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Caterina Gatta p/e 2020: nell’archivio c’è la fonte della bellezza futura
“Di una cosa ero sicura, non volevo fare la fashion designer”: suona curiosamente paradossale pronunciato da Caterina Gatta, che con la sua moda di giovane e talentuosa stilista, è sempre felicemente riconoscibile perché non è mai stata imitatrice né debitrice di estetiche standardizzate e massificate, vero? Difatti, l’unicità è una dote che accade raramente: ovvero, quando le creazioni sono una combinazione non solo di grande passione e bravura sartoriale, ma anche di una dedizione profonda per la ricerca agganciata ad un senso del tutto personale della bellezza, e di un istinto rispettoso che va oltre il mero fascino dell’estetica, per andare a conquistare e condividere il valore prezioso della cultura che tramite l’estetica si esprime.
Ecco, Caterina Gatta nel mondo del suo brand, che con lei condivide anche il nome e cognome come fosse uno specchio che ne riflette tutto il ventaglio di bellezza, esercita proprio questa combinazione pregiata. L’ha fatto sin dall’inizio del suo percorso di giovane promessa del fashion italiano, e lo riconferma tutt’ora nella collezione s/s 2020, che del suo percorso è anche una rinfrescante sublimazione.
A ben vedere, forse il segreto di Caterina Gatta e della sua moda potrebbe essere raccolto proprio nell’essenza di quell’affermazione: che, badate bene, non ha nulla di perentorio né altezzoso, tutt’altro! Anzi, è per l’appunto l’incipit spontaneo del suo itinerario poliedrico e generosamente curioso nella moda: che al fashion design approda come fosse il contenitore professionale perfetto dove raccogliere e esprimere le illuminazioni scoperte durante il percorso. Che inizia con lo studio in Scienze della moda e del costume, mescolato ad esperienze lavorative assai eterogenee, cioè l’esperienza in un negozio vintage, lo studio dei diamanti presso un azienda import export, lo stage in America come associate new business per un agenzia di PR, l’assistente di una giornalista durante le fashion week di Milano e Parigi. Esperienze diversissime, ma che già custodivano il fil-rouge che da lei, e del suo brand, è tanto amato: l’amore scoccato per i tessuti vintage appartenuti alle grandi griffe che del made in Italy son state pietre miliari per eccellenza di qualità manifatturiera e per meraviglia di creazione estetica.
Una scintilla scoccata con l’incontro casuale di un tessuto vintage firmato Irene Galitzine, da cui Caterina Gatta aveva avviato una collezione personale: oltre un centinaio di stoffe splendide, provenienti principalmente dai favolosi anni Ottanta e Novanta appartenute, tra gli altri, a Gianni Versace, Mila Schön, Valentino, Ungaro, Yves Saint Laurent , Givenchy, Fausto Sarli, Lancetti e molti altri. Una collezione presto divenuta ispirazione per il suo progetto di moda.
È il 2011 quando il progetto di Caterina Gatta riceve la benedizione di Franca Sozzani e Sara Maino per la partecipazione al ‘Vogue Talents corner’: aveva ragione Caterina, a voler creare abiti dall’appeal contemporaneo a partire da quelle stoffe testimoni di una bellezza unica e irripetibile, profondamente italiana e straordinariamente creativa.
Da quel momento il brand è cresciuto e maturato, naturalmente: si è anche ampliato a collezioni dove i tessuti sono ideati e progettati da lei, con un’evoluzione naturale della ricercatezza divertita dei motivi stampati a dar forma a silhouette squisitamente attuali.
Ora, per la p/e 2020, Caterina Gatta torna alle origini con consapevolezza entusiasta: torna al suo archivio prezioso di tessuti vintage, materia prima il cui valore è anche nel gesto, a suo modo ribelle e salvifico, di riportarli nel nostro presente e plasmarli in creazioni sartoriali perfettamente contemporanee, perfettamente coerenti con il gusto di Caterina Gatta, fatto principalmente di appiombi netti e linee asciutte come base solida su cui costruire volant plastici, gonne a corolla che sbocciano con brio pop, tagli fendenti che aprono geometrie affacciate sulla pelle, silhouette anch’esse felicemente caratteristiche del brand come la tuta pantalone con i volant appoggiati sulla vita e gli abiti imbottiti con la tundra di seta e organza tripla, dove per fare un mini abito servono più di dodici metri di seta pura.
Restano intatti i giochi di accostamenti e sovrapposizioni di colori vividi e stampe che sembrano sottratte a opere d’arte: resta intatta la creatività libera, assieme alla passione per l’arte in connubio con la moda.
Forse Caterina Gatta ha ragione: se avesse voluto fare la fashion designer, non avrebbe tracciato un viaggio così personale e intenso!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#Caterina Gatta#nuovoartigianato#nuovomadeinitaly#modaindipendente#modasostenibile#sostenibilità#nuovitalenti#fashion writing#webelieveinstyle
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Oh, ma pubblichi sempre foto di cibo o di te col cane... Vero, ma con queste giornate e con decreti che cambiano ogni giorno, che altro si può fare?! 🤷♂️ Dato che oggi il clima non era dei migliori né per tentare la sorte in bici, né per esplorare il bosco, l'unico modo per non piantare il culo sul divano era assecondare la Zoe, e sfidarla col pallone. 😏 Risultato? Mesi di stop a calcetto si fanno sentire e Zoe mi ha letteralmente stracciato.😅😅 Sopra una diapositiva del cane che si fa burle di me e tiene salda il pallone. . . . #dogfun #fundog #games #openair #football #soccer #canecalciatore #saturday #playingdog #maradonachi #dribbling #nuovitalenti #campioni #hollyebenji #field #soccerfield #zoesgottalent #instapic #instaplay #instasoccer (presso Volpago del Montello) https://www.instagram.com/p/CIJBYxSla3N/?igshid=1d0acvq3ud54b
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ETKEN - l'ultimo Principe (su Wattpad) https://my.w.tt/5rJF6ytrw3 DA REVISIONARE. 1500 sono gli anni che ho vissuto. Ho assistito alla creazione di imperi che sono stati distrutti. Ho combattuto a fianco di amici e nemici. Ho visto tanto che non basterebbe un libro di storia per raccontarlo. Poi è arrivata lei. Ed ora vi narrerò la mia storia. ‹‹Prima che arrivassi tu a stento sapevo cosa volesse dire ama…
#vampiri#amore#battaglia#conflitti#destino#fantasy#guerra#ibridi#love#lupimannari#magia#maiunagioia#maledizione#morte#nuovitalenti#odio#passato#paura#professore#sangue#scuola#sentimenti#strega#vampiro#books#amreading#wattpad
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🚩 Brianza Music Dimension è un gruppo creato con lo scopo di condividere e far conoscere le proprie opere agli altri utenti del teritorio Brianzolo) stanchi dei soliti talent-show che propongono artisti in base a dei requisiti che, con la musica hanno poco o niente a che vedere, vogliamo dare l'opportunità a chiunque lo desiderasse di proporre i propri brani e/o testi per trovare nuovi talenti sul territorio dove risiedono - tra gli altri - gli storici EROS RAMAZZOTTI, ADRIANO CELENTANO, FRANCESCO BACCINI, SIMONE TOMASSINI, GATTO PANCERI, ANNA OXA, ANTONELLA RUGGIERO, GIANLUCA GRIGNANI e, non ultimo, dove ha vissuto per molti anni il grande LUCIO BATTISTI il quale - sempre in Brianza - ha sfornato grandi successi in accoppiata col boss dei parolieri GILIO RAPETTI (Mogol). Se anche tu hai un progetto da proporre, sei un artista emergente e cerchi collaborazioni, sei un'etichetta discografica o un'emittente radio-televisiva o un giornalista in cerca di nuovi talenti MADE IN BRIANZA, questo è il posto giusto! Ti aspettiamo! 🤗 🎵🎧 Link: https://www.facebook.com/groups/BrianzaMusicDimension/ BRIANZA MUSIC DIMENSION è un progetto in collaborazione con @brianzasociale e @brianzaweb -- -- #brianzamusicdimension #brianza #musica #community #label #major #artistiemergenti #nuovitalenti #igerbrianza #yallerslombardia #yallerslecco #musicfamily #crew (presso ALESSANDRO VILLA) https://www.instagram.com/p/B4lvaaVIoGt/?igshid=11q7a3mvpr8yg
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Al Capital Plaza Hotel di Bucarest alla ricerca di nuovi talenti... #bucarest #football #talentscout #footballers #footballagent #nuovitalenti https://www.instagram.com/p/B0DDgNIindl/?igshid=1dmz3tsjafuv0
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Un malinteso... l’incontro per capirsi e invece si alzano sempre di più le mura fra loro... riusciranno a trovare il modo per comunicare? Lo scoprirete nel prossimo capitolo. #libro #libromania #librichepassione #scrittori #scrittoriemergenti #nuovitalenti #inedito #libroinedito #manoscritto #writer #write#read#reading#book#books#istabook https://www.instagram.com/amo_il_libro/p/BxablQOlLZY/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=vcie5xcpgysf
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Europeo: eliminazione frutto dall'arretratezza, bisogna guardare avanti con professionalità e rispetto per tutto il movimento #walterpettinati #professionismo #arretratezza #europeo #milenabertolini #seriebgironea #Belgio #Mondiale #Islanda #MondialediFrancia #esordioshock #pallaaterra #azzurremondiali #nuovitalenti https://tinyurl.com/2bd6tr9v
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Tancredi Galli presto a ottobre al cinema con Cosa sarà di F. Bruni #tancredigalli #francescobruni #cosasarà #film #filmitaliano #cinemaitaliano_italiancinema #teenager #followers #webstar #prossimamente #voltinuovi #attorigiovani #aspirantiattori #aspirantiattrici #tiktok #instagrammer #youtuber #socialmedia #youngboy italianactor #cinema #cinemaitaliano #sightanc #talent #nuovitalenti #italiancinema #cinemaitalien #kino #cinema2020 #film2020 https://www.instagram.com/p/CFrr0SZqG2j/?igshid=1jvr535ky0srj
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Litkovskaya pre p/e 21: sembrano sbagli, invece sono trasformazioni
La moda come fosse un diario del tempo vissuto, una sorta di taccuino con pagine in stoffa in cui gli eventi esteriori e le emozioni interiori, le sfumature variegate delle culture e le intemperanze degli stili di vita vengono annotati con l’acutezza della creatività e poi trascritti con gli strumenti della sartoria: così accadeva fino al termine del secolo scorso, quando l’evoluzione sociale e del gusto componeva capitoli di stile ben scanditi dalle decadi estetiche, fintanto che il racconto non è esploso nel contemporaneo caleidoscopio affollato di storie e trend stilosi.
Così torna a succedere ora, in quest’esordio così intenso, di certo provante e al contempo stimolante, della seconda decade del nuovo millennio: l’imponente accadimento della pandemia ha risvegliato l’urgenza spontanea ad annotare nel taccuino della moda quel che dall’immersione nel flusso di esistenza e coscienza imposto dal lock-down è affiorato nella consapevolezza.
Ogni fashion designer ha collezionato le proprie suggestioni, ha ricomposto il proprio insegnamento e l’ha plasmato in un messaggio attraverso il proprio linguaggio creativo: e anche Lilia Litkovskaya non si è sottratta al richiamo positivo della sensibilità. Lei che dal 2006 guida l’allestimento della sua ricerca stilosa attraverso le creazioni del brand che porta il suo cognome e che, allo stesso tempo, porta anche la sua determinazione all’individualità d’espressione, ha ascoltato con cura le riflessioni e le suggestioni che l’immobilità improvvisa le ha suggerito: e le ha trascritte nel carosello di abiti della pre p/e 2021 che proprio in tempi di pandemia è stata concepita.
Ricerca, ripensamento, rinascita. E, ça va sans dire, riciclo. Son queste le parole-chiave che guidano l’ispirazione alla collezione, nata per l’appunto come reazione costruttiva all’esperienza distruttiva della pandemia: non c’è un titolo ad indirizzare il racconto, ma bastano le creazioni e i segni distintivi che portano indosso per diffonderne il messaggio. Tutto, infatti, è frutto di una dichiarazione d’intenti che inizia dalla decostruzione delle forme e delle silhouette riconoscibili: Litkovskaya smonta la superficie conosciuta degli abiti così come la pandemia ha smontato la nostra percezione della quotidianità, sfalda gli elementi che partecipano alla conformazione di giacche, camicie, abiti, bomber, gonne, così come il lock-down ha sfaldato i nostri gesti, comportamenti e pensieri che costruivano la nostra routine.
Tutto nella collezione crolla, come se d’improvviso la sicurezza sartoriale si fosse inceppata, così come son crollate le nostre certezze materiali: eppure, il bello di sfaldare l’apparenza è scoprire le virtù della sostanza nascosta sotto, per questo quelli che sembrano sbagli da modellista sono in verità la dimostrazione del nuovo che può nascere dalla trasformazione.
Sono infinite le possibilità di ripensamento e ricostruzione della nostra esistenza che ci sono offerte: è questo che dichiarano i resti delle maxi camicie scomposte, i colletti appesi alle spalle come decorazione, le maniche ricomposte in modo che possono essere infilate o avvolte alla vita come un abbraccio che si stringe in un fiocco, con lo stesso approccio componibile si comportano le maniche dell’ampio bomber in seta, mentre il classico tessuto a righe da camiceria maschile ripiegato fino a plasmare un minidress senza spalline.
Intanto un taglio netti fende la superficie maglia e disegna un motivo delicato sul petto, così come la tecnica della scoloritura viene usata a mo’ di metafora per aggredire la superficie colorata della stoffa e grattarne via la patina artificiale per rivelare la verità di sfumatura cromatica originale: gesti di purificazione esteriore per incoraggiare il rinnovamento interiore.
A proposito di rinnovamento, Litkovskaya prosegue il percorso di sostenibilità che aveva già intrapreso: anche in questa collezione compaiono capi nati dal riciclo di tessuti di giacenza, capi vintage e campioni inutilizzati, intessuti in una tela nuova da cui son nate la giacca cropped e la mini-gonna.
È l’occasione giusta per approfittare della leggendaria tabula rasa su cui scrivere nuovi valori: una sorta di tela bianca, come quella del completo in lino tinta a metà del color azzurro carta da zucchero, un invito sincero a ritrovare e indossare la serenità.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#Litkovskaya#modasostenibile#nuovitalenti#modaindipendente#modaresponsabile#sostenibilità#nuovacreatività#storiedaindossare#fashion writing#webelieinstyle
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In ogni momento ascoltiamo le vostre demo e ci troviamo davanti a una scelta! Prendere o non prendere? Allora riascoltiamo,riascoltiamo riascoltiamo fino ad arrivare a sentire suoni che al primo ascolto non vengono percepiti! Amiamo il nostro lavoro e crediamo nel talento e nella musica di tutti i nostri artisti e... di quelli che entreranno a far parte di DeivRecords! #provacianchetu #provacienoncilascipiú #credici #credicisempre #dattiunapossibilità #demo #artistiemergenti #nuovamusica #nuovitalenti (presso DeivRecords)
#dattiunapossibilità#nuovitalenti#artistiemergenti#demo#credicisempre#nuovamusica#provacienoncilascipiú#provacianchetu#credici
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ETKEN - l'ultimo Principe (su Wattpad) https://my.w.tt/Af6m3xtrw3 DA REVISIONARE. 1500 sono gli anni che ho vissuto. Ho assistito alla creazione di imperi che sono stati distrutti. Ho combattuto a fianco di amici e nemici. Ho visto tanto che non basterebbe un libro di storia per raccontarlo. Poi è arrivata lei. Ed ora vi narrerò la mia storia. ‹‹Prima che arrivassi tu a stento sapevo cosa volesse dire ama…
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Piccole soddisfazioni 🤗🤗 #concorso#scrittura#wattpad#classifiche #istabooks #books#scrittoriemergenti #nuovitalenti #horror#fantasy https://www.instagram.com/amo_il_libro/p/BuamIa3gSli/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1499l2snbfzwj
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Romeo Gigli a/i 20: i colori nascono dal sogno, i materiali dall’innovazione
Il segreto per evitare il tranello e godere appieno il piacere del risultato è racchiuso nell’approccio. Mettersi all’affannosa e speranzosa ricerca di Romeo Gigli, l’autore ineguagliabile della propria maison ed elegante rivoluzionario della moda dell’ultima tranche del secolo scorso, dentro le attuali collezioni della label Romeo Gigli plasmate dalla cura creativa di Alessandro De Benedetti, sarebbe un’impresa per certi versi vuota e di certo fuorviante: perché il bello della bravura non è saper citare a modino, ma è saper bilanciare in un lucido gioco d’equilibri la coerenza con la propria personalità, che è unica per natura, e il rispetto per il valore grande dei codici di stile che hanno reso altrettanto unico il mondo Romeo Gigli.
Dunque, il segreto è accostarsi alle creazioni Romeo Gigli silenziando il pregiudizio, cioè l’istinto a sovrapporre la storia passata con il racconto di stile che prosegue nei nuovi capitoli scanditi dalle ultime due stagioni, e affidarsi alla bravura di Alessandro De Benedetti. Alla sua abilità a bilanciare l’eredità importante della storia con la propria personalità: che nella passione per l’indipendenza delle espressioni creative come il cinema d’essai, la musica gotica, la femminilità vestita di un’apparenza sartoriale sofisticata mentre svela un’allure quasi surreale -come le donne firmate dal Thierry Mugler con cui ha mosso i primi passi professionali nella couture e quelle di Mila Schön con cui l’ha proseguita- fa risuonare la forza gentile eppur potentemente scardinante della visione indipendente e alternativa che ha sorretto e guidato l’unicità di Romeo Gigli.
E se tra le suggestioni allacciate a Romeo Gigli c’era il sogno, oggi è proprio nel sogno che Alessandro de Benedetti trova l’appiglio istintivo da cui ha tratto il fil-rouge creativo col quale ha costruito la collezione a/i 2020-21: “The Lysergic Side of Dreams”. Niente di forzatamente poetico, anzi: la suggestione si arricchisce di concretezza, perché è davvero nella libertà surreale della dimensione onirica che l’inconscio ha tracciato i bozzetti della visione della collezione, come risposta alla missione di rendere giusto omaggio alla memoria del Romeo Gigli e una giusta interpretazione contemporanea attraverso gli abiti.
Accade così: tutto inizia dai colori, che nel Romeo Gigli di allora erano intensi, sempre inaspettati e diversi lungo le stagioni, ed ora attraverso il sogno si fanno ancora più intensi, più inaspettati e vividi, perché l’energia onirica intensifica tutto quel che incontra, e i colori li rende irreali, pressoché lisergici.
Nuance acide, come il giallo lime, il verde roulette, l’azzurro evidenziatore sottolineano rigori e morbidezze delle forme, giocano sulle fasce che intrecciano gli abiti al corpo, si fondono alla profonda esattezza sartoriale che costruisce capi che aspirano a stupire, certo, ma anche ad essere senza tempo. Accadono dunque sinergie stupefacenti tra immaginario in technicolor e maestria modellistica: come nel completo tinto di un giocoso rosa caramella, e assemblato con un serissimo sistema di 5 metri di crêpe tagliati a spicchi per creare micro ruote incastonate nella giacca e nel pantalone. Come nella breve serie dei gessati: frutto di combinazioni ingegneristiche dal punto di vista modellistico che consentono alle righe di combaciare perfettamente.
Tra le suggestioni allacciate a Romeo Gigli c’era anche l’innovazione: che oggi si rinnova attraverso i materiali in un’opera di sperimentazione importante che si aggiunge alla sinergia di colori e sartorialità di cui sopra, e dà vita alla coppia trench e maxi-chiodo, entrambi tinti di verde giava, entrambi realizzati in un tessuto speciale, da una parte gommato anti-pioggia e dall’altra in misto cachemire, un materiale dalla doppia faccia molto tecnica e molto morbida realizzata in esclusiva con aziende tessili italiane.
L’innovazione materica da vita anche al contenuto della micro-capsule “Oh Romeo”: qui i colori fluo ricolmano i maxi-piumini gonfi per ricordare la celebre forma a uovo, reversibil, doppiati in moiré e nylon stampato, e colorati con uno speciale enzima fluo che ravviva le vibrazioni cromatiche. Sempre qui sono raccolte le maglie rigorosamente fatte a mano in Abruzzo da artigiane abili al punto da realizzare la versione contemporanea, pixellata e fluorescente, di quegli antichi mosaici bizantini preziosi che Romeo ricreava nei suoi indimenticabili jaquard.
La dichiarazione d’intenti è lodevole: un prêt-à-porter scandito da 66 pezzi, costruito con capi che invitano ad essere amati, indossati, sfoggiati e custoditi senza alcun timore del tempo che passa, delle mode che rotolano veloci tra i capricci del gusto, di scadenze imposte dall’esterno. Perché il cuore che batte per la bellezza ha sempre ragione, e non ha scadenze di stagione.
Silvia Scorcella
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Caterina Moro, “Wood”: dal bosco al decoro, il legno è il nuovo passo sostenibile
C’è una grazia che incanta in Caterina Moro: è il riverbero della sua determinazione, così gentile eppur così grintosa, ad invitarci a proseguire con lei sul percorso saldo che da appena due intensi anni traccia con le intenzioni di giovane donna che progetta la bellezza attraverso la moda. E a cui dà forma con le creazioni di giovane stilista consapevole che la bellezza ha a che fare innanzitutto con la naturalezza. Del corpo e dell’animo, ma anche e molto con quella che abitiamo: sì la natura, che da sempre ci solleva dagli affanni e ci rasserena le emozioni con la meraviglia dei suoi elementi, e che oggi più che mai ci richiede indietro il rispetto attraverso la sostenibilità.
Ecco, Caterina Moro risponde all’appello della natura con pienezza: con l’allegrezza di continuare a portare con sé il valore prezioso dell’accoglienza suggestiva e salvifica che la frequentazione della natura le riserva da sempre, ma anche con la saggezza di portare avanti il suo percorso creativo nell’eco-sostenibilità. Un passo concreto alla volta, una collezione innovativa alla volta: diretta alla totalità dell’impresa.
Ecco che così si rinnova anche l’intenzione racchiusa nell’etichetta che definisce l’indole della moda di Caterina Moro: quel “daily luxury” che significa la nobilitazione dell’abbigliarsi quotidiano, perché l’eleganza e la naturalezza devono essere gesti da compiersi e abiti da godersi appieno in ogni occasione della nostra vita.
La nuova collezione a/i 2020-21, che è dunque il nuovo passo di Caterina Moro nella sostenibilità, s’intitola “Wood”: ovvero legno, proprio inteso come la materia prima e la scoperta della sua lavorazione rispettosa dell’ambiente che ha dato il via all’ispirazione per ogni creazione, e allo stesso tempo inteso come la suggestione carezzevole dell’impressione di una passeggiata nel bosco in autunno, tra il fruscio croccante del foliage e l’aria scaldata dalle luci morbide.
Grazie alla collaborazione con l’azienda italiana Blue Italy, Caterina ha scoperto il legno che da frammenti scartati dall’industria automobilistica diventa quasi un tessuto, e laserato diventa un decoro: legni riciclati certificati per lavorazioni dedicate e delicate, questa è la sostanza di cui son fatte le frange che danzano dagli orli, i top e la gonna corta da cui son volate via le foglie, e i ricami che le posano, le foglie lignee, su tessuti impalpabili come l’organza.
A proposito di tessuti, anch’essi son sostenibili: grazie alla collaborazione con la piattaforma Wastemark, quelli che diventano bellissimi abiti in origine sono scarti di magazzino di grandi aziende, rielaborati, e stampati con tinture completamente biologiche.
E, a proposito, di stampe: ogni dettaglio che la natura disegna Caterina lo ritrae nelle creazioni e ne fa texture, motivi, decori: come le immagini che ricordano i profili delle fonde guardate a naso in su e gli occhi pieni di luce, sono immagini che appartengono a Caterina, e che l’azienda di Como le ha tradotto sulla seta. O come le venature che percorrono il completo blusa e pantalone, il trench raffinato e le ariose gonne plissé, e che rievocano le storie scritte sulle cortecce degli alberi: anche questa, come quelle che si stanno qui narrando, è frutto di un’altra sinergia eccellente italiana, con l’azienda Omniapiega, che consente a Caterina di continuare a plasmare immaginari con la sua amata plissettatura, lavorazione che che respiro vitale e leggerezza al tessuto spalmato e con effetto pelle.
Tutto quindi nasce ed è fatto in Italia, e tutto nella collezione “Wood” narra la bellezza confortevole della natura autunnale: anche la maglieria in mohair, altro punto d’orgoglio che con uno speciale punto goffrato ricrea l’effetto tridimensionale, soffice come una nuvola da infilare.
E ancora, c’è il velluto floccato color lime che con i riccioli somiglia all’astrakan, c’è anche la sinergia altrettanto giovane e creativa con Virginia Severini, designer di borse in legno e compagna di partecipazioni ad AltaRoma, che per effetto delle affinità elettive ora è autrice delle borse in legno, personalizzate per Caterina a partire da alcuni suoi modelli iconici, presenti in collezione.Ci sono i colori morbidi, luminosi e caldi come il senape e le varietà di marrone fino al cioccolato, ma ci sono anche i neutri delicatissimi fino al candore del bianco.
C’è persino il cielo che si specchia nei suoi occhi e va a colorare i tessuti: è l’amato pervinca, sfumatura iconica del marchio, della memoria interiore della sua fondatrice, dell’armonia di stile dall’eleganza lieve e generosa che collezione dopo collezione compone la sinfonia della femminilità firmata da Caterina Moro.
Silvia Scorcella
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Plan C a/i 20-21: sembra stravaganza, invece è sofisticatezza giocosa
Potremmo iniziare a deliziarci con il gioco delle ipotesi divertite già dal nome: Plan C, come Carolina? Uhm, può darsi. Allora Plan C, come Castiglioni? Ehm, potrebbe essere. Oppure Plan C, come piano c, quello che giunge dopo aver attraversato il piano a e b? Fuochino! Ebbene, la risposta più assennata risiede in un giusto mix delle tre: dopotutto, ottenere ottimi risultati inaspettati mixando e stratificando ingredienti che per natura, lì per lì, appaiono incompatibili è un’arte che la famiglia Castiglioni padroneggia con profondo talento naturale.
Plan C, infatti, è il marchio che porta la firma di stile e di filosofia personalissima di Carolina Castiglioni: che a sua volta, in qualità di terza generazione, raccoglie in sé l’eredità pregiata iniziata nella metà del secolo scorso dai nonni con un atelier di pellicceria, ovvero il piano a, a sua volta proseguito nel celebre piano b di Marni, che dal 1994 per oltre vent’anni ha indossato l’inconfondibile firma estetica della sua altrettanto celebre madre, Consuelo Castiglioni. Voilà!
Un chiarimento va fatto subito, però: Plan C non è Marni. Bensì, è il mondo di Carolina Castiglioni: che da quell’universo caleidoscopico, in cui è nata e cresciuta, ha acquisito per natura e amore la gioia della spregiudicatezza estetica, la fiducia lucida e generosa nel seguire l’istinto abbracciato al gusto, la libertà di sperimentare con tutti gli ingredienti che la moda le offre, di stratificare le forme alle lavorazioni e ai tessuti, combinare le fantasie, creare ossimori con i volumi e i colori come fossero versi di poesie futuriste, di smontare i rigorismi estetici per inventare nuovi giochi di stile spontaneamente personali. Eppur perfettamente indossabili: perché nonostante l’apparenza eccentrica, ogni collezione custodisce un senso piacevolissimo di sensibilità elegante.
Così accade anche per l’a/i 2020-21: che conferma e rinnova la coerenza appassionata del gusto di Carolina, mentre la infonde di una sorta di rilassatezza ritrovata. Una quiete aggraziata costituita da tanti piccoli gesti di raffinatezza sartoriale che orchestrano quei suoi tipici guizzi creativi nati come contrasti, poi armonizzati in capi e accessori di fresca sofisticatezza: come le sfumature di stile da “tomboy”, ovvero i capi con quel fascino acerbo e giocoso da ragazzino che indossa calzoni al ginocchio o completi sartoriali che sì sono un po’ oversize, ma proprio per questo gli stanno a pennello, che in un crescendo s’intensificano in veri richiami di stile al maschile, come nei cappotti che piombano a terra, bilanciati con accortezza dal contro-canto femminile degli abiti fioriti custoditi al loro interno.
Stratificazioni d’idee e di forme che creano una sinfonia amabilissima di contrappunti: la collezione a/i 20-21 di Plan C sfoggia le amate asimmetrie in particolare delle gonne dritte, le combinazioni dei pannelli plissé che si appaiano ai pantaloni asciutti, elementi piuttosto geometrici da sovrapporre alle camicie che nell’insieme richiamano le uniformi da lavoro, e ne hanno anche le stesse soluzioni pratiche.
Ci sono interi completi di scacchi scozzesi, ci sono le righe e i pois, c’è il piumino che dichiara un’intenzione sportiva, ma c’è anche la cappa nera e affilata. E poi c’è il colore, anzi, la tavolozza dei colori: dalle tonalità scure e intense, alle tinte vive e vibranti, come il giallo solare sul blu elettrico, il rosso sensuale, il verde prezioso come la sua pietra.
Infine c’è il gioco, quello sincero, gustoso, salvifico, che Carolina prende in prestito direttamente dai suoi bambini: il gioco delle tasche colorate che spuntano sui cappotti, il gioco dei disegnini del personaggio Bianca, tracciato dalla figlia ad una manciata d’anni ed ora campeggiante con tutto il suo carico di divertimento sulle borse e su piccoli patch che spuntano curiosi dai capi.
Ma c’è anche la piccola Margherita, colta in una foto fatta da Carolina al cinema con indosso gli occhiali 3D e diventata ora una versione grafica che come una stampa naif e messa a decoro di T-shirt, felpe, borse e sul retro di impermeabili sartoriali. Dopotutto, Plan C è comunque un affezionato e pregevole affare di famiglia.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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