#narrazione fiabe
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Alessandria: il progetto teatrale "Pitu Pitum Pa!" si conclude con un evento speciale
Alessandria – Dopo mesi di emozionanti spettacoli e laboratori dedicati ai più piccoli, il progetto teatrale“Pitu Pitum Pa!�� giunge alla sua fase conclusiva con un evento pubblico aperto alla cittadinanza, che si terrà lunedì 24 marzo 2025 alle ore 17.30 presso Porto Idee, in via Verona 95, Alessandria. L’iniziativa, ideata dall’attrice e narratrice Ombretta Zaglio, ha coinvolto bambine e…
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ilpandapensatore · 9 months ago
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Si narra che il fiume correndo verso il mare racconti a se stesso delle fiabe per farsi compagnia e per avere meno paura di quell’attimo in cui diventerà immenso
- Sogni del fiume, Chandra Candiani
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anchesetuttinoino · 8 months ago
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Il ballottaggio in Francia sta venendo raccontato come il solito bivio tra il bene e il male. La classica narrazione per gonzi in cui da una parte c'è il mondo petaloso e dall'altra il regno della malvagità.
Tradotto: democrazia contro fascismo. Sempre, costantemente, questa divisione demenziale.
In confronto a questa roba le fiabe per bambini sembrano trattati di filosofia politica.
Più si dichiarano democratici e più temono le elezioni.
Che spasso.
Matteo Brandi
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thebeautycove · 2 years ago
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THoO • BONBON POP - GAMBLING - WABISABI • CRAZY Collection - Eau de Parfum - Novità 2023 - Fantasyland is real. Never settle for less than excellence. How formidable this new olfactory concept is! Absolute admiration for a new outstanding chapter THoO brought to life. Will blow your mind. Drove me mad t(h)oo! ••••• Dentro la fragranza. Ho cercato la profondità, il ricordo, la concentrazione, l'armonia, il benessere ma sopra ogni percepibile sensazione ho scoperto il senso del divertimento, della passione, dell'esplorazione dei sensi che questa benedetta curiosità mi obbliga a mantenere vivi, galoppanti oltre ogni possibile fantasioso limite. E, di più, quanto sia importante coltivare i sogni a dispetto dell'età. Davanti a certe creazioni c'è molto più da sondare oltre al mero aspetto olfattivo, entra in gioco la metamorfosi pura, infantile dello stupore, come quando si schiudono le belle rivelazioni dentro il gran finale di un'avventura, o il plot twist inaspettato della più entusiasmante delle favole. Ebbene sì di fiabe e poesie ci si nutre costantemente, spesso inavvertitamente, sono via di fuga, rifugio, oasi di pensieri sereni che ricerchiamo e facciamo nostre, a modo nostro. Sono il libero accesso ad altri mondi per indagare nuove avvincenti possibilità. Gioco, viaggio, scoperta, ricerca interiore un viaggio dentro Fantasylandia, un po' Alice in Wonderland instancabile sognatrice, sfacciatamente curiosa, catapultata in paradossali avventure, nella dolce follia di osare l'impossibile ritrova la sua dimensione più sincera, autenticamente creativa. Oppure un filo Dorothy Gale, eroina del Mago di Oz, con le sue magiche scarpette d'argento in cammino verso la città di Smeraldo alla ricerca di un posto sereno oltre l'arcobaleno (eh sì, somewhere over the rainbow!). Fantasia, immaginazione sono linfa per i sentimenti di cui la vita è stracolma, così come inevitabili e incredibilmente tempranti sono i colpi di scena, le improvvise svolte, ogni sorpresa o delusione insegna, fortifica. Accettare con saggia leggerezza il fatto che l’esistenza sia un'infinita sequela di avventure renderà più lieve il cammino e sarà più semplice affrontarla in qualunque circostanza.
Quello dei profumi d'arte è un universo in costante evoluzione, e non lesina inaspettati colpi di scena. Una folle meraviglia, mi ha afferrato alla vista di questa nuova collezione: Crazy di THoO nata dalla fulgida immaginazione del nuovo direttore creativo della Maison, Cristina Mercaldo, geniale davvero nel saper coniugare, in abbondanza di dettagli identitari, un nuovo concetto di narrazione visiva-olfattiva. La nuova collezione rivela elementi di sperimentazione inediti, ingredienti originali che osano armonizzazioni aromatiche inusuali, l'iconico flacone ovale capovolto che accoglie un decor di brillante extravaganza, una concessione senza limiti all'istinto, alla libertà di esprimersi e osare, alla freschezza dell'autenticità e della spontaneità. "Attraverso una nuova visione creativa, ho voluto valorizzare le molteplici espressioni della personalità proponendo immagini poetiche e inclusive che evolvono l'identità di THoO in un nuovo concept creativo riconoscibile, coordinato e coerente" Cristina Mercaldo Le tre fragranze della Crazy Collection di THoO: BonBon Pop, Wabisabi, Gambling BONBON POP  creata da Douglas Morel - La dolcezza come esaltante divertissement. Un gourmand vibrante e vitalissimo, onirico e nostalgico, con un ritmo aromatico di amorevole golosità, zuccherino e mai lezioso, segnato da un entusiasmo monello palpabile. È da acquolina l'apertura solare, fresca e fruttata con bergamotto, pesca bianca e cocco, un toffee da masticare con la gaiezza nel cuore, mentre l'impeto di gelsomino e patchouli connette tutti i pensieri più belli di un tempo strepitoso. Tanta nostalgica dolcezza lascia il segno nel lungo protettivo abbraccio di commiato, ancora più soave ed estatico, un calore olfattivo che diventa ricordo, impresso nei riflessi dorati di legni ed ambra, nella spensierata levità dei muschi. "Creare Bonbon Pop è stato come fare un viaggio nel tempo. Un ritorno all'infanzia. Ricordo quando da bambino, andavo con mia madre e mia sorella in un posto non lontano da casa nostra, una sorta di villaggio con tanti negozi, il più bello era quello dei dolci, il profumo lo percepivi già in lontananza, un mix di caramello, marshmallow e mele candite. Bonbon Pop ritrae questa atmosfera, di dolciumi, tenerezza e nostalgia. Spero che questa creazione possa essere per tutti un delizioso salto agli anni della fanciullezza e ai suoi indimenticabili ricordi olfattivi" Douglas Morel "I dettagli del flacone per Bonbon Pop raccontano di surreali atmosfere fiabesche e magici periodi dell'infanzia, così suggestivi, colorati e divertenti. Bonbon Pop, cela la dolcezza nel nome, il decor evoca i teneri ricordi dell'infanzia, scacchiera optical, fiori e farfalle, come in un grande luna park della memoria" Cristina Mercaldo WABISABI  creata da Cristian Calabrò - La fragranza come approccio zen. La perfetta imperfezione. Wabisabi è un concetto complesso nella sua semplicità. Termine descrittivo della filosofia giapponese che ognuno dovrebbe fare propria, in sintesi indica il saper accogliere la mutevolezza dell'esistenza, esercitare un approccio zen alla vita, accettarne l'imperfezione, comprenderne la transitorietà. È il sano percepire quel velo di malinconia senza rassegnazione,  che muta in energia e capacità di superare ogni ostacolo nella consapevolezza dei propri limiti. Una chiamata a rallentare i ritmi, a godere pienamente di ogni istante della propria vita. Davvero stimolante questo approccio filosofico alla creazione, senza ansia da prestazione e perfezione ma con il desiderio di sperimentare un ingrediente insolito nel corpo della fragranza, una bella sfida lanciata e vinta al wasabi e alla sua inusitata piccantezza. Questa coté, potentemente accesa dagli agrumi e audacemente speziata, incontra e si scontra con le sfaccettature odorose dei fiori bianchi, gelsomino e ylangylang si illuminano da dentro offrendo senza remore tutta la loro abbondanza aromatica. Non sfuggono al sentire più profondo i dettagli di un accenno più amabile a cannella e vaniglia, l'effimero sussurro dei muschi e l'emozione di qualcosa che è stato e resta intatto nel sua essenza, nel tratteggio resinoso dell'elemi.   "Ammiro da sempre la cultura orientale e la cucina giapponese. Wabisabi è stata una sfida creativa su più livelli, entusiasmante e molto gratificante. L'idea di comporre un profumo con una nota centrale come il Wasabi, mi ha notevolmente attratto per la complessità dell'ingrediente e stimolato la mia ricerca nella selezione di note che dessero un effetto speziato piccante di forte impatto. Così l'ispirazione: un gelsomino acceso inizialmente da agrumi, pepe rosa, con l'ingresso di foglie di tiglio per una vibrazione verde e penetrante. La fragranza evolve su sfumature più morbide e luminose del gelsomino e un sillage speziato agrumato resinoso persistente grazie all'elemi" Cristian Calabrò "Ho creato l'illustrazione di Wabisabi considerando la piramide olfattiva, un'armonia di contrasti, l'incontro di wasabi e fiori bianchi. Ho immaginato il mio viaggio in Giappone terra di contrasti e profonda cultura. Le immagini restituiscono queste due identità così diverse, il wasabi speziato piccante che ho reso nella geometria delle linee verdi e la purezza dei fiori bianchi espressi attraverso un paesaggio d'incanto, tra esuberanza floreale e creature in volo, incorniciati da volute barocche" Cristina Mercaldo GAMBLING  creata da Maurizio Cerizza - Un poker proibito on the rocks. Scommessa adrenalinica. Forte intenso misterioso, qui trovi il rischio, l'imprevisto, il colpo di fortuna, la mano buona, l'underdog, la scommessa vinta. Il tutto condito da un'overdose di adrenalina e alcolici. Impattante, di audace personalità l'apertura con sentori densi di whisky torbato e caffè nero bollente, roba forte che ti tiene sveglio e ti incoraggia a scommettere, a puntare sulla scala reale. Pregiato, suadente il rilancio del pepe di Sichuan e la brillante associazione di note balsamiche, lentisco, galbano, elemi, a infondere una consistenza verde, fresca, affilata di rara eleganza. E ancora, magistrale la stesa dei legni nobili, guaiaco e cedro, l'asso nella manica di vetiver, semi di ambretta e benzoino, così speciali nel placare ogni attrito e generare distensione, eccolo il piacere del relax per assaporare il corposo aroma della vittoria. "Il tema centrale sul quale si sviluppa la fragranza è la traduzione in termini olfattivi di una partita a poker, l'odore del caffè unito alla nota torbata del whisky. Ho dato enfasi alla nota del Pepe di Sichuan attraverso l'accordo verde e vibrante con galbano e lentisco, evocando un'atmosfera carica di adrenalina. Nel fondo intenso e avvolgente coi legni di cedro e guaiaco, arrotondato da benzoino e muschio, ho inteso riprodurre un momento di pausa in cui rilassarsi e allentare la tensione" Maurizio Cerizza "Nome, fragranza e decor si ispirano all'epoca del proibizionismo, alle atmosfere misteriose di locali segreti dove alcolici, fumo e gioco d'azzardo erano protagonisti assoluti. Le carte da gioco riprodotte sul flacone rendono esplicito il concetto di gioco, rischio e quella sensazione di adrenalina in circolo che permea questi luoghi" Cristina Mercaldo Eau de  Parfum 75 ml. Online qui ©thebeautycove    @igbeautycove
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la-misto · 1 year ago
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Oltre i Pregiudizi: Il Lupo nella Favola della Vita
Se c'è una cosa che la storia di Cappuccetto Rosso ci ha insegnato, è che le apparenze possono ingannare. Il detto "Il lupo sarà sempre cattivo se ascoltiamo solo Cappuccetto" riflette la tendenza umana a giudicare superficialmente, basandosi su percezioni limitate e preconcetti. Nella narrazione tradizionale, il lupo è spesso dipinto come il cattivo, il predatore da temere. Tuttavia, cosa accadrebbe se dessimo al lupo la possibilità di raccontare la sua versione della storia? Nel mondo reale, siamo spesso vittime della stessa mentalità. Giudichiamo gli altri in base a ciò che vediamo superficialmente, senza approfondire la nostra comprensione. Questo atteggiamento può generare incomprensioni, pregiudizi e persino conflitti. Dare una voce al lupo significa ascoltare entrambi i lati della storia. Potremmo scoprire che il lupo non è così cattivo come ci è stato dipinto. Potrebbe avere le sue ragioni, le sue sfide e i suoi timori. Analogamente, nella vita di tutti i giorni, dovremmo cercare di capire gli altri, mettendoci nei loro panni prima di giudicare. Questo detto ci invita a guardare oltre le apparenze, a sfidare i pregiudizi e ad aprire la nostra mente alla comprensione reciproca. Cappuccetto Rosso potrebbe avere una prospettiva limitata sulla storia, ma il lupo ha la sua verità da condividere. Nel nostro percorso di vita, incontriamo molte "fiabe" che ci insegnano lezioni importanti. Il detto ci ricorda di essere consapevoli delle nostre percezioni e di essere aperti alle diverse prospettive. Solo allora potremo sperare di comprendere appieno la complessità della vita e delle persone che incontriamo lungo il cammino. In conclusione, non diamo per scontato che il lupo sia sempre cattivo solo perché Cappuccetto Rosso lo vede in quel modo. Apriamo il nostro cuore e la nostra mente alla possibilità che dietro ogni apparenza ci sia una storia diversa da ascoltare. Solo così potremo andare oltre i pregiudizi e costruire un mondo più compassionevole e comprensivo.
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guida-ai · 1 year ago
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silviascorcella · 1 year ago
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Julian Zigerli a/i19: boschi svizzeri psichedelici
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Come dite? Una modella indossa un’acconciatura composta di pigne del bosco? Uh sì, esatto, avete visto benissimo! E quelle allacciate ai piedi a mo’ di strambe calzature vi appaiono in realtà ciuffi di pini raccolti direttamente da un fresco sottobosco? Ancora una volta: esatto, è la realtà, son verdi rametti di pini! Ah sì, quei motivi decorativi che ricordano i disegni del legno liquidi, tinti di colori sgargianti, assai vividi come quelli che accendono i decori fioriti: sono davvero visioni botaniche narrate in technicolor.
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E se per caso quei grandi oggetti in metallo da cui spunta il batacchio, dotati di fasce decorate con gusto folk e con esse poggiati su spalle nerborute, imbracciati a mo’ di sac à main o graziosamente appese al collo vi fan pensare alle campane: ancora risposta esatta! E anzi, vi dirò di più: non sono semplici campane, bensì i campanacci sfoggiati dalle mucche che allietano e riempiono l’aria fresca dei pascoli svizzeri con la loro inconfondibile melodia rurale.
Benvenute e Benvenuti in un nuovo intrigante racconto tratto dal sorprendente mondo di stile firmato Julian Zigerli!
Fashion designer svizzero doc, sin dai suoi esordi sfoggia il talento pregiato della giocoleria saggia con la competenza sartoriale mescolata al divertimento creativo: Julian Zigerli è un intenso sognatore con i piedi ben piantati a terra che pratica il gioco serissimo del fashion design. E che si diverte con consapevolezza a sorprenderci ad ogni nuova collezione!
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Quella dedicata all’imminente stagione fredda 2019 è un felice rinnovamento della sua dichiarazione d’intenti, riassumibile in una breve manciata di principi salvifici: confortevolezza innovativa dei capi, positività d’animo e di messaggio, ironia intelligente. Ovvero quell’abilità a narrare con distacco divertito e interessante qualsivoglia tema affrontato in collezione, in questo caso la sua Svizzera in cui è nato e cresciuto sia personalmente che professionalmente. Ma c’è anche un altro principio essenziale che nutre e distingue l’arte stilosa di Julian Zigerli: la collaborazione artistica con creativi a lui affini per passione e immaginazione sbrigliata.
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La collezione a/i 2019 è infatti frutto dell’alchimia con Christoph Hefti, artista e designer tessile poliedrico, altrettanto svizzero, e altrettanto autore eclettico di universi immaginifici sorprendenti, frutto anche di lunghe esperienze al fianco di nomi come Jean-Paul Gaultier, Dries Van Noten, Lanvin, Acne Studios: dalla commistione dei due son nate le stampe incantevoli, a tratti ipnotiche, assolutamente inedite, che hanno percorso la passerella immersa nell’evocazione di un bosco di betulle su sfondo sonoro di melodie dei suddetti campanacci.
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La collezione infatti s’intitola “Ring My Bell” e, a dirla con le parole stesse di Julian Zigerli, regala la sensazione fantasiosa di fare una passeggiata nel bosco sotto effetto di allucinogeni: le stampe e gli intarsi provengono proprio da un tour in quei boschi, senza l’ausilio di allucinogeni naturalmente, ma con l’intento di raccogliere tutta l’ispirazione e le materie prime con cui comporre quei tableaux botanici psichedelici e quelle facce strambe da spiritelli della foresta che percorrono i capi, e ci si intarsiano sopra attraverso magistrali composizioni tessili, le stesse che accadono nei famosi tappeti che sono opera distintiva di Christoph Hefti.
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Una narrazione dal gusto dark, un design dei capi essenziale nell’apparenza ma sempre innovativo nella sostanza  perché base fondamentale per valorizzare un mash-up brillante che mixa tradizioni rurali, antiche fiabe tratte dai Grimm e toni da atmosfera disco come se la passerella fosse la consolle di un dj assai cool: ancora una volta, evviva la spontaneità creativa di Julian Zigerli! 
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
{ Photo Backstage via © FuckingYoung }
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personal-reporter · 2 years ago
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Romics 2023 a Roma
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Il Romics festeggerà dal 30 marzo al 2 aprile alla Fiera di Roma la XXX edizione, e in materia di anniversari ce ne sono diversi nell'ambito della manifestazione, articolata in cinque padiglioni per trecentocinquanta espositori, con incontri, concorsi e tante occasioni per condividere fumetto, cinema, arti multimediali grazie anche a Paolo Barbieri, protagonista di una mostra a tema fiabe e mitologie, autore del manifesto ufficiale. Katja Centomo è tra i Romics d'Oro di Romics XXX e fa rientrare la sua attività multimediale tra fumetto, animazione e direzione artistica sotto il nome di narrazione transmediale. Dei Romics d'Oro saranno insigniti anche il disegnatore catalano Marcos Martín (Batman, Dr. Strange, The Walking Dead), l’italiano Manuele Fior (Cinquemila chilometri al secondo, Le variazioni d’Orsay, I giorni della merla, La signorina Else e Rosso Oltremare e L’intervista, più l'ultimo graphic novel Hypericon) e John Howe, illustratore e concept artist per Il Signore degli anelli e Lo Hobbit di Peter Jackson, Batman Vs. Superman: Dawn of Justice. Ancora una volta il disegnatore Disney Marco Gervasio proporrà una cover variant di Topolino in occasione del Romics e dell'albo che contiene la storia in due parti Paperugantino, dove Gastone è Meo Patacca e  Don Pasquale dei Bisognosi è Zio Paperone. Uno degli ambiti del fumetto più sottovalutati sarà venerdì 31 marzo al centro dell'incontro Il lettering del fumetto, arte e mestiere, in collaborazione con la Commissione Comics & Graphic Novels di AIE - Associazione Italiana Editori. Da notare che, oltre alla riproposta dell'Artist Alley dove gli autori potranno interagire liberamente col pubblico, sono previsti ospiti speciali, questa volta del calibro di Yudori (La conquista del cielo, per J-Pop Edizioni) e il campione del mondo di pallavolo Andrea Lucky Lucchetta, testimonial della serie animata Super Spike Ball, le cui nuove puntate saranno lanciate in un incontro. Vincenzo Mollica, già Romics d'Oro nella passata edizione, celebrerà i 40 anni del suo speciale per la RAI Letteratura disegnata dove, con ospiti illustri come Hugo Pratt e Federico Fellini, la televisione pubblica raccontò il mondo del fumetto d'autore. Il Movie Village della XXX edizione del Romics si tufferà nei 100 anni della Warner Bros  con una mostra di locandine storiche di film che coprono il periodo tra gli anni Cinquanta e Settanta, mentre  i ragazzi dello IED di Roma reinterpreteranno cento dei film più iconici della major, utilizzando tecniche diverse per le loro opere. Protagonisti di incontri e occasioni di intrattenimento saranno film in uscita come il fenomeno Cocainorso di Elizabeth Banks, l'anime The First Slamdunk, l'horror italiano Pantafa, Super Mario Bros. - Il film, più un focus sull'operazione di I tre moschettieri - D'Artagnan, articolata su lungometraggio, manga e romanzo tratto dalla sceneggiatura. Nel XXX Romics ci sono anche altre celebrazioni dai numeri imponenti, come i 45 anni di Goldrake in Italia, trasmesso per la prima volta nel 1978 e il maestro Vince Tempera e il dj Massimo Alberti festeggeranno dal vero il 2 aprile con Actarus - Ufo Robot (Beat Kong Remix), anche se il brano sarà già disponibile in digitale dal 31 marzo. Sono invece 40 gli anni di Holly & Benji, celebrate dai doppiatori storici Fabrizio Vidale (Holly), Giorgio Borghetti (Benji), in un incontro il 2 aprile con Fabio Bartoli e Mirko Fabbreschi. Read the full article
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ryanadham · 4 years ago
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Dal momento che qui c'è qualcuno che giudica tutto senza capire i generi del GDR (non faccio nome) prima di tutto mostro i generi che possono esistere come potete vedere nello schema ma ora passiamo ai generi che ha il GDR il terzo tempio:
-Thriller: Il thriller è un genere di fiction che utilizza la suspense, la tensione e l'eccitazione come elementi principali della trama.
Accorgimenti tipicamente letterari quali falsi indizi, colpi di scena e complotti sono ampiamente utilizzati.
-Dramma: Un dramma (dal greco δρᾶμα, "drama" = azione, storia[1]) è una forma letteraria che include parti scritte per essere interpretate da attori.
In senso lato è un intreccio narrativo compiuto e destinato alla rappresentazione teatrale. Può essere in forma verbale scritta (ogni opera letteraria che preveda parti recitate o cantate) oppure improvvisata da un attore, o ancora in forma di narrazione non verbale, tramite la gestualità o la danza. Il termine dramma, se inteso in senso restrittivo, si applica esclusivamente alle opere teatrali scritte. Nell'opera lirica, si ricorre in genere al termine libretto.
Action fiction: L'action fiction è il genere letterario che include romanzi di spionaggio, storie di avventura, racconti di terrore e intrighi ("mantello e pugnale") e misteri. Questo tipo di storia utilizza la suspense, la tensione che si crea quando il lettore desidera sapere come verrà risolto il conflitto tra il protagonista e l'antagonista o quale sia la soluzione al puzzle di un thriller.
Mistero: Un film misterioso è un genere di film che ruota attorno alla soluzione di un problema o di un crimine. Si concentra sugli sforzi del detective, investigatore privato o detective dilettante per risolvere le misteriose circostanze di un problema per mezzo di indizi, indagini e deduzioni intelligenti.
Apocalittico-fantasy: La fantascienza apocalittica e post apocalittica sono due sottogeneri della fantascienza, strettamente connessi, generalmente analisi su alcuni elementi comuni come il verificarsi di un evento distruttivo che possa portare all'estinzione dell'umanità o comunque della società tecnologica (f. Apocalittica), o che abbia portato alla nascita di società distopiche (f. post apocalittica); queste eventi possono essere dall'uomo, come ad esempio una guerra nucleare, o naturali, con conseguenze su scala planetaria con danni all'intera umanità.
Rosa: Il romanzo rosa (detto anche romance) è un genere letterario che narra di storie d'amore e del loro intreccio che si dipanano in genere in avventure e intrighi e terminano sempre con un lieto fine. I romance (in inglese significa romanticismo) o romanzi rosa presentano una struttura formale molto simile alla fiaba, infatti in ogni romanzo i personaggi svolgono ruoli che seguono uno schema ben preciso simile a quello presentato da Propp: l'eroina protagonista (la tipica fanciulla giovane e bella che va incontro al pericolo), l'eroe (protagonista maschile e figura molto importante nel romanzo rosa in quanto "cavaliere" nonché "uomo amato" dalla protagonista che la salva sempre dal pericolo), l'antagonista (solitamente anche quella di sesso femminile, come per esempio la matrigna cattiva, ma non così frequente come la figura della protagonista, può anche capitare che l'antagonista sia un maschio che rapisce la fanciulla per poi sposarla contro il suo volere), l'amico/a aiutante dei protagonisti (la figura che nelle fiabe riveste il ruolo di fata madrina) e tanti altri personaggi secondari che si intrecciano sullo sfondo di intrighi politici, complotti, duelli, guerre, ecc...
Ora la persona che non nomino dice: i tuoi pg sono brutti, non possono ruolare con i miei.
Peccato che dal mio punto di vista che la sua soap opera non mi attira completamente. Motivo? non ci sono colpi di scena particolari, è solo sesso e niente storie d'amore che partono dai sentimenti che si provano.
Conclusione? la persona in questione non sa che vuol dire amore e non sa nemmeno cosa vuol dire creare colpi di scena che complicano molto la situazione di personaggi protagonisti.
Si sente offeso e deluso? questa è la verità che gli fa male e non accetta.
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bibliotecasanvalentino · 4 years ago
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera e l’autrice prescelte sono: "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés.
Più che un libro, una rivelazione, un viaggio di scoperta attraverso una dimensione di consapevolezza, appartenenza e mistero. Pagine a formare una storia che è calzata perfettamente alle vicende, alle esperienze ed al vissuto appartenente non solo al mio orizzonte personale, ma anche vicino al sentire di chi questo libro (tantissimo tempo fa, ormai!) me l’ha consigliato e, infine, regalato.
Personalmente, fatico ad accostarmi a letture considerate “cult”, casi letterari, indicati quasi come panacea e rimedio certo, con la “pretesa” di migliorare e cambiarti la vita, “attaccandosi” alle tue abitudini, al modo stesso in cui ti affacci e stai al mondo. Tuttavia, ci sono libri che entrano in punta di piedi, avanzano in un sussurro e più che depositarsi tra le braccia, ti fanno inciampare, capitando d’intralcio. Costituiscono un pungolo e favoriscono curiosità e domande, sollevando dubbi e accendendo la riflessione: un insinuarsi delicato ma “rapace” all’attenzione del lettore. È questo il caso dell’opera della psicanalista junghiana, Clarissa Pinkola Estés, la quale affronta in modo originalissimo l’intuizione della Donna Selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, pudore, insicurezze e stereotipi.
Senza alcun intento dottrinale o marcatamente didascalico, l’autrice si fa interprete di pagine dense, ricche, indimenticabili, un capolavoro di arte, poesia, psicologia e spiritualità. E lo fa attraverso l’espediente narrativo della fiaba e del mito, aspetto che ho apprezzato moltissimo, considerando, da sempre, importante e prezioso tutto quel ricco materiale e quel patrimonio costituito dai racconti popolari, i miti e le fiabe. Proprio attingendo alle narrazioni appartenenti alle più varie tradizioni culturali, il momento della lettura può diventare, in questo caso, anche il luogo del sogno e del reale, del naturale, del ferino e del primordiale, quasi un ritorno all’origine, in una visione spiccatamente femminile, resa sì dalla sensibilità di una donna che scrive di e per donne, ma non solo. L’autrice, di origini ispano-messicane, fonda con questo saggio una vera e propria psicanalisi del femminile, costruita intorno allo straordinario archetipo della Donna Selvaggia, affrontando le tappe di iniziazione della vita di una donna, e cioè quei momenti decisivi e critici (nel senso di cambiamento e trasformazione) che segnano in vario modo le tappe di crescita e sviluppo della psiche femminile. Il tutto è però reso in modo particolare, avvincente, in modo tale da avvicinare e trattenere il lettore, e cioè, raccontando delle storie. Del resto, ogni storia riporta alla luce e narra qualcosa di antico e ancestrale, ha il potere e il profumo di balsamo rinvigorente, lenisce e placa le ferite dell’animo. “Le storie sono medicine dell’anima e portano ancora oggi messaggi profondi e antichi”, come ricorda l’autrice. Alcune delle vicende qui suggerite appartengono al repertorio classico del folklore o del mito, come “Il Brutto Anatroccolo”, “La Piccola Fiammiferaia”, “Barbablù” o il mito di Demetra, altre, invece, sono ascrivibili a culture e paesi meno noti ma non per questo meno affascinanti (“La loba”, “Vassilissa”, “La donna scheletro”, etc.).
La Pinkola Estés non solo è psicoterapeuta, ma anche “cantadora”, sa essere “suadente” affabulatrice, nonché studiosa e appassionata di folklore popolare, un interesse che l’ha portata a compiere numerosi viaggi alla ricerca di tradizioni, culti, ritualità e leggende, che costituiscono il vero bottino racchiuso entro le “rumorose” pagine di questo saggio. E sono fogli rumorosi poiché sollevano domande, scuotono più che placare, offrono una cura (mai definitiva), alzando quel vento sottile che induce ad ascoltare e tacere. È un rimando e un invito all’approfondimento e al raccogliersi, attraverso la lettura dei vari capitoli in cui è suddivisa la narrazione, capitoli ciascuno dei quali incentrato su una o più storie, a suggerire e incontrare il pensiero, il commento, la riflessione dell’autrice. Se è vero, come detto, che ogni storia risuona di un’eco lontana, un riverbero che rapisce e racconta di accadimenti distanti nel tempo, nello spazio e anche, a volte, lontanissimi dal proprio scorcio culturale, tuttavia, ogni storia può diventare la propria storia, con più di un punto di contatto con il quotidiano, grazie a continui spunti di riflessione. L’aspetto più interessante di questa narrazione, a mio avviso, è il suo lasciare più domande che risposte, il tracciare una rotta non già preordinata e immutabile, il segnare un sentiero con la consapevolezza di potersene allontanare e con la possibilità di intraprenderne ramificazioni differenti accettando il rischio di non volgersi indietro.
Qualche cenno sull’autrice… Clarissa Pinkola Estès (Indiana, 27 gennaio 1945) è una scrittrice, poetessa e psicoanalista statunitense, specialista in disturbi post-traumatici. Nata da una famiglia ispano-messicana, all'età di 4 anni è stata adottata da una famiglia ungherese. È cresciuta nei pressi della frontiera del Michiana, a nord del Midwest. Verso la fine degli anni sessanta è emigrata a occidente, verso le Montagne Rocciose, dove è vissuta a contatto con persone provenienti dalle più svariate parti del mondo. Si è laureata in psicologia etno-clinica e si è poi specializzata in psicologia analitica. È stata direttrice del C.G. Jung Center di Denver. Nei quattro anni successivi al massacro alla Columbine High School si è occupata del sostegno psicologico alla comunità. Dopo l'11 settembre 2001 ha lavorato con i sopravvissuti e con i familiari delle vittime della costa occidentale e orientale degli Stati Uniti. Recensione a cura di Rita Pagliara
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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La Foresta Sussurrante di Fayzulloev Abramat: La Leggenda di Whisperwood. Un’antica maledizione, un coraggioso viaggio e il potere della purezza del cuore
In un’epoca lontana, quando le stelle brillavano più del sole, esisteva una foresta misteriosa chiamata Whisperwood.
In un’epoca lontana, quando le stelle brillavano più del sole, esisteva una foresta misteriosa chiamata Whisperwood. Nessuno osava entrarci, perché si diceva che gli alberi potessero parlare e che il vento portasse con sé i segreti di un’antica maledizione. Chi osava sfidare la foresta non faceva mai ritorno. Ma una notte, una giovane ragazza di nome Lina decise di avventurarsi tra gli alberi…
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marichatlenoir · 5 years ago
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Prospettive
Miraculous di Thomas Astruc è un'opera che propone tanti livelli di lettura. Nonostante i limiti richiesti da una struttura episodica, la storia offre numerosi suggerimenti culturali, narrativi e psicologici, che sono enfatizzati attraverso precise scelte registiche e musicali.
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Lo scrigno dei Miraculous.
L'opera è ambientata a Parigi, presentata in tutta la sua bellezza grazie alla ricostruzione estremamente fedele di luoghi, monumenti ed opere d'arte. La storia si ispira alle leggende e alle tradizioni della cultura cinese, ma rende omaggio anche alle culture di tutto il mondo.
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La cattedrale di Notre-Dame.
La trama si snoda grazie al gioco delle prospettive dei singoli personaggi riuscendo ad appassionare un pubblico estremamente eterogeneo per età e formazione culturale. La fruizione dell'opera dipende dagli occhi con cui la si osserva, a prescindere dall'età anagrafica o emotiva.
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Ladybug e Chat Noir osservano la città dall'alto.
I bambini possono godersi una fiaba di magia, appassionandosi alla narrazione imprevedibile e imparando il messaggio di ogni episodio attraverso ciò che imparano i due protagonisti, una supereroina e un supereroe che combattono sempre insieme per salvare le vittime dai cattivi.
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Gli eroi portano a termine la missione.
Nonostante i bambini costituiscano il pubblico di riferimento dichiarato, l'opera contiene elementi concepiti per essere indirizzati ad un pubblico adolescenziale o adulto, e tematiche che vengono presentate con sottile ambiguità narrativa per attrarre altre fasce di spettatori.
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La seduzione del sentimostro manovrato da Mayura.
Gli adolescenti sono attratti soprattutto dalle vicende sentimentali dei due protagonisti nella vita di tutti i giorni, si concentrano sul dramma amoroso, vero o presunto, talvolta senza nemmeno capirlo fino in fondo, proiettando su di esso le proprie esperienze e aspettative.
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La tristezza di Adrien quando Marinette nega i suoi sentimenti per lui.
In una continua altalena di emozioni più o meno fugaci, immaginano la rivelazione delle identità come se la rimozione delle maschere fosse l'inizio della storia d'amore e non il coronamento del percorso emotivo di riconoscimento reciproco del mistero che unisce i protagonisti.
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La fiducia e l'attesa.
In altri casi confondono la forma con la sostanza, gli ostacoli con ciò che i protagonisti imparano dal superamento degli ostacoli, oppure si concentrano sulle vicende collaterali apparentemente più appaganti, sostituendole al cuore della storia, dimenticandone il filo rosso.
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Il mondo senza Chat Noir.
Gli spettatori adulti non possono che restare affascinati nell'individuare gli innumerevoli sottotesti, le sfumature, i giochi di prospettive, le metafore che sono utilizzati per rappresentare tematiche estremamente complesse in modo che siano comprensibili persino ai bambini.
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L'assenza.
È possibile riconoscere le strutture narrative tipiche delle fiabe di magia, come delineate da Propp ne La morfologia della fiaba, nonostante siano sapientemente camuffate agli occhi degli spettatori attraverso continui rimandi che coinvolgono funzioni e ruoli dei personaggi.
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La rivisitazione della fiaba di magia.
La prospettiva diventa la chiave essenziale per comprendere le differenze dei ruoli dei singoli personaggi, senza lasciarsi ingannare dalle apparenze e senza bloccarsi alla loro rappresentazione superficiale, spesso rafforzata da una consapevole e ricercata ambiguità narrativa.
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L'inganno delle apparenze.
La struttura narrativa appare frammentaria ma nasconde un sottile e complesso gioco di specchi, che restituisce sovrapposizioni e sostituzioni di ruoli, rimandi e confronti, creando una serie di intrecci da interpretare attraverso una visione trasversale di eventi e personaggi.
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Il trionfo delle apparenze.
È rischioso proiettare la storia e le motivazioni psicologiche di un personaggio su un altro a cui non appartengono. Anche quando i ruoli appaiono sovrapponibili, i personaggi non diventano intercambiabili, non ricoprono le stesse funzioni, né hanno la stessa profondità emotiva.
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La riscrittura degli eventi.
Talvolta può verificarsi un cortocircuito tra ciò che gli autori intendono rappresentare e ciò che il pubblico riesce a recepire. Quando si cade nella trappola della sostituzione dei ruoli, i protagonisti vengono derubati della loro storia personale e sostituiti da impostori.
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L'identità rubata.
Un importante aspetto della storia è rappresentato dalla psicologia dei personaggi, che viene approfondita non soltanto attraverso il delicato equilibrio delle loro relazioni, ma anche grazie alla simbologia delle maschere e dei poteri magici che ciascun personaggio controlla.
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La magia delle maschere.
Il rapporto tra Marinette e Adrien, nelle loro varie identità, costituisce il cuore pulsante della storia, anche quando lo spettatore è indotto a dimenticarlo a causa di una narrazione che si sofferma soltanto sugli elementi negativi e sugli ostacoli, bloccandone l'evoluzione.
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L'abbraccio prima della separazione.
Nella loro relazione si possono rintracciare il conflitto dell'identità come senso del Sé, la scoperta dell'identità dell'altro come scoperta della sua essenza più intima, la conoscenza reciproca che si apprende dalla condivisione all'interno di un rapporto di coppia esclusivo.
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La musica del cuore.
La maschera è la metafora della ricerca della propria identità e della crescita del personaggio. Marinette e Adrien non possono riconoscersi oltre la maschera perché devono imparare a conoscere se stessi e ammettere i segreti del proprio cuore prima di poterli svelare all'altro.
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L'amore oltre le maschere.
Oltre alle complessità psicologiche dei singoli personaggi, vengono delineati i tratti di diversi tipi di famiglie disfunzionali, nella rappresentazione dei rapporti che genitori estremamente problematici come Gabriel, Audrey, Anarka e Tomoe, instaurano con i rispettivi figli.
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Il trionfo dell'odio.
Negli aspetti psicologici dello stato di akuma (悪魔, demone) vengono rappresentate le pulsioni senza freni o inibizioni del lato oscuro di un essere umano. Oltrepassando la linea sottile tra bene e male, l'akumizzato subisce una metamorfosi accettando il patto con Papillon.
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Il patto con Papillon.
La condizione psicologica dell'amok trae origine da un desiderio profondo non appagato o da un'intensa emozione di disperazione o furia. Si genera così una creatura magica, un sentimostro, che è l'allegoria di un disturbo dissociativo della personalità percepita come esterna.
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La creazione del sentimostro.
Gli stati alterati di coscienza sono risolti grazie all'aiuto di Ladybug e Chat Noir. Il ritorno alla normalità rappresenta spesso il superamento della problematica psicologica che ha generato l'akumizzazione, ma talvolta gli errori commessi lasciano conseguenze irreversibili.
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Papillon scopre le identità segrete degli eroi.
L'opera risulta complessa e sfaccettata, offre numerosi spunti di riflessione ed infinite possibilità narrative, che rappresentano il suo punto di forza ma che, allo stesso tempo, rischiano di rivelare criticità e vulnerabilità quando si abusa dell'effetto sorpresa.
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Il mondo senza amore è un mondo senza magia.
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strawberry8fields · 5 years ago
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[Di ricordi, di impronte e della presenza salvifica dei luoghi.]
La voce dei luoghi
Sono sempre stata legata alla suggestione dei luoghi. Ho sempre pensato che ogni nostalgia portasse con sé una data e che fosse situabile in un luogo preciso.
Quel luogo, pur nella sua immobilità, conserva intatta la tua verità: l’appunto dell’evento che ti ha cambiata. Narra con maestria la saga delle tue vicende personali, delle tue avventure e del tuo viaggio interiore. Bisbiglia gli episodi più toccanti. Continua negli anni a raccontare di te in una specie di “sguardo ritornato.” Racconta dei tuoi impulsi euforici e delle tue devastazioni interiori con la sua narrazione materica ed essenziale.Tratteggia coi suoi contorni quelli dei tuoi sentimenti: le sensazioni vissute lì s’intrecciano sapientemente alla rappresentazione precisa dell’ambiente circostante nella tua mente. 
Ha una sua specifica centralità che supera la frenesia della contemporaneità: risponde alle tue urgenze. Ad ogni ritorno, continua a colpirti, perché, in un certo senso, è stato il palcoscenico intimo delle tue emozioni. Lì ti sei messa a nudo, lì hai abbassato le tue difese, lì ti sei aperta. 
Quel luogo rinnova costantemente la possibilità di trovare nella realtà qualcosa di cui stupirti e ti permette di riscoprire lo stupore trovato in quella vissuta. Con il suo intreccio visivo, ti permette di andare ogni volta al di là delle barriere del tempo; con la sovrapposizione tra passato e presente rende attraversabile la distanza irraggiungibile fra i ricordi e la vita reale. Come nelle fiabe, ti traghetta  improvvisamente dal reale all'immaginario. Ti permette di entrare così in contatto con le astrazioni che si innestano nella tua mente. Se necessario, continua a offrirti un ponte e nuovi mezzi di comprensione degli eventi che si impongono via via davanti ai tuoi occhi in una presa di coscienza che dipana l’ombra dei tuoi interrogativi. 
Quel luogo ti rimane addosso: diventa una pagina della tua storia.
Quel luogo ti entra dentro, si trasforma con te ma rimane sempre uguale perché, se necessario, ti consente per un attimo di invertire la direzione del tempo.
E io volevo invertire la mia...
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Era una di quelle giornate strane. Ero di pessimo umore. Turbata dal constatare il passaggio del tempo. I giorni precedenti erano sfuggiti velocemente e io mi sentivo particolarmente nostalgica. Ripensavo al “mio” luogo. Per quanto cercassi di tenere la mente impegnata, la nostalgia continuava a presentarsi in maniera ostinata.  
Sarebbe stato forse un bene ignorare tutto e rimanere a casa. Quei pensieri ipotetici e desiderativi si erano tradotti invece in una convergenza di azioni,  grazie all'intervento di una benefica forza irrazionale.
Non era una passeggiata senza meta. Come di rado accadeva, avevo deciso di cedere alla tentazione di ritornare nel “mio” luogo, al capolinea del mio viaggio.
Con un certo senso di sorpresa, una volta arrivata, quel luogo mi aveva ridato la calma, incutendomi speranza. Non aveva rinforzato la nostalgia o portato allo scoperto i miei tormenti. Non ero stata vinta dall'amarezza profonda.
Quel luogo si era incastrato in modo perfetto nell'impalcatura dei miei ricordi, conservando le tracce di un passaggio. Offrendone di nuovo testimonianza, aveva ridato un colore facilmente distinguibile all'impronta di qualcosa. Di qualcuno.
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thebeautycove · 3 months ago
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STÉPHANE HUMBERT LUCAS - SEA MY LOVE - Eau de Parfum - Novità 2024 -
ScentWonders according to Stéphane Humbert Lucas. Sea monsters and other extraordinary encounters. Exploring a submerged universe, ready to cross path with striking creatures that inhabit the ocean depths. A stunning atmo in between dreamlike feelings and imaginary tales.
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Le straordinarie avventure olfattive di Stéphane Humbert Lucas. Per la sua nuova creazione - Sea my Love - si è lasciato ispirare e affascinare dall’impenetrabile profondità del grande blu. Un intimo legame emozionale con i misteri degli abissi marini, luoghi che custodiscono creature leggendarie, figure mitiche che animano sogni e fiabe.
Sea My Love assume le sembianze di un grande immaginifico serpente oceanico, così, come fosse un po’ Verne, un po’ Tolkien, Lucas lo erge a protagonista assoluto, simbolo dominante della narrazione aromatica.
Ne immagina il silenzioso moto nelle correnti sommerse, imprime alla fragranza una maestosità acquatica e salina di irresistibile impatto, scuote quella vibrazione repentina che reca, fresca e ozonica, come se all’improvviso si avvertisse una presenza remota e vicinissima, percepibile ma invisibile.
La fragranza merita di essere annoverata tra i migliori marini sinora apprezzati, per originalità e capacità di metamorfosi su pelle.
Molto accattivante l’intensità salina che attraversa in verticale il jus, dalle note citrine del mandarino uno slancio lucente rifrange su una calda nota cuoio, fa capolino un’effervescenza di gelsomino che racconta un gioco di raffinati contrasti, di belle sensazioni a galla nei ricordi.
Nel gran finale scorgi la magia, l’illusione di aver avvistato il serpente degli abissi, avergli sottratto una squama iridescente e trattenuto la sua essenza dentro tenebrose volute ambrate muschiate, poderose e carezzevoli. Travolgente.
Creata da Stéphane Humbert Lucas.
Eau de Parfum 50 ml. Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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pangeanews · 5 years ago
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“Da bambino divoravo gli atlanti”. Fosco Maraini, dalle segrete del Tibet al mignolo mozzato
Siamo un paese di avventurieri – che trovano scrittura nell’avventatezza. Mi è capitato un libro di spudorata bellezza, Afghanistan, ultimo silenzio. Lo firma Riccardo Varvelli per De Donato nel 1966: stile schietto ma con il gusto per il dettaglio, fotografie magnetiche, il viaggio come eccidio del sé, intrusione in una saggezza pietrificata. “È l’enigma dell’alpinismo. Si soffre, si rischia la vita per un risultato di cui, appena acquisito, ci si sente incapaci di gioire”; “Se sapere di vivere è più importante che vivere bisogna ogni tanto fermarsi. Stare con il cuore seduto di fronte a un paese silenzioso per misurare se stessi in rapporto a una realtà sconosciuta. Raccogliere il nan e la luce, la fatica e la neve, il deserto e la folla, ma senza mai perdere il filo. Perché esistere vuol dire tornare”. Perché non si stampano più questi libri, che consentono alla mente – quindi, al corpo – di andare in terre incognite? La letteratura italiana nasce raccontando i viaggi di questo – Marco Polo – e altri – Dante – mondi: perché ci siamo ridotti a narrare la periferia del nostro io?
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Un giorno dovrò filare la storia di Giovanni Battista Cerruti, “l’uomo che era diventato re dei terribili Sakai”, morto nel 1914 “in un piccolo ospedale di Penang, in Malesia, per una banale appendicite… il capitano che nell’illusione di compiere l’impresa risolutiva della propria esistenza aveva solcato mari, esplorato foreste, raccolto esemplari sconosciuti di fauna e flora per i musei, fondato imprese commerciali fallimentari, scoperto miniere”, questa specie di incrocio tra il Kurtz di Conrad e il Fitzcarraldo di Herzog, di cui l’editore Ecig, tre decenni fa, ripropose il leggendario romanzo-reportage, Tra i cacciatori di teste. Ecco: tre quarti di narrativa attuale andrebbe decapitata, in virtù di questi scoordinati, scriteriati, sgrammaticati, straordinari narratori di viaggio.
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Torno in me. Nella stessa collana De Donato in cui è pubblico Varvelli, “All’insegna dell’orizzonte”, ci sono i libri di Ettore Biocca – Yonoama, sugli indios dell’Amazzonia – di Gianni Roghi – I selvaggi – di Folco Quilici – I mille fuochi, Sesto continente. Li ristamperei tutti, sono più utili di un documentario – gli occhi si accontentano di guardare ciò che trasmette la superficie dello schermo, le parole portano nella quarta dimensione dell’immaginare. De Donato – già Leonardo da Vinci – pubblicava i grandi libri di Fosco Maraini. Nel libro che possiedo ne promuovono quattro: G 4. Baltoro Karaorum, Ore giapponesi, Paropàmiso, Segreto Tibet. Nel ‘Meridiano’ Mondadori, Pellegrino in Asia (2007; a cura di Franco Marcoaldi), si riproducono i libri maggiori – Segreto Tibet, Ore giapponesi – e una manciata di “Scritti scelti”; La Nave di Teseo ha ripubblicato, lo scorso anno, Case, amori, universi e Gnosi delle fànfole. Qualche anno fa l’istrione Claudio Cardelli, presidente dell’Associazione Italia-Tibet, passionaccia per i Beatles, amico di Maraini, mi ha concesso l’edizione Dren-Giong, “il primo libro di Fosco Maraini” (il primissimo è la Guida dell’Abetone per lo sciatore del 1934), nell’edizione Corbaccio del 2012, con “i ricordi dei suoi amici”.
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Fosco Maraini unisce diversi talenti: la rapacità linguistica – pari a un Gianni Brera per estro –, l’istinto narrativo, la sapienza da “etnologo poeta”. Si diceva Clituvit, “Cittadino-Luna-Visita-Istruzione-Terra”, era qualcosa tra Indiana Jones e Jack London – in realtà, deve l’amore per l’Asia a due libri particolari: Three Years in Tibet del monaco giapponese Ekai Kawagchi e With Bayonets to Lhasa dell’ufficiale inglese Sir Francis Younghusband. Era un estraneo che incontrava dei diversi, studiandoli con il rigore dello scienziato e la curiosità dello scrittore: questo lo rende, ai miei occhi, più accattivante, più spigliato di Bruce Chatwin, impegnato nella bizantina narrazione del proprio io.
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Un paio di eventi su tutti. Il viaggio come esito del fantasticare. Il viaggio, prima di tutto, lo si custodisce, lo si prepara, lo si ama nella testa, nell’ardore metafisico dell’impossibile. “Ero un adoratore, un divoratore e naturalmente un distruttore di atlanti… Isole, penisole, continenti, laghi, bracci di mare suggerivano coi loro profili personaggi, cose, favole”, ricorda Maraini. Il mondo va divorato immaginando il seguente, incendiando mappe. Il tormento enigmatico di una carta geografica è proprio quello: alla foce di un nome si elevano fiabe, sotto una macchia marrone s’ipotizzano civiltà, lotte, eresie, si vede perfino quel piccolo volto che sporge da un castello sui giunchi.
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Secondo episodio. Fosco Maraini è in Giappone. È nata da poco l’ultima figlia, Antonella. È da poco uscito il primo studio sugli Ainu. La Seconda guerra impedisce allo studioso il ritorno in Italia; dopo l’Otto settembre, l’arresto. “Rifiutandosi di aderire alla Repubblica di Salò, Fosco e Topazia, dopo un breve periodo di arresti domiciliari a Kyoto, vengono trasferiti insieme alle figlie nel campo di internamento Tempaku a Nagoya” (Marcoaldi). “Tolte alcune piccolezze, l’inizio parve buono”, attacca Fosco. Le cose procedettero in modo meno buono. Il 18 luglio del 1944, vista la scarsità di cibo, i prigionieri iniziano uno sciopero della fame. Il capo dei poliziotti accusa di tradimento i prigionieri. Fosco – così nel racconto della moglie, Topazia Alliata – “afferra l’accetta (della cucina), si taglia il dito mignolo della mano sinistra, lo raccatta e lo getta al terrorizzato Kasuja gridando… gli italiani non sono dei bugiardi. Tutti fuori di sé: terribile impressione”. Iosif Brodskij direbbe, “La più sicura difesa contro il Male è un individualismo estremo, l’originalità di pensiero, la bizzarria, perfino – se volete – l’eccentricità”. Cioè: sorprendere con una scelta superiore; capire il nemico, essere spietati con ciò che si ha – la presa psichica.
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L’effetto che ti fa leggere Maraini: partire! Segui il primo sfarfallio azzurro all’orizzonte, piglialo per l’Himalaya, parti! Ogni tigre, sembra dire l’infaticabile Fosco, in fondo, giace nella gabbia delle tue costole. Segreto Tibet è il suo libro più sgargiante, forse è uno dei romanzi più belli del Novecento italiano. Qui un cammeo che ritrae Giuseppe Tucci: “Non so perché, Tucci d’un tratto s’è immusonito. Ha l’aria di cercare qualcosa che non trova. Osserva, annota, torna sui suoi passi, ma non parla più… Ormai so che in simili frangenti occorre tacere, possibilmente cancellarsi per un poco dal paesaggio. Ho per compagno un uomo dalla mente eccelsa, ma dal carattere d’infinita complessità, tutto trabocchetti e botole nascoste. Del resto lo ripete sovente lui stesso: ‘Odio gli uomini, amo invece gli animali! Mi piacciono i puniti dal karma, non i premiati! Magari i Budda fanno eccezione… Ma noi li vediamo solo in arte’. Tucci ha in sé qualcosa di notturno, di felino, di tantrico della mano sinistra. Ed è gelosissimo della propria cittadella interiore!”.
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Uno dei libri remoti di Maraini: Gli ultimi pagani (l’ho in edizione Bur 2001). Raccoglie alcuni studi straordinari di Fosco: quello sugli Ainu, gli indigeni giapponesi, di cui racconta lo iyomande, l’uccisione rituale dell’orso; quello sui Cafiri, “gli infedeli, cioè non-cristiani e non-ebrei, in pratica i pagani, i primitivi rimasti ancora fuori dal campo dell’azione missionaria islamica”, tra i picchi di Pakistan e Afghanistan. Maraini sonda le stirpi estirpate, gli ultimi sussulti di culture travolte dal sopruso, dalle avversità della storia, dalla sfortuna; censisce le patrie perdute, gli dèi al tramonto, col cranio mozzo, l’eroismo degli inflessibili – altro che infedeli.
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A una delle sue spedizioni himalayane, sul Saraghrar, cima dell’Hindu Kush, fino ad allora inviolata, è il 1959, Maraini dedica Paropàmiso (1963). La spedizione, coordinata dalla sezione CAI di Roma, conta anche Franco Alletto e Giancarlo Castelli Gattinara. Quest’ultimo, nel 2007, con Marietti, pubblica la sua versione dell’impresa, Viaggio in Himalaya, che nel sottotitolo (“Un agnostico, un comunista, un cattolico discutono durante un’ascensione nelle montagne dell’Hindu Kush”) tradisce lo stile: è una specie di libro ‘platonico’, dove l’ascesa coincide con la disciplina del capire. Maraini, in questo concerto di voci, è l’agnostico; e dice, tra l’altro. “È l’uomo l’eterno soggetto, il centro da cui tutto parte e il nucleo in cui tutto si risolve. L’altro termine è il Mistero, la comoedia della vita e della morte. Le religioni sono la somma dei messaggi che l’uomo legge in questo Mistero… Le religioni servono all’uomo, non viceversa. Il cristianesimo ha percorso il suo arco naturale di secoli, forse è tempo di riporlo, con tutto il rispetto per le grandi cose del passato, in un museo. Quante religioni non ha creato e lasciato lungo la sua strada, l’uomo!”. In montagna per sfracellare le idee di Dio.
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Se nel 1937 Maraini ha il fegato e il sale di proporsi a Tucci, in preparazione per l’ennesimo viaggio verso il Tibet, “come fotografo”; se alla fine della sua vita – nel 2004 – confessa, “ho optato per la Rivelazione Perenne, cioè il regime religioso in cui Dio parla, per chi vuole ascoltarlo, non attraverso messaggi singolari concessi in punti particolari dello spazio e in momenti particolari del tempo (Rivelazione Puntuale), bensì sempre e ovunque, nella natura e nella vita umana intorno a noi”, sarà anche perché nella villa di famiglia a Poggio Imperiale passeggiavano Bernard Berenson e D.H. Lawrence, H.G. Wells e Aldous Huxley (quello della Filosofia Perenne), Ardengo Soffici e Norman Douglas. Certo, Fosco era piccino e scatenato, me certe cose restano, tra le ciglia e sotto le unghie. Tutto, d’altronde, è letteratura, parola che fonda sedie e tavoli. (d.b.)
*In copertina: una fotografia “giapponese” di Fosco Maraini
L'articolo “Da bambino divoravo gli atlanti”. Fosco Maraini, dalle segrete del Tibet al mignolo mozzato proviene da Pangea.
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🤔 Cosa desideri davvero? 👉🏻 #cenerentolaliberatutti C’era una volta Cenerentola … penso conosciate tutti la sua fiaba. Ragazza orfana viene lasciata alle cure della matrigna che però la usa come serva. Il libro racconta più o meno la classica fiaba ma cambia il finale. 👍🏻 La narrazione si sofferma ad analizzare alcuni punti, tipo: le sorellastre sono convinte che se si vestono in un certo modo avranno un bell’aspetto e qui l’approfondimento: cos’è la bellezza? Non è forse un qualcosa di soggettivo? Altro esempio: Cenerentola si vergogna di essere una serva ma ecco il pensiero: uno dovrebbe essere stimato non tanto per il lavoro che fa ma per come lo fa. 👍🏻 In questa versione cambiano alcune cose, tipo i genitori di Cenerentola sono vivi ma impegnati altrove. Lui è giudice, lei capitana che ha perso la nave. 👍🏻 Nella parte finale i personaggi si fanno un esame di conoscenza: cosa li rende felici? Cosa vorrebbero davvero? Ed ecco che invece del matrimonio, loro realizzano i loro sogni. 👎🏻👍🏻 Un racconto breve pieno di illustrazioni. Purtroppo non mi ha colpito particolarmente. ❓La vostra fiaba preferita? #fiabe #fiabeillustrate #antrodilibri #bibliophilelegentibus #amicandito #ilclubdeilettorifelici #storiebookitissime #thebookclubpost https://www.instagram.com/p/Co9SBSasC-Z/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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