#spazio grigio
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rei-the-head-shaker · 10 months ago
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nonbiblicnephilim · 7 months ago
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Solo cose belle
- Irina Potinga
La nostra mente adora le idee fisse, odia i cambiamenti, nostri e degli altri. Abbiamo certe opinioni sulle cose e sulle persone, e ci aspettiamo che restino sempre invariate. Il fatto è che le persone non sono fotografie. Mutano da un giorno all’altro, figuriamoci nel corso degli anni. Come non puoi immergerti nello stesso fiume due volte, così non puoi incontrare la stessa persona due volte. Pretendere da noi e dagli altri di restare uguali è come chiedere di morire mentre si è ancora in vita. Si vive per scoprire, imparare, migliorare e cambiare idea. Se questo disturba qualcuno, è un suo problema da gestire.
L’approvazione degli altri ci fa sentire bene, aggiunge qualcosa alla nostra identità, nutre il nostro ego. È una bella sensazione quella di piacere agli altri, ma ha un costo, perché in questo modo non siamo del tutto liberi di essere noi stessi e di seguire la nostra strada.
Quando ho smesso di giudicare gli altri, ho smesso di giudicare anche me stessa, e ho ritrovato una leggerezza incredibile. Ho capito che io non so la verità, che io non so tutto e non devo per forza avere un’opinione su tutto. Se mi succede di avere un pensiero giudicante verso qualcuno, mi fermo, lo riconosco e lo lascio andare. Se necessario, ci rifletto. Un giudizio, il più delle volte rivela qualcosa su di noi, qualcosa che vorremmo, qualcosa che non permettiamo a noi stessi. La prossima volta che ti ritrovi ad avere un pensiero giudicante verso qualcuno, oppure a fare una conversazione con qualcuno giudicando qualcun altro, ricorda che stai solo facendo male a te stesso.
Come viviamo questo giorno, come viviamo questo momento, è come viviamo la nostra vita.
Quando non usiamo qualcosa perché abbiamo deciso che è speciale, decidiamo anche che noi non siamo abbastanza speciali e che questo momento non è abbastanza speciale.
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darionavarrini · 2 years ago
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Disordine
Dove puoi ridurre il disordine nella tua vita? Ci sono diverse aree in cui è possibile ridurre il disordine nella propria vita, tra cui: Organizzazione degli spazi: organizzare gli spazi in cui si vive e lavora, eliminando gli oggetti inutili e organizzando gli altri in modo efficiente. Organizzazione del tempo: stabilire priorità e pianificare il tempo in modo da avere più tempo per le…
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segaligno · 4 months ago
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Vi vedo, qui, così estremamente belle. E io mi sento così incompatibile che mi sembra di impazzire. È come se la vostra luce splendente fosse il riflesso di un mondo a cui non appartengo, un mondo fatto di bellezza intangibile, di armonia perfetta, di lineamenti che si intrecciano con la delicatezza di una melodia suonata dal vento. E io, in questa notte senza stelle, mi trovo a vagare nel buio della mia stessa esistenza, dove ogni pensiero si perde, si confonde, come un eco che svanisce nell’abisso dell’inquietudine.
Mi sembra che ogni vostro sguardo, ogni vostro sorriso, sia un universo a sé stante, un universo in cui non trovo il mio posto. Mi sembra di essere una nota stonata in una sinfonia sublime, una sfumatura di grigio in un quadro dove voi siete colori vibranti, vivi, pulsanti. Eppure, non posso distogliere lo sguardo. Non posso fare a meno di essere attratto da questa bellezza che mi consuma, da questa bellezza che mi sembra così irraggiungibile, eppure così vicina.
È un tormento dolce, questo. Un tormento che mi strappa via ogni certezza, che mi lascia nudo davanti all’immensità del vostro essere. E mentre vi osservo, mentre il mio cuore si perde nei vostri occhi, mi chiedo se mai ci sarà un momento, un singolo istante, in cui le nostre anime potranno sfiorarsi, in cui le mie insicurezze si dissolveranno come nebbia al sole, lasciando spazio solo alla pura essenza di ciò che siamo.
Forse, è proprio in questa distanza che risiede la nostra bellezza. Forse, è questo il segreto di ciò che ci rende umani: il desiderio incolmabile, l’attesa, la speranza che non muore mai, anche quando sembra destinata a non essere mai soddisfatta. Forse, è questo il modo in cui l’universo ci insegna a sentirci vivi: facendoci assaporare la bellezza dell’impossibile, facendoci desiderare ciò che non possiamo avere.
E mentre vi guardo ancora, in silenzio, sento che c’è qualcosa di sacro in tutto questo. Qualcosa che va oltre le parole, oltre i pensieri, oltre la ragione. C’è una verità nascosta nelle pieghe del tempo, una verità che solo i cuori più audaci possono comprendere: che è nell’incontro delle nostre fragilità, delle nostre paure, che si nasconde la vera forza. Che è nel riconoscere la nostra stessa vulnerabilità di fronte alla bellezza del mondo che diventiamo davvero umani, davvero vivi.
E allora, anche se mi sento così piccolo, così lontano, continuerò a cercare quel legame invisibile che ci unisce, quella scintilla che, anche solo per un attimo, farà brillare la mia oscurità. Perché in fondo, in questo grande teatro della vita, non è forse la bellezza di quel che sfugge, di ciò che non possiamo possedere, a renderci eterni sognatori?
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singinthegardns · 3 months ago
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"Siamo stati qualcosa, non so come definirci.
A volte va così, semplicemente ti godi il momento. Ci sei dentro, te ne rendi conto, provi emozioni mai provate prima e ti scopri diverso, più sereno ma sempre con un costante brivido che ti accompagna di giorno in giorno. Poi qualcosa si spezza e ti convinci che va bene così. Non può finire qualcosa a cui non hai mai dato un nome. Però ci stai male, soffri, e pure tanto. Ti rendi conto che ciò che eravate non lo sarete più. È un po' come guardare una vecchia fotografia e rendersi conto del tempo che è passato. Certi momenti resteranno per sempre ricordi. Per un istante tutto si fa più grigio. Poi te ne dimentichi, metti da parte la foto e la tua vita riprende colore. Ma solo poi. Prima ti passi una mano sul petto, il battito va più veloce, una strana mancanza, un piccolo vuoto, si fa spazio dentro di te.
Succede, quando qualcosa in cui credevi ha smesso di far parte della tua vita."
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neropece · 8 months ago
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“yellow and shadow” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Quella mattina, il sole si stagliava nel cielo senza nuvole come un faro implacabile, illuminando ogni angolo della città con la sua luce accecante. Era una di quelle giornate in cui l'aria stessa sembrava pulsare di calore, avvolgendo la città in una morsa soffocante.
Tra le vie trafficate e i marciapiedi gremiti, c'era un ragazzo che avanzava con passo misurato. Indossava una felpa grigio chiaro e un piumino giallo che brillava al sole come un faro di luce in mezzo al caos della città. Il suo nome era Carlo, e in quel momento, il suo unico obiettivo era sfuggire al calore implacabile.
Costeggiando una parete del colore del suo piumino, Carlo avanzava senza uno scopo preciso, lasciando che i suoi pensieri vagassero liberamente come nuvole alla deriva. Non c'era fretta nei suoi passi, solo una calma apparente che celava un tumulto interiore.
Ad un certo punto, si fermò di fronte a un vecchio bar, le finestre appannate dalla condensa e la vernice sbiadita dal tempo. Mentre contemplava il panorama desolato, sentì qualcuno chiamare il suo nome. Si voltò e vide un vecchio amico, un fantasma del passato che tornava a tormentarlo con ricordi sepolti.
Senza scambiare una parola, i due si guardarono negli occhi per un istante, il peso del tempo e delle scelte sbagliate pesando sulle loro spalle. Poi, con un cenno impercettibile del capo, si separarono, ognuno tornando al proprio cammino solitario.
Carlo riprese il suo vagabondare tra le strade affollate, lasciandosi alle spalle il passato e abbracciando l'incertezza del futuro. In quel momento, non c'era spazio per rimpianti o rimorsi, solo la consapevolezza fugace di essere vivo e di camminare lungo il confine sottile tra il giallo e l'ombra.
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armandoandrea2 · 4 months ago
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E l’amore guardò il tempo e rise.
Un sorriso lieve come un sospiro,
come l’ironia di un batter di ciglio,
come il sussurro di una verità scontata.
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio.
E le ragioni dell’uomo, fragile come un pulcino,
smarrito come un uccello,
cannibale come un animale da preda.
Perché conosceva la tenerezza di una madre,
l’incanto di un bacio, il lampo di un incontro.
Poi finse di morire per un giorno,
nella commedia della vita,
nell’eterno gioco della paura,
nascosto, con il pudore della sofferenza,
con la rabbia della carne,
con il desiderio di una carezza.
Ma era là, beffardo, testardo, vivo.
E rifiorì alla sera,
senza leggi da rispettare,
come un Dio che dispone, sicuro di sé,
bello come la scoperta, profumato come la luna.
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori.
E sbriciolò le ore nell’attesa,
nel tormento per dimenticare il suo viso, la sua verità.
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia.
Perché l’emozione bruciasse il tempo e le delusioni,
perché la danza dei sogni fosse poesia.
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.
Luigi Pirandello
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fabforgottennobility · 1 year ago
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Il-Grande-Cretto Il Grande Cretto conosciuto anche come Cretto di Burri o Cretto di Gibellina è un progetto di Alberto Burri, edificato sopra le macerie della vecchia città della quale ripropone la struttura, le vie ed i vicoli. I resti del paesino sono stati accumulati e cementificati per riproporre una forma che ricordasse la planimetria vista dall'alto. L'obbiettivo di questa opera è quella di congelare la memoria storica del paese. I blocchi sono alti un metro e sessanta centimetri circa e son divisi da fenditure la cui larghezza varia tra i due ed i tre metri per uno spazio totale di circa 80.000 metri quadrati. La sua dimensione la rende una delle opere più estese al mondo. Il nostro progetto ripercorre l'immensa distesa di cemento rilevandone le forme tramite diverse inquadrature e valorizzando la conformazione del territorio. La distesa di cemento sembra un mare grigio che accoglie i turisti i quali ne diventano immediatamente i soggetti.
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ilsalvagocce · 2 years ago
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piantalo
avanti al cimitero ad aspettare che arrivasse il furgoncino nero con l'urna dentro eravamo io mio padre mia sorella e pietro e due amiche di mamma che negli ultimi giorni le erano state vicino in ospedale dandoci il turno e i tamponi e la lista per entrare e stare un'ora sola con lei a sentirla tossire e metterle il burro cacao e sentire le mani gonfie, massaggiarle le braccia, accarezzarle i capelli, no quello solo io solo io solo col mio nostro amore
eravamo quindi pochi, sembrava fin a quel momento uno spazio grigio che non capivo, che doveva passare, come passa il tramonto, giorni dopo, dopo la perdita la messa la festa del dolore
e quando è arrivato il furgoncino nero è sceso l'uomo con il borsone nero che nei film lo usano per le armi invece dentro c'era l'arma di mia madre, c'era mia madre, l'urna rossa da noi scelta rossa, chiusa lì dentro
mio padre s'è avvicinato e ha detto posso portarla io? col suo sorriso timido pudico, che trema, e ha preso con le sue belle mani forti dal pollice curvo d'uomo, il borsone nero che non aveva le armi dentro ma mia madre dentro, e io l'ho guardato camminare, li ho guardati era singolare era plurale, e da quel punto in poi ho pianto zitta, al profumo dei pini e dei pinoli fuori dal cimitero, all'aria tiepida di maggio, per tutto il percorso labirinto fino alla tomba ancora senza nome ancora senza niente, cemento, buco, tana.
abbiamo aspettato, guardato, toccato, chi pregato chi parlato chi cantato, chi pianto, io
una sua amica alla fine mi si è avvicinata, come si avvicinava quando eravamo piccole io e le sue figlie e ci chiedeva se volevamo il ciambellone per merenda tra una barbie e un cluedo,
e mi ha detto non piangere francè, non piangere, che mamma poi è triste se piangi
no, mamma non è triste se piango, io piango, mamma sente e raccoglie le mie lacrime, a coppa, e poi beviamo assieme la tristezza, che ci deve essere, e poi torna pioggia e poi mare e così via.
non gliel'ho detto, le ho solo accarezzato la mano appoggiata sul braccio
oggi ho pianto di un'inezia, e mi son balenate quelle parole — mamma è triste
no, non è triste, mamma è solo vicina
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keyla0953 · 1 month ago
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L’autunno si è svegliato e con i suoi colori invade la mia anima,sento il suo respiro fresco accarezzarmi il viso. Le foglie che cadono dolcemente al suolo,colorando il grigio dell’asfalto mi fanno dimenticare la tristezza dei miei anni passati. L’autunno ha una magia che in pochi riescono a cogliere,non è solo una stagione ma un sentimento che ti accompagna e accoglie. Quando raccolgo una foglia ascolto la sua storia, un ricordo lontano che ha portato il vento, un frammento di poesia che solo io riesco a sentire. I colori caldi delle foglie, portano con loro una dolce malinconia e annunciano che la natura si prepara a riposare, e io posso rallentare il mio passo e riflettere su ciò che ho vissuto. Nel silenzio crispante dell’aria autunnale possiamo ascoltare la sua trasformazione mentre le foglie si staccano dai rami e per me è una celebrazione di ciò che lascio andare per far spazio a nuove storie, e per me questa stagione rappresenta speranza, la mia speranza che porto sempre con me nelle pagine dei miei libri. E vedo i riflessi di un mondo che lentamente cambia,la natura si prepara si spoglia e si calma in un abbraccio tra luci e ombre e quando la luce del sole timidamente si nasconde il profumo delle foglie invade la notte…mentre io la guardo e leggo un libro viaggiando nella fantasia di una storia con un lieto fine.
-keyla0953
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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Da: FUOCO GRIGIO - di Gianpiero Menniti 
POTENTE
La coscienza è sogno. Il suo apparire è nell'abbandono. Poi, si addormenta. Nella veglia. E lascia spazio alla materia che sente, frange l'aria, chiama a sé l'impeto. L'istante soggiace alla potenza di un arco teso. Fino allo spasimo. La natura ingannevole della forza prepara al sonno. Eppure, rimane il mistero del risveglio.
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unmeinoakaito · 3 months ago
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Se intendi se i mobili sono chiari o scuri, ti dico che sono scuri, ma mi sono pentita di aver scelto una camera grigio scuro quasi nero, è troppo forte. Ad oggi non la comprerei così.
In futuro so che dovrei trasferirmi, magari la prossima (dipende dallo spazio) la prenderei sicuramente sul chiaro.
Se intendi se c'è tanta o poca luce, direi poca. Le camere in questa casa sono abbastanza in ombra, forse quella di mamma è più esposta al sole perché ha il balcone, mentre la mia "punta" sui vari garage.
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umi-no-onnanoko · 1 year ago
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I colori della differenza
Tendiamo un po' tutti ad associare gli stessi colori agli stessi oggetti, agli stessi luoghi, alle stesse persone e via discorrendo.
Al cielo l'azzurro, all'erba il verde, il giallo al sole, il bianco alla neve. Il nero alla persona che proviene dall' Africa, il rosso agli indiani d'America.
La domanda da porsi tuttavia è la seguente: ma ciò che indichiamo come colore caratterizzante un oggetto, un popolo, un sentimento, è il solo colore che possiede? L'unico che lo caratterizza?
Prendiamo il cielo, il cielo è solo azzurro? Se colorassi un cielo di rosso, di nero o di rosa sarebbe sbagliato?Il cielo non si colora di rosa quando la notte lascia spazio all'alba? Non diventa grigio o nero quando si carica di nuvole temporalesche?Forse non prende un colorito porpora quando volge alla sera con il tramonto? Non è blu quando ormai è notte o biancastro perché riflette la neve nelle giornate invernali?
Il mare? Non è forse verde, blu, celeste, rosso, nero, trasparente, a seconda della temperatura delle sue acque, del micro e macro sistema che la popola, del maggiore o minore inquinamento ambientale e delle diverse stagioni?
L'erba non può bruciarsi e diventare color paglia? Non può animarsi di fiori e insetti e diventare arcobaleno o coprirsi di foglie e diventare autunnale oppure bianca perché sepolta sotto la coltre nevosa?
Il sole non può essere pallido oppure arrossire? La neve non può essere colorata dalle risate dei bambini e scurirsi per i tanti passi che l'hanno sporcata?
E l'uomo? Non siamo forse noi, gli "uomini bianchi", quelli più colorati?
Mi sovviene alla mente una bellissima poesia di Senghor, poeta senegalese che recita così:
" Caro fratello bianco
quando sono nato ero nero
quando sono cresciuto ero nero
quando sto al sole sono nero
quando sono malato sono nero
quando io morirò sarò nero.
Mentre tu uomo bianco
quando sei nato eri rosa
quando sei cresciuto eri bianco
quando vai al sole sei rosso
quando hai freddo sei blu
quando hai paura sei verde
quando sei malato sei giallo
quando morirai sarai grigio.
Allora, di noi due, chi è l'uomo di colore?"
Perciò, ogni cosa ha un solo colore oppure tutti, il mondo intero, ha milioni di sfumature? C'è solo il bianco ed il nero, il rosso ed il giallo oppure esiste il rosso corallo, il rosso porpora, il giallo canarino, il ciano e così via? È diverso chi vede il mondo con tutte le sue sfumature oppure chi solo in un unico colore?
È meglio essere un colore in una scatola di pennarelli tutti uguali oppure è meglio mischiare insieme più colori ed essere un pennarello unico al mondo?
Se coltiviamo la nostra unicità, se impariamo a vivere a colori, a conoscerne le sfumature, a proiettarle dentro di noi e proiettare all'esterno le nostre, coltivando come un dono la nostra diversità siamo prodi o siamo stolti?
Forse solo noi stessi.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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kiki-de-la-petite-flaque · 5 months ago
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Egon Schiele, Female Torso Seen from Behind
L'opera intitolata "Torso femminile visto da dietro" di Egon Schiele è un capolavoro dell'arte espressionista. Questa tela, realizzata nel 1913 con tecnica mista di matita e gouache su carta, è custodita presso il Leopold Museum di Vienna, che l'ha acquisita nel 1994.
La figura ritratta è quella di una donna che si trova di spalle, mostrando solo la parte inferiore del corpo. L'artista ha descritto con grande maestria la forma del corpo umano, utilizzando tratti decisi e sicuri, dando un senso di profondità e tridimensionalità all'immagine. Il torso è rappresentato con una grande attenzione ai dettagli, evidenziando le curve della schiena.
Egon Schiele era noto per la sua capacità di rappresentare il corpo umano in modo molto realistico e intenso, facendo emergere le emozioni e la sensualità del soggetto. In questa opera, il suo stile espressionista si esprime attraverso le linee e i colori, che creano un'atmosfera intensa e suggestiva.
La figura femminile rappresentata in "Torso femminile visto da dietro" sembra avere un alone di mistero intorno a sé, come se ci fosse un segreto celato dietro la sua posa. Ci si chiede cosa stia pensando la donna, cosa stia guardando, o se si stia preparando a fare qualcosa. L'immagine lascia molto spazio all'interpretazione personale dello spettatore, che può immaginare la storia della figura ritratta.
Un altro aspetto interessante di questa opera è la scelta dei colori. Schiele utilizza principalmente toni del nero e del grigio, ma aggiunge anche accenti di rosso nella zona della schiena e delle spalle, creando un contrasto cromatico che enfatizza la figura. Inoltre, i tratti decisi della matita e le pennellate di gouache contribuiscono a creare un effetto dinamico e vibrante.
"Torso femminile visto da dietro" di Egon Schiele è un'opera affascinante che cattura l'attenzione dello spettatore grazie alla sua maestria tecnica e all'intensità dell'espressione artistica. La figura femminile rappresentata con grande realismo, la scelta dei colori e la capacità di Schiele di creare atmosfere suggestive contribuiscono a rendere questa opera un'importante testimonianza dell'arte espressionista del primo Novecento.
Joe Conta
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altrovemanonqui · 6 months ago
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Poteva essere il primo giorno libero dopo settimane incessanti di lavoro e studio… ma è stato comunque copiosamente pieno di malinconie e tristezze e cielo grigio.
Coltivo questo “strano” modo di sentire il tempo e lo spazio. E faccio anche una enorme fatica ad esternare a condividere…non trovo il bandolo della matassa…
È tutto un caos. Dentro di me.
Qual è la novità…
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ingombrantipiccoliniente · 6 months ago
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Un paio fa di pranzi mi ha canzonato ricordandomi che l’impegno non serve e che gli sforzi con cui gioco a fare Atlante non sono richiesti.
Davvero avrei voluto saperlo un paio di diottrie fa? Se l’avessi saputo avrei mosso solo il vento. Ti avrei forse tenuto la porta un po’ meno spalancata? Non ti illudere: siamo come le canzoni, finiamo molto prima di finire davvero.
Mi sono tagliata i capelli, ho una lentiggine sul naso, giro ancora attorno al sole, tutto nella norma. Piove tanto, stanno costruendo un palazzo dove prima c’era solo il cielo e dal tabaccaio sotto casa hanno finito le caramelle. In sostanza, sembra che il mondo avanzi. A me avanza un po’ di malinconia, quella classica da occhi stanchi e mani vuote. Compro nuovi cassetti per stringerci dentro sogni più grandi, cerco di ignorare che il vuoto che lasci non prende abbastanza spazio e che questa foga di rivalsa non mi sazia.
Mi ha tolto l’entusiasmo. Forse nemmeno se ne accorge, ma dire che la fatica profusa è un mero esercizio di stile, taglierebbe le gambe a chiunque. Mi faccio bastare l’aria viziata di questa stanza, per pigrizia, per paura. No, non è vero: il mio guinzaglio è la speranza.
Questo cielo grigio non mi abbatte, questa poca vita non mi finisce. Mi sono sfinita a forza di cercarti ma come me lo dico che non ho mosso un passo, non ho consumato gli occhi e non mi è esploso il cuore? Che occhi banali che mi ritrovo, chissà se riesci a rimanermi dentro. Agli occhi, mica al cuore, chè quello non sa farsi consumare. Solo amare non sarebbe bastato a tenerci stretti. Forse amarci, invece, avrebbe potuto salvarci.
Mi si scaldano le guance al pensiero del tuo fiato. Voglio le tue mani addosso, sentirmi persa nel tuo letto, non doverti chiedere se rimani.
Posso sopportare il suo sguardo, riconoscere la mia fortuna senza denigrare la fatica. Posso essere felice senza sentirmi completa. Posso cantare mentre preparo il caffè senza essere serena. Il cielo apatico ultimamente non mi sfama. Poi, una mattina qualsiasi, il sole mi scalda anche se nessun progetto è allineato. Nessuno spazio è occupato, sono solo prese di fiato, me lo ripeto per non morire soffocata dalle mie risposte lapidarie. Monosillabi che spargo in giro per illuderti di essere presente come non ti scordar di me ai bordi delle strade di città.
In quella foto non mi riconosco. Non ti voglio più, pensa che cosa stupenda. È disarmante, essere stati e non volere essere più. Non ti voglio più, pensa che cosa terribile. È rassicurante, non essere più e volere essere ancora.
Davanti alla sua ammissione di colpa sono rimasta senza fiato. Fatico a rimanere salda nelle mie convinzioni, vorrei andare un po’ più lontano, non voglio lasciarla. Ti ho fatto soffrire troppo da bambina, lo dice ma io ho lavato via la tristezza da ogni momento con il suo sorriso a cui il mio non assomiglia. Vorrei avere il suo coraggio, mica i suoi occhi, per dirti ancora che siamo come le canzoni. Non smettiamo mai di finire.
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