#narrativa e tragedia
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pier-carlo-universe · 27 days ago
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"Il Silenzio dei Sentimenti di Romeo Gìpari": Racconti di Amori Celati e Dolori Inascoltati. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nell’animo umano attraverso emozioni taciute e relazioni negate
Un viaggio nell’animo umano attraverso emozioni taciute e relazioni negate Romeo Gìpari, con Il Silenzio dei Sentimenti, pubblicato il 29 settembre 2024, ci offre una raccolta di racconti intensa e struggente. Il volume esplora la profondità del silenzio come espressione di sentimenti repressi e affetti non dichiarati, in un’epoca e in contesti in cui l’autenticità emotiva è spesso soffocata…
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Sul carro era stato caricato tutto quello che ci poteva stare, anche la macchina da cucire e la bicicletta, anche la damigiana piccola piena di vino. Quindi la porta di casa era stata chiusa. L’aveva chiusa la madre con molta cura, e prima di legare la chiave alla cintura del suo vestito essa si era più volte assicurata che fosse chiusa bene. E poi erano rimasti vicino al carro, di fronte alla porta chiusa. Erano rimasti là fermi un poco, senza far niente perché non c’era più niente da fare, ma pareva loro di dover aspettare chi sa che cosa. E infine il vecchio aveva detto: «Avanti!» con voce solenne, come se fosse risorto in lui l’antico spirito dei capi che guidavano le tribù nelle trasmigrazioni dei popoli. E il figlio Nino aveva incitato i buoi più volte, portando il carro dietro la casa e poi sulla carrareccia che conduceva alla strada grande. E allora la madre aveva camminato in fretta per raggiungere il suo uomo che stava in testa, e insieme e vicini andarono avanti verso la strada. E dietro veniva il carro guidato dal figlio Nino, che senza posa stimolava i buoi con la voce e col lungo bastone. E dietro il carro, dopo la vacca legata che camminava sonnolenta, venivano la ragazza Effa, e la Rossa, che portava in braccio il suo piccolo figlio addormentato. E intanto il cielo sopra la linea dei monti si era fatto chiaro e dorato. «Guarda, Rossa» disse la ragazza Effa. «Deve essere nata la luna.» E la madre, che camminava dall’altra parte del carro accanto al suo uomo, disse: «Guarda, Mangano. Dev’essere nata la luna. Tra poco ci vedremo meglio.» “
Giuseppe Berto, Le opere di Dio, Nuova Accademia Editrice (collana I cristalli degli Italiani), Milano, 1965; pp. 167-69.
[ 1ª edizione originale: Macchia editore, Roma, 1948 ]
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diceriadelluntore · 7 months ago
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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mileybooks · 15 days ago
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Review: "AMARILLA" | RF. Kuang
Puntuación: 4.5 ⭐
Fecha de lectura: 11-12 Dec. 2024
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Escribo esta reseña a medida que lo leo, ya que debo reflejar los pensamientos que me causa.
*spoilers*
En primer lugar, el estilo es muy diferente de las otras dos novelas de Kuang, mucho mas profundas y en tercera persona, el narrador está en presente por lo que el suspense se palpa durante todo el libro, se siente como una serie de Netflix con un narrador que nos cuenta todo lo que la protagonista va viviendo. En Amarilla, estamos en la mente y vida de June, en primera persona, una escritora mundana y frustrada, con dotes de pick me y de llorarle al mundo por no tener el mismo éxito que su amiga Athena.
Aquí podemos caer en dos ramas de crítica, ya que por un lado está la historia del libro, y por otro lado el evidente paralelismo con Kuang como autora y lo que tal vez sea una confesión o paralelismo sobre su propio recorrido.
June, después de que Athena muera, le roba su manuscrito, lo edita y lo aceptan para publicar por una suma enorme de dinero.
Es aquí cuando entramos en los comentarios de June sobre lo que podría ser un libro equivalente a La guerra de la amapola y Babel. Kuang ha tratado siempre la prosa con cariño, y su nacionalidad con respeto, brindando muchísimo contenido a su forma de escribir. Podemos ver comentarios que nos hacen aterrizar de nuevo en PW:
"En el borrador original, varios trabajadores acaban suicidándose por el maltrato recibido a manos de los británicos, y un hombre se ahorca en la tienda del capitán. Cuando este último encuentra el cadáver, le indica a un intérprete que les ordene al resto de los trabajadores que se ahorquen en sus propias tiendas, y afirma: «No queremos tanto estropicio en las nuestras». Al parecer, toda esa escena fue sacada directamente de un registro histórico. La copia de Athena cuenta con notas escritas a mano en el margen en las que subraya: Mencionar en los agradecimientos. Esto es imposible inventárselo. Madre mía. Es una escena sobrecogedora y, cuando la leí por primera vez, sentí un gran horror. Pero Daniella opina que es pasarse un poco: «Entiendo que son militares y algo toscos, pero esto ya es recrearse demasiado en una tragedia, comenta. ¿Lo quitamos para no perder el ritmo?»."
Aquí podemos ver como en cierto punto es posible que Kuang tuviese que enfrentar criticas o 'correcciones' en su borrador de TPW, al tomar como referencia la masacre de Niang y adaptarla en el cap 22 de TPW.
June también nos cuenta como corrige el libro para hacer a los chinos 'menos chinos' y a los blancos menos blancos, haciendo a los personajes mas 'personas', tomando personajes que ella cree que son estereotipados para convertirlos en pjes diferentes o con un 'lavado de cara' "En cambio, nosotras transformamos a uno de los matones blancos en un personaje chino, y a uno de los trabajadores chinos con más peso en un compasivo granjero blanco." Si te fijas, se denigra a un pj chino, y se ensalza uno blanco.
"Hacia el final de la novela, el manuscrito original de Athena se vuelve insoportablemente moralista. En esa parte deja de lado las narrativas personales más interesantes para atacar al lector con las miles de formas distintas en las que esos trabajadores fueron olvidados e ignorados. "
En esta parte recuerdo Babel, y como la narrativa se ve eclipsada (y con razón) por el mensaje anticolonialista y de empatía respecto a los inmigrantes y su peso en la historia.
Cabe destacar que agradezco haber leído los libros de Kuang en orden de publicación, crea una atmosfera totalmente diferente a si hubiese leído primero 'Amarilla', el contexto de conocer a la autora y sus novelas da muchísimo peso a la lectura.
June se dedica a hacer soft-racism todo el libro, diciendo que todos los asiáticos son x, sorprendiéndose cada vez que alguno habla bien el idioma, evidenciando clichés y enfadándose cada vez mas y mas con el 'injusto mundo' que la rodea, siendo tremendamente hipócrita.
Kuang hace cosas muy bestias evidenciando el consumismo, el interés y la corrupción de la sociedad dándole más valor a algo woke porque vende, y no por su contenido moralista "Cuando me percato de que la mayoría de mis seguidores son personas racializadas o tienen etiquetas como #BLM y #PalestinaLibre en sus biografías, sé que voy por el camino correcto."
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Por lo general, este libro me ha gustado mucho, si hay algo que no me haya gustado es el final, me gustaría haber visto el mundo arder alrededor de June, pero quedarme con la incertidumbre tiene su parte de gracia.
Me ha parecido espectacular la forma en la que tanto June como Athena terminan siendo personajes grises porque no nos podemos fiar de la narrativa sesgada de nadie. Había comentarios de June que no podía creer que estuviesen pasando siendo escritos por Kuang, llegaba a ser hasta violento.
Aun asi, creo firmemente que Kuang ha reflejado su complejidad personal y sus conflictos internos tanto en June como en Athena.
Es cierto que si no has leido los demás libros de Rebecca creo que Yellowface puede llegar a ser reduntante y sin 'chicha', aun siendo una lectura muy disfrutona y sabrosa, en mi caso, adoro Babel, adoro TPW y leer este libro me ha supuesto cierto acercamiento metafórico a la autora, una mayor comprensión de la complejidad editorial y creativa y sobre todo una critica interna a mi misma respecto al valor y peso de la percepción de la opinión publica en RRSS y en la vida real.
Le doy un 4.5 de puntuación y quedo esperando con ansias Katabasis.
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identidadsposts · 2 years ago
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Géneros literarios
No me considero una excelente lectora, pero vamos a comenzar desde lo básico.
¿Qué género literario es tu favorito?
Ésta pregunta me la han hecho millones de veces y me limito a responder "ficción", pero realmente lo es?
¿Qué son los géneros literarios?
Son los distintos grupos o categorías en que podemos clasificar las obras literarias atendiendo a su contenido y estructura.
->Géneros literarios tradicionales
La primera clasificación que se estableció para estos textos surgió en la Antigua Grecia, de la mano del prestigioso filósofo Aristóteles. Este distinguió tres niveles de clasificación para los géneros literarios. El género narrativo, el género lírico y el género dramático. Con el paso del tiempo, algunos autores también incluyeron al género didáctico como el cuarto nivel de clasificación.
El género narrativo
El género narrativo es aquel que se caracteriza por el que el autor presentaba hechos legendarios, haciéndolos pasar por verdaderos o basándose en la verdad. Como su propio nombre indica, su forma de expresión es la narración, aunque también podía contener descripción e, incluso, algo de diálogo. También podía ocurrir que la narrativa no fuese escrita, sino que, en ocasiones, se transmitía oralmente.
El género lírico
Por su parte, el género lírico era el género por el cual el autor transmitía sus sentimientos, emociones o sensaciones por un objeto o una persona que le servía de inspiración. Para ello, utilizaban al poema como el elemento de referencia para expresar estos sentimientos. Un poema que puede encontrarse tanto en verso como en prosa poética. la poesía, escrita en verso, trata temas diversos apelando a las emociones e irracionalidad como Eau de résistance de Ana Merino Miralles.
El género dramático
En el caso del género dramático, este está fundamentalmente ligado al teatro. Corresponde a las representaciones teatrales. En estas se representaban algún episodio o conflicto de las personas por medio del diálogo de los actores que lo representaban. Aunque puede ser leída, el género dramático tiene como fin la representación llevada a cabo por unos personajes en un escenario para un público. Por tanto, el diálogo en este género es fundamental.
El género didáctico
Por último, (aunque estaría ligado a una clasificación más moderna y no a la histórica) tendríamos al género didáctico. En este género, la principal función es la enseñanza o la divulgación de ideas. Las cuales son expresadas de forma artística, con un lenguaje elaborado y recursos de la filosofía.
Pero, entonces, ¿Dónde aparece la novela? ¿y el ensayo? ¿Qué pasa con el cuento? Como puedes entrever, esta no es más que una clasificación general del mundo literario. De estos cuatro ejes principales, nacen los subgéneros literarios, en los cuales introduciremos todos los nuevos elementos del mundo literario.
Sub géneros literarios:
La épica, la epopeya, el cantar de gesta, el cuento, la novela o la fábula. Dentro de estos, podemos decir que los que más han trascendido son el cuento y la novela.
Por cada género clásico hay un subgénero:
Narrativo: La épica, la epopeya, el cantar de gesta, el cuento, la novela o la fábula. Dentro de estos, podemos decir que los que más han trascendido son el cuento y la novela.
Lírico: La Oda, el himno, la canción, la elegía, la égloga, la sátira, el romance, el soneto y el madrigal
Dramático: La tragedia, la comedia, el melodrama, la tragicomedia o la farsa
Didáctico: El ensayo, la biografía, la crónica, la memoria escrita, la oratoria, la carta, el tratado científico o filósofo, la novela didáctica, el diálogo o incluso el poema didáctico
De esto subgéneros hay más sub-subgéneros; por ejemplo:
Las novelas históricas: son aquellas en las que los acontecimientos históricos reales cobran cierta relevancia en el desarrollo de la obra y sus protagonistas no son personajes reales, aunque pueden estar inspirados en alguno. Un ejemplo de este tipo de novela sería El sombrero de terciopelo verde, de Cristina Pascual, en el que el pasado cobra una gran importancia.
Las novelas de ficción cuentan con una gran variedad de subtipos, como ocurre con la novela. Todas tienen en común que los personajes y el mundo en el que se desenvuelven parten de la imaginación del autor. A partir de este punto, podemos hablar de novelas de ciencia ficción, de Youth Adult (joven adulto), novelas distópicas y utópicas, o novelas de misterio e incluso negras y policiacas. Sin olvidar a las novelas románticas. Dependiendo de la temática de la novela, podrás encajar tu novela en cualquiera de estos subgéneros.
Esta publicación y su información contenida pertenece a ésta página web: https://www.mirahadas.com/blog/generos-literarios-que-son/
Ahora ya sabes que responder a la pregunta inicial :)
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empedoclecielo · 1 month ago
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Sciascia Alien
Universo senza donne: Sciascia non narra mai di grandi passioni sentimentali. Nel suo universo la donna, come costante essenziale di tutte le altre vicende umane, non esiste.
Protagonisti sono i capipopolo e gli assassini, i cardinali, i ruffiani, i colonnelli dei carabinieri, i ministri, i confidenti di polizia, i teologi, i viceré, gli accattoni: la donna mai!
In quello che probabilmente resta il suo libro esemplare, per perfezione narrativa e nitidezza di significati morali, “Il giorno della civetta”, unico personaggio femminile presente in tutto l’arco del racconto è la vedova Nicolosi, che praticamente costituisce il perno dialettico dell’intera vicenda: il marito è stato assassinato per un delitto di mafia, e tuttavia qualcuno vuole dimostrare com’egli sia stato semplicemente trucidato da un misterioso amante della donna. C’è, per un attimo, un presentimento da tragedia greca. Ma appena la vedova Nicolosi fa un passo avanti (che diamine, l’uomo che hanno ucciso era il suo uomo, tutto dovrebbe gridare vendetta, violenza, passione in lei) Sciascia la ricaccia subito gelidamente indietro. E’ gelido anche nel descriverla, quasi con l’involontaria ironia di un verbale di carabinieri: «Era bellina la vedova; castana di capelli e nerissimi gli occhi, il volto delicato e sereno ma nelle labbra il vagare di un sorriso malizioso. Non era timida. Parlava un dialetto comprensibile. Qualche volta riusciva a trovare la parola italiana, o con una frase in dialetto spiegava il termine dialettale!».
Tutta la storia d’amore di questa donna, giovane, bella, alla quale hanno letteralmente strappato il marito per farne pupo da zucchero (un dolce tipico siciliano che si regala ai bambini nel giorno dei Morti), tutta la passione, i fremiti, il desiderio tradito, il dolore, la violenza sensuale, i sogni spezzati, l’essere donna di questa vedova, tutto il suo grido di femminilità violentata, si racchiude in questo placido periodo, allorché ella racconta il suo rapporto con l’ucciso:
«Egli ha conosciuto me ad un matrimonio: un mio parente sposava una del suo paese, io sono andata al matrimonio con mio fratello. Lui mi ha vista e quando quel mio parente è tornato dal viaggio di nozze, lui gli ha dato incarico di venire da mio padre per chiedermi in moglie. Dice “è un buon giovane, ha un mestiere d’oro”, e io dico che non so che faccia ha, che prima voglio conoscerlo. E’ venuto una domenica, ha parlato poco, per tutto il tempo mi ha guardata come fosse in incantamento. Come gli avessi fatto una fattura, diceva quel mio parente. Per scherzare, si capisce. Cosi mi sono persuasa a sposarlo!». Nelle donne di Sciascia non ci sono proiezioni d’ombre e trasalimenti di Ecuba, Fedra, Medea, nessuna femminilità tragica e furente, nessuna donna come madre della vita. Il rapporto sentimentale fra uomo e donna è sempre grigio, usuale, senza misteri. Sciascia probabilmente non ritiene la donna pari all’uomo, né come individuo, né dentro la storia. Una aggregazione, una appendice, un elemento di spettacolo. Le donne: mogli, amanti, duchesse e puttane, vengono sulla scena a recitare la loro parte e basta. Sono ininfluenti, emettono suoni, non comunicano sentimenti. Comparse che servono semmai alla battuta del maschio, alla sua riflessione; al più sono comprimarie utili al dialogo, in cui tuttavia gli uomini protagonisti formulano infine il pensiero essenziale, l’unico degno di rispetto.
da I Siciliani (maggio 1983)
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micro961 · 3 months ago
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I fratelli Bulgarelli - Il nuovo cortometraggio “Quello che non ti ho detto”
Una visione intima sul tema del rimpianto e della comunicazione
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La prima nazionale del cortometraggio “Quello che non ti ho detto” dei fratelli e registi Flavio e Massimo Bulgarelli viene proiettata il 7 ottobre 2024 alla 21esima edizione del Sedicicorto Festival di Forlì. “Quello che non ti ho detto” è stato prodotto da E Elle Produzioni, una società di produzione audiovisiva specializzata nell'offrire servizi di alta qualità. Grazie ad una consolidata esperienza nel settore, il team di professionisti crea prodotti originali in grado di catturare l'attenzione del pubblico e suscitare emozioni ma soprattutto capaci di veicolare in modo efficace contenuti di qualunque tipo. Preziosa la collaborazione con Duende Film che pianta le sue radici nel panorama cinematografico indipendente, dove ha consolidato collaborazioni con registi, attori e sceneggiatori di talento, arricchendo costantemente il patrimonio creativo. Ogni progetto che porta avanti è il risultato di una combinazione unica di esperienza, innovazione e dedizione che porta ad elaborare la creatività su ogni progetto. L’intero progetto è distribuito da Associak, casa di distribuzione cinematografica indipendente nata nel 2012 ed impegnata nella diffusione artistica e commerciale di lungometraggi, documentari e cortometraggi nei principali festival nazionali. Associak vuole essere un punto di riferimento per opere di elevata qualità estetica ed artistica in grado di unire il puro intrattenimento con l’originalità e l’innovazione narrativa. Il protagonista del cortometraggio è Giorgio, un anziano signore che vive solo: degli strani rumori nel suo appartamento rivelano Anna, una giovane ragazza che si muove nel cuore della notte, la più importante della sua vita. L’uomo è tormentato dai rimpianti e questa donna rappresenta l’amore perduto, che riapre le vecchie ferite e rivela le verità nascoste. Giorgio affronta nuovamente il suo passato, fra lacrime e confessioni, accettando il rimorso delle occasioni mancate. "Quello che non ti ho detto" è una disamina sul tema del rimpianto e dell’incapacità comunicativa in una coppia: la generazione di Giorgio, infatti, non ha ricevuto un’educazione affettivo-relazionale e le conseguenze di questa mancanza risultano, purtroppo, evidenti. Con uno sguardo sensibile, il cortometraggio guida attraverso i labirinti del passato, illuminando le sfumature della bellezza e della tragedia che risiedono nei ricordi del grande amore. Attraverso sequenze incantevoli e dialoghi evocativi, “Quello che non ti ho detto” trasporta il pubblico in un universo emotivo intenso e suggestivo, dove ogni gesto e ogni sguardo raccontano una vita, fatta di sogni, di perdita e poi anche di speranza. Un incontro magico, che mescola la dolcezza dell'amore giovanile con il peso della morte, creando un'atmosfera di malinconia e serenità allo stesso tempo. L’opera parla di un tema universale, in grado di arrivare alla maggior parte degli spettatori. La sua forza risiede proprio nella sua capacità di toccare corde emotive comuni a tutti, indipendentemente da background, esperienze personali o provenienza culturale.
Storia dei registi
Flavio Bulgarelli nasce a Roma il 7 settembre 1984. Si laurea in psicologia nel 2011, nel frattempo si avvicina al mondo del cinema creando uno studio horror indipendente che realizza più di dieci cortometraggi destinati al web e virali in alcuni paesi del mondo con più di 1 milione di visualizzazioni. La sua specialità è la sceneggiatura, che ha studiato negli anni con vari professionisti.
Massimo Bulgarelli nasce a Roma il 4 giugno 1996. Diplomato presso l’Istituto per cinematografia e televisione “Roberto Rossellini” come montatore, si dedica in seguito alla direzione fotografia e all’editing. Al momento lavora come assistente alla regia e come videomaker.
Cresciuti con le stesse influenze cinematografiche di commedia all’italiana e cinema internazionale, Flavio e Massimo trovano un punto di forza proprio nei 12 anni di differenza che li rendono capaci di “parlare” sia ad un pubblico adulto che ad un pubblico più giovane. Doppio Gioco, è stato il loro primo cortometraggio, una commedia all’Italiana 2.0 sul tema della ludopatia. Singolarmente, ma sempre facendo appoggio l’uno sull’altro, hanno scritto e diretto altri cortometraggi di fantascienza come Senza Parole o Lo Spazio sulla Terra.
Instagram: https://www.instagram.com/fratellibulgarelli/ 
Duende Film
https://www.instagram.com/duende_film
E ELLE Produzioni
https://www.instagram.com/eelleproduzioni
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antofagasta2020 · 3 months ago
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La importancia de la lectura
1-Mi nombre es Vicente Mella no soy mucho de leer libros pero este me gusto mucho por su trama y que siempre me mantubo entretenido
2-En los primeros cinco capítulos de El túnel de Ernesto Sabato, el protagonista Juan Pablo Castel, un pintor que está en prisión por asesinato, narra su historia desde una perspectiva introspectiva y desoladora. Castel se siente profundamente alienado y aislado de la humanidad, un sentimiento que se refleja en su arte, especialmente en una pintura que representa un túnel, símbolo de su visión pesimista del mundo como un lugar cerrado y sin salida.
La novela comienza con Castel confesando su crimen y exponiendo su desesperanza y desilusión con la vida y la sociedad. Su encuentro con María, una mujer que aparece en su pintura, despierta en él una fascinación intensa, ya que cree que ella podría entender su visión del mundo. Sin embargo, su relación con María se vuelve problemática, marcada por celos y desconfianza, lo que intensifica su paranoia y deteriora su salud mental.
A medida que avanza la historia, la obsesión de Castel con María y su incapacidad para conectar con los demás revelan su creciente desesperación. La relación disfuncional con María refleja su dificultad para establecer vínculos significativos y su tendencia a proyectar sus propios miedos en los demás. Castel se encuentra atrapado en un túnel metafórico, simbolizando su incapacidad para escapar de su propio desasosiego. Esta introspección revela cómo su visión pesimista y su sentimiento de incomunicado lo llevan a una espiral descendente, estableciendo el tono para la tragedia que se avecina.
3-El túnel de Ernesto Sabato ofrece profundas enseñanzas sobre la psicología humana, el aislamiento y la obsesión. La novela ilustra cómo el aislamiento emocional puede llevar a una profunda desesperación, mostrando a través de Juan Pablo Castel, el protagonista, cómo la alienación y la desconexión de la humanidad pueden consumir a una persona. La obsesión de Castel con María revela cómo los deseos no controlados pueden distorsionar la realidad y tener consecuencias destructivas. Además, el libro explora la dificultad de la comunicación humana y cómo los malentendidos pueden intensificar el sentimiento de incomunicado. A través de la auto-reflexión de Castel, la novela sugiere que la búsqueda de autocomprensión puede ser tanto iluminadora como dolorosa. Finalmente, El túnel presenta una visión pesimista de la existencia, invitando a los lectores a reflexionar sobre las limitaciones del entendimiento humano y la dificultad de encontrar sentido en un mundo que a veces parece caótico e indiferente.
4-Ernesto Sabato, se prepara el terreno para el clímax a través de una creciente tensión emocional y psicológica en la vida de Juan Pablo Castel. Su paranoia y celos hacia María se intensifican, creando confrontaciones cada vez más agudas y reflejando su incapacidad para confiar y comunicarse eficazmente. Este deterioro emocional se manifiesta en decisiones extremas y comportamientos violentos, indicando la pérdida de control y el colapso de su autocontrol.
La narrativa profundiza en el deterioro de la salud mental de Castel, mostrando cómo su obsesión y aislamiento lo llevan a un estado de desesperación extrema. Esta acumulación de tensiones internas y externas prepara al lector para el clímax trágico de la novela, subrayando cómo la obsesión y la desconexión emocional pueden llevar a decisiones destructivas y consecuencias fatales. Sabato usa estos capítulos para reflexionar sobre el impacto devastador de la alienación y la incapacidad de establecer conexiones genuinas, preparando el escenario para el desenlace inevitable.
4o Ernesto Sabato, se prepara el terreno para el clímax a través de una creciente tensión emocional y psicológica en la vida de Juan Pablo Castel. Su paranoia y celos hacia María se intensifican, creando confrontaciones cada vez más agudas y reflejando su incapacidad para confiar y comunicarse eficazmente. Este deterioro emocional se manifiesta en decisiones extremas y comportamientos violentos, indicando la pérdida de control y el colapso de su autocontrol.
La narrativa profundiza en el deterioro de la salud mental de Castel, mostrando cómo su obsesión y aislamiento lo llevan a un estado de desesperación extrema. Esta acumulación de tensiones internas y externas prepara al lector para el clímax trágico de la novela, subrayando cómo la obsesión y la desconexión emocional pueden llevar a decisiones destructivas y consecuencias fatales. Sabato usa estos capítulos para reflexionar sobre el impacto devastador de la alienación y la incapacidad de establecer conexiones genuinas, preparando el escenario para el desenlace inevitable.
4-Ernesto Sabato, se prepara el terreno para el clímax a través de una creciente tensión emocional y psicológica en la vida de Juan Pablo Castel. Su paranoia y celos hacia María se intensifican, creando confrontaciones cada vez más agudas y reflejando su incapacidad para confiar y comunicarse eficazmente. Este deterioro emocional se manifiesta en decisiones extremas y comportamientos violentos, indicando la pérdida de control y el colapso de su autocontrol.
La narrativa profundiza en el deterioro de la salud mental de Castel, mostrando cómo su obsesión y aislamiento lo llevan a un estado de desesperación extrema. Esta acumulación de tensiones internas y externas prepara al lector para el clímax trágico de la novela, subrayando cómo la obsesión y la desconexión emocional pueden llevar a decisiones destructivas y consecuencias fatales. Sabato usa estos capítulos para reflexionar sobre el impacto devastador de la alienación y la incapacidad de establecer conexiones genuinas, preparando el escenario para el desenlace inevitable.
5-Es la profunda exploración de la psicología del protagonista, Juan Pablo Castel, y cómo su obsesión y alienación conducen a su autodestrucción. La novela se destaca por su intenso análisis del aislamiento emocional y la desesperación que siente Castel, ofreciendo una visión perturbadora de cómo el miedo, la desconfianza y la incapacidad para conectar con los demás pueden consumir a una persona.
El símbolo del túnel, presente en la pintura de Castel, representa no solo su visión del mundo como un lugar cerrado y sin salida, sino también su propia sensación de estar atrapado en un ciclo de desesperanza y obsesión. Esta metáfora es particularmente poderosa porque encapsula la idea de que Castel está atrapado no solo en su entorno físico, sino en su mente y sus emociones.
La forma en que Sabato profundiza en la mente de Castel, revelando sus miedos más oscuros y sus pensamientos más íntimos, es fascinante. La novela no solo narra la historia de un crimen, sino que también se convierte en un estudio psicológico sobre los límites de la percepción humana y las consecuencias de la alienación. La obsesión de Castel con María, su incapacidad para comunicarse de manera efectiva y su gradual deterioro mental ofrecen una reflexión profunda sobre cómo los conflictos internos pueden tener ramificaciones devastadoras.
6-Es profundamente impactante y revela las consecuencias trágicas de la obsesión y la alienación. Juan Pablo Castel, consumido por su paranoia y desesperación, comete un acto violento que lleva a la muerte de María, la mujer con la que ha estado obsesionado. Este desenlace subraya cómo la obsesión desmedida puede conducir a la autodestrucción, reflejando la incapacidad de Castel para conectar auténticamente con los demás y su inmersión en un túnel metafórico de desesperanza.
El clímax de la novela ilustra el alto costo de la alienación emocional y la falta de comunicación genuina. A pesar de sus intentos de controlar y entender a María, Castel termina por destruir lo único que le ofrecía una posible salida a su desolación. La tragedia de su situación resalta la importancia de la empatía y la comunicación efectiva para mantener la salud mental y emocional.
En última instancia, el final de El túnel invita a una profunda reflexión sobre la naturaleza humana y los peligros de la obsesión y la incomunicación. La novela muestra cómo la incapacidad para conectar con los demás y la alienación emocional pueden llevar a una autodestrucción devastadora, subrayando la necesidad de relaciones auténticas y comunicación para evitar caer en un estado de desesperanza.
Para mi la verdad que no soy muy de leer este libro de igual forma me parecio interezante.
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unlocoysuspensamientos · 5 months ago
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Porque existe la pobreza en África y las personas le reclaman a Dios
La humanidad tiene una tendencia natural a atribuir los males y tragedias a Dios, en lugar de reconocer la responsabilidad propia en la creación de problemas. Veamos un ejemplo breve antes de entrar en materia. Muchas personas utilizan las frases dichas por el capitán Edward Smith, "Este barco es insumergible" o "Ni Dios puede hundir este barco". Ninguna de las dos frases está confirmada y no se han encontrado registros oficiales de que Smith las dijera, pero se han popularizado en la narrativa sobre el Titanic. Incluso mencionadas frases han sido utilizadas por un grupo religioso, incluyendo cristianos,  para dejar claro que a Dios no se puede tentar, hasta el punto que se llega a reclamar al Señor por dicha tragedia, ya que se ha visto como un castigo a la embarcación del capitán del Titanic por sus palabras orgullosas. ¿Solo piensen un poco creen que el Creador quiere perder su creación? Con la perdida de personas inocentes en este acontecimiento por culpa de los dichos de un capitán. Según datos recopilados veamos que sucedió -Hubo informes señalando icebergs, pero esta noticia poco importo a los tripulantes. -Un quinto buque más tarde ese mismo día informo nuevamente lo anterior mencionado, y el capitán no le dio importancia. -Varios testimonios de sobrevivientes mencionaron que iban más rápido de lo que debían. -El barco recibe 3 nuevos mensajes señalando grandes bloques de hielo y que se les pidió que acciones de inmediato, la decisión del capitán fue girar al sur, pero lastimosamente allí había iceberg también.
¿Sabiendo esto, quién realmente es el responsable de la tragedia sucedida, el capitán y sus marineros o Dios? Proverbios 19:3 'Por su propia necedad el hombre puede echar a perder su vida y luego echarle la culpa al Señor .
Puedo terminar el Artículo aquí, pero seguiré con el tema del título !!!
África es un continente lleno de vida, cultura e historia, pero también es un continente lleno de pobreza y desigualdades a pesar de sus ricas tierras. Es importante comprender por qué la pobreza se concentra de forma tan preocupante en un solo lugar y es que las decisiones humanas, tanto históricas como contemporáneas, han jugado un papel crucial en la perpetuación de la pobreza y las desigualdades en el continente. ---Algunos ejemplos--- 1. Historia Colonial: Explotación y Recursos División Artificial
2. Conflictos y Guerrillas: Guerras Civiles Inestabilidad Política
3. Economía y Desarrollo: Dependencia de Recursos Falta de Diversificación
4. Educación y Salud: Acceso Limitado Enfermedades
5. Infraestructura y Acceso: Infraestructura Deficiente Tecnología y Conectividad
6. Agricultura y Cambio Climático: Agricultura Dependiente del Clima Cambio Climático
7. Política y Gobernanza: Corrupción Gobernanza Débil
8. Ayuda Internacional: Eficiencia de la Ayuda
Abordar estos desafíos requiere un enfoque integral que incluya mejorar la gobernanza, promover la justicia social, invertir en educación y salud, y reformar las políticas económicas y comerciales para asegurar un desarrollo más equitativo y sostenible. Es común que culpemos a Dios por eventos naturales, enfermedades, perdidas de familiares y demás. Solemos hacer esto porque vemos más factible culpar a alguien que aceptar las cosas que nos suceden, sabiendo aún que muchas son responsabilidad nuestra, en vez de profundizar en el tema y preguntar por qué estamos pasando por esa situación y que debemos aprender de ella.
-Culpamos a Dios por los desastres naturales Actualmente hay quienes se dejan engañar por supersticiones y cometen el error de pensar que Él Creadorcastiga con desastres naturales. Los huracanes, tornados, tormentas eléctricas, inundaciones, incendios forestales y muchos más, son creación de la naturaleza. Está científicamente comprobado que la tierra busca mantener su propio equilibrio como respuesta a nuestras acciones. -Culpamos a Dios por la pérdida de algún familiar querido Cuando fallece un ser querido, pasas por una etapa de duelo, en la cual llegas a culpar al Señor y te castigas a ti mismo, alejándolo de tu vida. No te dejes cegar por el dolor, no olvides que esta vida es de paso y la muerte es el paso para llegar a la verdadera vida eterna. -Culpamos a Dios por las enfermedades Además de culpar al Salvador, hay quienes le cuestionan y exigen que les retiren su enfermedad, sin pensar antes en: ¿para qué?. Existen dos formas de vivir una enfermedad: vivir con el sufrimiento y el dolor hasta el último suspiro o amar la enfermedad y aceptarla como un proceso de purificación que Él tiene para ti. -Culpamos a Dios por las muertes injustas de personas inocentes Es bueno preocuparte por el fallecimiento de una persona que ni siquiera conoces. Lo que no termino de entender es: ¿Por qué el responsable tiene que ser Dios?. En estos casos, yo te invito a orar por el eterno descanso de esa  persona que sin conocer, tocó tu corazón y pedir por su arrepentimiento. -Culpamos a Dios por nuestra estabilidad económicaNadie es culpable de tus problemas económicos, la única persona responsable de tu economía eres tú. Él Creador da por igual la capacidad de discernir y la libertad de tomar decisiones uno mismo. Administra tus bienes siempre para bien y deja en manos del Salvador lo que no puedes dirigir, para obtener un mejor resultado.
Tal vez estas pasando por un momento difícil y por ello culpas a Dios, hacerlo te hace sentir mejor momentáneamente, pero la oración es la única alegría permanente.  Él ama a todos sus hijos por igual y no te pone pruebas que no puedas superar.
¡Aunque nos duela!
'Den gracias a Dios en cualquier situación, porque esto es lo que Dios quiere de ustedes como creyentes en Cristo Jesús. '
1 Tesalonicenses 5:18
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agendaculturaldelima · 6 months ago
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 #EspacioAtemporal #Fotografia
🖼 “FIN DEL MUNDO // ADRIFT IN BLUE” 📷🗻🥶🐧👀
💥 La exposición nos lleva en un viaje visual y sensorial a través de Tierra del Fuego, donde la realidad y la espiritualidad se entrelazan, donde el autor captura la esencia de este lugar remoto y hostil, explorando desde antiguas cartografías hasta las impresiones de los exploradores que llegaron en busca de conquista y fortuna.
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📖 Las fotografías de archivo intervenidas nos recuerdan la tragedia y la resistencia de las comunidades originarias, revelando la aculturación y la modificación de sus estilos de vida. Una invitación a explorar la narrativa de Tierra del Fuego, donde la historia, la cultura y la naturaleza se encuentran en el extremo más austral del mundo habitable. Acompáñanos y sé testigo de este diálogo entre lo antiguo y lo moderno, lo real y lo imaginado.🌊⛴📸❄️
👥 Artista: Nicolás Janowski (Argentina)
© Producción: ICPNA Cultural.
▶️ Publicación Impresa: https://vimeo.com/226138552
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���� INAUGURACIÓN:Jueves 04 de Julio
🕖 7:00pm.
🏡 Espacio ICPNA San Miguel (av. La Marina 2469 – San Miguel)
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👪 Visitas:
📆 Martes a Sábado 🕚 11:00am a 8:00pm.  
🚶‍♀️🚶‍♂️ Ingreso libre
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📝 CV.- (Argentina, 1980): fotógrafo, antropólogo y curador, que recibe el Premio Repsol LimaPhoto (2014) y finalista de los premios internacionales Burn for emerging Photographer de la Fundación Magnum y el tercer premio PhotoVisura. En el año 2015, la Revista Time Magazine lo destaca como uno de los nueve fotógrafos a seguir en Argentina. Aparte de su trabajo como artista visual, se encarga de actividades relacionadas como ser el Curador adjunto y coordinador del programa educacional de FOLA (Fototeca Latinoamericana de Buenos Aires) y Senior Editor en PHMuseum, una plataforma en línea para la difusión de la fotografía contemporánea. Como docente e investigador ha impartido workshops en distintos centros de referencia latinoamericanos como el Master del Centro de la imagen de Lima (Perú) y en el Festival Paraty em Foco (Brasil), siendo jurado para la fundación García Márquez para el nuevo periodismo iberoamericano (Colombia), el premio FELIFA de la Feria De Libros de Autor (Argentina), el Premio Joven de PHMuseum (Inglaterra) y el premio Fotoperiodismo por la Paz Juan Antonio Serrano (Ecuador). En el 2016 fue uno de los nominadores de 10×10 CLAP Latin America Photobook.
🌐 Web: http://nicolasjanowski.com/
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theraininthestars · 6 months ago
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Reseña de El Odio Que Das
Hola querides, ya sé que los tengo muy abandonados aquí. Una disculpa, pero hoy les quiero presentar mi reseña del libro de The Hate U Give o El Odio Que Das de Angie Thomas. El libro fue publicado en 2017 y tuvo una película con el mismo nombre que se estrenó en 2018.
Pero ¿de qué trata el libro?
El libro es narrado por Starr Carter, una niña de 16 años que es testigo del asesinato de su mejor amigo, Khalil, a manos de la policía. Esto siendo un suceso “normalizado” e incluso justificado en su comunidad, debido a que ella es afroamericana y su vecindario predomina gente afroamericana. Ella, confundida en que hacer, hace un viaje introspectivo sobre el racismo que vive cada día, lo que puede hacer ella para cuidarse y a su familia, pero también que debe de hacer para detener esto.
Estoy resumiendo mucho el libro, pero es un tema bastante complicado que toca como el racismo impacta en todos sus entornos a una mujer afroamericana.
Lo que gustó del libro fueron sus temáticas y el desarrollo de personaje que tuvo Starr. No estoy en su lugar, vivimos experiencias completamente diferentes, pero si entiendo que es una experiencia que se tiene que compartir. Porque no hay que olvidar que Starr es una niña de 16 años. Ella apenas esta entrando a un nuevo mundo de madurez y esta intentando comprender hasta donde puede ayudar a su comunidad.
Me encanto la diversidad de vidas y la empatía que había en poner sus dificultades sin estereotiparlas. Me encantó que siempre se le dio a Starr un momento de disfrutar de ser una niña y que no todo el tiempo era tragedia tras tragedia. Era un proceso de duelo con días buenos y días malos.
Al principio, me causó dificultad leer el libro. No tanto por las escenas, sino porque me daba preocupación tenerle cariño a los personaje y que les pasará algo. El lenguaje, era algo raro de leer, porque no estoy acostumbrada al dialecto, sin embargo, te acostumbras rápido. Creo que otra cosa que aporta es recordar que yo ya soy un adulto leyendo a una adolescente expresarse es como un ahhh, por eso. Definitivamente se pusó mejor hasta el final, era más digerible de leer e incluso los chistes eran más fluidos. Puede ser esto porque es al primera novela de la autora, pero son aspectos que se mejoran, porque no quita el aporte de la novela.
Ahora, otra razón por la que me costó leerlo fue el conflicto (que no es conflicto, pero no quiero que censuren la reseña) que se esta viviendo este día. Todo esto fue difícil de leer porque lees como los personajes justifican la muerte del mejor amigo, luego lo escuchas en tu realidad y te da un coraje. Si quieren conocer más del tema, recomiendo buscar a periodistas que están reportando en el tema como Bisan o Motaz. Voy a adjuntar unas cuentas que sigo sobre activismo tanto en inglés como en español (En otro post para poder extenderme)
Pero, regresando al libro en términos de narrativa. Le daría un 4 de 5, porque siento que hubo ahí como líneas que me sacaban de la historia. En temática, 5 de 5, me encanta la perspectiva que toma y los mensajes sobre: pelear por lo que es justo, es un trabajo de grupo promover la justicia y el respeto, los procesos de duelo son complicados, y dejen disfrutar de su infancia a las infancias. Es un libro que definitivamente recomiendo y que sigan buscando más narrativas así en todos los medios. Libros, películas, video ensayos, música, documentales, obras de teatro, series, en todos los formatos. Pero lo más importante es saber como tomar acción.
¿Ya habían leído el libro? ¿Ya vieron la película? ¿Qué otros libros recomiendan con estas temáticas de liberación?¿Cómo van con sus lecturas en este año?
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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La cavalla storna: il dolore e il mistero in versi di Giovanni Pascoli. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella memoria e nella tragedia familiare
Un viaggio nella memoria e nella tragedia familiare Giovanni Pascoli, con “La cavalla storna”, offre uno dei componimenti più iconici della sua raccolta “Canti di Castelvecchio”. Pubblicata nel 1903, questa poesia rappresenta un commovente racconto autobiografico che fonde dolore personale, lirismo e tensione narrativa. Il ricordo della morte del padre, ucciso in circostanze misteriose, viene…
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cinquecolonnemagazine · 8 months ago
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“Ho chiuso con te”, il nuovo romanzo di Emanuela Esposito Amato
“Ho chiuso con te” edito Guida porta la firma della scrittrice Emanuela Esposito Amato. Narrato attraverso tre punti di vista che si alternano, ovvero quello di Lola, quello di Alessandro, quello della voce narrante del tempo di Caivano che s’intromette a raccontare il passato delle gemelle, il libro ha per protagoniste Lola, che non ha memoria della tragedia familiare, e Nina che invece ne ha, e forse è questo il motivo che l’ha spinta a diventare la donna che è adesso. Un romanzo che va a esplorare e ad affrontare i temi legati all’ambiente familiare e la ricerca della propria identità. Un libro che attrae e incuriosisce i lettori sin dalle prime pagine, un romanzo che va ad avvicinarsi anche al mondo del thriller e del giallo grazie alla tensione e al pathos che trasmette. L’ambientazione è quella di Caivano, una zona di Napoli vittima di degrado e di abbandono. Le protagoniste sono Lola e Nina, due gemelle che a causa di un evento traumatico si vedranno costrette a dividersi. Lola andrà a Parigi perché vuole diventare importante nel mondo della moda, mentre Nina decide di restare qui a Napoli e di dedicarsi all’arte. La vita di Nina verrà stravolta da un incontro. Cosa succederà a entrambe? Un romanzo introspettivo che va a scavare non soltanto nella vita delle protagoniste ma anche in quella degli stessi lettori. Il passato e il presente vanno a intrecciarsi in questa lettura creando curiosità nel lettore e soprattutto spingerà a chiedergli sempre: “Cos’è che ora accadrà”? Uno stile fluido, coinvolgente che viene caratterizzato da un ritmo veloce e soprattutto carico di tensione e adrenalina, quel tocco in più che servirà proprio per affrontare il rush finale della lettura e restare coinvolti e colpiti dal finale. Non soltanto quindi il racconto della vita delle due protagoniste, di Napoli, la figura di Alessandro e la tematica del narcisismo, presente all’interno del romanzo anche segreti legati alla sfera della famiglia.  “Quando ci hai chiamati a raccolta, con quella voce impostata di chi ha qualcosa di fondamentale da dire, ho pensato al peggio. E non sbagliavo. Gli zii sono andati in estasi. Complimenti, promesse di sostegno, strette orgogliose”. Ho chiuso con te, è un romanzo dalla struttura narrativa ben articolata che richiama alla mente L’amica geniale di Elena Ferrante, le sue due protagoniste, ma qui non c’è nessun mistero legato all’identità dell’autrice. Read the full article
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variehn · 3 months ago
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¿enviar los ejemplares? sólo recibía tratos como esos en la editorial y trabajaba allí. una sonrisa amplia se declaró eterna en su rostro como quien ha decidido esculpirla en piedra: ‘ intentaré venir por ellos, ¿te gusta el café o té? ’ quizás podría traerle algo de camino, ¿no estaba siendo ella lo suficientemente considerada? no podía dejarla sola en ese bote, ambos podrían remarlo. estiró su mano para recibir el bolígrafo, tenía la mala costumbre de recordar cosas al anotarlas, le costaba decirlo en voz alta. el problema es que no sólo se limitaba a los números de teléfono o dirección; pero eso ya podría saberlo luego. o quizás nunca. ¿por qué siquiera lo pensaba? ‘ ¿señorito vaughn? ¿es esto una novela de jane austen o es shakespeare? no me gustaría que termine en una tragedia ’ le gustaba jugar con títulos. en realidad, disfrutaba dinámicas tan variadas que eran difícil retratarlas sólo bajo una etiqueta. ‘ ¿te sentiste culpable por sentir que estabas leyendo algo que no deberías o era tan malo? ’ se volvió a reír, era un buen síntoma poder sacarle melodías jocosas con tanta facilidad.  ‘ ¿querías algo de antigüedades o no tenías alguna preferencia? ’ habría sido una muy linda coincidencia, de hecho. por su parte, arien nunca se sintió atraído por la atención al público, solía liarse demasiado, hablar hasta por los codos y perder el hilo de las conversaciones con tanta facilidad, que era un milagro que ahora pudiera adecuarse a los diferentes hilos profesados por la estadounidense. ‘ sería muy gracioso haber sido compañeros sin saberlo, aunque tú te ves mucho más joven que yo, ¿hiciste algún trato especial con la rutina de rostro? ’ entrecerró sus ojos, que no pudieron volver a abrirse del todo, porque ya estaba riéndose de nuevo. si hazel o gale lo vieran, no lo dejarían de molestar durante una semana entera. su narrativa logró capturar su atención, el que lograra salir de allí debió haber sido aterrador, ¿no? olvidalo. no puedes escribir sobre cualquier cosa que escuches en la calle. se dijo a sí mismo, y tuvo que apretar un poco sus dedos contra la madera del escritorio para no decir alguna estupidez. ‘ ¿dónde fuiste después de safe haven? ’ ¡y lo hizo de todas formas! era demasiado curioso por su propio bien, amaba escuchar historias, era un adicto a las vivencias de terceros y retratarlas sobre un papel. sentía que las inmortalizabas, le ganaba de alguna forma a la frágil memoria; como la suya. que recortaba vivencias por deporte. bastó para que volviera a hablar para subirle la temperatura a su rostro, de golpe y sin aviso, sus mejillas se tornaron de una tonalidad carmesí. ‘ ¿mi rostro? ’ desvió su mirada de golpe, avergonzado como siempre que se referían a él de forma directa. dios, estaba haciendo el ridículo ya. carraspeó por lo bajo e intentó retomar, pero desviando el tema. ‘ entonces tendrás que darme tu número también, tengo que saber a quién puedo llamar cuando quiera reir un rato ’ sacó su teléfono del bolsillo de su pantalón, sus dedos se movieron por la pantalla para desbloquearlo y abrir su agenda. ‘ aunque debo advertirte de algo ’ hizo una especie de mueca con su rostro y la invitó a acercarse, mientras él se inclinaba para cortar un poco las distancias. ‘ hablo hasta por los codos ’  pero también sabía escuchar. así como podía sentarse a hablar todo el día, también era un fanático de comer galletas mientras terceros armaban un mundo de historias frente a él; fueran personales o no, era adicto. ‘ ¿no te arrepentirás luego? ’ preguntó, mientras se alejaba un poco.  
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singular ademán remarcó las características de noelle, escribiendo nombre con las indicaciones recibidas: primero hache, segundo ene y tercero… la dosis de información básica que precisó. el rompecabezas comenzó armarse, principalmente por confianza en cuerdas vocales. editor, su aspecto y manera de expresarse lucía como uno, asintiendo con prontitud, ¿exageraba? ojalá no. su comportamiento aunque era discreto y sin afán de llamar la atención, resultó entusiasta en el peor de los casos.  ‘ uh, ¿no es molestia? sería genial tener tu número. si un día no puedes venir a la tienda, te enviaré los ejemplares, ¿qué dices?  ’  una situación ganar/ganar para ambas partes, sonriendo en consecuencia de comentario. nadie le había dicho antes que noe era agradable, apartando con izquierda los mechones que cubrieron delgados hombros. ‘ no quieres leerlo, señorito vaughn. lo hice y me dejó más preguntas que respuestas. ¡el trauma de sentirme culpable, no fue objetivo ni realista!  ’  sin mencionar las náuseas e incredulidad, sacudiendo cabeza tras acomodarse en banquillo próximo a la vitrina principal, descansando cuaderno de sus muslos.   ‘  pues no tanto. cuando decidí volver al pueblo quería abrir mi propia tienda y como un regalo del cielo, los anteriores propietarios la pusieron en venta. usé todos mis ahorros para comprarla.  ’ no estuvo de acuerdo con cerrar definitivamente un proyecto tan bello, así que agregó su marca personal y otros detalles, ampliando clientela de tienda. sus pestañas batieron hacía masculino, separando carnosidades del modo más chistoso. un conejo atrapado diría su mejor amiga.  ‘  ¿de verdad? ¡nací aquí también! quizás nos topamos de lejos, pero no salía mucho de casa.  ’  su mirada descendió hasta anotaciones, apareciendo sutil aire de melancolía por ella, mordiendo costados de la boca.    ‘  salí del pueblo a los dieciocho años y no volví hasta hace poquito. comprendo que no me conozcas, mi madre era sólo una pequeña costurera con pocos conocidos. la verdad es que en ese entonces no teníamos mucha comunicación con los vecinos.  ’  presionó sus palmas sobre rodillas, apretándolas conforme habló del pasado y situación con madre, exhalando profundo.   ‘  éramos muy pobres y nuestras habilidades sociales escasas.  ’  ante esto resopló, ladeando rostro para subir estado de ánimo y no dejarse arrastrar por las olas del dolor.  ‘  ahora estoy bien, feliz de encontrarme nuevamente en mi hogar.  ’  porque save haven no se comparaba con las pesadillas que enfrentó en reino unido, moviendo sus piecitos infantilmente.  ‘  un rostro como el tuyo es inolvidable. prometo que no lo haré a partir de ahora.  ’  y aún sentada, fingió saludo militar, carcajeándose segundos después. una payasa en todo el sentido de la palabra.   ‘  cuando quieras hablar con alguien puedes buscarme, no solucionaré tus problemas pero reirás y eso es muy importante para la salud.  ’
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diarioelpepazo · 9 months ago
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El Laboratorio Permanente de Lectura y Escritura de Microrrelatos Zuaas lanzó su séptimo libro de narrativa breve colectiva, "Relatos de Semana Santa", una publicación de 23 historias contadas por 17 autores del grupo narrativo. Las historias de esta publicación atesoran como trama el período que se inició este 24 de marzo, el Domingo de Ramos, y que se prolonga hasta el próximo Domingo de Resurrección, el cual describe los últimos días de vida de Jesús de Nazaret, el principal referente de la era cristiana. Los ritos religiosos católicos en Hispanoamérica, América Latina y muy especialmente en Venezuela, así como "nuestras particulares costumbres gastronómicas y familiares, forman parte del libro, escrito por autores de nuestra tribu narrativa y hermandad literaria, que opera a través del grupo de mensajería instantánea microRELATOS", se destaca en la contraportada de la publicación. De igual manera señala que en la obra sobresale "el humor que nos caracteriza como hombres y mujeres del Caribe, también las tragedia humanas permeadas por el milagro". En el libro colectivo de narrativa breve participan como autores Yamilet Herrera, Isabel Caroto, Nelson Ures, José Matheus, Benigno Villegas, Freddy Uquillas, Fanny Salom, Eglée Herrera y Zuraya Ramírez, así como también Zaida Pinto, Myriam Collantes, Carmen Pacheco, Anahil Hernández, Artidoro Gracia, Flora Ovalles, Andreína Alcántara y Félix Gutiérrez. Estos dos últimos autores son los compiladores y editores del libro, así como coordinadores del laboratorio Zuaas y directores de Contra Viento y Marea Ediciones, casa editorial que produjo la obra. En la portada de la publicación y sus páginas interiores, trabajo de Andreína Alcántara, destaca el chigüire, especie de los Llanos venezolanos en peligro de extinción. El libro puede leerse en Contra Viento y Marea Ediciones: https://literaturalibroslecturanovedades.art.blog/2024/03/25/relatos-de-semana-santa-grupo-zuaas-lanza-su-septimo-libro-de-narrativa-breve-y-colectiva/ También en e-book: https://heyzine.com/flip-book/b92aa7b826.html Para recibir en tu celular esta y otras informaciones, únete a nuestras redes sociales, síguenos en Instagram, Twitter y Facebook como @DiarioElPepazo El Pepazo/Prensa Zuaas
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wearesempiternal · 11 months ago
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3. Decían que mi tristeza era exagerada. Lo que ignoraban es que tu última llamada fue tan fulminante que hasta el teléfono terminó colgándose.
.ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ ( ꕤ ) ‘’• ─────╮ act random ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ — micro inspiración | narrativa ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ — #sempiternal ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ — #kgRM173 ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ ㅤㅤㅤㅤㅤ El color de las rosas cada día perdía un poco su brillo. Aquellas rosas azules ahora se encontraban grisaceas e incluso amarillentas. Poco a poco los pétalos se desvanecían con el viento y adoraban la mesa de noche a la cual pertenecían.
Las admiraba día a día como si fuese lo único que le permitía vivir. Cuando costaba respirar, buscaba el aliento entre las rosas, entre los recuerdos e imágenes vívidas que éstas le proporcionaban. Se perdía por horas admirando su belleza, imaginando un mundo en el que aquella rosa que aún se mantenía de pie, era él. Que entre todas ellas, era él quien había permanecido entre los muertos y no al revés.
Horas y horas, en las que suplicaba a Dios por borrar el pasado o simplemente, recuperar el tiempo perdido, como si eso ayudase a reponer el daño que durante años se había cimentado en su torturada mente que lo había llevado al deceso. Buscaba esperanza. Luz. Una pizca de amor entre tanto dolor y no se lo entregaban ni siquiera sus constantes súplicas, entonces solo le quedaba sumergirse en la tristeza y agonía que se podía permitir.
"Hija, no sabes lo que pasó. Pero ocurrió una tragedia", llámame, le dijo ella a su padre y lo siguiente que recordaba, solo era su llanto desgarrado en el suelo de su habitación, mientras se preguntaba porqué, cuándo y dónde. Por qué, se preguntaba una y otra vez entre lágrimas, como si la respuesta no la tuviese. Pero la tenía y no quería asumir que los monstruos de su mente por fin le habían ganado. Se lo llevaron... Se lo arrebataron una vez.
Repetía en su mente una y otra vez esa llamada, como si pudiese cambiar algo en el recuerdo, como si algo fuese a cambiar porque lo pensaba constantemente, pero solo la llevaban a una profunda tristeza de la cual no podía desprenderse.
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