#gestione della casa
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Nuovo Amazon Echo Spot 2024: L’innovazione che trasforma il tuo comodino. La sveglia intelligente che fa molto di più
Amazon presenta il nuovo Echo Spot (modello 2024), una sveglia intelligente dal design elegante e compatto, arricchita dall’assistente vocale Alexa e un suono potente. Questo dispositivo è il compagno perfetto per iniziare la giornata, rilassarsi o gestir
Amazon presenta il nuovo Echo Spot (modello 2024), una sveglia intelligente dal design elegante e compatto, arricchita dall’assistente vocale Alexa e un suono potente. Questo dispositivo è il compagno perfetto per iniziare la giornata, rilassarsi o gestire la casa con facilità. Caratteristiche principali del nuovo Echo Spot Sveglia intelligente personalizzabile: Il display offre una visione…
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Gazzetta Del Sud Messina di Oggi lunedì, 02 dicembre 2024
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campadailyblog · 7 months ago
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Negozio di Articoli per la Casa: Come avviare un’attività casalinga
Oggi molte persone decidono di aprire un’attività da casa. Questo offre vantaggi come la tecnologia e i cambiamenti nel mercato. Un negozio da casa può essere a tempo pieno o part-time, usando la propria casa come punto vendita. Questa opzione offre flessibilità, minori costi e possibilità di vendita sia locale che internazionale. Tuttavia, richiede adattare gli spazi domestici, rispettare le…
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kon-igi · 6 days ago
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CONTENZIONE CONTROINTUITIVA
Certe volte tratto alcuni argomenti che mi stanno a cuore in modo prolisso e rivolgendomi ai miei interlocutori come se non sapessero distinguere il lato giusto da quello sbagliato del foglio di cartaigienica.
Non è mancanza di fiducia nelle altrui capacità intellettive ma piuttosto timore di non essere abbastanza chiaro e comprensibile nello sviscerare un qualcosa che conosciamo solo io e il poveraccio che tengo chiuso in cantina affinché ci sia almeno una persona entusiasta di ascoltarmi (sennò non gli do da mangiare).
Quello che andrò a trattare si divide in tre livelli di realtà cognitivo-esperenziale, il primo per i profani della cura sanitario-socio-assistenziale del paziente fragile, il secondo per gli addetti ai lavori e il terzo a un livello che chiameremo stato crepuscolare di coscienza.
I profani pensano in maniera assolutamente incolpevole che la cura di un soggetto fragile sia questa:
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e voglio dirvi che sì, è ANCHE questa ma NON SOLO questa.
Ribadisco, in maniera del tutto incolpevole perché sia la società che gli addetti ai lavori farebbero fatica a veicolare il messaggio reale secondo il quale trattandosi di ESSERI UMANI - la quasi totalità delle volte sofferenti per una fragilità organica o per una patologia della psiche - questi possono urlare, bestemmiare, sputare, picchiare, sporcare sé e chi hanno attorno e odiare tutto e tutti con la forza della disperazione.
Queste due realtà - immaginata la prima e vissuta la seconda - implicano una gestione discordante della cura quotidiana che si traduce nel solito scontro servizio di Report su presidio sanitario lager VS parenti cintura nera di mena-dottori-e-infermiere.
E qua arriva una pratica che un professionista del sanitario conosce, accetta e che dà per scontata e che invece il profano non conosce e che aborrisce una volta scoperta la sua esistenza/frequenza di utilizzo.
Questa:
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Vi avverto: l'argomento è TRAGICO nella sua esplicazione, nelle sue motivazioni e, soprattutto, nelle sue implicazioni, ragion per cui ci saranno una piccola manciata di voi che sanno PERFETTAMENTE di cosa sto parlando e altri che non possiedono proprio gli strumenti e l'esperienza anche solo per cominciare a capire la fatica di tutto ciò.
Sintetizzando (sempre a disposizione per ampliare l'argomento) l'assistenza del paziente fragile - geriatrico o giovane disabile - da sempre è passata per il metodo coercitivo-contenitivo cioè per l'applicazione di tutta una serie di misure meccaniche e ambientali che limitassero la libertà del soggetto, nel nome di una tutela della sua salute fisica quando messa a repentaglio da atti di aggressività auto o eterodiretta.
Vuoi scappare dalla finestra? -> ti lego al letto
Rischi di cadere? -> ti lego alla carrozzina
Ti mordi le dita o tiri pugni? -> ti lego le mani
Se vi sembra assurdo vuol dire che non siete mai entrati in una casa di riposo, in una RSA o in una residenza psichiatrica. Punto.
La tragicità sta tutta in un'altra discordanza, molto italiana: nel 2025 stiamo curando pazienti gravi sanitari e gravi disturbanti con tabelle di rimborso ASL risalenti al 1995... alla metà degli anni '90, infatti, chi usufruiva dei servizi di assistenza alla terza età e alla disabilità pisco-fisica erano pazienti senza supporto della rete familiare ma fondamentalmente quasi autosufficienti, mentre gli altri erano accuditi a casa dalla donna casalinga e, in seguito, dalle badanti.
Oggi non c'è nessuno a casa perché tutti lavorano fino a novantasettemila anni d'età, le badanti servono a ritardare il problema (ingigantendolo poi) e ad acquietare i sensi di colpa, col risultato che quando gli utenti accedono alle strutture sono zombie piagati e pieni di tubi che urlano, picchiano e rotolano di sotto dal letto. E quando non picchiano e riescono a camminare, vogliono scappare per andare a radunare le mucche in una stalla che è stata abbattuta dai bombardamenti dei tedeschi 80 anni prima.
I profani inorridiscono al pensiero di legare una persona e gli addetti ai lavori di non poterlo fare.
E poi ci sono io che sfiletto alla julienne il cazzo di tutte e due le categorie con quello che prima ho definito STATO CREPUSCOLARE DI COSCIENZA.
In verità la definizione non c'azzecca niente con quanto sto per dirvi ma siccome sono un appassionato di true crime, questa descrizione di psichiatria criminale m'è sempre sembrata ganzamente degna di finire su una carta di Yu-Gi-Ho! (insieme al TESTICULAR TORSION SPELL) e allora l'ho usata per fare un po' di clickbait per giusta causa.
'E poi ci sono io' però è ingiusto nei confronti di tutti quei professionisti dai quali ho imparato a ragionare sull'argomento e con i quali ho condiviso il percorso istituzionale che oggi mi vede docente di corsi di formazione sulla materia.
Sintetizzando al massimo, io insegno al personale sanitario e socio-assistenziale a fare un passo indietro™ e a considerare la contenzione non un mezzo di salvaguardia psico-fisica del paziente fragile ('Lo lego sennò cade e si fa male') ma un qualcosa che, controintuitivamente, non evita le cadute ma invece le provoca.
Come questo avvenga è controintuitivamente lungo e palloso da spiegare (perciò sviscererò l'argomento qualora vogliate farmi qualche domanda quando il tizio della cantina dorme) ma ho potuto fare mia questa teoria perché poi ho riconosciuto in essa IL MIO ATAVICO ODIO VERSO IL METODO EDUCATIVO COERCITIVO, inutile se non a creare futuri adulti frustrati facili a perpetrare questa semplificazione banale della realtà.
Per concludere, la contenzione non è male a prescindere ma che si parli di una cintura in carrozzina o di una metafora per indicare la nostra imposizione sull'altrui libertà di essere, credo sia fondamentale fare sempre un po' di metacognizione preventiva e chiederci se poi noi si sia davvero dei magister vitae proprio così infallibili.
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colonna-durruti · 11 months ago
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A Mario mancano tre anni alla pensione, da 35 è impiegato nella grande distribuzione, in un supermercato Pam di Corso Svizzera a Torino.
A un certo punto la vita comincia a precipitare: il mutuo di casa schizza alle stelle, sua moglie si ammala. Mario stringe i denti, dà fondo ai risparmi. Ma con questi lavori mica metti in banca milioni e i risparmi finiscono presto.
Un giorno perde la testa, sono parole sue, e ruba sei uova e una scamorza affumicata dagli scaffali del supermercato, gli stessi che aveva riempito e su cui aveva vigilato per tanti anni. Lo beccano subito perché lui non è un ladro di professione, è solo un uomo disperato e affamato. Appena viene sorpreso con la scamorza nel sacco, ammette tutto e chiede scusa: “Ho sbagliato, ma vivo una situazione privata ed economica al limite del sostenibile. Non è una giustificazione, solo una spiegazione”.
All’azienda le scuse e la mortificazione non bastano. Il licenziamento in tronco arriva per raccomandata: “Appare particolarmente grave che lei abbia deliberatamente prelevato dagli scaffali di vendita alcune referenze per un valore complessivo di 7,05 euro e sia poi uscito dal negozio senza provvedere al pagamento delle stesse. Le scuse da lei fornite non possono giustificare in alcun modo l’addebito contestato. Considerati violati gli obblighi generali di correttezza, diligenza e buona fede, ritenuto venuto meno l’elemento fiduciario, avendo abusato della sua posizione all’interno dell’organizzazione a proprio indebito vantaggio e a danno della società, le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa”.
I sindacati, giudicando la misura del licenziamento sproporzionata, hanno fatto ricorso.
Anche Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, ruba un mezzo pane e per tutta la vita viene inseguito da Javert, il poliziotto che diventerà il simbolo universale della giustizia ottusa e, appunto, sproporzionata.
Ma questi sono gli aggettivi della burocrazia e dei tribunali, abbiamo bisogno di altre parole per capire un sistema disumano, che si basa su uno schiavismo legalizzato che (anche) nella grande distribuzione trova terreno fertile.
Questo sistema feroce – in cui si sono polverizzate le reti sociali (in un alimentari a gestione familiare la vicenda di Mario sarebbe andata a finire nello stesso modo?) e milioni di individui sono esposti alle intemperie del mercato – è pensato a discapito della maggioranza e a vantaggio dei pochi che si spartiscono le ricchezze del mondo, con l’avallo dei governi.
Il nostro, nonostante una situazione di crescente, paurosa povertà, ha abolito il Reddito di cittadinanza anche grazie a un’indegna campagna di stampa portata avanti dai principali giornali italiani per conto di lorsignori.
In un bel libro appena uscito per Einaudi, Antologia degli sconfitti, Niccolò Zancan mette in fila le storie dei nuovi Valjean: nella discesa agli inferi dell’emarginazione gli apre la porta Egle, un’anziana signora che fruga nell’immondizia del mercato di Porta Palazzo, in cerca di verdura per fare il minestrone. Ma nella vita di prima c’erano state una casa, una famiglia, le vacanze a Loano sulla 500. Poi si è ritrovata a vivere con la pensione di reversibilità del marito e la dignità perduta in un cassonetto della spazzatura.
In questo atlante della disperazione c’è tutto il catalogo degli emarginati: un padre separato, un senzacasa che dorme in auto, un cassintegrato, prostitute, migranti, rider. E un ladro di mance che viene licenziato come Mario. L’aiuto cuoco gli dice: “Da te non me lo sarei mai aspettato”. E lui gli risponde, umiliato, “nemmeno io”.
Invece è tutto prevedibile e ha un nome semplice: si chiama povertà. Dei poveri però non frega niente a nessuno, incredibilmente nemmeno dei lavoratori poveri: sono solo numeri nelle statistiche dell’Istat.
Finché non rubano sei uova e una scamorza.
(Silvia Truzzi, FQ 29 febbraio 2024) da Tranchida.
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Sei il mio giocattolo maturo
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Sei presente in modo costante nei miei pensieri da tre mesi, da quando sono riuscito a farti mia. Sei il mio passatempo preferito, ultimamente. Sai che vado esclusivamente con donne sposate, perché non voglio altre inutili complicazioni di cuore e tu eri il bersaglio perfetto. Bellissima, eppure trascurata da tuo marito, che non è molto dotato e che tu sospetti apprezzare più gli uomini, anche se non ne hai le prove. Sebbene tu l'abbia spiato di nascosto e visto anche frugare tra la tua biancheria intima. Una volta l'hai anche sorpreso a indossare un tuo collant: hai richiuso la porta e lui non s'è accorto di nulla.
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Perciò, sesso casalingo quasi inesistente, ormai. Tre figli a cui pensare e zero spazio per un'avventura, figuriamoci. Appesa la fica al chiodo. Eppure dopo una mia corte serrata condita da mille tue paure, sensi di colpa e pentimenti, hai ceduto! E mi dici che da allora non puoi fare a meno di noi due, di questo nuovo sentimento fortissimo che ti lega alla mia persona. Ricorda che t'ho detto chiaramente di non attaccarti troppo a me: io continuo a scopare regolarmente con mia moglie e con Carla, la moglie del mio migliore amico. Sai anche che Carla è la mia amica 'con privilegi' già da quando andavamo alle superiori e che mi è sempre cara. Lei non è bellissima, ma ha un corpo tonico, atletico.
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E Andrea suo marito è mio buon amico da sempre. Un po’ imbranato in fatto di donne, gliel'ho praticamente appiccicato io. Ma Carla a farsi scopare da me non rinuncerà mai. Con un po’ di circospezione, tutto si può. Per giunta, lei è la mia confidente preferita. Sa anche di te, ovviamente. Ma non è troppo gelosa. Ride, del mio attuale coinvolgimento emotivo con questa mia nuova donna sposata. Poi, da circa un anno finalmente sono riuscito anche a far capitolare Marisa, la mia giovane segretaria: una brunetta tutto pepe. Sai: lei è molto intelligente, efficiente e piccolina. Poco seno, bellissime gambe e chiappe da urlo. Tra un anno circa si sposerà col suo fidanzato, a cui adesso consente solo delle toccatine innocenti e dei normali baci, come si conviene a una ragazza che voglia arrivare assolutamente vergine al matrimonio.
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Però, pian piano sono riuscito ad avere anche lei. Non ci avrei giurato, francamente. In modo molto discreto, ci mancherebbe, ci ho provato più e più volte; sempre senza forzarla o mancarle di rispetto. Infine lei s'è sbottonata e mi ha confessato rossa in viso che sebbene si sentisse molto attratta da me, anche perché sono il suo capo e la cosa la lusingava, voleva comunque sposare il ragazzo che ama. Ma che però non voleva darmi dispiacere, negandomi delle attenzioni intime, di tipo sessuale. E quindi per farla breve, quando restavamo da soli in agenzia di sera dopo la chiusura, l'ho dapprima semplicemente e languidamente baciata, toccandola ovunque. Poi nelle sere seguenti lei stessa ha voluto iniziare a segarmi e a farmi venire sul suo viso e sul suo petto.
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Le piace quando godo: sorride soddisfatta e intanto scopre il maneggio e la gestione più appropriata dell'anatomia maschile. Io la lascio sempre esplorare e scoprire nuovi trucchi. Man mano ha iniziato quindi a rilassarsi, a divertirsi facendomi godere. Viene al lavoro coi mezzi e quindi tempo fa, siccome era una sera di pioggia battente, abbiamo staccato abbastanza prima e mi sono offerto di riaccompagnarla a casa in macchina. Ho preso una stradina di campagna, tanto era ancora presto per rincasare e lei non s'è sorpresa. Se l'aspettava. Però si è opposta nettamente quando le ho fatto capire chiaramente che volevo scoparla. Quindi, sempre rispettando la sua volontà, col suo permesso le ho sceso le mutandine, allargato le gambe e, con difficoltà ovvie, ho iniziato a leccarle la fica con grande foga.
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Dai suoi gemiti e dai suoi 'si' ripetuti mi sono reso conto che a quel punto avrei di sicuro anche potuto scoparmela. Ma siccome so della sua ferma volontà di arrivare vergine al matrimonio, le ho chiesto solo di girarsi. Lei quindi docile, seppur con le difficoltà di un abitacolo d'auto, ha eseguito e ho potuto pian piano leccarle l'ano, preparandoglielo per poi incularla la prima volta. Ha urlato, ma non m'ha detto di uscire. Voleva che le sborrassi dentro. Fermamente. Di fatto era il suo primo vero rapporto sessuale completo, con penetrazione. Seppure di culo. Poi s'è rilassata e infine si muoveva da matti: era in estasi. Mi accoglieva sempre più. Ha goduto come non mai! E io apprezzo e sono entusiasta di quel culetto sodo e stretto. Anche se ogni volta mi arrossa un po’ il cazzo! Ora la inculo regolarmente almeno una volta a settimana e lei viene sempre alla grande. Ha iniziato da poco anche a succhiarmelo: all'inizio sapeva accogliere in bocca solo il mio glande. E aveva problemi con l'ingoio dello sperma.
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Ma col tempo e le continue 'sessioni d'esame' ogni sera in ufficio, soli dopo l'orario, la sua bocca è diventata una capiente vagina di velluto. Posso entrarvi dentro sino in fondo, venirle in gola senza che faccia neppure un fiato: lei dice che mi ingoia contenta e felice perché… non vuole darmi un dispiacere proprio mentre sto sborrando! Ma è comunque evidente che ormai le piace ciucciare il mio uccello, altroché! Tutto per prepararci bene all'irrinunciabile inculata settimanale del venerdì. Ora torniamo a noi per la novità di questo pomeriggio: mi hai detto con un visibile imbarazzo che la settimana scorsa tuo marito ci ha seguiti, si è avvicinato alla mia auto e appiccicato al finestrino ci ha visti scopare alla grande! Tu l'hai guardato in viso proprio mentre stavi venendo e godendo come una vera porca di classe. In quel momento, sapere che lui ti guardava ti ha fatta venire ancor più potentemente!
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Imbarazzata, non mi hai detto nulla, pensando di poter tenere la cosa tra voi due. Ma ora esce fuori che lui guardando la propria moglie scopare con un altro s'è eccitato da impazzire ed è addirittura venuto con noi! E che ora vuole addirittura organizzare la cosa nella vostra casa al mare. Vuole che ti scopi davanti a lui: la cosa fondamentale per lui è che tu goda! E siccome resti sempre la sua regina, poi vuole… pulirti per bene del mio seme con la sua bocca! Vuole ingoiare la mia sborra. Capisce che io ormai sono il maschio vero che ti soddisfa e gli piaccio. Molto. Oh, che cosa incredibile… Ci devo pensare: un casino così non m'era mai capitato. Sebbene io adori la tua fregna, il tuo culo e il fatto che tu sia una moglie e madre che ha perso la testa per me, dammi del tempo per favore. No: non piangere! Non smetteremo di scopare, tranquilla. Ma adesso vieni qui: prendilo tutto, dai… suuu… aaaah… brava, si… succhiamelo bene, troia…. ingoia tutta la mia sborra... Marisa, la mia segretaria m'ha viziato...
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mezzopieno-news · 4 months ago
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Negli Stati Uniti, in California, la tribù Chumash ha raggiunto un risultato importante dopo nove anni di grande impegno: sarà il co-gestore del Santuario Marino Nazionale, una riserva di quasi 12.000 chilometri quadrati di acque costiere e offshore che si estende lungo 187.000 chilometri della costa centrale della California. Mai nella storia degli Usa era successo che venisse concessa la gestione di un’area protetta a una tribù di nativi.
Un traguardo storico importante che ha le sue radici nel 1969, anno a partire dal quale i Chumash hanno iniziato a sostenere la conservazione di questo ecosistema costiero che da sempre li ha accolti all’interno di un delicato equilibrio di coralli, alghe, squali, delfini, balene e foche. Per i Chumash il santuario non è solo la loro casa ma rappresenta soprattutto il loro legame con la propria storia: “Per preservare qualcosa, per proteggere qualcosa, le persone devono amarlo – ha dichiarato Violet Walker Sage, capo del Northern Chumash Tribal Council – e questo traguardo vuol dire darci l’opportunità di condividere le nostre storie e la nostra storia”. Il valore aggiunto rappresentato da questa co-gestione è dato dal fatto che adesso vi sarà l’opportunità di proteggere, gestire e tutelare in modo collaborativo le ricche risorse ecologiche e culturali dell’area, attingendo dalla conoscenza ecologica tribale generazionale, dai diversi input della comunità, e dalla ricerca accademica innovativa.
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Fonte: Chumash sancturay; foto di Pexels
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nineteeneighty4 · 2 months ago
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One year later …
Un anno senza la sua voce;
Un anno in cui prima di aprire l’uscio di “casa” faccio partire “Ob-La-Di, Ob-La-Da” per sovrastare il silenzio ;
Un anno in cui è Natale da 365g perché non ho mai riposto le lucine che mia madre sistemò sul ficus ;
Un anno di colazioni/pranzi da 2€ al Mc Donald’s;
Un anno in cui ho recuperato tutto ciò che non sapevo sulla gestione della casa;
Un anno di andirivieni in autostrada,quando avevo il timore di imboccarla;
Un anno di risotti pronti da 99 centesimi;
Un anno con India che ha continuato ad attendermi davanti alla porta nonostante i diciotto anni e le ossa dolenti;
Un anno senza internet/piangersi addosso /riscaldamento, né acqua calda
Un anno di “ ce la faccio” riuscendo a farcela davvero;
Un anno di bollette e fitti da pagare ;
Un anno in cui benché abbia spalancato il balcone della camera da letto di mia madre, ancora percepisco l’odore di morte misto a fiori di quel giorno;
Un anno in cui faccio finta che sia tutto normale;
Un anno in cui non apro la porta dell’ Ala Ovest;
Un anno di responsabilità;
Un anno in cui ho capito chi veramente mi vuole bene ;
Ma anche
Un anno in cui ho ritrovato l’essenziale;
Un anno in cui ho ripreso un tassello fondamentale della mia vita ;
Un anno in cui ho potuto abbracciare chi continuo ad amare;
Un anno di verità;
Un anno di vita vera;
Un anno in cui non ho mai percepito distanza fra me e lei ;
Un anno in cui l’assenza di mia madre mi ha permesso di capire chi sono e chi voglio essere.
Un anno a cui comunque devo tanto, troppo ,e al quale sono grata.
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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UOMINI O CAPORALI?
Pensare che Autostrade Italia sia anche nelle mani di cinesi, americani e arabi, e ogni euro speso il 45% va nelle tasche di questi fondi stranieri, preoccupati solo d'incassare e fanculo la sicurezza, (mentre in Francia le autostrade sono gestite dalla Stato, con l'agenzia ADF, dopo una revoca per dissesto della gestione privata, e in altri paesi le autostrade non si pagano, come Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Albania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Gran Bretagna (salvo pochi tratti), Estonia, Lettonia, Lituania, persino in Ucraina, Russia, Armenia, Georgia), ti fa sentire quel leggero brivido di presa per il culo. Se poi vedi che Alitalia va nelle mani dei Tedeschi, la Sanità nelle Assicurazioni Private anche straniere, e l'acqua nelle mani dei francesi, e senti ancora gente che ti parla di patriottismo, di padroni in casa nostra, di "prima gli italiani", ti rendi conto di come sia inutile discutere di fascismo, comunismo, liberismo e altri neologismi semantici schizofrenici da bar, quando siamo ancora una terra di conquista e di sfruttamento, con il pallino della guerra, grazie a politici che non pensano altro che ad arricchirsi sull'ignoranza di un popolo di caporali!
@ilpianistasultetto
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curiositasmundi · 8 months ago
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Una classe dirigente può esser tale senza avere nessuna delle caratteristiche minime per esercitare dignitosamente questo ruolo? Sicuramente ci si può trovare davanti ad una ruling class inadeguata, ma questo comporta che il Paese disgraziatamente sotto il suo potere sia condannato allo sfacelo. La giornata di ieri ha mostrato un mosaico di avvenimenti che dànno la misura effettiva della nullità – capitalistica, morale, economica, politica, culturale, ecc – di chi controlla questa sfortunata provincia dell’Impero. Andiamo con ordine, prendendo i titoli dal giornale che pretende di essere ancora “il salotto buono della borghesia italiana”. Il quale, fin da ieri mattina, ci invita a spargere lacrime simpatetiche con “il povero” Luciano Benetton, che si è accorto solo ora – 89enne, al momento di ritirarsi in dolce attesa – che il suo gruppo ha registrato perdite choc: «In pochi mesi da 13 a 100 milioni, ora il rosso sarà di 230». E’ appena il caso di ricordare che l’ex “re del maglioncino” è stato a capo di un piccolo impero economico multinazionale, “a gestione familiare”, che ha responsabilità dirette nella repressione dei Mapuche in Patagonia, nel crollo del Ponte Morandi per risparmiare sulla manutenzione (43 morti), accarezzando nel frattempo anche qualche giovane virgulto “democratico” in vena di arrampicate… Il “povero pensionato” accusa naturalmente l’ultimo amministratore delegato da lui stesso scelto con toni entusiatici, e ora se la vedranno con gli avvocati in tribunale. Secondo capitolo. “Morto nel suv con la fascetta al collo Giallo sul marito di FrancescaDonato”. L’eurodeputata un tempo leghista, quando ci istruiva in ogni talk show circa le cirtù salvifiche del neoliberismo condito con privatizzazioni e taglio delle tasse a ricchi ed imprese, nonché del complottismo novax, ha immediatamente sentenziato “Me l’hanno ucciso”. E noi stavolta – l’unica – le crediamo. Angelo Onorato, imprenditore ed ex candidato alle regionali con la Dc di Totò Cuffaro (formazione cui è approdata anche l’eurodeputata) è stato infatti trovato morto strangolato alle tre del pomeriggio dentro la sua auto, sulla parallela dell’autostrada per l’aeroporto di Palermo. Modalità e luogo dell’omicidio lasciano un portone spalancato a ogni ipotesi che riporti alla mafia (anche se I media sono molto cauti, in queste prime ore). Ma la cronaca nera politico-imprenditoriale ci continua a sottoporre i tormenti del “povero Giovanni Toti”, tuttora presidente della Regione Liguria nonostante sia agli arresti domiciliari, descritto con umana compassione dal Corrierone: “Toti, la vita ai domiciliari: l’ansia nella casa di Ameglia con la moglie convalescente e il cane Arold”. Le accuse di corruzione, le intercettazioni, i soldi di Spinelli… Tutto nelle righe dell’articolo, ma è il titolo che deve restare nella testa dei lettori, no?
Ci sarebbe da fare qualche domanda anche sulla morte del rettore dell’università Cattolica di Milano, suicida (ma non viene quasi mai ricordato, tanto meno nei titoli) e senza alcuna spiegazione apparente. Riserbo massimo, nessuna ipotesi, parce sepulto…
Si potrebbe andare avanti a lungo, ma ci sembra più interessante l’unica notizia di critica sociale vero uno degli esponenti peggiori di questa classe dirigente. A Marina di Pietrasanta, titola sempre il Corsera, “Irruzione degli attivisti al Twiga, ombrelloni piantati fra le tende dei vip: «La spiaggia è di tutti»”
Ma chi sono questi attivisti? Di chi è il Twiga?
Bisogna andare a spiluccare nelle pagine interne… E allora si viene a sapere che I primi fanno parte del coordinamento ‘Mare Libero’, che dal 2019 si battono contro la privatizzazione delle spiagge e per “restituire il mare alla collettività”. Hanno montato ombrelloni e sdraio, steso gli asciugamani tra i lettini dello stabilimento, solitamente meta di vip, calciatori e politici. E lì si sono rimasti, tra le proteste di alcuni clienti che hanno rivendicato la “proprietà privata” della spiaggia.
Mal gliene è incolto, però, visto che come spiegano i ragazzi “Piantiamo i nostri ombrelloni in questa spiaggia tornata libera perché le concessioni sono tutte scadute il 31 dicembre 2023. Lo ha deciso il Consiglio di Stato in attesa, come stabilito anche dall’Unione europea, delle gare”.
Quanto ai proprietari del Twiga, beh, sono storicamente gli stranoti Flavio Briatore e Daniela Santanché, ora ministro del turismo. Che è poi a ragione per cui ha venduto le sue quote al socio, anche se un’inchiesta de Il Domani ha verificato che continua a incassare profitti dal Twiga tramite una società creata ad hoc, la Ldd Sas, ditta creata ad aprile 2023 e controllata al 90% da Immobiliare Dani, a sua volta al 95% di Daniela Santanché.
Scatole cinesi, azzeccagarbugli da commercialisti, rapporto osè – mortiferi – con la grande criminalità organizzata, truffe pure e semplici, amministratori pubblici a busta paga…
In mano a questi stanno le nostre vite.
[...]
Una “classe dirigente” di impressionante squallore - Via
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Le coppie moderne e il cambiamento generazionale nella gestione della casa. Di Alessandria today
Come le dinamiche domestiche si sono trasformate tra passato e presente: esempi e riflessioni su una società in evoluzione.
Come le dinamiche domestiche si sono trasformate tra passato e presente: esempi e riflessioni su una società in evoluzione. Negli ultimi decenni, il modo in cui le coppie gestiscono la vita domestica è cambiato radicalmente. Il passaggio da modelli tradizionali a quelli più collaborativi riflette non solo un’evoluzione culturale, ma anche il desiderio di equilibrio tra vita lavorativa e…
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Gazzetta Del Sud Messina di Oggi giovedì, 28 novembre 2024
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tiaspettoaltrove · 5 months ago
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La lingua italiana è un dono prezioso, spesso oltraggiato perfino dagli studiosi.
Cito dal sito Internet di un’università italiana a caso: “Il corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna permette allo studente di specializzarsi nello studio delle lettere e della comunicazione, con approfondimenti nel campo delle scienze linguistiche e filologiche e nell’ambito dei media tradizionali e digitali. L’obiettivo generale del corso di Laurea è la formazione di un laureato magistrale in grado di inserirsi nei campi professionali dell’editoria, della pubblicistica, della ricerca, dell’organizzazione e gestione degli eventi culturali, della comunicazione digitale e tradizionale e nel campo della formazione”. Da una ragazza che è laureanda o laureata in questa disciplina, pertanto, mi aspetto un’ottima comprensione di un testo in lingua Italiana, nonché delle spiccate capacità di analisi del testo stesso, del suo contesto, delle sue sfumature, e via discorrendo. A quanto pare, però, non è sempre così. Tutto nasce da un episodio avvenuto qualche giorno fa: noto una notifica di Tumblr, nello specifico un reblog, accompagnato da un testo. Lo potete vedere anche voi, è pubblico. A colpirmi non è stata l’opinione discordante, prevedibilissima in un mondo di marionette manovrate dall’opinione pubblica formata dai mezzi di comunicazione di massa in mano al potere. Mi aspettavo anche il solito linguaggio fatto di slogan, come si trattasse di uno spot elettorale. No, a colpirmi (non a sconvolgermi, certo, né a ferirmi o turbarmi) è stato il livore, la cattiveria, la spregiudicatezza del tono del commento stesso. L’immagine è proprio quella di una ragazza che arriva e vomita sul tappetino che hai posizionato davanti all’ingresso della porta di casa. Non succede niente, si prende la scopa e si pulisce. Ma è proprio a quella ragazza che pensavo, non a me. Che cosa si è voluto (o cercato di) ottenere, con quel commento? Ragazza, mi rivolgo a te (anche se spero che avrai trovato di meglio da fare che leggere il mio blog, visto che non è di tuo interesse): che cosa pensavi o speravi di fare? Offendermi? Turbarmi? Zittirmi? Ferirmi? Mi spiace, ma non sei riuscita in nessuno di questi propositi, né potresti mai riuscirci. Perché la tua opinione non richiesta (ma legittima), semplicemente non mi interessa. Specifico per il pubblico: sono stato accusato di misoginia (e sai che novità), con espressioni del tipo: “L’ennesimo incel misogino che fa mansplaining”. Peraltro mi sorprende (negativamente) che una ragazza che ha studiato o che studia filologia moderna (nobile disciplina), si esprima utilizzando termini abbastanza senza senso e in una lingua straniera. Però che dire, ormai dalle persone bisogna aspettarsi di tutto. E puoi anche considerarmi già estinto in realtà, sai, perché grazie a Dio là fuori non t’incontrerò nemmeno per sbaglio, per strada. Quindi è come se non esistessi. Ma quanto alla morte fisica, mi spiace per te, dovrai invece attendere il giudizio divino. Non sono io a decidere queste cose, grazie a Lui. Non farò commenti sul tuo blog.
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filorunsultra · 10 days ago
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Ancora su Translagorai, dopo Pionieri
Nel 1991, Fred Vance chiese al suo amico Jim Nolan quante cime dei Colorado Fourteeners si potessero concatenare in 100 miglia. Qualche giorno dopo, Nolan tornò da Vance con una risposta: quattordici. Il progetto cadde nel dimenticatoio fino al 1998, quando Fred Vance propose ai suoi amici Blake Wood e Charlie Thorn di provare la traversata disegnata da Jim Nolan otto anni prima. I tre partirono una mattina di agosto dal Fish Hatchery Campground di Leadville, Colorado, registrando il primo tentativo di concatenamento su quello che da lì in avanti avrebbe preso il nome di Nolan’s 14. Nessuno dei tre riuscì a finirlo quel giorno, ma partire dall’anno successivo iniziarono a organizzare una partenza ristretta a pochi partecipanti con poche e semplici regole: niente pacer, senso di percorrenza alternato ogni anno, cutoff finale di 60 ore. Si trattava di un evento informale e privo di autorizzazioni, così, quando nel 2003 il Forest Service Department scoprì l’esistenza della gara, Vance e gli altri furono costretti a cancellarlo. La traversata cadde un’altra volta nel dimenticatoio fino a quando Jared Campbell e Matt Hart provarono il percorso nel 2012 registrando il nuovo fastest known time. Il resto è storia.
Nel 2020, Francesco Gentilucci, per tutti Paco, raccontò questa storia, all’ora poco nota in Italia, in un noto blog italiano di running. Era il primo anno di pandemia, e senza più gare da correre e il costante rumore bianco dell’informazione sportiva (quello che produciamo noi, ogni giorno), con quell’articolo Paco si accorse che era venuto il momento di organizzare anche nel nostro paese qualcosa che riportasse il nostro sport quella dimensione intima ed essenziale. Così pensò a Translagorai Classic.
Translagorai è un trekking di più giorni che attraversa da est a ovest la catena del Lagorai, in Trentino, nord Italia, dal Passo Rolle alla Panarotta. Paco ne parlò con Luca Forti, un amico comune che l’aveva corsa in solitaria l’anno prima, e insieme decisero di organizzare una partenza collettiva aperta a tutti per il luglio di quell’anno. Come per il Nolan’s, anche le regole scelte da Paco erano poche: devi essere indipendente, se decidi di mollare a metà percorso devi trovarti un mezzo, un autostop o tornare alla partenza a piedi, non esiste materiale obbligatorio, devi arrangiarti, i pacer sono ammessi, cambia direzione ogni anno (negli anni pari è Classic, Rolle-Panarotta, nei dispari è Reverse, Panarotta-Rolle) e se corri in meno di 24 ore ti spediamo un adesivo a casa. Non viverla come un’impresa personale, nessun eroismo, a nessuno interessa sul serio quello che fai, ma l’attitudine con cui lo fai.
Nel 2020, da Passo Rolle, partirono in nove. L’anno dopo in 45, l’anno dopo ancora in 65. Paco creò un sito in cui registrare tutti i tentativi, riusciti e non riusciti, e svolti sia durante la partenza collettiva che in qualunque altro momento dell’anno, perché la traversata è sempre esistita ed è sempre lì, basta andare a provarla. Dal 2022 la gestione è passata al Trento Running Club, un gruppo informale di amici con cui dal 2023 abbiamo iniziato a organizzare anche delle attività di trail work obbligatorie per poter partecipare alla traversata collettiva.
Oggi Translagorai Classic è l’FKT più ripetuto in Italia, e il record maschile è detenuto da Nadir Maguet. La traversata è lunga 50 miglia e si svolge su un terreno molto tecnico, le persone non capiscono davvero quanto lento sia finché non ci si trovano in mezzo. Per due terzi la traversata è composta da sterminate distese di porfido prive di un sentiero definito, in cui oltre a sapersi muovere bisogna anche sapersi orientare. Non è pericolosa, non è estrema, è solo lenta e logorante. Non solo, è anche isolata. Sebbene il Lagorai sia una catena montuosa circondata dalle Dolomiti – che sono tra le montagne più antropizzate al mondo – per la sua conformazione e apparente anonimia è rimasto fuori dai principali marker turistici. Questo fatto, però, se era vero nel 2020 quando la traversata nacque, lo è molto meno oggi: come spesso accade in casi come questo, proprio per il fatto che non ne parlava nessuno, del Lagorai hanno poi iniziato a parlarne tutti. Per evitare che la traversata diventasse l’ennesimo marker turistico, con il Board di Translagorai Classic, negli anni abbiamo cercato di introdurre dei sistemi di scrematura naturali, basati non tanto sulla fortuna (come le lottery) ma sul merito. Abbiamo così iniziato a richiedere di svolgere ore di trail work obbligatorie, invitando i partecipanti a tornare anno dopo anno, non solo per correre, ma anche per fare assistenza, per fare volontariato o semplicemente per assistere. Così in pochi anni si è creata una famiglia attorno alla gara, fatta di gente con nomi e cognomi e che si conosce e reincontra anno dopo anno. Non solo: in questi anni, proprio per preservare la dimensione della traversata, abbiamo cercato di mantenere una comunicazione low-key, comunicando tutto attraverso una pagina Facebook e scegliendo di non aprire una pagina Instagram. Abbiamo rifiutato sponsorizzazioni da parte di aziende di materiale da corsa perché questo avrebbe annacquato lo spirito dell’evento, che appartiene prima di tutto alle persone che lo alimentano anno dopo anno, e per questo non può essere venduto. Abbiamo prodotto un libro fotografico in tiratura limitatissima, rifiutando alcune offerte di pubblicazione da parte di un paio di case editrici. Alcune persone che non sono mai venute all’evento potrebbero pensare che sia un modo per apparire esclusivi: non è così, è semplicemente l’unico modo per preservare un piccolo evento dagli effetti della crescita dello sport. Per il resto, come scrivevo sopra, la traversata è sempre lì, se uno vuole farla, basta che vada a provarla.
Nonostante i nostri sforzi di mantenere la Translagorai per ciò che è, limitando così anche i possibili guadagni che ne sarebbero potuti derivare, il lavoro che abbiamo fatto in questi anni è sembrato un boccone troppo pregiato per lasciarselo scappare, e così non sono mancati tentativi di appropriazione, mascherati da amore per questa catena di montagne, che avevano come unico scopo far parlare di sé, prendendo da queste montagne senza ridare niente indietro.
Nell’ultimo anno, ho lavorato a un podcast che racconta la storia del trail running in Italia dagli anni Ottanta a oggi (si chiama Pionieri, ma è in italiano, quindi non vi interessa come si chiama). Per realizzarlo ho parlato con tante persone, tra cui atleti, organizzatori di gare, vecchie glorie, psicologi, skyrunner e ultrarunner di età molto diverse; ho parlato coi primi italiani ad aver corso delle 100 miglia in America e coi primi skyrunner ad aver registrato dei record di ascesa sui 4000 sulle Alpi. Parlando con tutte queste persone sono naturalmente emerse anche tante opinioni diverse, talvolta completamente opposte l’una all’altra, e modi diversi di concepire lo sport. Ne è emerso un panorama complicato, pieno di contraddizioni e sfaccettature, all’interno del quale ognuno trova il proprio spazio, il proprio angolo, la propria nicchia da seguire, insomma il proprio stile. Io ho sempre avuto un’idea molto chiara di cosa volevo da questo sport, e forse ancora di più di cosa non volevo. Ho sempre avuto un’idea molto precisa di come dovesse essere organizzato un evento, di cosa fosse giusto e di cosa fosse sbagliato. Ciononostante, negli anni ho corso gare molto diverse tra loro, skyrace e cross country, mezze maratone e 100 miglia nel deserto, ho partecipato a gare molto grandi e commerciali e ad altre molto piccole, ma non mi sono mai trovato a disagio o fuori luogo, che fosse in mezzo a una folla in Place de l’Amitié a Chamonix o sulla 6th Street di Leadville sono sempre stato bene e mi sono sempre sentito a casa. Così, facendo quelle interviste, mi è capitato di essere d’accordo un po' con tutti loro: con l’organizzatore della grande gara internazionale e col montanaro solitario, con lo skyrunner e con l’ultramaratoneta amatore.
Mi sono chiesto se fosse dovuto a una mancanza di un’opinione personale, ma chi mi conosce sa bene che non è così (ho le mie idee e le dichiaro senza reticenze), così sono arrivato alla conclusione che, se sono affascinato da tutte queste anime così diverse del nostro sport, è forse proprio perché posso coesistere tutte insieme.
Per questo Translagorai è probabilmente la cosa che almeno per me si avvicina di più all’essenza del nostro sport. Perché è allo stesso tempo logica ed estetica, può essere affrontata insieme o da soli, con assistenza o in totale autonomia, può essere affrontata scoprendola un pezzo alla volta o preparandola minuziosamente, pezzo per pezzo, e poi correrla trattenendo il respiro, il più velocemente possibile. Penso che ogni gara abbia un suo preciso stile, con cui va affrontata: non vorrei mai un pacer all’UTMB perché non appartiene alla sua storia, correrei Western States solo con due borracce a mano e la Lavaredo in totale autosufficienza, perché l’una e l’altra sono le caratteristiche con cui sono nate. Translagorai è una tela bianca, aperta allo stile di ogni corridore, alla libera iniziativa. Per questo pubblichiamo soltanto le foto dell’arrivo e della partenza, e degli unici due ristori, e niente di quello che ci sta in mezzo. Perché mostrarla, parlarne, e raccontarla la priverebbero di quel fascino anche un po’ misterioso che la rende ciò che è. Per questo siamo particolarmente duri quando un’azienda o un grande media cercano di raccontarla, perché parlandone e appropriandosene tolgono a chi verrà domani il diritto di poterla scoprire come abbiamo fatto tutti noi. E questo lo trovo imperdonabile.
Translagorai è una linea dritta e logica, ed è bella soprattutto, è davvero bella. Ho corso la 100 miglia più importante al mondo, ho corso la più alta, e la più divertente, ho corso anche la più vecchia ultramaratona americana, questo per dire che ho corso diverse gare che a buon titolo potrei considerare la gara per eccellenza - ma alla fine ogni anno ci troviamo in quel parcheggio sotto a un arco di legno, con qualche amico e una birra, a fare una cosa molto sovversiva, come correre questa traversata in 24 ore. L’ultrarunning è tante cose, ma per me inizia e finisce qua.
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colonna-durruti · 5 months ago
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Da rete solidarietà rivoluzione bolivariana
Per non dimenticare l'11 settembre.
Nel giorno dall'anniversario del colpo di Stato in Cile (11 settembre 1973) è interessante mostrare attraverso documenti ufficiali di quali appoggi godesse il criminale fascista Augusto Pinochet oltre a quello degli Stati Uniti e della CIA.
WikiLeaks anni fa infatti ha rivelato i legami tra il Vaticano e la dittatura che rovesciò il presidente socialista Salvador Allende ed il suo governo popolare eletto democraticamente.
Secondo il quotidiano spagnolo Publico.es, si tratta di un documento segreto datato 18 ottobre 1973, in cui il sostituto del segretario di Stato vaticano, Giovanni Benelli, manifestava ai diplomatici statunitensi “la sua grave preoccupazione e quella di Papa Paolo VI, riguardo la vincente campagna internazionale della sinistra per distorcere la realtà della situazione cilena".
Il giornale spagnolo scriveva che in quella data: “Benelli era di fatto il numero due del Papa, poiché il Segretario di Stato, il Cardinale Amleto Giovanni Cicognani, era troppo vecchio per adempiere alla maggior parte delle sue funzioni e quindi aveva consegnato l'incarico al suo sostituto. In tal modo questo fiorentino lavorò a stretto contatto per un decennio con papa Paolo VI fino a guadagnarsi il soprannome del "Kissinger del Vaticano" per la sua gestione aggressiva, quasi autoritaria, a capo della diplomazia della Santa Sede".
"Benelli era così importante in Vaticano, che fu lui in persona a ricevere Richard Nixon ai piedi dell'elicottero con cui il presidente degli Stati Uniti atterrò in Piazza San Pietro nel 1969 per sigillare l'alleanza anticomunista tra la Casa Bianca e la Santa Sede la quale diede origine ai più crudeli colpi di stato militari in America Latina. Dopo il colpo di stato di Pinochet, Benelli considerava esagerata la copertura degli eventi in Cile definendola forse il più grande successo della propaganda comunista ed era preoccupato del fatto che anche i circoli moderati e conservatori sembravano disposti a credere alle bugie più gravi sui crimini del governo cileno di Pinochet", scrisse l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma nel suo rapporto classificato come SEGRETO e con il codice EXDIS "di massima riservatezza".
Benelli aggiungeva che "Le forze di sinistra, resesi conto che la caduta di Allende era stata una delle più grandi battute d'arresto per la causa comunista, hanno cercato di convincere il mondo che la caduta di Allende era dovuta esclusivamente alle forze fasciste ed esterne, piuttosto che ai fallimenti della sua stessa gestione politica" Benelli esprimeva anche il timore che il successo di questa campagna di propaganda comunista avrebbe potuto influenzare i media del mondo libero in futuro" continua il documento statunitense.
"I racconti dei media internazionali che parlano di una brutale repressione in Cile non hanno fondamento”, affermava il numero due del papa.
Per quanto riguarda la repressione del regime militare di Pinochet, dichiarava: "Naturalmente, purtroppo, dopo un colpo di Stato, dobbiamo ammettere che c'è stato qualche spargimento di sangue nelle operazioni di pulizia in Cile, ma la Nunziatura a Santiago, il cardinale Silva e l'episcopato cileno in generale hanno assicurato a papa Paolo VI che la Giunta militare sta facendo tutto il possibile per riportare la situazione alla normalità e che le storie dei media internazionali che parlano di brutale repressione sono infondate".
Secondo la pubblicazione, Benelli (che era candidato ad essere papa dopo la morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I) sosteneva che "non si poteva mettere in dubbio la validità o la sincerità del Cardinale Silva". Sempre secondo Benelli il papa fu sottoposto a forti pressioni interne nella Chiesa, specialmente dalla Francia, per esprimersi contro gli eccessi della Giunta militare di Pinochet e nonostante gli sforzi del Vaticano, la propaganda di sinistra aveva avuto un notevole successo anche con alcuni dei cardinali più conservatori e con molti prelati che sembrano incapaci di considerare la situazione in modo obiettivo. Il risultato era che la sinistra (sempre secondo Benelli) era riuscita a creare una situazione in cui il Papa sarebbe stato attaccato dai moderati se avesse difeso la verità in Cile.
"Il Vaticano è convinto, e la Nunziatura ha confermato, che durante gli ultimi mesi del governo di Allende, l'Ambasciata cubana stava fungendo da arsenale per distribuire armi fabbricate in Europa orientale ai lavoratori cileni", afferma Benelli.
Il rapporto segreto dell'ambasciata degli Stati Uniti in Vaticano si conclude con una breve frase:
“La scorsa settimana il Vaticano ha informato un intermediario di sinistra che il Papa non poteva ricevere Isabel Allende, e Benelli ha paura che questo possa provocare ulteriori critiche contro il Vaticano".
#11september #cile #Wikileaks #11settembre
https://m.elmostrador.cl/noticias/pais/2013/04/08/wikileaks-revela-que-el-vaticano-colaboro-con-eeuu-apoyando-el-golpe-de-pinochet/
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canterai · 8 months ago
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Comunque non è possibile che in famiglia pur mettendo paletti su paletti io mi debba comunque sobbarcare la gestione della casa, dei gatti e delle piante, l'educazione di padre e fratello e il supporto morale a mia madre. Davvero stanca di farmi da tutta la vita genitore di me stessa e di tutte le persone che mi circondano. E di sentirmi pure in colpa quando non passo abbastanza tempo con loro prediligendo un po' di sana individualità.
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