#capolavori italiani
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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Il Bar Sotto il Mare: una serata magica al Teatro Menotti di Milano. Un viaggio nell'immaginazione con le storie di Stefano Benni
Dal 12 al 31 dicembre 2024, il Teatro Menotti di Milano si trasforma in un luogo magico con la prima milanese de Il Bar Sotto il Mare, adattamento teatrale dell'omonimo romanzo di Stefano Benni.
Dal 12 al 31 dicembre 2024, il Teatro Menotti di Milano si trasforma in un luogo magico con la prima milanese de Il Bar Sotto il Mare, adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Stefano Benni. Diretto da Emilio Russo, lo spettacolo promette di trasportare il pubblico in un universo senza tempo, dove le storie si intrecciano e i personaggi diventano indimenticabili. Un cast straordinario e���
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fatticurare · 7 months ago
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Le tre coupé degli italiani, quando gli italiani avevano tre costruttori che realizzavano capolavori.
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fallimentiquotidiani · 19 days ago
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Gli occhi del cuore. Quello è un capolavoro!
Tra i maggiori capolavori italiani di sempre
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fashionbooksmilano · 9 months ago
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Seta. Potere e glamour
Tessuti e abiti dal rinascimento al XX secolo
Roberta Orsi Landini
Autori dei saggi: Marie Bouzard, Marina Carmignani, Andreina d’Agliano, Franco Franceschi, Dominique Charles Fuchs, Sofia Gnoli, Susan Miller, Roberta Orsi Landini, Maria Pia Pettinau Vescina
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2009, 192 pagine, 120 ill.a colori, 10 ill. bianco e nero, 23x28cm, brossura, ISBN 978883661492
euro 35,00
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Sfarzo, raffinatezza e seduzione. Questi sono gli argomenti affrontati nel volume, dedicato alla storia di un materiale tanto antico quanto prezioso: la seta.
Pubblicato in occasione dell’omonima mostra, il catalogo – che inaugura la collana del CeSAC - Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee di Caraglio – sottopone all’attenzione del pubblico tre momenti storici in cui la seta, soprattutto attraverso le vesti, ha assunto un ruolo significativo nella storia del costume e della produzione: il Rinascimento, gli anni a cavallo fra Seicento e Settecento, e la prima metà del secolo XX. Il boom della seta, che vede la realizzazione di veri e insuperati capolavori tessili – manifestazione di ricchezza dei ceti più potenti – è il Quattrocento, quando alcuni centri italiani, come Venezia, Firenze o Genova, ne diventano i più importanti produttori europei. Una produzione pregiata che viene accresciuta, fra Seicento e Settecento, dagli scambi con il lontano Oriente: decorazioni bizzarre e fantastiche, ispirate alla cultura figurativa turca, indiana, cinese e giapponese, fioriscono su fondi dalle cromie nuove e brillanti. Il Novecento, con il diffondersi dell’industrializzazione, vede mutare ancora l’aspetto e il significato dell’abbigliarsi in seta. Questa diventa un tessuto di appannaggio quasi esclusivamente femminile, mentre nuovi generi tessili, come crêpes e chiffons, favoriscono l’affermazione di una nuova moda, tutta giocata sulla seduzione. In catalogo, introdotti da saggi critici, sono documentati alcuni capolavori tessili provenienti dal Museo del Bargello di Firenze e dal Centro di Studi di Storia del Tessuto e del Costume di Venezia, nonché abiti di sartorie o creatori famosi – Fortuny, Poiret, Schiaparelli, Capucci – e capi appartenuti a importanti dive o personalità: Rita Hayworth, Mirna Loy e Soraya Esfandiary.
07/04/24
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gregor-samsung · 9 months ago
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[La commedia all'italiana]
“ La commedia all'italiana, nella confusione dei generi, ha il grande merito di non aver allontanato del tutto il pubblico. Qui non si parla di capolavori, sappiamo bene che i capolavori sono mosche molto rare, e sappiamo anche chi li fa. Ma uno strano comportamento degli altri "capolavori" italiani è che si tratta quasi sempre di tragedie che col tempo si avviano a diventare comiche. Le eccezioni sono rare, e sappiamo tutti quali sono gli autori che resistono all'usura del tempo: Rossellini, Fellini, Antonioni, Rosi, un altro paio li lascio scegliere a voi. Gli altri preferirei tacerli, pensano già troppo loro stessi a farsi pubblicità, a spargere il terrorismo ideologico e artistico, e alla fine viene voglia di difendere "la commedia all'italiana", soprattutto se si pensa a quei "capolavori" che hanno i minuti contati e rendono pensoso il ceto medio, sempre sull'onda della moda. La commedia italiana ha rivelato una certa Italia che esiste, e che gli italiani avevano sotto gli occhi e non vedevano.
L'Italia dei soliti ignoti (bisognerà rifarsi a questo lontano film di Monicelli), quella dei "mostri", della legislazione arretrata, del boom e delle congiunture, l'Italia della televisione, della provincia ormai tentacolare, dei moralisti e degli imbroglioni. L'Italia, insomma, che esce dalla commedia dialettale e sentimentale per guardarsi com'è fatta. Si è scoperto un tipo di italiano eterno, che viene da Machiavelli, e che affronta la vita con tranquilla amoralità, comicamente e talvolta con una certa disperazione. I nostri comici bene o male rappresentano l'Italia. Sordi e Tognazzi, Gassman e Manfredi sono l'Italia. Ne siamo circondati. Oltre che parlare di registi (Risi, Scola, Salce e altri) qui bisogna parlare anche degli scrittori, e cito i quattro più rispettabili, Rodolfo Sonego, Age e Scarpelli, Ruggero Maccari. Bene, si ha l'impressione, leggendo le critiche dei giornali, che costoro debbono passare il tempo a difendersi dall'accusa di facilismo. Io ammiro in loro invece la grande fecondità inventiva, lo spirito di osservazione sempre aggiornato, l'agilità costruttiva delle loro storie, e l'umorismo oltre che la comicità. È un cinema che è una variazione attuale della commedia cinquecentesca, fatto con lo stesso spirito di spregiudicatezza dei tempi d'oro. Faccio qualche esempio: chi ha visto "Riusciranno i nostri eroi etc.", si è reso conto che finalmente l'italiano esiste, appunto perché trasportato fuori del suo habitat. Chi ha visto l'episodio delle due checche nel film "Vedo nudo" non ha potuto non ammirare la semplice grazia dello svolgimento e della recitazione. E chi ha visto Sordi nell'ultimo episodio della "Contestazione generale", sa che siamo davanti ad un piccolo capolavoro, piccolo ma resistente. Infine mi sembra che la commedia all'italiana, anche nei casi più clamorosi (Il medico della mutua) pur con tutte le sue facili risate indica problemi che sollevati dalla saggistica, dal giornalismo, dalla narrativa, chissà perché annoiano. “
Ennio Flaiano, Frasario Essenziale - per passare inosservati in società, introduzione di Giorgio Manganelli, Bompiani (collana Nuovo Portico, n° 41), 1986¹; pp. 78-79.
 Nota: Il volume è una raccolta postuma di scritti inediti e varî (taccuini, appunti, fogli sparsi di diario o di viaggio).
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vintagebiker43 · 2 years ago
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Cara Agenzia Armando Testa,
sono la Venere di Botticelli, quella vera.
Quella laggiù in fondo alla sala, appesa alla parete. Come ogni giorno sono circondata da migliaia di turisti.
Fino a qualche giorno fa, sono sincera, non vi conoscevo. Poi ho scoperto che avete realizzato una Campagna Pubblicitaria per promuovere il turismo in Italia usando e distorcendo la mia immagine: #opentomeraviglia.
Mi avete fatto diventare, come dite voi moderni, un’Influencer.
Mi avete fatto sorridere.
Mi avete vestito.
Mi avete messo in altri contesti stereotipati italiani, ad esempio con la Pizza in mano,
Io non ho detto nulla.
Sono abituata a queste manipolazioni.
Lo faceva già Andy Warhol nelle sue famose serigrafie nel 1984.
Anche Chiara Ferragni è venuta a farsi un selfie con me.
Viviamo nell’epoca del turismo di massa fatto di superficialità e likes.
Magari volevate solo creare un Hype, come dite voi moderni.
Però quando ieri ho letto la vostra lettera, tracotante e supponente, pubblicata sul Corriere, non ci ho visto più.
C’è una cosa che proprio non mi torna.
Voi dite, cito testualmente: “La Armando Testa ringrazia, e Venere con noi.
Erano più di 500 anni che non si parlava di lei cosi tanto”.
Ma stiamo scherzando?
Se solo foste venuti agli Uffizi, invece di andare in Slovenia, avreste visto che io NON sono per niente con voi.
Anzi io non ho bisogno di voi.
Io vado benissimo così come sono.
Nuda, con tutti i significati neoplatonici nascosti, che non credo voi capirete mai.
Io sono da sempre, da quando Sandro Botticelli mi dipinse, dandomi il volto di Simonetta Vespucci, il simbolo della bellezza femminile nell’arte.
Per me vengono da tutto il mondo.
Un milione e 800 mila visitatori passano a trovarmi ogni anno.
Grazie a me gli Uffizi sono il primo museo in Italia, più visitato del Colosseo.
E nel mondo sono al decimo posto.
Quindi, diciamolo con chiarezza, è grazie a me che siete diventati famosi in questi giorni e non vice versa!
Tra qualche mese nessuno si ricorderà di voi, se non per la figuraccia fatta.
Tra dieci anni io invece sarò ancora, ogni giorno, circondata dai miei fan, come dite voi moderni.
Un’ultima cosa.
Sapete perché sono stata dipinta?
Per promuovere l’immagine nel mondo dei miei committenti, la famiglia dei Medici. In pratica, se non ve ne foste resi conto, io ho la stessa funzione di una vostra campagna pubblicitaria. Solo che ai miei tempi gli artisti creavano capolavori, bellezza eterna e il Rinascimento. Oggi invece i vostri creativi scopiazzano sul web dei meme ridicoli.
Tutto molto imbarazzante!
O, come direste voi moderni, Cringe!!
Cordialmente
La Venere
@Simone Terreni
#opentochiediscusaabotticelli
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vecchiorovere · 2 months ago
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Palazzo Colonna, uno dei più grandi e antichi palazzi privati di Roma.
La sua costruzione inizia nel XIV secolo per volere della famiglia Colonna, che vi risiede stabilmente da otto secoli.
Al suo interno si possono ammirare grandi capolavori, opera dei maggiori artisti italiani e stranieri tra il XV e il XVI secolo.
Tra i tanti, Pinturicchio, Cosmè Tura, Carracci, Guido Reni, Tintoretto, Salvator Rosa, Bronzino, Guercino, Veronese, Vanvitelli e molti altri ancora.
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abr · 7 months ago
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In effetti, me lo fa notare Camillo Langone, i genitori del ragazzo musulmano che rifiutano di fargli di legger Dante a scuola "sono buoni esegeti: davvero la Divina Commedia è incompatibile con l’islam". Per cui ... han ragione sul fatto che Dante ha ragione.
Dante, han perfettamente colto, è più pericoloso per la loro superstizione e per l'installazione qui del loro degrado di civiltà, di ogni provvedimento legale, di ogni zoccolismo o consumismo alla moda cui dovrebbero adeguarsi.
Ragion per cui prego anch'io come Camillo "che gli italiani imparino da questi infedeli la seguente lezione: i capolavori non sono vecchi documenti, sono costanti insegnamenti".
quote via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2024/05/25/news/ci-volevano-i-maomettani-per-ridare-importanza-a-dante-6578528/
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lamilanomagazine · 1 year ago
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31 ottobre 1993 - 31 ottobre 2023. «F come Fellini»: nel 30ennale della scomparsa Cine34 ricorda il più grande regista del cinema italiano.
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31 ottobre 1993 - 31 ottobre 2023. «F come Fellini»: nel 30ennale della scomparsa Cine34 ricorda il più grande regista del cinema italiano. In occasione del 30ennale dalla scomparsa, Cine34 propone una rassegna dedicata a Federico Fellini. Una carrellata di capolavori, che ricordano il più grande regista del cinema italiano, riscoprendone valore, influenze, tic, leggerezza, ritmo e straordinari sogni, grazie a introduzioni e commenti dell’autorevole critico cinematografico, autore e saggista, Tatti Sanguineti. Il più autobiografico tra tutti i film di Fellini, la commedia venata di malinconia Amarcord, Oscar per il miglior film straniero (oltre a Golden Globe, David di Donatello, Nastro d’Argento...), va in onda il 31 ottobre, in prima serata. Presentata fuori concorso al Festival di Cannes, l’opera è stata selezionata tra i 100 film italiani da salvare. Il titolo, entrato nella cultura popolare, è quindi diventato un neologismo della lingua italiana, con il significato di rievocazione in chiave nostalgica. Nel cast della pellicola, Pupella Maggio, Armando Brancia, Magali Noël, Ciccio Ingrassia, Nando Orfei, Luigi Rossi, Bruno Zanin, Gianfilippo Carcano, Josiane Tanzilli, Maria Antonietta Beluzzi, Giuseppe Ianigro, Marcello Di Falco, Alvaro Vitali. Ai titoli già trasmessi - Lo Sceicco Bianco, il primo diretto, nel ’52, con Giulietta Masina e Alberto Sordi; il successivo (I Vitelloni), vincitore di un Leone d’Argento e tre Nastri d’Argento; il pluripremiato La Dolce Vita, opera che ha segnato un prima e un dopo nel cinema internazionale, e 8 ½, doppio premio Oscar (miglior film straniero e migliori costumi), con Marcello Mastroianni, in entrambe le pellicole sex-symbol inarrivabile - seguono Giulietta degli Spiriti, primo film a colori del Maestro, doppio premio Oscar, Golden Globe per il miglior film straniero, David di Donatello a Giulietta Masina e Sandra Milo, e Le tentazioni del dott. Antonio, tratto dal film Boccaccio ‘70.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jacopocioni · 2 years ago
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Rodolfo Siviero il detective dell'arte.
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Rodolfo Siviero Solitamente si ricorda un'opera d'arte o il suo creatore, l'artista, ma mai si ricorda chi quell'opera l'ha salvata. Esiste un personaggio di nascita pisana ma naturalizzato a Firenze che ha fatto del recupero di opere d'arte lo scopo della della sua vita. Il Signore in oggetto si chiamava Rodolfo Siviero e la sua base operativa esiste ancora sul Lungarno Serristori ed è possibile visitarla. Questo il link . Siviero è appassionato d'arte sin da giovane e le sue frequentazioni di ambienti artistici e letterari gli permettono di crescere e migliorare la sua competenza in campo artistico, addirittura ha ambizioni poetiche, nel 1936 pubblica una raccolta di poesie "La selva oscura". La sua passione va dall'antico al moderno fino a scoprirsi critico d'arte. In una fase iniziale aderisce al fascismo come molti giovani a quel tempo, ma è sufficiente poco tempo, e soprattutto la consapevolezza di quante opere d'arte vengono trafugate dall'Italia con la scusa di salvarle dai bombardamenti, per diventare un fervido antifascista. Si rende conto che queste opere finiscono nelle collezioni private dei gerarchi nazisti con il placido silenzio del fascismo italiano, tanto che dopo l'8 settembre del 1943 e l'occupazione tedesca in Italia il trasporto delle opere d'arte in Germania diventa un vero e proprio furto legalizzato continuativo. Con base logistica all'interno della palazzina oggi conosciuta come Casa Siviero comincia il suo lavoro da antifascista sia mediante collegamenti con i partigiani sia mediante collegamenti con le truppe dell'intelligence inglesi. Il suo lavoro si svolge soprattutto nel segnalare, per poter essere intercettati, i convogli che trafugano verso la Germania le opere d'arte. Il suo lavoro non passa però inosservato e nell'aprile del 1944 vine catturato, imprigionato e torturato presso Villa Triste di via Bolognese, poi rilasciato grazie ad ufficiali collaboranti con le forze anglo-americane. Questa sua conoscenza dell'arte e la sua attività serrata nel bloccare le "esportazioni" gli valgono, dopo la liberazione, incarichi di prestigio proprio a fronte del problema della restituzione delle opere d'arte trafugate prima e dopo la guerra, tanto da essere incaricato da De Gasperi nel 1953 per concludere un accordo con la Germania per la restituzione di tutte le opere d'arte ritrovate in suolo germanico. Tutti gli anni seguenti sono passati da Siviero come detective per ritrovare i tesori Italiani e riportarli in patria. Arriva a formare un ufficio preposto che con una fitta rete di informatori e la diplomazia riesce a scovare e recuperare innumerevoli pezzi d'arte.
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Roberto Siviero Ricordiamo il Discobolo Lancellotti, i capolavori dei musei napoletani portati via dall'Abbazia di Montecassino o ancora le Fatiche di Ercole di Antonio del Pollaiolo conservate ora agli Uffizi e poi ancora Annunciazione del Beato Angelico. Opera sua è il salvataggio dei quadri di De Chirico sottraendoli con stratagemma dalla villa di Fiesole dello stesso De Chirico costretto a scappare per rastrellamenti nazisti. Tutti i dipinti vengono nascosti in un deposito della Soprintendenza. Le sue segnalazione permettono di intercettare e recuperare le opere d'arte trafugate a Firenze dalla Galleria degli Uffizi e dal Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore. Addirittura la Madonna con Bambino del Masaccio riesce a recuperarla due volte, prima nel 1947 e poi nel 1973 dopo il suo furto avvenuto 1971. Negli ultimi anni della sua vita ricopre il ruolo di presidente della Accademia delle Arti del Disegno l'istituzione fiorentina fondata da Vasari e da Cosimo I dei Medici ma non smette mai il suo ruolo di "cercatore" anche se non più supportato dai successivi governi italiani come nei primi anni. Muore nel 1983 lasciando la sua collezione privata e la sua casa alla Regione Toscana perchè rimanga esempio di quanto siano importanti l'arte e la cultura nell'identificazione culturale di un popolo. Oggi è possibile visitare il piano inferiore di Casa Siviero, un viaggio all'interno di un'abitazione privata aperta al pubblico circondati di oggetti e mobili pregiati senza contare i quadri appesi che vanno da De Chirico a Pietro Annigoni.
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Jacopo Cioni Read the full article
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moonyvali · 2 years ago
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"Personalmente credo che la regola da adottare verso circenses lobotomici come il cosiddetto “festival della canzone italiana” sia tacerne. Anche parlarne male, nel meccanismo mediatico odierno, significa farlo diventare qualcosa di significativo.
Ma posto che il fuoco di artiglieria su questa grande operazione di distrazione e indottrinamento è comunque massivo, forse ci possiamo permettere una considerazione di cornice, che non nobiliti nessuno dei penosi dettagli della kermesse citandoli.
La prima osservazione da fare riguarda un meccanismo mentale, invalso a partire dagli anni ’80 con l’ingresso nelle vite degli italiani della televisione commerciale. Chiamiamolo l’argomento del “populismo delle élite”. Questo argomento scatta in presenza di critiche e contumelie espresse verso questi circenses, denunciandole come manifestazioni di elitarismo, lontane dal sentire del popolo.
È da quando ho memoria che sento usare questo argomento a molla, per cui se auspichi che qualcuno legga un classico della letteratura piuttosto che la finta autobiografia di un calciatore di successo, che ascolti buona musica invece di spazzatura commerciale, che apprezzi la differenza tra cinematografia di qualità (o, dio non voglia, buon teatro di prosa) rispetto all’ultimo video autopromozionale dell’influencer di turno, se fai questo gesto ti vedi rinfacciare di essere elitista, di non essere in sintonia con il gusto popolare, ecc.
Ed è così che, anno dopo anno, iterazione dopo iterazione di questa scemenza, si è arrivati al fondo del barile, iniziando gaiamente a scavare. Per rendere l’idea, nel mio anno di nascita (1967) il film per ragazzi campione di incassi era “Il libro della giungla” (Disney), oggi è “Me contro Te”.
Il problema dell’argomento del “populismo delle élite” è che è una falsità esiziale che si nutre di un fraintendimento.
Il fraintendimento è che si fa credere che tenere alti i criteri di qualità significhi prediligere dei generi “alti” rispetto ad altri generi. Ma questo è un modo di calciare la palla in tribuna. Non ha senso contrapporre, chessoio, la musica classica al rock, il teatro al cinema, la letteratura entrata nelle antologie a quella contemporanea, ecc. È del tutto ovvio che si trova alta e bassa qualità trasversalmente ad ogni genere, (oddio, per la Trap rimane un’ipotesi da dimostrare, ma diciamo in generale.)
C’è della “musica seria” contemporanea che è solo boriosa trasposizione in pubblico di un’officina di sperimentazione autoreferenziale che ha bisogno dei sottotitoli per significare alcunché, e c’è musica pop che ha prodotto capolavori.
La falsità (e nocività) in questo argomento sta nel fatto che il “gusto popolare” non è una realtà fissa e intrinsecamente scadente. La letteratura popolare ha creato miti profondi e leggende eterne, la musica popolare ha prodotto danze, canti e cori straordinari, una miniera tutt’oggi saccheggiata per estrarre cellule armoniche, melodiche e ritmiche. Il gusto popolare non è una realtà stabile: cresce o decresce, matura o degenera. E la prima forma per qualificare, educare, far maturare le qualità cognitive e la sensibilità pubblica è esporre le persone ad opere di qualità. (Ed ora, per piacere, risparmiatemi gli zebedei dai colpi di “e-chi-lo-dice-che-quella-è-qualità-è-qualità-per-te-non-per-me-il mio-idolo-è-bombolo”).
La scelta di cercare e proporre il livello più basso possibile ponendolo come “naturalmente popolare” è una scelta specifica, una scelta di politica culturale che produce una sistematica degenerazione delle anime. L’abbrutimento del mondo è in effetti la prima condizione per far accettare alla gente tutto il resto: l’arte e la letteratura di qualità consentono alle persone di esplorare modi di sentire e di vedere più perspicui, di percepire la possibilità di forme di vita superiori. Ma guai a lasciar vedere agli schiavi che lavorano nelle viscere della terra la luce del sole, perché potrebbero non voler più rientrare nel fango e nelle tenebre.
La cosiddetta “cultura popolare” odierna non è affatto popolare, non ha niente di spontaneo e non ha nulla a che vedere con una produzione “dal basso”. Si tratta di produzione industriale seriale, fatta cadere dall’alto da multinazionali dell’intrattenimento, che simultaneamente costruiscono personaggetti spendibili nelle proprie “pubblicità progresso”, personaggi su cui gli schiavi possono proiettarsi e trovare conferma che sono “nel posto giusto” e, soprattutto, che “non vi sono alternative”.
Le linee direttive di fondo che guidano l’intrattenimento per il bestiame di riferimento sono tre: bisogna comunicare che “è tutto a posto così com’è”, bisogna garantire che “ci stiamo già prendendo cura dei più alti ideali”, e bisogna far balenare l’idea che “c’è spazio per la spontaneità e per la massima libertà”.
Per fare qualche esempio con riferimenti puramente casuali a cose e persone. Monologhi piacioni da parte di qualche giullare di regime che spiegano la bellezza di una costituzione che viene straziata tre volte al dì nelle forme più spudorate servono a comunicare l’idea che “è tutto a posto” e che “abbiamo a cuore i più alti ideali”. In un paese che ha massacrato senza ritegno il diritto al lavoro, il diritto alla salute, la libertà di insegnamento, la libertà di parola, la libertà di stampa, la libertà terapeutica e che chiama le guerre cui partecipa incostituzionalmente da decenni “azioni di pace”, è necessario che qualcuno metta in campo di quando in quando una sviolinata falsa come Giuda sulla “Costituzione più bella del mondo”.
Similmente il florilegio di libertà in scatola, di trasgressioncelle a cottimo in cui si esibiscono “artisti” fatti a macchina è il modo in cui si rassicura il gregge intorno all’esistenza di spazi di spontaneità e di tolleranza. C’è quello che per l’ennesima volta, stancamente, spacca una chitarra, quello che si presenta in reggicalze, quella che recita in finto nudo, ecc. ecc. infinite spossate ripetizioni di simulacri di libertà, conformismo dell’anticonformismo.
L’intrattenimento è da almeno mezzo secolo - lo notava già Günther Anders – la forma primaria di indottrinamento e conformazione. Da tempo si sa che l’indottrinamento attraverso l’asserzione diretta produce resistenza. Invece l’intrattenimento produce i suoi effetti scivolando negli interstizi dell’attenzione, nella forma dell’implicito, dello sfondo, del collaterale.
L’odierno intrattenimento è un’operazione non semplicemente di rincoglionimento (è anche questo naturalmente), ma soprattutto è un’operazione sistematica di castrazione mentale. L’intero spettro dei luoghi dove si può e si deve “lottare” viene spostato in aree protette, innocue per chi detiene il potere, dove la plebe dedica gli ultimi ritagli di mente, tra una corvè e l’altra, alla rivendicazione di diritti sott’olio e libertà sponsorizzate."
Andrea Zhok
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pier-carlo-universe · 19 days ago
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Il Grande Romanzo del Cinema Italiano: Terzo appuntamento alla Biblioteca Civica di Casale Monferrato
Un viaggio emozionante tra i capolavori e le crisi del cinema italiano degli anni ’60 e ’70
Un viaggio emozionante tra i capolavori e le crisi del cinema italiano degli anni ’60 e ’70 Appuntamento imperdibile per gli appassionati di cinema Mercoledì 11 dicembre 2024, alle ore 21:00, la Biblioteca Civica “Giovanni Canna” di Casale Monferrato ospiterà il terzo incontro del ciclo “Il Grande Romanzo del Cinema Italiano”, curato da Simone Spoladori, critico cinematografico e autore di…
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sporcafaccenda · 2 years ago
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《I Capolavori della Serie KKK: Classici dell’Orrore》🇮🇹
Couvertures de Benedetto Caroselli
Lancée en 1962, cette collection de romans d'horreur - comme elle le stipule - aura 174 numéros jusqu'en 1972. Les n°s 1 à 44 furent publiés par les Grandi Edizioni Internazionale di Roma (1962/64) Les n°s 46 à 174 sont sous label Edizioni Periodici Italiani. (1964/1972) Il semblerait que le n°45 ait disparu sans laisser de trace (pendant le changement d'enseigne)…il n'a probablement jamais existé.
L'ensemble de la collection a été écrite par des auteurs italiens bien que les romans soient prétendument traduits… Laura Toscano, Renato Carocci, Franco Marotta,… ont multiplié les pseudonymes pour donner l'illusion que leur abondante production était le fait d'auteurs français, germaniques ou anglo-saxons… [Ajoutons que Toscano et Marotta était en couple à l'époque. A eux deux, ils ont quasiment écrit tous les titres du dernier tiers de la collection.] A ma connaissance il n'y a que quatre exceptions: Robert-Louis Stevenson🇬🇧🏴󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿, Robert Bloch🇺🇸, Leo Brett (pseudonym de R.L. Fanthorpe🇬🇧), et notre angoisseur à nous, Maurice Limat 🇫🇷[#44, "Il posto della Violenza", traduction de "Mandragore"]
Editeur: Grandi Edizioni Internationale puis Edizioni Periodici Italiani (E.P.I.)
Directeur de la publication: Ennio Mancini.
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#Benedetto Caroselli #Franco Marotta #Laura Toscano #Horror #Weird Tales #litterature Populaire #fantastique italien #angoisse #Robert Bloch
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Alta Moda, Grande Teatro
a cura di Massimiliano Capella
Mostra Sale delle Arti della Reggia di Venaria 29 marzo - 14 settembre 2014
Allemandi & C., Torino 2014, 184 pagine, 158 illustrazioni,  Cartonato con sovraccoperta,  16,5 x 24 cm, ISBN  9788842223085
euro 22,00
email if you want to buy :[email protected]
Gli abiti di scena inventati dai grandi stilisti
Trent'anni di incontri e collaborazioni tra i protagonisti della moda italiana e la scena teatrale internazionale. Costumi e abiti di scena e da concerto, bozzetti e illustrazioni di #Armani, #Balestra, #Biagiotti, #Capucci, #Fendi, #Ferretti, #lante, Mattiolo, #Missoni, #Valentino e #Versace, mondi stilistici opposti ed epoche diverse, i capolavori per la scena creati dai massimi stilisti italiani.
14/01/23
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
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instagram:   fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr:          fashionbooksmilano, designbooksmilano
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barbaragronchi · 17 days ago
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Sabato 7 dicembre 2024, alle ore 11.00, il pianista fiorentino Gregorio Nardi torna a suonare a Budapest, nella sala da concerti del Museo Franz Liszt. Interprete celebrato di capolavori lisztiani, e ricercatore del repertorio pianistico italiano, Nardi propone un programma articolato su due dialoghi: quello fra il virtuosismo di Ferenc Liszt e di Luigi Ferdinando Casamorata, il principale esponente della scuola fiorentina ottocentesca; e quello fra le immaginose innovazioni di Ferruccio Busoni e il genio di Béla Bartók. Di Liszt si potranno ascoltare rare, delicate trascrizioni dalle melodie di Spohr, Schumann e Robert Franz, e la monumentale Fantasia e Fuga sul tema B.A.C.H. La musica di Casamorata, elegante e spiritosa, pressoché sconosciuta fuori d’Italia, è rappresentata da uno dei suoi capolavori: le Variazioni su un tema della Rosmonda di Donizetti. Due Elegie di Busoni (lo spettrale Walzer intitolato Nächtlichen, e un Intermezzo sul tema Greensleeves, ambedue trascrizioni dall’opera Turandot), si accompagnano ad alcune riscoperte: brevi, seducenti brani composti pochi anni dopo da Gino Mòdona, Edgardo Del Valle de Paz e Giacomo Puccini. Tutti questi autori italiani sono particolarmente cari a Gregorio Nardi perché furono importanti per la formazione musicale del suo maestro (e nonno), Rio Nardi, celebre pianista e didatta, educato alle gloriose scuole di Giuseppe Buonamici (il massimo allievo italiano di Liszt) e di Ferruccio Busoni. In fine programma, uno dei massimi capolavori pianistici del Novecento: la meravigliosa Sonata di Béla Bartók, preceduta da una sua giovanile, sorprendente Fantasia simbolista. In tal modo, il desiderio di Gregorio Nardi è di rendere omaggio alla grande tradizione pianistica ungherese; e, al tempo stesso, far conoscere un aspetto pressoché ignorato – eppure quanto affascinante! – della musica italiana. Il concerto è organizzato dal Museo Franz Liszt in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest.
https://lisztmuseum.hu/programs_museum/2024-12-07-gregorio-nardi-piano-recital-12987
https://iicbudapest.esteri.it/it/gli_eventi/calendario/gregorio-nardi-in-concerto/
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cuori-vagabondi · 21 days ago
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Fino al 2 marzo 2025 è allestita ai Musei Reali di Torino, nelle sale espositive di Palazzo Chiablese, la mostra “1950-1970. La grande arte italiana. Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea”, che presenta una selezione di circa 80 opere di importanti artisti italiani realizzate fra 1950 e 1970 e provenienti dalla GNAM di Roma.
Nel nostro ultimo post: la storia della GNAM, il percorso della mostra e tutti i nostri consigli per la visita!
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