operatore del nostro gruppo di ricerca parlava con il padre nel giardino. La madre gli stava vicina tenendo in braccio la bambina e parlando con il responsabile del gruppo. A un certo punto, la bambina iniziò ad agitarsi. La madre cercò di calmarla, ma invano e, allora, sentendosi un po’ imbarazzata dalla presenza del responsabile, decise di servire il rinfresco. Diede la bambina al padre, che stava in piedi li vicino parlando con un ricercatore, e rientrò in casa. I successivi due o tre minuti del filmato mostrano il padre mentre tiene la bambina con il braccio sinistro continuando a parlare con il ricercatore e poi la bambina che si addormente mentre loro continuano a parlare. Questo è tutto ciò che si vede nel film proiettato alla normale velocità di trenta fotogrammi al secondo. Proiettando, invece, la stessa scena fotogramma dopo fotogramma, si vede il padre dare di sfuggita un’occhiata al volto della bambina, mentre, strano a dirsi, anche la bambina guarda il volto del padre. Poi, il braccio sinistro della bambina, che era appoggiato sul braccio sinistro del padre, inizia a muoversi verso l’alto. Quindi la mano della bambina e la mano del padre si muovono verso l’alto nello stesso istante. Infine, proprio quando si incontrano sul pancino della bambina, la mano sinistra della bambina afferra il mignolo della mano destra del padre. In quel preciso istante gli occhi della neonata si chiudono e si addormente, mentre il padre continua a parlare, apparentemente senza accorgersi del piccolo miracolo di specificità di tempo, luogo e movimento che è avvenuto tra le sue braccia”.
(Louis W. Sander, Pensare differentemente. Per una concettualizzazione dei processi di base dei sistemi viventi. La specificità del riconoscimento, Ricerca Psicoanalitica, Anno XVI, N° 3, 2005, CDP Editore, Milano, pp. 275 - 276).
Secondo Paul Weiss la “specificità” (the device of specificity) è “una sorta di risonanza tra due sistemi sintonizzati reciprocamente su proprietà corrispondenti”.
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stranomavero-o · 8 months ago
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varie ed eventuali
In ordine sparso:
-da maggio cambiamo organizzazione a lavoro e il mio quasi ex manager cerca all'ultimo di rifilarmi scazzi perché una collega cambia ruolo e qualcuno deve gestire le sue cose, di un progetto che mi fa cagare
-stasera dopo un mese da quando mi ha mollata con motivazioni quanto meno labili vedo il mio ex per restituire le rispettive chiavi di casa. Quanti scazzi quando passi quasi due anni di vita con una persona e poi da un giorno all'altro sparisce dalla tua vita. Spero di poterla gestire con "tieni, grazie, ciao".
-se non avessi prenotato un weekend in giro da sola (per superare la cosa del punto sopra) passerei 4 giorni sul divano a piangermi addosso. Ora sono nella fase "come vorrei stare 4 giorni sul divano avvolta in una coperta", ma passerà.
-devo farmi mettere un condizionatore per sopravvivere all'estate, non è tanto la spesa ma mi pesa il culo chiamare per farmi fare un preventivo
-anche stamattina ho dovuto bussare sul soffitto perché evidentemente la tipa di sopra più che dormire entra in coma
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fashionbooksmilano · 8 months ago
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Matali Crasset
edited by Caroline Klein
Daab Publ, Cologne 2007, 176 pages, 24,5x39,5cm, ISBN 9783937718897, English, German, Spanish, French, Italian
euro 15,00
email if you want to buy [email protected]
This volume of the series about young but already very successful architects and designers introduces to the projects of the french designer Matali Crasset. The book not only shows the assembled work of Matali Crasset but also what she understands under "work ensemble".
Matali Crasset si è formata come designer industriale. Ha iniziato la sua carriera negli anni ‘90 lavorando con Denis Santachiara in Italia e con Philippe Starck in Francia. Nei primi anni 2000 ha creato la sua organizzazione, la Matali Crasset productions. Ha aperto il suo studio nel cuore del distretto parigino di Belleville, in una vecchia tipografia ristrutturata in appartamenti e piccoli giardini accanto alla sua casa, proprio in mezzo al via vai dei vicini e ai bambini che giocano.
19/04/24
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dilebe06 · 11 months ago
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Mafia the Series: Guns & Freaks
Giuro che non è un porno!
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Forse ha ragione @lisia81 quando mi dice che mi guardo drama assurdi e che trovo solo io.
Dopo Lost Tomb ed altri drama senza senso, davvero dovrei cominciare a pensarci sopra. Soprattutto dopo questo Mafia The Series che per certi versi è l'apice del discorso.
Ma d'altronde come potevo perdermi una serie che dal trailer pare una cosa a metà tra Il Padrino - girato tra le fogne - e una puntata di Paperissima e che non c'ha manco una recensione su Mydramalist?! Per non avere nemmeno due righe deve essere una parla nascosta.
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Allora... Io non so nemmeno da cosa cominciare.
Partiamo dalla trama:
La storia parla di Beam, un normale studente universitario . Anche se è debole nei confronti del mondo, dopo la morte misteriosa di suo padre Rachen, vuole diventare un eroe. La sua vita non sarà più la stessa quando scoprirà che suo padre era il leader della banda Nemesis, la più grande organizzazione mafiosa della Thailandia, e Beam, invece di diventare l'eroe dei suoi sogni, dovrà diventare il capo di un'organizzazione terroristica. [mydramalist]
Ok. A differenza di Lost Tomb qui la trama è chiara e comprensibile e la serie cerca di seguirla fino in fondo. Certo, con un approssimazione che rasenta la querela ma intanto ringraziamo tutti gli dei che almeno si siano attenuti alla storia.
Non mentirò, mi interessava la parte del conflitto interiore del protagonista tra il suo sogno e la realtà dei fatti e come sarebbe venuto a patti con il mondo mafioso. Ma ahimè, di introspezione psicologica in questa serie non c'è traccia. [introspezione psicologica AHAHAHAHAHAH]
Il nostro Beam assurge al ruolo di futuro capo mafia senza troppi problemi o drammi interiori. Solo nel finale cercherà di tirarsi indietro prima di scoprire che se lo facesse, dovrebbe dare indietro un botto di soldi alla Mafia. Meglio mafioso e ricco che libero ma povero!
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Ora, c'è da dire una cosa sulla trama. Essa è stata per gran parte imprevedibile. Difficile ipotizzare chi sarebbe spuntato fuori o cosa sarebbe successo. E vorrei davvero dire che questo punto fantastico è frutto di un bel lavoro da parte degli sceneggiatori, capaci di mantenere la tensione e creare una storia improvvisa ed ad alta tensione.
Ma...la storia non si può prevedere semplicemente perché è fatta male: personaggi che appaiono e scompaiono dalla scena come vuole la sceneggiatura, tizi che scappano dall'Università poiché inseguiti da degli assassini e si ritrovano - non si sa come - nella sala da pranzo di uno del Capo Mafia rivali, cameriere robot, un corridoio dentro una casa dove c'è un muro di cactus alla fine che gli blocca la strada... e potrei continuare per ore. Le cose che ho visto...Dio, non posso ancora crederci!
Essendo dei partecipanti alla fiera dell'assurdo, non mi sono quindi stupita quando nel finale, il padre di Beam resuscita dai morti per rivelarci che ha fatto finta di morire per preparare il figlio ad una futura carriera nella malavita. Un finale e una seconda stagione in arrivo che ha pure il sottotitolo di " più pistole e più pazzi". So già cosa aspettarmi. XD
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Io ovviamente mi sono divertita come una pazza. Senza prendere sul serio NULLA di ciò che viene messo a schermo, la trama scorre come un teatrino dell'assurdo che riesce comunque a far capire allo spettatore la progressione degli eventi ed ad arrivare ad un finale sensato. E non è poco. Sì, Lost Tomb sto pensando a te.
Se questa serie per certi versi ricorda quella perla del Tombaroli di Lost Tomb - soprattutto per quanto riguarda la povertà tecnica, registica, ambientale e così via... - si discosta per via della sua comicità: dove Lost Tomb fa involontariamente ridere perché si prende tremendamente sul serio, Mafia The Series fa sorridere perché si prende per il culo da sola. E questo l'ho apprezzato.
Un altra cosa c'è poi da dire: non ho mai trovato una serie con una realizzazione così discontinua. Alcune scene erano ben fatte, belle inquadrature ed anche un minimo di caratterizzazione. Altre invece pareva di essere dentro Paperissima Sprint. Si passa da scene toccanti dove si parla di un amore difficile per via della mafia dove si piange e ci si commuove a momenti dove fanno mangiare il pene di una mucca al protagonista solo per farci fare quattro risate. Questa serie mi ha ubriacata!
Essendo una serie comica sono innumerevoli le gag, le battute a sfondo sessuale (mai trovate così tante dentro una serie), le scene a mo' di caduta sulla buccia di banana, le musichette divertenti, la recitazione esagerata ecc ecc ... pensate ad una cosa assurda e quella ci sarà.
Ricorderò fino alla fine dei miei giorni che ho passato 2 minuti di puntata ad ascoltare Beam ed i suoi amici che parlavano della lunghezza dei loro peni. Così, per ridere.
L'assurdità poi si riscontra anche nei personaggi che attorniano Beam, prima tra tutti Anna. La sicaria migliore del mondo che pare Carmen San Diego e va in giro con la pistola con su scritto "BITCH" ed è decisamente sopra le righe in tutto quello che fa. In realtà Anna e tutti gli altri come Sven o Intenso, mi sono piaciuti e li ho trovati divertenti. I loro bisticci e scenette comiche erano carine e mi hanno strappato spesso una risatina.
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Mi è piaciuto che abbiano creato tutti assieme una piccola famiglia con Beam, pronti a proteggerlo ed aiutarlo a costo di rimetterci la vita. Speriamo che se fanno una seconda stagione, si possa rivedere queste dinamiche "familiari" un po' matte ma divertentissime.
A far compagnia ad Anna nel podio della follia c'è anche Sonya, la figlia della famiglia rivale di Beam. Ho capito che sarebbe stato un personaggio meraviglioso quando gli viene chiesto delle origini di Bunny, la sua bodyguard vestita da coniglietta sexy. Sonya racconta che da piccola era sempre sola, con la compagnia di un coniglietto di peluche. Così durante la notte, espresse il desiderio di avere un amica e la mattina dopo...Bunny era lì. La cosa più bella però è che in tutti questi anni, Bunny non è mai invecchiata.
Siamo nel paranormale? nella prossima stagione vedremo gli alieni?!
Sonya è la regina del dramma, esagerata in tutto che però fa sorridere e quindi l'ho amata parecchio. XD
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Gli altri personaggi sono "quasi" normali anche se i cattivi delle bande rivali avevano lo spessore della carta velina e il carisma di un carratrezzi. Discorso diverso per il padre Lazzaro di Beam che nel finale imbruttisce tutti i cattivi semplicemente facendosi vedere in faccia. Sarà che era interpretato dal Preside di the Gifted, ma solo lui ha saputo essere vagamente intimidatorio. Per essere un drama sulla mafia è tutto dire.
Il gravissimo problema di questa serie si ha con la parte tecnica: l'audio è stato atroce. Alcune volte si sentiva ovattato. In altre, non so il perché, si è deciso di modificare la voce dei personaggi con un modificatore della voce. In altre la musica di spengeva all'improvviso e certe volte ho avuto paura che addirittura partissero le risate registrate.
Il montaggio ha dei tagli spaventosi, scavalcamenti di campo che dovrebbero essere considerati illegali in almeno due terzi dei Paesi del mondo ed in altre, hanno ben pensato di girare una scena da più di 2 minuti, girando attorno ad un tavolo con la telecamera, mentre i personaggi parlano. Il risultato è stato un atroce mal di mare e quel vago senso di nausea che solo drama così ben fatti possono garantirti.
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giro giro tondo...casca il mondo....
Anche i combattimenti sono stati discontinui. Alcuni erano ben girati, con ottime coreografie e scene avvincenti. In questo, il personaggio di Sven svetta su chiunque altro. In altre scazzottate invece, sembrava di vedere due bambini dell'asilo che si menano. In alcune scene scorre sangue come se non ci fosse un domani. In altre i personaggi non hanno un graffio dopo che si sono gonfiati di botte per un buon quarto d'ora. Io boh...
Poi l'ambientazione ed il poco budget mi hanno dato il colpo di grazia. Pensi a combattimenti tra gruppi mafiosi e ti immagini una cosa e la serie ti da quattro stronzi presi al mercato che fanno finta di menarsi a mani nude. Le famiglie mafiose sono composte da 4 persone in croce che paiono più spacciatori che boss di mafia.
Le locations sono o capannoni abbandonati o luoghi pubblici dove non c'è un cazzo di passante manco a pagarlo oro. Sparatorie per strada, inseguimenti con truppe d'assalto in una Facoltà dove ci dovrebbero essere studenti ed invece pare che in Tailandia ci abitino solo i personaggi di sta serie.
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Infine, le storie d'amore. Questa serie è PIENA di love story. In pole position c'è quella di Beam e della sua compagna di corso che però è più un triangolo perché anche Sonya è innamorata di Beam. Che diventa un quadrilatero a metà serie perché anche un ragazzo della classe del lead si scopre innamorato del protagonista. In tutto questo intrallazzo d'amore io però voto Sonya che almeno mi fa ridere.
Poi c'è la storiella tra l'amico di Beam e La Pazza. Sono stati carini da guardare e sono contenta che l'amico alla fine si sia rivelato un bel personaggio coraggioso e leale. E che abbia accettato l'amore e la relazione con la sua compagna di corso superando il fatto che fosse piatta come una tavola. Peccato però che nonostante sia un personaggio presente per gran parte della storia, non compare manco in nessuna pagina del cast di questa serie. Pare che lui non esista proprio.
Poi c'è la relazione unilaterale tra l'altro amico di Beam e Sven che però quest'ultimo è etero ed ha già una ragazza che ha dovuto lasciare per via del suo lavoro per la mafia e la cui storia ci ha regalato uno dei pochi episodi con un minimo di struggimento ed emozioni.
Infine, ma non per importanza, c'è la relazione tra l'hacker ed Anna. Con Intenso che all'ultimo episodio ci rivela che anche lui è sempre stato innamorato della nostra Carmen San Diego, senza però avercelo mai fatto vedere questo grande amore. Eh va bene, gli crediamo sulla fiducia.
Qui la ship diventa più difficile perché ho adorato entrambi i ragazzi. L'hacker è un ragazzo normale, un bravo ragazzo che è giustamente terrorizzato da pistole, sangue e sparatorie. Intenso è un assassino mezzo pazzo che prima ti sgozza e poi si domanda se ha fatto bene.
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Comunque sia, la critica più grave la devo fare al protagonista. Beam in realtà mi è piaciuto ed è stato bravo nel suo ruolo. Interpreta un bravo ragazzo che ama i suoi amici e preferisce discutere più che usare la violenza.
Il problema è che Beam è stato un personaggio troppo passivo ed in balia degli eventi. All'inizio della serie ci poteva pure stare. Ma andando avanti con la storia, doveva prendere consapevolezza e determinazione e soprattutto, essendo il lead, essere lui a muovere la trama. Invece Beam è spettatore come noi, limitandosi a farsi trascinare dalla storia senza un briciolo di presenza. Ed è un peccato.
Speriamo che nella seconda stagione - ma la faranno??!!! - Beam prenda più spazio e ruolo per diventare quel Capo Mafia che pare destinato ad essere. se lo dite voi...
Concludendo: Drama comico perfetto per farsi due risate sapendo che nulla deve essere preso sul serio - manco i personaggi - mettendo in conto che scene serie verranno interrotte da gag comiche spesso basate sul sesso.
Voto: 7.6
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aitan · 2 years ago
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In questo periodo di giubilo ho pensato anch'io alla rete di connessioni bianco-azzurre che hanno legato casa a casa in una comunità festante che ha espresso in modo anarchico e organizzato il proprio orgoglio e la sua gioia.
Ma questo fatto qua non avrei saputo dirlo meglio di Mariangela Contursi.
Così, su sua licenza, vi copincollo il suo testo e la sua foto e lo lascio alle vostre considerazioni.
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Girare per Napoli in questi giorni è un'esperienza, oltre che gioiosa, estremamente interessante.
L'impacchettamento con i nastri bianchi e azzurri di strade, palazzi, paletti, che riducono lo stesso Christo a un dilettante, danno la misura di una città creativa, geniale, con una grande capacità di auto-organizzazione. Per certi versi, sembra una immensa jam session, in cui migliaia di persone, senza un disegno preordinato, improvvisano una performance che miracolosamente si trasforma in un insieme armonico.
La cosa che mi ha colpito di più è il posizionamento dei nastri da un balcone all'altro: non in una strada o in un quartiere, ma ovunque, dal Vomero al Centro Storico, da San Giovanni alla Sanità. Ho cercato in rete, ma non ho trovato nulla di simile in nessuna altra città del mondo.
Questa tessitura mi sembra la rappresentazione tangibile dal fatto che questa città è piena di energie, aperta e soprattutto connessa. La trama dei nastri traccia una mappa tridimensionale dei legami tra le case e le famiglie, tra conoscenti di vecchia data, ma anche tra perfetti sconosciuti che si sono ritrovati in un attimo a collaborare per costruire insieme la propria partecipazione ad un sogno comune.
Questa installazione di arte collettiva è "site specific". È nata a Napoli e non sarebbe possibile in nessun altro luogo sulla faccia della terra. Perché se è vero che spesso non sappiamo fare sistema, certamente sappiamo fare comunità. E non è poco, non è affatto poco.
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